ITPD960021A1 - Processo per la preparazione di microsfere mediante l'impiego di flui- di supercritici - Google Patents

Processo per la preparazione di microsfere mediante l'impiego di flui- di supercritici Download PDF

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ITPD960021A1
ITPD960021A1 IT96PD000021A ITPD960021A ITPD960021A1 IT PD960021 A1 ITPD960021 A1 IT PD960021A1 IT 96PD000021 A IT96PD000021 A IT 96PD000021A IT PD960021 A ITPD960021 A IT PD960021A IT PD960021 A1 ITPD960021 A1 IT PD960021A1
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polymer
hyaluronic acid
dmso
precipitator
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IT96PD000021A
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Paolo Pallado
Luca Benedetti
Lanfranco Callegaro
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Fidia Advanced Biopolymers Sr
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Abstract

La presente invenzione riguarda un processo per la preparazione di microsfere di polimero mediante l'impiego di fluidi supercritici (SCF). Il processo comprende una fase in cui una soluzione liquida in concentrazione variabile di polimero, preferibilmente l'estere di un polisaccaride acido, viene rigonfiata dal solvente supercritico. A causa dell'effetto antisolvente così innescato, il polimero si aggrega e precipita in forma di microsfere. La tecnica, denominata precipitazione indotta da un antisolvente supercritico (SAS: Supercritical AntiSolvent), permette di utilizzare le microsfere così ottenute come sistemi di veicolazione di farmaci o di materiale genico di particolare interesse in campo biomedico, o agenti di contrasto e carriers per impieghi in campo diagnostico.

Description

Descrizione di una domanda di brevetto per invenzione industriale dal titolo "Processo per la preparazione di microsfere mediante l'impiego di fluidi supercritici"
OGGETTO DELL'INVENZIONE
La presente invenzione riguarda un processo per la preparazione di microsfere di polimero mediante l'impiego di fluidi supercritici (SCF). Il processo comprende una fase in cui una soluzione liquida in concentrazione variabile di polimero, preferibilmente l'estere di un polisaccaride acido, viene rigonfiata dal solvente supercritico. A causa dell'effetto antisolvente così innescato, il polimero si aggrega e precipita in forma di microsfere. La tecnica, denominata precipitazione indotta da un antisolvente supercritico (SAS: Supercritical AntiSolvent), permette di utilizzare le microsfere così ottenute come sistemi di veicolazione di farmaci o di materiale genico di particolare interesse in campo biomedico, o agenti di contrasto e carriere per impieghi in campo diagnostico.
CAMPO DELL'INVENZIONE
Le tecnologie farmaceutiche dedicate alla ricerca di nuovi metodi che consentano di preservare l’attività intrinseca di polipeptidi e di fornirne l’assorbimento hanno recentemente avuto un forte incremento. Le formulazioni in grado di rendere riproducibile l’assorbimento di queste molecole attive prevedono l'impiego di polimeri di origine naturale, i quali hanno il pregio di non presentare effetti collaterali a differenza dei polimeri sintetici. Fra i polimeri naturali maggiormente impiegati, i polisaccaridi acidi costituiscono una categoria di grande interesse. Fra questi, l'acido ialuronico, un polisaccaride che si trova ampiamente distribuito all'interno degli organismi animali, è costituito da unità di acido D-glucuronico e da N-acetil D-glucosamina in successione alternata. Il peso molecolare può variare a seconda dei metodi di estrazione e/o purificazione adoperati (EP 0138572 reg. il 25.7.90; EPA 0535200 pubbl. il 7.4.93; Dom. di Brev. Italiana N. PD93A000164 dep. il 30.7.93; Dom. di Brev. Italiana N. PD94A000042 dep. ΓΠ.3.94).
Oltre alle proprietà chimico-fisiche del polimero, assumono particolare importanza i metodi ed i sistemi di rilascio per molecole biologicamente attive, comprese le microsfere, che risultano essere fra i più versatili sistemi di rilascio. Tali microsfere, attualmente prodotte secondo la tecnica estrattiva descritta nella domanda di brevetto europea EPA N. 0517565 pubbl. il 9.12.92, presentano un range di dimensioni comprese tra 1-100 μπ\.
Oggigiorno sono note diverse tecniche che impiegano i fluidi supercritici per la produzione di particelle finemente suddivise e con ristretta distribuzione granulometrica. Il processo SAS viene generalmente condotto a temperature moderate ed è possibile allontanare completamente il solvente dall'ambiente di precipitazione. Le applicazioni sono relative a sostanze termolabili o difficili da trattare, quali gli esplosivi (Gallagher et al., 1989). Altre applicazioni riguardano la produzione di polimeri in forma di fibre (Dixon, D.J., and Johnston, P.J., 1993, J. Appi. Polym. Sci., 50, 1929-1942), ma anche sotto forma di microparticelle, incluse le microsfere (Dixon, D.J., Johnston, K.P., Bodmeier, R.A., 1993, AIChE 39, pp. 127-139). In campo farmaceutico l'interesse è stato prevalentemente rivolto al trattamento di proteine (Tom, J.W., Lim, G.B., Debenedetti, P.G. and Prud'homme, R.K., 1994, Supercritical Fluid Engineering Science, pp -, ACS Symp. Ser., No. , Chap. 19, Ed. H. Kiran and J.F. Brennecke; Yeo, S.D., Lim, G.B., Debenedetti, P.G. and Bemstein, H., 1993, Biotech. and Bioeng., 41, pp. 341-346) e polimeri biodegradabili, quali ad esempio il poli(L-lactic acid) (Randolph, T.W., Randolph, A.D., Mebes M. and Yeung, S., 1993, Biotechnol. Prog., 9, 429-435; Yeo, S.D., Lim, G.B., Debenedetti, P.G., Radosz, M. and Schmidt, H.W., 1993, Macromolecules, 26, 6207-6210). Sono state approntate diverse metodologie per la conduzione del processo di precipitazione con antisolvente supercritico. Nel modo semi-discontinuo (Gallagher et al., 1989) l'antisolvente viene iniettato nella soluzione liquida, che già si trova alle volute condizioni di lavoro; l'operazione deve essere condotta in fasi successive al fine di allontanare il liquido, i quantitativi finali di prodotto sono molto limitati e la dimensione delle sfere di molto superiori al micron.
La precipitazione con antisolvente compresso (PCA, Precipitation with a Compressed Antisolvent) prevede l'iniezione della soluzione nel SCF ad alta densità (Dixon et al., 1991; Dixon e Johnston, 1993); i tempi di iniezione sono estremamente ridotti per garantire la completa dissoluzione del liquido, quindi la quantità di precipitato è molto bassa e porta all'ottenimento di microfibre in strutture ordinate.
Il processo continuo (Veo et al., 1993a) consente la contemporanea iniezione della soluzione e dell'antisolvente nell'ambiente di precipitazione; il liquido subisce il rigonfiamento ed evapora nella fase continua, costituita dal SCF. L'iniezione della soluzione avviene attraverso un ugello micrometrico, avente un diametro di qualche decina di micron. E' necessario impiegare soluzioni diluite per evitare l'occlusione dell'ugello e la formazione di strutture reticolate; di conseguenza, la quantità di soluto iniettata è molto bassa ed è necessario lavorare con elevati rapporti tra le portate di antisolvente e di soluzione.
