ITUB20150822A1 - Distanziatore livellante per la posa in opera di manufatti lastriformi. - Google Patents

Distanziatore livellante per la posa in opera di manufatti lastriformi. Download PDF

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ITUB20150822A1
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Italy
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ITUB2015A000822A
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Inventor
Riccardo Sighinolfi
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Raimondi Spa
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    • EFIXED CONSTRUCTIONS
    • E04BUILDING
    • E04FFINISHING WORK ON BUILDINGS, e.g. STAIRS, FLOORS
    • E04F21/00Implements for finishing work on buildings
    • E04F21/0092Separate provisional spacers used between adjacent floor or wall tiles

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Description

DESCRIZIONE
del Brevetto Italiano per Invenzione Industriale dal titolo: ?DISTANZIATORE LIVELLANTE PER LA POSA IN OPERA DI MANUFATTI
LASTRIFORMI?
CAMPO TECNICO
La presente invenzione riguarda un dispositivo distanziatore livellante per la posa in opera di manufatti lastriformi, quali piastrelle, lastre di pietra naturale o simili, per il rivestimento di superfici, quali superfici calpestabili, pavimenti, rivestimenti di pareti o soffitti e simili. TECNICA PREESISTENTE
Nel settore della posa in opera delle piastrelle per il rivestimento di superfici, quali pavimentazioni, pareti e simili, ? noto l?impiego di dispositivi distanziatori che, oltre a distanziare le piastrelle, ne permettono la disposizione planare, ovvero sono tali da porre la superficie in vista delle piastrelle sostanzialmente complanare; tali dispositivi sono comunemente detti dispositivi distanziatori livellanti.
I dispositivi distanziatori livellanti di tipo noto comprendono generalmente una base, posizionabile al di sotto della superficie di posa di almeno due (tre o quattro) piastrelle adiacenti, da cui si erge almeno un elemento separatore, atto a contattare, tramite le sue fiancate laterali, i fianchi affacciati delle due (tre o quattro) piastrelle da disporre accostate sulla superficie di posa definendo l?ampiezza della fuga interposta tra le piastrelle.
Il dispositivo distanziatore livellante, poi, ? dotato di mezzi pressori cooperanti con una porzione emersa dell?elemento separatore che emerge al di sopra del piano definito dalla superficie in vista delle piastrelle. I mezzi pressori sono essenzialmente dotati di una superficie planare rivolta verso la base che ? atta a premere le superfici in vista di tutti i manufatti sostenuti dalla medesima base verso la base stessa in modo da livellare le superfici in vista.
Tra i dispositivi distanziatori livellanti di tipo noto ne esistono varie tipologie, una di queste tipologie prevede che l?elemento pressore sia sostanzialmente un cuneo che scorre sulla superficie in vista dei manufatti, una ulteriore tipologia di tali i dispositivi distanziatori livellanti ? quella dei cosiddetti dispositivi distanziatori livellanti a vite e prevede che l?elemento pressore sia essenzialmente costituito da una manopola dotata di una madrevite la quale ? atta ad essere avvitata ad uno stelo filettato (o simile) associato alla porzione emersa dell?elemento separatore.
Una volta che l?elemento pressore ? stato avvitato sullo stelo filettato e ha svolto il suo compito di livellare le piastrelle, avendo atteso che il collante su cui sono posate le superfici di posa delle piastrelle si sia consolidato, ? sufficiente separare - ad esempio grazie a linee di frattura prestabilite opportunamente realizzate tra l?elemento separatore e la base ? l?elemento separatore dalla base che rimarr? immersa nel collante a scomparsa sotto la superficie di posa delle piastrelle.
I dispositivi distanziatori livellanti a vite, rispetto a quelli a cuneo, presentano l?inconveniente che la manopola filettata rimane impegnata con lo stelo filettato a seguito della separazione dell?elemento separatore dalla base e il personale addetto alla posa, per poter riutilizzare l?elemento pressore con un nuovo elemento separatore, devono procedere con lo svitare gli steli filettati dalle relative manopole filettate con indubbi svantaggi in termini di tempo ed onere del personale addetto alla posa delle piastrelle. Inoltre, al fine di permettere una fine regolazione della pressione esercitata dalla manopola sulla superficie in vista delle piastrelle, il passo del filetto della madrevite e dello stelo filettato deve essere sufficientemente contenuto e lo stelo filettato sufficientemente lungo.
Questa circostanza comporta innanzitutto la necessit? di azionare l?avvitamento della manopola per un tempo prolungato e per un numero di rivoluzioni elevate dal momento dell?imbocco della madrevite da parte dell?estremit? libera dello stelo filettato fino al raggiungimento del punto di contatto tra la manopola e la superficie di posa delle piastrelle, specie se queste sono di spessore limitato.
Inoltre, lo stesso onere per il personale addetto si riscontra, quando si deve ripristinare la manopola, come sopra descritto, per lo svitamento dello stelo filettato dalla manopola stessa, tant?? che ? noto in commercio l?impiego di un inserto per avvitatori elettrici adatto ad abbrancare il moncone dello stelo filettato che sporge dalla manopola per tentare di sveltire le operazioni di svitamento.
Uno scopo della presente invenzione ? quello di superare i menzionati inconvenienti della tecnica nota, nell?ambito di una soluzione semplice, razionale e dal costo contenuto.
Tali scopi sono raggiunti dalle caratteristiche dell?invenzione riportate nella rivendicazione indipendente. Le rivendicazioni dipendenti delineano aspetti preferiti e/o particolarmente vantaggiosi dell?invenzione.
ESPOSIZIONE DELL?INVENZIONE
L?invenzione, particolarmente, rende disponibile un dispositivo distanziatore livellante per la posa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di superfici che comprende:
- una base, posizionabile posteriormente ad una superfice di posa di almeno due manufatti lastriformi adiacenti e affiancati rispetto una direzione di affiancamento;
- un elemento separatore che si erge da detta base in squadro con essa ed ? atto a contattare da parti opposte fianchi laterali affacciati di detti due manufatti lastriformi affiancati;
- uno stelo filettato che si erge dall?elemento separatore con asse di avvitamento ortogonale alla base;
- un elemento pressore avvitabile allo stelo filettato mediante una madrevite, in cui la madrevite ? definita da tratti separati ed elasticamente cedevoli di un?elica, i quali sono atti ad impegnare a saltarello lo stelo filettato a seguito di una imposta traslazione assiale reciproca tra lo stelo filettato e l?elemento pressore.
Grazie a tale soluzione, lo stelo filettato pu? essere velocemente infilato e sfilato dall?impegno con la madrevite, con una diminuzione dei tempi di manovra del dispositivo e degli oneri per il personale addetto alla posa in opera dei manufatti lastriformi.
Un aspetto dell?invenzione prevede che la madrevite possa essere costituita da un?unica spira dell?elica.
Grazie a tale soluzione, il design del dispositivo risulta particolarmente semplice e facile da realizzare, ad esempio mediante stampaggio di materie plastiche, ed al contempo efficace nel funzionamento.
Vantaggiosamente, secondo un aspetto dell?invenzione, l?elemento pressore pu? comprendere un corpo tubolare dotato di una cavit? passante in direzione parallela all?asse di avvitamento, ciascun tratto ? associato ad una lamina elasticamente flessibile derivantesi a sbalzo dal corpo tubolare, in cui ciascun tratto definisce l?estremit? della lamina prossimale all?asse centrale del corpo tubolare.
Grazie a tale soluzione, i tratti risultano elasticamente cedevoli in direzione radiale, ad esempio a seguito di una sollecitazione assiale unidirezionale, in modo controllato. Un aspetto ulteriore dell?invenzione prevede che il dispositivo possa comprendere una ghiera coassialmente associata in modo girevole ad una estremit? dell?elemento pressore affacciata verso la base.
