ITTO20080299A1 - Piano cottura modulare - Google Patents

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ITTO20080299A1
ITTO20080299A1 IT000299A ITTO20080299A ITTO20080299A1 IT TO20080299 A1 ITTO20080299 A1 IT TO20080299A1 IT 000299 A IT000299 A IT 000299A IT TO20080299 A ITTO20080299 A IT TO20080299A IT TO20080299 A1 ITTO20080299 A1 IT TO20080299A1
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IT
Italy
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module
hob
modular
gas
modules
Prior art date
Application number
IT000299A
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Inventor
Renato Aiello
Silvio Corrias
Lorenzo Morganti
Paola Mosca
Stefano Palmeto
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Indesit Co Spa
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    • F24CDOMESTIC STOVES OR RANGES ; DETAILS OF DOMESTIC STOVES OR RANGES, OF GENERAL APPLICATION
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    • FMECHANICAL ENGINEERING; LIGHTING; HEATING; WEAPONS; BLASTING
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    • F24CDOMESTIC STOVES OR RANGES ; DETAILS OF DOMESTIC STOVES OR RANGES, OF GENERAL APPLICATION
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    • F24C15/103Tops, e.g. hot plates; Rings electrically heated being movable or rotatable
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Description

Descrizione dell'Invenzione Industriale dal titolo:
“PIANO COTTURA MODULARE”
RIASSUNTO
Piano cottura modulare (1), del tipo comprendente almeno due moduli (2,3,4), ciascuno dei quali comprende un corpo (2A,3A,4A) destinato ad essere appoggiato ad un piano (5) ed al quale corpo (2A,3A,4A) è associato un dispositivo di cottura quale un bruciatore a gas (9A), una piastra elettrica (9B) o simili in cui il corpo (2A,3A,4A) è ribaltabile attorno ad un asse tra una condizione operativa in cui è appoggiato al piano (5) ed una condizione di riposo in cui è allontanato da tale piano (5).
DESCRIZIONE
La presente invenzione si riferisce ad un piano cottura modulare secondo il preambolo della rivendicazione 1.
Come piano di cottura in questa descrizione e nelle successive rivendicazioni si intende un elettrodomestico che presenta uno o più dispositivi di cottura, quali un fornello a gas, una piastra scaldante elettrica e simili.
Attualmente si fa sempre più sentire la necessità di prevedere piani cottura che si adattino in modo personalizzato alle esigenze dell’utenza, in modo da permettere ad un utente di predisporre un piano cottura che sia il più versatile possibile; a tal fine sono nati piani cottura che presentano diverse tipologie di dispositivi di cottura.
Ad esempio si trovano in commercio piani cottura con fornelli a gas e piastre elettriche, altri solo con dispositivi di cottura elettrici (piastre, forno etc.), altri ancora solo a gas, in modo da venire incontro alle esigenze dell’utente finale.
Tuttavia in questo modo la necessità di personalizzazione è stata risolta solo in parte, perché in un momento successivo all’acquisto del piano cottura le esigenze dell’utente potrebbero cambiare.
Al fine di permettere una personalizzazione più spinta sono nati quindi i piani cottura modulari descritti nel documento DE 102 35 776 della titolare BSH BOSCH UND SIEMENS HAUSGERATE GmbH, in cui l’intero piano cottura viene realizzato assemblando variamente un certo numero di moduli, di cui ognuno comprende un dispositivo di cottura, come ad esempio un bruciatore a gas o una piastra elettrica.
I vari moduli sono appoggiati ad un piano della scaffalatura della cucina ed ognuno di essi è alimentato separatamente a partire dalla rete (gas o elettrica) della casa con una linea di alimentazione dedicata; assemblando tra loro un certo numero di moduli si ottiene quindi un piano cottura personalizzato, adatto alle esigenze del singolo utente, il quale può quindi comporre in ogni momento il piano cottura che preferisce.
Questa soluzione tuttavia presenta alcuni inconvenienti: in primo luogo ogni modulo è alimentato separatamente dagli altri, con una rispettiva diramazione della linea di alimentazione principale; si devono pertanto prevedere punti corrispondenti di diramazione sul condotto principale del gas e sulla rete elettrica.
Un’altra necessità che contestualmente si fa sentire nelle moderne cucine è quella di ottimizzare gli spazi occupati dai vai elettrodomestici.
Il piano cottura modulare descritto nel brevetto DE 102 35 776 presenta in questo senso un ulteriore inconveniente: quando i moduli non sono utilizzati essi permangono comunque sul piano della scaffalatura della cucina, e per eliminare l’ingombro l’utente deve provvedere a rimuoverli, dapprima disconnettendo l’alimentazione del gas o dell’energia elettrica e successivamente prelevandolo e riponendolo in altro luogo.
A tale proposito è da notare che la diramazione della linea di alimentazione afferente al modulo rimosso permane anche in assenza di questo e deve pertanto essere messa in sicurezza onde evitare incidenti, oltre a presentare un certo ingombro.
La presente invenzione si propone di risolvere questi ed altri inconvenienti che riguardano i piani di cottura modulari noti.
A tal fine l’idea alla base della presente invenzione è quella di predisporre un piano cottura modulare, in cui ogni modulo comprende un dispositivo di cottura (come un bruciatore a gas, una elemento elettrico o simili) ed in cui i singoli moduli sono ribaltabili attorno ad un comune asse orizzontale, ottenendo così il vantaggio di liberare la superficie su cui essi appoggiano, quando non in uso.
