ITTO950372A1 - Dispositivo generatore di segnali di comando, ad esempio per teleco- mandi, e relativo accessorio. - Google Patents

Dispositivo generatore di segnali di comando, ad esempio per teleco- mandi, e relativo accessorio. Download PDF

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ITTO950372A1
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Abstract

Il dispositivo, destinato ad essere utilizzato, ad esempio, per l'azionamento a distanza di cancelli, portoni, porte basculanti ed altre barriere, è comandato con un pulsante (4) temporizzato (22) in modo da assicurare che il segnale di comando venga trasmesso continuativamente per un certo intervallo di tempo (ad esempio 10 secondi) anche se il pulsante (4), che di solito assume le caratteristiche di un sensore a sfioramento, viene attivato per un intervallo di tempo molto ridotto. Il dispositivo (1) si presta ad essere montato a bordo di un autoveicolo, ad esempio in posizione fissa, facilmente accessibile in prossimità del volante, così da evitare lo svolgimento di complicate operazioni di ricerca e, comunque, la distrazione dalla guida, e/o in posizione fissa, ad esempio in corrispondenza di una postazione citofonica, così da consentire l'azionamento a distanza di portoni, barriere, ecc. dall'interno di edifici.(Figura 3).

Description

DESCRIZIONE dell'invenzione industriale dal titolo: "Dispositivo generatore di segnali di comando, ad esempio per telecomandi, e relativo accessorio"
DESCRIZIONE
La presente invenzione si riferisce ai dispositivi generatori di segnali di comando ed è stata sviluppata con particolare attenzione alla possibile applicazione ai telecomandi. In modo specifico,ma senza che questa connotazione debba essere interpretata come limitativa della sua portata, l'invenzione è stata sviluppata con particolare attenzione a taluni sistemi di telecomando già da anni in uso nel settore industriale e sempre più spesso utilizzati’anche in ambito domestico quali, ad esempio, i sistemi di telecomando per l'azionamento a distanza di cancelli, portoni, porte basculanti, ecc.
In tale contesto di applicazione, il sistema telecomandato comprende di solito un'installazione fissa (quale ad esempio un cancello, un portone, una porta basculante, un impianto di illuminazione, con i relativi azionamenti elettrici, elettrico/idrauli-ci, ecc. ed i rispettivi gruppi di asservimento) nonché almeno una installazione mobile (il telecomando vero e proprio) che l'utilizzatore porta con sé così da poter comandare a distanza del sistema telecomandato. In una delle situazioni più ricorrenti, il telecomando viene portato a bordo di un autoveicolo, così da consentire all'automobilista di aprire, chiudere e/o bloccare una o più barriere quali cancelli, portoni, porte, azionare interruttori di illuminazione, ad esempio di viali d'accesso ed autorimesse, ecc. senza dover scendere dal veicolo. Di solito, il telecomando è costituito da un dispositivo di piccole dimensioni, alimentato a batterie, che 1'utilizzatore può portare con.sé e, nel caso della disposizione a bordo di un autoveicolo, depositare in un uno dei volumi di contenimento previsti nell'abitacolo {ad esempio le tasche portaoggetti associate alle portiere, i vani portaoggetti previsti in adiacenza della leva di azionamento del cambio o sul cruscotto, ecc. ...).
Questa soluzione finisce per rivelarsi tutt'altro che pratica, soprattutto quando il telecomando deve essere azionato dall'automobilista mentre il veicolo si sta avvicinando o allontanando a velocità più o meno elevata rispetto all'impianto che si vuole azionare (apertura o chiusura) di barriere, accensione o spegnimento di impianti di illuminazione, etc
In primo luogo, infatti, l'automobilista deve cercare il telecomando così da poterlo afferrare; cosa, questa, che può non essere facile per diversi motivi: ad esempio perché il telecomando, che di solito è un oggetto abbastanza piccolo, si sposta all'interno del vano di contenimento dove è stato collocato o perché persone diverse che utilizzano lo stesso veicolo hanno l'abitudine di disporre il telecomando in posti differenti nell'abitacolo o ancora perché la manovra deve essere fatta in mezzo al traffico, dunque .senza distrarsi dalla guida del veicolo; il tutto, magari, in condizioni che non sono particolarmente favorevoli, ad esempio in condizioni di oscurità o di scarsa visibilità ambientale. Quanto'è detto sopra vale anche per i telecomandi configurati così da fungere da portachiavi.
Una volta trovato ed afferrato il telecomando, l'automobilista deve poi azionarlo. Nelle soluzioni di corrente impiego, l'automobilista deve a questo fine premere un pulsante di azionamento,mantenendolo premuto per un intervallo di tempo più o meno lungo sino a quando ha potuto sincerarsi del fatto che il segnale del telecomando è stato effettivamente ricevuto dall'installazione fissa con corrispondente azionamento del sistema telecomandato. Ciò fa sì che, in pratica, l'utilizzatore abbia necessariamente una mano impegnata per un certo intervallo di tempo, magari proprio in momenti in cui si trova ad essere impegnato in manovre di guida (quali una svolta per immettersi in ovvero per uscire da una rampa, un androne, una strada di accesso, ecc. in cui è disposta la barriera telecomandata).
