ITVI20080046A1 - Dispositivo per la riduzione di una frattura ossea - Google Patents

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ITVI20080046A1
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anchoring
fact
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Paolo Chemello
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Description

DESCRIZIONE
del brevetto per invenzione industriale avente titolo “DISPOSITIVO PER LA RIDUZIONE DI UNA FRATTURA OSSEA”
L’invenzione riguarda la chirurgia ortopedicotraumatologica.
In particolare l’invenzione concerne il trattamento chirurgico delle fratture delle ossa.
Più in dettaglio l’invenzione è relativa ad un dispositivo per la riduzione di una frattura ossea, chiamato anche chiodo endomidollare, con caratteristiche funzionali migliorate rispetto ai chiodi di tipo noto, da impiegarsi nella riduzione delle fratture delle ossa e particolarmente delle ossa lunghe. Come noto un metodo ampiamente utilizzato nella cura delle fratture delle ossa, specie delle ossa lunghe, è il trattamento chirurgico. Esso presenta un’ampia disponibilità di mezzi di sintesi per la riduzione di tali fratture, tra i quali il chiodo endomidollare sta incontrando sempre maggiore diffusione. Questo dispositivo per la riduzione di una frattura ossea, c.d. chiodo, comprende un corpo tubolare allungato che viene inserito nel canale midollare opportunamente alesato dell’osso fratturato.
Secondo una forma di realizzazione nota, il chiodo endomindollare comprende una serie di elementi di ancoraggio, chiamati anche chiodini, alloggiati nel corpo tubolare. Tali chiodini sono atti a fuoriuscire attraverso apposite aperture praticate sul corpo tubolare stesso per impiantarsi nella parte corticale dell’osso fratturato, permettendo il bloccaggio distale del chiodo all’osso,
La fuoriuscita dei chiodini è realizzata dal chirurgo con appositi utensili attraverso i quali egli agisce su mezzi di manovra comprendenti organi meccanici alloggiati nel corpo del chiodo.
Al termine della fase di convalescenza il chirurgo, manovrando nuovamente con i suddetti utensili provvede a far rientrare completamente i chiodini all’interno del corpo tubolare consentendo lo sfilamento del dispositivo dall’osso. Un primo inconveniente di questa forma di realizzazione è costituito dal fatto che le operazioni di fuoriuscita e di rientro dei chiodini non sono sicure ed affidabili.
Più in particolare un inconveniente di questa tipologia di chiodo è costituito dal fatto che durante le fasi di installazione ed estrazione del chiodo i citati chiodini, si incastrano.
Ciò ostacola inoltre una corretta fuoriuscita ed un ottimale rientro dei chiodini dal/nel corpo tubolare.
Ancora svantaggiosamente può accadere che il chirurgo non riesca a far rientrare tutti i chiodini e che qualcuno di questi si incastri sul bordo dell’apertura suddetta o si grippi.
Un altro inconveniente, legato anche ai precedenti, è costituito dal fatto che lo sforzo richiesto al chirurgo per pilotare l’uscita e il rientro dei chiodini è considerevole.
Un ulteriore inconveniente è costituito dal fatto che tale sforzo può comportare la rottura di qualche chiodino, con la conseguenza che alcuni dei relativi frammenti rimangono all’interno dell’osso dando luogo ad eventuali complicazioni cliniche.
Un altro inconveniente legato ai precedenti è costituito dal fatto che il chirurgo non riesce ad agire con una perfetta padronanza e sicurezza e non gli viene garantita quella sensibilità nella manovra tale da permettere un controllo totale della posizione raggiunta dai chiodini all’interno dell’osso.
E scopo della presente invenzione superare gli inconvenienti detti.
E’ in particolare uno scopo dell’invenzione realizzare un dispositivo per la riduzione di una frattura ossea con caratteristiche funzionali migliorate rispetto ai chiodi di tipo noto, da impiegarsi preferibilmente nella riduzione delle fratture delle ossa lunghe, che permette di superare gli inconvenienti detti.
E’ un altro scopo realizzare un dispositivo adatto ad essere bloccato distalmente alla parte corticale dell’osso fratturato in modo rapido ed affidabile.
E’ un ulteriore scopo realizzare un dispositivo nel quale l’operazione di rientro dei chiodini all’interno del corpo tubolare sia rapida ed affidabile.
E’ un altro scopo realizzare un dispositivo nel quale durante l’operazione di fuoriuscita e rientro dei chiodini dal corpo tubolare si eviti il loro grippaggio.
E’ un ulteriore scopo realizzare un dispositivo più agevole da impiantare ed estrarre, rispetto ai chiodi di tipo noto ad esso paragonabili.
E’ un altro scopo realizzare un dispositivo che agevoli il chirurgo durante le manovre di installazione e rimozione dello stesso ed in particolare che permetta al chirurgo di avere, rispetto ai chiodi di tipo noto ad esso paragonabili, un maggiore controllo sia del suo posizionamento che del suo fissaggio all’osso.
E’ un ulteriore scopo realizzare un dispositivo nel quale i chiodini compiano le operazioni sopra citate in modo scorrevole e senza incontrare alcun ostacolo o quant’altro possa impedire o limitare questa azione.
E’ un altro scopo realizzare un dispositivo nel quale le traiettorie percorse dai chiodini per fuoriuscire ed ancorarsi alla parte corticale dell’osso e per il loro rientro siano controllate e migliorate rispetto ai dispositivi di tipo noto. Più in particolare è uno scopo voler far si che le traiettorie percorse dai chiodini durante le fasi di fuoriuscita e rientro coincidano sostanzialmente tra loro.
È non ultimo scopo realizzare un dispositivo di facile costruzione ed assemblaggio, economico, semplice da utilizzare, nel quale le operazioni da compiere per ottenere il bloccaggio distale all’osso e per effettuare il rientro dei chiodini impiegati per tale bloccaggio siano particolarmente semplificate e non richiedano sforzi particolari al chirurgo. Gli scopi detti sono raggiunti da un dispositivo per la riduzione di una frattura ossea espresso e caratterizzato nella rivendicazione principale.
Delle forme di realizzazione vantaggiose costituiscono l’oggetto delle rivendicazioni dipendenti.
