ITRM20080565A1 - Platorello plurilubrificato mediante circuito d'acqua e multifori in uscita superficie diamantata miscelata con resina epossidica per la lucidatura di lapidei in genere - Google Patents

Platorello plurilubrificato mediante circuito d'acqua e multifori in uscita superficie diamantata miscelata con resina epossidica per la lucidatura di lapidei in genere Download PDF

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ITRM20080565A1
ITRM20080565A1 IT000565A ITRM20080565A ITRM20080565A1 IT RM20080565 A1 ITRM20080565 A1 IT RM20080565A1 IT 000565 A IT000565 A IT 000565A IT RM20080565 A ITRM20080565 A IT RM20080565A IT RM20080565 A1 ITRM20080565 A1 IT RM20080565A1
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pad
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epoxy resin
polishing
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Quintilio Lupi
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Quintilio Lupi
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    • B24GRINDING; POLISHING
    • B24DTOOLS FOR GRINDING, BUFFING OR SHARPENING
    • B24D9/00Wheels or drums supporting in exchangeable arrangement a layer of flexible abrasive material, e.g. sandpaper
    • B24D9/08Circular back-plates for carrying flexible material
    • B24D9/085Devices for mounting sheets on a backing plate
    • BPERFORMING OPERATIONS; TRANSPORTING
    • B24GRINDING; POLISHING
    • B24DTOOLS FOR GRINDING, BUFFING OR SHARPENING
    • B24D13/00Wheels having flexibly-acting working parts, e.g. buffing wheels; Mountings therefor
    • B24D13/14Wheels having flexibly-acting working parts, e.g. buffing wheels; Mountings therefor acting by the front face
    • BPERFORMING OPERATIONS; TRANSPORTING
    • B24GRINDING; POLISHING
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Description

DESCRIZIONE
A corredo di una domanda di breveto per invenzione industriale avente per titolo:
“Platorello plurilubrificato, mediante circuito d’acqua e multifori in uscita. Superficie diamantata miscelata con resina epossidica per la lucidatura di lapidei in genere”.
L’invenzione riguarda un platorello per levigare e/o lucidare, con riporto abrasivo flessibile, i materiali lapidei (Marmo, Granito, Pietra arenaria, Vetro, Ceramica, agglomerati vari e quant’altro).
Attualmente esistono platorelli abrasivi, ati a levigare e lucidare i materiali sopra citati, che sono: - platorello per levigare e lucidare con elettroutensili o pneumatici, profili sagomati, comici, greche, profili toroidali;
- coste drite, cilindriche;
- platorelli per lucidature di coste piane su marmi e quant’altro;
- platorelli o discheti che si utilizzano con macchine portatili rotative o roto-orbitali.
I citati platorelli, di cui alla tecnica nota, sono realizzati con le seguenti tecnologie e impiegando, tra gli altri, i seguenti materiali:
a.platorello in legante rigido su supporto rigido; b. legante magnesiaco con abrasivo carburo di silicio;
c. legante sintetico con abrasivo carburo di silicio; d. legante sintetico con abrasivo diamantato;
e. legante resinoide con abrasivo diamante naturale o sintetico.
Tutte queste materie prime sono di natura rigida e non possono, di conseguenza, garantire quelle caratteristiche di elasticità che sono oggi necessarie nella maggior parte dei casi.
Sulla base della presente invenzione si ottiene un prodotto sufficientemente flessibile, caratterizzato da un corpo in gomma avente un riporto in diamante con legante epossidico che si utilizza particolarmente per lavorare profili sagomati, toroidali o costa pari.
Tuttavia, la tecnica nota cui si è fatto sopra riferimento, presenta degli inconvenienti che possono essere ben individuati nell’analisi delle varie fasi di lavorazione, che prevedono una prima fase in cui si impiega una mola diamantata composta da corpo metallico e da un riporto di diamantatura sinterizzata a grana grossa (normalmente di 40/50 mesh) ovvero elettrodepositata, elettrolitica (per il marmo) o con legante metallico sinterizzato (per il granito).
