ITUB201590314U1 - Impianto dentale a lama. - Google Patents

Impianto dentale a lama.

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ITUB201590314U1
ITUB201590314U1 ITUB2015U090314U ITUB201590314U ITUB201590314U1 IT UB201590314 U1 ITUB201590314 U1 IT UB201590314U1 IT UB2015U090314 U ITUB2015U090314 U IT UB2015U090314U IT UB201590314 U ITUB201590314 U IT UB201590314U IT UB201590314 U1 ITUB201590314 U1 IT UB201590314U1
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IT
Italy
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anchoring means
implant
bone
blade
threaded
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ITUB2015U090314U
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Emilio Campetti
Franco Rossi
Carlo Luca Dal
Marco Pasqualini
Original Assignee
Bio Micron S A S Di Campetti Emilio & C
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Description

“IMPIANTO DENTALE A LAMA”
DESCRIZIONE
Il presente trovato è relativo ad un impianto dentale a lama. In particolare, il presente trovato è relativo ad un impianto dentale a lama migliorato che conferisce maggior resistenza all’impianto stesso e previene eventuali rotture della protesi impiantata.
Il presente trovato è destinato, dunque, ad essere utilizzato in campo odontoiatrico per riabilitare funzionalmente ed esteticamente la perdita o la mancanza congenita di uno o più denti.
Le ricerche più complesse in campo odontoiatrico attualmente riguardano la branca dell’implantologia e sono mirate alla realizzazione di dispositivi impiantabili dentali utilizzabili come supporti per il riposizionamento di elementi dentali mancanti. Lo scopo principale è pertanto quello di migliorare i materiali costitutivi, le tecniche implantoprotesiche, le prestazioni meccaniche e i tempi di guarigione.
I primi impianti sperimentati su pazienti edentuli, ovvero privo di denti, furono caratterizzati da numerosi fallimenti clinici causati degli effetti collaterali che si presentavano dopo l’inserzione dell’impianto nell’ambiente biologico del cavo orale.
Alla fine degli anni sessanta vennero eseguiti studi sull’interazione tra osso e impianti dentali e si scoprì il fenomeno dell’osteointegrazione. Sulla base dei risultati ottenuti da queste ricerche, furono stabilite le metodiche fondamentali da rispettare al fine di ottenere un successo a lungo termine della terapia implantare. Con il termine di osteointegrazione si intende l'intima unione tra un osso e un impianto artificiale senza tessuto connettivo apparente. Si definisce intima unione la situazione nella quale lo spazio e i movimenti relativi fra osso e impianto non superano i 100 micron. Pertanto i fattori fondamentali da considerare per ottenere impianti stabili, oltre che riguardare la condizione clinica del paziente e la tecnica chirurgica utilizzata, sono legati alla scelta del materiale con cui si realizza l’impianto, al tipo di conformazione geometrica, agli eventuali condizionamenti o lavorazioni superficiali e alle condizioni di sollecitazioni applicate.
Il termine impianto, in campo medico, si riferisce ad un dispositivo medicale progettato per essere inserito chirurgicamente al posto di una parte del corpo, in modo da ripristinare la normale funzionalità persa a causa di un trauma o di una patologia.
L’evoluzione delle tecnologie mediche mira non solo a migliorare lo stato fisico dei pazienti, ma anche la loro qualità di vita.
L’implantologia odontoiatrica è il ramo più recente della moderna odontoiatria e, ultimamente, ha raggiunto livelli di sicurezza, affidabilità e successi nel tempo tali da renderla la soluzione ottimale per qualsiasi caso di sostituzione di elementi dentali persi per un trauma, una patologia o per cause congenite.
Con il termine “impianti dentali” ci si riferisce a dispositivi che sostituiscono la parte radicale di uno o più denti mancanti, sopra la quale è successivamente posizionata la corona artificiale. Tutti gli impianti sono costituiti da tre componenti fondamentali: il corpo dell’impianto (fixture), il moncone (abutment) e la vite del moncone.
La fixture, dopo un’accurata fase diagnostica, è impiantata completamente sommersa nell’osso e ricoperta dalla gengiva. Dopo un periodo di pausa, variabile tra i 4 e i 6 mesi, si effettua una seconda fase chirurgica che consiste nella riapertura della gengiva, lo scoprimento della fixture e la connessione ai monconi, sui quali saranno cementate o avvitate le corone di porcellana.
