ITRN20110088A1 - Macchina lavabiancheria con serbatoio di accumulo dell'acqua. - Google Patents

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ITRN20110088A1
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Mauro Mancini
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    • D06FLAUNDERING, DRYING, IRONING, PRESSING OR FOLDING TEXTILE ARTICLES
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Description

DESCRIZIONE
“MACCHINA LAVABIANCHERIA CON SERBATOIO DI ACCUMULO DELL’ACQUA.â€
La presente invenzione à ̈ relativa ad una macchina lavabiancheria (più comunemente denominata lavatrice) equipaggiata con un serbatoio di accumulo dell’acqua. Com’à ̈ noto, le lavatrici di tipo tradizionale sono elettrodomestici comprendenti un vano di lavaggio al cui interno à ̈ presente un cestello di contenimento di panni da lavare, girevole attorno ad un asse orizzontale o verticale, un sistema di approvvigionamento dell’acqua collegabile alla rete idrica e sfociante nel vano di lavaggio, un’unità di riscaldamento dell’acqua mediante resistenza elettrica ed un condotto di scarico dell’acqua dal vano di lavaggio a lavaggio completato. Il vano di lavaggio à ̈ connesso a contrappesi (realizzati solitamente in cemento) la cui funzione à ̈ di stabilizzare la lavabiancheria riducendo le vibrazioni trasmesse dal gruppo oscillante a restanti parti del telaio della lavabiancheria.
Al fine di recuperare l’acqua (ed il calore ad essa associato) da un ciclo di lavaggio al successivo, alcune lavatrici esistenti comprendono inoltre un serbatoio di accumulo dell’acqua, collegato al cestello per ricevere da esso l’acqua di risciacquo dei panni. Tale acqua di risciacquo, opportunamente filtrata, viene quindi immagazzinata nel serbatoio per poi essere riutilizzata nel ciclo di lavaggio successivo.
Svantaggiosamente, le lavatrici di tipo tradizionale (dotate di contrappesi in cemento) sono molto pesanti da trasportare a causa dell’aumento di massa (alcune decine di kg) dovuto alla presenza dei contrappesi.
Tali contrappesi, inoltre, richiedono specifiche procedure di smaltimento, complesse e costose.
Con riferimento alla stabilità durante la centrifuga, occorre considerare che una corretta azione di smorzamento delle vibrazioni trasmesse dal gruppo oscillante a restanti parti della lavabiancheria richiede che tali contrappesi siano adeguatamente distribuiti e nel caso di contrappesi in cemento ciò non à ̈ mai pienamente raggiungibile. Ciò introduce inevitabilmente complicazioni sia progettuali che realizzative.
I contrappesi, inoltre, assorbono il calore trasmesso all’acqua nell’unità di riscaldamento, e ciò penalizza il rendimento termico della lavatrice e quindi ne aumenta i consumi.
In aggiunta, nelle lavatrici con serbatoio di accumulo la necessità di predisporre un apposito spazio di alloggiamento del serbatoio di accumulo introduce alcune criticità di progettazione, mentre la presenza di tale serbatoio complica strutturalmente l’architettura della lavatrice e ne aumenta il tempo di assemblaggio.
Compito tecnico della presente invenzione à ̈ quindi quello di mettere a disposizione una macchina lavabiancheria con serbatoio di accumulo dell’acqua che superi gli inconvenienti della tecnica nota sopra lamentati.
Scopo del presente trovato à ̈ mettere a disposizione una macchina lavabiancheria con serbatoio di accumulo dell’acqua che presenti massa ridotta ma che, al contempo, realizzi un’ottima azione di smorzamento delle vibrazioni (in particolare le vibrazioni trasmesse dal gruppo oscillante al telaio) e permetta la massima stabilità della lavabiancheria in particolare durante i cicli di centrifuga.
E’ inoltre scopo del presente trovato mettere a disposizione una macchina lavabiancheria con serbatoio di accumulo dell’acqua che riduca le criticità strutturali di progettazione e che presenti ridotti tempi di assemblaggio.
Ulteriore scopo della presente invenzione à ̈ mettere a disposizione una macchina lavabiancheria con serbatoio di accumulo dell’acqua che presenti un elevato rendimento termico e quindi bassi consumi.
