ITVI20100105A1 - "apparato e metodo per il controllo degli impianti termici, in particolare per gli impianti radianti". - Google Patents

"apparato e metodo per il controllo degli impianti termici, in particolare per gli impianti radianti". Download PDF

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ITVI20100105A1
ITVI20100105A1 IT000105A ITVI20100105A ITVI20100105A1 IT VI20100105 A1 ITVI20100105 A1 IT VI20100105A1 IT 000105 A IT000105 A IT 000105A IT VI20100105 A ITVI20100105 A IT VI20100105A IT VI20100105 A1 ITVI20100105 A1 IT VI20100105A1
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    • F24DDOMESTIC- OR SPACE-HEATING SYSTEMS, e.g. CENTRAL HEATING SYSTEMS; DOMESTIC HOT-WATER SUPPLY SYSTEMS; ELEMENTS OR COMPONENTS THEREFOR
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    • F24D3/10Feed-line arrangements, e.g. providing for heat-accumulator tanks, expansion tanks ; Hydraulic components of a central heating system
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    • F24D19/1006Arrangement or mounting of control or safety devices for water heating systems
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Description

DESCRIZIONE dell'invenzione industriale dal titolo:
"APPARATO E METODO PER IL CONTROLLO DEGLI IMPIANTI TERMICI, IN PARTICOLARE PER GLI IMPIANTI RADIANTI"
TESTO DELLA DESCRIZIONE
Il presente trovato si riferisce ad un apparato e ad un metodo per il controllo degli impianti termici, in particolare per gli impianti radianti.
Come noto, i moderni sistemi di riscaldamento radiante basano il loro funzionamento sulla circolazione di fluido termovettore caldo a bassa temperatura, in genere tra i 30°C e i 40°C, attraverso i vari componenti strutturali dell'impianto termico.
La regolazione della temperatura ambiente nei locali viene effettuata fondamentalmente in due modi, il primo dei quali prevede di tarare la temperatura di mandata del fluido termovettore in funzione della temperatura esterna, mediante l'utilizzo di un'opportuna apparecchiatura elettronica di termoregolazione e di una valvola miscelatrice.
Un cireolatore manda il fluido alla stessa temperatura a tutti i circuiti collegati alla valvola, generalmente costituiti da uno o più collettori di distribuzione.
Una seconda soluzione prevede invece che la temperatura di mandata sia predeterminata ad un valore fisso, mediante l'impiego di una valvola termostatica o di un regolatore elettronico che aziona una valvola motorizzata.
La temperatura di mandata à ̈ ancora una volta unica per tutti i circuiti allacciati all'impianto, tuttavia, à ̈ possibile regolare la temperatura dei locali tramite l'utilizzo di termostati che al raggiungimento di una voluta temperatura ambiente chiudono il corrispondente circuito.
Se la temperatura del fluido termovettore veicolato nei circuiti viene abbassata fino a valori che si aggirano intorno ai 16°C, il medesimo impianto termico può essere utilizzato per il raf frescamento dei locali.
Anche in guesto caso, la temperatura di mandata à ̈ unica per tutti i circuiti collegati all'impianto ed il suo valore deve essere tale da impedire la condensazione sulle superfici.
La riduzione del livello di umidità à ̈ affidata ad apposite macchine di trattamento dell'aria che possono avere un funzionamento di sola deumidificazione, con batterie di post-riscaldamento, o anche di raffreddamento.
Normalmente, la temperatura del fluido di mandata delle macchine per il trattamento dell'aria à ̈ inferiore a quella del fluido che percorre i circuiti per avere un maggior rendimento.
Come evidenziato, tutte le soluzioni prospettate prevedono che la temperatura di mandata del fluido termovettore sìa la stessa per tutti i circuiti e venga tarata al valore necessario per soddisfare l'ambiente più sfavorito; in funzione di questa temperatura vengono dimensionati anche i corpi radianti.
Con sistemi di questo tipo, nel caso in cui sia necessario aumentare o diminuire la temperatura in un singolo locale si deve obbligatoriamente aumentare o diminuire la temperatura di mandata del fluido termovettore, assoggettando alla variazione tutti i locali.