In base alle loro caratteristiche strutturali, gli impianti dentali possono essere classificati nel seguente modo:
– impianti endossei: a forma di radice, a lama;
– impianti sub-periostei: completi, unilaterali, circonferenziali;
– impianti trans-ossei: a graffetta, a perno singolo, ad ago.
Gli impianti endossei a lama sono utilizzati quando lo spessore dell’osso è insufficiente, ma si ha un’adeguata profondità. Questi impianti sono costituiti da una fixture metallica piatta, che è inserita all’interno dell’osso.
Questi impianti possono avere forme diverse, da adattare alla struttura anatomica nella quale l’impianto deve essere inserito. La dimensione medio-distale dell’impianto è generalmente maggiore di quella del dente e questo può causare difficoltà per il posizionamento del dente stesso.
Attualmente il mercato offre differenti tipi di impianti endossei a lama, che si differenziano principalmente in base alla forma della porzione che deve essere inserita direttamente nell’osso.
EP0676180B1 descrive un impianto endosseo a lama per il supporto di protesi dentarie comprendente una porzione allungata, o lama, da inserire direttamente nell’osso, e da una porzione cava protrudente dalla lama atta ad accogliere il perno moncone presente sulla protesi da impiantare. La problematica principale di questo tipo di impianto è legata alla fragilità del punto ove la porzione cava si innesta sulla lama dell’impianto stesso. Infatti in tale punto, essendoci uno spessore del metallo minore, possono verificarsi rotture o piegamenti causati dallo sforzo che il perno moncone, associato alla protesi, esercita sull’impianto, ad esempio durante la normale fase di masticazione.
US4997383 descrive un impianto del tipo a lama in cui il perno moncone presenta inclinazioni differenti al fine di ottimizzare la posizione della protesi nell’arco dentale. Il perno moncone si inserisce in una cavità presente nella lama dell’impianto, come chiaramente illustrato in figura 12. Anche in caso questo la porzione ove si inserisce il perno moncone può presentare dei punti di fragilità, compromettendo totalmente l’impianto dentale.
GB2193640A descrive una lama endossea provvista di una porzione protrudente posta nella porzione superiore della lama. La porzione protrudente comprende una testa cava per il fissaggio della protesi o di un adattatore. Anche questa soluzione tecnica presenta però le problematiche citate in precedenza, in particolare la lama presenta un punto di possibile rottura in corrispondenza della porzione protrudente, come indicato in figura 1 con il numero 19.
Sarebbe pertanto desiderabile disporre di impianto endosseo a lama in grado di resistere alle sollecitazioni impartite dalla protesi ad esso associato senza comprometterne la stabilità.
Sarebbe inoltre desiderabile disporre di impianto endosseo a lama che non presenti punti di possibile rottura, in modo da durare nel tempo ed non dover essere sostituito.
Sarebbe ancora desiderabile disporre di un impianto endosseo a lama che permetta di fissare il perno moncone associato alla protesi in modo facile e veloce, così da permettere un lavoro agevole al medico ed eventualmente permettere la rapida sostituzione della protesi senza compromettere la stabilità dell’impianto.
Sarebbe infine desiderabile disporre di un impianto endosseo a lama che garantisca una elevata tenuta del perno moncone dopo il suo fissaggio, in modo da evitare che la protesi associata al perno moncone possa staccarsi dall’impianto dentale.
Uno scopo del presente trovato è pertanto di provvedere un impianto endosseo a lama migliorato, che garantisca la maggior tenuta possibile con il perno moncone, evitando che esso possa svitarsi o staccarsi dall’impianto stesso.
Un ulteriore scopo del presente trovato è di provvedere un impianto endosseo a lama che non presenti punti critici di rottura, in modo da evitare eventuali sostituzioni dell’impianto stesso. Ancora uno scopo del presente trovato è di provvedere un impianto endosseo a lama che permetta un facile posizionamento del perno moncone e quindi della protesi dentale, in modo da velocizzare le operazioni ed eventualmente provvedere alla semplice sostituzione o rimozione di una protesi usurata o compromessa.
