ITMI20120441A1 - Metodo anti-alluvioni a velocizzazione del deflusso fluviale mediante moduli motorizzati di condotte galleggianti e moduli attuativi di esso - Google Patents

Metodo anti-alluvioni a velocizzazione del deflusso fluviale mediante moduli motorizzati di condotte galleggianti e moduli attuativi di esso Download PDF

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ITMI20120441A1
ITMI20120441A1 IT000441A ITMI20120441A ITMI20120441A1 IT MI20120441 A1 ITMI20120441 A1 IT MI20120441A1 IT 000441 A IT000441 A IT 000441A IT MI20120441 A ITMI20120441 A IT MI20120441A IT MI20120441 A1 ITMI20120441 A1 IT MI20120441A1
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Eros Poeta
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Description

DESCRIZIONE
METODO ANTI-ALLUVIONI A VELOCIZZAZIONE DEL DEFLUSSO FLUVIALE MEDIANTE MODULI MOTORIZZATI DI CONDOTTE GALLEGGIANTI, E MODULI ATTUATIVI DI ESSO.
Questa invenzione si riferisce ad un metodo antialluvioni utilizzante moduli, raggruppabili in condotte galleggianti tubolari e/o canaliformi, equipaggiati con motori azionanti mezzi di spinta delle acque, per aumentare la velocità di idonee vene fluide del fiume, libere o guidate dalle citate condotte.
Come è noto, in ogni parte del mondo, dove si verificano piogge prolungate oppure molto intense, si verificano alluvioni, ovvero straripamento di fiumi, di torrenti, di laghi.
Ciò sta ad indicare chiaramente che, il problema delle alluvioni, è attualmente senza soluzione, ovvero che non è risolvibile con l'innalzamento degli argini.
Nonostante la grande evoluzione scientifica e tecnologica presente in certi settori, l'unico intervento che viene fatto per contrastare le alluvioni è la disperata, inutile, creazione di argini provvisori mediante sacchetti di sabbia. La incapacità di certi fium i di smaltire grandi piene coinvolge a volte il livello dei laghi che li alimentano, i quali salgono anch’essi di livello allagando le città rivierasche.
La creazione di argini con pietre e cemento, peraltro, è resa impossibile dal basso livello delle strade servite dai ponti, che altrimenti dovrebbero essere ricostruite completamente.
Costruire argini fluviali su tutti i fium i a rischio esondazione è dunque un qualcosa di irrealistico, sia econom icamente che ingegneristicamente: ciò è dimostrato dal fatto stesso che le alluvioni avvengono anche nelle nazioni industrialmente più ricche e progredite.
L’invenzione qui presentata risolve invece tale problema delle alluvioni affrontandolo sulla sua base concettuale. Infatti, i fium i straripano perché hanno un loro letto di scorrimento con una tortuosità derivante dall’erosione creata dalle basse velocità, che l’acqua possiede quando i fium i hanno m inore portata. Quando nel periodo estivo l’acqua è poca, infatti, essa può tranquillamente scorrere in deviazioni trasversali , e creare così tipici meandri. Quando invece l’acqua del fiume diventa molta, essa tende ad aumentare la sua velocità ed a percorrere traiettorie diritte, che la fanno esondare dagli argini definenti la tortuosità di tale fiume.
Alla base del comportamento dell’acqua dei fium i c’è la legge fondamentale dell'idraulica che lega la portata alla velocità di scorrimento ed alla sezione di efflusso, cioè: la portata P (metri cubi al secondo) è data dal prodotto della velocità V (metri al secondo) per la sezione S trasversale della vena d’acqua in scorrimento (metri quadrati),
cioè
Sulla base di questa indiscutibile legge si capisce chiaramente che, se un fiume straripa, è perché in certe zone la sua sezione di contenimento dell’acqua è insufficiente. In altri term ini, lo straripamento di un fiume sta ad indicare che esso può far fluire nel suo letto solo una certa quantità di acqua: tutta l’acqua in più esce dal fiume.
Con la citata formula scientifica si ha, cioè, la quantificazione del valore della portata P, la quantificazione del valore della velocità V di scorrimento dell’acqua, e la quantificazione della sezione S di efflusso (cioè quanto è largo e quanto è profondo il fiume in una specifica zona).
Il problema sta pertanto nel “cosa cambiare” per consentire che la quantità di acqua che può scorrere nel letto del fiume sia maggiore di quella che il fiume riceve . Modificare la forma del letto dei fium i è sempre un qualcosa di estremamente difficile, praticamente impossibile se riferito a tutti i fiumi a rischio di esondazione.
Ciò che si può cambiare, invece, è la velocità di scorrimento dell’acqua.
Basterebbe infatti accelerarla, per esempio con delle eliche marine, per consentire, ad uno stesso letto di fiume di smaltire portate di acqua molto maggiori.
Tuttavia, ciò trova degli impedimenti nel fatto che, un aumento della velocità di scorrimento delle acque , non sarebbe compatibile con le curve del fiume, dove l’acqua risalirebbe gli argini per inerzia o per forza centrifuga. Un aumento della velocità di scorrimento del fiume potrebbe inoltre creare l’erosione di certi argini naturali molli.
La difficoltà di accelerare la velocità dell’acqua diventa anche più grande nel caso dei torrenti, intesi non solo come letti di scorrimento soggetti a rapide variazioni della quantità di acqua, ma soprattutto come letti di scorrimento particolarmente irregolari, sia come pendenza che come linearità di percorso.
Scopo della presente invenzione è quello di definire un metodo anti-al luvion i basato su un abbassamento del livello delle acque nelle zone dove gli argini sono insufficienti, mediante aumento della velocità di scorrimento delle acque e/o della loro direzione, che possa essere applicato a qualsiasi tipo di fiume o torrente.
Altro scopo è quello di definire un metodo, come sopra, che possa avvalersi di mezzi attuativi mobili, e tali da poter essere rapidamente trasportati dove si stia creando un pericolo di alluvione.
Altro scopo è quello di definire un metodo antialluvioni che abbia una capacità modulare, per far fronte a piene di fium i di qualsiasi portata.
Altro scopo è quello di definire un metodo, antialluvioni, come sopra, che non richieda modifiche sul letto dei fiumi, né la creazione di argini artificiali.
Altro scopo è quello di definire un metodo antialluvioni, come sopra, che sia attuabile con bassi costi.
Altro scopo è quello di definire modi idonei a proteggere i mezzi che velocizzano lo scorrimento delle acque del fiume da oggetti che siano in galleggiamento o in sospensione in tali acque.
Altro scopo è quello di definire mezzi di attuazione del metodo, di cui sopra, che possano avere una struttura modulare, per adeguarsi alla specificità del territorio o del problema.
Altro scopo è quello di definire mezzi di attuazione del metodo, come sopra, che siano estremamente econom ici.
Altro scopo è quello di definire mezzi di attuazione del metodo che dispongano di propulsori dell’acqua fluviale che non siano ostacolanti lo scorrimento di questa quando essi sono inattivi.
Altro scopo è quello di definire mezzi di attuazione del metodo, come sopra, che siano modulari, e che abbiano una possibilità di unione tra essi estremamente semplice e non soggetta a determinare errori di assemblaggio.
Altro scopo è quello di definire mezzi di attuazione modulari, come sopra, idonei ad una loro implementazione con mezzi anteriori filtranti auto pulenti e protettivi dagli urti generati da corpi galleggianti trascinati dalla corrente fluviale.
Altro scopo è quello di definire mezzi di attuazione modulari idonei ad essere implementati con parti determ inanti una loro possibilità di propulsione direzionalmente guidata.
Altro scopo è quello di definire mezzi di attuazione modulari atti ad operare anche nelle curve dei fiumi.
Altro scopo è quello di definire mezzi di attuazione modulari idonei a risalire i fium i anche passando sotto arcate di ponti, anche quando esse sono quasi completamente sommerse dall’acqua.
Questi ed altri scopi appariranno come raggiunti dalla lettura della descrizione dettagliata seguente, illustrante un metodo anti-alluvioni avente la particolarità di abbassare localmente il livello dei fiumi in zone dove argini potrebbero essere insufficienti a contenere loro acque di piena, detto abbassamento venendo attuato creando un aumento della velocità di scorrimento di esse in specifiche vene fluide per ridurne la loro sezione di efflusso, mediante l'azione di mezzi di spinta motorizzati installati su moduli galleggianti opportunamente fissati ed orientati sul fiume, singolarmente o raggruppati ad esprimere condotte e/o canalizzazioni composite.
