ITMI962394A1 - Fasciapallet epicicloidale - Google Patents

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ITMI962394A1
ITMI962394A1 IT96MI002394A ITMI962394A ITMI962394A1 IT MI962394 A1 ITMI962394 A1 IT MI962394A1 IT 96MI002394 A IT96MI002394 A IT 96MI002394A IT MI962394 A ITMI962394 A IT MI962394A IT MI962394 A1 ITMI962394 A1 IT MI962394A1
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annular
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Franco Tacchini
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Sipak S R L
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Description

Descrizione dell'invenzione avente per titolo:
"FASCIAPALLET EPICICLOIDALE"
La presente invenzione riguarda un fasciapallet. In particolare riguarda un fasciapallet in cui il prodotto da fasciare è in posizione fissa e l'imballaggio avviene per avvolgimento a spirale di una pellicola estensibile sul prodotto.
Nell'imballaggio o stabilizzazione di prodotti pallettizzati, cioè prodotti caricati su pallett, o per la generazione di confezioni multiple di prodotti di vario genere (ad es. sacchetti confezionati con caffè) raggruppati in fardelli, si fa largo impiego di macchine fasciapallett in cui una pellicola di materiale plastico estensibile (per esempio polietilene lineare a bassa densità) viene avvolta intorno al prodotto. Questo tipo di pellicola estensibile è caratterizzata da una notevole capacità di allungamento e di mantenimento di elasticità tali da permettergli di esercitare un'azione di contenimento dei prodotti con cui è avvolta.
In commercio esistono svariate tipologie di macchine fasciapallett che soffrono, in maggiore o minore misura, di diversi inconvenienti. Per capire la portata innovativa e rivoluzionaria della presente invenzione, occorre fare un attento esame dei due aspetti principali di queste macchine: la capacità di prestiro e l'efficienza della movimentazione.
Una prima considerazione va fatta sul dispositivo di prestiro associato alla bobina di pellicola estensibile.
La tensione della pellicola è approssimativamente costante per un allungamento variabile da circa l'80% a circa il 300% e pertanto si preferisce allungare la pellicola prima del suo avvolgimento intorno al prodotto, non solo allo scopo di conferirle le caratteristiche tecniche di contenimento desiderate, ma anche per utilizzare meno materiale a parità di risultati. Questo allungamento, detto anche prestiro, viene generalmente conseguito contemporaneamente allo svolgimento della pellicola facendola passare tra una coppia di rulli gommati, posti a breve distanza, dotati di velocità di rotazione differenti: il rullo a valle ruota più velocemente di quello a monte determinando 1'allungamento della pellicola. La breve distanza tra i due rulli ha lo scopo di impedire un restringimento trasversale della pellicola estensibile, restringimento che non consentirebbe il desiderato prestiro in direzione longitudinale.
Il gruppo di prestiro ha assunto nel tempo diverse forme e caratteristiche allo scopo di migliorare sempre più le sue prestazioni e per ovviare a problemi intrinseci del suo funzionamento.
Infatti, il gruppo prestiro non deve semplicemente rilasciare la pellicola, facendola svolgere dalla bobina, dopo averla allungata, ma deve poter mantenere i parametri di funzionamento, quali la velocità di erogazione come pure la tensione impressa alla pellicola, il più possibile costanti nonostante le condizioni di avvolgimento siano variabili con una certa periodicità. Il punto di rilascio della pellicola, per esempio, esegue una traiettoria relativa, rispetto al prodotto da imballare, sostanzialmente circolare - mediante sistemi di movimentazione di cui si discuterà più avanti - mentre il prodotto non ha necessariamente una forma cilindrica con asse coincidente con l'asse della traiettoria circolare; anzi, nella maggior parte dei casi esso ha una forma parallelepipeda o comunque irregolare. Ciò implica che la distanza tra il punto di rilascio della pellicola e il punto di adesione al prodotto varii con una certa periodicità, il che dà origine a oscillazioni di tensione e di velocità di erogazione. Inoltre, la tensione di rilascio, come pure la tensione impressa alla pellicola nella fase di prestiro, devono poter essere regolate a seconda delle necessità.