I suddetti ed altri scopi e vantaggi del trovato, quali risulteranno dal seguito della descrizione, vengono raggiunti mediante un impianto dentale per l’ancoraggio di un dente o di una protesi dentale nell’osso mandibolare di un individuo comprendente un primo mezzo di ancoraggio atto ad essere inserito nell’osso e di almeno un secondo mezzo di ancoraggio accoppiabile a detto primo mezzo di ancoraggio ed atto ad essere inserito nel dente o nella protesi dentale, in cui il primo mezzo di ancoraggio è provvisto di una porzione atta ad essere inserita nell’osso, e di almeno un perno filettato protrudente dalla porzione atta ad essere inserita nell’osso, il perno filettato essendo atto ad essere accoppiato al secondo mezzo di ancoraggio, il quale è provvisto di una cavità filettata atta ad essere accoppiata al perno filettato del primo mezzo di ancoraggio.
Con la struttura suddetta si dispone di un impianto dentale robusto ed affidabile, che non prevede punti critici ove si può incrinare o rompere, ed al contempo permette un rapido fissaggio della protesi dentale.
Preferibilmente il primo mezzo di ancoraggio dell’impianto dentale è altresì provvisto di una porzione non filettata posta in prossimità di detta porzione atta ed essere inserita nell’osso mandibolare, la quale presenta un diametro maggiore del diametro della porzione filettata di detto perno, in modo da costituire una superficie di battuta per detto secondo mezzo di ancoraggio.
Il primo mezzo di ancoraggio dell’impianto dentale secondo la presente invenzione può essere provvisto di due perni filettati protrudenti dalla porzione atta ad essere inserita nell’osso. In tale realizzazione è possibile accoppiare due secondi mezzi di ancoraggio ai rispettivi perni filettati cosicché si possa effettuare un doppio impianto dentale con una sola lama posizionata nell’osso.
Con la struttura suddetta si assicura un corretto serraggio del secondo mezzo di ancoraggio sul primo mezzo di ancoraggio, evitando che esso si possa svitare e muovere dalla sua posizione ottimale.
Preferibilmente il secondo mezzo di ancoraggio di cui è provvisto l’impianto dentale secondo il presente trovato, presenta in detta cavità filettata una porzione non filettata posta in prossimità dell’imboccatura della cavità filettata. La porzione non filettata presenta un diametro maggiore del diametro della porzione filettata di detta cavita, in modo da costituire una superficie di battuta complementare alla superficie di battuta del primo mezzo di ancoraggio.
In tal modo, come già descritto in precedenza, si ottiene un serraggio sicuro e resistente del secondo mezzo di ancoraggio sul primo mezzo di ancoraggio.
Preferibilmente il primo mezzo di ancoraggio atto ad essere inserito nell’osso presenta uno spessore compreso tra 1,4 mm e 1,8 mm, ancor più preferibilmente compreso tra 1,5 mm e 1,7 mm.
In questo modo si ottiene un impianto dentale che può essere facilmente inserito nell’osso mandibolare di qualsiasi individuo, anche in casi di scarsa presenza di materiale osseo dovuto a malattie o ad incidenti.
Preferibilmente l’impianto dentale secondo la presente invenzione è costituito di un materiale metallico biocompatibile, in modo da evitare eventuali rigetti dell’impianto che possono portare alla necessità di rimuovere l’intero impianto endosseo dall’individuo.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi del presente trovato risulteranno maggiormente chiari dalla descrizione delle forme di realizzazione, illustrate a titolo esemplificativo e non limitativo nelle allegate Figure, in cui:
- la Figura 1 è una vista prospettica del primo mezzo di ancoraggio di una forma di realizzazione di un impianto a lama secondo la presente invenzione.
- la Figura 2 è una seconda vista prospettica del primo mezzo di ancoraggio di una forma di realizzazione di un impianto a lama secondo la presente invenzione.
- la Figura 3 è una vista prospettica del secondo mezzo di ancoraggio di un impianto a lama secondo la presente invenzione.
- la Figura 4 è una seconda vista prospettica del secondo mezzo di ancoraggio di un impianto a lama secondo la presente invenzione.
- la Figura 5 è una vista ortogonale in sezione longitudinale del secondo mezzo di ancoraggio di un impianto a lama secondo la presente invenzione.
- la Figura 6 è una vista prospettica in sezione longitudinale del secondo mezzo di ancoraggio di un impianto a lama secondo la presente invenzione.
- le Figure 7a,7b, 7c, 7d e 7e illustrano differenti forme di realizzazione del primo mezzo di ancoraggio di un impianto a lama secondo la presente invenzione.