Per ovviare a questo inconveniente si usa generalmente installare un termostato ambiente, tarando la temperatura di mandata del fluido termovettore ad un valore certamente superiore al necessario se l'impianto funziona in modalità di riscaldamento e inferiore al necessario nel caso in cui l'impianto sia in regime di raffrescamento .
La regolazione viene abitualmente demandata ai termostati di zona che provvederanno a chiudere il corrispondente circuito al raggiungimento della desiderata temperatura nel locale; tale temperatura à ̈ però soggetta a continue variazioni.
Va anche segnalato che, ricorrendo ai noti impianti, per avere temperature di mandata diverse à ̈ necessario utilizzare sistemi di termoregolazione distinti.
Di conseguenza, se attraverso lo stesso impianto si devono alimentare corpi scaldanti ad alta temperatura, quali ad esempio radiatori o scaldasalviette , e corpi scaldanti a bassa temperatura, come pannelli a pavimento, a parete o a soffitto, si devono necessariamente utilizzare due distinte termoregolazioni: una per la bassa temperatura e una per l'alta temperatura.
Inconveniente analogo sorge anche nel caso in cui l'impianto sia predisposto per il raffrescamento e, oltre ai circuiti installati nei vari ambienti, si debbano alimentare delle macchine per il trattamento dell'aria.
Ulteriore problema legato all'unicità della temperatura di mandata consiste nel fatto che, in fase di realizzazione degli impianti, tale condizione obbliga ad ampliare i passi di posa dei tubi negli ambienti in cui à ̈ richiesta una bassa emissione areica, ovvero una bassa emissione per unità di superficie. Passi troppo ampli possono però tradursi in un allungamento dei tempi di messa a regime dell'impianto.
I noti sistemi di termoregolazione risultano inoltre difficilmente tarabili in modo efficiente.
A tal proposito basti pensare che nel caso di termoregolazioni climatiche di impianti termici radianti a bassa temperatura, a fronte di una variazione della temperatura esterna, durante l'arco di una stagione, di 25°C si ha generalmente una corrispondente variazione della temperatura di mandata di 20°C; ciò richiede una precisione tale per cui ad una variazione di 1°C della temperatura esterna si abbia una variazione della temperatura di mandata di 0,8°C.
II compito che si propone il trovato à ̈ pertanto quello di risolvere i problemi sopra esposti, realizzando un apparato e un metodo per il controllo degli impianti termici, in particolare per gli impianti radianti, che tramite lo stesso collettore di distribuzione e utilizzando un solo cireolatore permettano di alimentare circuiti utilizzatori che necessitano di temperature di mandata diverse.
Nell'ambito del compito sopra esposto uno scopo particolare del trovato à ̈ quello di realizzare un apparato e un metodo che consentano di regolare la temperatura di mandata di ogni singolo circuito utilizzatore senza modificare le caratteristiche di portata e temperatura degli altri circuiti.
Un altro scopo del trovato à ̈ quello di realizzare un apparato e un metodo che consentano di variare istante per istante la temperatura di mandata di ogni singolo circuito utilizzatore.
Ulteriore scopo del trovato à ̈ quello di realizzare un apparato e un metodo utilizzabili per la termoregolazione degli impianti radianti, indipendentemente dal fatto che questi ultimi siano predisposti per il riscaldamento o per il raffrescamente .
Altro scopo importante del trovato à ̈ quello realizzare un apparato e un metodo che consentano di utilizzare un unico passo di posa negli impianti radianti, regolando la potenza areica agendo esclusivamente sulla temperatura di mandata del fluido termovettore in circolazione nello specifico circuito utilizzatore.
Il compito sopra esposto, nonché gli scopi accennati ed altri che meglio appariranno in seguito, vengono raggiunti da un apparato per il controllo degli impianti termici, in particolare per gli impianti radianti, comprendente almeno un primo collettore di mandata ed almeno un collettore di ritorno; in una condizione operativa detto primo collettore di mandata distribuisce ad una pluralità di circuiti utilizzatori fluido termovettore a temperatura di mandata e detto collettore di ritorno raccoglie da detti circuiti utilizzatori fluido termovettore a temperatura di ritorno; detto apparato à ̈ caratterizzato dal fatto di comprendere mezzi di termoregolazione localizzata associati a detto primo collettore di mandata; in detta condizione operativa detti mezzi di termoregolazione localizzata regolano in modo indipendente la temperatura di mandata di ogni singolo circuito utilizzatore.