E’ altresì scopo della presente invenzione mettere a disposizione una macchina lavabiancheria con serbatoio di accumulo dell’acqua che presenti elevata praticità di smaltimento al termine della vita utile.
Il compito tecnico precisato e gli scopi specificati sono sostanzialmente raggiunti da una macchina lavabiancheria con serbatoio di accumulo dell’acqua presentante le caratteristiche espresse in una o più delle annesse rivendicazioni.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi della presente invenzione appariranno maggiormente chiari dalla descrizione indicativa, e pertanto non limitativa, di una forma di realizzazione preferita ma non esclusiva di una macchina lavabiancheria con serbatoio di accumulo dell’acqua come illustrato negli uniti disegni, in cui: - la figura 1 à ̈ una vista schematizzata, per mostrare i collegamenti idraulici, di una macchina lavabiancheria secondo la presente invenzione ed in una prima fase operativa;
- le figure 2-5 rappresentano la vista schematizzata di figura 1 in differenti fasi operative.
Con riferimento alle figure annesse, con 100 à ̈ complessivamente rappresentata in modo schematizzato una macchina lavabiancheria secondo la presente invenzione. La macchina 100 comprende, secondo una struttura ampiamente nota, un telaio esterno di supporto 101 di forma generalmente scatolare. Opportunamente la macchina 100 può comprendere un corpo di contenimento 102, o vasca. Tale corpo di contenimento 102 à ̈ usualmente supportato dal sistema di sospensione 103 collegato al telaio 101. Tale sistema 103 di sospensione può comprendere mezzi per l’assorbimento di vibrazioni, per esempio ammortizzatori e/o molle ad elica.
Il corpo di contenimento 102 definisce internamente un vano di lavaggio C1 atto ad essere riempito con una miscela di acqua e detersivo durante fasi operative della macchina 100.
Il corpo di contenimento 102 ha inoltre forma sostanzialmente cilindrica, ed in particolare presenta una parete laterale 106 di forma cilindrica frontalmente presentante un’apertura di accesso chiusa da un oblò “O†.
All’interno del corpo di contenimento 102 à ̈ girevolmente montato un cestello 104 rotante, posto in rotazione mediante un albero 105 attorno ad un asse di rotazione “X†orizzontale o sostanzialmente orizzontale. L’asse di rotazione può comunque avere una qualsiasi orientazione spaziale, per esempio verticale oppure genericamente inclinata rispetto all’orizzontale.
Il cestello 104 à ̈ frontalmente accessibile dall’apertura fornita di oblò “O†per l’inserimento di panni o biancheria da lavare e, come noto, presenta una parete periferica forata per consentire alla miscela di acqua e detersivo presente nel vano di lavaggio C1 di raggiungere i panni presenti nel cestello 104. Più in generale lo spazio interno al cestello 104 rotante à ̈ in comunicazione fluida con lo spazio esterno al cestello 104 e interno al corpo di contenimento 102.
Vantaggiosamente, almeno una parete del corpo di contenimento 102, delimitante il vano di lavaggio C1, forma internamente un’intercapedine C2 definente un serbatoio di accumulo di acqua o di una miscela acquadetersivo.
Preferibilmente, l’intercapedine C2 à ̈ realizzata all’interno della parete laterale 106 e si sviluppa attorno all’asse di rotazione “X†del cestello 104.
Preferibilmente, l’intercapedine C2 si sviluppa attorno all’asse di rotazione “X†del cestello 104 per un angolo maggiore di 180°.
Ancor più preferibilmente, l’intercapedine C2 ha forma anulare e circonda interamente l’asse di rotazione “X†del cestello 104. In altre parole, l’intercapedine C2 si estende preferibilmente secondo uno sviluppo angolare completo attorno all’asse “X†.
Il serbatoio di accumulo definito dall’intercapedine C2 à ̈ collegabile al vano di lavaggio C1 per ricevere ed accumulare almeno una parte dell’acqua contenuta nel vano di lavaggio C1 durante un ciclo di funzionamento della macchina lavabiancheria 100.
Per consentire tale collegamento, la macchina 1 comprende inoltre mezzi di collegamento idraulico, attivi almeno tra il vano di lavaggio C1 e l’intercapedine C2 per realizzare un trasferimento di fluido almeno dal vano di lavaggio C1 all’intercapedine C2.
