ITPD20120233A1 - Dispositivo per il fissaggio di tendini o legamenti - Google Patents

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ITPD20120233A1
ITPD20120233A1 IT000233A ITPD20120233A ITPD20120233A1 IT PD20120233 A1 ITPD20120233 A1 IT PD20120233A1 IT 000233 A IT000233 A IT 000233A IT PD20120233 A ITPD20120233 A IT PD20120233A IT PD20120233 A1 ITPD20120233 A1 IT PD20120233A1
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Dani Enrico Rasia
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Dani Enrico Rasia
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Description

DISPOSITIVO PER IL FISSAGGIO DI TENDINI O LEGAMENTI
Descrizione
Ambito tecnico
L’invenzione si riferisce ad un dispositivo per il fissaggio ad un osso di un tendine o legamento tramite fili di sutura da inserire nel tessuto osseo.
Stato dell’arte
L’invenzione trova utile applicazione, per esempio, in interventi di sutura della cuffia dei rotatori della spalla o, più in generale, in interventi chirurgici al fine di trattare patologie all’interno delle articolazioni come lesioni di tipo tendineo o lesione di legamenti. Tali lesioni, o rotture, provocanti il distacco del tendine o legamento dall’osso richiedono il fissaggio del tendine, o legamento, alle rispettive porzioni di quest’ultimo.
Il dispositivo dell’invenzione si presta ad essere utilizzato in interventi in artroscopia.
In riferimento all’anatomia della spalla di un uomo, essa à ̈ composta da tre ossa: scapola, omero e clavicola. La cuffia dei rotatori mette in contatto l’omero alla scapola ed à ̈ composta dai tendini di quattro muscoli che consentono un’ampia mobilità dell’articolazione.
La patologia di lesione, o rottura, della cuffia dei rotatori non à ̈ un problema raro rappresentando una tra le patologie dell’arto superiore più comuni, in particolare in soggetti anziani, a causa del processo degenerativo dei tendini della cuffia, oppure in soggetti sottoposti a lavoro logorante, o negli atleti a causa di sovraccarichi meccanici e stress ripetitivi.
L'intervento per il trattamento della lesione o rottura della cuffia dei rotatori consiste nel ricollegamento del tendine lesionato all’osso mediante sutura con vari sistemi chirurgici (dispositivi di fissaggio e fili non riassorbibili); tale intervento può essere effettuato sia in artroscopia che in chirurgia a cielo aperto (open).
Tipicamente, negli interventi artroscopici si praticano degli accessi chirurgici sulla cute e dei piccoli fori attraverso l’omero consentendo, in tal modo, l’inserimento nei fori di vari dispositivi di fissaggio, tipo viti, che poi rimarranno ancorati all’osso. Il tendine lesionato viene quindi attraversato dai fili di sutura e, con l’ausilio di opportuni nodi a scivolamento, viene trasportato fino all’omero in corrispondenza dell’angolo di inserzione della cuffia dei rotatori.
Il punto critico di tale tipologia di intervento à ̈ rappresentato dalla tenuta sull’osso dei dispositivi di fissaggio, che, come confermato da numerosi lavori, possono presentare una tenuta non adeguata, ad esempio quando l’osso à ̈ porotico.
La tecnica chirurgica tradizionale in chirurgia open prevede di suturare i tendini per mezzo di suture transossee, e tale sistema à ̈ ancora considerato lo standard di riferimento nella chirurgia di ripristino dell’articolazione della spalla.
In questo caso à ̈ previsto praticare, nel tessuto osseo dell’omero, una cavità passante avente una prima apertura in corrispondenza della posizione di ancoraggio originaria del tendine all’osso ed una seconda apertura in posizione sottostante alla testa dell’omero.
Successivamente si fanno passare i fili di sutura attraverso la cavità passante e si realizza all’esterno un nodo, o cappio od anello, in modo da bloccare il tendine lesionato nella posizione desiderata.