Molto spesso, poi, la stessa installazione co-mandata a distanza con il telecomando disposto sul veicolo deve poter essere azionata anche da una postazione fissa (ad esempio dall'interno dell'abitazione in cui sono installati la barriera o l'impianto di illuminazione telecomandati). in questo caso, non è infrequente che la barriera o l'impianto predisposti per essere telecomandati (ad esempio dal veicolo) debbano essere azionati simultaneamente o pressoché simultaneamente con altre barriere o impianti (ad esempio porte con aperture elettriche per accesso pedonale a scale, luci scale, ecc.), già preesistenti nell'edificio e quindi comandate con rispettivi dispositivi di azionamento (ad esempio di tipo citofoni co).
Anche qui si corre il rischio che il telecomando, se asportato dal veicolo e portato nell'abitazio-ne, non sia immediatamente reperibile quando lo si vorrebbe. Molto spesso, poi, esso richiede un'opera-zione di azionamento (tipicamente una pressione protratta per alcuni secondi) più complessa rispetto ad operazioni di azionamento istantanee o pressoché istantanee richieste per l'azionamento di altre barriere o impianti (si pensi, ad esempio, ad un apriporta associato ad un impianto citofonico, suscettibile di essere azionato con attivazione istantanea di un pulsante o della leva associata alla culla del mi-crotelefono dell'impianto citofonico).
La presente invenzione si prefigge lo scopo di fornire una soluzione in grado di dare una risposta a tutte le esigenze messe in luce in precedenza.
Secondo la presente invenzione, tale scopo viene raggiunto grazie ad un dispositivo avente le caratteristiche richiamate in modo specifico nelle rivendicazioni che seguono. L'invenzione si riferisce anche ad un relativo accessorio.
In sintesi, grazie alla predisposizione di elementi che assicurano la trasmissione continuativa del segnale di comando anche in presenza di un'azione non continuata da parte dell'utilizzatore e con l'impiego preferenziale di un interruttore di azionamento del tipo a sfioramento, il dispositivo secondo l'invenzione può essere attivato attraverso una rapida e singola azione di comando senza che 1'utilizzatore venga distratto dalle azioni nelle quali è impegnato (ad esempio guida di un veicolo in fase di cambiamento di traiettoria, ecc.). Oltre a ciò, il dispositivo secondo l'invenzione si presta in modo ottimale ad essere collocato in un autoveicolo in posizione facilmente accessibile (ad esempio sul cruscotto in prossimità del volante), così da poter essere facilmente ritrovato, anche al tatto, senza necessità di una ricerca prolungata. Il dispositivo secondo l'invenzione si presta poi ad essere facilmente utilizzato anche in posizione fissa (ad esempio in associazione ad una postazione citofonica). Il tutto con la possibilità di un eventuale collegamento ad una linea di alimentazione (ad esempio l'impianto elettrico dell'autoveicolo o la linea di alimentazione continua dell'impianto citofonico, entrambi a bassa tensione) ferma restando la possibilità, preferenziale, di disporre anche di un'alimentazione a batteria (ad esempio con l'impiego di batterie ricaricabili).
L'invenzione verrà ora descritta, a puro titolo di esempio non limitativo, con riferimento ai disegni annessi, nei quali:
- la figura 1 è una generale vista in prospettiva di parte dell'abitacolo di un autoveicolo che illustra le possibili modalità di impiego di un dispo-sitivo secondo l'invenzione,
- la figura 2 illustra un possibile esempio di attuazione di un dispositivo secondo l'invenzione, e - la figura 3 illustra, sotto forma di uno schema a blocchi, la struttura elettronica di un disposi-tivo secondo l'invenzione.
Cominciando dalle figure 1 e 2, si può notare come il dispositivo secondo l'invenzione, indicato nel complesso con 1 e rappresentato nella figura 2 in dimensioni pressoché corrispondenti alle dimensioni reali, è sostanzialmente costituito, nella forma di attuazione qui illustrata a puro titolo esemplificativo, da due parti, definite nel seguito parte mobile 2 e parte fissa 10.
La parte mobile 2, sostanzialmente assimilabile ad un telecomando tradizionale, comprende un involucro, ad esempio di materiale plastico stampato, con, di preferenza, una forma appiattita che consente di inserirlo a scorrimento all'interno della parte fissa 10 costituita, così come verrà meglio descritto nel seguito, da un sopporto a tasca. Ciò sia con riferimento alla disposizione a bordo di un autoveicolo (quella a cui fa appunto riferimento la figura 1), sia per quanto riguarda l'eventuale disposizione in ambiente domestico (ad esempio in prossimità di una postazione citofonica).