Secondo la tecnica nota, diverse sono state le soluzioni proposte sia per regolare la velocità e la tensione di erogazione in base alle condizioni al contorno, sia per poter regolare il grado di prestiro.
La soluzione più semplice ed economica adottata comunemente consiste nel collegare i due rulli gommati folli mediante una coppia di ingranaggi fissi di diametro differente. In questo modo il rapporto di velocità tra i due rulli, e quindi la tensione di prestiro, rimane costante e la pellicola viene svolta dalla bobina, mettendo in rotazione anche i rulli gommati, sotto l’azione della tensione che si sviluppa per il movimento relativo tra bobina e prodotto. Questa soluzione può essere accettata in quei casi in cui è tollerato un tensionamento relativamente elevato della pellicola - va bene quindi laddove il prodotto da imballare è stabile, come nel caso di una pila di mattoni, ma non dove i prodotti sono deformabili, come nel caso di scatole di cartone, dato che verrebbero schiacciati irrimediabilmente agli spigoli - e, soprattutto, quando si lavori con un basso valore di tensione della pellicola, che non risente quindi di oscillazioni dovute alla forma irregolare del prodotto.
Per evitare questi inconvenienti, le macchine fasciapallett più evolute utilizzano un gruppo di prestiro motorizzato, in cui almeno uno dei due rulli è motorizzato e la velocità di rotazione del gruppo di prestiro, e indirettamente la velocità di erogazione della pellicola, sono regolate in base alla tensione rilevata sulla pellicola a valle del gruppo di prestiro. Normalmente la tensione della pellicola viene rilevata mediante un cosidetto "rullo ballerino" costituito da un rullo, montato all'estremità di un braccio oscillante, su cui scorre la pellicola: la tensione della pellicola fa oscillare il braccio del rullo ballerino azionando sistemi elettrici che emettono un segnale di regolazione di comando della motorizzazione del gruppo di prestiro. Questo sistema, oltre a risultare piuttosto complesso, soffre di un'inerzia di risposta intrinseca non indifferente che limita neccessariamente la velocità di lavoro del fasciapallett. Infatti, lavorando a velocità elevata si rischia che la risposta del sistema avvenga in ritardo rispetto a quanto richiesto, conducendo ad effetti controproducenti. Per evitare di compromettere l'affidabilità della macchina, la tensione di lavoro dovrà essere necessariamente mantenuta bassa, altrimenti oscillazioni di tensione improvvise possono causare la rottura della pellicola.
Nei casi in cui, poi, debba essere regolato anche il grado di prestiro, i rulli gommati possono essere motorizzati in modo indipendente, oppure si può far ricorso ad un rullo motorizzato e ad uno frenato, e così via.
Tutti questi sistemi, come si è visto, risultano complessi e, per un aspetto o per l'altro, mai del tutto soddisfacenti.
Una seconda considerazione va fatta sul sistema di movimentazione relativa tra il prodotto pallettizzato e la bobina con il suo gruppo di prestiro.
Le macchine fasciapallet finOra impiegate nella tecnica, rispondono sostanzialmente a due tipologie costruttive: un tipo in cui la bobina di materiale estensibile e il gruppo prestiro sono montati scorrevoli verticalmente su una colonna e il prodotto viene posto in rotazione su una pedana rotante, e un altro tipo in cui il prodotto è fisso e la bobina con il gruppo prestiro vengono fatti ruotare a spirale intorno al prodotto da imballare. La seconda tipologia è espressamente indicata per alta produttività ed è quella a cui si riferisce l'invenzione.
Per realizzare il percorso a spirale intorno al prodotto, la bobina e il gruppo prestiro sono montati su una mensola di supporto che descrive una traiettoria circolare mentre trasla lungo l'asse della spirale. Questa movimentazione viene ottenuta sostanzialmente secondo due tecniche: mediante un braccio rotante, fulcrato superiormente al prodotto, o mediante un anello rotante, circondante il prodotto, entrambi traslanti verticalmente su opportune guide ricavate, normalmente, su un castello a ponte che abbraccia la linea di trasporto sulla quale giungono i prodotti pallettizzati.