Le successive fasi prevedono l’utilizzazione di platorelli che non sono metallici.
Il platorello si trova pertanto nella condizione di dover asportare una superficie molto grezza (mola grossatura pos.l grana 40/50 mesh), compito decisamente molto gravoso.
E’ per questo motivo che i metodi tradizionali (platorelli) con la loro tecnica nota, incontrano non lievi difficoltà di asportazione.
Di seguito citiamo altri motivi atti a suscitare ulteriori problematiche:
- Rigidità della superficie diamantata: detta rigidità, al momento d’impasto con il materiale che si sta lavorando, va a creare inevitabili ondulature nella superficie a causa della pur leggera ma inevitabile vibrazione del platorello, anche perché essendo fissato alla macchina mediante attacco velcro non potrà mai garantire una totale assenza di vibrazione. Detto impatto con la pietra, si ribadisce, non essendo in alcun modo ammortizzato va a creare tali ondulature.
Il fenomeno si moltiplica quando l’operatore si trova a dover lavorare su marmi o graniti caratterizzati da pori e magrosità.
- Logorio repentino del platorello: il consumo degli attuali platorelli è eccessivo su grane grosse come 40/50 mesh, 80/100 mesh, 140/170 mesh. In questo ambito di granulometrie, infatti, l’operatore dovrà cambiare spesso il platorello con un altro nuovo, lavorando anche con 6 o 7 granulometrie diverse, con aggravio di costi continui. Le cause di questo consumo così precoce derivano dal tipo di legante utilizzato (resinoide). Si parla di resine tradizionali, attualmente in uso dalla tecnica nota.
Altro motivo di importanza da non sottovalutare è che la tecnica nota prevede un sistema di lubrificazione la cui acqua esce solo dal foro centrale del platorello e non sempre riesce a lubrificare tutta la superficie dello stesso. L’acqua che esce viene lanciata a distanza (forza centrifuga), per cui la lubrificazione è carente nella zona di lavorazione con conseguente logorio del platorello e una lucidatura non soddisfacente.
- Sistema di cambio del platorello: la tecnica nota crea alcune difficoltà al momento della sostituzione del platorello, poiché il velcro non permette un distacco agevole del platorello. Inoltre, non esiste una zona di ancoraggio per le dita dell’operatore, comportando una notevole perdita di tempo per detta sostituzione.
- Concentrazione del diamante: la tecnica nota utilizza una concentrazione di diamante con lo stesso criterio per tutti i passaggi (circa 6 o 7). E’ per questo motivo che le prime 3 fasi di lavorazione causano un consumo precoce del platorello che si trova in condizione di dover asportare superfici molto grezze, con un carico maggiore rispetto alle fasi finali i lucidatura.
- Passaggi necessari per la lucidatura: normalmente il platorello tradizionale necessita di circa 6/7 granulometrie diverse per arrivare alla fase finale di lucidatura, perché il legante resinoide utilizzato non riesce ad aggrappare il granello di diamante. Di conseguenza cade dal suo appoggio in maniera precoce e causa tempi più lunghi di lavorazione, maggiori passaggi di granulometrie e, non da ultimo, maggiore logorio dei platorelli stessi.
Tutte queste problematiche vengono egregiamente risolte con l’invenzione tecnologica del “Platorello plurilubrificato, mediante circuito d’acqua e multifori in uscita. Superficie diamantata miscelata con resina epossidica per la lucidatura di lapidei in genere”.
Questo Platorello è caratterizzato, secondo la presente invenzione, da uno strato di diamante impastato in resine epossidiche per levigare e/o lucidare tutti i materiali lapidei ed altri già menzionati. Tale diamante è riportato con un adeguato stampo su apposito supporto in gomma flessibile, avendo una forma ad elica.
Cfr. disegno n.l, in cui a: elemento diamantato ad elica; b: supporto in gomma.