Nell'esempio di attuazione illustrato (che, va sottolineato, non ha comunque carattere limitativo) l'involucro 2 ha una forma a parallelepipedo con una faccia anteriore nell'impiego in cui è provvisto almeno un pulsante di azionamento 3. Si tratta, per chiarezza, di un pulsante che, in generale, determina l'azionamento del telecomando 1 per tutto l'intervallo di tempo in cui il pulsante 3 viene premuto, secondo le modalità di impiego usuali dei telecomandi. In aggiunta, secondo l'invenzione, sulla parte fissa 10 è previsto un altro pulsante 4 configurato, come meglio si vedrà nel seguito, come un sensore suscettibile di percepire un'azione di attivazione da parte dell'utilizzatore per effetto di uno sfioramento anche momentaneo, senza permanenza prolungata di un'azione di pressione vera e propria. Tutto questo per facilitare l'azionamento del dispositivo 1 anche in condizioni critiche (utilizzatore impegnato nella guida, condizioni di oscurità, ecc.) cui si è accennato nella parte introduttiva della descrizione. Di preferenza, sempre per lo stesso fine (facilitare l'azionamento anche in condizioni critiche) il sensore 4 può essere disposto all'interno di una cavità o cratere ricavata nella rispettiva faccia della parte fissa 10 e/o contornato da uno o più simboli di identificazione quali strisce fluorescenti, soluzioni, queste, che si dimostrano particolarmente utili quando sul dispositivo 1 sono presenti altri sensori/pulsanti .
Con 5 è indicato in generale uno sportello, di solito localizzato su un lato dell'involucro della parte mobile 2 (in questo caso lo sportello è solo parzialmente visibile nella figura 2), destinato a permettere l'inserimento di batterie 6 (eventualmente del tipo ricaricabile) per consentire l'alimentazione del dispositivo 1 secondo modalità che verranno meglio illustrate nel seguito con riferimento allo schema della figura 3.
Secondo una forma di attuazione preferita è infatti previsto che il dispositivo 1 possa essere anche alimentato dall'esterno quando esso è inserito nel sopporto di ricezione 10. A questo fine, su una delle facce dell'involucro della parte mobile 2 (di solito quella che occupa la posizione inferiore o di fondo quando tale parte è riposta nella parte fissa 10), sono provvisti elementi di contatto 7, 8, 9, per il collegamento di una sorgente di alimentazione esterna, ad esempio a partire dall'impianto elettrico di bordo, nel caso di disposizione su un autoveicolo, o a partire dall'impianto citofonico, nel caso della collocazione nell'ambito di uno stabile ovvero ancora a partire da una pila di discrete capacità (ad esempio del tipo prismatico a 9 Volt), alloggiata nella parte fissa 10, in prossimità del fondo con relativo sportello. I contatti 7, 8, 9 (qui schematizzati in numero di tre, per motivi che risulteranno più chiari nel seguito) sono del tipo correntemente adottato, ad esempio, per consentire la ricarica automatica delle batterie dei telefoni portatili o dei microtelefoni nei telefoni cordless quando gli stessi sono disposti sul relativo sopporto.
Per favorire una corretta collocazione della parte mobile 2 nel sopporto costituente la parte fissa 10 (e soprattutto per fare in modo che, in tali condi∑:ioni, i contatti 7, 8 e 9 possano svolgere efficacemente la loro funzione), sull'involucro della parte mobile 2 possono essere previste formazioni di aggancio o in generale di ritegno quali, ad esempio, alette sporgenti da fianchi opposti dell'involucro e destinati a cooperare per attrito, per aggancio o per incastro elastico con la struttura del sopporto di ricezione 10.
Come già si è detto in precedenza, tale sopporto è destinato a facilitare la collocazione del dispositivo 1 tanto a bordo di un autoveicolo, quanto in una postazione fissa quale appunto una postazione citofonica.
in sostanza, secondo la forma di attuazione illustrata, il sopporto 10 si compone essenzialmente di un corpo profilato avente una generale configurazione a tasca in modo da consentire l'inserimento o in generale la collocazione della parte mobile 2 del dispositivo 1 al suo interno.
Nella forma di attuazione illustrata a titolo esemplificativo nella figura 2, il sopporto 10 {tipicamente di materiale plastico stampato) è costituito da una piastra di forma rettangolare che presenta in corrispondenza di due dei suoi lati opposti due alette 11 che sporgono perpendicolarmente al piano della piastra raccordandosi con una piastra frontale 12 (dove è localizzato il sensore 4) ed una piastra di fondo 13. Tutto questo così da formare, come si è detto, una sorta di tasca nella quale la parte mobile 2 del dispositivo può essere collocata a scorrimento.
Di preferenza, onde evitare che la parte mobile possa accidentalmente sfilarsi dal sopporto 10, le alette 11 e/o la piastra 12 presentano dimensioni e/o parti suscettibili di cooperare per attrito con l'involucro della parte mobile e/o con le alette eventualmente sporgenti dall'involucro della stessa.