Se la soluzione viene posta nel precipitatore e successivamente il recipiente viene caricato mediante il SCF sino alla pressione desiderata, il processo assume carattere completamente discontinuo (Yeo et al., 1993 a,b). Con questa tecnica, sono state ottenute delle microsfere aventi diametro superiore al micron. Tutti i metodi descritti sono accompagnati da una fase finale di lavaggio per evitare che il precipitato venga risolubilizzato ad opera del solvente. Tuttavia, nessuna delle tecniche citate è stata applicata specificatamente per la produzione di polimeri ad elevato peso molecolare quali gli HYAFF, ottenuti secondo il procedimento descritto nel brevetto US 4,851,521.
Seguendo la tecnica SAS discontinua, è stato messo a punto un processo tecnologico che consente di ottenere in quantità industrialmente apprezzabile il polimero biodegradabile in forma di microsfere, aventi diametro inferiore al micron.
A differenza delle tecnologie sopra citate, le microsfere descritte nella presente invenzione sono state ottenute caricando la soluzione polimerica con l'antisolvente, disperso opportunamente attraverso un distributore poroso. Questo modo di operare non trova riscontro nella teoria, che suggerirebbe l applicazione di una tecnica continua al fine di nebulizzare la soluzione nell'antisolvente supercritico, massimizzando così l'area di scambio ed il trasferimento di materia tra le fasi liquida e supercritica. Nella presente invenzione, le particolari condizioni di rigonfiamento adottate permettono la formazione di un elevato numero di centri di nucleazione. La struttura amorfa del polimero impiegato, e quindi il basso grado di cristallinità, comporta che gli aggregati di soluto si compattino attorno ai centri di nucleazione, disponendosi in modo da raggiungere una geometria sferica. I due fattori combinati portano alla formazione di microsfere di dimensione inferiore al um che si prestano, quindi, ad essere vantaggiosamente impiegate sia in campo biomedico che diagnostico.
DESCRIZIONE DETTAGLIATA DELL'INVENZIONE Obiettivo della presente invenzione è l'applicazione di una tecnica nuova al fine di ottenere microsfere da esteri di polisaccaridi acidi aventi una ristretta distribuzione granulometrica. Tra questi rientrano gli esteri dell'acido ialuronico (US 4,851,521), gli esteri crosslinkati dell'acido ialuronico (EP 0341745 Bl), gli esteri della chitina (PCT WO93/06136), gli esteri delle pectine (PCT W093/14129), e del gellano (US 5,332,809). La precipitazione del polimero viene indotta da un antisolvente supercritico che, solubilizzandosi e rigonfiando la soluzione, provoca l'abbassamento del potere solvente del liquido e la contemporanea evaporazione. Il soluto, non solubile nel SCF, si separa in forma aggregata.
La precipitazione con un antisolvente supercritico viene condotta in condizioni moderate di temperatura e pressione (T=30-60°C, P attorno ai 100 bar). Fattore determinante è la disponibilità di un solvente liquido in cui siano entrambi solubili il soluto di interesse e l' antisolvente. La soluzione liquida viene posta a contatto con il fluido supercritico, che agisce in qualità di antisolvente. Le particelle vengono poi lavate con l'antisolvente per allontanare completamente il liquido prima della depressurizzazione del precipitatore.
Il basso valore della velocità di caricamento del precipitatore da parte dell'antisolvente supercritico, unitamente all'elevata dispersione dello stesso in seno alla soluzione liquida dovuta ad un distributore (setto poroso), portano al rigonfiamento omogeneo ed uniforme della massa liquida. Dato l'elevato peso molecolare del polimero e la sua stessa purezza, il precipitato si aggrega in una struttura amorfa in forma di microparticelle sferiche.
Infine, secondo la tecnica descritta, è possibile ottenere un incorporamento fisico di principi attivi nella matrice polimerica, quali ad esempio polipeptidi, glicosfingolipidi, antibiotici, antiasmatici, antimicotici, antivirali, antiinfiammatori, preservandone le performance farmacologiche.
Le uniformi condizioni di saturazione della soluzione portano all'otteniniento di una omogenea dispersione del farmaco nella struttura ospitante. Date le ridotte dimensioni delle microsfere, sono possibili nuove formulazioni farmaceutiche per la somministrazione del farmaco, il cui rilascio può essere controllato precisamente in funzione della velocità di assorbimento desiderata e del tipo di eccipiente utilizzato per la formulazione stessa.
Le microsfere così prodotte presentano una distribuzione di diametri nel campo 0.1-1 micron ed è trascurabile l'inglobamento del solvente liquido. La coprecipitazione del principio attivo non altera la forma e la morfologia del precipitato.
Di seguito vengono riportati, a scopo puramente illustrativo, alcuni esempi applicativi relativi all'ottenimento di microsfere di solo polimero, o di polimero caricato con sostanze farmacologicamente attive, e tutte quelle variazioni che risulterebbero ovvie all'esperto del ramo sono comprese nell'ambito della presente invenzione.
ESEMPI DI PREPARAZIONE
Esempio 1: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è HYAFF-11 (estere benzilico di acido ialuronico)
Un estere dell'acido ialuronico, dove tutti i gruppi carbossilici dell'acido ialuronico sono esterificati con alcool benzilico, viene disciolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.1 al 5 % in peso, generalmente dell'1% p/p. Una volta raggiunta la solubilizzazione del polimero, la soluzione viene versata in un recipiente in grado di resistere a pressione (precipitatore), termostatato con una camicia di riscaldamento a glicole etilenico. Sul fondo e sulla parte superiore del precipitatore vengono avvitati dei setti di acciaio poroso (fritta), aventi un diametro medio dei fori passanti inferiore a 0.1 micron, attraverso i quali il liquido non è in grado di percolare per la sola gravità.
Dopo la chiusura del recipiente, viene eseguito il caricamento dal basso con anidride carbonica (CO2) iperpura sino alla prefissata pressione di esercizio (80-120 bar, generalmente 100 bar). La CO2 viene distribuita attraverso la fritta ed entra in contatto con la soluzione. Questo antisolvente, prima gassoso e poi supercritico, è perfettamente miscibile con il solvente liquido (DMSO) ma è un non solvente per il polimero.
Il valore della velocità di caricamento, ossia il gradiente di pressione nel tempo, viene mantenuto in un campo compreso tra 3 e 20 bar/min, preferibilmente 10 bar/min. La temperatura nel precipitatore viene mantenuta costante in un campo compreso tra 25 e 60°C, preferibilmente 40°C.
Raggiunta la pressione di esercizio, il flusso di CO2 viene interrotto per un intervallo di tempo di 10 minuti allo scopo di uniformare le condizioni di pressione e temperatura all'interno del vaso di precipitazione. L'operazione di lavaggio inizia alimentando l' antisolvente al precipitatore e regolando il flusso in uscita dalla parte superiore del precipitatore mediante una valvola di regolazione millimetrica.
Il fluido in uscita, costituito dall'antisolvente e dal DMSO, viene inviato verso il recipiente di raccolta del DMSO, mantenuto a pressione ambiente; il DMSO si separa in seguito alla espansione ed al conseguente raffreddamento, mentre la CO2 gassosa esce dall'alto del vaso e viene dispersa nell'atmosfera. Le particelle di solido, invece, vengono trattenute dai setti porosi situati a valle e a monte del precipitatore.