Grazie a tale soluzione, la rotazione di avvitamento dell?elemento pressore non viene scaricata sui manufatti da posare con conseguente maggiore precisione nella separazione dei manufatti stessi, che quindi sono intervallati da fughe regolari e precise.
Vantaggiosamente, la ghiera pu? comprendere una superficie planare ortogonale all?asse di avvitamento, interposta assialmente tra detta estremit? dell?elemento pressore e la base, e rivolta verso la base stessa in corrispondenza della quale ? definita una feritoia, configurata per essere infilata dall?elemento separatore.
Ancora un aspetto dell?invenzione prevede tra la feritoia e l?elemento separatore possa essere definito un collegamento prismatico, in particolare l?elemento separatore e la feritoia possono essere configurati in modo da realizzare tale collegamento prismatico (di scorrimento assiale antirotazionale).
Grazie a tale soluzione, la ghiera permette di mantenere saldamente stabile l?elemento separatore, il quale non verr? deformato dalla torsione indotta, specie nelle fasi finali di serraggio, dal collegamento filettato tra la madrevite dell?elemento pressore e il filetto maschio del perno.
Un altro aspetto dell?invenzione pu? prevedere che la feritoia sia allungata con asse longitudinale radiale rispetto ad un asse di rotazione della ghiera.
Vantaggiosamente, poi, la feritoia pu? comprendere una porzione centrale coassiale con la madrevite dell?elemento pressore e allargata, lo stelo filettato essendo inseribile, con gioco radiale, all?interno di tale porzione centrale della feritoia.
Grazie a tale soluzione, lo stelo filettato pu? essere agevolmente inserito e centrato nella madrevite dell?elemento pressore.
Un aspetto ancora dell?invenzione prevede che la ghiera possa comprendere due di dette feritoie tra loro in squadro e, ad esempio, unite in corrispondenza della rispettiva porzione centrale.
Grazie a tale soluzione ? possibile facilitare l?inserimento dell?elemento separatore all?interno della feritoia e, inoltre, prevedere l?impiego anche di differenti tipologie di elementi separatori, ad esempio a croce e/o a ?T?.
Un ulteriore aspetto dell?invenzione prevede che la ghiera possa comprendere almeno una tacca di orientamento proiettantesi all?esterno della ghiera in una direzione allineata o in squadro con ciascuna feritoia.
Grazie a tale soluzione, anche senza avere accesso visivo diretto con la feritoia ? possibile disporre in modo immediato, intuitivo e veloce, l?elemento pressore e la relativa ghiera in modo da potersi infilare assialmente sull?elemento separatore in opera, ovvero ? sufficiente orientare la tacca di orientamento lungo un bordo del manufatto da posare per avere ? con la superfice planare della ghiera rivolta verso le piastrelle ? disposto comunque la feritoia parallela e allineata all?elemento separatore che deve essere infilato. Un aspetto ulteriore dell?invenzione prevede che tra la ghiera e l?elemento pressore possano essere definiti mezzi di vincolo atti a vincolare assialmente la ghiera e l?elemento pressore.
Grazie a tale soluzione, la ghiera pu? essere fissata all?elemento pressore prima di essere infilata sullo stelo filettato e l?elemento separatore, diminuendo pertanto gli oneri per il personale addetto alla posa in opera dei manufatti lastriformi.
Secondo un aspetto vantaggioso dell?invenzione, i mezzi di vincolo possono comprendere un gradino anulare coassialmente associato ad uno tra l?elemento pressore e la ghiera e una pluralit? di denti di aggancio sporgenti assialmente dall?altro tra la ghiera e l?elemento pressore e allineati lungo una circonferenza immaginaria coassiale rispetto ad esso.
Grazie a tale soluzione, l?aggancio, ad esempio removibile o semipermanente, della ghiera all?elemento pressore ? reso particolarmente semplice, efficace e veloce.
Secondo un aspetto dell?invenzione, lo stelo filettato pu? comprendere una estremit? distale dall?elemento separatore dotata di un elemento di abbrancamento configurato per essere infilato assialmente tra i tratti della madrevite.
Grazie a tale soluzione, ? reso possibile ed agevole lo sfilamento dello stelo filettato dall?impegno con la madrevite, ad esempio al termine delle operazioni di posa, quando si deve ripristinare l?elemento pressore e la ghiera per un nuovo utilizzo.
Preferibilmente, in modo semplice, economico ed intuitivo, l?elemento di abbrancamento comprende una piastrina giacente su un piano radiale dello stelo filettato ed estendentesi radialmente oltre il diametro esterno del filetto maschio dello stelo filettato stesso.
Ancora un aspetto dell?invenzione prevede che il filetto maschio dello stelo filettato possa essere del tipo a dente di sega.
Grazie a tale soluzione, la traslazione reciproca tra lo stelo filettato e la madrevite pu? avere un verso di scorrimento preferenziale e l?altro verso pu?, ad esempio, inibito.
BREVE DESCRIZIONE DEI DISEGNI
Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell?invenzione risulteranno evidenti dalla lettura della descrizione seguente fornita a titolo esemplificativo e non limitativo, con l?ausilio delle figure illustrate nelle tavole allegate.
La figura 1 ? una vista assonometrica di un dispositivo distanziatore livellante con l?elemento pressore avvitato sullo stelo filettato.
La figura 2 ? una vista assonometrica in esploso di figura 1.
La figura 3 ? una vista in alzato laterale di figura 1.
La figura 4 ? una vista in alzato laterale della base, dell?elemento separatore e dello stelo filettato del dispositivo distanziatore livellante secondo l?invenzione.
La figura 5a ? una vista in pianta dall?alto di figura 4. La figura 5b ? una vista in pianta dall?alto di una possibile alternativa forma di realizzazione dell?elemento separatore del dispositivo distanziatore livellante, secondo l?invenzione.
La figura 5c ? una vista in pianta dall?alto di una possibile alternativa forma di realizzazione della base del dispositivo distanziatore livellante, secondo l?invenzione.
La figura 6 ? una vista laterale dell?elemento pressore del dispositivo distanziatore livellante secondo l?invenzione. La figura 7 ? una vista in sezione lungo la traccia di sezione VII-VII di figura 6.
La figura 8 ? una vista in pianta dall?alto di figura 6.
La figura 9 ? una vista assonometrica di una ghiera rotante del dispositivo distanziatore livellante secondo l?invenzione.
La figura 10 ? una vista in pianta dall?alto di figura 9. La figura 11 ? una vista in alzato laterale di figura 9.
Le figure 12a-12f rappresentano una sequenza di funzionamento del dispositivo distanziatore livellante secondo l?invenzione.
La figura 13a ? una vista schematica in pianta di un primo possibile schema di posa di manufatti lastriformi, cosiddetto ? a sorella?.
La figura 13b ? una vista schematica in pianta di un secondo possibile schema di posa di manufatti lastriformi, cosiddetto ?sfalsato?.
La figura 13c ? una vista schematica in pianta di un terzo possibile schema di posa di manufatti lastriformi, cosiddetto ?complesso?.
MODO MIGLIORE PER ATTUARE L?INVENZIONE
Con particolare riferimento a tali figure, si ? indicato globalmente con 10 un dispositivo distanziatore livellante atto ad agevolare la posa in opera di manufatti lastriformi, quali piastrelle e simili, indicate globalmente con la lettera P, e atti al rivestimento di superfici, ovvero pavimentazioni, pareti, soffitti e simili.
Il dispositivo 10 comprende una base 20 la quale ? atta in uso ad essere posta posteriormente alla superficie di posa delle piastrelle P (mostrate solo schematicamente nelle figure 12a-12d).