Entrambe queste soluzioni comportano gravi inconvenienti. In primo luogo, la bobina e il gruppo prestiro montati sulla mensola di supporto rappresentano una massa non indifferente, nell'ordine di 70-80 Kg, che deve essere posta in rotazione su una traiettoria circolare di ampio raggio (per prodotti pallettizzati è richiesto un diametro minimo di circa 2 m) e con velocità angolari di circa un giro al secondo, sviluppando quindi forze centrifughe rilevanti. Queste considerazioni sono particolarmente gravi nelle macchine a braccio rotante dove occorre dotare il braccio di una ulteriore massa di bilanciamento.
Tutto ciò si riflette in un appesantimento della struttura di supporto, che deve essere dimensionata in modo da sopportare principalmente le forze centrifughe (gli sforzi dovuti alla tensione di fasciatura diventano trascurabili), e in gravi complicazioni in vista delle misure antiinfortunistiche da adottare. Infatti, una massa di 70-80 Kg che si muove ad una velocità di circa 6 m/sec possiede un'energia cinetica considerevole, assai pericolosa nel caso entri accidentalmente in contatto con un oggetto o una persona e, ancora peggio, in caso di cedimento della struttura di supporto. E' soprattutto per questo motivo che la velocità di avvolgimento, e quindi la produttività delle macchine fasciapallett tradizionali, normalmente non supera i valori sopra menzionati.
In secondo luogo, nel caso dell'impiego di un gruppo prestiro motorizzato, il motore per la motorizzazione deve essere necessariamente montato con il gruppo prestiro sulla mensola di supporto. Ciò implica trasferire potenza, nella quasi totalità dei casi potenza elettrica, da un'installazione fissa al motore in moto su una traiettoria circolare. La linea di alimentazione sfrutterà dunque contatti striscianti o altri sistemi noti ma sarà comunque complessa e costosa.
Infine, la sostituzione della bobina implica sempre un fermo macchina con accesso dell'operatore all'interno della zona di lavoro del fasciapallet. Questa operazione, oltre a rappresentare un tempo morto non lieve e a richiedere misure di sicurezza adeguate, porta ad altri svantaggi indiretti.
In particolare, la bobina si può esaurire in un momento in cui l'operatore è impegnato in altre operazioni e pertanto il tempo di fermo macchina sarà anche stabilito dal tempo necessario all'operatore per accorgersi della necessità di sostituzione e per interrompere l'operazione che stava già eseguendo. A volte, poi, la bobina si esaurisce senza aver completato di avvolgere un prodotto: talvolta si è costretti a eliminare la porzione di pellicola già avvolta e a ricominciare l'imballaggio di quel prodotto per evitare che lo stesso rimanga lento o malfatto.
E' invalsa l'abitudine che l'operatore esperto, per ovviare a questi inconvenienti, interrompa il funzionamento della macchina di sua iniziativa, in un momento in cui gli si renda disponibile del tempo libero, in particolare quando la bobina non è ancora del tutto esaurita ma non vi è più sufficiente pellicola per confezionare per intero un nuovo prodotto: questa manovra permette di eliminare eccesive perdite di tempo per il fermo macchina ma porta ad uno spreco di materiale che non viene più recuperato.
Scopo della presente invenzione è dunque quello di risolvere completamente tutti gli inconvenienti enunciati sopra, in particolare di proporre un’apparecchiatura in grado di fasciare un prodotto, appoggiato su pallet in una posizione fissa, con una pellicola estensibile, stirando la pellicola stessa, durante la sua distribuzione, in modo costante e regolare e senza far ricorso a complicati meccanismi di regolazione della tensione: inoltre tale apparecchiatura deve consentire l'eliminazione dei tempi morti di fermo macchina e facilitare il lavoro di manutenzione dell'operatore; un ultimo scopo è quello di conseguire le sopra citate caratteristiche con un'apparecchiatura che sia anche snella e leggera e che quindi consenta una riduzione dei costi di fabbricazione e allestimento.