Una ulteriore caratteristica vantaggiosa è che i moduli sono alimentati tutti a partire da un unica connessione alla rete del gas o elettrica, di modo che non sia necessario prevedere una diramazione di questa per ogni modulo. Come si vedrà infatti anche la linea di alimentazione dei moduli è modulare e si sviluppa insieme ai moduli, internamente a questi, di modo che ogni singolo modulo è alimentato da quello precedente (indipendentemente dal funzionamento di quest’ultimo).
Questo permette, come si vedrà, di rimuovere un modulo in modo veloce e semplice, senza lasciare alcuna diramazione della linea di alimentazione sul piano di appoggio.
Le caratteristiche del piano di cottura dell’invenzione sono oggetto delle allegate rivendicazioni.
Queste caratteristiche ed ulteriori vantaggi della presente invenzione risulteranno maggiormente chiari dalla descrizione di un suo esempio di realizzazione mostrato nei disegni annessi, forniti a puro titolo esemplificativo e non limitativo, in cui:
fig. 1 illustra un piano cottura realizzato da più moduli secondo la presente invenzione;
fig. 2 illustra il piano cottura di fig. 1 con un modulo in condizione ribaltata;
fig. 3 illustra una vista in prospettiva dal lato anteriore di un modulo di fig. 1;
fig. 4 illustra una vista in prospettiva dal lato posteriore del modulo di fig. 3;
fig. 5 illustra una vista in sezione del modulo di fig.
4;
fig. 6 illustra una vista in prospettiva della parte posteriore del modulo di fig. 4, privato del corpo;
fig. 7 illustra una vista in prospettiva anteriore fig.
6;
figg. 8 e 9 illustrano due prospettive delle figg. 6 e 7; fig. 10 illustra una prospettiva del terminale di connessione del condotto del gas;
fig. 11 illustra una vista in prospettiva della staffa di sostengo del corpo del modulo;
fig. 12 illustra uno schema di collegamento elettrico dei moduli di fig. 1;
fig. 13 illustra uno schema di collegamento della linea di alimentazione del gas dei moduli di fig. 1;
fig. 14 illustra una vista in pianta di un particolare del bruciatore del gas;
fig. 15 illustra una vista in prospettiva del particolare di fig. 14;
fig. 16 illustra una variante della staffa.
Facendo riferimento alle figg. 1 e 2, in esse si può notare un piano cottura modulare 1 secondo la presente invenzione.
Esso è formato dall’unione di tre moduli 2, 3 e 4 appoggiati ad un comune piano 5 di appoggio di un mobile della cucina; il piano cottura comprende inoltre una centralina di controllo 40 su cui si tornerà più avanti.
Ogni modulo 2,3,4 comprende un corpo ribaltabile 2A,3A,4A sul quale è posizionato il relativo dispositivo di cottura, ad esempio i moduli 2 e 4 comprendono una piastra scaldante elettrica 9B, mentre il modulo 3 comprende un bruciatore a gas 9A.
Ogni modulo 2,3,4 comprende inoltre una staffa posteriore 2B,3B,4B, fissabile in modo amovibile (o fisso) sul piano di appoggio 5, attorno alla quale ruota il corpo.
Come si può notare, due moduli adiacenti 2, 3 e 3, 4 sono tra loro connessi posteriormente nel modo che verrà meglio descritto nel seguito; per ora basti dire che ogni modulo è alimentato con un fluido combustibile, quale ad esempio gas, e con una linea elettrica. Il fluido combustibile potrà, a seconda del tipo di modulo, essere esclusivamente convogliato al modulo successivo o utilizzato per l’elemento riscaldante del modulo stesso.
Come illustrato in fig. 2 ed in accordo all’idea alla base della presente invenzione i moduli 2,3,4 sono ribaltabili attorno ad un asse orizzontale, tra una condizione operativa in cui il corpo del modulo è appoggiato al piano di appoggio ed una condizione cosiddetta “di riposo” in cui il corpo del modulo è allontanato dal piano di appoggio, come quella del modulo 4 di fig. 2; più in particolare i moduli 2,3,4 sono provvisti ognuno di una staffa 2B, 3B, 4B attorno a cui ruota il corpo 2A,3A,4A del modulo, così da permettergli di assumere la posizione operativa e quella di riposo; onde agevolare l’afferraggio del corpo per effettuare la rotazione, esso è provvisto di una maniglia 3C anteriore, visibile chiaramente nel modulo 3 di fig. 3; per prevenire che dal profilo del corpo 3A fuoriesca la sagoma della maniglia essa può essere realizzata a guisa di una scanalatura nel corpo, come illustrato nelle allegate figure.
È da notare che nella condizione di riposo il modulo occupa uno spazio estremamente ridotto sul piano 5, permettendone quindi l’utilizzo per altre funzioni (ad esempio come piano di lavoro o come piano di appoggio); il corpo è chiuso inferiormente (sul lato opposto a quello recante il dispositivo di cottura), salvo un varco di accesso tecnico per consentire operazioni di manutenzione (non illustrato).