Il compito e gli scopi sopra esposti vengono altresì raggiunti da un metodo per il controllo degli impianti termici, in particolare per gli impianti radianti, caratterizzato dal fatto di comprendere le seguenti fasi:
miscelare una quantità variabile di fluido termovettore a temperatura di mandata con una quantità variabile di fluido termovettore a temperatura di ritorno, sostanzialmente in corrispondenza della mandata di ogni singolo circuito utilizzatore collegato ad un impianto termico;
convogliare il fluido miscelato in detto circuito utilizzatore .
Ulteriori caratteristiche e vantaggi risulteranno maggiormente dalla descrizione di una forma di esecuzione preferita, ma non esclusiva, di un apparato per il controllo degli impianti termici, in particolare per gli impianti radianti, secondo il trovato, illustrata a titolo indicativo e non limitativo negli uniti disegni in cui:
la figura 1 Ã ̈ una vista di un apparato secondo il trovato; la figura 2 Ã ̈ una vista in sezione di un componente dell'apparato secondo il trovato;
la figura 3 Ã ̈ una vista di un impianto termico che monta l'apparato secondo il trovato;
la figura 4 Ã ̈ una vista schematica dell'impianto di figura precedente.
Con riferimento alle citate figure, un apparato per il controllo degli impiantì termici, in particolare per gli impianti radianti, à ̈ indicato globalmente con il numero di riferimento 1.
L'apparato 1 comprende un primo collettore di mandata 10 ed un collettore di ritorno 30 concepiti per controllare e distribuire fluido termovettore ai circuiti utilizzatori 40 di un impianto termico 1000.
I circuiti utilizzatori 40 possono essere costituiti indifferentemente dalle serpentine di pannelli radianti, da radiatori, da termoarredi o da altri corpi scaldanti.
Più nel dettaglio, il primo collettore di mandata 10 à ̈ costituito da un primo corpo tubolare 11 provvisto ad un'estremità di un primo ingresso 12 per il fluido termovettore a temperatura di mandata proveniente da un generatore termofrigorigeno. All'estremità opposta à ̈ invece ricavato un primo attacco filettato 13 che consente la composizione con altri collettori di mandata sostanzialmente equivalenti.
II flusso attraverso il primo ingresso 12 Ã ̈ vantaggiosamente regolato da una prima valvola a sfera 14, mentre il primo attacco filettato 13 Ã ̈ chiuso da un primo tappo 15 nel caso in cui il primo collettore di mandata 10 sia in grado di soddisfare autonomamente le esigenze dell'impianto termico 1000.
Sulla parete laterale del primo corpo tubolare 11 sono ricavate alcune derivazioni di mandata 16 che, in una condizione operativa, servono per distribuire il fluido termovettore a temperatura di mandata ai circuiti utilizzatori 40.
Il collettore di ritorno 30 à ̈ invece formato da un terzo corpo tubolare 31 provvisto ad un'estremità di un'uscita 32 per il fluido termovettore a temperatura di ritorno da convogliare verso il generatore termofrigorigeno e all'estremità opposta di un terzo attacco filettato 33 che consente la composizione con altri collettori di ritorno sostanzialmente equivalenti.
Se il collettore di ritorno 30 soddisfa autonomamente le esigenze dell'impianto termico 1000 il terzo attacco filettato 33 Ã ̈ chiuso da una valvola di sovrapressione 34.
Sulla parete laterale del terzo corpo tubolare 31 sono ricavate alcune derivazioni di ritorno 35, che, nella condizione operativa, raccolgono il fluido termovettore a temperatura di ritorno proveniente dai circuiti utilizzatori 40.
Nell'esempio realizzativo descritto, l'impianto termico 1000 Ã ̈ predisposto per il riscaldamento invernale ed il generatore termofrigorigeno si concretizza vantaggiosamente nel circuito secondario di uno scambiatore di calore 1001, il cui circuito primario interagisce con una caldaia non illustrata nelle annesse figure.
Lo scambiatore di calore 1001 Ã ̈ collegato al primo ingresso 12 e all'uscita 32 dell'apparato 1 ed interagisce con una pompa di circolazione 50 posta opportunamente in corrispondenza della stessa uscita 32.