L'operazione viene protratta per un tempo variabile (1-2 ore) allo scopo di allontanare completamente il DMSO dal precipitatore. Il tempo di rimozione del solvente organico ad opera dell' antisolvente supercritico dipende dalla temperatura mantenuta in camera di precipitazione.
Alla fine del lavaggio, l'alimentazione di CO2 viene interrotta e si procede alla depressurizzazione del recipiente seguendo un determinato gradiente temporale (5 bar/min). Le microsfere vengono recuperate dopo l'apertura del recipiente, raccolte in recipienti idonei e conservate a 4°C. La resa di ottenimento delle microsfere è pressoché totale. Non si verifica apprezzabile inglobamento del solvente nel precipitato. Il DMSO viene recuperato nel vaso di espansione.
La grandezza media particellare con queste condizioni operative è di 0.6 micron (fig. 1-2).
Esempio 2: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è HYAFF-11 p75 (estere benzilico parziale di acido ialuronico)
Un estere dell'acido ialuronico, dove il 75% dei gruppi carbossilici dell'acido ialuronico sono esterificati con alcool benzilico mentre la rimanente parte è salificata con sodio, viene disciolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.1 al 5 % in peso, generalmente dell'1% p/p. Una volta raggiunta la solubilizzazione del polimero, la soluzione viene versata in un recipiente in grado di resistere a pressione (precipitatore), termostatato con una camicia di riscaldamento a glicole etilenico. Sul fondo e sulla parte superiore del precipitatore vengono avvitati dei setti di acciaio poroso (fritta), aventi un diametro medio dei fori passanti inferiore a 0.1 micron, attraverso i quali il liquido non è in grado di percolare per la sola gravità.
Dopo la chiusura del recipiente, viene eseguito il caricamento dal basso con anidride carbonica (CO2) iperpura sino alla prefissata pressione di esercizio (80-120 bar, generalmente 100 bar). La CO2 viene distribuita attraverso la fritta ed entra in contatto con la soluzione. Questo antisolvente, prima gassoso e poi supercritico, è perfettamente miscibile con il solvente liquido (DMSO) ma è un non solvente per il polimero.
II valore della velocità di caricamento, ossia il gradiente di pressione nel tempo, viene mantenuto in un campo compreso tra 3 e 20 bar/min, preferibilmente 10 bar/min. La temperatura nel precipitatore viene mantenuta costante in un campo compreso tra 25 e 60°C, preferibilmente 40°C.
Raggiunta la pressione di esercizio, il flusso di CO2 viene interrotto per un intervallo di tempo di 10 minuti allo scopo di uniformare le condizioni di pressione e temperatura all'interno del vaso di precipitazione. L'operazione di lavaggio inizia alimentando l'antisolvente al precipitatore e regolando il flusso in uscita dalla parte superiore del precipitatore mediante una valvola di regolazione millimetrica.
Il fluido in uscita costituito dall'antisolvente e dal DMSO, viene inviato verso il recipiente di raccolta del DMSO, mantenuto a pressione ambiente; il DMSO si separa in seguito alla espansione ed al conseguente raffreddamento, mentre la CO2 gassosa esce dall'alto del vaso e viene dispersa nell'atmosfera. Le particelle di solido, invece, vengono trattenute dai setti porosi situati a valle e a monte del precipitatore.
L'operazione viene protratta per un tempo variabile (1-2 ore) allo scopo di allontanare completamente il DMSO dal precipitatore. Il tempo di rimozione del solvente organico ad opera dell'antisolvente supercritico dipende dalla temperatura mantenuta in camera di precipitazione.
Alla fine del lavaggio, l'alimentazione di CO2 viene interrotta e si procede alla depressurizzazione del recipiente seguendo un determinato gradiente temporale (5 bar/min). Le microsfere vengono recuperate dopo l'apertura del recipiente, raccolte in recipienti idonei e conservate a 4°C. La resa di ottenimento delle microsfere è pressoché totale. Non si verifica apprezzabile inglobamento del solvente nel precipitato. Il DMSO viene recuperato nel vaso di espansione.
La grandezza media particellare con queste condizioni operative è di 0.8 micron (Fig. 3).
Esempio 3: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è HYAFF-7 (estere etilico di acido ialuronico) Un estere dell'acido ialuronico, dove tutti i gruppi carbossilici dell'acido ialuronico sono esterificati con alcool etilico, viene disciolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.1 al 5 % in peso, generalmente dell'1% p/p. Una volta raggiunta la solubilizzazione del polimero, la soluzione viene versata in un recipiente in grado di resistere a pressione (precipitatore), termostatato con una camicia di riscaldamento a glicole etilenico. Sul fondo e sulla parte superiore del precipitatole vengono avvitati dei setti di acciaio poroso (fritta), aventi un diametro medio dei fori passanti inferiore a 0.1 micron, attraverso i quali il liquido non è in grado di percolare per la sola gravità.
Dopo la chiusura del recipiente, viene eseguito il caricamento dal basso con anidride carbonica (CO2) iperpura sino alla prefissata pressione di esercizio (80-120 bar, generalmente 100 bar). La CO2 viene distribuita attraverso la fritta ed entra in contatto con la soluzione. Questo antisolvente, prima gassoso e poi supercritico, è perfettamente miscibile con il solvente liquido (DMSO) ma è un non solvente per il polimero.
E valore della velocità di caricamento, ossia il gradiente di pressione nel tempo, viene mantenuto in un campo compreso tra 3 e 20 bar/min, preferibilmente 10 bar/min. La temperatura nel precipitatore viene mantenuta costante in un campo compreso tra 25 e 60°C, preferibilmente 40°C.
Raggiunta la pressione di esercizio, il flusso di CO2 viene interrotto per un intervallo di tempo di 10 minuti allo scopo di uniformare le condizioni di pressione e temperatura all'interno del vaso di precipitazione. L'operazione di lavaggio inizia alimentando l'antisolvente al precipitatore e regolando il flusso in uscita dalla parte superiore del precipitatore mediante una valvola di regolazione millimetrica.
II fluido in uscita, costituito dall'antisolvente e dal DMSO, viene inviato verso il recipiente di raccolta del DMSO, mantenuto a pressione ambiente; il DMSO si separa in seguito alla espansione ed al conseguente raffreddamento, mentre la CO2 gassosa esce dall'alto del vaso e viene dispersa nell'atmosfera. Le particelle di solido, invece, vengono trattenute dai setti porosi situati a valle e a monte del precipitatore.
L'operazione viene protratta per un tempo variabile (1-2 ore) allo scopo di allontanare completamente il DMSO dal preripitatore. Il tempo di rimozione del solvente organico ad opera dell' antisolvente supercritico dipende dalla temperatura mantenuta in camera di precipitazione.
Alla fine del lavaggio, l'alimentazione di CO2 viene interrotta e si procede alla depressurizzazione del recipiente seguendo un determinato gradiente temporale (5 bar/min). Le microsfere vengono recuperate dopo l'apertura del recipiente, raccolte in recipienti idonei e conservate a 4°C. La resa di ottenimento delle microsfere è pressoché totale. Non si verifica apprezzabile inglobamento del solvente nel precipitato. Il DMSO viene recuperato nel vaso di espansione.