Preferibilmente, i mezzi di collegamento idraulico sono atti a realizzare un trasferimento di fluido in entrambe le direzioni tra il vano di lavaggio C1 e l’intercapedine C2. In questo modo, à ̈ possibile riempire l’intercapedine C2 con il liquido presente nel vano di lavaggio C1 nonché scaricare nel vano di lavaggio C1 il liquido immagazzinato nell’intercapedine C2, con recupero del liquido stesso.
Scendendo maggiormente nel dettaglio, ed in accordo con le figure 1-5, i mezzi di collegamento idraulico comprendono, per ciascuno dei summenzionati vano di lavaggio C1 ed intercapedine C2, un rispettivo condotto di ingresso I1, I2 (disposto in corrispondenza di una porzione superiore del vano di lavaggio C1 o intercapedine C2) ed un rispettivo condotto di uscita U1, U2 (disposto in corrispondenza di una porzione inferiore del vano di lavaggio C1 o intercapedine C2).
I condotti di ingresso I1, I2 servono al riempimento del vano di lavaggio C1 e dell’intercapedine C2, mentre i condotti di uscita U1, U2 servono per lo svuotamento degli stessi.
I mezzi di collegamento comprendono inoltre una prima valvola distributrice V1, attiva sui condotti di ingresso I1, I2 e ad essi connessa per comandarne l’apertura o la chiusura, ed una seconda valvola distributrice V2, attiva sui condotti di uscita U1, U2 per comandarne l’apertura o la chiusura.
I mezzi di collegamento idraulico comprendono inoltre un condotto di collegamento “T†, interposto tra le due valvole distributrici V1, V2 per porre le due valvole distributrici in comunicazione di fluido, ed una terza valvola distributrice V3 disposta sul condotto di collegamento “T†.
La terza valvola distributrice V3 à ̈ collegabile ad un condotto di scarico “S†e preposta a collegare selettivamente la seconda valvola distributrice V2 con la prima valvola distributrice V1 o con un condotto di scarico “S†.
Il condotto di collegamento “T†à ̈ quindi suddiviso in un primo tratto T1 compreso tra la seconda e la terza valvola distributrice V2, V3 ed un secondo tratto T2 compreso tra la prima e la terza valvola distributrice V1, V3.
Sul condotto di collegamento “T†, e preferibilmente sul citato primo tratto T1, à ̈ disposta una pompa idraulica “P†preposta a promuovere la circolazione del liquido nei condotti di ingresso, di uscita e di collegamento. La direzione di mandata della pompa “P†va dalla seconda valvola distributrice V2 verso la prima valvola distributrice V1, quindi dai condotti di uscita U1, U2 verso i condotti di ingresso I1, I2.
La macchina 100 comprende inoltre un circuito di alimentazione collegabile ad una rete idrica per approvvigionare acqua al vano di lavaggio C1.
Il circuito di alimentazione comprende un condotto principale CP collegabile alla rete idrica per esempio mediante un rubinetto “R†esterno alla (non compreso nella) macchina lavabiancheria e, disposti sul condotto principale CP, un’elettrovalvola EV di apertura/chiusura del condotto principale CP, una vaschetta “D†di miscelazione dell’acqua con un detersivo ed un condotto di alimentazione “A†estendentesi tra la vaschetta ed il vano di lavaggio.
Preferibilmente, à ̈ previsto inoltre un condotto ausiliario “W†preposto a intercettare almeno parte del fluido circolante tra la seconda valvola distributrice V2 ed il condotto di ingresso I1 del vano di lavaggio C1 ed a convogliarla verso la vaschetta di miscelazione “D†.
Preferibilmente, il condotto ausiliario “W†definisce una diramazione del condotto di ingresso I1 del vano di lavaggio C1, come illustrato nelle figure annesse. Le portate di fluido circolanti nel condotto di ingresso I1 e nel condotto ausiliario W sono regolate dimensionando opportunamente le rispettive sezioni.
Alternativamente, secondo una forma realizzativa non illustrata, il condotto ausiliario “W†collega direttamente la prima valvola distributrice V1 con la vaschetta “D†di miscelazione.