Scendendo più nel dettaglio la staffa 3B, come illustrato nella forma esecutiva di figg. 4, 6 e 12 , ha una forma ad “U” ed è provvista di una base di appoggio 31 dalla quale aggettano perpendicolarmente due bracci di impegno 32 e 33, che circondano il condotto del gas 13 lasciandolo libero di ruotare nelle sedi di rotazione 32A,33A previste su ogni braccio.
A tal proposito nelle figg. da 6 a 9 si può notare che il corpo 3A è provvisto posteriormente di una porzione semitubolare di protezione 3D del condotto del gas 13, che si estende posteriormente al corpo 3A e circonda il condotto del gas 13, così da proteggerlo da urti incidentali.
Per quanto riguarda la staffa 3B, essa può essere appoggiata al piano della scaffalatura della cucina; in questo caso al fine di evitare che la rotazione del modulo sposti la staffa, essa è realizzata in materiale metallico con elevato peso specifico, come ad esempio ghisa o acciaio inox (in modo che il suo peso sia rilevante e preferibilmente maggiore di quello del modulo), oppure è dotata di appositi contrappesi atti allo scopo (non illustrati), che possono essere incorporati nella staffa stessa; una prima alternativa prevede di fissare le staffe con viti al piano, oppure di predisporre un magnete sulla parte inferiore della staffa (o sul piano di appoggio nel caso la staffa sia in materiale, quale ferro o acciaio, che viene attratto da un magnete) per avere un fissaggio magnetico che non comporta di forare il piano.
Altre soluzioni alternative sono poi descritte nel seguito.
La rotazione del modulo può essere soggetta a frenatura calibrata, onde evitare la caduta accidentale della parte mobile del modulo; è inoltre previsto un sistema di ritenzione della parte mobile del modulo in posizione sollevata, allo stesso scopo.
Prima di scendere nel dettaglio delle linee di alimentazione elettrica e del gas e nelle connessioni di quest’ultima, giova discutere il principio base secondo cui si alimentano i dispositivi di cottura dei moduli a partire dalla rete elettrica e del gas.
L’idea seguita è che i moduli siano connessi in cascata l’uno a valle dell’altro (rispetto alla rete elettrica e alla tubazione principale del gas), e la linea di alimentazione si sviluppa in modo modulare, ed è suddivisa in tanti spezzoni quanti sono i moduli del piano cottura; ad ogni spezzone di linea di alimentazione è connessa una linea di diramazione per l’alimentazione di un dispositivo di cottura (ovviamente se il dispositivo richiede tale alimentazione), in modo tale per cui il dispositivo di cottura di ogni modulo è alimentato indipendentemente dalla condizione (operativa o di riposo) dei moduli a monte.
Nell’esempio illustrato, come si vedrà, è presente una centralina 40, la quale è collegata alla rete di alimentazione (elettrica o gas)e dalla quale si diparte la linea di alimentazione vera e propria dei moduli, i quali possono essere montati a valle di questa in un ordine qualsiasi; è pertanto solo indicativo il fatto che nell’esempio illustrato i moduli siano quelli di fig. 1.
Facendo riferimento alla fig. 12 in essa è illustrato lo schema di alimentazione elettrica (per chiarezza i moduli sono stati raffigurati con linea tratteggiata): la rete elettrica schematizzata dai due cavi di rete 50 e 51 è connessa alla centralina di controllo 40, la quale può comprendere un alimentatore per abbassare la tensione di rete e trasformarla da corrente alternata in corrente continua; in altre forme esecutive l’alimentatore è assente, pertanto la corrente fornita ai moduli è quella con la tensione e frequenza della rete elettrica 50,51.
Dalla centralina di controllo 40 parte quindi la linea di alimentazione vera e propria, che fornisce ai moduli l’energia elettrica: come si è detto la linea di alimentazione elettrica è modulare, ed è realizzata in questo caso da tre spezzoni (tanti quanti i moduli): un primo spezzone 52,53 (relativo al primo modulo 4), un secondo spezzone 57,58 (relativo al secondo modulo 3) ed un terzo spezzone 62,63 (relativo al terzo modulo 2).
La centralina 40 a tal fine è connessa alla staffa 4B del primo modulo 4 del piano cottura 1, all’interno della quale dal primo spezzone di linea di alimentazione, costituita dai connettori elettrici principali 52 e 53, si diparte una diramazione costituita dai connettori di diramazione 54 e 55 che alimentano il carico elettrico 56 del dispositivo di cottura del modulo 4, in questo caso la resistenza elettrica della piastra elettrica 9B.
I connettori elettrici principali 52 e 53 percorrono poi tutta la staffa 4B e sono quindi connessi (tramite connessioni elettriche comuni, note allo stato dell’arte) al secondo spezzone costituito dai connettori elettrici principali 57 e 58 che corrono nella staffa 3B, dai quali si diparte la diramazione costituita dai connettori di diramazione 59 e 60 che alimentano il carico elettrico 61 del dispositivo di cottura del modulo 3, in questo caso il dispositivo piezoelettrico per la scintilla di accensione del fornello a gas 9A.
Analogamente a quanto sopra i connettori principali 57 e 58 sono elettricamente connessi a quelli principali 62 e 63 (terzo spezzone) che corrono nella staffa 2B dai quali si dipartono i connettori di diramazione 64 e 65 per alimentare il carico 66 della piastra elettrica 9B del modulo 2; i connettori elettrici principali terminano poi sulla estremità libera della staffa 2B, così da poter essere collegati a quelli di un eventuale altro modulo.