La soluzione proposta permette vantaggiosamente di realizzare un dispositivo nel quale il sistema che effettua il bloccaggio distale all’osso tramite la fuoriuscita dei chiodini ed il loro rientro nelle rispettive sedi, presenti una migliore affidabilità e sicurezza rispetto ai dispositivi di tipo noto. Ancora vantaggiosamente la soluzione proposta consente di realizzare un dispositivo che garantisce al chirurgo di poter manovrare agevolmente e regolare in modo calibrato e con una migliore sensibilità la fuoriuscita e il rientro di tali chiodini. Ciò permette vantaggiosamente di ridurre al minimo la necessità di realizzare lastre per l’individuazione della posizione dei chiodini, salvaguardando cosi la salute del paziente.
Ancora vantaggiosamente la soluzione proposta permette di realizzare un dispositivo nel quale la fuoriuscita e il rientro dei chiodini avviene in modo scorrevole e con uno sforzo del chirurgo che li aziona, sensibilmente inferiore rispetto ai chiodi di tipo noto ad esso paragonabili. Ciò permette inoltre di evitare la possibile rottura dei chiodini stessi e la dispersione dei relativi frammenti all’interno dell’osso.
Gli scopi ed i vantaggi detti verranno meglio evidenziati durante la descrizione di alcune preferite forme di realizzazione dell’invenzione, date a titolo indicativo e non limitativo, facendo riferimento alle allegate tavole di disegno ove:
- la figura 1 rappresenta una vista di una sezione longitudinale parziale di un esempio di realizzazione di un dispositivo dell’invenzione in una prima posizione operativa;
- la figura la rappresenta una vista in esploso di una sezione longitudinale del dispositivo di figura 1 ;
- la figura 2 rappresenta una vista di una sezione longitudinale parziale del dispositivo di figura 1 in un’altra posizione operativa, unitamente ad una sua vista in pianta; - la figura 3 rappresenta una vista laterale di un elemento del chiodo di figura 1 ;
- la figura 4 rappresenta un’altra vista laterale dell’elemento di figura 3;
- la figura 5 rappresenta una sezione trasversale dell’elemento di figura 3;
- la figura 6 rappresenta una vista laterale di una variante esecutiva dell’elemento di figura 3;
- la figura 7 rappresenta un’altra vista laterale dell’elemento di figura 6;
- la figura 8 rappresenta una vista di una sezione longitudinale di un altro elemento del chiodo di figura 1 ; - la figura 9 rappresenta una ulteriore sezione longitudinale ed una sezione trasversale dell’elemento di figura 8;
- la figura 10 rappresenta una vista di una sezione longitudinale di un altro elemento del chiodo di figura 1 ; - la figura 1 1 rappresenta una vista di una sezione trasversale lungo un piano Z-Z dell’elemento di figura 10;
- la figura 12 rappresenta una vista laterale di un ulteriore elemento del chiodo di figura 1 ;
- la figura 13 rappresenta una vista in pianta dell’elemento di figura 12;
- la figura 14 rappresenta una vista laterale di un altro esempio di realizzazione del dispositivo dell’invenzione applicato ad un osso con frattura semplice;
- la figura 15 rappresenta una vista laterale del dispositivo di figura 14 applicato ad un osso con frattura pluriframmentaria;
- le figure 16 e 17 rappresentano due sezioni longitudinali parziali di ulteriori due esempi di realizzazione di un dispositivo dell’invenzione;
- la figura 18 rappresenta una vista di una sezione longitudinale di un altro esempio di realizzazione di un dispositivo dell’ invenzione applicato ad un osso con frattura per-sottotrocanterica:
- la figura 19 mostra una sezione trasversale lungo il piano C-C del dispositivo di figura 18 ;
- la figura 20 rappresenta una sezione longitudinale di un altro esempio di realizzazione del dispositivo dell’ invenzione applicato ad una frattura del collo del femore;
- la figura 21 rappresenta una vista di una sezione longitudinale di alcuni elementi del dispositivo di figura 20;
- la figure 22 rappresenta una vista di una sezione longitudinale ed in esploso della parte rappresentata in figura 2 1 ;
- la figura 23 rappresenta una vista laterale di una chiave utilizzata dal chirurgo per agire sul dispositivo dell’invenzione;
- la figura 24 rappresenta una vista di una sezione longitudinale del dispositivo di figura 1 al quale è accoppiata la chiave di figura 23, durante una fase di installazione;
- le figure da 24a a 24d rappresentano ciascuna una vista ingrandita di una sezione longitudinale parziale di alcune parti del dispositivo di figura 1 in altrettante posizioni da esse assumibili.
A titolo introduttivo si evidenzia che gli elementi corrispondenti dei singoli esempi esecutivi sono identificati mediante gli stessi riferimenti numerici.
Le indicazioni di posizione menzionate nei singoli esempi esecutivi sono da trasferirsi a senso, nel caso di una variazione della posizione, alla nuova posizione.
Mentre nella descrizione seguente relativa alle figure verranno esposte alcune forme di realizzazione particolari della presente invenzione, è chiaro che la presente invenzione non è limitata a tali forme particolari di realizzazione, ma piuttosto, le forme particolari di realizzazione di seguito descritte chiariscono diversi aspetti della presente invenzione, lo scopo e la portata della quale sono definiti dalle rivendicazioni.
Gli esempi di attuazione dell’invenzione di seguito descritti si riferiscono ad un dispositivo per la riduzione di una frattura ossea e più in particolare ad un chiodo endomidollare perfezionato adatto ad essere impiegato nella riduzione delle fratture delle ossa, particolarmente delle ossa lunghe.
In particolare tale dispositivo è adatto ad essere impiegato preferibilmente nella riduzione delle fratture delle ossa quali fratture omerali, tibiali, femorali, intratrocanteriche, persottotroncateriche e collo del femore.
È chiaro che il medesimo dispositivo potrà essere impiegato anche per curare altre tipologie di fratture che necessitano di chiodi con funzionalità analoghe a quelle del dispositivo delFinvenzione.
Più precisamente il dispositivo dell’invenzione è atto ad essere inserito nel canale midollare opportunamente alesato di un osso fratturato.