Tali scopi vengono conseguiti con un fasciapallet del tipo comprendente un castello fisso su cui è montata una struttura anulare, circondante il prodotto da fasciare e traslabile rispetto ad esso, in cui una pellicola di materiale plastico viene distribuita intorno a detto prodotto dalla struttura anulare, in cui detta struttura anulare presenta una configurazione a ruotismo epicicloidale in cui il portasatelliti, i satelliti e la ruota motrice sono costituiti, rispettivamente, da un supporto anulare, da una schiera di rulli montati girevoli su assi paralleli, montati su detto supporto anulare lungo una linea circolare, e da un elemento di trascinamento motorizzato e agente su detti rulli, e in cui detta pellicola viene alimentata dall'esterno di detta struttura anulare e, attraversando detta struttura anulare tra due di detti rulli contigui, viene distribuita all'interno dalla rotazione di detta struttura anulare, per applicarsi a spire su detto prodotto.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell'apparecchiatura secondo l'invenzione risulteranno comunque meglio evidenti dalla descrizione dettagliata che segue di una preferita forma di esecuzione della stessa, data a titolo di esempio ed illustrata nei disegni annessi, nei quali:
fig. 1 è una vista in alzato laterale, con parti asportate, del fasciapallet secondo l'invenzione;
fig. 2 è una vista in pianta dall’alto del fasciapallet secondo 1*invenzione;
fig. 3 è una vista ingrandita in sezione presa lungo la linea III-III di fig. 2;
fig. 4 è una vista ingrandita dei particolari racchiusi nel cerchio B di fig. 1; e
fig. 5 è una vista in pianta ingrandita del sistema di trasmissione e del gruppo di prestiro secondo l'invenzione.
Come visibile in fig. 1, un castello a ponte P, di tipo noto, è posto a cavallo di una linea di trasporto T, in corrispondenza della posizione di imballaggio, verso la quale si muove un prodotto C poggiato su un pallet. Secondo l'invenzione, l'apparecchiatura che propriamente esegue la fasciatura con la pellicola estensibile è costituita da una struttura ad anello N (visibile in fig. 1 in posizione sollevata) montata scorrevole verticalmente sul castello a ponte P e che viene sollevata e abbassata mediante un sistema di sollevamento azionato da un motore M.
La struttura anulare N è costituita da una coppia di corone anulari inferiore 1 e superiore 2, rese solidali fra di loro da una schiera di perni, sui quali ruotano rulli 3, disposti lungo un'ideale linea circolare, montati folli tra dette corone 1 e 2 che vanno, così, a costituire un supporto anulare per detti rulli.
Le due corone 1 e 2 sono guidate su un telaio guida 4 in modo tale che esse siano libere di ruotare nel loro piano. Preferibilmente, il telaio guida 4 comprende una serie di ruote 5, in particolare otto ruote 5 (fig. 3), disposte uniformemente lungo il perimetro delle corone 1 e 2 e sulle quali si appoggia la struttura anulare N libera di ruotare.
Una cinghia 6 ad anello si estende sopra ai rulli 3, esternamente ad essi, avvolgendoli complessivamente come mostrato in fig. 3, e passando anche su una puleggia motrice 7 di un motore di potenza 8 (figg. 4 e 5) disposto esternamente alla struttura anulare N. Il movimento della cinghia 6, azionata del motore 8, trasferendosi alla periferia dei rulli, trascina in rotazione i rulli 3 su sè stessi e/o le corone 1 e 2, facenti corpo unico con i rulli, intorno al centro della struttura circolare N, a seconda di quale dei due offre una minore resistenza. Se, infatti, la rotazione delle corone in appoggio sulle ruote 5 offrirà una maggiore resistenza, la cinghia 6 porrà in moto preferibilmente i rulli 3 e viceversa.
In altre parole si realizza un sistema di trasmissione epicicloidale in cui i satelliti sono i rulli 3, il portasatelliti è costituito dall'accoppiamento delle due corone 1 e 2, e la cinghia 6 rappresenta la ruota motrice; il moto della cinghia 6 si trasmette ai rulli 3 e alle corone 1 e 2 regolando opportunamente la resistenza al moto offerta dai due; se, per ipotesi, si bloccassero le due corone 1 e 2 il moto della cinghia verrebbe convertito totalmente in una rotazione dei rulli 3 sui loro assi e, viceversa, bloccando la rotazione dei rulli 3, il movimento della cinghia 6 produrrebbe il trascinamento in rotazione delle due corone 1 e 2 insieme con i rulli ad esse solidali.