Cfr. disegno n.2, in cui a : elemento diamantato ad elica; b: supporto in gomma; c: protezione in gomma; d: velcro con canali per uscita acqua.
Detta forma ad elica è stata adeguatamente studiata dall’ inventore per consentire all’acqua di non disperdersi eccessivamente. La forma ad elica, infatti, è atta a trascinare detta acqua durante la lavorazione, creando un convoglio (raccogliacqua) per effetto della forza centripeta.
E’ ben noto che durante la fase di lavorazione dei citati materiali, la lubrificazione svolge un ruolo di primaria importanza, sia per l’immediata espulsione della particella asportata e sia per evitare che l’impatto tra il diamante e la pietra provochi bruciature per l’eccessiva velocità di rotazione, che normalmente va da 6.000 a 10.000 giri al minuto.
Detti elementi diamantati a forma di elica sono riportati incollati con collanti chimici sul supporto, sempre in gomma, che può variare dai 2 ai 4/5 mm. Detto supporto in gomma è opportunamente forato e le forature sono in corrispondenza degli spazi tra un settore diamantato e l’altro, in senso radiale.
Trattiamo ora della parte inferiore, cioè dell’altra facciata di detto supporto in gomma.
In detta facciata inferiore viene incollato, con appositi collanti, lo strato di velcro che servirà da sistema di ancoraggio all’utensile elettrico e pneumatico. Detto utensile è normalmente caratterizzato da un platorello base avvitato a detto utensile. Tale platorello è normalmente dotato di dischetto velcro “femmina” dove l’operatore andrà ad aggrappare (cd. sistema a strappo) il platorello oggetto di invenzione.
Cfr. disegno n.3, in cui a: velcro di ancoraggio; b: canali circuito acqua; c. fori uscita acqua.
Detto platorello (seconda facciata) è caratterizzato da un circuito lubrificante, perché l’acqua che esce dal centro dell’utensile non può uscire dal centro del platorello, in quanto il medesimo non è forato al centro, se non per un piccolissimo foro come tutti gli altri (cfr. disegno n.4).
Sempre nella parte inferiore (l’altra facciata del platorello) detto velcro “maschio” è caratterizzato da canali posizionati radialmente. Detti canali sono opportunamente posizionati, in modo tale da corrispondere ai fori del supporto in gomma già menzionato.
Cfr. disegno n.5, in cui a : canali circuito acqua.
Detti canali (i.e. circuito di passaggio acqua) raccolgono l’acqua che esce dal centro dell’utensile e la redistribuiscono in porzioni uguali in tutta la superficie del platorello. Si otterrà così una distribuzione omogenea e garantita, in qualunque posizione l’operatore andrà a lavorare, trattandosi di un utensile azionato manualmente e che, per lavorare su profili toroidali, deve necessariamente oscillare su tale superficie tonda. Sulla base della presente invenzione, il platorello così come concepito, gode di una perfetta ed omogenea lubrificazione in ogni posizione.
Secondo la presente invenzione, il citato granello diamantato è opportunamente pretrattato con un agente attivatore (immerso in tale agente) e, successivamente, impastato in detta resina epossidica.
La miscela è costituita da diamante “Diagloss” della Elementsix, nelle granulometrie espresse in mesh come segue:
1° passaggio 325 - 400 mesh
2° passaggio 800 - 1000 mesh
3° passaggio 3.000 mesh
(ovvero altre granulometrie che si riterranno opportune, a seconda dei materiali da lavorare).
Ossido di stagno puro su ogni passaggio.
Ossido di alluminio su ogni passaggio.
Detta resina epossidica è opportunamente mescolata per una percentuale che varia fra 8% e 12% con Cabasil, per evitare che la particella diamantata si sedimenti o per meglio dire si decanti (cioè scenda a fondo) subito dopo la colata nello stampo, creando una non omogeneità della distribuzione di dette polveri abrasive dello spessore della colata.