L’invenzione è illustrata, a titolo puramente esemplificativo ma non limitativo, nelle allegate tavole di disegno in cui:
la Fig. 1 mostra un fiume in sezione longitudinale con una zona di argine bassa da cui esso tracima;
la Fig. 2 mostra la stessa zona di cui alla Fig. 1 quando, sulla superficie del fiume viene creato un avvallamento che pone le sue acque al di sotto della citata zona bassa dell’argine, mediante aumento locale della velocità delle acque creato dalla spinta di mezzi motori, indicativamente eliche;
la Fig. 3 mostra una vista laterale in sezione di un singolo modulo di un primo tipo, avente l’asse di rotazione di un’elica propulsiva allineato con l’asse di rotazione del suo motore;
la Fig. 4 mostra il singolo modulo, di cui alla figura precedente, mediante vista posteriore;
la Fig. 5 mostra il singolo modulo, di cui alle figure 3, 4 precedenti, mediante vista dall’alto;
la Fig. 6 mostra una vista laterale in sezione di un singolo modulo di un secondo tipo, avente l’asse di rotazione del suo motore perpendicolare a quello di un’elica di spinta;
la Fig. 7 mostra il singolo modulo di cui alla Fig. 6 mediante vista dall’alto;
la Fig. 8 mostra il singolo modulo di cui alle figure 6, 7, mediante vista posteriore;
la Fig. 9 mostra una vista dall’alto di un modulo di un terzo tipo, in cui il mezzo di spinta delle acque è costituito da una pompa centrifuga ad asse trasversale, circondato da otto analoghi moduli;
la Fig. 10 mostra una vista dall’alto di un modulo di un quarto tipo adottante pompe centrifughe ad asse trasversale quali mezzi di spinta, agganciato con parti di analoghi moduli anteriore e posteriore, in modo da creare una fila di moduli curva;
la Fig. 1 1 mostra, in vista dall’alto, quattro spigoli di un modulo dei tipi primo, secondo e terzo, che evidenziano staffe sporgenti attuative di propri fori con asse verticale per il vincolo con altri moduli , al fine di creare condotte idonee ad esprimere configurazioni molteplici;
la Fig. 12 mostra quattro moduli, in posizione ravvicinata ma non agganciati, indicativi della posizione che devono reciprocamente acquisire per agganciarsi tra essi al fine di creare una condotta a più file di moduli;
la Fig. 13 mostra come, quattro distinte staffe di spigolo di quattro moduli si sovrappongano al fine di far allineare gli assi verticali dei fori da esse espressi, per consentire l’inserimento in essi di un perno di vincolo comune;
la Fig. 14 mostra due gruppi di quattro differenti livelli che le citate staffe, sporgenti dagli spigoli di ogni modulo, esprimono quando sono osservate da una vista anteriore K, specificata dalla Fig. 12;
la Fig. 15 mostra due gruppi di quattro differenti livelli che le citate staffe sporgenti dagli spigoli di ogni modulo esprimono, quando sono osservate da una vista laterale destra X, specificata dalla Fig. 12; la Fig. 16 mostra due gruppi di quattro differenti livelli che le citate staffe sporgenti dagli spigoli di ogni modulo esprimono, quando sono osservate da una vista laterale sinistra W, specificata dalla Fig. 12; la Fig. 17 mostra due gruppi di quattro differenti livelli che le citate staffe, sporgenti dagli spigoli di ogni modulo esprimono, quando sono osservate da una vista posteriore J, specificata dalla Fig. 12 ;
la Fig. 18 mostra, con una vista laterale destra X, specificata dalla Fig. 12, un modulo equipaggiato da tre gruppi di quattro differenti livelli delle citate staffe, anziché i due soli gruppi illustrati dalle Figg.
14, 15, 16, 17;
la Fig. 19 mostra una vista dall’alto di un modulo vincolato a parti di altri otto moduli, disposti attorno ad esso, mediante quattro piastre, di vincolo ausiliario al vincolo realizzato dalle staffe sporgenti illustrate dalle figure precedenti;
la Fig. 20 mostra una vista dall’alto di una condotta composita, costituita da una lunga fila di moduli, mentre viene trainata contro-corrente per essere collocata in zone del fiume ubicate più a monte;
la Fig. 21 mostra una vista dall’alto di una condotta composita, formata da una fila di cinque moduli, mentre è operativa in un fiume e fissata sugli arg ini di questo;
la Fig. 22 mostra una vista dall’alto di una condotta composita a prevalente sviluppo longitudinale, costituita da sette file di moduli e con ogni fila comprendente cinque moduli, ancorata alla riva del fiume mediante funi;
la Fig. 23 mostra una vista dall’alto di una condotta composita a prevalente sviluppo trasversale rispetto alla corrente fluviale, costituita dall’affiancamento di venti file brevi di moduli e con ogni fila formata da tre soli moduli, ancorata alle rive del fiume;
la Fig. 24 mostra una vista dall’alto di una condotta composita, formata da una sola fila di cinque moduli ancorata sul letto del fiume, mentre essa non è attiva; la Fig. 25 mostra una vista dall’alto della condotta composita di cui alla Fig. 24 nella configurazione che essa acquisisce quando, invece, è resa attiva dall’azione di eliche motorizzate;
la Fig. 26 mostra una vista dall’alto di due distinte condotte composite, del tipo ad una sola fila e formate da quattro moduli ognuna, le quali sono ancorate a piloni di sostegno di un generico ponte, sotto cui scorre il fiume su cui le due citate condotte galleggiano per velocizzare lo scorrimento delle sue acque;
la Fig. 27 mostra, in modo schematico dove le dimensioni delle parti non sono proporzionate tra esse per rendere più chiari i concetti, una giunzione attuata da due coppie di specifici sem i-moduli, dotati di ancoraggi laterali a distanza variabile, per la realizzazione di condotte curve, sia a fila singola che a file affiancate, per seguire curvature del corso dei fium i;
la Fig. 28 mostra con vista laterale un semi-modulo, del tipo schematizzato dalla Fig. 27, attuativo di una congiunzione con moduli motorizzati dei tipi primo, secondo, terzo, realizzativa di condotte curve;
la Fig. 29 mostra, con vista anteriore guardando nella direzione di scorrimento del fiume, la coppia di sem imoduli di cui alla Fig. 30; va pertanto osservato che tale vista ha i livelli delle staffe sporgenti orientati verticalmente mentre in realtà essi sono operativamente orientati orizzontalmente come mostrato dalle Figg. 14, 15, 16, 17, 18;
la Fig. 30 mostra con vista dall’alto la coppia di semimoduli di cui alle figure 28, 29;
la Fig. 31 mostra con vista dall’alto una condotta, formata da una sola fila di moduli, che ha una configurazione curva derivante dall'interposizione, fra i moduli motorizzati dei tipi primo, secondo, terzo, di coppie di semi-moduli illustrate dalle figure 27, 28, 29, 30;
la Fig. 32 mostra in sezione, una vista laterale di un elemento ausiliario multifunzionale, preposto ad essere installato anteriormente su ogni fila di moduli dei tipi primo, secondo, terzo, di condotte composite da essi costituite;
la Fig. 33 mostra, con vista dall’alto, un elemento ausiliario preposto ad essere installato posteriormente su qualsiasi singolo modulo dei tipi primo, secondo, terzo, per renderlo guidabile come un’imbarcazione indipendente, utilizzabile per il traino di condotte composite, inattive e galleggianti come zattere.
Con riferimento alla citata Fig. 1 , su un argine 111 è presente una zona bassa 1 12 che è posta ad un livello inferiore a quello del piano di un pelo libero 18 delle acque scorrevoli di un generico fiume 19.
Ne consegue che le acque del fiume esondano da tale zona secondo una sezione 1 13, evidenziata nel disegno mediante linee di tratteggio verticali.
Come già detto, le leggi scientifiche dell' ingegneria idraulica stabiliscono che, la portata di una vena d’acqua in movimento, è data dal prodotto tra la superficie della sezione della vena e la velocità di scorrimento di essa. Ne consegue che, a parità di portata, se in un certo tratto si aumenta la velocità di scorrimento dell’acqua, si riduce la sezione della sua vena. Nel caso di un fiume, ciò determ ina un abbassamento del suo livello. Ciò significa pure che, su una normale superficie piana del pelo libero 18 delle acque di un fiume, si possono creare avvallamenti variando le velocità di scorrimento delle sue acque in certe zone. Così, per esempio, nel tratto di fiume di cui alla figura 1 , applicando eliche 1 14 che ne aumentino la velocità di scorrimento in un verso longitudinale, espressa vettorialmente dalla diversa lunghezza di frecce 1 15, si può creare una riduzione della sezione della vena dell’acqua in scorrimento. Ciò determina un avvallamento 1 16 della superficie del pelo libero dell’acqua, che può scendere al di sotto della zona bassa 1 12 dell’argine e, così, elim inare la sezione di esondazione 1 13 causante l’alluvione dei terreni circostanti.
Questa proprietà consente di capire che, le eliche 1 14, possono essere installate in qualsiasi numero ed orientate secondo qualsiasi verso, per “modellare” la superficie dell’acqua nel fiume in modo da porla al di sotto degli argini, altrimenti insufficienti. Nel caso, per esempio, che dei tipici due argini del fiume uno fosse più basso, eliche 1 14A potrebbero essere orientate addirittura in un verso trasversale, a convogliare le acque in scorrimento verso l’altro argine più elevato ed idoneo, pertanto, a contenere l’aumento di livello, così artificialmente determ inato dallo spostamento delle acque nella situazione critica ipotizzata. Al di là di questa “applicazione concettuale lim ite”, nella generalità delle situazioni determinanti esondazioni dei fiumi, l’ invenzione qui presentata si esprime anche con interventi di altro tipo.
Da un punto di vista essenziale, infatti, l’invenzione può consistere anche in un “tubo speciale” galleggiante , entro cui eliche motorizzate (o altri mezzi di spinta) fanno scorrere ad alta velocità acqua prelevata dal fiume stesso. In questo modo si realizza un fiume speciale che, pur scorrendo con la bassa velocità naturale che gli è conferita dalla configurazione del terreno, porta però al suo interno una tubazione, entro cui l’acqua viene fatta scorrere ad altissima velocità. Detta tubazione può così smaltire una propria grande portata d’acqua, sottraendola al fiume a bassa velocità naturale in cui essa opera: si riduce così il livello di tale fiume e si impedisce che esso superi gli argini.
Questa tubazione è galleggiante e comprende due parti. Una parte immersa in cui viene fatta scorrere l’acqua ad alta velocità, ed un’altra parte concettualmente emersa che contiene l’apparato motore dei mezzi di spinta che creano detto scorrimento veloce dell’acqua.