Normalmente, gli attriti interni sono tali che è privilegiata la rotazione dell'intera struttura anulare N piuttosto che dei singoli rulli. Pertanto, agendo opportunamente su un sistema di frenaggio (non mostrato) delle corone 1 e 2 si può ottenere un moto intermedio, cioè una rotazione in parte delle corone e in parte dei rulli su sè stessi.
Uno dei rulli 3, il rullo 3a, è gommato ed è accoppiato ad un corrispondente rullo 3b gommato, disposto a breve distanza dal rullo 3a e più internamente ad esso rispetto alla linea circolare ideale descritta dalla schiera di rulli (fig. 5). Questi due rulli 3a e 3b costituiscono un gruppo di prestiro, di cui si è parlato ampiamente in precedenza, di configurazione ben nota. Preferibilmente, per maggiore semplicità ed economicità, essi sono collegati mediante un accoppiamento ad ingranaggi che realizza un rapporto di trasmissione tale che il rullo 3b ruoti a velocità maggiore del rullo 3a.
Una bobina 9 di pellicola plastica estensibile è montata, esternamente alla struttura ad anello N, su un opportuno supporto (non mostrato) che ne consente la libera rotazione.
Verrà ora descritto il funzionamento del fasciapallet secondo l'invenzione così da rendere ancora più chiare ulteriori caratteristiche e dettagli dell'apparecchiatura.
Inizialmente, un capo della pellicola 10 viene fatto passare sul rullo 3a poi, con senso di rotazione opposto, anche sul rullo 3b e, attraverso un rullo di rinvio 11, infine condotto, con sistemi a pinza automatici di tipo noto, di cui non ci occuperemo, sul prodotto da fasciare. La pellicola 10 non interferisce con la cinghia 6 perchè quest'ultima aderisce sui rulli 3 nella loro porzione superiore (come ben visibile in fig. 4) mentre la pellicola aderisce alla rimanente porzione di essi.
Mettendo in moto il motore 8, la cinghia 6 trascina in rotazione la struttura anulare N che, a sua volta, porta in rotazione, intorno al prodotto C, il punto di rilascio della pellicola estensibile 10 - che corrisponde con la posizione del rullo di rinvio Il - realizzando il desiderato avvolgimento. Il percorso a spirale del punto di applicazione della pellicola sul prodotto C viene ottenuto combinando il movimento rotatorio della struttura anulare N con la sua traslazione verticale sul castello a ponte P.
In realtà ciò che avviene è assai più complesso: analizziamolo.
Innanzitutto, man mano che la pellicola viene distribuita sul prodotto C, passando attraverso il gruppo prestiro costituito dai due rulli 3a e 3b, subisce il desiderato allungamento.
In secondo luogo, il sistema epicicloidale descritto presenta una caratteristica assai importante, ossia rappresenta un superbo meccanismo di autoregolazione della tensione di erogazione della pellicola 10. Infatti, supponiamo che, a causa della irregolarità di forma del prodotto C, ad un certo istante venga richiesta una maggiore erogazione di pellicola, che si riflette in un aumento di tensione esercitata sulla stessa. L'aumento di tensione porta immediatamente ad una reazione uguale e contraria sul rullo di rinvio 11 e sul gruppo di prestiro, che si traduce in un'azione frenante sulla struttura anulare N. Ciò conduce ad un rallentamento della rotazione della struttura anulare N (portasatelliti) e in un corrispondente aumento della velocità di rotazione dei rulli 3 (satelliti), in particolare del rullo 3a che stabilisce la velocità di erogazione della pellicola 10 e che, pertanto, chiamaremo anche rullo di erogazione. L'azione combinata di accelerazione del gruppo prestiro e di rallentamento della rotazione della struttura anulare, quindi anche del punto di rilascio della pellicola corrispondente al rullo 11, è favorevole alla diminuzione di tensione della pellicola e pertanto ristabilisce istantaneamente, per l'assenza di ritardi nel sistema, una nuova condizione di equilibrio. Questa condizione di equilibrio è tipica della particolare condizione di lavoro del sistema epicicloidale, in particolare degli attriti interni e della velocità della cinghia 6, e può quindi essere regolata, per esempio, agendo opportunamente sul sistema di frenaggio accennato sopra. La condizione ideale di frenatura è quella in cui, a tensione quasi nulla, cioè quando non vi è richiesta di pellicola, corrisponde anche un'erogazione di pellicola nulla, ovvero si verifica una rotazione esclusivamente della struttura anulare senza rotazione dei rulli.