Nell'esempio di attuazione illustrato, le alette 11 e le pareti 12 e 13 sono state illustrate come sviluppantisi in modo continuo e raccordantisi fra loro. E' inteso che una tale soluzione non è affatto imperativa. Le suddette parti potrebbero essere infatti discontinue fra loro e presentare a loro volta discontinuità al loro interno,ad esempio con una struttura a pettine con denti molleggienti. Va da sé, ancora, che per realizzare il sopporto 10 è possibile percorrere vie diverse, ferma restando l'esigenza di assicurare la ricezione ed un ritegno sufficientemente saldo della parte mobile 2 rispetto ai'la parte fissa 10.
In generale, la parte fissa 10 è provvista di mezzi di attacco che ne consentono la collocazione nella posizione di impiego desiderata, ad esempio, cosi come è illustrato in figura 1, sul cruscotto di un autoveicolo, in prossimità del volante, in posizione facilmente raggiungibile dall'automobilista.
I suddetti mezzi di attacco possono essere costituiti, ad esempio, da uno strato di materiale biadesivo 14 applicato sulla faccia posteriore, sulla piastra di fondo e/o sulle facce laterali della parte fissa 10. Tutto ciò con la conseguente possibilità, una volta che il foglio di protezione provvisto sulla faccia esterna dello strato biadesivo 14 sia stato rimosso, di disporre la parte fissa 10 nella posizione desiderata, ad esempio facendola aderire sulla superficie del cruscotto (o di un'altra parte dell'abitabolo) di un autoveicolo, così come illustrato in figura 1, ovvero di applicarla su un muro, su un pannello di un elemento di arredamento o, eventualmente, su uh apparecchio citofonico. Preferibilmente, in vista dell'applicazione su un muro (ma la stessa possibilità può essere sfruttata anche per altri scopi) nella piastra posteriore del sopporto 10 è previsto almeno un foro 15 di passaggio per un tassèllo (nel caso di fissaggio a muro) o, in generale, una vite o un qualunque elemento di aggancio simile.
Ancora, con 16 sono schematicamente illustrati due conduttori suscettibili di essere collegati ad una rete di alimentazione (ad esempio l'impianto elettrico dell'autoveicolo, la rete di alimentazione di un impianto citofonico, entrambi a 12 volt in continua) o, eventualmente, anche la rete esterna a 220 volt. Il tutto così da consentire all'alimentazione esterna del dispositivo 1 e/o la possibile ricarica delle batterie 6 disposte nella parte mobile 2.
Lo schema della figura 3 fa vedere in maggior dettaglio le modalità con cui si realizza il collegamento fra i componenti circuitali che si trovano nella parte fissa 10 (componenti indicati nel complesso con 100 e comandati dal sensore o interruttore a sfioramento 4) ed il circuito di emissione del segnale di telecomando, indicato complessivamente con 20.
Il circuito 20, che nell'esempio di attuazione qui illustrato si trova nella parte mobile 2, è in generale di tipo noto, essendo facilmente reperibile nel commercio per la realizzazione, ad esempio, dei telecomandi per apertura di cancelli, portoni, porte basculanti, ecc. di corrente impiego. Tale circuito viene attivato per effetto della chiusura a pressione dell'interruttore associato al pulsante 3.Tutto questo, naturalmente, fino a che il pulsante 3 è mantenuto premuto. Esempi di tali circuiti, operanti nella gamma di frequenze dell'ordine di 29,7 MHz, sono del tutto correnti e non richiedono pertanto di essere illustrati in dettaglio in questa sede. In generale, tali dispositivi portano associati, oltre ad un'antenna di emissione 20a, mezzi di codifica 20b (costi-tuiti di solito da una batteria di cosiddetti "dipswitch") di solito accessibile attraverso il vano chiuso dello sportello 5, così da poter codificare il messaggio inviato dal dispositivo 1 così da coordinarlo con il messaggio -combinazione che determina l'apertura del dispositivo comandato a distanza (non illustrato) .
Essenzialmente, la funzione della soluzione secondo l'invenzione è quella di realizzare, a partire dallo sfioramento del sensore 4, l'attivazione del circuito 20 per un certo intervallo di tempo (ad esempio 10 secondi, preferibilmente con possibilità di regolazione in funzione delle esigenze specifiche) in modo da rendere certa l'attivazione del dispositivo comandato a distanza senza che ciò richieda, da parte dell 'utilizzatore, un azionamento prolungato di un pulsante di comando quale il pulsante 3.
Nello schema di figura 3, si può vedere come i conduttori 16 fanno capo ad una sorgente di alimenta-zione indicata nel complesso con 17, destinata a for-nire la tensione di alimentazione VDD ai vari compo-nenti del circuito ed in particolare al punto, indicato con 18, collegato al contatto 7. Nella sorgente di alimentazione 17 sono presenti uno o più condensatori che servono a stabilizzare la tensione nel circuito. Nell'esempio di attuazione illustrato sono presenti in particolare due condensatori, ossia rispettivamente un condensatore Cl,preferibilmente ceramico da 10 nanofarad, per filtrare le variazioni di tensione più rapide ed un condensatore C2, preferibilmente elettrolitico al tantalio da 10 microfarad, per le altre variazioni. Tali condensatori possono essere eventualmente preceduti da un regolatore di tensione 19 (ad esempio del tipo LM 7812) se il tipo di alimentazione lo richiede.