Questa tubazione è costituita da modul i, tutti uguali, che possono essere congiunti sia longitudinalmente sia trasversalmente, in modo da realizzare qualsiasi lunghezza e qualsiasi larghezza di essa.
Con riferimento alle tre viste ortogonali convenzionali espresse dalle Figg. 3, 4, 5, si può rilevare la conformazione di un primo tipo di modulo 15. In tale primo tipo, un asse 5 di un’elica 6 è allineato con un asse di rotazione 7 di un motore 8 indicato meditante un rettangolo disegnato con linea tratteggiata. L’elica 6 opera in un condotto 9 che ha una sezione tubolare, preferibilmente quadrangolare; oppure, una sezione sim ile, ma priva di un piano inferiore 10, la quale risulta pertanto inferiormente aperta e dotata di una forma a canale rovesciato.
Un insieme di tali moduli costituisce una condotta per il transito ad alta velocità di una parte dell’acqua del fiume, giacché ogni modulo possiede un “condotto” 9 che è giuntabile con quelli di altri moduli.
Tale condotta può essere costituita da un numero qualsiasi di moduli, congiunti longitudinalmente tra essi a realizzare un condotto composito per il transito dell’acqua che può essere lungo anche vari chilometri.
Oppure, tale condotta può essere costituita da moduli congiunti lateralmente tra essi , a realizzare larghezze anche di molte decine di metri. Tale condotta deve infatti sostanzialmente realizzare una tubazione (costituita dalla somma dei condotti presenti nei singoli moduli) in cui l’acqua del fiume, non solo scorra liberamente, ma scorra addirittura ad una velocità elevatissima, perché spinta da una moltitudine di eliche marine (o di altri mezzi di spinta), ognuna azionata da un proprio motore.
Le leggi meccaniche stabiliscono però che, qualsiasi potenza erogata da mezzi rotanti, è il prodotto di una velocità angolare e di una coppia torcente (o momento motore). Per tale ragione, anche la forma parallelepipeda dei moduli galleggianti 15, illustrata dalle figure 3, 4, 5, deve essere in grado di “reagire” alla coppia torcente generata dai motori fissati all’interno di essa. Tale forma deve avere proprietà, tali, da realizzare un equilibrio metacentrico idoneo al galleggiamento stabile anche in presenza di un forte momento torcente trasversale.
Ovvero, tali moduli devono avere il loro baricentro stabilmente al di sotto dei possibili “centri di carena” attinenti le oscillazioni di essi. Tali moduli, come qualsiasi imbarcazione, devono cioè offrire un “momento stabilizzatore” che reagisca alle sollecitazioni esterne, create dalla coppia motrice del loro motore.
Nel caso dei moduli illustrati nelle figure 3, 4, 5, tali sollecitazioni sono quelle create da un momento torcente 1 1 del motore 8, al quale deve opporsi un momento di reazione 12 del modulo galleggiante.
Tale stabilizzazione offerta dal momento 12 è tanto maggiore quanto più un baricentro 13 del modulo 15 è posto in basso rispetto ad un centro di carena 14: vedasi Fig. 4. Ciò può essere facilmente realizzato, per esempio, dotando il piano inferiore 10 di un notevole peso: per esempio realizzandolo con lam iera di acciaio di grande spessore.
Il motore 8 potrebbe essere elettrico, oppure endoterm ico (motori a scoppio), oppure esoterm ico (turbine): la scelta tra queste tipologie dipende da una pluralità di fattori.
Tra questi fattori, è fondamentale la grandezza del fiume: fium i enorm i, potrebbero infatti richiedere l' impiego di motori a turbina del tipo comunemente impiegato sulle navi.
Riferendoci ad un impiego su fium i piccoli, è invece preferibile l'adozione dei tradizionali motori a scoppio usati per l’autotrazione: motori di automobili, motori di autocarri.
In tale caso, la loro messa in moto con tecnica usuale deve essere associata ad una condizione “in folle” che non freni il motore; tale condizione può essere realizzata in vari modi, senza la necessità di abbinare i motori agli usuali cambi di velocità, o alle usuali frizioni a disco. La potenza da installare su una condotta può essere anche di decine di m igliaia di kW, i quali potrebbero non essere disponibili in tradizionali reti elettriche vicine alla zona dove il fiume è a rischio di esondazione, e dove pertanto andrebbe installata la “condotta di accelerazione dell’acqua” di cui all'invenzione. Peraltro, l’adozione di motori elettrici potrebbe offrire il vantaggio di un assorbimento di energia elettrica nelle ore notturne, quando essa è in eccesso.
I motori a scoppio di tipo automobilistico, invece, offrono il vantaggio di poter operare ovunque, anche in luoghi lontani dagli elettrodotti. Offrono inoltre il vantaggio di avere compattezza, bassi costi, leggerezza in ragione della loro avanzatissima tecnologia costruttiva, connessa con la produzione di essi in grandissima serie.
Un motore automobilistico con cilindrata di due litri può normalmente erogare una potenza di 100 kW.
Ciò significa che, ogni modulo, può essere equipaggiato da una propria elica 6 azionata direttamente da un motore di circa 100 kW. Ponendo su un fiume cento moduli, si accelererebbero le sue acque con una potenza di 100x100 = diecim ila kW, cioè dieci megawatt. Si consentirebbe pertanto, alla sua normale “sezione maestra di efflusso” di smaltire portate molto maggiori, aumentando la velocità di scorrimento delle sue acque.
Considerando invece costante la portata, si elim inano le esondazioni determ inando l’abbassamento del livello del fiume, essendo necessaria in tal modo una m inore “sezione” di efflusso. Per una più corretta valutazione delle potenze necessarie ad impedire le alluvioni, va infatti osservato che l’azione accelerante delle acque non va necessariamente effettuata quando il fiume è in piena . Essa può essere effettuata anche molto prima di tale evento, per mantenere il livello del fiume più in basso possibile: ciò, allo scopo di fargli ricevere l’eventuale futura piena con un letto che è di massima capienza, perché sgombrato dalle acque normalmente presenti. L’impiego dell’ invenzione consente, cioè, di smaltire gigantesche portate anomale (che in condizioni normali creerebbero alluvioni) mediante un preventivo smaltimento delle acque presenti nel fiume: uno smaltimento effettuato in modo graduale, prolungato, con potenze motrici relativamente piccole, ma sufficiente a mantenere “vuoto” il letto del fiume.
Nella loro espressione elementare, le “condotte” di cui all'invenzione sono costituite dalla lunghezza di un solo modulo (indicativamente, circa quattro metri); tale impiego “elementare” avviene disponendo nel fiume i singoli moduli in modo sparso. Soprattutto nelle zone a maggiore rischio di esondazione. La “planarità” del pelo libero 1 8 delle acque del fiume può infatti essere alterata, per esempio, dalla presenza di potenti eliche. Queste possono così creare sulla superficie dell’acqua gli avvallamenti 1 16 dove c’è rischio di esondazione, trasferendo le acque in rilievi, o rigonfiamenti, dove il rischio di esondazione non c’è. Tuttavia, benché anche in questo modo il fiume può ricevere spinte che aumentino la velocità di scorrimento delle sue acque, è preferibile che le condotte siano più lunghe, ovvero composte da una moltitudine di moduli collegati tra essi.
Una ragione che giustifica tale preferenza è costituita dal fatto che, indipendentemente dalle asperità del letto del fiume, essa consente di utilizzare sempre “una tubazione liscia” formata dalla congiunzione di molteplici condotti 9, la quale offre perciò resistenze idrodinamiche minime. Ciò significa ovviamente che, a parità di spinta generata dalle eliche 6, l’acqua scorre molto più velocemente: pertanto, con una stessa potenza idraulica conferita alle acque del fiume, si smaltisce una portata maggiore.
Un’altra ragione, che rende preferibile l’uso di moduli uniti tra essi, è quella della rapidità con cui essi possono essere trasportati ed installati in ogni tratto del fiume che sia a rischio di esondazione.
Mediante l’unione dei moduli si possono realizzare lunghissime file di essi, come vagoni di un treno. Ciò consente ad essi di risalire il fiume mediante traino: per esempio, con usuali rimorchiatori marini, grandi trattori agricoli, o altri mezzi equivalenti.
Il vantaggioso impiego di lunghe condotte costituite da una molteplicità di moduli, vincolati l’uno dietro l’altro come vagoni di un treno, rende necessario il fatto che tutte le eliche presenti nei condotti 9 dei moduli siano attive. Altrimenti, si avrebbe una tubazione, costituita dalla giunzione dei condotti 9 e dove l’acqua dovrebbe scorrere ad altissime velocità, in cui è presente l’ostacolo costituito dall’ingombro di un’elica ferma, o comunque passiva e frenante. Per ovviare a tale grave inconveniente, i moduli motorizzati devono avvalersi di accorgimenti che tolgano dai condotti 9 le ostruzioni create da eventuali eliche ferme.
Le figure 3, 4, 5, illustrano un primo tipo di modulo 15 comprendente uno specifico accorgimento di rimozione dell’elica. Le figure 6, 7, 8, illustrano invece un secondo tipo di modulo 44 espressivo di un’altra modalità di rimozione dell’elica dalla sezione di efflusso delle acque nel condotto 9.