Il succedersi rapido di queste condizioni di equilibrio consente di lavorare sempre con una tensione della pellicola 10 sostanzialmente costante, senza dover adottare complicati sistemi di regolazione automatica, quali il rullo ballerino della tecnica nota.
Un altro aspetto assai interessante del fasciapallet secondo l'invenzione, e rappresentato dal fatto che, essendo la bobina esterna alla struttura anulare, essa va svolgendo la pellicola sia sul prodotto C che sul perimetro della struttura anulare stessa.
Infatti, durante un giro completo della struttura anulare N la pellicola descrive una spira sul prodotto C e, contemporaneamente, si distribuisce anche sulla struttura anulare N, svolgendo quindi una quantità di pellicola ben superiore rispetto a quella strettamente necessaria all’imballaggio del prodotto C.
Idealmente, se la pellicola non fosse estensibile e il perimetro del prodotto C fosse pari alla circonferenza della struttura anulare N, verrebbe svolta, ad ogni giro, una quantità di pellicola esattamente doppia rispetto alla necessità. In realtà, il forte prestiro che subisce la pellicola prima di essere avvolta sul prodotto e le dimensioni di quest'ultimo, che non raggiungono mai quelle del perimetro della struttura anulare N, fanno si che la pellicola erogata al prodotto sia solo una piccola quantità di quella effettivamente svolta dalla bobina 9.
Questo eccesso di pellicola svolta dalla bobina 9, va ad accumularsi, anello su anello, in una fascia 11 aderente esternamente ai rulli 3. A regime, il rullo di erogazione 3a attinge la pellicola dall'anello più interno della fascia 11 mentre la bobina alimenta l’anello più esterno della fascia 11. E' evidente che la fascia 11, poggiando sui rulli 3 e dovendo svolgere una quantità di pellicola pari a quella richiesta per l'imballaggio, possiederà una velocità periferica, rispetto alle corone 1 e 2, pari alla velocità periferica dei rulli 3, cioè pari alla velocità di erogazione della pellicola.
Impiegando una bobina di pellicola estensibile, comunemente utilizzata in questo campo, lo spessore massimo che può assumere la fascia 11 è di 10 mm, il che implica, su un diametro di 2 m tipico della struttura ad anello N, una variazione di lunghezza dell'1% tra l'anello più interno e quello più esterno. Tale variazione è del tutto trascurabile, ai fini del comportamento della fascia 11, per un materiale che può arrivare ad allungamenti del 300%.
Infine, per assicurare un trasferimento regolare ed omogeneo del moto dalla cinghia 6 ai rulli 3, questi ultimi sono preferibilmente collegati tra di loro, per esempio mediante una serie di cinghiette 12 che collegano ciascun rullo 3 al successivo, oppure con un'unica cinghia periferica quando il perimetro da coprire è piccolo. Tali cinghiette 12, preferibilmente, trovano posto sulla porzione superiore dei rulli 3, sottostanti alla cinghia di trascinamento 6. Tale disposizione permette anche di trasferire il moto al rullo di erogazione 3a, e quindi al gruppo prestiro, quando questo si trova nella posizione illustrata in fig. 5, cioè in una posizione in cui non è interessato dall'azione diretta della cinghia 6.