La base 20 nell?esempio illustrato presenta una forma allargata, ad esempio poligonale, circolare o di forma irregolare, definente una superficie inferiore 21, ad esempio piana, atta ad essere disposta distante dalla superficie di posa delle piastrelle P ed una contrapposta superficie superiore 22, ad esempio piana, atta ad essere disposta prossimale alla superficie di posa delle piastrelle P e, ad esempio, a contatto con essa. La superficie superiore 22 della base 20 ? in pratica destinata a ricevere in appoggio una porzione della superficie di posa di una o pi? piastrelle P.
La base 20 ? atta ad essere immersa in uno strato di collante disposto su un massetto che ? destinato ad essere rivestito dalle piastrelle P, con la superficie inferiore 21 rivolta verso il massetto stesso e la superficie superiore 22 rivolta verso le sovrastanti piastrelle P.
In talune situazioni di posa, ? possibile prevedere che la base 20 possa essere disposta in appoggio su una superficie piana di fissaggio, quale un travetto o simile, e ad essa fissata.
In pratica, la base 20 viene posizionata al di sotto di almeno due (o pi?) piastrelle adiacenti come meglio apparir? nel seguito.
La base 20 nell?esempio raffigurato ? definita da un corpo monolitico, ad esempio realizzato in una materia plastica, che presenta una forma (in pianta) sostanzialmente poligonale.
Nell?esempio la base 20 presenta una forma ottagonale (irregolare), ad esempio simmetrica rispetto ad un asse longitudinale centrale.
La base 20 presenta una forma simmetrica rispetto ad un piano centrale ortogonale alla base stessa, ad esempio rispetto ad un piano passante per l?asse longitudinale della stessa. Nell?esempio illustrato la base 20 comprende una zona centrale 201 presentante uno spessore differente rispetto a due contrapposte zone laterali 202 (distanziate lungo la direzione parallela all?asse longitudinale dalla zona centrale stessa dalla zona centrale 201).
Le zone laterali 202 presentano, nell?esempio, uno spessore maggiore rispetto alla zona centrale 201 e la superficie superiore 22 della base 20 ? definita dalla faccia superiore delle zone laterali stesse.
In pratica, la zona centrale 201 definisce un volume vuoto riempibile, in uso, dal collante, per il trattenimento della superficie di posa delle piastrelle P.
La base 20 pu? presentare, ad esempio, almeno un bordo laterale (non mostrato) inclinato di un angolo acuto rispetto alla superficie inferiore 21, preferibilmente possono essere definiti due bordi laterali inclinati contrapposti e ad esempio simmetrici rispetto al piano centrale di simmetria della base stessa.
Ciascun bordo laterale definisce una rampa saliente inclinata che collega la superficie inferiore 21 alla superficie superiore 22 della base 20.
In pratica, ciascun bordo laterale inclinato agevola l?addetto alla posa in opera delle piastrelle P ad infilare la base 20 al di sotto della superficie di posa delle piastrelle P stesse quando queste sono gi? in appoggio sullo strato di collante.
Agli stessi scopi, e ai fini ulteriori di muovere la minor quantit? di collante mentre la base 20 si infila al di sotto della superficie di posa delle piastrelle P, ? possibile prevedere che la base 20 possa essere costituita da una striscia longitudinale da cui si dipartono, da parti opposte, una pluralit? di travi complanari alla striscia (e ad esempio parallele e distanziate tra loro).
Il dispositivo 10 comprende, inoltre, un elemento separatore 30 che si erge a squadro dalla base 20, ad esempio complanare con l?asse centrale (di simmetria) della stessa, il quale ? atto, in uso, a contattare almeno una porzione dei fianchi affacciati di almeno due (o pi?) piastrelle P da affiancare in opera lungo una direzione di affiancamento indicata nelle figure con la lettera A.
L?elemento separatore 30 ? un corpo parallelepipedo piastriforme, ad esempio, a base rettangolare (molto stretta e lunga) che definisce una parete di separazione sottile (e ampia) che suddivide la superficie superiore 22 della base 20 in due contrapposte porzioni (uguali e simmetriche rispetto all?elemento separatore stesso nell?esempio).
L?elemento separatore 30 comprende, quindi, almeno due contrapposte facce 31 planari e parallele, la cui distanza reciproca definisce lo spessore dell?elemento separatore 30 e, quindi, l?ampiezza della fuga tra le piastrelle P da esso separate.
In pratica, ciascuna piastrella P che appoggia su una delle due porzioni della superficie superiore 22 della base 20 ? atta a contattare una delle facce 31 dell?elemento separatore 30.
Non si esclude che l?elemento separatore 30 possa presentare anche un distanziatore angolare disposto in squadro rispetto alle facce 31 dell?elemento separatore stesso.
Ad esempio, il distanziatore angolare pu? essere definito in pezzo unico con l?elemento separatore 30 (ad esempio mediante interposizione di una linea di frattura facilitata, per poter rimuovere il distanziatore angolare all?occorrenza), il quale nella fattispecie pu? presentare una sezione trasversale sostanzialmente a croce o a ?T? (ad esempio sempre a parete sottile), come mostrato in una forma di realizzazione alternativa raffigurata in figura 5b, in modo da suddividere la superficie superiore 22 della base 20, rispettivamente, in quattro o tre contrapposte porzioni, su cui sono posizionabili rispettive quattro o tre piastrelle P.
Inoltre, l?elemento separatore 30 presenta un?altezza (intesa come la dimensione lungo una direzione ortogonale alla base 20) maggiore dello spessore delle piastrelle P da posare, in modo che la sommit? dell?elemento separatore 30, una volta che le piastrelle P sono in appoggio sulla superficie superiore 22 della base 20, sporga superiormente (abbondantemente) rispetto al piano da livellare definito dalla superficie in vista delle piastrelle P.
L?elemento separatore 30 presenta una estremit? inferiore 32 preferibilmente unita alla base 20 e una contrapposta estremit? libera 33 distale dalla base 20.
L?estremit? libera 33 pu? presentare ad esempio pareti superiori spioventi dal centro verso le contrapposte estremit? longitudinali.
Ad esempio, l?elemento separatore 30 ? realizzato in corpo unico con la base 20.
Inoltre, l?elemento separatore 30 presenta una linea o sezione a frattura prestabilita 34 atta, in uso, ad essere disposta inferiormente al livello della superficie in vista delle piastrelle P da distanziare e livellare, ad esempio sostanzialmente allo stesso livello della parete superiore 22 della base 20 (o poco pi? basso o pi? alto).
Ad esempio, la linea o sezione a frattura prestabilita 34 ? realizzata sull?elemento separatore 30 in prossimit? della base 20, ad esempio al di sotto del livello definito dalla superficie superiore 22.
Non si esclude che la linea o sezione a frattura prestabilita 34 possa essere realizzata in corrispondenza della linea di giunzione tra la base 20 e l?elemento separatore 30.
In pratica, l?elemento separatore 30, ovvero la sua estremit? inferiore 32, ? unito alla base 20 mediante tale linea o sezione a frattura prestabilita 34, la quale ad esempio definisce una linea di frattura sostanzialmente parallela alla superficie superiore 22 della base 20 stessa.
Grazie a tale linea o sezione a frattura prestabilita 34 tutta la porzione emergente del dispositivo 10, comprendente l?elemento separatore 30, pu? essere facilmente rimossa, una volta che le piastrelle P siano poste in opera ed il collante che le sostiene si sia consolidato, mentre la porzione immersa nel collante, ovvero la base 20, rimane intrappolata (a perdere) nel collante stesso al di sotto della superficie di posa delle piastrelle P livellate.
Vantaggiosamente, la base 20 del dispositivo 10, secondo una ulteriore forma di realizzazione alternativa mostrata in figura 5c, pu? comprendere (oltre a tutto quanto descritto sopra nel caso in cui l?elemento separatore 30 non sia dotato del distanziale angolare mostrato in figura 5b) almeno un distanziale angolare che si erge dalla base 20 in squadro rispetto all?elemento separatore 30.