Preferibilmente, le valvole distributrici V1, V2, V3 sono del tipo a tre vie o quattro vie. Tali valvole operano per realizzare una pluralità di configurazioni operative corrispondenti a differenti cicli di lavoro della macchina 100. A titolo di esempio, la seconda valvola distributrice V2 può assumere una prima configurazione in cui apre il condotto di uscita U1 del vano di lavaggio C1 mantenendo chiuso il condotto di uscita U2 dell’intercapedine C2 (figura 2), una configurazione in cui apre il condotto di uscita U2 dell’intercapedine C2 mantenendo chiuso il condotto di uscita U1 del vano di lavaggio C1 (figura 3) e, preferibilmente, anche una terza configurazione in cui mantiene chiusi entrambi i condotti di uscita U1, U2 (figura 1). Le altre due valvole distributrici V1, V3 operano in modo del tutto analogo.
Le valvole distributrici V1 e/o V2 e/o V3 possono costituire elementi distinti all’interno dei mezzi di collegamento idraulico oppure possono essere integrate in uno o più insiemi valvolari. E’ inoltre chiaro al tecnico del ramo come le valvole distributrici e/o gli insiemi valvolari possono essere almeno in parte sostituite/i da pompe.
L’intercapedine C2 può interessare una qualunque parete del corpo 2 di contenimento. In particolare può interessare almeno una parte della parete posteriore o anteriore. L’integrazione della intercapedine C2 nella parete posteriore risulta particolarmente vantaggiosa quando quest’ultima à ̈ realizzata con struttura scatolare (al fine di aumentarne la rigidezza).
Nelle unite figure il condotto di ingresso I1 e il condotto di alimentazione A sfociano posteriormente al cestello 104. Vantaggiosamente il condotto I1 e/o il condotto A potrebbero sfociare in corrispondenza della parte anteriore del cestello 104 indirizzando il getto direttamente all’interno del cestello 104 al fine di favorire l’imbibimento dei panni.
Opportunamente il corpo 2 di contenimento à ̈ in materiale plastico e comprende due semi-gusci reciprocamente saldati. Ciascun semi-guscio à ̈ ottenuto per stampaggio. Lo stampaggio del semi-guscio determina quindi la formazione di una porzione dell’intercapedine C2.
Forma inoltre oggetto della presente invenzione un metodo di funzionamento della macchina 100 precedentemente descritta.
In accordo con un primo ciclo di lavoro, per esempio per realizzare un primo lavaggio a macchina appena acquistata, il metodo comprende le seguenti fasi:
- alimentare una miscela di acqua e detersivo al vano di lavaggio C1 (figura 1; questa fase à ̈ ottenuta mediante apertura dell’elettrovalvola EV e passaggio dell’acqua di rete nella vaschetta “D†in cui à ̈ stato disposto del detersivo);
- eseguire un ciclo di lavaggio di panni contenuti nel cestello 104;
- trasferire nell’intercapedine C2 almeno parte dell’acqua di lavaggio precedentemente contenuta nel vano di lavaggio C1 (figura 2; in questa configurazione l’elettrovalvola EV à ̈ chiusa, la prima valvola distributrice V1 à ̈ aperta sul condotto di ingresso I2 dell’intercapedine C2 e chiusa sull’altro condotto di ingresso I1, la seconda valvola distributrice V2 à ̈ aperta sul condotto di uscita U1 del vano di lavaggio C1 e chiusa sull’altro condotto di uscita U2 e la terza valvola distributrice V3 à ̈ aperta sul secondo tratto T2 del condotto di collegamento “T†e chiusa sullo scarico “S†, e la pompa “P†viene attivata);
- eseguire una fase di centrifuga mentre l’intercapedine C2 à ̈ riempita, almeno parzialmente e preferibilmente interamente, con la citata acqua di lavaggio proveniente dal vano di lavaggio C1.