Con riferimento alle Figg. 3, 4, 5, il primo tipo di modulo 15 ha una forma essenzialmente parallelepipeda; esso è galleggiante e, pertanto, i pesi delle sue masse devono essere distribuiti secondo le notorie leggi che regolano la stabilità di galleggiamento delle imbarcazioni: il centro di carena 14 in cui operano forze di galleggiamento 16, deve essere sempre al di sopra del baricentro 13, in cui operano forze-peso 17. Tale galleggiamento deve avvenire ad un livello che ponga il condotto 9 in cui opera l’elica 6 sempre immerso, ovvero al d i sotto del pelo libero 18 della superficie del generico fiume 19. Il condotto 9 può essere anche aperto, e quindi senza il piano inferiore 10 di fondo; tale condotto 9 può essere addirittura delim itato soltanto da pareti laterali 20, 21 .
La struttura del primo tipo di modulo 15 comprende parti attuative del galleggiamento che sono pertanto disposte superiormente. Tali parti comprendono un serbatoio 22, a forma di cassone parallelepipedo strutturale, preposto a contenere il com bustibile per il motore 8. Tali parti comprendono pure una camera 23, ch iusa alle infiltrazioni d’acqua, contenente il motore 8 con tutti gli elementi necessari al suo funzionamento.
Tale camera 23 è solidale con un tubo a sbalzo 24 di supporto per un albero di trasm issione 25, mosso dal motore 8 ed azionante l’elica 6. Il fissaggio del tubo a sbalzo 24 alla camera 23 è rinforzato da un’usuale lam iera triangolare 26.
L’insieme, costituito dalla camera 23 e dal tubo a sbalzo 24 supportante l’albero motore 25 e l’elica 6, è vincolato alla struttura del primo tipo di modulo 15 mediante un perno 27, attuativo di un supporto oscillante attorno ad un asse orizzontale trasversale 28.
A seguito di ciò, il citato insieme si mantiene pendolarmente sospeso in una disposizione 23<1>, 24<1>che, in Fig. 1 , è disegnata con linea continua sottile. Con tale disposizione il tubo a sbalzo colloca l’elica 6 in una posizione 6<1>che è quasi completamente al di sopra del pelo libero 18, o comunque in un luogo dove c’è poca acqua in scorrimento veloce.
Il mantenimento di tale disposizione è affidato ad uno sbilanciamento m inimo, ovvero ad una distanza tra l’asse 28 ed un baricentro 29 dell’ insieme oscillante che è m inima; deve infatti bastare un piccolo momento 30 per disporre l' insieme in una disposizione operativa ; nella Fig. 3 detta disposizione è indicata dall'insieme disegnato con linea grossa normale.
In tale disposizione operativa il tubo a sbalzo 24 è obliquo e mantiene l’elica 6 completamente immersa al centro del condotto 9, dove l’acqua scorre in modo molto veloce.
Il passaggio da una disposizione inattiva (linea sottile) alla disposizione attiva (linea grossa normale) è attuato da una spinta reattiva iniziale 31 , generata sulla periferia dell’elica; tale spinta crea il necessario piccolo momento iniziale 30 attorno all’asse orizzontale 28, agendo rispetto ad esso con una eccentricità 32.
Tale spinta reattiva iniziale 31 è generata dalla attivazione dell’elica 6 da parte del motore 8. Tale elica infatti, benché sia sostanzialmente al di sopra del pelo libero 18, è immersa parzialmente nell’acqua con la parte bassa più periferica delle sue pale.
Ciò crea pertanto la spinta reattiva iniziale 31 : essa è molto piccola, ma sufficiente a creare il momento 30 che determ ina l’abbassamento dell’elica ed il progressivo impegno di essa fino alla sua totale im mersione.
Un impegno che genera spinte propulsive enormemente maggiori e che stabilizzano, con la reazione ad esse, la citata disposizione operativa obliqua illustrata con linea grossa. In tale condizione la struttura della camera 23 va infatti ad appoggiare con una sua zona inferiore contro una battuta anteriore 33 del modulo 15, sulla quale si scarica pertanto la spinta reattiva dell’elica 6 quando opera alla potenza massima.
Con riferimento alle figure 6, 7, 8, si può comprendere il funzionamento di un secondo tipo di accorgimento adottabile per rim uovere l’elica dal condotto 9, quando essa non è operativa.
In merito alla citata necessità di rimozione dell’elica, va innanzi tutto osservato che essa costituisce un fatto m igliorativo del funzionamento dei moduli, e non un fatto indispensabile al loro funzionamento.
Va infatti considerato che, una d ifferente scelta progettuale potrebbe prevedere moduli con motore ed albero di trasm issione dell’elica che sono fissi ed inclinati. Ciò sarebbe infatti accettabile nel caso di moduli che operino sparsi in modo singolo o congiunti in file brevi; oppure in moduli in cui il condotto 9 sia molto grande rispetto alla vena fluida movimentata dall’elica 6. Si ha dunque la possibilità di costruire moduli con caratteristiche differenti senza con ciò uscire dall’ambito concettuale rivendicato.
In questo ambito concettuale rientra l’inventività connessa alla versione costruttiva di un modulo di secondo tipo 44, illustrato dalle citate figure 6, 7, 8.
Tale modulo 44 ha infatti le stesse caratteristiche di base già indicate in merito alla versione costituita dal modulo di primo tipo 15. Tali caratteristiche sono espresse, oltre che da una capacità di galleggiamento, da una capacità di offrire un albero di trasm issione operante obliquamente e rimovibile dal condotto 9 se la sua elica è ferma. Ciò che invece differenzia il primo tipo di modulo 15 dal secondo tipo di modulo 44 è la modalità con cui l’elica viene rimossa verso l’alto, per non ostacolare lo scorrimento dell’acqua. Mentre nel modulo di primo tipo 15 il piccolo momento 30 creante l’abbassamento dell’albero di trasmissione 25 è tratto dalla spinta reattiva 31 dell’elica 6, nel modulo di secondo tipo 44 tale abbassamento è creato da un momento 45, che è quello intrinseco di un motore 34 quando è in moto.
Ciò è reso possibile dal fatto che il motore 34 ha un suo asse di rotazione 35 che è perpendicolare ad un asse longitudinale di rotazione 36 di un albero di trasmissione 37, operante in un supporto 38 solidale al citato motore 34 tramite una camera di contenimento 39. Detta camera di contenimento 39 del motore è infatti oscillante su di un asse 40, mediante un perno 41 di un vincolo di essa a pareti laterali 42, 43 del modulo di secondo tipo 44.
Il motore 34 gira con un certo momento motore 45 tratto da un momento di reazione 46 che ad esso viene opposto: attriti di rotolamento vari, attriti di ingranamento di una coppia conica costituita da un pignone 47 e da una corona 48. Poiché tali parti sono solidali alla camera di contenimento 39, l'insieme di tali reazioni si estrinseca in un momento attorno all’asse di oscillazione 40 di tale camera di contenimento 39. Ciò determ ina uno spostamento angolare di questa, che fa abbassare un’elica 49 nell’acqua da sospingere all’indietro, ovvero da accelerare nel verso in cui scorre il fiume.
Si comprende pertanto che l’insieme 39-34-38-49 è anch’esso pendolarmente sospeso attorno all’asse di oscillazione 40, ma ha un suo baricentro 50 che è ubicato anteriormente ad una distanza 51 da esso, in modo da creare un momento stabilizzatore 54. La funzione di tale momento stabilizzatore è quella di mantenere l’ insieme della struttura con l’elica 49 al di sopra del pelo libero 1 8 dell’acqua, e di creare un appoggio stabilizzatore mediante una apposita battuta 52 di fine-corsa su un elemento strutturale fisso 53 del secondo tipo di modulo 44.
Quando si mette in moto il motore 34, questo genera il momento motore 45 che è maggiore del momento stabilizzatore 54 e determ ina pertanto un movimento angolare del citato insieme che sposta verso il basso l’elica 49, fino ad immergerla nella vena liqu ida presente nel condotto 9 e che essa deve accelerare.
Nelle Figg. 6, 7, 8, l’elica 49 è illustrata con una forma cilindrica (come se fosse di tipo intubato) per meglio evidenziare le inclinazioni del suo asse di rotazione, coincidente con quello 36 di rotazione dell’albero di trasmissione 37.
I due tipi di moduli di primo tipo 15 e di secondo tipo 44, finora considerati, sono stati illustrati nella loro unicità , come se cioè dovessero operare da soli, singolarmente, isolati.
Tuttavia, il loro impiego m igliore è quello che deriva dalla loro unione con una pluralità di moduli uguali ad essi; ciò consente infatti di realizzare delle condotte di transito dell’acqua dei fium i che siano in grado di esprimere con i loro condotti 9 qualsiasi sezione di efflusso e qualsiasi potenza di spinta sull’acqua in esse transitante.
Con riferimento alla Fig. 9, è indicato schematicamente (con pareti tratteggiate) con vista dall’alto, un terzo tipo di modulo 125 vincolato ad altri otto moduli uguali, 125A, 1 25B, 125C, 125D, 125E, 125F, 125G, 125H, disposti attorno ad esso e disegnati solo parzialmente. Questo terzo tipo di modulo 125, anziché spingere l’acqua con un’elica marina, la spinge con un flusso 124 creato da una pompa centrifuga 1 17, azionata da un motore 1 18 accoppiato direttamente ad essa secondo un asse orizzontale trasversale comune 1 19. Il motore è collocato in una camera chiusa 120, mentre la pompa centrifuga è collocata in un condotto laterale 9A, con pareti 121 e 122 non allineate. La parete 121 è parallela a pareti longitudinali 126A, 126B del citato terzo tipo di modulo 125. Tale parete ha una collocazione finalizzata a creare una protezione per la pompa centrifuga 1 17, allontanando dall’imboccatura aspirante di essa eventuali corpi immersi nella corrente d’acqua di una vena fluida 123 presente nel condotto 9A. Parte di tale corrente d’acqua viene prelevata dall’aspirazione della pompa centrifuga 1 17 secondo un verso assiale trasversale 127. La parete 122 ha un’obliquità finalizzata a deviare con la obliquità del flusso 124 il verso longitudinale di spinta creato dalla pompa centrifuga 1 17, per farlo confluire nella vena fluida 123, diritta, longitudinale e scorrevole lateralmente, per incrementarne la velocità.