A valle dei condensatori Cl e C2 si trova un gruppo resistenza/LED costituito da un resistore Ri e da un LED L2, che si attiva qualora il sistema venga alimentato esternamente attraverso i conduttori 16. Con DI e D2 sono indicati due diodi (ad esempio del tipo IN 4148) i cui anodi sono collegati, rispettivamente, all'uscita del polo positivo dell'alimentazione 17 e (attraverso il contatto 7, quando la parte mobile 2 è montata sulla parte fissa 10) al polo sempre positivo della batteria 6. I catodi dei due diodi DI e D2 sono invece collegati fra loro in corrispondenza del punto 18. I diodi Di e D2 hanno lo scopo di far alimentare il sistema dalla fonte con maggior tensione, escludendo nel contempo l'altra.
Questo viene fatto sfruttando la ben nota proprietà in base alla quale in un diodo la corrente fluisce solo in un verso, dall'anodo verso il catodo, quando l'anodo si trova ad un potenziale superiore al catodo di un livello di soglia ad esempio dell'ordine di 0,5 volt .
va da sé che il diodo D2 dovrebbe essere, almeno temporaneamente neutralizzato (in modo noto, ad esempio cortocircuitandolo con un interruttore) qualora si volesse dotare la parte mobile 2 di batterie ricaricabili con la possibilità di realizzare la ricarica nel sito di impiego.
Con 22 è indicato nel complesso un circuito integrato, ad esempio il componente CMOS CD 4538, costituito da due multivibratori monostabili, indicati in modo corrente UlA e UlB e di cui, nell'esempio di attuazione illustrato,viene utilizzato unicamente il multivibratore UlB. Per ottenere questo risultato i piedini 13 (R) e 16 vengono collegati alla tensione di alimentazione VDD. I piedini 12 (+T) e 15 (CX) vengono invece collegati a massa.
Il piedino 11 (-T) viene collegato al sensore 4 ed il piedino 14 (RC) viene collegato ad uno dei reofori di un condensatore C3 il cui altro reoforo è collegato a massa. Il condensatore C3 costituisce il ramo intermedio di un gruppo RC il cui ramo superiore, facente capo alla tensione di alimentazione vDD, è costituito dalla serie di una prima resistenza R2, di valore fisso, e di una seconda resistenza R2', di va-lore selettivamente variabile. Un resistore di polarizzazione R3 risulta interposto fra la tensione di alimentazione VDD ed il piedino 11, dunque, con uno dei due reofori (semilamine metalliche) del sensore 4, indicato con 4a e mantenuto flottante, mentre l'altro reoforo, indicato con 4b, è collegato a massa.
ri piedino 10, che funge da uscita del circuito 22, è collegato, attraverso un resistore di protezione R5 alla base di un transistore Ql del tipo n-p-n il cui emettitore è collegato alla massa ed al contatto 9. Il collettore di Ql è invece collegato, ol-tre che con il contatto 8, anche con il punto 18 (tensione di alimentazione vDD) con l'interposizione di una resistenza R4 e di un ulteriore LED <»>DL1.
Si apprezzerà quindi che, quando la parte mobile 2 è montata sulla parte fissa 10, l'emettitore ed il collettore del transistore Ql sono di fatto collegati ai due terminali fra i quali agisce il pulsante 3. Il passaggio in conduzione (saturazione) del transistore Ql corrisponde quindi, a tutti gli effetti, alla chiu-sura del circuito ad interruttore in cui si trova il pulsante 3, per effetto di una pressione esercitata sul pulsante 3 stesso, ed alla conseguente attivazione del generatore 20.
Infine, il piedino 9 (Q) viene di solito lasciato inutilizzato.
Come già si è detto, il multivibratore UlA non viene utilizzato e, a questo fine, fermo restando il collegamento dei piedini 3 e 5 alla tensione di alimentazione e dei piedini 1, 4 e 8 a massa, i piedini 2, 6 e 7 vengono lasciati inutilizzati.
In condizioni di riposo (circuito 22 nel suo stato stabile) il piedino 11 (-T) si trova normalmente alla tensione di alimentazione vDD. La stessa tensione è presente sull'uscita Q (piedino 9) mentre l'uscita Q (piedino 10) si trova praticamente alla tensione di massa e mantiene il transistore Q1 in stato di interdizione (cut-off), cosicché i contatti 8 e 9 risultano isolati fra loro. ’
Nell'esempio di attuazione dell'invenzione qui illustrato, si sfrutta il fatto che un contatto di sfioramento applicato sul sensore 4 determina sul piedino 11 (-T) uno stimolo tale da far commutare il monostabile 22. Il tutto con il conseguente passaggio del piedino 10 (uscita Q) al valore di tensione VDD (originariamente presente sull'uscita Q e la commutazione in conduzione (saturazione) del transistore Q1 . Ciò determina l'attivazione del generatore 20 che provvede ad emettere il segnale di telecomando. Il passaggio in saturazione del transistore Q1 viene segnalato all'esterno per effetto dell'accensione del diodo DL1 interposto appunto sulla linea che collega il collettore del transistore Ql al punto 18 (tensione di alimentazione VDD) .