La grandezza media particellare con queste condizioni operative è di 1.0 micron (Fig. 4).
Esempio 4: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è un polisaccaride autoreticolato di acido ialuronico (ACP)
Un derivato dell'acido ialuronico, dove il 10% dei gruppi carbossilid dell'acido ialuronico sono legati con gruppi ossidrili inter-o intramolecolari e la rimanente parte è salificata con sodio, viene disdolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.1 al 5 % in peso, generalmente dell'1% p/p. Si esegue quindi il procedimento descritto in Esempio 1. Alla fine, la grandezza media particellare risulta essere di 0.6 micron (fig. 5).
Esempio 5: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è un estere dell'acido alginico (ALAFF) Un derivato dell'acido alginico, dove tutti i gruppi carbossilici dell'acido alginico sono esterificati con alcool benzilico, viene disciolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.1 al 5 % in peso, generalmente dell'1% p/p. Si esegue quindi il procedimento descritto in Esempio 1. Alla fine, la grandezza media particellare risulta essere di 0.8 micron (fig. 6).
Esempio 6: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è un estere dell'acido pectinico Un derivato dell'acido pectinico, dove tutti i gruppi carbossilici sono esterificati con alcool benzilico, viene disciolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.Ί al 5 % in peso, generalmente dell'1% p/p. Si esegue quindi il procedimento descritto in Esempio 1.
Alla fine, la grandezza media particellare risulta essere di 0.7 micron.
Esempio 7: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è HYAFF-11 (estere benzilico di acido ialuronico), caricate con calcitonina
Un estere dell'acido ialuronico, dove tutti i gruppi carbossilici dell'acido ialuronico sono esterificati con alcool benzilico, viene disciolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.1 al 5 % in peso, generalmente dell'1% p/p. Una volta raggiunta la solubilizzazione del polimero, la calcitonina viene addizionata alla concentrazione prefissata, ad esempio 1,5 I.U. per mg di polimero, alla soluzione polimerica.
La soluzione così ottenuta viene versata in un recipiente in grado di resistere a pressione (precipitatore), termostatato con una camicia di riscaldamento a glicole etilenico. Sul fondo e sulla parte superiore del precipitatore vengono avvitati dei setti di acciaio poroso (fritta), aventi un diametro medio dei fori passanti inferiore a 0.1 micron, attraverso i quali il liquido non è in grado di percolare per la sola gravità.
Dopo la chiusura del recipiente, viene eseguito il caricamento dal basso con anidride carbonica (CO2) iperpura sino alla prefissata pressione di esercizio (80-120 bar, generalmente 100 bar). La CO2 viene distribuita attraverso la fritta ed entra in contatto con la soluzione. Questo antisolvente, prima gassoso e poi supercritico, è perfettamente miscibile con il solvente liquido (DMSO) ma è un non solvente per il polimero e il polipeptide calcitonina.
Il valore della velocità di caricamento, ossia il gradiente di pressione nel tempo, viene mantenuto in un campo compreso tra 3 e 20 bar/min, preferibilmente 10 bar/min. La temperatura nel precipitatore viene mantenuta costante in un campo compreso tra 25 e 60°C, preferibilmente 40°C.
Raggiunta la pressione di esercizio, il flusso di C(3⁄4 viene interrotto per un intervallo di tempo di 10 minuti allo scopo di uniformare le condizioni di pressione e temperatura all'interno del vaso di precipitazione. L'operazione di lavaggio inizia alimentando Γ antisolvente al precipitatore e regolando il flusso in uscita dalla parte superiore del precipitatore mediante una valvola di regolazione millimetrica.
II fluido in uscita, costituito dall'antisolvente e dal DMSO, viene inviato verso il recipiente di raccolta del DMSO, mantenuto a pressione ambiente; il DMSO si separa in seguito alla espansione ed al conseguente raffreddamento, mentre la CO2 gassosa esce dall'alto del vaso e viene dispersa nell'atmosfera. Le particelle di solido, invece, vengono trattenute dai setti porosi situati a valle e a monte del precipitatore.
L'operazione viene protratta per un tempo variabile (1-2 ore) allo scopo di allontanare completamente il DMSO dal precipitatore. Il tempo di rimozione del solvente organico ad opera dell' antisolvente supercritico dipende dalla temperatura mantenuta in camera di precipitazione.
Alla fine del lavaggio, l'alimentazione di CO2 viene interrotta e si procede alla depressurizzazione del recipiente seguendo un determinato gradiente temporale (5 bar/min). Le microsfere vengono recuperate dopo l'apertura del recipiente, raccolte in recipienti idonei e conservate a 4°C. La resa di ottenimento delle microsfere è pressoché totale. Non si verifica apprezzabile inglobamento del solvente nel precipitato. Il DMSO viene recuperato nel vaso di espansione.
La grandezza media particellare con queste condizioni operative è di 0.5 micron. La quantità di calci tonina incorporata è di 13 I.U. per mg di microsfere.
Esempio 8: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è HYAFF-11 p75 (estere benzilico di acido ialuronico), caricate con calcitonina
Un estere dell'acido ialuronico, dove il 75% dei gruppi carbossilici dell'acido ialuronico sono esterificati con alcool benzilico, mentre la rimanente parte è salificata con sodio, viene disciolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.1 al 5 % in peso, generalmente dell'1% p/p. Una volta raggiunta la solubilizzazione del polimero, la calcitonina viene addizionata alla concentrazione prefissata, ad esempio 1,0 I.U. per mg di polimero, alla soluzione polimerica.
La soluzione cosi ottenuta viene versata in un recipiente in grado di resistere a pressione (precipitatore), termostatato con una camicia di riscaldamento a glicole etilenico. Sul fondo e sulla parte superiore del precipitatore vengono avvitati dei setti di acciaio poroso (fritta), aventi un diametro medio dei fori passanti inferiore a 0.1 micron, attraverso i quali il liquido non è in grado di percolare per la sola gravità.
Dopo la chiusura del recipiente, viene eseguito il caricamento dal basso con anidride carbonica (CO2) iperpura sino alla prefissata pressione di esercizio (80-120 bar, generalmente 100 bar). La CO2 viene distribuita attraverso la fritta ed entra in contatto con la soluzione. Questo antisolvente, prima gassoso e poi supercritico, è perfettamente miscibile con il solvente liquido (DMSO) ma è un non solvente per il polimero e il polipeptide calcitonina.
Il valore della velocità di caricamento, ossia il gradiente di pressione nel tempo, viene mantenuto in un campo compreso tra 3 e 20 bar/min, preferibilmente 10 bar/min. La temperatura nel precipitatore viene mantenuta costante in un campo compreso tra 25 e 60°C, preferibilmente 40°C.
Raggiunta la pressione di esercizio, il flusso di CO2 viene interrotto per un intervallo di tempo di 10 minuti allo scopo di uniformare le condizioni di pressione e temperatura all'interno del vaso di precipitazione. L'operazione di lavaggio inizia alimentando l' antisolvente al precipitatore e regolando il flusso in uscita dalla parte superiore del precipitatore mediante una valvola di regolazione millimetrica.