Tale terzo tipo di modulo 125 ha il vantaggio di una maggiore stabilità nei riguardi della coppia motrice trasmessa dal motore, giacché si scarica in un piano verticale longitudinale; inoltre, offre il vantaggio di un condotto laterale 9A che è allargabile liberamente in senso trasversale.
Nel caso che tale terzo tipo di modulo 125 operi da solo, oppure operi associato ad altri moduli solo secondo singole file longitudinali indipendenti, esso potrebbe essere privo del condotto laterale 9A. In tale versione priva del condotto laterale 9A si avrebbe che, il flusso di acqua 124, accelerato dalla pompa centrifuga 1 17 secondo un verso longitudinale di spinta indicato dalla vena fluida 123 (perpendicolare al verso assiale trasversale 127 di ingresso), viene scaricato direttamente nel fiume.
Ciò consentirebbe anche la realizzazione di un quarto tipo di moduli 128, particolarmente lunghi, portanti ognuno una pluralità di gruppi propulsori 129A..129B, 129C, 239D, ognuno formato da un proprio motore 1 1 8 e da una pompa centrifuga 1 17: ciò è illustrato dalla Fig. 10, espressiva di un tratto di una particolarissima condotta 64E, di tipo aperto, in cui l’acqua è guidata solo da una parete laterale 122A. Poiché tale quarto tipo di modulo 128 è giuntabile solo longitudinalmente, tali giunzioni possono avvenire facilmente con usuali staffe, 130A, 130B. Tali staffe possono essere costruite mediante tecnica usuale, con lunghezza variabile tra il lato destro ed il lato sinistro ; ciò, al fine di poter creare file di moduli 128 non solo diritte, ma anche leggermente angolate per seguire le stesse curve dei fium i, come indicato schematicamente in Fig. 10.
Tornando a considerare i moduli del primo tipo 15, del secondo tipo 44 e del terzo tipo 125, l’unione tra essi è attuata dall'invenzione in un modo universale, perché può avvenire sia in senso longitudinale, sia in senso trasversale, riducendo al m inimo la distanza tra essi. Inoltre tale unione è da intendersi riferita anche a moduli non motorizzati, aventi cioè esclusivamente la funzione di “canalizzare” la vena fluida di un’acqua velocizzata da altri moduli motorizzati.
In Fig. 1 1 , tale unione è dunque riferita a moduli generici 57, ed è illustrata in un modo preferito. Tale modo consiste nel creare, in ognuno dei quattro spigoli verticali di tali moduli generici 57, con la forma parallelepipeda già illustrata, fori 55 ad asse verticale 56 (Fig. 18). Tali fori 55, benché idealmente circolari, sono praticamente realizzati con staffe sporgenti 1 , 2, 3, 4, conformate ad “U” e saldate alle quattro tipiche pareti verticali dei moduli generici 57.
Quando tali staffe sporgenti 1 , 2, 3, 4 devono realizzare l’unione tra i moduli generici 57, esse devono conservare la disposizione relativa illustrata nella Fig. 12 , mediante ripetizione dei numeri identificativi in quattro moduli 57A, 57B, 57C, 57D.
Questa necessità deriva dal fatto che le quattro staffe 1 , 2, 3, 4 sono disposte su quattro differenti livelli specifici , allo scopo di consentire ad esse una sovrapposizione che crei una coassialità dei loro fori 55.
Nella figura 12, i quattro moduli 57A, 57B, 57C, 57D sono indicati in una posizione reciproca che è distanziata, per evidenziare il distinto collocamento delle staffe 1 , 2, 3, 4, tutte ugualmente sporgenti secondo un angolo di 45° rispetto ai piani delle pareti verticali dei moduli 57 (Fig. 1 1 ), considerati di forma parallelepipeda.
L’unione dei quattro moduli determ inerà pertanto, procedendo da destra a sinistra, le seguenti combinazioni (evidenziate con cerchi a linea trattegiata) tra le seguenti staffe sporgenti:
3-4 (collegamento tra i moduli 57B, 57C);
1 -4 (collegamento tra i moduli 57B, 57A);
1 -2-3-4 (collegamento tra i moduli 57C, 57B, 57A, 57D); 2-3 (collegamento tra i moduli 57C, 57D);
2-1 (collegamento tra i moduli 57A, 57D).
Tale unione è attuata ovviamente mediante un lungo perno verticale 58 (Fig. 13), di acciaio , infilato nei fori 55 delle staffe sporgenti 1 , 2, 3, 4, sovrapposti ed allineati con il loro asse 56.
Ciò è quanto si può meglio vedere dalla citata Fig. 13, dove le citate parti sono illustrate in una grandezza che potrebbe essere anche reale. Da tale Fig. 13 si può rilevare che i moduli 57A, 57B, 57C, 57D hanno le loro quattro pareti verticali che non sono a contatto con quelle di altri moduli; tra i moduli esiste cioè una distanza 98, specificabile come 98A in un senso longitudinale, e specificabile come 98B in un senso trasversale. Ciò è finalizzato alla creazione di intercapedini, con funzione di feritoie tra i moduli, che consentano all’acqua esterna del fiume di penetrare all'interno dei condotti 9; tale acqua è infatti richiamata dalla depressione creata dalle eliche motorizzate 6, 49 o dalle pompe centrifughe 1 17. Ciò significa che l’acqua che esce ad altissima velocità dai condotti 9 delle condotte non è prelevata solo dalle loro imboccature anteriori, ma anche dalle citate feritoie 98, presenti ad ogni giunzione dei moduli generici 57.
Con riferimento alle figure 14, 15, 16, 17 , si possono rilevare i livelli che le quattro staffe sporgenti 1 , 2, 3, 4 possiedono in funzione della loro posizione sul modulo generico 57, ovvero: anteriore, posteriore, laterale destra, laterale sinistra.
Per meglio comprendere tale collocazione, è utile riferirsi anche alla Fig. 12, dove sono specificate quattro direzioni di osservazione W, J, X, K.
La Fig. 14 è infatti riferita ad una vista anteriore K; la Fig. 15 è riferita ad una vista destra X; la Fig. 16 è riferita ad una vista sinistra W; la Fig. 17 è riferita ad una vista posteriore J.
La definizione anteriore o posteriore è puramente convenzionale, giacché in tali figure i moduli sono generici, ovvero semplici parallelepipedi, non differenziati né dalla posizione del motore, né dalla spinta delle eliche 0 dal verso della corrente del fiume in cui operano.
In ogni caso, dalle figure 14, 15, 16, 17 si può rilevare che le quattro staffe sporgenti 1 , 2, 3, 4 sono disposte su specifici livelli, evidenziati con linee sottili apposite. Inoltre, si può rilevare che tali livelli sono ripetuti secondo un primo gruppo 59, ed un secondo gruppo 60.
Con riferimento alla Fig. 18 si può rilevare un generico modulo 57, illustrato secondo la vista X, sul quale le staffe sporgenti 1 , 2, 3, 4 costituiscono perfino un terzo gruppo 61 .
1 gruppi di livelli delle staffe sufficienti ad un corretto vincolo tra i moduli 57 sono due: il 59 ed il 60; l'adozione di ulteriori gruppi, quale il 61 , è un fatto soggettivo, legato a particolari esigenze.
Benché i moduli siano correttamente vincolabili tra essi mediante il comune lungo perno verticale 58, infilato nelle varie staffe sporgenti sovrapposte 1 , 2, 3, 4, essi potrebbero avvalersi di un ulteriore vincolo di sicurezza. Detto ulteriore vincolo è costituito da una piastra 62 collegante con mezzi usuali gli spigoli di quattro moduli, già vincolati dai lunghi perni verticali 58 inseriti nelle citate staffe sporgenti sovrapposte. Ciò è illustrato dalla Fig. 19, dove tuttavia le staffe sporgenti non sono visibili perché coperte dalle piastre 62. Tale unione avviene in quattro punti 63A, 63B, 63C, 63D , identificabili, per esempio, come fori per bulloni da infilare in fori predisposti nei sottostanti rispettivi quattro moduli. Oppure, identificabili direttamente come spine solidali alla piastra 62 da infilare nei citati fori predisposti nei sottostanti rispettivi quattro moduli.
Quattro piastre 62 realizzano un vincolo ausiliario superiore tra nove moduli generici 57A, 57B, 57C, 57D, 57E, 57F, 57G, 57H, 57I.
Con riferimento alla Fig. 20, si può rilevare un esempio di condotta 64 costituita da una fila di moduli generici 57 da trasferirsi in zone più a monte. Tale condotta 64 è galleggiante su un citato generico fiume 19 sormontato da un generico ponte 66.
Tale condotta 64 è raffigurata mentre viene trasferita da due generici mezzi di traino 65A, 65B mediante usuali funi 68A, 68B agganciate su lunghi perni verticali 58 infilati nelle staffe sporgenti 1 , 2, 3, 4 presenti su un modulo generico di testa 57L.
La differente lunghezza delle due funi 68 illustrate è finalizzata a consentire una disposizione in fila anche dei due mezzi di traino 65A, 65B, che potrebbe essere richiesta per consentire il passaggio al di sotto delle tipiche arcate del generico ponte 66.