In pratica, l?elemento separatore 30 e il distanziale angolare, secondo una vista in pianta, sono disposti a crociera. Il distanziale angolare presenta fiancate laterali contrapposte, ortogonali alle facce 31 dell?elemento separatore 30 che sono singolarmente atte a venire in contatto coi fianchi ortogonali ai fianchi affacciati delle piastrelle P per l?allineamento degli stessi lungo una direzione ortogonale alla direzione di affiancamento A.
Il distanziale angolare ?, vantaggiosamente ma non limitatamente, mobile tra una posizione sollevata, in cui sporge superiormente alla base 20 risultando da essa sollevato e una posizione di non interferenza con i fianchi ortogonali delle piastrelle P (rispetto alla direzione ortogonale alla direzione di affiancamento A).
In pratica, il distanziale angolare pu? essere configurato in modo che nella sua configurazione di non interferenza si abbassi, cos? che il suo ingombro verticale sia contenuto totalmente o almeno parzialmente nell?ingombro verticale (spesso-re) della base 20.
Nella fattispecie, il distanziale angolare comprende almeno un blocchetto 25 dotato di due fiancate laterali, le quali quando il blocchetto 25 ? nella posizione sollevata sono atte a venire in contatto coi fianchi di due piastrelle P da affiancare lungo la detta direzione ortogonale alla direzione di affiancamento A.
Nella preferita forma di realizzazione mostrata nelle figure, il blocchetto 25 ? associato alla base 20 in modo che nella posizione di non interferenza le fiancate laterali siano tutte contenute nell?ingombro verticale della base 20, ovvero il blocchetto 25 risulti nascosto nella base 20, e nella posizione sollevata emergano superiormente alla base stessa in modo che possano fungere da elementi di riscontro per i fianchi delle piastrelle P da disporre a squadro.
Vantaggiosamente, lo spessore in pianta del distanziale angolare (ovvero la distanza tra le sue fiancate laterali) ? sostanzialmente pari allo spessore (ovvero la distanza tra le facce 31) in pianta del elemento separatore 30, in modo che le piastrelle P vengano distanziate, sia lungo la direzione di affiancamento A che lungo la direzione ortogonale, di una stessa distanza.
Non si esclude tuttavia che lo spessore in pianta del distanziale angolare 50 sia differente dallo spessore in pianta del elemento separatore 30 a seconda delle di-verse esigenze di posa delle piastrelle P.
Negli esempi raffigurati, il dispositivo 10 comprende almeno due distanziali angolari, come sopra descritti e tra loro indipendenti, che sono disposti da parte opposta rispetto all?elemento separatore 30; in particolare, nell?esempio illustrato sono presenti due coppie di distanziali angolari ciascuna coppia essendo disposta da parte opposta rispetto all?elemento separatore 30.
Le fiancate laterali di ciascun distanziale angolare sono a due a due so-stanzialmente complanari tra loro e ortogonali alle facce 31 dell?elemento separatore 30, in modo da garantire l?effettivo allineamento dei fianchi delle piastrelle P lungo la direzione ortogonale alla direzione di affiancamento A.
Non si esclude tuttavia che il dispositivo 10 comprenda, in alternativa, un unico distanziatore angolare che attraversa l?elemento separatore 30 (ad esempio attraverso una opportuna finestra centrale).
Ciascun blocchetto 25 pu? essere realizzato in almeno un materiale plasticamente o elasticamente cedevole e si deriva a sbalzo dalla base 20. In pratica, ciascun blocchetto 25 presenta un?estremit? libera e l?estremit? opposta fissata alla base 20 ed ? realizzato in pezzo unico con la base stessa. Grazie alla cedevolezza del materiale con cui ? realizzato il blocchetto 25 esso ? disposto ripiegato verso l?alto di un angolo acuto nella sua posizione sollevata, mentre ? disposto sostanzialmente complanare con la base 20 nella sua posizione di non interferenza o abbassata.
Non si esclude che i distanziali angolari possano essere differenti da quelli mostrati nelle figure, ad esempio telescopici, removibili o simili, come quelli descritti nella domanda di brevetto europeo nr. EP 2 565 346 a nome della stessa Richie-dente.
In pratica, grazie alla presenza dei distanziatori angolari della base (figura 5c) o dell?elemento separatore 30 (figura 5b), mediante un unico dispositivo 10 ? possibile conseguire pi? di una disposizione delle piastrelle P, ad esempio mediante una conformazione in pianta, dei distanziali angolari e dell?elemento separatore 30, sostanzialmente a croce, a ?T? e/o rettilinea, e quindi lo stesso dispositivo 10 pu? essere impiegato in diverse zone della piastrella P, come ? reso pi? evidente dalle figure 13a, 13b e 13c in cui vengono illustrati tre diversi possibili schemi noti di posa di piastrelle P.
In alternativa, i distanziatori angolari possono essere rigidamente fissati alla base 20 e/o all?elemento distanziatore.
Il dispositivo 10 comprende poi uno stelo filettato 40, ad esempio dotato di un filetto maschio 41, il quale si erge perpendicolarmente alla base 20, preferibilmente dalla estremit? libera 33 dell?elemento separatore 30, prolungando assialmente lo stesso.
In pratica l?asse di avvitamento, indicato con la lettera B nelle figure, ? ortogonale alla superficie superiore 22 della base 20.
Il filetto maschio 41 ?, ad esempio, a dente di sega, ovvero presenta una filettatura asimmetrica, in cui il fianco rivolto verso l?estremit? libera (superiore) dello stelo filettato 40 presenta un angolo di profilo a inclinazione maggiore rispetto all?angolo di profilo definito dal fianco rivolto verso l?estremit? (inferiore) fissata all?elemento separatore 30 ( o rivolto verso la base 20).
Nell?esempio, il fianco del filetto maschio 41 rivolto verso l?estremit? (inferiore) fissata all?elemento separatore 30 ? sostanzialmente ortogonale all?asse di avvitamento B.
Lo stelo filettato 40, inoltre, pu? comprendere, in corrispondenza della sua estremit? libera (ovvero distale dall?elemento separatore 30), un elemento di abbrancamento, il quale nell?esempio comprende una piastrina 42, preferibilmente a spessore sottile, che giace su un piano radiale dello stelo filettato 40 e che si estendente radialmente per una lunghezza maggiore del diametro esterno del filetto maschio 41 dello stelo filettato stesso, ma minore o uguale alla ampiezza dell?elemento separatore 30, con cui ? ad esempio complanare.
Ad esempio la piastrina 42 presenta una forma ergonomica atta ad essere facilmente abbrancata o impugnata o stabilmente manovrata da due dita di un addetto alla posa.
Lo stelo filettato 40 nell?esempio presenta una lunghezza sostanzialmente doppia rispetto all?altezza dell?elemento separatore 30.
Il filetto maschio 41 preferibilmente ? a passo costante (ad esempio 2-4 mm, preferibilmente 3 mm) e, ad esempio, si estende per (quasi) tutta la lunghezza dello stelo filettato 41 (ad eccezione della zona di estremit? dello stesso occupata dalla piastrina 42).
Il dispositivo 10 comprende, poi, un elemento pressore 50 il quale ? atto ad essere avvitato sullo stelo filettato 40. L?elemento pressore 50 comprende un corpo tubolare 500 dotato di una cavit? passante 501 (e cilindrica) con asse centrale C (e longitudinale) preferibilmente rettilineo.
La cavit? passante 501 presenta ad esempio un diametro interno maggiore del diametro esterno del filetto maschio 41 dello stelo filettato 40, in modo che quest?ultimo si possa infilare assialmente con abbondante gioco radiale all?interno della cavit? passante 501 del corpo tubolare 500.
La cavit? passante 501, ad esempio, presenta diametro interno sostanzialmente pari o di poso superiore all?ampiezza dell?elemento separatore 30.