Il fluido in uscita, costituito dall'antisolvente e dal DMSO, viene inviato verso il recipiente di raccolta del DMSO, mantenuto a pressione ambiente; il DMSO si separa in seguito alla espansione ed al conseguente raffreddamento, mentre la CO2 gassosa esce dall'alto del vaso e viene dispersa nell'atmosfera. Le particelle, invece, di solido vengono trattenute dai setti porosi situati a valle e a monte del precipitatore.
L'operazione viene protratta per un tempo variabile (1-2 ore) allo scopo di allontanare completamente il DMSO dal precipitatore. Il tempo di rimozione del solvente organico ad opera dell' antisolvente supercritico dipende dalla temperatura mantenuta in camera di precipitazione.
Alla fine del lavaggio, l'alimentazione di CO2 viene interrotta e si procede alla depressurizzazione del recipiente seguendo un determinato gradiente temporale (5 bar/min). Le microsfere vengono recuperate dopo l'apertura del recipiente, raccolte in recipienti idonei e conservate a 4°C. La resa di ottenimento delle microsfere è pressoché totale. Non si verifica apprezzabile inglobamento del solvente nel precipitato. Il DMSO viene recuperato nel vaso di espansione.
La grandezza media particellare con queste condizioni operative è di 0.8 micron. La quantità di calcitonina incorporata è di 0,9 I.U. per mg di microsfere.
Esempio 9: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è HYAFF-7 (estere etilico) di acido ialuronico, caricate con calcitonina.
Un estere dell'acido ialuronico, dove tutti i gruppi carbossilici dell'acido ialuronico sono esterificati con alcool etilico, viene disciolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.1 al 5 % in peso, generalmente dell'1% p/p. Una volta raggiunta la solubilizzazione del polimero, la calcitonina viene addizionata alla concentrazione prefissata, ad esempio 15 I.U. per mg di polimero, alla soluzione polimerica.
La soluzione così ottenuta viene versata in un recipiente in grado di resistere a pressione (precipitatore), termostatato con una camicia di riscaldamento a glicole etilenico. Sul fondo e sulla parte superiore del precipitatore vengono avvitati dei setti di acciaio poroso (fritta), aventi un diametro medio dei fori passanti inferiore a 0.1 micron, attraverso i quali il liquido non è in grado di percolare per la sola gravità.
Dopo la chiusura del recipiente, viene eseguito il caricamento dal basso con anidride carbonica (CO2) iperpura sino alla prefissata pressione di esercizio (80-120 bar, generalmente 100 bar). La CO2 viene distribuita attraverso la fritta ed entra in contatto con la soluzione. Questo antisolvente, prima gassoso e poi supercritico, è perfettamente miscibile con il solvente liquido (DMSO) ma è un non solvente per il polimero e il polipeptide calcitonina.
Il valore della velocità di caricamento, ossia il gradiente di pressione nel tempo, viene mantenuto in un campo compreso tra 3 e 20 bar/min, preferibilmente 10 bar/min. La temperatura nel precipitatore viene mantenuta costante in un campo compreso tra 25 e 60°C, preferibilmente 40°C.
Raggiunta la pressione di esercizio, il flusso di CO2 viene interrotto per un intervallo di tempo di 10 minuti allo scopo di uniformare le condizioni di pressione e temperatura all'interno del vaso di precipitazione. L'operazione di lavaggio inizia alimentando l'antisolvente al precipitatore e regolando il flusso in uscita dalla parte superiore del precipitatore mediante una valvola di regolazione millimetrica.
Il fluido in uscita, costituito dall'antisolvente e dal DMSO, viene inviato verso il recipiente di raccolta del DMSO, mantenuto a pressione ambiente; il DMSO si separa in seguito alla espansione ed al conseguente raffreddamento, mentre la CO2 gassosa esce dall'alto del vaso e viene dispersa nell'atmosfera. Le particelle di solido, invece, vengono trattenute dai setti porosi situati a valle e a monte del precipitatore.
L'operazione viene protratta per un tempo variabile (1-2 ore) allo scopo di allontanare completamente il DMSO dal precipitatore. Il tempo di rimozione del solvente organico ad opera dell' antisolvente supercritico dipende dalla temperatura mantenuta in camera di precipitazione.
Alla fine del lavaggio, l'alimentazione di CO2 viene interrotta e si procede alla depressurizzazione del recipiente seguendo un determinato gradiente temporale (5 bar/ min). Le microsfere vengono recuperate dopo l'apertura del recipiente, raccolte in recipienti idonei e conservate a 4°C. La resa di ottenimento delle microsfere è pressoché totale. Non si verifica apprezzabile inglobamento del solvente nel precipitato. Il DMSO viene recuperato nel vaso di espansione.
La grandezza media particellare con queste condizioni operative è di 1.0 micron. La quantità di calcitonina incorporata è di 13 I.U. per mg di microsfere.
Esempio 10: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è HYAFF-11 (estere benzilico di acido ialuronico), caricate con GMCSF (granulocite macrofage colony stimulating factor)
Un estere dell'acido ialuronico, dove tutti i gruppi carbossilici dell'acido ialuronico sono esterificati con alcool benzilico, viene disciolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.1 al 5 % in peso, generalmente dell'1% p/p. Una volta raggiunta la solubilizzazione del polimero, il GMCSF viene addizionato alla concentrazione prefissata, ad esempio 1% rispetto alla massa del polimero, alla soluzione polimerica.
La soluzione così ottenuta viene versata in un recipiente in grado di resistere a pressione (precipitatore), termostatato con una camicia di riscaldamento a glicole etilenico. Sul fondo e sulla parte superiore del precipitatore vengono avvitati dei setti di acciaio poroso (fritta), aventi un diametro medio dei fori passanti inferiore a 0.1 micron, attraverso i quali il liquido non è in grado di percolare per la sola gravità.
Dopo la chiusura del recipiente, viene eseguito il caricamento dal basso con anidride carbonica (CO2) iperpura sino alla prefissata pressione di esercizio (80-120 bar, generalmente 100 bar). La CO2 viene distribuita attraverso la fritta ed entra in contatto con la soluzione. Questo antisolvente, prima gassoso e poi supercritico, è perfettamente miscibile con il solvente liquido (DMSO) ma è un non solvente per il polimero e il polipeptide GMCSF.
Il valore della velocità di caricamento, ossia il gradiente di pressione nel tempo, viene mantenuto in un campo compreso tra 3 e 20 bar/min, preferibilmente 10 bar/min. La temperatura nel precipitatore viene mantenuta costante in un campo compreso tra 25 e 60°C, preferibilmente 40°C.
Raggiunta la pressione di esercizio, il flusso di CO2 viene interrotto per un intervallo di tempo di 10 minuti allo scopo di uniformare le condizioni di pressione e temperatura all'interno del vaso di precipitazione. L'operazione di lavaggio inizia alimentando l'antisolvente al precipitatore e regolando il flusso in uscita dalla parte superiore del precipitatore mediante una valvola di regolazione millimetrica.