Detti mezzi di traino possono essere costituiti da usuali rimorchiatori marini se il traino avviene in fium i profondi, ma possono essere costituiti anche da grandi trattori agricoli se il fiume è in secca e se il suo letto è adeguatamente pianeggiante. Va infatti considerato che tali moduli potrebbero essere preventivamente installati su fium i o torrenti durante la stagione secca. In tal caso il loro trasporto può essere facilitato da rulli 131 girevoli su barre cilindriche 146 ed installati sul loro fondo, come ad esempio, è illustrato nelle Figg. 3, 4, 5.
Con riferimento alla Fig. 21 si può rilevare la configurazione che acquisisce una qualsiasi condotta 64C mentre accelera l’acqua, transitante al suo interno ed espulsa poi nuovamente nel fiume secondo il verso indicato da frecce 67.
La spinta esercitata dalle eliche poste all’interno dei generici moduli 57 genera ovviamente una forza di reazione in un verso 108 sulla condotta 64C, la quale tende pertanto a spostarsi nello stesso verso e ad esercitare una trazione su funi di vincolo 69, agganciate a strutture fisse 70 presenti sugli argini 1 1 1 del fiume.
Analogamente a quanto sopra detto, la Fig. 22 illustra una generica condotta 64D, costituita da sette file di moduli in cui ogni fila è formata da cinque moduli generici 57.
In tale figura le varie funi di vincolo 69 che trattengono la condotta mentre esercita l’accelerazione dell’acqua al suo interno, sono agganciate anch’esse ai lunghi perni verticali 58, di congiunzione delle staffe sporgenti 1 , 2, 3, 4 dei moduli generici 57; tali lunghi perni verticali sono liberamente scelti tra quelli ritenuti più conveniente utilizzare, e che possono pertanto essere ubicati anche in zone centrali della larga condotta 64D illustrata in tale Fig. 22.
Anche la Fig. 23 è finalizzata ad illustrare quanto detto in merito alle Figg. 21 , 22, ma in relazione ad una qualsiasi condotta 64G che abbia una conformazione particolarmente larga e corta.
In tale figura si possono rilevare anche funi di sicurezza 71 che hanno inclinazione opposta, alle funi di vincolo 69. Le funi di vincolo 69 sono infatti volte a reagire alle spinte esercitate dalle eliche quando accelerano l’acqua; le funi di sicurezza 71 sono invece finalizzate ad intervenire qualora, per motivi accidentali, la condotta non potesse esercitare le sue spinte propulsive 67 e non ricevesse pertanto la forza di reazione nel verso 108.
In questa evenienza, la condotta viene trattenuta sul generico fiume 19 dalle funi 71 , impedendo così che subisca spostamenti non voluti.
Le Figg. 24, 25 illustrano più chiaramente tale situazione. Nella Fig. 24 vediamo infatti una qualsiasi condotta 64F sospinta a valle da una corrente 72 del fiume 19, ma trattenuta ferma dalle funi di sicurezza 71 .
Nella Fig. 25 vediamo, invece, che la stessa condotta 64F è sospinta a monte dal verso 108 della reazione motrice e trattenuta ferma dalle funi di vincolo 69. In tali figure, le funi 69 e 71 sono in realtà le stesse, ma svolgono le citate differenti funzioni espresse dai loro numeri e dalla loro differente inclinazione.
Marginalmente, va osservato che in tali figure 24 e 25, le funi 69 e 71 non sono fissate alle strutture 70 poste sugli argini 1 1 1 del fiume (Figg. 21 , 22, 23), bensì sono fissate sul fondo del fiume mediante usuali ancore 73, senza con ciò alterare il concetto basilare che le condotte 64 galleggianti sul generico fiume 19 devono essere ferme, ovvero vincolate in qualche modo.
Un’ulteriore esempio di tale concetto di vincolo della condotta con funi, che consentono di trattenerla sia quando è attiva sia quando è passiva sul fiume, è illustrato dalla Fig. 26.
In tale figura sono illustrate due distinte condotte 64A, 64B ancorate a piloni 74A, 74B, 74C del generico ponte 66, mentre sono soggette a spinte reattive secondo versi 1 08A, 108B.
Tale ancoraggio avviene con funi di vincolo 69A, 69B, 69C, 69D che avvolgono i piloni 74A, 74B, 74C, esercitando su di essi forze che contrastano quelle create dalla corrente 72 dell’acqua del generico fiume 19; in questo modo l’ancoraggio delle condotte 64A, 64B costituisce un mezzo che contribuisce al mantenimento della stabilità del ponte 66.
Con riferimento alla Fig. 27, rileviamo un tratto di condotta 64 H , formato da parti rettilinee angolate tra esse, ed idoneo pertanto ad esprimere curve e seguire la tipica tortuosità del percorso dei fiumi.
Tale tratto di condotta trae la sua “curvatura” dall’adozione di speciali sem i-moduli 75, che realizzano un modulo intero 78 di lunghezza variabile mediante loro opportuna associazione secondo coppie 75A-75B.
Questi semi-moduli consistono ognuno in due grossi tubi coniugati ed a sezione quadrangolare, dei quali un tubo più piccolo 76 è infilato in un tubo più grande 77 , per consentire uno scorrimento assiale reciproco atto a realizzare lunghezze differenti.
Poiché tali tubi appartengono ad un sem i-modulo 75, 75A oppure 75B, ogni modulo intero a lunghezza variabile 78 è costituito da quattro tubi a sezione quadra: due tubi piccoli 76A, 76B e due tubi grandi 77A, 77B. Ognuno di questi quattro tubi esprime una parte del modulo a lunghezza variabile 78, come se quest’ultimo fosse diviso in quattro parti da suoi piani mediani perpendicolari 79 e 80, come indicato dalla Fig. 30.
Con riferimento anche a tale figura 30 possiamo pertanto considerare il modulo a lunghezza variabile 78 formato dalle parti 76A, 76B, 77A, 77B.
Ognuna di tali parti porta una delle quattro staffe sporgenti 1 , 2, 3, 4, come se il modulo a lunghezza variabile 78 fosse un normale modulo generico 57.
Per una più facile comprensione, ciò è illustrato da altre due viste perpendicolari del modulo a lunghezza variabile 78 illustrato nella Fig. 30, e che sono riportate nelle Figg.
28 e 29.
Tornando alla Fig. 27, si può notare che, la “curvatura” della condotta 64 H illustrata, deriva da una convergenza di piani verticali 81 , 82, contenenti gli assi verticali paralleli 56 dei fori 55 delle staffe sporgenti 1 , 2, 3, 4, coincidenti con gli assi dei lunghi perni verticali 58.
Ciò significa che, più l’angolo formato dai piani 81 , 82 è elevato, maggiore è la curvatura della condotta 64 H e maggiore è la differenza di lunghezza del sem i-modulo 75A rispetto al sem i-modulo 75B. Inoltre ciò significa pure che, rispetto alla citata curvatura, i sem i-moduli più vicini al centro di essa, 75B, sono più corti dei sem i-moduli più lontani, 75A, da tale centro. Detto centro non è indicato nella Fig. 27; esso tuttavia è concettualmente definito da un punto Z di intersecazione dei due piani 81 e 82, come appare in Fig. 31 .
Consegue da tali proprietà che i moduli interi di lunghezza variabile 78, formati dai due sem i-moduli 75A e 75B, possono acquisire qualsiasi lunghezza, in ragione del raggio di curvatura della condotta 64 H che essi devono approssimativamente determ inare con gli angoli formati dalla loro rettilineità.
Tale lunghezza è quella che essi acquisiscono lasciando liberi di scorrere assialmente i tubi quadri compenetrati 76, 77, mentre si stabilisce la curvatura della condotta 64 H fissando la lunghezza dei sem i-moduli più periferici 75A e dei sem i-moduli 75B posti più internamente alla curva. In ogni sem i-modulo intermedio tra il sem i-modulo più esterno ed il sem i-modulo più interno della larga condotta curva così creata, si realizza pertanto una specifica lunghezza, acquisita automaticamente a seguito della libera compenetrazione tra i propri tubo-grande 77 e tubo-piccolo 76. Tali lunghezze così acquisite devono essere consolidate bloccando l’accoppiamento tra tali tubi compenetrati 76 e 77.
Tale bloccaggio avviene trapassando ogni coppia 76-77 di tubi quadri compenetrati con una lunga spina di acciaio 83, inserita in appositi fori di bloccaggio 84, predisposti in fila in tali tubi e fatti collimare allo scopo. Nelle Figg. 29, 30 tale lunga spina 83 appare associata ad una larga testa 83A atta a delim itare la sua introduzione. Nella Fig. 27, invece, i fori 84 sono indicati mediante cerchietti piccoli, mentre le teste delle lunghe spine 83 sono indicate da cerchietti leggermente più grandi.
Dopo aver inserito lunghe spine 83 nei due sem i-moduli più esterno e più interno della curva, si procede ad inserire altre lunghe spine 83 nei fori di bloccaggio 84 che risultino collimanti, e che sono presenti negli altri sem imoduli di collegamento dell'insieme delle file di moduli affiancate per creare la larghezza della condotta 64.
Questa successiva operazione di inserimento delle molteplici lunghe spine 83 potrebbe non essere attuabile in tutti i tubi quadri 76A-77A, 76B-77B dei sem i-moduli 75A-75B: ciò, a causa della mancata collimazione di alcuni fori di bloccaggio 84.