La cavità passante può essere lineare e disposta in posizione obliqua rispetto all’asse longitudinale dell’omero, oppure può comprendere una curvatura accentuata a piacere. Alternativamente, la cavità può essere di tipo a linea spezzata, definita da due tratti sostanzialmente lineari comunicanti ed incidenti a formare un angolo α interno, con un primo tratto sostanzialmente parallelo all’asse longitudinale dell’omero ed un secondo tratto inclinato (ad esempio perpendicolare) rispetto al primo tratto.
In tali interventi, à ̈ possibile utilizzare un dispositivo di fissaggio, da inserire all’interno della cavità ricavata nell’osso, per consentire il passaggio dei fili di sutura e per riscontrare e distribuire la pressione e tensione esercitata dai fili di sutura così da preservare il tessuto osseo da eventuali danni e lesioni.
Come precedentemente descritto, l’intervento per la sutura della cuffia dei rotatori può essere realizzato in artroscopia oppure a cielo aperto in base all’esperienza e competenza del chirurgo.
Nel caso si realizzi un foro transosseo lineare, à ̈ necessario effettuare un intervento a cielo aperto per non incorrere in rischi chirurgici di lesione del nervo circonflesso, per cui il chirurgo effettua un’incisione cutanea in modo da scoprire l’area della spalla per poter praticare il foro e accedere ad entrambe le sue aperture.
In tal modo, si incidono anche i muscoli che devono successivamente essere riattaccati all’osso.
Tale tecnica risulta decisamente più invasiva rispetto all’intervento artroscopico, comportando diverse problematiche come maggior tempo di recupero dell’articolazione e possibilità di infezioni dovute ad una maggior superficie della ferita esposta, nonché una più ampia estensione della cicatrice.
Quando viene effettuata una cavità curva, o a tratti incidenti, à ̈ possibile effettuare l’intervento di riparazione in artroscopia, con i noti vantaggi per il paziente che ne conseguono.
Tuttavia, il posizionamento del dispositivo di fissaggio in una cavità a tratti incidenti à ̈ più complicato e viene richiesta un’elevata precisione da parte del chirurgo.
Un esempio di dispositivo di fissaggio transosseo à ̈ descritto in US 6,830,572.
Tale dispositivo di fissaggio comprende uno stelo inserito in una cavità ricavata nell’omero e dotato di un foro passante per il passaggio di uno o più fili di sutura. Il dispositivo comprende inoltre un’estremità prossimale destinata ad essere posizionata esternamente alla cavità e ad agire come elemento di bloccaggio del dispositivo nella posizione desiderata, ed un’opposta estremità distale destinata ad essere inserita internamente alla cavità. Le opposte aperture del foro passante sono definite rispettivamente sull’estremità prossimale e distale del dispositivo di fissaggio.
Il dispositivo di fissaggio previene la migrazione, attraverso la cavità transossea, del filo di sutura dal tendine all’apertura opposta della cavità e consente ulteriormente di rinforzare l’apertura della cavità ricavata nell’osso in cui à ̈ inserito. Tale dispositivo può essere utilizzato con cavità lineari ma à ̈ di difficile applicazione con cavità curve.
Nel caso in cui si desideri realizzare una cavità a tratti incidenti, ovvero comprendente un primo tratto che si estende lungo la direzione dell’asse longitudinale dell’omero e un secondo tratto inclinato rispetto al primo tratto, un idoneo dispositivo di fissaggio, per esempio come descritto in US 6,830,572, viene inserito nel secondo tratto.
I fili di sutura devono attraversare il dispositivo di fissaggio e quindi fuoriuscire da entrambe le aperture della cavità.
Il posizionamento del dispositivo di fissaggio nella cavità deve essere particolarmente preciso, infatti un posizionamento dello stesso eccessivamente all’interno della cavità porterebbe l’estremità distale dello stelo in battuta contro la parete interna della cavità in corrispondenza della sezione di collegamento dei due tratti incidenti. In tal modo verrebbe chiusa l’apertura del foro e risulterebbe impedito il libero scorrimento dei fili di sutura attraverso il dispositivo di fissaggio.