Con riferimento alle figure allegate l’impianto dentale secondo la presente invenzione, comprende un primo mezzo di ancoraggio 10 accoppiabile ad un secondo mezzo di ancoraggio 20.
In figura 1 e in figura 2 è illustrata una prima forma di realizzazione del primo mezzo di ancoraggio 10. Tale mezzo di ancoraggio 10 è provvisto di una porzione allungata 11, detta lama, atta ad essere inserita nell’osso mandibolare. In particolare tale porzione presenta un profilo rastremato verso la parte terminale della porzione stessa in modo tale da configurarsi come una vera e propria lama ed essere pertanto facilmente inseribile nella porzione ossea in cui si intende fissare l’impianto. La lama presenta nella sua parte superiore, uno spessore compreso tra 1,4 e 1,8 mm, in modo da poter garantire sia una facile introduzione nell’osso sia una robustezza adeguata, in modo da evitare rotture o piegamenti della lama stessa.
Preferibilmente lo spessore è compreso tra 1,5 e 1,7 mm e ancor più preferibilmente lo spessore di detta la ma è di 1,6 mm ovvero la misura ottimale per garantire entrambe le caratteristiche sopra citate.
La lama è provvista di una protuberanza 15 che si estende perpendicolarmente alla lunghezza della lama 11. La protuberanza comprende un perno filettato 12 atto all’accoppiamento di detto primo mezzo di ancoraggio 10 con il secondo mezzo di ancoraggio 20. Il perno filettato 12 è altresì provvisto di una porzione non filettata 13 in prossimità della lama 11. La porzione non filettata 13 del perno filettato 12 presenta un diametro maggiore del diametro del perno filettato 12 in modo che, nel punto di contatto tra la porzione filettata e la porzione non filettata del perno 12, si venga a creare una superficie di battuta 14 perpendicolare all’asse longitudinale del perno filettato 12.
Tale superficie di battuta 14, entrando in contatto con una corrispondente superficie di battuta presente nel secondo mezzo di ancoraggio 20, come verrà in seguito descritto, permette un bloccaggio tenace e sicuro del secondo mezzo di ancoraggio 20 sul primo mezzo di ancoraggio 10. Il contatto con le due superfici di battuta, essendo parallele l’una rispetto all’altra, è in grado di creare un attrito tale da impedire che il secondo mezzo di ancoraggio possa svitarsi e staccarsi dal primo mezzo di ancoraggio.
Come illustrato nelle figure 7a, 7b, 7c, 7d, e 7e, il primo mezzo di fissaggio 10 può essere vantaggiosamente realizzato con differenti forme, in particolare con differenti forme dalla lama 11 atta ad essere inserita nell’osso. Le differenti forme di realizzazione della lama garantiscono una scelta differenziata in funzione della tipologia di osso in cui si deve effettuare l’impianto, ovvero in base allo spessore dell’osso, alla posizione dell’impianto all’interno dell’arcata dentale o ancora in base a specifiche necessità costruttive dell’impianto. In una forma di realizzazione alternativa, non illustrata nelle unite figure, il primo mezzo di ancoraggio può essere provvisto di due perni filettati protrudenti dalla porzione atta ad essere inserita nell’osso. Questa particolare conformazione permette di effettuare un impianto multiplo utilizzando la stessa lama inserita nell’osso, ovvero permette di impiantare più protesi adiacenti senza dover effettuare molteplici interventi di inserzione della lama nell’osso. Questa tipologia di impianti permette quindi di ridurre lo stress da intervento in pazienti che necessitano di molteplici impianti, riducendo inoltre i rischi legati all’intervento di posizionamento della lame e riducendo inoltre i tempi di osteointegrazione della lama all’interno dell’osso mandibolare.
Nelle figure 3 e 4 è illustrato il secondo mezzo di ancoraggio 20 atto ad essere accoppiato al primo mezzo di ancoraggio 10 per mezzo di un accoppiamento a vite.
Il secondo mezzo di ancoraggio 20, definito anche perno moncone, è atto a supportare la protesi dentale o il dente da impiantare in modo da poter essere successivamente inserito nell’arcata dentale tramite l’accoppiamento con il primo mezzo di ancoraggio 10 inserito all’interno dell’osso mandibolare.