In accordo con il successivo ciclo di risciacquo, il metodo comprende inoltre le seguenti fasi:
- alimentare acqua al vano di lavaggio C1 (figura 3, con apertura dell’elettrovalvola EV e chiusura del condotto di uscita U1);
- eseguire un ciclo di risciacquo dei panni contenuti nel cestello 104;
- scaricare l’acqua di lavaggio precedentemente contenuta nell’intercapedine C2, preferibilmente contemporaneamente all’alimentazione di acqua al vano di lavaggio C1 o all’esecuzione del ciclo di risciacquo (figura 3; lo scarico avviene mediante apertura della seconda valvola distributrice V2 sul condotto di uscita U2 dell’intercapedine, ed apertura della terza valvola distributrice V3 sul condotto di scarico “S†con chiusura sul secondo tratto T2 del condotto di collegamento “T†e azionamento della pompa P);
- trasferire nell’intercapedine C2 almeno parte dell’acqua di risciacquo precedentemente contenuta nel vano di lavaggio C1 (figura 4; la configurazione delle valvole distributrici à ̈ la stessa di figura 2).
Qualora siano previsti più cicli di risciacquo il metodo prevede di trasferire nell’intercapedine C2 almeno parte dell’acqua di risciacquo utilizzata nel vano di lavaggio C1 nel penultimo risciacquo o in un precedente ciclo di risciacquo. Si vuole infatti evitare il trasferimento nell’intercapedine C2 dell’acqua presente nel vano di lavaggio C1 nell’ultimo ciclo di risciacquo (dal momento che tale acqua à ̈ usualmente additivata con ammorbidente).
Se il ciclo di risciacquo à ̈ eseguito più volte le operazioni di carico di acqua nel vano di lavaggio C1 e risciacquo sono eseguite ad ogni ciclo. Lo scarico dell’acqua di risciacquo dal vano di lavaggio C1 avviene ad ogni ciclo ad eccezione di uno in cui si ha il trasferimento nell’intercapedine C2.
In accordo con un ulteriore ciclo di lavoro, per esempio per realizzare un ulteriore lavaggio a macchina già avviata, il metodo comprende le seguenti fasi:
- trasferire nel vano di lavaggio C1 una prima parte dell’acqua di lavaggio o risciacquo (a seconda della fase precedentemente realizzata) contenuta nell’intercapedine C2 e, contestualmente a questa fase, trasferire una seconda parte dell’acqua di lavaggio o risciacquo contenuta nell’intercapedine C2 alla vaschetta “D†di miscelazione con detersivo e, successivamente, al vano di lavaggio C1 (figura 5; in questa configurazione l’elettrovalvola EV à ̈ chiusa, la prima valvola distributrice V1 à ̈ aperta sul condotto di ingresso I1 del vano di lavaggio C1 e chiusa sull’altro condotto di ingresso I2, la seconda valvola distributrice V2 à ̈ aperta sul condotto di uscita U2 dell’intercapedine C2 e chiusa sull’altro condotto di uscita U1 e la terza valvola distributrice V3 à ̈ aperta sul secondo tratto T2 del condotto di collegamento “T†e chiusa sullo scarico “S†, e la pompa “P†viene attivata).
Nella configurazione di figura 5, si nota che il condotto ausiliario “W†trasferisce alla vaschetta “D†di miscelazione parte dell’acqua di lavaggio/risciacquo proveniente dall’intercapedine C2 ed indirizzata al vano di lavaggio C1. Comunque, tutta l’acqua precedentemente contenuta nell’intercapedine C2 può essere utilizzata per realizzare il lavaggio della biancheria precedentemente caricata nel cestello 104.
In questa fase, inoltre, la quantità di acqua di lavaggio presente nel vano di lavaggio C1 à ̈ costantemente misurata, per esempio mediante un apposito trasduttore di livello (non illustrato) applicato nel vano di lavaggio C1, e può essere prelevata ulteriore acqua dalla rete idrica mediante attivazione dell’elettrovalvola EV (gestita in funzione di un segnale di riempimento fornito dal citato trasduttore) laddove il ciclo di lavaggio da realizzare richieda più acqua di quella disponibile dall’intercapedine C2, come mostrato in figura 5. Al contrario, nel caso l’intercapedine C2 contenga acqua in eccesso rispetto a quella necessaria al ciclo di lavaggio, l’acqua in eccesso può essere scaricata secondo la logica illustrata in figura 3.
Preferibilmente, inoltre, à ̈ previsto un sensore di livello (non illustrato) applicato all’intercapedine per monitorare il livello dell’acqua al suo interno e quindi per monitorarne il grado di riempimento.