Il fluido in uscita, costituito dall'antisolvente e dal DMSO, viene inviato verso il recipiente di raccolta del DMSO, mantenuto a pressione ambiente; il DMSO si separa in seguito alla espansione ed al conseguente raffreddamento, mentre la CO2 gassosa esce dall'alto del vaso e viene dispersa nell'atmosfera. Le particelle di solido, invece, vengono trattenute dal setto poroso situato a valle e a monte del precipitatore.
L'operazione viene protratta per un tempo variabile (1-2 ore) allo scopo di allontanare completamente il DMSO dal precipitatore. Il tempo di rimozione del solvente organico ad opera dell' antisolvente supercritico dipende dalla temperatura mantenuta in camera di precipitazione.
Alla fine del lavaggio, l'alimentazione di CO2 viene interrotta e si procede alla depressurizzazione del recipiente seguendo un determinato gradiente temporale (5 bar/min). Le microsfere vengono recuperate dopo l'apertura del recipiente, raccolte in recipienti idonei e conservate a 4°C. La resa di ottenimento delle microsfere è pressoché totale. Non si verifica apprezzabile inglobamento del solvente nel precipitato. Il DMSO viene recuperato nel vaso di espansione.
La grandezza media particellare con queste condizioni operative è di 0.5 micron. La quantità di GMCSF incorporata è di 9 μg per mg di microsfere.
Esempio 11: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è HYAFF-11 p75 (estere benzilico di acido ialuronico), caricate con GMCSF (granulocite macrofage colony stimulating factor)
Un estere dell'acido ialuronico, dove il 75% dei gruppi carbossilici dell'acido ialuronico sono esterificati con alcool benzilico mentre la rimanente parte è salificata con sodio, viene disciolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.1 al 5 % in peso, generalmente dell'l% p/p. Una volta raggiunta la solubilizzazione del polimero, il GMCSF viene addizionato alla concentrazione prefissata, ad esempio 2% rispetto alla massa del polimero, alla soluzione polimerica.
La soluzione così ottenuta viene versata in un recipiente in grado di resistere a pressione (precipitatore), termostatato con una camicia di riscaldamento a glicole etilenico. Sul fondo e sulla parte superiore del precipitatore vengono avvitati dei setti di acciaio poroso (fritta), aventi un diametro medio dei fori passanti inferiore a 0.1 micron, attraverso i quali il liquido non è in grado di percolare per la sola gravità.
Dopo la chiusura del recipiente, viene eseguito il caricamento dal basso con anidride carbonica (CO2) iperpura sino alla prefissata pressione di esercizio (80-120 bar, generalmente 100 bar). La CO2 viene distribuita attraverso la fritta ed entra in contatto con la soluzione. Questo antisolvente, prima gassoso e poi supercritico, è perfettamente miscibile con il solvente liquido (DMSO) ma è un non solvente per il polimero e il polipeptide GMCSF.
Il valore della velocità di caricamento, ossia il gradiente di pressione nel tempo, viene mantenuto in un campo compreso tra 3 e 20 bar/min, preferibilmente 10 bar/min. La temperatura nel precipitatore viene mantenuta costante in un campo compreso tra 25 e 60°C, preferibilmente 40°C.
Raggiunta la pressione di esercizio, il flusso di CO2 viene interrotto per un intervallo di tempo di 10 minuti allo scopo di uniformare le condizioni di pressione e temperatura all'interno del vaso di precipitazione. L'operazione di lavaggio inizia alimentando l'antisolvente al precipitatore e regolando il flusso in uscita dalla parte superiore del precipitatore mediante una valvola di regolazione millimetrica.
Il fluido in uscita, costituito dall'antisolvente e dal DMSO, viene inviato verso il recipiente di raccolta del DMSO, mantenuto a pressione ambiente; il DMSO si separa in seguito alla espansione ed al conseguente raffreddamento, mentre la CO2 gassosa esce dall'alto del vaso e viene dispersa nell'atmosfera. Le particelle di solido, invece, vengono trattenute dai setti porosi situtati a valle del precipitatore.
L'operazione viene protratta per un tempo variabile (1-2 ore) allo scopo di allontanare completamente il DMSO dal precipitatore. II tempo di rimozione del solvente organico ad opera dell' antisolvente supercritico dipende dalla temperatura mantenuta in camera di precipitazione.
Alla fine del lavaggio, l'alimentazione di CO2 viene interrotta e si procede alla depressurizzazione del recipiente seguendo un determinato gradiente temporale (5 bar/min). Le microsfere vengono recuperate dopo l'apertura del recipiente, raccolte in recipienti idonei e conservate a 4°C. La resa di ottenimento delle microsfere è pressoché totale. Non si verifica apprezzabile inglobamento del solvente nel precipitato. Il DMSO viene recuperato nel vaso di espansione.
La grandezza media particellare con queste condizioni operative è di 0.8 micron. La quantità di GMCSF incorporata è di 17 pg per mg di microsfere.
Esempio 12: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è HYAFF-7 (estere etilico di addo ialuronico) caricate con GMCSF (granulocite macrofage colony stimulating factor)
Un estere dell'acido ialuronico, dove tutti i gruppi carbossilici dell'acido ialuronico sono esterificati con alcool etilico, viene disciolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.1 al 5 % in peso, generalmente dell'1% p/p. Una volta raggiunta la solubilizzazione del polimero, il GMCSF viene addizionato alla concentrazione prefissata, ad esempio 0.1% rispetto alla massa del polimero, alla soluzione polimerica. La soluzione così ottenuta viene versata in un redpiente in grado di resistere a pressione (precipitatore), termostatato con una camicia di riscaldamento a glicole etilenico. Sul fondo e sulla parte superiore del precipitatore vengono avvitati dei setti di acdaio poroso (fritta), aventi un diametro medio dei fori passanti inferiore a 0.1 micron, attraverso i quali il liquido non è in grado di percolare per la sola gravità.
Dopo la chiusura del recipiente, viene eseguito il caricamento dal basso con anidride carbonica (CO2) iperpura sino alla prefissata pressione di esercizio (80-120 bar, generalmente 100 bar). La CO2 viene distribuita attraverso la fritta ed entra in contatto con la soluzione. Questo antisolvente, prima gassoso e poi supercritico, è perfettamente miscibile con il solvente liquido (DMSO) ma è un non solvente per il polimero e il polipeptide GMCSF.
Il valore della velocità di caricamento, ossia il gradiente di pressione nel tempo, viene mantenuto in un campo compreso tra 3 e 20 bar /min, preferibilmente 10 bar/min. La temperatura nel precipitatore viene mantenuta costante in un campo compreso tra 25 e 60°C, preferibilmente 40°C.
Raggiunta la pressione di esercizio, il flusso di CC1⁄4 viene interrotto per un intervallo di tempo di 10 minuti allo scopo di uniformare le condizioni di pressione e temperatura all'interno del vaso di precipitazione. L'operazione di lavaggio inizia alimentando l'antisolvente al precipitatore e regolando il flusso in uscita dalla parte superiore del precipitatore mediante una valvola di regolazione millimetrica.
n fluido in uscita, costituito dall'antisolvente e dal DMSO, viene inviato verso il recipiente di raccolta del DMSO, mantenuto a pressione ambiente; il DMSO si separa in seguito alla espansione ed al conseguente raffreddamento, mentre la CO2 gassosa esce dall'alto del vaso e viene dispersa nell'atmosfera. Le particelle di solido, invece, vengono trattenute dai setti porosi situati a valle e a monte del predpitatore.