In conclusione, il fasciapallat descritto soddisfa pienamente gli scopi dell'invenzione conseguendo, inoltre, una serie di vantaggi ulteriori:
- la richiesta pulsante di pellicola, dovuta alle irregolarità di forma del prodotto, è compensata con immediatezza dal sistema epicicloidale che non presenta ritardi di sorta e non richiede l'uso di complicati e costosi meccanismi di compensazione quali il citato rullo ballerino;
- la capacità di mantenere costante la tensione della pellicola, riducendo quindi drasticamente la possibilità di rotture accidentali, permette di lavorare con gradi di prestiro decisamente più elevati, rispetto a quelli comunemente adottati nei fasciapallet tradizionali, che consentono di risparmiare materiale;
- la tensione di avvolgimento è regolabile dall'esterno agendo sul sistema di frenaggio della struttura anulare, anche durante il funzionamento del fasciapallet;
- l'assenza di masse concentrate rotanti e la superba compensazione della tensione permettono di lavorare con velocità di rotazione più elevate aumentando la produttività;
- l'assenza di grosse masse in rotazione consente di dimensionare in modo più snello l'intera apparecchiatura, senza compromettere la sicurezza, il che si traduce in maggiore economia e in facilità di montaggio e manutenzione;
- l'accumulo di pellicola sul perimetro della struttura anulare consente di disporre di pellicola anche dopo che la bobina è esaurita; ciò concede all’operatore un intervallo di tempo, tra l'esaurimento della bobina e l'esaurimento anche della fascia di pellicola accumulata, durante il quale il fasciapallet può permanere regolarmente in funzione, per intervenire ed operare la sostituzione della bobina;
- la formazione della fascia di accumulo rappresenta un ottimo supporto su cui operare l'unione del lembo finale della bobina esaurita con il lembo iniziale della nuova bobina, l'unione potendo avvenire per semplice apposizione di un lembo sull'altro sfruttando le proprietà aderenti del materiale plastico estensibile; in questo modo si assicura una continuità tra una bobina e l'altra eliminando totalmente lo spreco di materiale conseguente all'esaurimento della bobina, sia dovuto ad un arresto preventivo del fasciapallet sia dovuto a quella porzione di pellicola distribuita solo parzialmente sul prodotto;
- la disposizione della bobina all'esterno della struttura anulare consente la sua sostituzione anche con il fasciapallet in funzione, in quanto l'operatore non è costretto ad entrare all'interno della zona di lavoro: il fermo macchina è quindi ridotto al minimo, coincidendo sostanzialmente con il tempo necessario ad unire i due lembi di pellicola nel modo descritto sopra;
- la disposizione ottimale della bobina rende più semplice anche la progettazione di una macchina cambia-bobina automatica; - l'utilizzo di un unico motore per conseguire sia la movimentazione della struttura anulare che la motorizzazione del gruppo prestiro costituisce senz'altro un vantaggio economico;
la semplicità costruttiva dell'intera apparecchiatura, dovuta anche al fatto che il motore elettrico è esterno alla struttura anulare, cioè fisso rispetto al castello a ponte, e non necessita di complessi sistemi di alimentazione, abbassa i costi di produzione, migliora l'affidabilità di funzionamento e permette un'assistenza meno impegnativa.
In ultima analisi, l'assenza di elementi interni alla struttura anulare N, che si riscontrano invece nella tecnica nota sotto forma della mensola porta bobina con il relativo gruppo prestiro, consente di ridurri gli ingombri in modo considerevole.
Il vantaggio è presto dimostrato. Per comuni pallet di dimensioni 1200x1000, il diametro interno della struttura anulare deve essere superiore a circa 1900 ni e il suo ingombro massimo è facilmente contenibile in 2300 mm, contro i 2500÷2600 dei fasciapallet costruiti secondo la tecnica nota: ciò significa riuscire a caricare 1'intera apparecchiatura sul cassone di un camion (larghezza 2400 mm) senza doverla smontare e rimontare a destinazione.
S'intende comunque che l'invenzione non è limitata alle particolari configurazioni illustrate sopra, che costituiscono solo degli esempi non limitativi della portata dell'invenzione, ma che numerose varianti sono possibili, tutte alla portata di un tecnico del ramo, senza per questo uscire dall'ambito dell'invenzione stessa.
Si vuole sottolineare che l'ambito dell'invenzione si estende anche ad altre possibili forme d'esecuzione del rotismo epicicloidale sviluppate per questa applicazione specifica. Per esempio, la cinghia 6 potrebbe essere sostituita da una corona dentata che si impegna, internamente, con i rulli muniti di altrettanti pignoni e, esternamente, con un pignone motore posto in rotazione dal motore 8.
Infine, per quanto si sia illustrato un fasciapallet a sviluppo verticale, in cui cioè la traslazione della struttura anulare avviene verticalmente, lo stesso principio è applicabile ad un fasciapallet che avvolge le spire secondo un asse orizzontale. Quest 'ultima soluzione è particolarmente indicata nei casi in cui si intendano avvolgere piccole confezioni per l'ottenimento di fardelli a confezione multipla.