Ovviamente, nel caso vi fosse più di un carico per modulo, si può pensare di avere più di una linea di diramazione per ogni modulo, o in alternativa che tutti i carichi dello stesso modulo siano connessi alla stessa diramazione.
Secondo questa realizzazione ogni modulo è alimentato elettricamente a prescindere dal funzionamento del modulo precedente: è infatti ovvio, nell’esempio citato, che se anche il modulo 4 fosse in condizione di riposo, ciò non pregiudicherebbe il funzionamento del modulo 2 o 3.
La linea di alimentazione pertanto può essere vista come una linea di alimentazione modulare, alla quale sono collegati in parallelo i carichi elettrici dei moduli.
Nell’esempio appena discusso la linea di alimentazione elettrica passa all’interno delle staffe 2B,3B,4B dei moduli, ed è quindi fissa rispetto ai corpi dei moduli, permettendo quindi un vantaggio in termine di semplicità costruttiva: ruotando il modulo la linea di alimentazione elettrica non ruota, ciò è visibile ad esempio in fig. 11 in cui sono illustrati con linea tratteggiata i conduttori principali 57, 58 che corrono nella staffa 3B e quelli di diramazione 59 e 60 che vanno al carico (non illustrato in fig.11).
Le connessioni elettriche tra i vari moduli e tra modulo e centralina sono ad innesto automatico, azionate dallo stesso movimento necessario all’innesto della connessione della linea di trasporto del fluido combustibile.
La linea di alimentazione del gas è anch’essa realizzata con la stessa filosofia costruttiva, ovvero anche questa è modulare, suddivisa in tanti spezzoni quanti sono i moduli, e ad ogni spezzone è collegata una diramazione di alimentazione del dispositivo di cottura (se questo richiede l’alimentazione del gas), così da alimentare il bruciatore di un modulo qualunque a prescindere dl fatto che i moduli a monte di questo nella linea di alimentazione siano o meno in condizione di riposo (prescindendo inoltre dal fatto che i moduli a monte siano o meno provvisti di un bruciatore a gas).
A tal fine, come illustrato in fig. 13 (in cui i moduli appaiono in linea tratteggiata), la tubazione di rete del gas 70 è collegata alla centralina di controllo 40 che comprende una valvola di sicurezza, per interrompere l’alimentazione a tutti i moduli contemporaneamente.
Dalla centralina di controllo 40 parte quindi la linea di alimentazione del gas vera e propria: il primo spezzone è costituito dal condotto principale del gas 14 girevole rispetto alla staffa 4B del primo modulo 4.Il dispositivo di cottura del modulo 4 è una piastra elettrica, pertanto non necessita di essere alimentata con il gas; a tal fine il condotto 14 non presenta diramazioni e si innesta sul condotto principale 13 del modulo 3, mediante l’innesto di sicurezza 17, facendo così proseguire la linea di alimentazione del gas.
Il modulo 3 è provvisto di un bruciatore a gas, che è opportunamente alimentato mediante il condotto di diramazione 16 che afferisce al condotto principale 13, costituente il secondo spezzone della linea di alimentazione, e che è visibile in dettaglio maggiore anche in fig.5.
Il condotto principale 13 è quindi collegato con l’innesto di sicurezza 18 al terzo spezzone costituito dal condotto principale 12 del modulo 2, il quale è provvisto anch’esso di una piastra elettrica e pertanto non presenta alcun condotto di diramazione.
Il condotto principale 12 termina con un innesto di sicurezza 19 al quale può essere collegato, analogamente a quanto sopra, un altro eventuale modulo; sugli innesti di sicurezza 17, 18 e 19 si tornerà nel dettaglio tra poco.
Per quanto riguarda la linea di alimentazione del gas si può pertanto affermare che ogni modulo 2,3,4 comprende almeno uno spezzone della linea di alimentazione del gas e nel caso in cui sul modulo sia installato un bruciatore a gas, allora esso comprende anche una linea di diramazione per l’alimentazione di quest’ultimo.
Scendendo adesso nel dettaglio degli innesti di sicurezza 17, 18 e 19 sopra citati essi servono a collegare due tratti adiacenti della linea di alimentazione del gas.
Come si è accennato, con riferimento a fig. 9, i vari spezzoni 12,13,14 della linea di alimentazione del gas sono girevoli l’uno rispetto all’altro, in modo solidale con il relativo corpo del modulo; a tal fine essi ruotano nelle sedi di rotazione 32A,33A previste sui bracci di impegno 32 e 33 della staffa 3B.
La rotazione sul suo asse del condotto del gas 13, ad esempio, è immediatamente comprensibile osservando fig. 5 e considerando che il condotto di diramazione 16 è di tipo rigido, al fine di aumentare la sicurezza di funzionamento e nel rispetto delle attuali normative.
Gli innesti di sicurezza 17, 18 e 19 sono in se noti allo stato dell’arte e permettono la rotazione assiale l’uno rispetto all’altro di condotti uniti da tale innesto, così che il condotto 13, ad esempio, può ruotare sul suo asse anche se i condotti adiacenti 12 e 14 sono fermi.