Nell?esempio il corpo tubolare 500 comprende un corpo tubolare interno, definente la cavit? interna 501 suddetta e un corpo tubolare esterno, calzato con gioco, ad esempio coassialmente, sul corpo tubolare interno ed unito ad esso (in modo solidale) da ponti di giunzione, ad esempio radiali. Il mantello esterno del corpo tubolare 500, ad esempio del corpo tubolare esterno, comprende incavi 502 e/o rilievi, ad esempio a sviluppo assiale, per facilitare l?impugnatura e l?azionamento in rotazione (rispetto all?asse centrale C) del corpo tubolare stesso.
Il corpo tubolare 500 nell?esempio ? sostanzialmente di forma cilindrica con asse coincidente con l?asse centrale C della cavit? passante 501, non si esclude che il corpo tubolare 500 possa presentare qualsivoglia altra forma, come ad esempio a calotta, conica, a farfalla, a maniglia, o altra idonea forma atta ad essere abbrancata da una mano di un addetto alla posa per l?avvitamento della stessa.
Il corpo tubolare 500 presenta una estremit? planare 503 atta ad essere rivolta verso la base 20 (parallela ad essa) quando l?elemento pressore 50 ? avvitato sullo stelo filettato 40 e perpendicolare all?asse centrale C della cavit? passante 501.
La cavit? passante 501, in corrispondenza della estremit? planare 503, definisce una bocca di introduzione da cui ? atta ad essere introdotta (assialmente) in uso la estremit? libera dello stelo filettato 40.
In pratica, la parete frontale del corpo tubolare 500 che definisce la estremit? planare 503, ad esempio del corpo tubolare esterno, ? atta ad essere rivolta in uso verso la base 20 (o verso le piastrelle P per andare a contatto con esse) e definisce una superficie anulare perfettamente planare perpendicolare all?asse centrale C della cavit? passante 501.
Il corpo tubolare 500 comprende, ad esempio in corrispondenza o in prossimit? della estremit? planare 503, un gradino anulare 504 aggettantesi radialmente verso l?esterno del corpo tubolare 500, ad esempio del corpo tubolare esterno. Il gradino anulare 504, ad esempio, presenta forma sostanzialmente circolare ed ? coassiale alla cavit? passante 501. Il gradino anulare 504 di fatto definisce una superficie anulare inferiore concentrica con la estremit? planare 503, e ad esempio co-planare con essa, e una contrapposta superficie anulare superiore, ad esempio anch?essa planare e parallela alla estremit? planare 503.
L?elemento pressore 50 comprende una madrevite 51 associata all?interno della cavit? interna 501, la quale ? configurata per accoppiarsi con il filetto maschio 41 dello stelo filettato 40.
La madrevite 51 presenta asse di avvitamento D coincidente con l?asse centrale C della cavit? passante 501.
La madrevite 51 ? ad esempio realizzata in corrispondenza (o prossimit?, ovvero a pochi mm da essa o ad esempio oltre la met? della lunghezza del corpo tubolare 500 nella direzione dell?asse centrale C) della estremit? del corpo tubolare 500 contrapposta alla estremit? planare 503.
La madrevite 51 ?, vantaggiosamente, definita da tratti 511 tra loro separati (ed interrotti) di un?elica, ad esempio di un?unica spira di un?elica.
In pratica i tratti 511, tra loro separati da interspazi liberi (vuoti), sono allineati lungo una traiettoria elicoidale, ad esempio costituita da un?unica spira.
In pratica, i tratti 511 sono posti a quote differenti (via via salienti lungo una traiettoria elicoidale in senso antiorario) rispetto al piano definito dalla estremit? planare 503.
Nell?esempio, la madrevite 51 ? costituita da nr. quattro tratti 511, ad esempio equidistanti e presentanti uguale sviluppo longitudinale lungo l?elica; in pratica, gli interspazi tra i tratti 511 definiscono una croce centrata nell?asse di avvitamento D e sono uniti da un foro centrale di diametro interno sostanzialmente uguale al diametro interno del filetto maschio 41 dello stelo filettato 40.
In pratica, i tratti 511 presentano creste atte ad essere accoppiate con i fondi del filetto maschio 41 dello stelo filettato 40 per l?avvitamento e lo svitamento dell?elemento pressore 50 sullo stelo filettato stesso con conseguente traslazione lungo l?asse di avvitamento B,D a seguito di un?impartita rotazione reciproca rispetto a tale asse di avvitamento B,D.
I tratti 511 sono vantaggiosamente elasticamente cedevoli in direzione radiale (ad esempio risultando sostanzialmente mobili in direzione radiale), in modo da essere atti ad impegnare a saltarello lo stelo filettato 40 a seguito di una imposta traslazione reciproca assiale, ovvero lungo l?asse di avvitamento B,D, tra lo stelo filettato 40 e l?elemento pressore 50.
Ad esempio, il collegamento tra i tratti 511 e il filetto maschio 41 dello stelo filettato 40 ? tale da permettere lo scorrimento, a saltarello, dell?elemento pressore 50 lungo l?asse di avvitamento B dello stelo filettato 40 (o dello stelo filettato 40 lungo l?asse di avvitamento D della madrevite 51) in un solo verso di scorrimento, impedendolo sostanzialmente lo scorrimento reciproco nel verso opposto. Nell?esempio tale soluzione ? conseguita grazie al profilo a dente di sega del sopra descritto filetto maschio 41, non si esclude che possa tuttavia essere realizzato mediante la realizzazione di un opportuno analogo di profilo dei tratti 511 (ovvero delle creste degli stessi).
Ciascun tratto 511, nell?esempio, ? associato ad una lamina 512 elasticamente flessibile derivantesi a sbalzo dal corpo tubolare 500, ovvero all?interno del corpo tubolare interno, all?interno della cavit? passante 501.
Ciascun tratto 511 definisce una estremit? libera della lamina 512 prossimale all?asse centrale C, ovvero all?asse di avvitamento D, del corpo tubolare 500.
La lamina 512 presenta un asse longitudinale sostanzialmente inclinato rispetto all?asse centrale C della cavit? passante 501, ad esempio tale da permettere una flessione radiale quando sollecitata da una spinta assiale.
Vantaggiosamente, la lamina 512 presenta la estremit? vincolata alla parete interna del corpo tubolare 500 (interno), ovvero alla parete che delimita la cavit? passante 501, posta ad una distanza dalla estremit? planare 503 del corpo tubolare 500 minore rispetto alla distanza dell?estremit? libera della lamina stessa (che definisce uno dei tratti 511) dalla stessa estremit? planare 503.
In pratica, la lamina 512 ? inclinata di un angolo acuto positivo rispetto ad un piano ortogonale all?asse di avvitamento D passante per l?estremit? vincolata della lamina 512. Tale configurazione della lamina 512 contribuisce a favorire la deformazione radiale della lamina 512 a seguito di una spinta assiale sulla stessa preferenzialmente in un verso, ovvero nel verso di una spinta diretta assialmente dalla estremit? planare 503 verso la contrapposta estremit? del corpo tubolare 500, sfavorendo (quando non anche risultando sostanzialmente indeformabile) la deformazione dovuta ad una spinta assiale rivolta dalla parte opposta.
La lamina 512 pu? presentare una larghezza e/o uno spessore decrescente dalla estremit? vincolata verso l?estremit? libera (superiore).
La superficie della lamina 512 rivolta verso la estremit? planare 503 del corpo tubolare 500 (o comunque verso la bocca di introduzione dello stelo filettato 40) pu? presentare un profilo convesso (con convessit? rivolta verso la estremit? planare 503), in modo da definire una superficie di invito per lo stelo filettato 40 verso la madrevite 51.