L'operazione viene protratta per un tempo variabile (1-2 ore) allo scopo di allontanare completamente il DMSO dal predpitatore. Il tempo di rimozione del solvente organico ad opera dell' antisolvente supercritico dipende dalla temperatura mantenuta in camera di predpitazione.
Alla fine del lavaggio, l'alimentazione di CO2 viene interrotta e si procede alla depressurizzazione del recipiente seguendo un determinato gradiente temporale (5 bar/min). Le microsfere vengono recuperate dopo l'apertura del recipiente, raccolte in recipienti idonei e conservate a 4°C. La resa di ottenimento delle microsfere è pressoché totale. Non si verifica apprezzabile inglobamento del solvente nel precipitato. II DMSO viene recuperato nel vaso di espansione.
La grandezza media particellare con queste condizioni operative è di 1.0 micron. La quantità di GMCSF incorporata è di 0,9 μg per mg di microsfere.
Esempio 13: Preparazione di microsfere in cui il polimero di partenza è HYAFF-11 (estere benzilico di acido ialuronico), caricate con insulina umana.
Un estere dell'acido ialuronico, dove tutti i gruppi carbossilici dell'acido ialuronico sono esterificati con alcool benzilico, viene disciolto in un solvente aprotico, quale il dimetilsolfossido (DMSO), alla concentrazione variabile dallo 0.1 al 5 % in peso, generalmente dell'1% p/p. Una volta raggiunta la solubilizzazione del polimero, l'insulina umana viene addizionata alla concentrazione prefissata, ad esempio 5 I.U. per mg di polimero, alla soluzione polimerica. La soluzione così ottenuta viene versata in un recipiente in grado di resistere a pressione (precipitatore), termostatato con una camicia di riscaldamento a glicole etilenico. Sul fondo e sulla parte superiore del precipitatore vengono avvitati dei setti di acciaio poroso (fritta), aventi un diametro medio dei fori passanti inferiore a 0.1 micron, attraverso i quali il liquido non è in grado di percolare per la sola gravità.
Dopo la chiusura del recipiente, viene eseguito il caricamento dal basso con anidride carbonica (CO2) iperpura sino alla prefissata pressione di esercizio (80-120 bar, generalmente 100 bar). La CO2 viene distribuita attraverso la fritta ed entra in contatto con la soluzione. Questo antisolvente, prima gassoso e poi supercritico, è perfettamente miscibile con il solvente liquido (DMSO) ma è un non solvente per il polimero e il polipeptide insulina umana.
Il valore della velocità di caricamento, ossia il gradiente di pressione nel tempo, viene mantenuto in un campo compreso tra 3 e 20 bar/min, preferibilmente 10 bar/min. La temperatura nel precipitatore viene mantenuta costante in un campo compreso tra 25 e 60°C, preferibilmente 40°C.
Raggiunta la pressione di esercizio, il flusso di CO2 viene interrotto per un intervallo di tempo di 10 minuti allo scopo di uniformare le condizioni di pressione e temperatura all'interno del vaso di precipitazione. L'operazione di lavaggio inizia alimentando l'antisolvente al precipitatore e regolando il flusso in uscita dalla parte superiore del precipitatore mediante una valvola di regolazione millimetrica.
Il fluido in uscita, costituito dall'antisolvente e dal DMSO, viene inviato verso il recipiente di raccolta del DMSO, mantenuto a pressione ambiente; il DMSO si separa in seguito alla espansione ed al conseguente raffreddamento, mentre la CO2 gassosa esce dall'alto del vaso e viene dispersa nell'atmosfera. Le particelle di solido, invece, vengono trattenute dai setti porosi situati a valle e a monte del precipitatore.
L'operazione viene protratta per un tempo variabile (1-2 ore) allo scopo di allontanare completamente il DMSO dal precipitatore. Il tempo di rimozione del solvente organico ad opera dell'antisolvente supercritico dipende dalla temperatura mantenuta in camera di precipitazione.
Alla fine del lavaggio, l'alimentazione di CO2 viene interrotta e si procede alla depressurizzazione del recipiente seguendo un determinato gradiente temporale (5 bar/ min). Le microsfere vengono recuperate dopo l'apertura del recipiente, raccolte in recipienti idonei e conservate a 4°C. La resa di ottenimento delle microsfere è pressoché totale. Non si verifica apprezzabile inglobamento del solvente nel precipitato. Il DMSO viene recuperato nel vaso di èspansione.
La grandezza media particellare con queste condizioni operative è di 0.8 micron. La quantità di insulina incorporata è di 5 I.U. per mg di microsfere.
Esempio 14: Caricamento superficiale di microsfere di HYAFF-11
(estere benzilico di acido ialuronico) con calcitonina attraverso liofilizzazione
Microsfere preparate secondo l'esempio 1 vengono sospese in una soluzione di tampone fosfato 0.01 M, contenente una concentrazione di calcitonina tale da raggiungere un titolo di proteina pari a 1 I.U. per mg di microsfere sospese. Dopo 15 minuti di agitazione con un sistema sofisticato semiautomatico, il contenitore viene immerso in azoto liquido fino a completo congelamento della sospensione.
A congelamento ultimato il recipiente viene sottoposto in liofilizzazione per 24 ore e quindi il prodotto liofilizzato viene conservato a 4°C.
La grandezza media particellare con queste condizioni operative è di 0.4 micron. La quantità di calcitonina incorporata è di 1 I.U. per mg di microsfere.
Esempio 15: Caricamento superficiale di microsfere di HYAFF-11 p75 (estere benzilico di acido ialuronico) con calcitonina attraverso liofilizzazione
Microsfere preparate secondo l'esempio 2 vengono sospese in una soluzione di tampone fosfato 0.01M, contenente una concentrazione di calcitonina tale da raggiungere un titolo di proteina pari a 1,5 I.U. per mg di microsfere sospese. Dopo 15 minuti di agitazione con un sistema sofisticato semiautomatico, il contenitore viene immerso in azoto liquido fino a completo congelamento della sospensione.
A congelamento ultimato il recipiente viene sottoposto in liofilizzazione per 24 ore e quindi il prodotto liofilizzato viene conservato a 4°C.
La grandezza media particellare con queste condizioni operative è di 0.6 micron. La quantità di calcitonina incorporata è di 1,5 I.U. per mg di microsfere.
Le microsfere ottenute secondo la tecnica descritta nella presente invenzione possono essere vantaggiosamente impiegate come sistemi di veicolazione di farmaci, ed in particolare di molecole di natura proteica, quali, ad esempio, calcitonina, insulina, immunoglobuline, fattori trofici, quali ad esempio hCNTF, hNGF, e/o di glicosfingolipidi, quali ad esempio i gangliosidi ed i loro derivati chimici, antibiotici, antiasmatici, antimicotici, antivirali, antiinfiammatori. Le possibili vie di somministrazione, a seconda dei casi cui essi sono destinati, sono quella orale, nasale, polmonare, vaginale o rettale. Tali sistemi di rilascio sono in grado di mantenere l'attività biologica e farmacologica della proteina incorporata nella microsfera.