L'azione di sfioramento cui si è accennato in precedenza corrisponde ad applicare alle due semilamine metalliche 4a e 4b costituenti il sensore 4 un valore di resistenza che è stato sperimentalmente verificato essere dell'ordine da 2 a 12 Mohm (valori rilevati su un campione di utilizzatori) con riferimento ad una distanza fra le semilamine dell'ordine di 2 non circa.
Pur con un campo di variazione sufficientemente ampio, quale quello descritto in precedenza,'una tale azione di sfioramento è sufficiente a portare la tensione sul piedino 11 al disotto della soglia di attivazione che è circa pari alla metà di VDD.
In ogni caso, si è verificato sperimentalmente che la rapidità dell'azione di stimolazione o di sfioramento sul sensore 4 non è sfavorevole, in quanto il piedino (-T) risulta sensibile a rapide e/o istantanee cadute di tensione.
Come è ben noto al tecnico esperto del settore, una volta ottenuta la commutazione del circuito monostabile, il permanere del circuito stesso nella condizione commutata (uscita Q a livello "alto") è inversamente correlato alla velocità di carica del condensatore C3, scelto di preferenza del tipo elettrolitico da 220 microfarad. La velocità di carica del condensatore C3 è a sua volta determinata dal valore dei resistori R2 e R2' (quest'ultimo regolabile) e, nell'esempio di attuazione illustrato, fa sì che il circuito 22 torni nella condizione stabile di riposo quando la tensione ai capidiC3 raggiunge circa il 63% del valore VDD.
A titolo esemplificativo, le esperienze condotte dal Richiedente dimostrano che adottando per i resistori R2, R2' e R3 valori dell'ordine di 2, 7 Kohm, 220 Kohm (variabile) e 10 Mohm è possibile selezionare, agendo sul resistore R2', un valore di permanenza nello stato instabile (con conseguente attivazione continuativa del generatore 20) nell'intorno di alcuni secondi (ad esempio 10 secondi).
Per quanto riguarda la realizzazione del sensore 4 si è riscontrato che l'impiego di due semilamine metalliche 4a, 4b in oro depositato per via elettrolitica.su vetronite e distanziate fra loro di circa 2 mm si dimostra ampiamente soddisfacente, sia per quanto riguarda la funzionalità del dispositivo, sia per quanto riguarda la resistenza a fenomeni di deterioramento o attacco ambientale.
Naturalmente, i particolari di realizzazione e le forme di attuazione potranno essere ampiamente variati rispetto a quanto descritto ed illustrato, senza per questo uscire dall'ambito della presente invenzione.
In particolare, la descrizione fatta in precedenza a titolo puramente esemplificativo comporta la presenza di due elementi, ossia:
- la parte mobile 2, configurata essenzialmente come un telecomando tradizionale, con il suo pulsante di azionamento 3 che è di tipo istantaneo (il segnale di telecomando viene emesso dal circuito 20 soltanto se e fintantoché il pulsante 3 viene premuto), e - la parte fissa 10, in cui può essere inserita la parte mobile 2, la quale parte fissa 10 comporta un suo pulsante o sensore di azionamento 4, di preferenza del tipo a sfioramento;quest'ultimo pulsante o sensore interviene, insieme alla rispettiva elettronica dedicata 100, illustrata come localizzata nella parte fissa 10, per far sì che il circuito 20 generi il segnale di telecomando per un certo intervallo di tempo (assicurando l'azionamento del dispositivo telecomandato) per effetto del semplice, momentaneo azionamento del suddetto pulsante o sensore 4, ottenendo quindi che il generatore 20 continui a emettere il segnale di telecomando anche quando il pulsante di azionamento 4 è stato abbandonato.
In questo caso, dunque, la parte fissa 10 identifica un elemento autonomo, eventualmente suscettibile di costituire (secondo la terminologia adottata nelle rivendicazioni che seguono) un vero e proprio accessorio utilizzabile in unione a un telecomando del commercio, purché esso sia provvisto dei necessari terminali di collegamento quali i contatti 7, 8 e 9 descritti in precedenza.
La soluzione sopra descritta si dimostra vantaggiosa sotto diversi punti di vista. In particolare essa rende possibile utilizzare la parte mobile 2 come un telecomando autonomo che 1'utilizzatore può portare con sé (ad esempio in tasca, quando decide di uscire a piedi), sapendo che il segnale di telecomando non verrà emesso in modo accidentale, per effetto di un urto o di uno sfioramento, ma solo a seguito di un'azione positiva.