Brevemente ogni innesto di sicurezza comprende un terminale di innesto maschio 8 ed un terminale di innesto femmina 7, visibili anche in fig. 3. Attorno al terminale di innesto maschio è previsto un collare di sicurezza 81 visibile nelle fig. da 6 a 10, che, in condizione di moduli accoppiati, si va ad impegnare nella corrispondente sede di impegno 71 prevista sul braccio della staffa del modulo adiacente.
I terminali di innesto maschio e femmina 7 ed 8 si impegnano l’uno nell’altro, rendendo impossibile distaccare due moduli accoppiati, se non agendo opportunamente sul collare di sicurezza 81, che deve essere preventivamente fatto scorrere in una posizione di disimpegno.
Questi connettori di sicurezza sono noti di per se e commercializzati, ad esempio, dalla ditta RECTUS AG sotto il nome commerciale di SERIES 21KA, pertanto non ci si dilunga oltre, basti dire che tali connettori sono spesso utilizzati più genericamente sotto il nome di connettori ad innesto rapido per fluidi.
Facendo riferimento alle fig. 14 e 15 in esse si nota invece una forma esecutiva particolarmente vantaggiosa del bruciatore a gas 9A del modulo 3: si è infatti sperimentato che il bruciatore a gas che maggiormente si confà, in virtù delle sue caratteristiche tecniche, e in particolare della sua compattezza, all’uso sui piani cottura 1 secondo la presente invenzione è un bruciatore a gas realizzato in accordo agli insegnamenti della domanda di brevetto WO2007036772 della stessa titolare, ovvero un bruciatore con un elemento semipermeabile fungente da spartifiamma quale un elemento spartifiamma 77 in lamiera microforata (permeabile alle sostanze gassose, ma non a quelle liquide) visibile in figg. 5, 14 e 15; si rimanda pertanto a tale domanda per ulteriori specifiche sulle caratteristiche di tale bruciatore 9A.
Una ulteriore caratteristica vantaggiosa è costituita poi dal particolare sostegno per le pentole 90: esso è realizzato con una semplice forma a croce in cui i due rami si intersecano in corrispondenza del centro dello spartifiamma 77, e presenta la particolarità di poter essere realizzato in due sole parti (i due bracci della croce), che vengono incastrate l’una sull’altra al centro, oppure in un corpo unico.
Ogni parte presenta una forma sostanzialmente ad U ed è inoltre rastremata, presentando un maggior spessore nella zona periferica 90A ed un minor spessore nella zona centrale 90B. La rastrematura limita al minimo l’area di contatto della griglia porta pentola con la fiamma del bruciatore, prevenendo possibili problemi di combustione.
In particolare, nella forma illustrata nelle figg. 14 e 15 la zona periferica 90A del supporto 90 si estende nelle porzioni terminali di ogni braccio della croce, al di fuori dell’area dello spartifiamma 77 , mentre la zona a maggior spessore 90B è quella che si sovrappone (in condizione di supporto montato sul bruciatore) allo spartifiamma 77, nella zona in cui si verrà a trovare la fiamma prodotta da quest’ultimo, così da fornire un supporto adeguatamente robusto per le pentole, e da minimizzare al contempo la superficie del supporto esposta direttamente alla fiamma.
Più nello specifico è da notare che il supporto 90 è formato da due bracci ad U che si incrociano nel centro, di ugual lunghezza, così da formare una croce, e che presentano ognuno due zone a diverso spessore 90A e 90B, raccordate da un tratto a spessore variabile 90C, ed in cui la zona a maggior spessore 90A ed il raccordo a spessore variabile 90C sono esterni all’area di formazione della fiamma del bruciatore, mentre la zona a minor spessore è sovrapposta allo spartifiamma 77.
Il sostegno 90 può essere fissato sul corpo del modulo in modo amovibile, ad esempio con un fissaggio a baionetta, onde permettere la sua semplice rimozione (ad esempio per pulirlo) ed in modo tale da evitare il suo distacco dal corpo quando questo è ribaltato in condizione di riposo.
Tale sostegno esplica i maggiori vantaggi se utilizzato con il piano cottura 1 per via della sua estrema leggerezza, che evita vantaggiosamente di rendere troppo pesante il corpo ribaltabile del modulo.
Secondo una variante vantaggiosa della staffa della presente invenzione, illustrata in fig. 16 la base 31A presenta i bracci 32A separabili, così da facilitare il montaggio e una eventuale manutenzione della linea elettrica o di quella del gas. In tale variante estremamente vantaggiosa si prevede anche che la base 31A non sia appoggiata al piano 5 della scaffalatura della cucina, ma sia fissata ad una parete verticale posteriore ai moduli: in tal caso la sua base 31A è fissata alla parete verticale (ad esempio con viti) e su questa vanno a fissarsi i bracci di impegno 32A per mezzo di collegamenti smontabili, costituiti nella forma esecutiva illustrata da un perno con testa allargata 32B che si inserisce e scorre nella zona di inserimento di un’asola di impegno 31B,31C sulla base 31A.
Ovviamente questa soluzione con i bracci separabili dalla base può essere prevista anche in combinazione con la piastra appoggiata o fissata al piano della scaffalatura della cucina.
Tale supporto 90 presenta quindi uno stabile supporto delle pentole indipendentemente dal loro diametro e non ostacola l’afflusso di aria secondaria al bruciatore, e pertanto può essere applicato a qualsiasi tipologia di piani cottura.