La presenza dello scambiatore di calore 1001 consente di separare il circuito di caldaia da quello relativo ai corpi scaldanti e fa in modo che le portate tra primario e secondario non si influenzino a vicenda.
L'impianto termico 1000 Ã ̈ opportunamente completato da una valvola automatica di sfogo d'aria 1002 posizionata sostanzialmente in corrispondenza del primo ingresso 12.
Secondo il trovato, l'apparato 1 comprende mezzi di termoregolazione localizzata 100 associati al primo collettore di mandata 10 al fine di regolare la temperatura di mandata di ogni singolo circuito utilizzatore 40 in modo indipendente.
I mezzi di termoregolazione localizzata 100 si concretizzano essenzialmente in un secondo collettore di mandata 120, associato al primo collettore di mandata 10, ed in una serie di gruppi di miscelazione 130 che interagiscono con i due collettori di mandata .
Nella condizione operativa, il secondo collettore di mandata 120 ha principalmente la funzione di distribuire ai circuiti utilizzatori 40 fluido termovettore a temperatura di ritorno, mentre i gruppi di miscelazione 130 hanno il compito di mischiare una quantità variabile di quest'ultimo con una quantità variabile di fluido termovettore a temperatura di mandata distribuito dal primo collettore di mandata 10.
Il secondo collettore di mandata 120 à ̈ formato da un secondo corpo tubolare 121 provvisto ad un'estremità di un secondo ingresso 122 per il fluido termovettore a temperatura di ritorno proveniente dai circuiti utilizzatori 40.
Il secondo ingresso 122, in cui il flusso à ̈ vantaggiosamente regolato da una seconda valvola a sfera 124, à ̈ infatti collegato all'uscita 32 del collettore di ritorno 30 direttamente o attraverso l'interposta pompa di circolazione 50.
All'estremità libera del secondo corpo tubolare 121 à ̈ ricavato un secondo attacco filettato 123 che consente di collegare altri collettori di mandata sostanzialmente equivalenti o di apporre un secondo tappo 125.
Sulla parete laterale del primo corpo tubolare 11 à ̈ definita una doppia serie di derivazioni 126, metà delle quali servono per distribuire ai circuiti utilizzatori 40 il fluido termovettore miscelato dai gruppi di miscelazione 130.
Ciascun gruppo di miscelazione 130 comprende un elemento tubolare 131 unito al primo collettore di mandata 10 e al secondo collettore di mandata 120 al fine di collegare la derivazione di mandata 16 ad esso relativa con la corrispondente derivazione 126.
Più particolarmente, l'estremità di monte 132 dell'elemento tubolare 131 à ̈ raccordata alla derivazione di mandata 16 mentre l'estremità di valle 133 dell'elemento tubolare 131 penetra nella derivazione 126 in modo da protendersi all'interno del secondo collettore di mandata 120.
Sostanzialmente in corrispondenza dell'estremità di valle 133 à ̈ ricavato un otturatore 134, a sezione troncoconica, che interagisce con una sede 127 di forma coniugata.
La sede 127 Ã ̈ ricavata all'interno del secondo collettore di mandata 120 sostanzialmente in corrispondenza del punto di raccordo con il condotto di mandata del circuito utilizzatore 40 allacciato alla derivazione 126.
Nella condizione operativa, l'otturatore 134 Ã ̈ in grado di parzializzare o intercettare il flusso di fluido termovettore a temperatura di ritorno, distribuito dal secondo collettore di mandata 120, a seguito di spostamenti dell'elemento tubolare 131.
Infatti, pur essendo unito ai due collettori di mandata, l'elemento tubolare 131 conserva la possibilità di scorrere rispetto a questi ultimi. La sua posizione può essere modificata tramite mezzi di regolazione 135, a comando manuale o automatico, che consentono di variare la luce fra l'otturatore 134 e la sede 127.
Sostanzialmente in corrispondenza dell'estremità di monte 132 à ̈ invece posizionata una valvola di intercettazione 136, a comando manuale o automatico, unita al primo collettore di mandata 10.