La parte fissa 10, montata ad esempio a bordo di un veicolo, costituisce invece un accessorio in cui la parte mobile 2 può essere inserita per attuare modalità di azionamento diverse, ad esempio a sfioramento e con ripetizione del segnale di telecomando anche dopo che il sensore è stato sfiorato.
E' però possibile ricorrere a soluzioni affatto diverse, pur rifacendosi sempre allo stesso principio di fondo dell'invenzione.
Ad esempio, le varie funzioni tipiche tanto della parte mobile 2 quanto della parte fissa 10 descritte in precedenza possono essere incorporate in un unico dispositivo. In questo caso, il dispositivo secondo l'invenzione assume l'aspetto di un normale telecomando in cui, in aggiunta o in alternativa al normale pulsante di azionamento (pulsante 3 delle figure, per intendersi), è presente anche un pulsante o sensore che determina l'azionamento continuato del telecomando per un certo intervallo di tempo (ossia il sensore 4 delle figure). Ad esempio, il pulsante 3, premuto, potrebbe essere visto come la resistenza interposta fra 4a e 4b, risultando così evidente che anche il segnale di un telecomando tradizionale può essere prolungato per un determinato tempo, in seguito ad un'azione istantanea dell'operatore.
Per quanto riguarda l'alimentazione, può essere conservata l'alternativa descritta in precedenza,con un'alimentazione da batteria (eventualmente ricaricabile) in unione ad un'alimentazione tramite una sorgente quale la sorgente 17, costituente, in questo caso, parte di un sopporto in cui il dispositivo 11 può essere inserito.
Ancora, si può pensare che il dispositivo 1, nel suo complesso, divenga parte del normale equipaggiamento di un autoveicolo (come accessorio di aftermarket o di primo impianto). In questo caso, di solito, la presenza contemporanea del pulsante 3 e del pulsante 4 si dimostra di fatto ridondante, essendo sufficiente la presenza del solo pulsante o sensore 4.
Quanto detto sopra vale, a fortiori,per la realizzazione del complesso di elementi circuitali indicati con 100 ed in particolare degli elementi associati al circuito 22. Il complesso di tali'elementi circuitali può essere agevolmente sostituito da un sensore di prossimità quale un sensore capacitivo temporizzato del tipo correntemente disponibile sul mercato. Come esempio si può citare il rilevatore di prossimità CFR 20D 24-35/L prodotto quale articolo n. 103603 dalla società svizzera Baumer Elektrik. Il ricorso a sensori di questo tipo è peraltro proponibile di preferenza per quelle installazioni quali le installazioni fisse a bordo di autoveicoli in grado di far fronte al maggiore assorbimento di potenza elettrica da parte del rilevatore di prossimità. Si può infine osservare che sul sopporto 10 potrebbe trovare posto il solo sensore/pulsante e l'intero circuito situarsi nel telecomando (parte mobile 2), collegandosi i due elementi tramite due soli contatti (più eventuali contatti di alimentazione esterna) e che, in sostanza, il circuito potrebbe collegarsi in punti diversi da quelli indicati con 7, 8 e 9 nella figura 3.

Claims (1)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo per la generazione di segnali di comando comprendente un generatore (20) per la generazione di detti segnali di comando nonché mezzi di azionamento (3, 4) associati nell'impiego a detto generatore (20) e selettivamente attivabili da un utilizzatore per produrre l'emissione di almeno un segnale di comando da parte di detto generatore (20), caratterizzato dal fatto che a detti mezzi di azionamento (3, 4) e detto generatore è associato un circuito temporizzatore (22) suscettibile di determinare, per effetto di un'azione istantanea su detti mezzi di azionamento (20), l'attivazione di detto generatore (20), con conseguente emissione continuativa di detto segnale di comando, per un intervallo di tempo predeterminato anche in assenza di interventi protratti dell'utilizzatore su detti mezzi di azionamento (3,4). ' 2. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detti mezzi di azionamento (3, 4) sono configurati, almeno in parte (4), come interruttore a sfioramento. 3. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 o la rivendicazione 2, caratterizzato dal fatto che detti mezzi di azionamento comprendono almeno una coppia di piastrine conduttrici (4a, 4b) normalmente isolate fra loro e suscettibili di essere poste in contatto elettrico fra loro per effetto di un'azione di contatto esercitata dall'utilizzatore. 4. Dispositivo secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, caratterizzato dal fatto che detti mezzi di azionamento comprendono: - primi mezzi di azionamento (3) che determinano l'attivazione di detto generatore (20) soltanto durante l'intervallo di tempo in cui detti primi mezzi di azionamento vengono azionati dall'utilizzatore, e - secondi mezzi di azionamento (4) che determinano l'attivazione di detto generatore (20) per detto intervallo di tempo predeterminato, anche dopo che detti secondi mezzi di azionamento (4) hanno cessato di essere azionati dall'utilizzatore. 