Una ulteriore caratteristica vantaggiosa prevede che i moduli siano comandati da un telecomando.
A tal fine ogni modulo comprende una centralina di controllo locale, atta a ricevere i segnali di comando trasmessi dal telecomando ed impostati su di esso dall’utente e ad emettere un segnale verso il telecomando: una particolarità vantaggiosa infatti è che non è necessario impostare sul telecomando a quale modulo sia diretto il comando impostato dall’utente, esso infatti comanda sempre il più vicino modulo che si trova in posizione operativa.
A tal fine ogni modulo è provvisto infatti di un sensore di posizione che spegne la centralina quando il modulo è in condizione di riposo e di un ricetrasmettitore in grado di ricevere e trasmettere segnali radio.
Operativamente, l’utente preme sul telecomando un pulsante corrispondente alla richiesta di alzare o abbassare il fuoco del bruciatore (o la potenza radiante nel caso di piastra elettrica) più prossimo al telecomando.
Il telecomando invia allora un segnale di interrogazione al quale rispondono tutti i moduli in condizione operativa con un relativo segnale di risposta.
Il segnale di risposta è diverso per ogni modulo di modo che il telecomando possa distinguere tra i segnali provenienti dai vari moduli, ad esempio esso può a tal fine contenere un identificativo del modulo (ad es. un codice numerico unico impostato in fase di fabbricazione o ottenuto automaticamente al momento dell’installazione) o essere codificato con una codifica unica del modulo.
Il telecomando misura l’intensità dei singoli segnali di risposta ricevuti e ne confronta il valore, rilevando così il modulo più vicino, ossia il modulo il cui segnale presenta intensità maggiore.
A questo punto il telecomando è in grado di inviare un segnale di azionamento dedicato al modulo più vicino. Tale segnale conterrà quindi l’identificativo del modulo o sarà codificato nella codifica propria del modulo. In questo modo solo il modulo più vicino risponderà al segnale di azionamento alzando il fuoco del bruciatore (o la potenza radiante nel caso di piastra elettrica).
Alternativamente, in una soluzione meno vantaggiosa dal punto di vista del consumo energetico, i moduli in condizione operativa trasmettono in continuazione un loro segnale di posizione (corrispondente al segnale di risposta sopra descritto). In questo modo la fase di interrogazione iniziale può essere evitata (il telecomando non deve mandare il segnale di interrogazione ed aspettare il segnale di risposta) ed il telecomando può inviare direttamente il segnale di azionamento al modulo il cui segnale di posizione ha intensità massima.
Una ulteriore alternativa prevede invece che i moduli siano provvisti semplicemente di un sensore di posizione per rilevare se sono in condizione operativa o di riposo; la centralina di comando 40 in questo caso dialoga con i moduli, ad esempio mediante onde convogliate sulla linea di alimentazione elettrica, per stabilire quali di essi siano attivabili, riceve il segnale del telecomando (sul quale è stato impostato un comando di richiesta di attivazione di uno specifico modulo) e comanda il modulo corrispondente, se è in condizione operativa.
Secondo ancora un’altra variante è possibile prevedere che il condotto di diramazione 16 del gas afferente al bruciatore sia flessibile (ad esempio un tubo corrugato o simili): in questo caso è possibile prevedere che il condotto del gas 13 sia fisso e solidale con la staffa 3B, e costituisca il perno attorno a cui ruota il corpo del modulo.
A tal fine la porzione di protezione 3D è ruotabile attorno al condotto del gas 13, così da guidare il corpo 3A nel suo ribaltamento tra le due condizioni operativa o di riposo, ed il tubo corrugato 16 piegandosi permette il passaggio del modulo nelle due condizioni, operativa e di riposo.
Secondo una ulteriore variante è possibile prevedere che la linea di alimentazione elettrica, anziché passare nella staffa, sia fissata al condotto del gas, così da essere spostabile con questo; in tale caso sarà opportuno utilizzare contatti elettrici striscianti (atti a mantenere il collegamento elettrico tra due conduttori anche in presenza di un movimento relativo dei due), al fine di mantenere in condizione di continuità elettrica la linea di alimentazione principale e le diramazioni.
Ovviamente, sebbene la presente descrizione sia stata incentrata su di un esempio costituito da tre moduli, è comunque possibile collegarne in cascata un numero qualsivoglia.

Claims (37)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Piano cottura modulare (1), del tipo comprendente almeno due moduli (2,3,4), ciascuno dei quali comprende un corpo (2A,3A,4A) destinato ad essere appoggiato ad un piano (5) ed al quale corpo (2A,3A,4A) è associato un dispositivo di cottura quale un bruciatore a gas (9A), una piastra elettrica (9B) o simili caratterizzato dal fatto che il corpo (2A,3A,4A) è ribaltabile attorno ad un asse tra una condizione operativa in cui è appoggiato al piano (5) ed una condizione di riposo in cui è allontanato da tale piano (5).
  2. 2. Piano cottura modulare (1) secondo la rivendicazione 1, in cui il modulo (2,3,4) comprende inoltre una staffa (2B,3B,4B) fissa rispetto al piano di appoggio (5), così da sostenere il corpo (2A,3A,4A) nel suo ribaltamento.