Al contrario, se il dispositivo non fosse posizionato sufficientemente all’interno del tratto di cavità ossea, i fili di sutura, soggetti a forze e tensioni dovute al movimento dell’articolazione, potrebbero toccare la parete interna dalla cavità (in particolare in corrispondenza della sezione di collegamento dei due tratti) provocando possibili danni e lesioni al tessuto osseo.
I dispositivi di fissaggio noti presentano inoltre ulteriori inconvenienti. Infatti se inseriti in una cavità ossea di tipo a tratti incidenti, possono essere soggetti a beccheggio, ovvero ad oscillazioni intorno al proprio asse trasversale. Tali oscillazioni, causate dalle forze esercitate dai fili di sutura che vengono tensionati per fissare il tendine, o legamento, provocano un’instabilità del dispositivo di fissaggio transosseo, ed anche possibili danni e lesioni al tessuto osseo.
Descrizione dell’invenzione
Il problema tecnico alla base del presente trovato à ̈ quindi quello di proporre un dispositivo di fissaggio per tendini o legamenti strutturalmente e funzionalmente configurato per ovviare a tutti gli inconvenienti sopra lamentati con riferimento alla tecnica nota citata. Questo problema à ̈ risolto dalla presente invenzione mediante un dispositivo per il fissaggio ad un osso di tendini o legamenti realizzato in accordo con le rivendicazioni allegate.
Breve descrizione dei disegni
I vantaggi, le caratteristiche e le modalità d’impiego della presente invenzione risulteranno evidenti dalla seguente descrizione dettagliata di alcune forme di realizzazione preferite, presentate a scopo esemplificativo e non limitativo, in cui:
ï‚· Figura 1 Ã ̈ una vista prospettica di una prima forma di realizzazione di un dispositivo di fissaggio realizzato in accordo con la presente invenzione;
ï‚· Figura 2 Ã ̈ una vista schematica del dispositivo di fissaggio di Figura 1 inserito in un tessuto osseo;
ï‚· Figura 3 à ̈ un’ulteriore vista schematica del dispositivo di fissaggio di Figura 1 inserito in un tessuto osseo con filo guida; ï‚· Figura 4 à ̈ una vista schematica prospettica del dispositivo di fissaggio di Figura 1 inserito in un tessuto osseo con filo guida; ï‚· Figura 5 à ̈ una vista schematica laterale del dispositivo di fissaggio di Figura 1 inserito in un tessuto osseo;
ï‚· Figura 6 Ã ̈ una vista prospettica di una seconda forma di realizzazione di un dispositivo di fissaggio realizzato in accordo con la presente invenzione;
ï‚· Figura 7 à ̈ un’ulteriore vista schematica del dispositivo di fissaggio di Figura 6 inserito in un tessuto osseo;
ï‚· Figura 8 Ã ̈ una vista schematica laterale del dispositivo di fissaggio di Figura 6 inserito in un tessuto osseo;
ï‚· Figura 9 Ã ̈ una vista schematica del dispositivo di fissaggio di Figura 6 inserito in un tessuto osseo.
Modi preferiti di realizzazione dell’invenzione
Con riferimento alle Figure 1-5, con 1 Ã ̈ designato un primo esempio di realizzazione di un dispositivo per il fissaggio ad un osso 20 di un tendine, o legamento, realizzato secondo la presente invenzione.
Il dispositivo 1 dell’invenzione à ̈ particolarmente idoneo ad essere utilizzato in interventi per trattare lesioni delle articolazioni della spalla, per esempio alla cuffia dei rotatori.
Il dispositivo 1 comprende uno stelo 2 esteso lungo un asse longitudinale X tra una prima estremità 10 ed una seconda estremità 11 tra loro opposte longitudinalmente per una misura compresa tra 10 mm e 40 mm, preferibilmente tra 20 mm e 30 mm.
Preferibilmente, lo stelo 2 Ã ̈ di forma cilindrica a sezione circolare ma ulteriori forme di realizzazione, non mostrate nelle Figure, possono essere previste, ad esempio uno stelo a sezione prismatica.