Nella condizione operativa, la valvola di intercettazione 136 à ̈ in grado di parzialìzzare o intercettare il flusso di fluido termovettore a temperatura di mandata, distribuito dal primo collettore di mandata 10, attraverso l'elemento tubolare 131.
L'apparato 1 Ã ̈ vantaggiosamente completato da una valvola di bilanciamento 140 posta in corrispondenza del secondo ingresso 122 al fine di regolare, in modo fisso o variabile, la differenza di pressione fra il primo collettore di mandata 10 ed il secondo collettore di mandata 120. Tale differenza pressoria garantisce che nel secondo collettore di mandata 120 avvenga la miscelazione fra il fluido termovettore a temperatura di ritorno ed il fluido termovettore a temperatura di mandata prima della distribuzione a ciascun circuito utilizzatore 40.
Il funzionamento dell'apparato secondo il trovato à ̈ il seguente .
In un impianto termico 1000 a cui sono allacciati una pluralità di circuiti utilizzatori 40, il fluido termovettore a temperatura di mandata, proveniente da un generatore termofrigorigeno, confluisce nel primo collettore di mandata 10, mentre il fluido termovettore a temperatura di ritorno, proveniente dai circuiti utilizzatori 40, confluisce nel secondo collettore di mandata 120.
Prendendo in considerazione, per semplicità, un solo circuito utilizzatore 40 scelto indifferentemente fra quelli collegati all'impianto termico 1000, se nella condizione operativa la valvola di intercettazione 136 del corrispondente gruppo di miscelazione 130 à ̈ aperta, una predeterminata quantità di fluido termovettore a temperatura di mandata passa dal primo collettore di mandata 10 al secondo collettore di mandata 120 attraverso l'elemento tubolare 131.
A questo punto, se l'otturatore 134 non riscontra sulla sede 127, il fluido termovettore a temperatura di mandata viene miscelato con una predeterminata quantità di fluido termovettore a temperatura di ritorno che confluisce nel secondo collettore di mandata 120 e proviene dai circuiti utilizzatori 40.
Il fluido miscelato viene successivamente distribuito al circuito utilizzatore 40.
Viceversa, se l'otturatore 134 riscontra sulla sede 127 ed intercetta il fluido termovettore a temperatura di ritorno distribuito dal secondo collettore di mandata 120, nel circuito utilizzatore 40 viene distribuito solo fluido termovettore a temperatura di mandata e, di conseguenza, lo scambio termico fra le tubazioni del circuito utilizzatore 40 e l'ambiente sarà massimo .
Quest' ultima circostanza si rivela particolarmente vantaggiosa nel caso in cui l'impianto termico 1000 necessiti di temperature di mandata diverse per alimentare, oltre ai pannelli a pavimento, a parete o a soffitto, anche corpi scaldanti quali radiatori e/o scaldasalviette, se funziona in regime di riscaldamento, oppure macchine per il trattamento dell'aria, se sta funzionando in regime di raffrescamento.
Ulteriore ipotesi consiste nel fatto che la valvola dì intercettazione 136 sia chiusa; in questo caso, nel circuito utilizzatore 40 preso in considerazione può eventualmente essere distribuito esclusivamente il fluido termovettore a temperatura dì ritorno che confluisce nel secondo collettore di mandata 120 e, di conseguenza, lo scambio termico fra le tubazioni del circuito utilizzatore 40 e l'ambiente sarà sostanzialmente nullo.
Dopo aver alimentato i circuiti utilizzatori 40 il fluido termovettore confluisce nel collettore di ritorno 30 e, spinto dalla pompa di circolazione 50, ritorna al generatore termofrigorigeno.
È molto importante considerare che, grazie alle caratteristiche dell'apparato 1, in ciascun circuito utilizzatore 40 allacciato all'impianto termico 1000 può verificarsi una qualsiasi delle situazioni sopra analizzate, indipendentemente da quanto stia accadendo negli altri circuiti utilizzatori.
Va precisato che nel caso in cui l'impianto termico 1000 sia predisposto per funzionare in regime di riscaldamento, il fluido termovettore a temperatura dì mandata proveniente dallo scambiatore di calore 1001 à ̈ fluido termovettore ad alta temperatura, mentre il fluido termovettore a temperatura di ritorno, che proviene dai circuiti utilizzatori 40 in cui à ̈ avvenuta la cessione di calore, à ̈ fluido termovettore a bassa temperatura .