Un esempio di realizzazione preferito e non limitativo di un dispositivo per la riduzione di una frattura ossea oggetto della presente invenzione, è rappresentato nelle figure 1, la e 2, ove è stato indicato complessivamente con il numero 1. Esso comprende un corpo principale 2 ed uno o più elementi di ancoraggio 3 atti ad essere mossi, tramite mezzi di manovra, indicati complessivamente con il numero 4, da una posizione di riposo all’interno del corpo principale 2, mostrata in particolare in figura 1 , ad una posizione di lavoro, esterna al corpo principale 2, mostrata in figura 2. Gli elementi di ancoraggio 3 in posizione di riposo sono alloggiati in corrispondenti sedi 6, visibili nelle figure 1, la e 2 e fuoriescono da aperture 5 presenti nel corpo principale 2.
Va osservato che nella preferita e non limitativa forma di realizzazione dell’invenzione rappresentata, gli elementi di ancoraggio 3 impiegati sono in numero di tre e sono disposti radialmente ad un angolo A pari a circa 120 gradi l’uno dall’altro rispetto all’asse longitudinale 9.
E’ chiaro comunque che, in altre realizzazioni il numero di elementi 3 potrà essere differente,
Secondo l’invenzione il dispositivo 1 comprende inoltre mezzi elastici che cooperano con gli elementi di ancoraggio 3 per spingere detti elementi di ancoraggio 3 verso l’esterno del corpo principale 2 quando vengono azionati i mezzi di manovra 4.
Nella preferita forma di realizzazione non limitativa rappresentata, i mezzi elastici sono costituiti dagli elementi di ancoraggio 3 stessi, chiamati anche chiodini, che, in tal caso, sono realizzati con un materiale elastico e/o a memoria. Più in particolare gli elementi di ancoraggio 3, rappresentati nelle figure da 3 a 5, comprendono un gambo 7 avente una prima estremità 7a ed una seconda estremità 7b provvista di organi di collegamento 9 ai mezzi di manovra 4.
Il gambo 7 è sagomato ed ha lunghezza L ed altezza h.
La sezione del gambo 7 è preferibilmente circolare di diametro D.
Nella preferita e non limitativa realizzazione rappresentata, il gambo sagomato 7 è arcuato e riproduce sostanzialmente un arco di circonferenza. In altre realizzazioni il gambo 7 riproduce sostanzialmente un arco di ellisse o di parabola. La prima estremità 7a termina con una parte terminale acuminata 48, chiamata anche punta, atta ad essere posta a contatto con la parete interna dell’osso per impiantarsi nella medesima. La parte terminale acuminata 48 è ottenuta asportando una parte dell’ estremità 7a ed in particolare per intersezione di due sfere.
E’ chiaro che la forma ed in particolare il raggio di curvatura R del gambo 7, unitamente alle caratteristiche del materiale di cui è costituito il gambo stesso, determinano le caratteristiche elastiche di ciascun elemento 3.
La suddetta azione elastica si realizza quando gli elementi 3, chiamati anche chiodini, vengono portati dalla posizione di riposo alla posizione di lavoro.
Tale azione fa si che, vantaggiosamente, ciascun elemento di ancoraggio 3 si porti il più presto possibile a contatto con l’osso.
Inoltre la medesima azione elastica fa si che ciascun elemento di ancoraggio 3 assuma differenti conformazioni o forme.
Più in particolare ciascun elemento di ancoraggio 3 può assumere almeno una prima conformazione o forma quando è in posizione di riposo all’interno della sua sede 6 ed almeno una seconda conformazione o forma.
La figura 1 rappresenta una prima conformazione o forma assumibile da ciascun elemento 3 quando esso è disposto in posizione di riposo all’interno della propria sede 6.
Va osservato che nella prima conformazione ciascun elemento di ancoraggio 3 è obbligato e compresso all’interno della sua corrispondente sede 6. Il bordo 50 dell’apertura 5 interferisce infatti con la superficie 31 dell’elemento 3 che è pertanto costretto a deformarsi elasticamente,
Ciascun elemento 3 inoltre si dispone in modo che la sua estremità 8 atta a conficcarsi nell’osso O interessi la corrispondente apertura 5 e non sporga dal corpo principale 2 del chiodo 1.
Questo permette vantaggiosamente di garantire una corretta fuoriuscita di ciascun elemento di ancoraggio 3 durante l’installazione del chiodo 1 e di evitare il blocco degli elementi 3 nelle rispettive sedi 6, favorendo così l’inserimento di ciascun elemento 3 nel tessuto corticale dell’osso.
La figura 2 mostra una seconda conformazione o forma assunta da ciascun elemento 3 quando esso e disposto in posizione di lavoro.
Va osservato inoltre che nella particolare forma di realizzazione rappresentata la medesima azione elastica sopra descritta si realizza anche quando i mezzi di manovra vengono azionati per portare gli elementi 3 dalla loro posizione di lavoro alla loro posizione di riposo.
Per quanto concerne gli organi di collegamento 9, essi sono costituiti dalla seconda estremità 7b di ciascun chiodino 3 che è opportunamente conformata per essere accolta in una corrispondente cavità 8, visibile nelle figure 1 , la e 2, appartenete ai suddetti mezzi di manovra 4.
Tali organi 9 permettono a ciascun chiodino 3 di ruotare attorno ad un asse 30 sostanzialmente ortogonale all’asse longitudinale 29 del dispositivo 1 per favorirne vantaggiosamente la fuoriuscita radiale attraverso l’apertura 5, come verrà descritto anche in seguito.
Nella preferita e non limitativa forma di realizzazione dell’invenzione rappresentata, i chiodini 3 hanno lunghezza complessiva L compresa tra 22 mm e 36 mm, la loro estremità 7a presenta un raggio di curvatura R compreso tra 55 mm e 83 mm e preferibilmente uguale a 55.6 mm o 60 mm o 66.5 mm o 75 mm o 82.5 mm, mentre il diametro D del gambo 7 è compreso tra 1.5 mm e 2 mm.
Più in particolare in una preferita forma di realizzazione, i chiodini 3 hanno lunghezza complessiva di 26.5 mm, la loro estremità 7a ha angolo di 25°, il diametro del corpo principale 2 è di 1.8 mm.
E chiaro che in altre forme di realizzazione della presente invenzione le dimensioni sopra menzionate potranno assumere valori differenti da quelli detti.