Nella versione mostrata, lo stelo 2 ha forma rastremata verso la seconda estremità 11, ed à ̈ provvisto di una superficie inclinata 16 rispetto all’asse longitudinale X, in modo che la seconda estremità 11 sia configurata a punta terminante con un punto di estremità 11a.
Nella versione preferita mostrata nelle Figure, la superficie inclinata 16 à ̈ piana, in modo che la seconda estremità 11 risulti conformata a becco di flauto.
In altre forma di realizzazione non mostrate nelle Figure, la seconda estremità 11 può avere altre forme idonee, per esempio conica.
Sullo stelo 2 à ̈ ricavato un foro 3, passante ed esteso lungo l’asse longitudinale X in modo sostanzialmente coassiale con il medesimo. Il foro 3 à ̈ provvisto di una prima apertura 12 ed una seconda apertura 13 che consentono il passaggio attraverso il foro 3 di almeno un filo di sutura 14 per il fissaggio di un tendine o un legamento all’osso 20. Come meglio visibile in Figura 2, la prima apertura 12 à ̈ definita in corrispondenza della prima estremità 10 dello stelo 2, preferibilmente coassiale con l’asse longitudinale X.
La prima apertura 12 ha preferibilmente una sezione esagonale per consentire l’accoppiamento con una testa di uno strumento di manovra, non mostrato nelle Figure, utile per inserire il dispositivo 1 all’interno dell’osso 20, come meglio spiegato nel seguito.
La seconda apertura 13 à ̈ disposta in modo da essere assialmente distanziata dal punto di estremità 11a della seconda estremità 11, più precisamente à ̈ disposta in modo che almeno una porzione della seconda apertura 13 si estenda fino ad una posizione assialmente distanziata dal punto di estremità 11a.
In particolare la seconda apertura 13 definisce almeno una porzione di superficie A, il cui centro “O†à ̈ posto ad una distanza d, considerata lungo la direzione dell’asse longitudinale X, dal punto di estremità 11a, tale distanza essendo superiore a 1 mm, preferibilmente compresa tra 1 mm e 30 mm e ancora più preferibilmente tra 1 mm e 10 mm.
Si precisa che la distanza assiale tra due punti (il centro O di un’area A della seconda apertura 13 e il punto di estremità 11a) viene qui definita come la distanza tra le proiezioni ortogonali sull’asse longitudinale X di detti punti.
Nella versione mostrata, il foro 3 ha sezione circolare, per cui la seconda apertura 13 definita sulla superficie inclinata 16, piana, presenta una sezione A ellittica.
In altre forma di realizzazione non mostrate nelle Figure, la seconda apertura 13 può avere altre forme idonee per esempio poligonali, circolari, ovali.
Il dispositivo di fissaggio 1 comprende, inoltre, mezzi di ancoraggio 4 per ancorare lo stelo 2 alla parete interna dell’osso 20, i quali comprendono, nella versione illustrata nelle Figure 1-5, un filetto 4a definito su almeno una porzione della superficie esterna S dello stelo 2. In questo caso il dispositivo 1 viene inserito nell’osso 20 mediante avvitamento.
Il dispositivo 1 comprende, inoltre, un forellino 5 ricavato sullo stelo 2 in corrispondenza della seconda apertura 13 e utilizzabile per trascinare il dispositivo 1 verso l’osso 20.
Nella versione mostrata, la prima estremità 10 comprende una testa 9 avente sezione trasversale maggiore rispetto alla sezione trasversale dello stelo 2. La testa 9 à ̈ destinata a riscontrare l’osso 20 del paziente quando il dispositivo 1 à ̈ inserito nello stesso.
La testa 9 à ̈ provvista di mezzi di riferimento 90 (ad esempio una linea o una tacca) angolarmente corrispondenti alla seconda apertura 13, così da consentire il corretto posizionamento del dispositivo 1 durante il suo posizionamento all’interno dell’osso 20.