In questo caso, la miscelazione fra i due fluidi consente di abbassare la temperatura del fluido termovettore a temperatura di mandata fino al valore desiderato, eguagliandola, al limite, a quella del fluido termovettore a temperatura di ritorno, che avendo ceduto calore à ̈ a bassa temperatura.
Al contrario, se l'impianto termico 1000 à ̈ predisposto per funzionare in regime di raffrescamento, il fluido termovettore a temperatura di mandata proveniente dallo scambiatore di calore 1001 à ̈ fluido termovettore a bassa temperatura, mentre il fluido termovettore a temperatura di ritorno, che proviene dai circuiti utilizzatori 40 in cui à ̈ avvenuto l'assorbimento di calore, à ̈ fluido termovettore ad alta temperatura.
In questo caso, la miscelazione fra i due fluidi consente invece di innalzare la temperatura del fluido termovettore a temperatura di mandata fino al valore desiderato, eguagliandola, al limite, a quella del fluido termovettore a temperatura di ritorno, che avendo assorbito calore à ̈ ad alta temperatura .
Secondo un ulteriore aspetto, il presente trovato riguarda un metodo per il controllo degli impianti termici, in particolare per gli impianti radianti, che può vantaggiosamente essere utilizzato con sistemi di termoregolazione sostanzialmente equivalenti all'apparato 1 descritto in precedenza.
Il metodo secondo il trovato prevede essenzialmente di miscelare una quantità variabile di fluido termovettore a temperatura di mandata con una quantità variabile di fluido termovettore a temperatura di ritorno prima di convogliarlo in uno dei circuiti utilizzatori di un impianto termico.
Nel caso in cui l'impianto sia predisposto per il riscaldamento, la miscelazione consente di abbassare la temperatura del fluido termovettore a temperatura di mandata fino ad eguagliarla, al limite a quella del fluido termovettore a temperatura di ritorno, che avendo ceduto calore à ̈ a bassa temperatura.
Viceversa, nel caso in cui l'impianto sia predisposto per il raffrescamento, la miscelazione consente di innalzare la temperatura del fluido termovettore a temperatura di mandata fino ad eguagliarla, al limite a quella del fluido termovettore a temperatura di ritorno, che avendo assorbito calore à ̈ ad alta temperatura.
È importante mettere in luce che la miscelazione viene eseguita sostanzialmente in corrispondenza della mandata di ciascun circuito utilizzatore in modo totalmente indipendente fra un circuito e l'altro.
Vantaggiosamente, il fluido termovettore a temperatura di ritorno necessario per raggiungere la temperatura di mandata voluta à ̈ costituito da parte del fluido proveniente dai circuiti utilizzatori.
Si à ̈ in pratica constatato come l'apparato e il metodo per il controllo degli impianti termici, in particolare per gli impianti radianti , secondo il trovato assolvano pienamente il compito prefissato, in quanto, tramite lo stesso collettore di distribuzione e utilizzando un solo cireolatore, permettono di alimentare circuiti utilizzatori che necessitano di temperature di mandata diverse.
Più dettagliatamente, l'apparato e il metodo secondo il trovato consentono di regolare, istante per istante, la temperatura di mandata di ogni singolo circuito utilizzatore senza modificare le caratteristiche di portata e temperatura degli altri circuiti.
Per di più, l'apparato e il metodo secondo il trovato permettono di utilizzare un unico passo di posa negli impianti radianti, regolando la potenza areica agendo esclusivamente sulla temperatura di mandata del fluido termovettore in circolazione nello specifico circuito utilizzatore.
Infine, va anche considerato che l'apparato e il metodo secondo il trovato possono essere utilizzati sia per impianti termici funzionanti in modalità di riscaldamento, sia per impianti in regime di raffrescamento.
L'apparato e il metodo così concepiti sono suscettibili di numerose modifiche e varianti tutte rientranti nell'ambito del concetto inventivo; inoltre, tutti i dettagli potranno essere sostituiti da altri elementi tecnicamente equivalenti .
In pratica, i materiali impiegati, purché compatibili con l'uso specifico, nonché le dimensioni e le forme contingenti potranno essere qualsiasi a seconda delle esigenze e dello stato della tecnica.