Inoltre, il detto profilo convesso pu? definire una superficie di invito anche per la piastrina 42 dello stelo filettato 40, la quale ? quindi invitata ad inserirsi in uno degli interspazi liberi definiti tra i tratti 511 (ad esempio in due di essi contrapposti) centrando di fatto lo stelo filettato 40 nell?elemento pressore 50, ovvero disponendo l?asse di avvitamento B dello stelo filettato 40 coincidente con l?asse di avvitamento D della madrevite 51.
La lamina 512 e/o ciascun tratto 511 pu?, come nell?esempio, essere realizzato in corpo unico con il corpo tubolare 500, ad esempio il corpo tubolare, il quale a sua volta pu? essere realizzato in corpo unico con il corpo tubolare esterno o essere da esso separato e fissato mediante opportuni fissaggi.
Non si esclude, tuttavia, anche la possibilit? di realizzare ciascuna lamina 512 e/o ciascun tratto 511 in corpo separato e opportunamente fissato mediante mezzi di fissaggio opportuni, rispetto al corpo tubolare 500.
Inoltre, ? possibile prevedere che i tratti 511 siano realizzati (in corpo unico o separati) mediante un materiale pi? rigido rispetto al materiale con cui ? realizzato il corpo tubolare 500) ad esempio quello esterno o le lamine 512.
Il dispositivo 10 pu? inoltre comprendere una ghiera 60, la quale ? associata in modo girevole all?elemento pressore 50, ad esempio rispetto ad un asse di rotazione E coincidente con l?asse di avvitamento D della madrevite 51 dell?elemento pressore stesso.
La ghiera 60 ? atta ad essere associata alla estremit? planare 503 dell?elemento pressore 50, ovvero alla estremit? dello stesso affacciata verso la base 20, in modo da interporsi tra la base 20 e tale estremit? planare 503 (e, in uso, tra la superficie in vista delle piastrelle P e l?estremit? planare 503 stessa) quando l?elemento pressore 50 ? avvitato sullo stelo filettato 40.
In pratica, la ghiera 60 comprende un corpo anulare 600 che comprende una superficie planare 601, inferiore, ortogonale all?asse di rotazione E ed una contrapposta superficie 602, ad esempio anch?essa planare e ortogonale all?asse di rotazione E.
Ad esempio le superfici 601,602 sono sostanzialmente anulari di forma circolare.
La superficie planare 601, in uso, ? atta ad andare a contatto con la superficie di posa delle piastrelle P rimanendo sostanzialmente solidale ad essa (ferma) durante la rotazione di avvitamento dell?elemento pressore 50 sullo stelo filettato 40.
La contrapposta superficie 602 ? atta ad andare in contatto di strisciamento (lungo una traiettoria di strisciamento circolare) con la superficie planare 503 dell?elemento pressore 50, durante la rotazione di avvitamento dell?elemento pressore 50 sullo stelo filettato 40.
Nella superficie planare 601 possono essere previsti incavi anulari (ad esempio coassiali con la superficie planare stessa) e, ad esempio, nella contrapposta superficie 602 possono essere definiti rilievi anulari (ad esempio assialmente corrispondenti agli incavi anulari suddetti), i quali possono essere accoppiati in complementari incavi realizzati nella estremit? planare 503, ad esempio tra il gradino anulare 504 e l?estremit? planare del corpo tubolare 500 (esterno).
La ghiera 60 comprende una feritoia 61 (passante in direzione assiale), la quale attraversa il corpo discoidale 600 ed ? aperta in corrispondenza della superficie planare 601 e della contrapposta superficie 602.
La feritoia 61, ad esempio, ? allungata con asse longitudinale radiale rispetto all?asse di rotazione E della ghiera 60 e preferibilmente, attraversa il centro della ghiera 60 (coincidente con l?asse di rotazione stessa).
In pratica la feritoia 61 ? centrata sull?asse di rotazione E della ghiera 60.
Nell?esempio, la feritoia 61 ? stretta e lunga, con una lunghezza di poco superiore alla larghezza dell?elemento separatore 30 e con una larghezza di poco superiore (ad esempio meno di 2 volte) lo spessore dell?elemento separatore 30. La feritoia 61 ?, pertanto, configurata per essere infilata (con gioco) dall?elemento separatore 30 e determinare con esso un collegamento prismatico.
In pratica, l?elemento separatore 30 pu? essere infilato assialmente all?interno della feritoia 61 e, una volta che l?elemento separatore 30 ? in impegno all?interno della feritoia 61, viene impedita la rotazione reciproca (a meno di piccole oscillazioni dovute alle tolleranze in gioco e al necessario gioco che permette il comodo inserimento dell?elemento separatore 30 nella feritoia 61) tra la ghiera 60 e l?elemento separatore stesso.
La feritoia 61, ad esempio, presenta fianchi laterali sostanzialmente rettilinei e paralleli tra i quali ? accolto sostanzialmente a misura (con ridotto gioco laterale) l?elemento separatore 30.
I fianchi laterali della feritoia 61 definiscono ciascuna una superficie allungata (in direzione radiale) sulla quale si appoggia una lunga striscia della faccia 31 del elemento separatore 30 (dalla periferia fin verso il centro) quando ? inserito nella feritoia stessa, specie qualora fosse sottoposto a torsione (in tal caso infatti, le contrapposte facce 31 dell?elemento separatore 30 verrebbero a contatto con i contrapposti fianchi laterali della feritoia 61, lungo una coppia di dette strisce, impedendo di fatto la deformazione di torsione dell?elemento separatore 30).
La feritoia 61 comprende una porzione centrale 610 (passante) coassiale con la ghiera stessa, entro cui ? inseribile, con gioco radiale, almeno lo stelo filettato 40.
In pratica la porzione centrale 610 ? sostanzialmente circolare con un diametro interno (leggermente) maggiore del diametro esterno del filetto maschio 41 dello stelo filettato 40, in questo modo lo stelo filettato 40 pu? essere infilato, con gioco radiale, nella porzione centrale 610, la quale svolge la duplice funzione di permettere il passaggio assiale dello stelo filettato stesso, in modo che la feritoia 61 possa essere infilata dall?elemento separatore 30, e di centrare coassialmente lo stelo filettato 40 rispetto alla ghiera 60 e, quindi, rispetto all?elemento pressore 50 e alla sua madrevite 51, invitandone l?impegno.
Per l?inserimento dello stelo filettato 40 all?interno della porzione centrale 610, la piastrina 42 si inserisce nella feritoia 61 centrando di fatto lo stelo filettato 40 nella porzione centrale 610, ovvero disponendo l?asse di avvitamento B dello stelo filettato 40 coincidente con l?asse di avvitamento D della madrevite 51 dell?elemento pressore 50. I bordi della feritoia 61 (e della sua porzione centrale 610) rivolti verso la superficie planare 601 possono essere arrotondati, in modo da definire complessivamente una superficie di invito per l?elemento separatore 30 (ovvero la sua estremit? libera 33, la quale ? anche inclinata a spiovente) nella feritoia 61 stessa.
Nell?esempio, la feritoia 61 (e la sua porzione centrale 610) ? realizzata in corrispondenza di un codolo 611, ad esempio cilindrico, saliente assialmente dalla contrapposta superficie 602 (e coassiale con la ghiera 60), in questo modo la feritoia 61 presenta uno spessore assiale, ad esempio di circa 1 cm, tale da definire elevate pareti interne 612 (ortogonali alla superficie planare 601) atte a definire una ampia zona di contatto con le facce 31 dell?elemento separatore 30.
Preferibilmente, la ghiera 60 comprende due feritoie 61, come sopra descritte, tra loro in squadro ed unite in corrispondenza della rispettiva porzione centrale 610.
In questo modo ? reso pi? semplice l?inserimento dell?elemento separatore 30 in una delle feritoie 61 e, inoltre, ? permesso l?impiego della stessa ghiera 60 anche nel caso in cui l?elemento separatore 30 sia configurato come quello illustrato nella forma di realizzazione di figura 5b.