Il dispositivo di fissaggio 1 à ̈ particolarmente utile per interventi in artroscopia per la sutura della cuffia dei rotatori dell’articolazione della spalla.
In tale intervento à ̈ previsto che si ricavi sull’osso 20 (che in questo caso à ̈ rappresentato dalla testa dell’omero del paziente), una cavità 17, meglio visibile in Figura 3, preferibilmente di tipo a linea spezzata cioà ̈ definita da due tratti di cavità sostanzialmente lineari, comunicanti e incidenti nelle loro estremità interne all’osso, in questo caso formando un angolo di circa 90°.
In altre versioni non mostrate la cavità 17 à ̈ formata da due tratti tra loro non perpendicolari, cioà ̈ incidenti tra loro di un angolo diverso da 90°.
La cavità 17 comprende un primo tratto 18 rettilineo che si estende lungo la direzione dell’asse longitudinale Y dell’omero 20 ed un secondo tratto 19 sostanzialmente perpendicolare al primo tratto 18. Il primo ed il secondo tratto 18 e 19 comprendono rispettive prime estremità 18a e 19a definite su porzioni distinte della superficie esterna della testa dell’omero 20 e rispettive seconde estremità 18b, 19b, interne alla testa dell’omero 20.
Il primo ed il secondo tratto 18 e 19 sono tra loro incidenti e comunicanti in corrispondenza delle loro seconde estremità 18b, 19b. Dopo aver predisposto la cavità 17, usando tecniche in sé note nel settore, il chirurgo provvede ad inserire dispositivo 1 di fissaggio nel secondo tratto 19 della cavità 17, ovvero nel tratto estendentesi in direzione pressoché perpendicolare all’asse longitudinale Y dell’omero 20, come mostrato in Figura 5.
Nella versione mostrata nelle Figure 1-5 il chirurgo provvede ad avvitare, tramite un opportuno strumento di inserimento accoppiato alla prima apertura 12 definita sulla testa 9 del dispositivo di fissaggio 1, il dispositivo stesso nel secondo tratto 19.
Il dispositivo di fissaggio 1 viene introdotto nel secondo tratto 19 fino a che il punto di estremità 11a della seconda estremità 11 del dispositivo di fissaggio non riscontri la seconda estremità 19b andando in battuta contro la parete dell’osso 20.
I mezzi di ancoraggio 4 consentono di ancorare stabilmente il dispositivo all’interno del secondo tratto 19.
Con il punto di estremità 11a della seconda estremità 11 in battuta sull’osso, la seconda apertura 13, essendo assialmente distanziata di un tratto d rispetto al punto di estremità 11a, à ̈ posizionata in corrispondenza del primo tratto 18, così che i fili di sutura fuoriuscenti dalla seconda apertura 13 del foro 3 si trovino in corrispondenza del primo tratto 18.
La presenza, inoltre, dei mezzi di riferimento 90 consente di capire se la seconda apertura 13 Ã ̈ rivolta verso il primo tratto 18.
In tal modo si ottiene, inoltre, uno stabile inserimento del dispositivo 1 ma anche un comodo utilizzo dello stesso.
Ovviamente, per un corretto posizionamento del dispositivo 1, il dimensionamento di quest’ultimo, ovvero la lunghezza assiale dello stelo 2 e la disposizione della seconda apertura 13 ovvero la sua distanza assiale d rispetto al punto di estremità 11a, à ̈ tale per cui il punto di estremità 11a della seconda estremità 11 riscontra la seconda estremità 19b del secondo tratto 19 quando la seconda apertura 13 si affaccia al primo tratto 18.
Inoltre, il distanziamento assiale della seconda apertura 13 rispetto al punto di estremità 11a della seconda estremità 11 consente di facilitare l’inserimento del dispositivo di fissaggio.
Tale soluzione permette di superare l’inconveniente lamentato nella tecnica nota ovvero l’eccessivo o il non sufficiente inserimento del dispositivo di fissaggio 1 nella cavità 17.