Va osservato inoltre che i chiodini 3 sono realizzati preferibilmente in materiale compatibile nei confronti dell’organismo umano e sono deformabili in modo elastico. Più precisamente, secondo una preferita forma di realizzazione, essi sono ottenuti per trafilatura e/o stampaggio di materiali metallici.
In particolare, nella particolare forma di realizzazione rappresentata, i chiodini 3 sono fabbricati con materiali appartenenti alla famiglia degli acciai inossidabili del tipo AISI 3 16L.
È chiaro comunque che altri tipi di materiali anche diversi da quelli metallici, aventi caratteristiche simili a quelle dei materiali sopra specificati, quali ad esempio ceramici o plastici o sinterizzati, sono impiegabili per realizzare i chiodini 3.
A titolo esemplificativo, le figure 6 e 7 mostrano una differente forma di realizzazione di un elemento di ancoraggio, indicato complessivamente con il numero 3a, avente una differente forma.
Per quanto concerne il corpo principale 2, esso comprende, nell’esempio di realizzazione non limitativo rappresentato, un corpo cavo avente una prima ed una seconda estremità, indicate rispettivamente nelle figure 8 e 9 con i numeri 2a e 2b. Più in particolare tale corpo cavo è realizzato con un elemento tubolare preferibilmente a sezione circolare provvisto delle suddette aperture passanti 5 praticate sulla sua parete laterale.
Esso presenta inoltre, nella preferita forma di realizzazione non limitativa rappresentata, un tratto dell’estremità superiore 2b sostanzialmente di forma esternamente ottagonale e l’estremità inferiore 2a opposta alla prima chiudibile da un tappo filettato 17, visibile nelle figure 1, la e 2.
Tale tappo 17 è atto a fungere da fine corsa ed arrestare lo scorrimento di parte dei mezzi di manovra 4 durante il loro azionamento.
Nella preferita forma di realizzazione non limitativa rappresentata, sul corpo tubolare 2 sono praticate internamente una filettatura 18 in corrispondenza dell’estremità 2b sulla quale si impegna una vite 19 per la compattazione dei due monconi di frattura, come verrà spiegato meglio successivamente, e una filettatura 20 in corrispondenza della parte centrale del corpo tubolare 2 atta ad accoppiarsi ad una corrispondete filettatura appartenente, come si vedrà meglio in seguito, a parti dei mezzi di manovra 4.
Il chiodo 1 comprende inoltre una cuffia 21 , mostrata nelle figure 1, la e 2 provvista di un foro assiale 22 e di un’appendice arcuata 23, semplice o doppia, atta ad essere appoggiata sulla parete esterna dell’osso.
La cuffia 21 viene applicata al corpo tubolare 2 impegnando una vite 19 nella filettatura 18 delFestremità 2b del corpo tubolare 2 attraverso il foro assiale 22 della cuffia 21 medesima, permettendo il fissaggio prossimale del chiodo 1 all’osso ed nello stesso tempo la compattazione dei monconi fratturati dell’osso.
La cuffia 21 comprende anche una bussola 24 di sezione ottagonale e solidale superiormente all’appendice 23 atta a impegnarsi nel tratto dell’estremità 2b di forma ottagonale. Ciò consente vantaggiosamente di impedire l’accidentale rotazione dei monconi dell’osso fratturato durante il periodo di riduzione della frattura, in quanto l’accoppiamento suddetto tra la cuffia 21 e il corpo tubolare 2 impedisce la rotazione reciproca di questi due elementi.
Vantaggiosamente tale accoppiamento consente inoltre la compattazione dinamica dei monconi fratturati sottoposti a carico assiale in quanto la cuffia 21 è in grado di scorrere sull’estremità 2b del corpo tubolare 2 durante il periodo di consolidamento della frattura.
Va osservato che, vantaggiosamente, il corpo 2 presenta almeno un foro passante 90 trasversale e più in particolare, ortogonale all’asse longitudinale 29 del corpo 2, visibile ad esempio nelle figure 1 , la e 2, ciascuno atto a ricevere una corrispondete vite di ancoraggio 91, chiamata anche vite traversa, che può essere utilizzata in combinazione alla cuffia 24 o da sola per ottenere l’ancoraggio prossimale del dispositivo 1.
In altre parole secondo una preferita forma di realizzazione la cuffia può essere sostituita dalla suddetta vite 91 traversa. L’impiego di tale vite traversa è particolarmente utile nelle fratture pluriframmentarie.
Va osservato inoltre che detto almeno un foro passante può avere un profilo qualsivoglia ed in particolare circolare e/o ellittico e/o poligonale e/o mistilineo e potrà essere atto anche, come si vedrà in seguito, a ricevere un altro dispositivo dell’invenzione.
Va osservato inoltre che il corpo principale 2, in altre forme di realizzazione della presente invenzione destinate ad essere impiegate in alcune tipologie di fratture, potrà avere sviluppo assiale leggermente arcuato oppure potrà avere sezioni trasversali differenti dalla circolare quale ad esempio sezione poligonali, ellittiche, o mistilinea. Più in generale la forma del corpo 2 riproduce sostanzialmente la forma dello sviluppo longitudinale dell’osso al quale va applicato.
Per quanto concerne le aperture passanti 5, esse, nella non limitativa forma di realizzazione rappresentata, sono praticate verso l’estremità inferiore 2a, chiamata anche distale, del corpo tubolare 2, per consentire il fissaggio distale del chiodo 1 alla parete interna dell’osso ed hanno preferibilmente la forma di un’asola, come visibile anche nelle figure 8 e 9.
Va osservato che, nel preferito esempio di realizzazione rappresentato, le pareti 50 delle aperture 5 verso cui si muovono i chiodini quando vengono mossi tramite i mezzi di manovra 4 per conficcarsi nell’osso, formano preferibilmente un angolo B acuto rispetto all’asse longitudinale 29 del chiodo 1. Più in particolare esse sono inclinate verso l’estremità superiore 2b detta prossimale e formano con l’asse longitudinale 29 del corpo tubolare 2 un angolo preferibilmente compreso tra 15° e 35°. Tale tipologia di chiodini 3 vengono chiamati anche estroflessi,
Più precisamente, nel particolare esempio di realizzazione rappresentato anche in figura 9, l’asse 55 delle aperture 5 forma con l’asse 9 un angolo B di 30°.