Claims (13)

  1. R I V E N D I C A Z IO N I 1} Fasciapallet del tipo comprendente un castello fisso su cui è montata una struttura anulare, circondante il prodotto da fasciare e traslabile rispetto ad esso, in cui una pellicola di materiale plastico viene distribuita intorno a detto prodotto dalla struttura anulare, caratterizzato da ciò che detta struttura anulare comprende un supporto anulare girevole nel suo piano, una schiera di rulli montati girevoli su assi paralleli solidali a detto supporto anulare e distribuiti lungo una linea circolare, e un elemento di trascinamento, che circonda almeno in parte la schiera di rulli appoggiando sulla loro periferia, ed è posto in movimento da mezzi motore disposti esternamente a detta struttura anulare e che detta pellicola viene alimentata dall'esterno di detta struttura anulare e, attraversando detta struttura anulare tra due di detti rulli contigui, viene distribuita all'interno dalla rotazione di detta struttura anulare, per applicarsi a spire su detto prodotto.
  2. 2) Fasciapallet del tipo comprendente un castello fisso su cui è montata una struttura anulare, circondante il prodotto da fasciare e traslabile rispetto ad esso, in cui una pellicola di materiale plastico viene distribuita intorno a detto prodotto dalla struttura anulare, caratterizzato da ciò che detta struttura anulare presenta una configurazione a ruotismo epicicloidale in cui il portasatelliti, i satelliti e la ruota motrice sono costituiti, rispettivamente, da un supporto anulare, da una schiera di rulli montati girevoli su assi paralleli, montati su detto supporto anulare lungo una linea circolare, e da un elemento di trascinamento, motorizzato mediante mezzi motore, agente su detti rulli, e che detta pellicola viene alimentata dall'esterno di detta struttura anulare e, attraversando detta struttura anulare tra due di detti rulli contigui, viene distribuita all'interno dalla rotazione di detta struttura anulare, per applicarsi a spire su detto prodotto.
  3. 3) Fasciapallet come in 1) o 2), in cui detto elemento di trascinamento è una cinghia anulare e detti mezzi motore sono costituiti da una puleggia motrice.
  4. 4) Fasciapallet come in 1>, 2) o 3), in cui detta pellicola è una pellicola di materiale plastico estensibile ed in cui è previsto inoltre un gruppo prestiro in corrispondenza del punto in cui la pellicola attraversa detta struttura anulare.
  5. 5) Fasciapallet come in 4), in cui detto gruppo prestiro comprende un rullo primario, coincidente con un rullo di detta schiera di rulli, e almeno un altro rullo secondario, posti a breve distanza uno dall'altro e connessi meccanicamente con un rapporto di trasmissione tale che il rullo secondario ruota più velocemente del rullo primario, detta pellicola estensibile subendo un allungamento nel passare dal rullo primario al rullo secondario.
  6. 6) Fasciapallet come in una qualsiasi delle rivendicazioni da 1) a 4), comprendente inoltre un sistema di frenaggio agente o sul supporto anulare o sui rulli.
  7. 7) Fasciapallet come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui il supporto anulare comprende una coppia di corone anulari parallele tra cui sono montati girevoli i rulli.
  8. 8) Fasciapallet come in 7), in cui il sistema di frenaggio agisce su almeno una di dette corone.
  9. 9) Fasciapallet come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui detti rulli sono sincronizzati in rotazione da mezzi di reciproco collegamento.
  10. 10) Fasciapallet come in 9), in cui detti mezzi di reciproco collegamento sono cinghiette che collegano ciascun rullo con un altro rullo ad esso associato.
  11. 11) Fasciapallet come in 10), in cui detta cinghia anulare di trascinamento è avvolta su detti rulli appoggiando su dette cinghiette .
  12. 12) Fasciapallet come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui detta struttura anulare è guidata da una pluralità di ruote di appoggio, distribuite lungo la sua periferia, montate girevoli su un telaio di guida traslabile.
  13. 13) Fasciapallet come in 12), in cui i mezzi motore, che mettono in moto l'elemento di trascinamento, e la bobina di alimentazione della pellicola sono montati esternamente alla struttura anulare, su detto telaio di guida.
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