Inoltre, avendo la seconda apertura 13 dimensioni maggiori rispetto alla sezione trasversale del foro 3, à ̈ consentito un certo gioco nel posizionamento del dispositivo di fissaggio 1. Infatti à ̈ sufficiente che una porzione della seconda apertura 13 sia posta in corrispondenza del primo tratto 18 per consentire il corretto passaggio dei fili di sutura 14. In una ulteriore modalità operativa, il chirurgo, dopo che il punto di estremità 11a ha riscontrato la parete interna dell’osso 20, imprime un’ulteriore rotazione al dispositivo di fissaggio 1, in modo che una porzione della seconda estremità 11 venga impiantata nell’osso stesso (vedi ad esempio figura 3). In tal modo si incrementa ulteriormente la stabilità del posizionamento del dispositivo di fissaggio 1 all’osso 20, posto che l’oscillazione della seconda estremità 11 lungo la direzione trasversale all’asse X à ̈ vincolata, impedendo così il beccheggio del dispositivo 1 lamentato nella tecnica nota.
Grazie alla distanza d tra il punto di estremità 11a e la seconda apertura 13 e all’ampia sezione di quest’ultima, à ̈ possibile, anche in questo caso, posizionare la seconda apertura 13, o una porzione della medesima, in corrispondenza del primo tratto 18, in modo da consentire il libero passaggio dei fili di sutura 14.
In figura 3 e 4, viene mostrato un dispositivo di inserimento 15 per il dispositivo di fissaggio 1 avente funzione di filo guida per l’inserimento del dispositivo di fissaggio 1 all’interno della cavità 17.
I fili di sutura possono essere già premontati o inseriti tramite un filo che funziona da navetta.
I fili di sutura 14 sono fatti passare attraverso il dispositivo di fissaggio 1 e la cavità 17, successivamente un’estremità dei medesimi viene fatta passare attraverso il tendine da fissare e viene quindi fatto un nodo o un cappio per fissare il tendine all’osso, usando tecniche in sé convenzionali.
Con riferimento alle Figure 6-9 viene mostrato un dispositivo di fissaggio 1’ realizzato in accordo con la presente invenzione e rappresentante una forma di realizzazione alternativa del dispositivo di fissaggio 1. Nelle figure parti del dispositivo di fissaggio 1’ corrispondenti all’esempio versione precedente vengono indicate con i medesimi riferimenti numerici e non sono descritti nel dettaglio.
In mezzi di ancoraggio 4 della versione delle Figure 6-9 comprendono una pluralità di ali di ancoraggio 4b proiettantisi esternamente dalla superficie esterna S dello stelo 2 in direzione radiale a formare un tassello.
In tal caso il dispositivo 1’ verrà introdotto nella cavità 17 per mezzo di una o più pressioni successive esercitate dal chirurgo in corrispondenza della seconda estremità 11.
In altre versioni del dispositivo, non mostrate, può essere prevista un’unica ala di ancoraggio 4b, o un desiderato numero di ali di ancoraggio prevista/e su un’opportuna porzione della superficie esterna S dello stelo.
Nella versione delle Figure 6-9, la prima apertura 12 ha sezione circolare, non essendo necessario l’accoppiamento con un dispositivo di inserimento esterno.
Anche in questa versione, il chirurgo, può inserire il dispositivo di fissaggio 1’ nel secondo tratto 19 della cavità 17 fino al contatto tra la parete dell’osso 20 ed il punto di estremità 11a del dispositivo 1’, oppure può procedere in modo tale che una parte della seconda estremità 11, sia introdotta all’interno dell’osso 20, come mostrato in Figura 8, conseguendo i medesimi vantaggi già illustrati in precedenza. La presente invenzione presenta perciò alcuni rilevanti vantaggi. Il vantaggio principale consiste nel fatto che il dispositivo secondo la presente invenzione consente un corretto posizionamento dello stesso all’interno di una cavità ossea di tipo a linea spezzata o anche curva permettendo ai fili di sutura di scorrere liberamente all’interno della cavità. Tale vantaggio à ̈ dovuto alla particolare conformazione del dispositivo, ovvero al distanziamento assiale tra la seconda apertura 13 e il punto di estremità 11a della seconda estremità 11.