Anche tale soluzione favorisce vantaggiosamente, unitamente alla particolare forma e dimensioni dei chiodini 3 nonché della suddetta forza elastica, la fuoriuscita di questi ultimi dalle rispettive aperture 5 e quindi l’ancoraggio dei chiodini 3 stessi alla parete dell’osso.
Ancora vantaggiosamente tale inclinazione della parete 51 delle aperture 5, visibile in dettaglio nel particolare ingrandito in figura 9, permette ai chiodini 3 di raggiungere e penetrare la parete dell’osso con un angolo di attacco adatto a garantirne una presa perfetta, stabile e priva di movimenti e spostamenti indesiderati.
Ciò viene assicurato anche grazie alla particolare conformazione e curvatura dei chiodini 3 e della loro punta 8. Va osservato che, nel preferito esempio di realizzazione rappresentato, anche le pareti 52 delle aperture 5 verso cui si muovono i chiodini 3 quando vengono mossi tramite i mezzi di manovra 4 per estrarli dall’osso, ovvero le pareti più vicine all’estremità prossimale, sono inclinate rispetto all’asse longitudinale 29 del chiodo 1 ed in particolare formano con l’asse longitudinale 29 del corpo tubolare 2 un angolo C compreso tra 145° e 165° e preferibilmente pari a 150°.
Questo permette vantaggiosamente di facilitare l’operazione di rientro dei chiodini 3 nelle rispettive sedi 6, quando il chirurgo estrae il chiodo 1. Tale soluzione permette inoltre di ottenere che ciascun chiodino 3 percorra sostanzialmente la medesima traiettoria sia durante la fase di ancoraggio all’osso che durante l’estrazione dei chiodini.
Va osservato che, in altre varianti della presente invenzione, le aperture 5 potranno avere inclinazioni differenti purché adatte a raggiungere gli obiettivi predefiniti dell’invenzione. Per quanto concerne i mezzi di manovra 4, visibili nelle figure 1, la e 2, essi sono disposti all’interno del corpo tubolare 2, e comprendono un primo elemento 10 cooperante con un secondo elemento 15 chiamato anche prigioniero rappresentati rispettivamente nelle figure 10, I l e 12, 13.
Più in particolare, nella preferita e non limitativa forma di realizzazione il primo elemento 10 è sostanzialmente cilindrico ed è atto a scorrere assialmente all’interno del corpo principale 2.
Esso individua parte delle sedi 6 ed è provvisto ad una estremità di un foro assiale filettato 12 e all’estremità opposta di un taglio 13 atto ad accogliere la punta di un utensile preferibilmente costituito da un cacciavite, L’operatore in fase di assemblaggio del chiodo, manovrando opportunamente tramite questo cacciavite, opererà per ruotare ed orientare correttamente l’elemento 10 in modo che le punte 8 dei chiodini 3 si impegnino nelle corrispondenti aperture 5.
Ciò consente vantaggiosamente all’elemento cilindrico 10 di scorrere all’interno del corpo tubolare 2 lungo l’asse longitudinale 29 impedendo ogni sua rotazione attorno al medesimo asse.
Per quanto concerne il secondo elemento o prigioniero 15, esso presenta una prima estremità 15a ed una seconda estremità 15b.
La prima estremità 15a è provvista di una prima filettatura preferibilmente destrorsa atta ad impegnarsi nella parte centrale filettata 20 del corpo tubolare 2.
La seconda estremità 15b è provvista di una seconda filettatura opposta alla prima atta ad impegnarsi nel foro 12 filettato dell’elemento cilindrico 10.
Il prigioniero 15 è provvisto inoltre, in corrispondenza delTestremità 15a, di un foro assiale 16 avente una sezione sostanzialmente esagonale atto a ricevere l’estremità corrispondente di un utensile costituito preferibilmente da una chiave T lunga e sottile a testa pure esagonale, mostrata in figura 23, utilizzata dal chirurgo, come si vedrà meglio in seguito, per azionare i mezzi 4.
Più in particolare, il chirurgo, manovrando tale chiave T come mostrato in figura 24, è in grado di porre in rotazione il prigioniero 15 e quindi di ottenere, a seconda del senso di rotazione del prigioniero 15, la traslazione lungo l’asse longitudinale 9, in un senso o in quello opposto, dell’elemento cilindrico 10.
Più precisamente il chirurgo, ruotando in senso antiorario il prigioniero 15, determina lo spostamento del medesimo e il conseguente trascinamento dell’elemento cilindrico 10 verso l’estremità superiore 2b del corpo tubolare 2, operando in tal modo la fuoriuscita dei chiodini 3.
Viceversa, ruotando il prigioniero 15 in senso orario, il chirurgo realizza il rientro dei chiodini 3 nelle rispettive sedi 6
Per quanto concerne le sedi 6 va osservato che esse sono praticate longitudinalmente sulla superficie esterna dell’elemento cilindrico 10.
Più precisamente, esse comprendono una prima porzione 6a atta ad alloggiare l’estremità 7b del corrispondente chiodino 3, ed una seconda porzione 6a atta ad alloggiare il resto del chiodino 3.
Va osservato in particolare che la cavità 6b presenta una profondità P, o altezza, inferiore all’ingombro o altezza h del chiodino 3 che alloggia, ciò per garantire che il chiodino 3 posto all’interno della sede 6 sia in una condizione di compressione.
Più in particolare tale profondità P è compresa preferibilmente tra 2.2 mm e 3 mm e uguale a 2,2 mm e nel particolare esempio rappresentato.
È da osservare che, in altri esempi di realizzazione dell’invenzione, tale profondità potrà avere misure diverse, purché adatte a conseguire gli obiettivi predefiniti dell’invenzione.
Più in generale tale profondità dipende oltre che dall’altezza h del chiodino che deve alloggiare, anche dalle caratteristiche elastiche del chiodino stesso.
Va osservato infine che nella non limitativa forma di realizzazione dell’invenzione rappresentata le sedi 6 sono pari al numero di chiodini 3 e più in particolare sono in numero di tre. Esse sono inoltre disposte angolarmente equidistanziate rispetto all’asse longitudinale 1 1 dell’elemento cilindrico 10 secondo angoli D di 120°, come rappresentato in figura 8.