Detta resina epossidica è caratterizzata da una viscosità media di circa m Pa-s 110 per consentire di renderla ancora colabile dopo averla impastata con opportune polveri abrasive e/o diamantate.
Si trova normalmente negli U.S.A. ed è importata in Europa dalla Doc. Resin Ltd.
E inoltre oggetto della presente invenzione un anello di contorno di detto platorello che eccede rispetto al diametro del platorello stesso, ed eccede rispetto al platorello di ancoraggio situato nell’utensile.
Cfr. disegno n. 6, in cui a: platorello base avvitato alla macchina; b\ velcro maschio attaccato alla piastra di cui sopra; c: canali passaggio acqua; d. velcro femmina di ancoraggio a strappo al velcro maschio di cui sopra; e: supporto gomma forato per passaggio acqua; /: elementi diamantati ed elica attaccati al supporto gomma di cui sopra.
Detto anello di contorno serve per 2 motivi importanti:
1 evitare che l’acqua che viene dal centro fuoriesca dall’estremità attraverso gli spazi che sono tra velcro femmina e velcro maschio;
2. facilitare l’agevole sostituzione del platorello, perché lo spessore di detta gomma di contorno eccede rispetto al platorello di base. Avremo di conseguenza una zona in cui le dita dell’operatore possono pigiare per estrarre il platorello con la massima facilità, evitando inutili perdite di tempo.

Claims (9)

  1. RIVENDICAZIONI 1. L’invenzione riguarda la realizzazione di un platorello a forma di disco il cui diametro può variare da 50mm a 300mm, a seconda della necessità dell’impiego. Il dispositivo ha un riporto di diamante resinoide epossidico (si vedano i n. 6 disegni).
  2. 2 Il rivestimento di diamante, secondo la rivendicazione, è caratterizzato da una miscela con le seguenti percentuali: 50-60% di resina epossidica Butanox M 60 e Perossido di Metiletilchetone; soluzione di etalato di dimetile 10-20%; diamante nelle varie granulometrie del tipo Diagloss 5-10%; Ossido di stagno puro; 5-10% di ossido di alluminio.
  3. 3. Il platorello, sulla base delle rivendicazioni precedenti, è caratterizzato da una serie di fori di circa 20/30, lungo la zona non coperta dal diamante e posizionati radialmente del 0 che può variare da 1 a 3 mm, a seconda della pressione dell’acqua in uso da parte dell’operatore.
  4. 4. Il platorello, secondo le rivendicazioni precedenti, è caratterizzato da un contorno in gomma (o altri materiali simili) che eccede rispetto al platorello di base di ancoraggio (fissaggio), in posizione verticale rispetto al platorello stesso.
  5. 5. Il platorello, secondo le rivendicazioni precedenti, è caratterizzato da un dischetto in velcro posto nella parte inferiore di detto platorello, avente 6 o più solchi in forma radiale ed in corrispondenza dei fori di deto platorello, al fine di creare un circuito lubrificante funzionale.
  6. 6. Il platorello, di cui alle rivendicazioni precedenti, è caraterizzato da un sistema di tratamento con un prodoto ativatore, necessario per caturare il granello di diamante ed altri grani di prodoti ati a levigare e lucidare con quelli menzionati nelle rivendicazioni precedenti.
  7. 7. Il platorello, come da rivendicazioni precedenti, è caraterizzato dalla composizione legante epossidico (come da descrizioni) e miscela abrasiva (diamantata e/p metallica) tale da consentire un processo di lavorazione in soli 3 passaggi.
  8. 8. Il platorello, di cui alle rivendicazioni precedenti, è caraterizzato dal design della applicazione del setore diamantato che tratiene l’acqua durante la fase di lavorazione, allo scopo di otimizzare la lubrificazione.
  9. 9. Il platorello, di cui alle rivendicazioni precedenti, è caraterizzato dal fato che la resina menzionata non consente alcuna decantazione delle polveri abrasive e diamantate durante la fase di stampaggio.
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