Claims (10)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Apparato per il controllo degli impianti termici, in particolare per gli impianti radianti, comprendente almeno un primo collettore di mandata ed almeno un collettore di ritorno; in una condizione operativa detto primo collettore di mandata distribuisce ad una pluralità di circuiti utilizzatori fluido termovettore a temperatura di mandata e detto collettore di ritorno raccoglie da detti circuiti utilizzatori fluido termovettore a temperatura di ritorno; detto apparato à ̈ caratterizzato dal fatto di comprendere mezzi di termoregolazione localizzata associati a detto primo collettore di mandata; in detta condizione operativa detti mezzi di termoregolazione localizzata regolano in modo indipendente la temperatura di mandata di ogni singolo circuito utilizzatore.
  2. 2. Apparato, secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detti mezzi di termoregolazione localizzata comprendono un secondo collettore di mandata associato a detto primo collettore di mandata; l'ingresso di detto secondo collettore di mandata à ̈ collegato all'uscita di detto collettore di ritorno; in detta condizione operativa detto secondo collettore di mandata distribuisce fluido termovettore a temperatura di ritorno a detti circuiti utilizzatori.
  3. 3. Apparato, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detti mezzi di termoregolazione localizzata comprendono una pluralità di gruppi di miscelazione interagenti con detto primo collettore di mandata e con detto secondo collettore di mandata; in detta condizione operativa detti gruppi di miscelazione miscelano una quantità variabile di fluido termovettore a temperatura di ritorno distribuito da detto secondo collettore di mandata con una quantità variabile di fluido termovettore a temperatura di mandata distribuito da detto primo collettore di mandata.
  4. 4. Apparato, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che ciascuno dì detti gruppi di miscelazione comprende un elemento tubolare unito scorrevolmente a detto primo collettore di mandata e a detto secondo collettore di mandata per accoppiare i corrispondenti attacchi dì derivazione; l'estremità di monte di detto elemento tubolare à ̈ collegata a detto primo collettore di mandata; l'estremità di valle di detto elemento tubolare si protende all'interno di detto secondo collettore dì mandata.
  5. 5. Apparato, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che ciascuno di detti gruppi di miscelazione comprende un otturatore ricavato sostanzialmente in corrispondenza dell'estremità di valle di detto elemento tubolare; detto otturatore interagisce con una sede ricavata internamente a detto secondo collettore di mandata sostanzialmente in corrispondenza del punto di raccordo con il condotto di mandata del corrispondente circuito utilizzatore; in detta condizione operativa detto otturatore parzializza o intercetta il flusso di fluito termovettore alla temperatura di ritorno distribuito da detto secondo collettore di mandata.
  6. 6. Apparato, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che ciascuno di detti gruppi di miscelazione comprende un dispositivo di regolazione a comando manuale o automatico interagente con detto elemento tubolare; detto dispositivo di regolazione sposta detto elemento tubolare relativamente a detto primo collettore di mandata e a detto secondo collettore di mandata per variare la luce fra detto otturatore e detta sede.
  7. 7. Apparato, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che ciascuno di detti gruppi di miscelazione comprende una valvola di intercettazione a comando manuale o automatico unita a detto primo collettore di mandata e posta sostanzialmente in corrispondenza dell'estremità dì monte di detto elemento tubolare; in detta condizione operativa detta valvola di intercettazione parzializza o intercetta il flusso di fluito termovettore alla temperatura di mandata distribuito da detto primo collettore di mandata.
  8. 8. Apparato, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di comprendere una valvola di bilanciamento posta in corrispondenza dell'ingresso di detto secondo collettore di mandata.
  9. 9. Metodo per il controllo degli impianti termici, in particolare per gli impianti radianti, caratterizzato dal fatto di comprendere le seguenti fasi: miscelare una quantità variabile di fluido termovettore a temperatura di mandata con una quantità variabile di fluido termovettore a temperatura di ritorno, sostanzialmente in corrispondenza della mandata di ogni singolo circuito utilizzatore collegato ad un impianto termico; convogliare il fluido miscelato in detto circuito utilizzatore.
  10. 10. Metodo, secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detto fluido termovettore a temperatura di ritorno à ̈ parte del fluido proveniente da detti circuiti utilizzatori.
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