È chiaro che in altre forme di realizzazione della presente invenzione le sedi 6 potranno essere anche in numero differente e comunque pari al numero dei chiodini 3 e delle aperture 5 e disposte opportunamente, semprechè ciò consenta di raggiungere gli obiettivi previsti dalla presente invenzione.
Un’altra variante esecutiva dell’invenzione si differenzia dalla precedente per il fatto che ciascun elemento di ancoraggio 3 viene portato nella seconda conformazione grazie all’azione di organi che lavorano per contatto con l’elemento stesso. Più in particolare in una prima soluzione tali organi comprendono un piano inclinato contro il quale ciascun elemento va a contatto quando il chirurgo agisce sui mezzi di manovra 4.
Una ulteriore variante esecutiva dell’invenzione si differenzia dalla precedente per il fatto che i mezzi elastici sono preferibilmente costituiti da una o più molle aventi una estremità a contatto con una parete della sede 6 e l’altra estremità che contrasta con il chiodino 3.
Una ulteriore variante esecutiva dell’invenzione si differenzia dalla precedente per il fatto che il bloccaggio prossimale del chiodo 1 si realizza tramite la vite trasversale 91 che si impegna nel foro trasversale 90 del dispositivo 1.
Tale forma di realizzazione è particolarmente adatta ad essere impiegata in caso di fratture pluriframmentarie per la fuoriuscita del dispositivo per contrazione muscolare e la conseguente scomposizione della frattura.
Un’altra forma di realizzazione della presente invenzione indicata complessivamente con il numero 100 nelle figure 14 e 15, si differenzia dalle precedenti per il fatto che i chiodini sono disposti in modo da presentare la loro concavità rivolta in senso opposto alle soluzioni precedentemente descritte e cioè con la concavità non affacciata all’asse del chiodo 1 (c.d. introflessi).
In tal caso le pareti delle aperture 5 sono inclinate in senso inverso alle precedenti ossia inclinate verso l’estremità 2a detta distale. Tali pareti sono atte a ricevere la punta 8 del corrispondente gambo 7 del chiodino che, in tal caso, è rivolta verso l’estremità inferiore 2a del corpo principale 2. Va osservato che tale tipologia di chiodo è particolarmente adatto per la cura delle fratture semplici o pluriframmentate prodotte in prossimità della zona distale dell’osso O.
Un’altra forma di realizzazione della presente invenzione indicata complessivamente con il numero 200 in figura 16, si differenzia dalle precedenti per il fatto di comprendere due gruppi di dispositivi di ancoraggio 3 tra loro distanziati lungo l’asse longitudinale 29 e contrapposti con le rispettive punte 8 affacciate tra loro ed orientate in senso convergente rispetto all’asse 29.
Gli elementi di ancoraggio 3 sono azionabili ciascuno da un corrispondente elemento prigioniero 15. Secondo una preferita forma di realizzazione i due elementi 15 sono inoltre tra loro meccanicamente connessi in modo da consentire un azionamento contemporaneo degli elementi di ancoraggio 3 mediante ad opera del chirurgo.
In tale forma di realizzazione il chiodo è detto “a doppio effetto”, ed è particolarmente adatto per il trattamento di fratture pluriframmentate.
Una ulteriore forma di realizzazione dell’invenzione indicata complessivamente con il numero 300 in figura 17 si differenzia dalla precedente per il fatto che i dispositivi di ancoraggio 3 sono disposti con le rispettive punte 8 tra loro non affacciate ed orientate in senso divergente rispetto all’asse 29.
Un’altra forma di realizzazione della presente invenzione indicata complessivamente con il numero 400 in figura 18, si differenzia dalle precedenti per il fatto di comprendere due dispositivi del tipo sopra descritto, tra loro cooperanti ed indicati rispettivamente con i numeri 500 e 600.
Tale dispositivo 400 è particolarmente adatto ad essere impiegata per il trattamento di fratture cosiddette persottotrocanteriche.
Più in particolare questa realizzazione si differenzia dalla precedenti per il fatto che almeno una parte del profilo esterno del dispositivo 600, mostrata in particolare in figura 19, è poligonale o più in generale mistilinea. Più precisamente tale zona interessa l’estremità prossimale del dispositivo 600 e permette vantaggiosamente l’accoppiarsi di due dispositivi 500 e 600, impedendone la rotazione reciproca rispetto ai corrispondenti assi longitudinali.
Va osservato inoltre che quest’ultima soluzione prevede l’impiego di un dispositivo 500 avente un corpo tubolare 502 con uno sviluppo assiale leggermente curvato atto a seguire la sagoma dell’osso e prevede l’inserimento di un ulteriore dispositivo 600 atto a effettuare la presa tramite i chiodini 3 in una parte dell’osso sostanzialmente ad una distanza non trascurabile dalla frattura.
Va osservato altresì che in tal caso la ricomposizione della frattura viene realizzata impiegando due dispositivi aventi il primo chiodini 3 estroflessi e l’altro chiodini 3 di tipo inverso.
Va osservato inoltre che nella soluzione suddetta il dispositivo 402 impedisce la rotazione della parte prossimale della frattura mentre la rotazione tra i due dispositivi 500 e 600 viene impedita dalla presenza di una connessione con ottagono, mostrata in figura 19.
In un’ulteriore forma di realizzazione dell’invenzione, rappresentata in figura 20, un chiodo 700 è inserito nel collo di un femore fratturato.
Va osservato che gli elementi di ancoraggio 3 del dispositivo 700 sono posizionati in corrispondenza della parte 81 a diametro maggiore del femore. Tali elementi di ancoraggio 3 presentano le punte 8 disposte verso l’estremità distale 702a del corpo tubolare del dispositivo 700.
Il fissaggio dell’estremità 702b del corpo tubolare 702 al moncone 82 dell’osso fratturato avviene tramite una vite 701, mostrata anche nelle figure 21 e 22, che viene prima infilata su una speciale bussola 724 a forma di rondella ad espansione munita di due labbra simmetriche 723 e poi avvitata sull’estremità 702b del corpo tubolare 702 del chiodo 700. Verrà ora descritto il funzionamento del chiodo dell’ invenzione facendo riferimento alla preferita forma di realizzazione rappresentata in figura 1 , non essendoci sostanziali differenze con le altre realizzazioni descritte.