5. Dispositivo secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, caratterizzato dal fatto che detto circuito temporizzatore comprende un elemento monostabile (22) suscettibile di essere portato nel suo stato instabile per effetto di un'azione esercitata dall'utilizzatore su detti mezzi di azionamento (3, 4) e di attivare, in detto stato instabile, detto generatore (20) di segnali di comando. 6. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 o la rivendicazione 5, caratterizzato dal fatto che detto circuito temporizzatore (22) comprende un interruttori»elettronico (Ql) suscettibile di essere portato selettivamente in uno dei suoi stati di commutazione per effetto dell'azione esercitata dall'utilizzatore su detti mezzi di azionamento (3) e di comandare, in detto uno dei suoi stati di commutazione, l'attivazione di detto generatore (20). 7. Dispositivo secondo la rivendicazione 5 e la rivendicazione 6 caratterizzato dal fatto che detto interruttore elettronico (Ql) è collegato a detto elemento monostabile (22) in modo tale per cui, quando detto elemento monostabile (22) si trova in detto stato instabile, detto interruttore elettronico (Ql) si trova in detto uno dei suoi stati di commutazione. 8. Dispositivo secondo la rivendicazione 4 ed una qualsiasi fra le rivendicazioni 6 e 7, caratterizzato dal fatto che detto interruttore elettronico (Ql) è associato a detti secondi mezzi di azionamento (4). 9. Dispositivo secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, caratterizzato dal fatto che comprende: - una prima sorgente di alimentazione a batteria (6) associata al dispositivo (1) stesso, - una seconda sorgente di alimentazione (17) collegatile (16) ad una fonte di alimentazione esterna rispetto al dispositivo (1) , e - mezzi di collegamento (DI, D2) in alternativa facenti capo rispettivamente a detta prima sorgente di alimentazione (6) e a detta seconda sorgente di alimentazione (17) e suscettibili di collegare il dispositivo a quella fra detta prima sorgente di alimentazione (6) e detta seconda sorgente di alimentazione (16) che si trova al livello di tensione più elevata. 10. Dispositivo secondo la rivendicazione 9, caratterizzato dal fatto che comprende un involucro di contenimento (2) con associati mezzi di contatto (7, 8, 9) al fine di consentire il collegamento di detto generatore (20) a detta fonte di alimentazione esterna (16). 11. Dispositivo secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, caratterizzato dal fatto che comprende : - una parte mobile (2) comprendente detto generatore (20) , e - una parte fissa (30), suscettibile di sostenere detta parte mobile (2); detta parte fissa (10) com-prendendo i rispettivi mezzi di azionamento (4) suscettibili di agire su detto circuito temporizzatore (22). 12. Dispositivo secondo la rivendicazione 4 e la rivendicazione 11, caratterizzato dal fatto che detti primi mezzi di azionamento (3) sono disposti su detta parte mobile (2) e detti secondi mezzi di azionamento (4) sono disposti su detta parte fissa (10). 13. Dispositivo secondo la rivendicazione 11, caratterizzato dal fatto che a detta parte fissa (10) sono associati mezzi di fissaggio (14, 15) per consentire la localizzazione del dispositivo (1) in una posizione fissa. 14. Dispositivo secondo la rivendicazione 13,caratterizzato dal fatto che detti mezzi di fissaggio comprendono almeno un fra un elemento di fissaggio di tipo adesivo (14) ed un'apertura (15) per il passaggio di un elemento di attacco. 15. Dispositivo secondo la rivendicazione 11,caratterizzato dal fatto che detta parte fissa (l’O) è con-formata a guisa di sopporto suscettibile di ricevere detta parte mobile (2) in una posizione di ricezione selettivamente predeterminata. 16. Dispositivo secondo la rivendicazione 15,caratterizzato dal fatto che detta parte mobile (2) com-prende un involucro di contenimento con formazioni di ritegno destinate a cooperare con detta parte fissa (10) quando detta parte mobile (2) è inserita in detta parte fissa (10). 17. Dispositivo secondo la rivendicazione 15, caratterizzato dal fatto che detta parte fissa (10) presenta una generale configurazione a tasca così da poter ricevere selettivamente a scorrimento al suo interno detta parte mobile (2). 18. Dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 11 a 17, caratterizzato dal fatto che tanto detta parte mobile (2) quanto detta parte fissa (10) comprendono mezzi di contatto elettrico (7, 8, 9) per realizzare, quando detta parte mobile (2) è disposta su detta parte fissa (10), il collegamento elettrico almeno fra detto generatore (20), detto circuito temporizzatore (22) ed i rispettivi mezzi di azionamento (4). 19. Accessorio per realizzare, in unione ad un dispositivo per la generazione di segnali di comando comprendente un generatore (20) per la generazione di detti segnali di comando, un dispositivo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 11 a 18, in cui detto accessorio costituisce detta parte fissa (10) del dispositivo . il tutto sostanzialmente come descritto ed illustrato e per gli scopi specificati.
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