Risulta evidente come il procedimento sopra descritto possa essere ripetuto per ottenere una sequenza di cicli di lavaggio e risciacquo con temporaneo immagazzinamento dell’acqua di risciacquo (o di lavaggio) all’interno del serbatoio di accumulo definito dall’intercapedine C2. La presente invenzione raggiunge gli scopi proposti superando gli inconvenienti lamentati nella tecnica nota.
La peculiare struttura della macchina, che implementa il serbatoio di accumulo direttamente nel corpo di contenimento del cestello rotante consente di realizzare un’ottima azione di riduzione delle vibrazioni (e quindi del rumore) durante la centrifuga, prevedendo il riempimento del serbatoio prima di tale fase, rendendo comunque la macchina facilmente trasportabile grazie all’alleggerimento reso possibile dallo scarico dell’acqua dal serbatoio di accumulo.
Inoltre, tale caratteristica ottimizza gli spazi all’interno del telaio di supporto della macchina lavabiancheria, superando la necessità di dover prevedere appositi spazi per l’alloggiamento di un separato serbatoio di accumulo e quindi eliminando le criticità strutturali esistenti nelle macchine tradizionali. Inoltre, la realizzazione di quest’ultimo all’interno della parete del corpo di contenimento del cestello rotante riduce i tempi di assemblaggio della macchina.
Va altresì indicato che il recupero dell’acqua di lavaggio, mediante immagazzinamento nel serbatoio di accumulo, realizza sia un recupero dell’energia termica (l’acqua può essere riutilizzata ancora calda) sia della risorsa idrica (minore spreco di acqua).
Peraltro, la realizzazione del serbatoio di accumulo mediante intercapedine attorno al cestello consente di migliorare l†̃efficienza termica della macchina: durante il riscaldamento dell’acqua, infatti, lasciando l’intercapedine vuota si ha che l’aria in essa contenuta realizza uno stadio di isolamento termico che ostacola le fughe di calore, al contrario delle soluzioni esistenti in cui i contrappesi in cemento oltre a non isolare termicamente fungono da assorbitori termici penalizzanti il rendimento termico complessivo della macchina.
L’eliminazione dei contrappesi in cemento consente inoltre una semplificazione del processo di smaltimento della macchina al termine della sua vita utile.

Claims (12)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Macchina lavabiancheria con serbatoio di accumulo dell’acqua, comprendente: - un corpo di contenimento (102) delimitante un vano di lavaggio (C1) di panni; - un serbatoio per l’accumulo di acqua, collegabile al vano di lavaggio (C1) per ricevere ed accumulare almeno una parte dell’acqua contenuta nel vano di lavaggio (C1) durante un ciclo di funzionamento della macchina (100) lavabiancheria; e - mezzi di collegamento idraulico (I1, I2, T, U1, U2, V1, V2, V3), attivi almeno tra il vano di lavaggio (C1) e l’intercapedine (C2) per realizzare un trasferimento di fluido almeno dal vano di lavaggio (C1) all’intercapedine (C2); caratterizzata dal fatto che almeno una parete (106) del corpo di contenimento (102) che delimita detto vano di lavaggio (C1) forma internamente un’intercapedine (C2) definente detto serbatoio di accumulo.
  2. 2. Macchina secondo la rivendicazione 1 comprendente un cestello (104) rotante idoneo ad accogliere i panni da lavare; l’intercapedine (C2) sviluppandosi attorno all’asse di rotazione (X) del cestello (104) per un angolo maggiore di 180°.
  3. 3. Macchina secondo la rivendicazione 2, in cui l’intercapedine (C2) ha forma anulare e circonda interamente l’asse di rotazione (X) del cestello (104).
  4. 4. Macchina secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, in cui detti mezzi di collegamento idraulico (I1, I2, T, U1, U2, V1, V2, V3) sono atti a realizzare un trasferimento di fluido in entrambe le direzioni tra il vano di lavaggio (C1) e l’intercapedine (C2).