Operativamente il chirurgo, dopo aver praticato il foro nell’osso del paziente da ricomporre, inserisce il chiodo 1 che è configurato come rappresentato in figura 24.
Più in particolare il chiodo è configurato con ciascuno degli elementi 3 alloggiato e compresso nelle rispettive sedi 6 con le punte che interessano le rispettive aperture 5 ma non sporgono dal corpo 2, come mostrato nel particolare ingrandito di figura 24a.
Successivamente il chirurgo agisce con la chiave sul prigioniero 15 portandolo in rotazione.
Ciò fa si che gli elementi 3 si spostino assialmente in modo che il punto di contatto tra la superficie 31 di ciascun elemento 3 ed il bordo 50 dell’apertura 5 si sposti, favorendo così ciascun elemento 3 nel riportarsi elasticamente alla sua forma naturale.
Ciascun chiodino 3 infatti tenderà naturalmente a portare la punta 8 a sporgere dal corpo 2 dirigendosi verso la parete dell’osso, come mostrato in particolare in figura 24b.
Tale soluzione impedisce vantaggiosamente che gli elementi di ancoraggio 3, ed in particolare le loro estremità, durante la loro fuoriuscita dalle rispettive aperture, entrino in contatto con il bordo 52 dell’apertura 5 stessa. Infatti la suddetta forza elastica spinge l’estremità del chiodo a conficcarsi nell’osso favorendo tale azione.
Il chirurgo, continuando ad agire sulla chiave T, fa fuoriuscire ulteriormente i chiodini 3 muovendoli lungo l’asse longitudinale 29 del dispositivo 1 fino ottenendo una rotazione di ciascun chiodino 3 rispetto all’asse 30 trasversale all’asse longitudinale 29 del dispositivo 1. Inoltre ciascun chiodino 3 si porta in contatto tramite la sua superficie 32 con l’altra parete indicata con il numero 52 dell’apertura 5. Ciò guida vantaggiosamente il chiodino 3 nella sua traiettoria di ingresso nella corticale dell’osso sfruttando le caratteristiche elastiche del chiodino stesso.
Ciò consente vantaggiosamente di agevolare l’uscita degli elementi 3.
Questo permette inoltre di controllare l’angolo di incidenza di ciascun elemento sulla corticale migliorandone così l’efficacia.
Infine, dopo aver ancorato gli elementi 3, il chirurgo procede ad estrarre la chiave T e ad installare della cuffia 24 o della vite traversa 91, bloccandola all’osso.
Per estrarre il dispositivo, il chirurgo agisce compiendo le operazioni sopra descritte in ordine inverso. In tal caso l’azione elastica favorisce il rientro di ciascun chiodino 3. In altre parole ciascun elemento di ancoraggio 3 è atto a portarsi elasticamente dalla prima posizione di riposo alla seconda posizione di lavoro favorito in questo anche dalla sua rotazione attorno all’asse trasversale 30.
Tale tendenza naturale di ciascun elemento di ancoraggio al ritorno elastico alla propria forma originaria favorisce sia la fuoriuscita che il rientro dell’elemento stesso dal/nel dispositivo 1.
Infatti, non appena la sua estremità raggiunge l’apertura 5 esso tende naturalmente ad assumere la sua propria forma portando così la sua estremità 8 a sporgere dal corpo principale 2 ed in particolare a superare lo spessore del bordo del corpo principale che delimita l’apertura 5. Questo garantisce che l’elemento di ancoraggio 3 fuoriesca dalla sede 6 senza che la sua estremità 8 possa raggiungere il bordo opposto 52 dell’apertura provocando il bloccaggio del chiodino 3 stesso.
Gli elementi 3 fuoriescono così radialmente dal corpo tubolare 2 attraverso le corrispondenti aperture passanti 5 per impiantarsi nella parete interna P dell’osso O, in modo liscio e scorrevole, senza impuntamenti e/o ingrippamenti e/o ostacoli vari e/o quant’altro possa impedire o limitare questa azione.
Ciò consente vantaggiosamente ai chiodini 3 di scorrere e scivolare opportunamente attraverso le aperture 5 per rientrare nelle proprie sedi 6 anche quando, durante la rimozione del chiodo 1 , il chirurgo agisce sui mezzi 4.
Va osservato inoltre che il fissaggio distale del dispositivo al ottenuto attraverso i chiodini che si ancorano al moncone dell’osso interessato dalla frattura, non necessita, di realizzare alcuna radiografia atta ad individuare il foro atto a ricevere la vite traversa di bloccaggio, prevista nei chiodi di tipo tradizionale.
Quantunque l’invenzione sia stata descritta facendo riferimento alle allegate tavole da disegno, essa potrà subire modifiche in fase di realizzazione, tutte rientranti nel medesimo concetto inventivo espresso dalle rivendicazioni di seguito riportate e pertanto protette dal presente brevetto. Si evidenzia inoltre che ove le caratteristiche menzionate nelle rivendicazioni di seguito riportate siano seguite da segni di riferimento, essi sono da intendersi come utili a migliorare rintelleggibilità della rivendicazione stessa e non quali limitazioni nell'interpretazione della stessa.
Va sottolineato inoltre che tutti i particolari sono sostituibili da altri elementi tecnicamente equivalenti e che i materiali impiegati, purché compatibili con l'uso contingente, nonché le dimensioni dei vari elementi, potranno essere qualsiasi, in funzione delle esigenze.

Claims (2)

  1. RIVENDICAZIONI 1) Dispositivo per la riduzione di una frattura ossea (1, 100, 200, 300, 400, 500, 600, 700) comprendente un corpo principale (2) ed uno o più elementi di ancoraggio (3) atti ad essere mossi, tramite mezzi di manovra (4) da una posizione di riposo aH’interno del corpo principale (2) ad una posizione di lavoro, esterna a detto corpo principale (2) caratterizzato dal fatto di comprende inoltre mezzi elastici che cooperano con detti elementi di ancoraggio (3) per spingere detti uno o più elementi di ancoraggio (3) verso l’esterno di detto corpo principale (2) attraverso una corrispondente apertura (5) quando vengono azionati detti mezzi di manovra (4).