Questo fatto, tuttavia, non è ostativo alla realizzazione della curvatura della condotta 64H, la quale richiede essenzialmente il bloccaggio dei semi-moduli più esterni. Le altre lunghe spine 83 sono rafforzative, di sicurezza. In ogni caso, va poi considerato che tali lunghe spine 83 possono avere diametro molto più piccolo dei fori 84, per cui possono essere inserite anche in fori 84 che non risultano esattamente collimanti, e così essere presenti sempre in numero tale da creare iper-staticità alle curve della condotta così realizzata.
Con riferimento alla Fig. 31 , si può rilevare come la curvatura di una condotta sia determinabile con una libera alternanza di moduli generici 57 e coppie di semi-moduli 78.
Con riferimento alla Fig. 32, si può comprendere come l’invenzione qui presentata risolve il problema di “filtrare” l’acqua che entra nei condotti 9 della condotta 64, al fine di evitare che oggetti estranei possano danneggiare o interferire con l’azione svolta dalle eliche 6, o dalle pompe centrifughe 1 17.
Detta soluzione consiste in un filtraggio senza filtri. Essa è realizzata da una struttura di prora 85 che viene fissata ai vari livelli di staffe sporgenti anteriori 1 A, 1 B, di un generico modulo 57 rispettivamente con i vari livelli di proprie staffe sporgenti posteriori 4A, 4B.
Tale Fig. 32 costituisce una vista laterale della struttura di prora 85 sezionata con un piano verticale longitudinale. Il senso “anteriore o posteriore” è quello che si può comprendere riferendoci alla Fig. 20, dove è indicato il verso 72 di scorrimento delle acque del fiume.
Le staffe sporgenti laterali posteriori 4A, 4B si riferiscono rispettivamente al primo gruppo 59 ed al secondo gruppo 60 di cui alla Fig. 1 5.
Ciò premesso, possiamo meglio comprendere le proprietà della struttura di prora 85.
Essa consiste in un corpo 86 dotato di staffe posteriori 3, 4 per ancorarsi alle staffe sporgenti anteriori 1 , 2. Nella Fig. 32 di tali staffe sono visibili solo quelle di un lato ed appartenenti ai due citati livelli, cioè le staffe anteriori 1 A e 1 B di un generico modulo 57 e le staffe posteriori 4A, 4B della struttura di prora 85 in argomento.
Sulla zona frontale di detta struttura di prora 85 sono presenti un piano inclinato inferiore 87 ed un piano inclinato superiore 88. Le inclinazioni possedute da tali piani dipendono dalla funzione ad essa affidata. Il senso della differenziazione della loro funzione dipende infatti dal ruolo svolto dalla struttura di prora 85.
Tale struttura è fondamentalmente finalizzata ad allontanare oggetti, galleggianti o sospesi nelle acque del fiume, dai condotti 9, dove l’acqua scorre ad alta velocità e dove sono presenti le eliche 6 o le pompe centrifughe 1 17.
Per svolgere tale funzione, la struttura di prora 85 deve possedere un piano inclinato superiore 88 che consenta alla corrente 72 del fiume di risalirlo.
Tale piano inclinato superiore 88 può così “raschiare” la superficie del generico fiume 19 penetrando al di sotto del pelo libero 18; può così costringere tutti i corpi galleggianti a risalire in una zona superiore 89 posta al di sopra della struttura di prora 85, spinti dalla corrente 72 del fiume. Da tale zona superiore 89, emersa, gli oggetti che galleggiano sul fiume vengono poi fatti nuovamente ricadere sulla superficie del fiume insieme all’acqua risalita sul piano inclinato superiore 88 insieme ad essi. Tale ricaduta deve avvenire dopo un piano verticale 90, sul quale giace un’imboccatura 91 del condotto 9 del generico modulo 57.
A ciò provvedono opportuni prolungamenti e/o conformazioni posteriori del citato piano inclinato superiore 88, che non sono stati illustrati nel disegno, perché concettualmente ovvi e di innumerevoli tipologie. Gli sforzi idrodinam ici esercitati dalla corrente fluviale 72 sul piano inclinato superiore 88, vengono molto agevolmente supportati associando ad esso un piano inclinato inferiore 87 attuativo di un diedro che, con i suoi due citati piani è fissato alla parte anteriore del corpo 86 e con un suo tipico spigolo concettuale orizzontale 92 fende l’acqua “raschiandola” fino ad una profondità 143. Tale fissaggio del diedro, formato dai due piani superiore 88 ed inferiore 87, può essere rigido (saldatura, imbullonatura, eccetera), ma l'invenzione prevede che esso possa essere mobile, affidandolo a mezzi di incernieramento.
In questo modo il citato spigolo concettuale 92, illustrato come operante alla profondità 143 al di sotto del pelo libero 18, può essere sollevato fino ad emergere dall’acqua ed acquisire un livello 92A.
Questa nuova disposizione, indicata in Fig. 32 con linea sottile, è finalizzata a svolgere una funzione differente da quella, citata, di impedire ad oggetti galleggianti o sospesi di penetrare nel condotto 9.
Tale funzione differente è quella di creare con un piano 87A una superficie capace di scivolare su rilievi del fondo del fiume, mediante sormonto di essi, come fosse una grande slitta posta davanti ad una fila di moduli generici 57.
Tale proprietà consente di poter usufruire di un diedro con spigolo orizzontale 92 immerso nell’acqua per allontanare oggetti galleggianti e, nel contempo, di poter usufruire di un diedro con spigolo orizzontale 92A ad un livello molto più elevato per scivolare sulle pietre del letto di fiumi in secca. Tale proprietà è ottenuta vincolando il piano inclinato inferiore 87 ad una zona inferiore del corpo 86 mediante una prima cerniera 93, e ad un’estremità anteriore del piano inclinato superiore 88 mediante una seconda cerniera 94.
Inoltre, vincolando l’altra estrem ità posteriore del piano inclinato superiore 88 con una terza cerniera 95, la quale è tuttavia scorrevole longitudinalmente all'interno di una coppia di asole di guida 96, poste ai lati del corpo fisso 86.
Detto scorrimento longitudinale è determ inato mediante rotazione di una lunga vite 97, impegnata in una madrevite presente in una traversa 132 per spostare con sue battute 133A, 133B , delimitanti un suo tratto cilindrico di estremità 134, un perno di cerniera 135 entro cui è liberamente girevole detto tratto cilindrico di estremità. La rotazione della lunga vite 97 è effettuata con l’ausilio di un volantino a manovella 136.
Si ha pertanto che, azionando il volantino a manovella 136, si può spostare il perno di cerniera 135 da una sua posizione avanzata 137A ad una posizione arretrata 137B, in cui detto perno di cerniera è contraddistinto dal numero 135<1>.
In Fig. 32, il perno di cerniera è supportato girevolmente da una coppia di alette verticali 138, poste in una zona mediana del piano inclinato superiore 88 in modo ravvicinato tra esse, per ridurre al massimo la flessione del perno di cerniera 135. Questo perno riceve infatti dalla coppia di alette 138 le spinte longitudinali create dalla corrente 72 del fiume sul piano inclinato superiore 88, quando i moduli generici 57 sono operativi. Riceve inoltre le spinte di attrito, generate dallo strisciamento del lato inferiore del piano inclinato inferiore rialzato come slitta sui sassi del letto asciutto del fiume, quando una fila di moduli generici 57 non operativi viene trascinata in tale letto per essere posizionata altrove. A tali spinte esercitate dalle alette verticali 138 si oppone ovviamente la battuta 133A della lunga vite 97, avvitata centralmente sulla traversa 132. Le asole di guida 96 svolgono pertanto un ruolo reattivo nei riguardi di spinte verso l’alto e/o verso il basso esercitate su di esse dalle due estrem ità laterali del perno di cerniera 135, evitando che tali spinte sollecitino trasversalmente la lunga vite 97 : tale vite deve infatti essere sollecitata essenzialmente da spinte assiali . La coppia di prime cerniere 93 e la coppia di seconde cerniere 94 si avvalgono invece rispettivamente di alette verticali 139A-139B e 140A-140B che sono disposte in posizioni laterali di estremità; nel senso che sul lato destro e sul lato sinistro della struttura di prora sono presenti coppie di alette 139A-139B e coppie di alette 140A-140B sul lato destro, ed altrettante uguali coppie di alette sul lato sinistro, per realizzare due prime cerniere 93 e due seconde cerniere 94, implementate ovviamente da usuali perni comuni 144 e 145. Le alette verticali 139B sono espresse da parti verticali delim itanti lateralmente il corpo 86 e costitutive di una canalizzazione 141 , guidante un flusso filtrato 142 all’interno del condotto 9. Da quanto detto, risulta che la filtrazione attuata dalla struttura di prora 85 è essenzialmente un allontanamento di oggetti dall’imboccatura 91 : ciò non esclude ovviamente che tale filtrazione non possa essere implementata da ulteriori filtrazioni attuate da usuali specifiche griglie 147 (nel disegno sono indicate con una serie di punti).
Con riferimento alla Fig. 33, si può rilevare come uno o più generici moduli motorizzati 57 (per esempio del primo tipo 15 oppure del secondo tipo 44, oppure con qualsiasi motorizzazione fissa), possa essere trasformato in un “modulo-rimorchiatore”, ovvero capace di trainare lungo il generico fiume 19 una condotta 64, sia essa ad una fila di moduli che a più file di moduli affiancate.
Detta trasformazione riguarda l’aggiunta posteriore di un timone di manovra e di mezzi di aggancio per le funi di traino 68 (Fig. 20).
Su staffe sporgenti posteriori 3, 4 di un generico modulo motorizzato 57 sono fissate mediante perni 146 staffe sporgenti anteriori 1 , 2 di un corpo di guida 99.