  5. 5. Macchina secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, in cui detti mezzi di collegamento idraulico (I1, I2, T, U1, U2, V1, V2, V3) comprendono, per ciascuno di detti vano di lavaggio (C1) e intercapedine (C2), un rispettivo condotto di ingresso (I1, I2) ed un rispettivo condotto di uscita (U1, U2) e comprendono inoltre una prima valvola distributrice (V1), attiva su detti condotti di ingresso (I1, I2) per comandare l’apertura e la chiusura di detti condotti di ingresso (I1, I2), ed una seconda valvola distributrice (V2), attiva su detti condotti di uscita (U1, U2) per comandare l’apertura e la chiusura di detti condotti di uscita (U1, U2).
  6. 6. Macchina secondo la rivendicazione 5, in cui detti mezzi di collegamento idraulico (I1, I2, T, U1, U2, V1, V2, V3) comprendono inoltre un condotto di collegamento (T), interposto tra dette prima e seconda valvola distributrice (V1, V2), ed una terza valvola distributrice (V3) disposta su detto condotto di collegamento (T) e preposta a collegare selettivamente detta seconda valvola distributrice (V2) con detta prima valvola distributrice (V1) o con un condotto di scarico (S).
  7. 7. Macchina secondo la rivendicazione 6, comprendente inoltre una pompa idraulica (P) disposta su detto condotto di collegamento (T) e preferibilmente interposta tra dette seconda e terza valvola distributrice (V2, V3).
  8. 8. Macchina secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, comprendente inoltre un circuito di alimentazione (EV, D, CP, A) collegabile ad una rete idrica per approvvigionare acqua a detto vano di lavaggio (C1), detto circuito di alimentazione (EV, D, CP, 1) comprendendo un condotto principale (CP) collegabile alla rete idrica e, disposti su detto condotto principale (CP), un’elettrovalvola (EV) di apertura/chiusura del condotto principale (CP), una vaschetta (D) di miscelazione dell’acqua con un detersivo ed un condotto di alimentazione (A) estendentesi tra la vaschetta (D) ed il vano di lavaggio (C1).
  9. 9. Macchina secondo la rivendicazione 8 quando dipende dalla 5, comprendente inoltre un condotto ausiliario (W) preposto a intercettare almeno parte del fluido circolante tra la prima valvola distributrice (V1) ed il condotto di ingresso (I1) del vano di lavaggio (C1) ed a convogliarla verso la vaschetta (D) di miscelazione, preferibilmente detto condotto ausiliario (W) definendo una diramazione di detto condotto di ingresso (I1) del vano di lavaggio (C1).
  10. 10. Metodo di funzionamento della macchina lavabiancheria secondo la rivendicazione 1, comprendente le seguenti fasi: - alimentare una miscela di acqua e detersivo al vano di lavaggio (C1); - eseguire un ciclo di lavaggio di panni contenuti nel vano di lavaggio (C1); - trasferire in detta intercapedine (C2) almeno parte dell’acqua di lavaggio precedentemente contenuta nel vano di lavaggio (C1); - eseguire una fase di centrifuga mentre detta intercapedine (C2) à ̈ riempita, almeno parzialmente e preferibilmente interamente, con detta acqua di lavaggio.
  11. 11. Metodo secondo la rivendicazione 10, in cui, successivamente alla fase di centrifuga, à ̈ eseguito un ciclo di risciacquo, detto ciclo di risciacquo comprendendo le seguenti fasi: - alimentare acqua al vano di lavaggio (C1); - eseguire un ciclo di risciacquo dei panni contenuti nel vano di lavaggio (C1); - scaricare l’acqua di lavaggio precedentemente contenuta nell’intercapedine (C2), preferibilmente contemporaneamente all’alimentazione di acqua al vano di lavaggio (C1); - trasferire in detta intercapedine (C2) almeno parte dell’acqua di risciacquo precedentemente contenuta nel vano di lavaggio (C1).
  12. 12. Metodo secondo la rivendicazione 10 o 11, comprendente un ulteriore ciclo di lavaggio comprendente le seguenti fasi: - trasferire una prima parte dell’acqua di lavaggio o risciacquo contenuta nell’intercapedine (C2) a detto vano di lavaggio (C1); - trasferire una seconda parte dell’acqua di lavaggio o risciacquo contenuta nell’intercapedine (C2) ad una vaschetta (D) di miscelazione con detersivo; - trasferire detta seconda parte dell’acqua di lavaggio o risciacquo dalla vaschetta (D) di miscelazione al vano di lavaggio (C1).
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