  3. 3. Piano cottura modulare (1) secondo la rivendicazione 1 o 2, che comprende una linea di alimentazione principale (52,53,57,58,62,63,12,13,14), per l’alimentazione dei dispositivi di cottura (9A,9B), in cui la linea di alimentazione è suddivisa in tanti spezzoni (52,53;57,58;62,63;12;13;14) quanti sono i moduli (2,3,4) del piano cottura, essendo ogni spezzone associato ad un modulo (2,3,4).
  4. 4. Piano cottura modulare (1) secondo la rivendicazione 3, in cui ad almeno uno spezzone (52,53;57,58;62,63;12;13;14) di linea di alimentazione è connessa una linea di diramazione (54,55;59,60;64,65;16) per l’alimentazione del dispositivo di cottura (9A,9B), in modo tale per cui il dispositivo di cottura (9A,9B) di ogni modulo (2,3,4) è alimentato indipendentemente dalla condizione operativa o di riposo degli altri moduli.
  5. 5. Piano cottura modulare (1) secondo la rivendicazione 3 o 4, in cui la linea di alimentazione è una linea di alimentazione elettrica, connessa ad una rete elettrica (50,51), e comprende tanti spezzoni (52,53;57,58;62,63) di altrettanti conduttori elettrici collegati in serie tra loro.
  6. 6. Piano cottura modulare (1) secondo la rivendicazione 5, in cui ad ogni spezzone (52,53;57,58;62,63) è collegata una linea di diramazione (54,55;59,60;64,65) comprendente conduttori elettrici, per alimentare almeno un carico elettrico (56.61,65) del dispositivo di cottura (9A,9B) del modulo.
  7. 7. Piano cottura modulare (1) secondo la rivendicazione 5 o 6, in cui la linea di alimentazione elettrica è connessa ad una centralina di controllo (40), che comprende un alimentatore per abbassare la tensione di rete e trasformarla da corrente alternata in corrente continua.
  8. 8. Piano cottura modulare (1) secondo una o più delle rivendicazioni da 5 a 7, in cui lo spezzone di linea di alimentazione (52,53,57,58,62,63) di ogni modulo (2,3,4) è fisso rispetto al ribaltamento del corpo (2A,3A,4A), essendo associato alla rispettiva staffa (2B,3B,4B).
  9. 9. Piano cottura modulare (1) secondo la rivendicazione 3 o 4, in cui la linea di alimentazione è una linea di alimentazione per gas, connessa ad una rete di distribuzione del gas (70), e comprende tanti spezzoni (12,13,14) di altrettanti condotti per gas collegati tra loro quanti sono i moduli.
  10. 10. Piano cottura modulare (1) secondo la rivendicazione 9, in cui allo spezzone (13) della linea di alimentazione associato ad un modulo comprendente un bruciatore a gas (9A), è collegato almeno un condotto di diramazione (16) per alimentare almeno un bruciatore a gas (9A).
  11. 11. Piano cottura modulare (1) secondo la rivendicazione 9 o 10, in cui la linea di alimentazione del gas è connessa ad una centralina di controllo (40), che comprende una valvola di intercettazione del flusso del gas.
  12. 12. Piano cottura modulare (1) secondo una delle rivendicazioni da 9 a 11, in cui gli spezzoni (12,13,14) della linea di alimentazione del gas sono coassialmente girevoli l’uno rispetto all’altro, in modo solidale con il corpo (2A,3A,4A) del relativo modulo.
  13. 13. Piano cottura modulare (1) secondo una o più delle rivendicazioni da 2 a 12, in cui la staffa (3B) ha una forma ad “U” ed è provvista di una base di appoggio (31) dalla quale aggettano due bracci di impegno (32,33), che circondano il condotto del gas (13), così da lasciarlo libero di ruotare in sedi di rotazione (32A,33A) previste su ogni braccio (32,33).
  14. 14. Piano cottura modulare (1) secondo una o più delle rivendicazioni da 9 a 14, in cui i condotti del gas (12,13,14) sono connessi da innesti di sicurezza (17,18,19) comprendenti un terminale di innesto maschio (8) ed un terminale di innesto femmina (7) reciprocamente girevoli l’uno rispetto all’altro.
  15. 15. Piano cottura modulare (1) secondo una o più delle rivendicazioni da 12 a 14, in cui il condotto di diramazione (16) è un condotto rigido, girevole con il corpo (3A) del rispettivo modulo (3).
  16. 16. Piano cottura modulare (1) secondo una o più delle rivendicazioni da 12 a 15, in cui il corpo (3A) è provvisto posteriormente di una porzione semitubolare di protezione (3D) del condotto del gas (13), che si estende posteriormente al corpo (3A) e circonda il condotto del gas (13), così da proteggerlo da urti incidentali.
  17. 17. Piano cottura modulare (1) secondo una o più delle rivendicazioni da 2 a 16, in cui la staffa (3B) è realizzata in materiale metallico con elevato peso specifico, quale ghisa o acciaio inox, così da poter essere semplicemente appoggiata al piano (5) di appoggio.
  18. 18. Piano cottura modulare (1) secondo una o più delle rivendicazioni da 2 a 17, in cui la staffa (3B) è fissata al piano (5) di appoggio mediante collegamenti a vite o ad incastro o magnetici.