Ulteriormente, il dispositivo di fissaggio oggetto del brevetto, comprendendo un punto di estremità 11a a punta in corrispondenza della seconda estremità 11 atta ad essere introdotta all’interno della parete della cavità 17, incrementa la stabilità del dispositivo.

Claims (11)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo (1) per il fissaggio di un tendine ad un osso (20), comprendente uno stelo (2), atto ad impegnare una cavità (17, 18, 19) ricavata su detto osso (20), detto stelo (2) essendo esteso lungo un asse longitudinale (X), tra una prima estremità (10) ed una seconda estremità (11) longitudinalmente contrapposte, detto stelo (2) essendo internamente provvisto di un foro passante (3) sostanzialmente assiale, su cui sono definite una prima apertura (12) ed una seconda apertura (13) per il passaggio attraverso detto foro (3) di almeno un filo di sutura (14), detta prima apertura (12) essendo posta in corrispondenza di detta prima estremità (10) ed essendo caratterizzato dal fatto che detta seconda apertura (13) à ̈ configurata in modo che almeno una porzione di detta seconda apertura (13) si estende fino ad una posizione assialmente distanziata da un punto di estremità (11a) di detta seconda estremità (11).
  2. 2. Dispositivo di fissaggio secondo la rivendicazione 1, in cui la distanza assiale tra detto punto di estremità (11a) e detta porzione di detta seconda apertura (13) à ̈ superiore a 1 mm.
  3. 3. Dispositivo di fissaggio secondo la rivendicazione 1, in cui la distanza assiale tra detto punto di estremità (11a) e detta porzione di detta seconda apertura (13) à ̈ compresa tra 1 e 10 mm.
  4. 4. Dispositivo di fissaggio secondo una delle rivendicazioni precedenti, in cui detta seconda estremità (11) à ̈ sostanzialmente a punta, su cui à ̈ definita una superficie inclinata (16) rispetto a detto asse longitudinale (X).
  5. 5. Dispositivo di fissaggio secondo la rivendicazione 4, in cui detta seconda apertura (13) Ã ̈ definita su detta superficie inclinata (16).
  6. 6. Dispositivo di fissaggio secondo la rivendicazione 4, o 5, in cui detta superficie inclinata (16) à ̈ sostanzialmente piana, in modo che detta seconda estremità (11) sia conformata a becco di flauto.
  7. 7. Dispositivo di fissaggio secondo una delle rivendicazioni precedenti, in cui detto stelo (2) Ã ̈ provvisto di mezzi di ancoraggio (4, 4a; 4, 4b) destinati ad ancorare detto stelo (2) ad una parete interna di detto osso (20).
  8. 8. Dispositivo di fissaggio secondo la rivendicazione 7, in cui detti mezzi di ancoraggio (4) comprendono un filetto (4a) ricavato su una superficie esterna (S) di detto stelo (2).
  9. 9. Dispositivo di fissaggio secondo la rivendicazione 7, in cui detti mezzi di ancoraggio (4) comprendono almeno un’ala di ancoraggio (4b) estesa su una superficie esterna (S) di detto stelo (2) in direzione radiale.
  10. 10. Dispositivo di fissaggio secondo una delle rivendicazioni precedenti, in cui detta prima estremità (10) comprende mezzi di riferimento (90) per il corretto posizionamento di detto dispositivo di fissaggio (1) all’interno di una cavità (17, 18, 19) definita in un osso (20).
  11. 11. Dispositivo di fissaggio secondo una delle rivendicazioni precedenti, in cui detta prima estremità (10) comprende una testa (9) avente sezione trasversale maggiore rispetto alla sezione trasversale di detto stelo (2) e destinata a riscontrare un osso (20) quanto detto stelo (2) à ̈ accolto in impegno in una cavità (17, 18, 19) definita in detto osso (20).
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