Un ulteriore campo applicativo delle microsfere ottenute secondo la presente invenzione è rappresentato dalla possibilità di un loro impiego nel settore diagnostico. In particolare, in base al tipo di tecnica di analisi diagnostica adoperata, quale ad esempio NMR, ultrasuoni, raggi X, le microsfere possono essere caricate con agenti paramagnetici, ad esempio la magnetite, o presentare una struttura cava o, in alternativa, essere caricate con agenti di contrasto non ionici o, infine, con isotopi radioattivi quali il Tecnezio 99m.
La veicolazione dei mezzi di contrasto attraverso le microsfere limita l'interazione con il sangue, riducendo così l'insorgenza degli effetti collaterali tipici provocati dagli agenti di contrasto.
Un altro importante settore in cui possono essere impiegate le microsfere preparate in accordo alla presente invenzione riguarda la terapia genica umana, che attualmente vede impegnata una grossa parte di ricerca scientifica allo scopo di trovare dei rimedi per la cura di malformazioni di tipo genetico o di malattie metaboliche su base genetica. Lo sforzo si sta rivolgendo soprattutto verso l'individuazione e la preparazione di sistemi di veicolazione di materiale genico sano da somministrare in pazienti affetti da tali malformazioni o malattie: una delle possibilità è rappresentata dalla incapsulazione dei geni sani in microsfere in grado di penetrare più profondamente nei tessuti e di rimanere a contatto più a lungo con la superficie cellulare da trattare. Ne consegue che l'aderenza delle microsfere alle superfici cellulari permette il rilascio del materiale genico trasportato in stretta prossimità delle cellule bersaglio. In particolare, le microsfere a base di HYAFF descritte nella presente invenzione costituiscono un sistema di trasporto ideale di materiale biologico e, nel caso specifico, di geni sani per le loro ridotte dimensioni e per la loro specifica mucoadesività. Tra le possibili applicazioni di tali microsfere vi è il trattamento di difetti di singoli geni che codificano per la sintesi di specifici enzimi. Numerose sono le malattie che derivano dal difetto di tali enzimi. A titolo di esempio, si possono citare:
-fenilchetonuria, alcaptonuria, albinismo e molte altre malattie che coinvolgono il metabolismo degli aminoacidi
-malattie da accumulo di glicogeno, alcune delle quali mortali già alla nascita
- iperlipoproteinemie primitive e altri disordini del metabolismo lipidico
-disordini del metabolismo dei carboidrati
-malattia di Wilson per deficit della ceruloplasmina, proteina che trasporta il rame
- portine, gotta
-malattie da accumulo lisosomiale (gangliosidosi, leucodistrofia, malattia di Niemann-Pick, malattia di Gaucher, malattia di Fabry, mucopolisaccaridosi etc.)
-disordini del tessuto connettivo (osteogenesi imperfetta, sindrome di Ehlers-Danlos, sindrome di Marfan)
-la fibrosi cistica ed altre malattie che coinvolgono deficit enzimatici che l'evoluzione della ricerca scientifica sta mettendo sempre più in luce.
Oltre che nel deficit enzimatico, le microsfere possono essere utilizzate per veicolare singoli geni in tutte quelle patologie in cui essi sono alterati, come per esempio le malattie malformative su base genetica (down, aracnodattilie etc.), il cancro, le emoglobinopatie (anemia falciforme, talassemia etc.).
Infine è possibile impiegare vantaggiosamente le microsfere di cui alla presente invenzione nel settore agroalimentare, ad esempio per la veicolazione di fitofarmaci o la conservazione di additivi.

Claims (1)

  1. RIVENDIC AZIONI 1. Un processo per la preparazione di microsfere di polimero biocompatibile, aventi dimensioni da 0.1 a 1.0 pm, caratterizzato dalle seguenti fasi: • il rigonfiamento di una soluzione liquida di polimero contenuta in un vaso di precipitazione, condotta con un fluido supercritico; l'allontanamento del solvente liquido mediante un flusso di fluido in condizioni supercritiche; - la depressurizzazione del vaso di precipitazione e successiva raccolta delle particelle solide. Un processo secondo la rivendicazione 1, in cui il fluido supercritico viene disperso nella soluzione mediante un setto di acciaio poroso. 3. Un processo secondo la rivendicazione 1, in cui la soluzione viene rigonfiata a partire da pressione ambiente secondo un gradiente temporale di pressione compreso tra 3 e 20 bar/min. 4. Microsfere ottenute secondo le rivendicazioni 1-3, in cui il polimero impiegato è un estere dell'acido ialuronico. 5. Microsfere ottenute secondo le rivendicazioni 1-4, in cui il polimero impiegato è un estere totale dell'acido ialuronico con l'alcool benzilico. 6. Microsfere ottenute secondo le rivendicazioni 1-4, in cui il polimero impiegato è un estere parziale dell'acido ialuronico con l'alcool benzilico. 7. Microsfere ottenute secondo le rivendicazioni 1-4, in cui il polimero impiegato è un estere totale dell'acido ialuronico con l'alcool etilico. 8. Microsfere ottenute secondo le rivendicazioni 1-4, in cui il polimero impiegato è un estere parziale dell'acido ialuronico con l'alcool etilico. 9. Microsfere ottenute secondo le rivendicazioni 1-4, in cui il polimero impiegato è un polisaccaride autoreticolato dell'acido ialuronico. 10. Microsfere ottenute secondo le rivendicazioni 1-3, in cui il polimero impiegato è un estere dell'acido alginico. 11. Microsfere ottenute secondo le rivendicazioni 1-3, in cui il polimero impiegato è un estere dell'acido pectinico. 12. Microsfere di cui alle rivendicazioni 1-9 per impiego in campo biomedico. 13. Microsfere preparate secondo il procedimento descritto nelle rivendicazioni 1-9, per la preparazione di sistemi di rilascio di sostanze attive da somministrarsi per via orale, nasale, polmonare, vaginale, rettale. 14. Microsfere di cui alla rivendicazione 13, in cui la sostanza attiva è un polipeptide, quale la calcitonina o l'insulina . 15. Microsfere di cui alla rivendicazione 13, in cui la sostanza attiva è il GMCSF (granulorite macrofage colony stimulating factor). 16. Microsfere di cui alla rivendicazione 13, in cui la sostanza attiva è un'immunoglobulina. 17. Microsfere di cui alla rivendicazione 13, in cui la sostanza attiva è un fattore trofico, quale il CNTF o NGF umano. 18. Microsfere di cui alla rivendicazione 13, in cui la sostanza attiva è un ganglioside naturale o un derivato di sintesi chimica. 19. Microsfere di cui alla rivendicazione 13, in cui la sostanza attiva è un antibiotico, antivirale, antimicotico, antiasmatico, antiinfiammatorio. 20. Microsfere di cui alle rivendicazioni 1-9 per impiego in campo diagnostico. 21. Microsfere di cui alla rivendicazione 20 per la veicolazione di agenti di contrasto. 22. Microsfere di cui alla rivendicazione 20 per la veicolazione di materiale genetico. 23. Microsfere di cui alle rivendicazioni 10-11 per impiego nel settore agroalimentare.
ITPD960021 1995-03-28 1996-02-05 Processo per la preparazione di microsfere mediante l'impiego di fluidi supercritici IT1287194B1 (it)

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