  2. 2) Dispositivo secondo la rivendicazione 1), caratterizzato dal fatto che in detta posizione di riposo ciascuno di detti uno o più elementi di ancoraggio (3) si dispone in modo che la sua estremità atta a conficcarsi nell’osso (O) interessi detta apertura (5) e non sporga da detto corpo principale (2). 4) Dispositivo secondo la rivendicazione 3) caratterizzato dal fatto che in detta posizione di riposo ciascuno di detti uno o più elementi di ancoraggio (3) sono alloggiati in rispettive sedi (6). 5) Dispositivo (200, 300) secondo la rivendicazione 4), caratterizzato dal fatto che durante la fuoriuscita/rientro di ciascuno di detti uno o più elementi di ancoraggio (3) da/in detta sede (6), una superficie (31 , 32) di detto elemento di ancoraggio (3) entra in contatto con una parete (50, 51, 52) di detta apertura (5) per guidare ciascuno di detti uno o più elementi di ancoraggio (3). 6) Dispositivo (200, 300) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che durante la fuoriuscita di detti uno o più elementi di ancoraggio (3) ciascuno di essi ruota rispetto ad una asse (30) trasversale all’asse longitudinale (29) di detto dispositivo (1) per favorirne la fuoriuscita attraverso detta almeno una apertura (5). 7) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che detti mezzi elastici sono costituiti da detti elementi di ancoraggio (3) detti elementi di ancoraggio (3) essendo realizzati con un materiale elastico e/o a memoria. 8) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che in detta posizione di riposo ciascuno di detti uno o più elementi di ancoraggio (3) è compresso airinterno di una sua corrispondente sede (6). 9) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che detti elementi di ancoraggio (3) comprendono un gambo (7) avente una prima estremità (7a) con una parte terminale acuminata (48) atta ad impiantarsi nell’osso ed una seconda estremità (7b) provvista di organi di collegamento (9) a detti mezzi di azionamento (4), detto gambo essendo sagomato ed avendo una lunghezza (L) ed una altezza (h). 10) Dispositivo secondo la rivendicazione 9) caratterizzato dal fatto che detto gambo sagomato (7) è arcuato e riproduce sostanzialmente un arco di circonferenza o un arco di ellisse o un arco di parabola, 11) Dispositivo secondo le rivendicazioni 9) o 10) caratterizzato dal fatto che detti organi di collegamento (9) comprendono una estremità (7b) di ciascun elemento di ancoraggio (3) detta estremità essendo opportunamente conformata per essere accolta in una corrispondente cavità (8) appartenete ai detti mezzi di manovra (4). 12) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che detti mezzi di manovra (4) comprendono un primo elemento (10) atto a scorrere assialmente all’interno di detto corpo principale (2) meccanicamente connesso ad un secondo elemento (15) avente una prima filettatura atta ad accoppiarsi con una corrispondente filettatura realizzata in detto corpo principale (2), detto secondo elemento (15) essendo atto ad essere posto in rotazione tramite un utensile (T). 13) Dispositivo secondo la rivendicazione 12) caratterizzato dal fatto che almeno una parte di dette sedi (6) sono realizzate longitudinalmente sulla superficie esterna di detto primo elemento (10) e comprendono una prima porzione (6a) atta ad alloggiare una estremità (7b) di detto almeno un elemento di ancoraggio (3). 14) Dispositivo secondo la rivendicazione 13) caratterizzato dal fatto che detta porzione (6a) di detta sede (6) presenta una profondità (P) inferiore altezza h dell’elemento di ancoraggio (3) che alloggia. 15) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che detti mezzi elastici comprendono da una o più molle aventi una estremità a contatto con una parete di detta sede (6) e l’altra estremità che contrasta con detto elemento di ancoraggio (3). 16) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che dette aperture (5) sono asole delimitate da pareti (51, 52). 17) Dispositivo secondo la rivendicazione 16) caratterizzato dal fatto che dette pareti (51, 52) formano rispetto all’asse longitudinale (29) di detto corpo principale (2) un angolo compreso tra 72° e 68° e preferibilmente pari a 35°. 18) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che l’asse (55) di dette aperture passanti (5) formano preferibilmente un angolo (B) acuto rispetto all’asse longitudinale (29) di detto corpo principale (2). 19) Dispositivo secondo la rivendicazione 18) caratterizzato dal fatto che detto angolo (B) è compreso tra 72° e 68° e preferibilmente pari a 35°. 20) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che detti uno o più elementi di ancoraggio (3) sono disposti radialmente ad un angolo (A) pari a circa 120 gradi l’uno dall’altro rispetto ad un asse longitudinale (9) di detto corpo principale (2). 21) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che detti elementi di ancoraggio (3) sono realizzati in materiale metallico o ceramico o plastico o sinterizzato. 22) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che detto corpo principale (2) comprende un corpo cavo provvisto dei dette aperture passanti (5) ed avente una prima ed una seconda estremità (2a, 2b). 23) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che detto corpo principale (2) presenta almeno un tratto sostanzialmente avente forma esternamente poligonale. 2 4) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto di comprende inoltre una cuffia (21) atta ad essere appoggiata sulla parete esterna dell’osso ed ancorabile a detto osso. 25) Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto di comprende inoltre un foro passante (90) trasversale atto a ricevere una vite di ancoraggio (91) a detto osso e/o u n altro dispositivo (1)· 26) Dispositivo secondo la rivendicazione 25) caratterizzato dal fatto che detto foro passante (90) trasversale presenta una sezione circolare e/o ellittica e/o poligonale e/o mistilinea. 27) Dispositivo (100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che almeno uno di detti uno o più elementi di ancoraggio (3) presentano la loro concavità non affacciata all’asse longitudinale (29) di detto corpo principale (2) (c.d. introflessi). 28) Dispositivo (1) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni da 1) a 27) caratterizzato dal fatto che almeno uno di detti uno o più elementi di ancoraggio presentano la loro concavità affacciata all’asse longitudinale (29) di detto corpo principale (2) (c.d. estroflessi). 29) Dispositivo (200, 300) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto di comprendere due gruppi di uno o più elementi di ancoraggio (3) tra loro distanziati lungo l’asse longitudinale (29) di detto corpo principale (2).
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