L’accoppiamento del primo mezzo di ancoraggio 10 con il secondo mezzo di ancoraggio 20 avviene tramite la vite filettata 12 presente sul primo mezzo di ancoraggio 10 e la cavità filettata 21 di cui è provvisto il secondo mezzo di ancoraggio 20.
Pertanto il perno moncone, e di conseguenza la protesi dentale o il dente, viene avvitato sul primo mezzo di accoppiamento dopo che la lama è stata posizionata nell’osso mandibolare e si sono ottenuti i fenomeni di osteointegrazione che permettono all’impianto di resistere alle sollecitazioni e di perdurare nel tempo.
Come mostrato nelle figure 5 e 6, il perno moncone, nella sua cavità filettata 21, è provvisto di una porzione non filettata 22 realizzata in prossimità dell’imboccatura della cavità stessa. La porzione non filettata 22 permette un’agevole imboccatura del perno moncone sul perno filettato 12 del primo mezzo di accoppiamento 10, evitando inoltre che si possa rovinare la filettatura sia del perno 12 che della cavità 21.
La porzione non filettata 22 del perno moncone presenta un diametro maggiore del diametro della cavità filettata 21 in modo tale da creare un superficie di battuta 23 perpendicolare all’asse longitudinale passante per il centro della cavità 21.
La superficie di battuta 23, entrando in contatto con la corrispondente superficie di battuta 14 presente nel primo mezzo di ancoraggio 10, permette un bloccaggio tenace e sicuro del perno moncone sul primo mezzo di ancoraggio 10, come descritto in precedenza.
L’impianto dentale secondo il presente trovato è vantaggiosamente costituito di un materiale metallico biocompatibile, ovvero un materiale in grado di essere metabolizzato dall’organismo senza nessun effetto dannoso sulle funzioni vitali. I principali esempi di materiali biocompatibili sono: il Titanio (ASTM F67-02) e le sue leghe e l’Acciaio e le sue leghe.

Claims (9)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Impianto dentale per l’ancoraggio di un dente o di una protesi dentale nell’osso mandibolare di un individuo, comprendente un primo mezzo di ancoraggio (10) atto ad essere inserito nell’osso e di almeno un secondo mezzo di ancoraggio (20) accoppiabile a detto primo mezzo di ancoraggio ed atto ad essere inserito nel dente o nella protesi dentale, caratterizzato dal fatto che detto primo mezzo di ancoraggio (10) è provvisto di una porzione (11) atta ad essere inserita nell’osso e di almeno un perno filettato (12) protrudente da detta porzione (11) ed atto ad essere accoppiato a detto secondo mezzo di ancoraggio (20); detto secondo mezzo di ancoraggio (20) essendo provvisto di una cavità filettata (21) atta ad essere accoppiata a detto perno filettato (12) di detto primo mezzo di ancoraggio (10).
  2. 2. Impianto dentale secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detto perno filettato (12) è provvisto altresì di una porzione non filettata (13) in prossimità di detta porzione atta ed essere inserita nell’osso mandibolare (11).
  3. 3. Impianto dentale secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detta porzione non filettata (13) presenta un diametro maggiore del diametro della porzione filettata di detto perno (12), in modo da costituire una superficie di battuta (14) per detto secondo mezzo di ancoraggio (20).
  4. 4. Impianto dentale secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta porzione (11) atta ad essere inserita nell’osso è provvista di due perni filettati (12) protrudenti da detta porzione (11).
  5. 5. Impianto dentale secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detto secondo mezzo di ancoraggio (20) presenta in detta cavità filettata (21) una porzione non filettata (22) realizzata in prossimità dell’imboccatura di detta cavità (21).
  6. 6. Impianto dentale secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detta porzione non filettata (22) di detta cavità (21) presenta un diametro maggiore del diametro della porzione filettata di detta cavita (21), in modo da costituire una superficie di battuta (23) complementare a detta superficie di battuta (14) di detto primo mezzo di ancoraggio (10).
  7. 7. Impianto dentale secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto primo mezzo di ancoraggio (10) atto ad essere inserito nell’osso presenta uno spessore compreso tra 1,4 mm e 1,8 mm.
  8. 8. Impianto dentale secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detto primo mezzo di ancoraggio (10) atto ad essere inserito nell’osso presenta uno spessore compreso tra 1,5 mm e 1,7 mm.
  9. 9. Impianto dentale secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di essere costituito di un materiale metallico biocompatibile.
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