Preferibilmente, tra la ghiera 60 e l?elemento pressore 50 sono definiti mezzi di vincolo atti a vincolare assialmente la ghiera 60 e l?elemento pressore 50, consentendone la rotazione reciproca rispetto all?asse di rotazione E (coincidente con l?asse di avvitamento D quando la ghiera 60 ? vincolata all?elemento pressore 50).
I mezzi di vincolo sono ad esempio un aggancio a scatto configurato per vincolare assialmente, in modo removibile o semipermanente, la ghiera 60 e l?elemento pressore 50 e lasciando, come detto, libera la rotazione reciproca tra di essi rispetto all?asse di reciproca rotazione.
Nella fattispecie, la ghiera 60 comprende una pluralit? di denti di aggancio 62 sporgenti, ad esempio in direzione assiale dalla parte opposta rispetto alla superficie planare 601 e allineati lungo una circonferenza immaginaria coassiale rispetto alla ghiera 60 stessa e, ad esempio, avente un diametro sostanzialmente maggiore del diametro esterno del gradino anulare 504 dell?elemento pressore 50.
Ciascun dente di aggancio 62 presenta una gamba 620 saliente dalla ghiera 60, una cui estremit? si deriva, ad esempio in corpo unico con essa, da una porzione periferica della ghiera stessa e la cui estremit? opposta libera comprende una testa di aggancio 621 conformata sostanzialmente ad arpione rivolto verso l?asse di rotazione E della ghiera 60 e definente una superficie di aggancio 622, sostanzialmente planare, rivolta verso la contrapposta superficie 602 della ghiera stessa.
La superficie di aggancio 622 dista dalla contrapposta superficie 602 della ghiera 60 di una altezza sostanzialmente pari o di poco superiore alla altezza del gradino anulare 504.
Il dente di aggancio 62, ad esempio la sua gamba 620, ? elasticamente cedevole, preferibilmente in direzione radiale, in modo da potersi agganciare a scatto all?elemento pressore 50, ovvero al suo gradino anulare 504.
La testa di aggancio 621 definisce inoltre una superficie opposta alla superficie di aggancio che pu? essere inclinata rispetto alla superficie planare 602 di un angolo acuto di invito, tale da impartire una spinta radiale (verso l?esterno della ghiera 60) al dente di aggancio 620 a seguito di una spinta assiale di compressione sulla testa di aggancio 621 del dente di aggancio stesso.
In pratica, l?aggancio a scatto tra l?elemento pressore 50 e la ghiera 60 ? definito dall?aggancio tra i denti di aggancio 62 e il gradino anulare 504. I denti di aggancio 62 divaricandosi radialmente, a seguito di una reciproca traslazione assiale di avvicinamento tra l?elemento pressore 50 e la ghiera 60, permettono l?ingresso del gradino anulare 504 tra i denti di aggancio stessi, in pratica portando la estremit? planare 503 dell?elemento pressore 50 a contatto (di strisciamento circonferenziale) con la contrapposta superficie 602 della ghiera 60, e la superficie di aggancio 622 dei denti di aggancio 62 a contatto (di strisciamento circonferenziale) con la contrapposta superficie anulare superiore del gradino anulare 504.
Le gambe 620 dei denti di aggancio 620, complessivamente, possono definire una superficie cilindrica (a tratti) coassiale con la ghiera 60 ed entro cui ruota il bordo perimetrale del gradino anulare 504.
Non si esclude che i mezzi di vincolo che vincolano reciprocamente in direzione assiale la ghiera 60 e l?elemento pressore 50, lasciando libera la reciproca rotazione, possano essere differenti da quelli illustrati, ad esempio di tipo ad interferenza o altro collegamento idoneo, sia semipermanente che removibile o, al limite, permanente, a seconda delle esigenze costruttive.
La ghiera 60 pu? comprendere almeno una tacca di orientamento 63 proiettantesi all?esterno della ghiera 60, ad esempio all?esterno della porzione periferica della ghiera stessa, in una direzione allineata o in squadro con ciascuna feritoia 61.
Nell?esempio per ciascuna feritoia 61 sono previste due tacche di orientamento 63, disposte da parti opposte (radialmente allineate o in squadro con essa) della feritoia stesa. Alla luce di quanto sopra descritto, il funzionamento del dispositivo 10 ? il seguente.
Per rivestire una superficie con una pluralit? di piastrelle P ? sufficiente stendervi sopra uno strato di collante e, successivamente, ? possibile posarvi le piastrelle P.
In pratica, laddove deve essere disposta la prima piastrella P ? sufficiente posizionare un primo dispositivo 10, la cui base 20 ? destinata, ad esempio, ad essere posta sotto a due bordi di rispettive piastrelle P, un bordo e due spigoli di tre rispettive piastrelle P o quattro spigoli di rispettive quattro piastrelle P, a seconda dello schema di posa desiderato.
Una volta posizionata la base 20 ? sufficiente posizionare le piastrelle P in modo che una porzione del fianco laterale sia a contatto rispettivamente ad una delle facce 31 dell?elemento separatore 30 (e/o ad una fiancata laterale di una coppia di blocchetti 25 nel caso illustrato in figura 5b).
In questo modo ? assicurata la disposizione a squadro e l?equidistanza tra le piastrelle P che circondano il dispositivo 10. Quando ad esempio le piastrelle P presentano dimensioni particolarmente grandi, allora ? possibile posizionare un dispositivo 10 anche in corrispondenza di una zona mediana del fianco laterale della piastrella stessa.
Non si esclude che ad esempio si operi posando prima una piastrella P e successivamente in corrispondenza dello spigolo o di un fianco della stessa si inserisca sotto ad essa una porzione di base 20 del dispositivo 10.
Una volta posizionate le varie basi 20 con i rispettivi elementi separatori 30 (ed eventuali distanziali angolari) come sopra descritto, fin quando il collante ? comunque ancora non del tutto consolidato si procede con l?inserimento dello stelo filettato 40 nell?elemento pressore 50, il quale premendo sulla superficie in vista delle piastrelle P, localmente nei vari punti (mediani o di spigolo), permette il perfetto livellamento delle superfici in vista delle piastrelle stesse interessate dallo stesso dispositivo 10
In pratica, ad esempio dopo aver unito tra loro, mediante i mezzi di vincolo, la ghiera 60 e l?elemento pressore 50, ? sufficiente infilare assialmente l?estremit? libera dello stelo filettato 40 all?interno della porzione centrale 610 della feritoia 61 e, da essa, entro la cavit? passante 501 dell?elemento pressore 501, come mostrato in figura 12a, fino a che il filetto maschio 41 imbocca la madrevite 51.
Successivamente, al fine di avvicinare velocemente la superficie planare 601 della ghiera 60 alla superficie in vista delle piastrelle P ? sufficiente esercitare una spinta assiale sull?elemento pressore 50 rivolta verso le piastrelle P, in questo modo si forza la madrevite 51, ovvero i tratti 511 che compongono la stessa, ad impegnare a saltarello il filetto maschio 41 dello stelo filettato 40 per una corsa assiale che si interrompe (come visibile in figura 12 b) quando la superficie planare 601 della ghiera 60 raggiunge la superficie in vista di una o pi? delle piastrelle P ad essa sovrapposta assialmente.
Durante la corsa assiale dell?elemento pressore 50 lungo lo stelo filettato 40 (sia per scorrimento che durante l?eventuale avvitamento dell?elemento pressore 50 sullo stelo filettato 40), l?elemento separatore 30 ? invitato ad entrare nella/e feritoia/e 61.