  19. 19. Piano cottura modulare (1) secondo una o più delle rivendicazioni da 2 a 17, in cui i bracci (32A) della staffa sono separabili dalla base (31A), così da facilitare il montaggio e una eventuale manutenzione della linea elettrica o di quella del gas.
  20. 20. Piano cottura modulare (1) secondo la rivendicazione 19, in cui la base (31A) comprende delle asole di impegno (31B,31C) e ogni braccio comprende un perno con testa allargata (32B) che si inserisce e scorre nella zona di inserimento delle asole di impegno (31B,31C).
  21. 21. Piano cottura modulare (1) secondo la rivendicazione 20, in cui la base (31A) è fissata ad una parete verticale posteriore ai moduli.
  22. 22. Piano cottura modulare (1) secondo una o più delle rivendicazioni da 1 a 21, in cui il corpo (3B) è provvisto di una maniglia (3C) per agevolarne l’afferraggio.
  23. 23. Piano cottura modulare (1) secondo una o più delle rivendicazioni da 1 a 22, in cui il bruciatore a gas (9A) comprende un elemento semipermeabile (permeabile alle sostanze gassose, ma non a quelle liquide).
  24. 24. Piano cottura modulare (1) secondo una o più delle rivendicazioni da 1 a 23, in cui corpo (3A) comprende un sostegno per le pentole (90) comprendente una croce in cui i due rami si intersecano in corrispondenza del centro del bruciatore (9A), realizzato in due sole parti, incastrate l’una sull’altra al centro.
  25. 25. Piano cottura modulare (1) secondo la rivendicazione 24, in cui ogni ramo della croce del sostegno (90) presenta una forma sostanzialmente ad U rastremata, con un maggior spessore in una zona periferica (90A) ed un minor spessore nella zona centrale (90B).
  26. 26. Piano cottura modulare (1) secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, in cui gli spezzoni di linea elettrica corrispondenti ai moduli sono girevoli assieme al corpo del modulo e sono connessi l’uno all’altro a formare la linea di alimentazione elettrica per mezzo di contatti striscianti.
  27. 27. Piano cottura modulare (1) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui il modulo comprende una centralina di controllo dotata di un ricetrasmettitore in grado di ricevere e trasmettere segnali radio, al fine di ricevere ingresso un segnale di comando emesso da un telecomando , e comprende inoltre un sensore di posizione per spegnere la centralina quando il modulo si trova in posizione di riposo.
  28. 28. Metodo di controllo di un piano cottura secondo la rivendicazione 18 mediante un telecomando in cui il telecomando comanda il più prossimo modulo in posizione operativa.
  29. 29. Metodo secondo la rivendicazione 28, in cui il telecomando invia un segnale di interrogazione al quale rispondono tutti i moduli in condizione operativa con un relativo segnale di risposta, essendo il segnale di risposta diverso per ogni modulo, così che il telecomando identifica i segnali provenienti dai diversi moduli, ne misura l’intensità e ne confronta il valore, rilevando così il modulo più prossimo come il modulo il cui segnale presenta intensità maggiore.
  30. 30. Metodo secondo la rivendicazione 29, in cui il segnale di risposta contiene un identificativo del modulo, quale un codice numerico unico impostato in fase di fabbricazione o ottenuto automaticamente al momento dell’installazione.
  31. 31. Metodo secondo la rivendicazione 29, in cui il segnale di risposta è codificato con una codifica unica del modulo.
  32. 32. Metodo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 28 o 29, in cui il telecomando invia un segnale di azionamento dedicato al modulo più vicino, ed in cui il segnale di azionamento contiene l’identificativo del modulo o è codificato nella codifica propria del modulo.
  33. 33. Metodo secondo la rivendicazione 28, in cui i moduli in condizione operativa trasmettono in continuazione un segnale di posizione contenente un identificativo del modulo, quale un codice numerico unico impostato in fase di fabbricazione o ottenuto automaticamente al momento dell’installazione, ed in cui il telecomando invia il segnale di azionamento al modulo il cui segnale di posizione ha intensità massima.
  34. 34. Supporto per pentole (90) atto a sostenere una pentola o un contenitore sopra ad un bruciatore, quale un bruciatore a gas, in cui il supporto (90) comprende due bracci che si incrociano nel centro, così da formare una croce sulla quale appoggia la pentola, caratterizzato dal fatto che detti bracci presentano zone a diverso spessore (90A,90B), in cui la zona a maggior spessore (90A) si trova nel tratto terminale di ogni braccio e la zona a minor spessore (90B) si trova nella parte centrale di ogni braccio.
  35. 35. Supporto per pentole (90) secondo la rivendicazione 34, in cui le zone a diverso spessore sono raccordate da un tratto a spessore variabile (90C).
  36. 36. Combinazione di un supporto per pentole (90) secondo una delle rivendicazioni 34 o 35 e di un bruciatore (9A) con uno spartifiamma (77), caratterizzato dal fatto che l’area a minor spessore (90B) è sovrapposta allo spartifiamma (77) e la zona a maggior spessore (90A) è ai lati di questo, così da esporre alla fiamma la zona a minor spessore (90B) del supporto.
  37. 37. Piano cottura modulare (1) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni da 1 a 27, comprendente una combinazione di un supporto per pentole (90) e di un bruciatore (9A) secondo la rivendicazione 36.
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