A questo punto l?addetto alla posa, azionando in rotazione l?elemento pressore 50, avvita quest?ultimo sullo stelo filettato 40 in modo da esercitare una pressione graduale, opportunamente tarata e controllabile, sulla superficie in vista di tutte le piastrelle P su cui appoggia la superficie planare 601 della ghiera 60 (v. figura 12c).
Durante tale rotazione di avvitamento, la ghiera 60 rimane solidale in rotazione allo stelo filettato 40 e all?elemento separatore 30 (ovvero alle piastrelle P) pur scorrendo assialmente.
In pratica, la feritoia 61 della ghiera 60 permette di irrobustire localmente l?elemento pressore 30 contro eventuali deformazioni di torsione impartite dall?impegno, specie a fine serraggio, della madrevite 51 sullo stelo filettato 40; inoltre, la superficie planare 601 rimane (ferma) a contatto con la superficie in vista delle piastrelle P, in questo modo evitando eventuali deformazioni alla disposizione delle stesse o sfregamenti indesiderati sulla superficie in vista stessa.
La estremit? planare 503 dell?elemento pressore 50 striscia invece, durante la rotazione di avvitamento, sulla contrapposta superficie 602 della ghiera 60.
Infine, quando il collante si ? consolidato ed ? in presa sulla superficie di posa delle piastrelle P, si procede con il rompere, ad esempio con un calcio (come si vede in figura 12d) l?elemento separatore 30 lungo la linea o sezione a frattura prestabilita 34, rimuovendo cos? lo stesso elemento separatore 30, con l?elemento pressore 50 avvitato allo stelo filettato 40, per poter procedere a stuccare le fughe tra le piastrelle P senza che la base 20 risulti visibile sulla superficie finita.
Per poter riutilizzare gli elementi pressori 50, con le relative ghiere 60, ? sufficiente rimuovere lo stelo filettato 40 dall?impegno con la madrevite 51.
Ad esempio, in modo rapido come mostrato nelle figure 12e e 12f, ? possibile tirare assialmente lo stelo filettato 40 nel verso di allontanamento dalla superficie planare 601 (o dalla estremit? planare 503), ad esempio impugnando la piastrina 42.
In questo modo i tratti 511 impegnano a saltarello il filetto maschio 41 dello stelo filettato 40 che si pu? cos? sfilare agevolmente dall?elemento pressore 50 e dalla ghiera 60.
Ovviamente si potr? anche procedere in modo diverso semplicemente svitando lo stelo filettato 40 dalla madrevite 51.
L?invenzione cos? concepita ? suscettibile di numerose modifiche e varianti tutte rientranti nell?ambito del concetto inventivo.
Inoltre tutti i dettagli sono sostituibili da altri elementi tecnicamente equivalenti.
In pratica i materiali impiegati, nonch? le forme e le dimensioni contingenti, potranno essere qualsiasi a seconda delle esigenze senza per questo uscire dall?ambito di protezione delle seguenti rivendicazioni.

Claims (15)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo (10) distanziatore livellante per la posa in opera di manufatti lastriformi (P) per il rivestimento di superfici che comprende: - una base (20), posizionabile posteriormente ad una superfice di posa di almeno due manufatti lastriformi (P) adiacenti e affiancati rispetto una direzione di affiancamento (A); - un elemento separatore (30) che si erge da detta base (20) in squadro con essa ed ? atto a contattare da parti opposte fianchi laterali affacciati di detti due manufatti lastriformi (P) affiancati; - uno stelo filettato (40) che si erge dall?elemento separatore (30) con asse di avvitamento (B) ortogonale alla base (20); - un elemento pressore (50) avvitabile allo stelo filettato (40) mediante una madrevite (51), in cui la madrevite (51) ? definita da tratti (511) separati ed elasticamente cedevoli di un?elica, i quali sono atti ad impegnare a saltarello lo stelo filettato (40) a seguito di una imposta traslazione assiale reciproca tra lo stelo filettato (40) e l?elemento pressore (50).
  2. 2. Dispositivo (10) secondo la rivendicazione 1, in cui la madrevite (51) ? costituita da un?unica spira dell?elica.
  3. 3. Dispositivo (10) secondo la rivendicazione 1 o 2, in cui l?elemento pressore (50) comprende un corpo tubolare (500) dotato di una cavit? passante (501) in direzione parallela all?asse di avvitamento (B), ciascun tratto (511) ? associato ad una lamina (512) elasticamente flessibile derivantesi a sbalzo dal corpo tubolare (500), in cui ciascun tratto (511) definisce l?estremit? della lamina (512) prossimale all?asse centrale (C) del corpo tubolare (500).
  4. 4. Dispositivo (10) secondo una qualunque delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal comprendere una ghiera (60) coassialmente associata in modo girevole ad una estremit? (503) dell?elemento pressore (50) affacciata verso la base (20).
  5. 5. Dispositivo (10) secondo la rivendicazione 4, in cui la ghiera (60) comprende una superficie planare (601) ortogonale all?asse di avvitamento (B), interposta assialmente tra detta estremit? (503) dell?elemento pressore (50) e la base (20) e rivolta verso la base (20) stessa in corrispondenza della quale ? definita una feritoia (61), configurata per essere infilata dall?elemento separatore (30).
  6. 6. Dispositivo secondo la rivendicazione 5, in cui tra la feritoia (61) e l?elemento separatore (30) ? definito un collegamento prismatico.
  7. 7. Dispositivo secondo la rivendicazione 5 o 6, in cui la feritoia (61) ? allungata con asse longitudinale radiale rispetto ad un asse di rotazione (E) della ghiera (60).
  8. 8. Dispositivo (10) secondo una qualunque delle rivendicazioni da 5 a 7 in cui la feritoia (61) comprende una porzione centrale (610) coassiale con la madrevite (51) dell?elemento pressore (50) e allargata, lo stelo filettato (40) essendo inseribile, con gioco radiale, all?interno di tale porzione centrale (610) della feritoia (61).
  9. 9. Dispositivo (10) secondo la rivendicazione 8, in cui la ghiera (60) comprende due di dette feritoie (61) tra loro in squadro ed unite in corrispondenza della rispettiva porzione centrale (610).
  10. 10. Dispositivo (10) secondo una qualunque delle rivendicazioni da 5 a 9, in cui la ghiera (60) comprende almeno una tacca di orientamento (63) proiettantesi all?esterno della ghiera (60) in una direzione allineata o in squadro con ciascuna feritoia (61).
  11. 11. Dispositivo (10) secondo una qualunque delle rivendicazioni da 4 a 10, in cui tra la ghiera (60) e l?elemento pressore (50) sono definiti mezzi di vincolo (504,62) atti a vincolare assialmente la ghiera (60) e l?elemento pressore (50).
  12. 12. Dispositivo (10) secondo la rivendicazione 10, in cui i mezzi di vincolo comprendono un gradino anulare (504) coassialmente associato ad uno tra l?elemento pressore (50) e la ghiera (60) e una pluralit? di denti di aggancio (62) sporgenti assialmente dall?altro tra la ghiera (60) e l?elemento pressore (50) e allineati lungo una circonferenza immaginaria coassiale rispetto ad esso.
  13. 13. Dispositivo (10) secondo una qualunque delle rivendicazioni precedenti, in cui lo stelo filettato (40) comprende una estremit? distale dall?elemento separatore (30) dotata di un elemento di abbrancamento (42) configurato per essere infilato assialmente tra i tratti (511) della madrevite (51).
  14. 14. Dispositivo (10) secondo la rivendicazione 12, in cui l?elemento di abbrancamento comprende una piastrina (42) giacente su un piano radiale dello stelo filettato (40) ed estendentesi radialmente oltre il diametro esterno del filetto maschio (41) dello stelo filettato stesso.
  15. 15. Dispositivo (10) secondo una qualunque delle rivendicazioni precedenti, in cui il filetto maschio (41) dello stelo filettato (40) ? del tipo a dente di sega.
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