Detto corpo di guida presenta un tratto tubolare quadrangolare retto 100, ricevente il flusso dell’acqua creato dalle eliche propulsive all'interno del condotto 9 del modulo motorizzato (o dei moduli motorizzati) ubicato anteriormente.
Detto tratto tubolare quadrangolare retto ha suoi piani orizzontali paralleli 101 , superiore ed inferiore, che sono accoppiati ad altri piani 101 A prolungati posteriormente. Essi sono attraversati da due perni verticali 102A, 102B che, nel loro tratto intermedio, presentano una sezione quadra calettante 103, sulla quale è impegnata la superficie di un rispettivo timone 104. Al di sopra del piano superiore 101 , i perni verticali 102A, 102B presentano un’altra sezione calettante quadra sulla quale sono impegnate due barre di manovra 105A, 105B.
Tali barre di manovra sono incernierate ad una biella 106, realizzatrice di un “quadrilatero articolato” in combinazione con i perni 102A, 102B. In questo modo, un generico operatore (non disegnato) posto sul modulo motorizzato (15, 44) può muovere la biella 106 in due versi 107A, 107B, e così può muovere superfici di timone 104, per orientare diversamente il citato generico modulo motorizzato anteriore 57.
All’estremità dei due piani orizzontali di prolungamento 1 01 A, superiore e inferiore, è fissato centralmente un robusto perno verticale 109 che provvede al rinforzo della loro struttura.
Tale perno centrale 108 è pertanto idoneo a far agganciare su di esso term inali ad anello 1 10 di funi di traino 68.
Tornando a considerare la Fig. 20 si può dedurre che i citati rimorchiatori 65A, 65B potrebbero essere costituiti da tre parti: dalla struttura di prora 85, da un modulo generico motorizzato 57, e da un corpo di guida 99.
In altri term ini, il trasporto delle citate condotte modulari 64 potrebbe essere attuato da uno o più dei suoi stessi moduli costitutivi, opportunamente implementati da una struttura di prora 85, e da un posteriore corpo di guida 99, dotato di superfici-timone 104, singole oppure doppie, come illustrato dalla Fig. 33.

Claims (10)

  1. RIVENDICAZIONI 1 ) Metodo anti-alluvioni caratterizzato dal fatto di abbassare localmente (1 16) il livello di fiumi (19) in zone (1 12) dove argini (1 1 1 ) potrebbero essere insufficienti a contenere loro acque di piena, detto abbassamento venendo attuato creando un aumento di velocità di scorrimento (1 15) di esse in specifiche vene fluide (123), per ridurre la loro sezione di efflusso, mediante l'azione di mezzi di spinta (6, 49, 1 14, 1 14A, 1 17) motorizzati (8, 34, 1 18) installati su moduli (15, 44, 57, 125, 128) galleggianti opportunamente fissati 71 , 73, 69A, 69B, 69C, 69D, 74A, 74B, 74C) ed orientati sul fiume, singolarmente o raggruppati (1 , 2, 3, 4, 58) in condotte (64A, 64B, 64C, 64D, 64E, 64F, 64G, 64H) di guida (122A) e/o contenimento delle citate vene fluide delle acque.
  2. 2) Metodo anti-alluvioni, come alla rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto di determ inare un aumento della naturale velocità di scorrimento di acque dei fium i (1 9) mediante una distribuzione della enorme potenza da fornire a tali acque, detta distribuzione essendo attuata dall’adozione di una molteplicità di moduli (15, 44, 57, 125, 128) galleggianti, stabilmente posizionati nelle zone più critiche e dotati di mezzi di spinta (6, 49, 1 14, 1 14 A , 1 17) motorizzati (8, 34, 1 18).
  3. 3) Metodo anti-alluvioni, come alle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di poter incrementare la velocità delle acque anche nelle curve dei fium i, e/o in altre zone naturali incompatibili con incrementi della velocità di acque scorrevoli nel letto naturale, detta possibilità di incremento essendo attuata mediante scorrimento di congrue portate d’acqua all'interno di condotti (9, 76-77) ausiliari specifici, presenti nei moduli (15, 44, 57, 125, 128) e contenenti i mezzi di spinta 49, 1 14, 1 14A, 1 17) motorizzati (8, 34, 1 18).
  4. 4) Metodo anti-alluvioni, come alle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di poter liberamente avvalersi di vene fluide dell’acqua (123) del fiume da accelerare che possono avere sezioni di efflusso di qualsiasi grandezza, detta grandezza essendo sviluppabile mediante creazione di condotte (64A, 64B, 64C, 64D, 64E, 64F, 64G, 64H) formate dalla giunzione (1 , 2, 3, 4, 58) di moduli (15, 44, 57, 125, 128) galleggianti comprendenti propri condotti (9, 9A).
  5. 5) Moduli galleggianti (15, 44, 57, 125, 128), attuativi del metodo di cui alle rivendicazioni precedenti, caratterizzati da una forma essenzialmente parallelepipeda attuativa di due parti con funzioni distinte, una prima parte costituita da una camera chiusa, per il contenimento di almeno un motore (8, 34, 1 18), di serbatoi (22) per il combustibile di alimentazione di esso e di quant’altro usualmente necessario per il suo funzionamento, ed una seconda parte costituita da un condotto (9), chiuso o aperto, entro il quale mezzi di spinta (6, 49, 1 14, 1 14A, 1 17) azionati dal citato motore provvedono a farci scorrere forzatamente e ad alta vene fluide (67, 1 15, 123, 124) di acqua prelevata dal generico fiume circostante (19).
  6. 6) Moduli galleggianti (15, 44, 57, 125, 128), come alla rivendicazione 5, portanti nei loro spigoli verticali staffe sporgenti (1 , 2, 3, 4) ed orientate a 45°, dotate di un proprio foro (55) ad asse verticale (56) preposto all'alloggiamento di un lungo perno (58) accomunante analoghi fori (55) allineati di altre staffe sporgenti presenti su altri livelli e portanti altre analoghe staffe su spigoli verticali di altri moduli, allo scopo di consentire una congiunzione tra detti moduli sia anteriore che posteriore, sia laterale destra che laterale sinistra, dette staffe sporgenti (1 , 2, 3, 4) essendo presenti ciascuna su un proprio livello (Figg. 14, 15, 16, 17) ad esprimere gruppi (59, 60) di quattro staffe disposti a livelli sovrapposti (59, 60, 61 ), dette staffe consentendo l’eventuale implementazione ausiliaria nella zona posteriore dei moduli di un corpo di guida (99) e di una struttura di prora (85).
  7. 7) Moduli galleggianti, come alle rivendicazioni precedenti, espressivi di un primo tipo (15) caratterizzato dall’adozione di eliche (6) come mezzi di spinta, dette eliche essendo integrate in un insieme comprendente un tubo a sbalzo (24) di supporto di un albero di trasm issione (25) ed una camera (23) di contenimento di un motore (8), il quale insieme è imperniato (27, 28) pendolarmente su pareti laterali (20, 21 ) superiori del modulo (15), in modo da creare un movimento angolare che consenta di passare da una disposizione orizzontale con elica (6<1>) ferma, ad una disposizione obliqua con elica (6) in azione nel condotto (9) posto in basso, detto movimento angolare attuatore dell'imersione completa dell’elica essendo tratto da un piccolo momento (30) creato da una spinta reattiva (31 ) su questa (6) che è eccentrica (32) ed al di sotto dell’asse (28) di imperniamento del citato insieme pendolare.
  8. 8) Moduli galleggianti, come alle rivend icazioni precedenti, espressivi di un secondo tipo (44) caratterizzato dall’adozione di eliche (49) come mezzi di spinta per costituire un insieme, elica-supporto (38) albero di trasm issione (37)-camera con struttura di contenimento (39) motore (34), che è imperniato (41 ) pendolarmente su pareti laterali (42, 43) superiori del modulo (44), in modo da creare un movimento angolare che consenta di passare da una disposizione orizzontale con elica (49<1>) ferma ad una disposizione obliqua con elica (49) in azione nel condotto (9) posto in basso, detto movimento angolare attuatore dell'immersione completa dell’elica essendo tratto dalla coppia motrice propria di un motore (34) disposto con il suo asse (35) perpendicolarmente e trasversalmente ad un asse longitudinale (36) di rotazione dell’elica (49), il collegamento tra gli alberi perpendicolari del motore e dell’elica essendo attuato da una usuale coppia conica di ingranaggi pignone (47) - corona (48).
  9. 9) Moduli galleggianti, come alle rivendicazioni precedenti, espressivi di un terzo (125, 125A, 125B, 1 25C, 1 25D, 125E, 125F, 125G, 125H) e di un quarto (128) tipo caratterizzato dall’adozione di pompe centrifughe (1 17) come mezzi di spinta, dette pompe centrifughe essendo direttamente collegate con un motore (1 18) con asse orizzontale trasversale comune (1 19), posto all'interno di una propria camera chiusa (120) per ricevere la vena d’acqua secondo un verso assiale trasversale (127) di ingresso che esse (1 17) trasformano in un verso longitudinale perpendicolare di spinta (123, 124), le imboccature di ingresso e di uscita di tali pompe essendo immerse in un condotto (9A) di tale terzo tipo di modulo (125) che è preposto allo scorrimento ad alta velocità delle acque asportate dal generico fiume (1 9).
  10. 10) Moduli (15, 44, 125) come alle rivendicazioni precedenti caratterizzati dal fatto di poter comprendere anteriormente una struttura di prora (85), fissabile con staffe sporgenti (1 A-4A, 1 B-4B) sul modulo di testa di ogni fila di moduli, per attuare un allontanamento da un’imboccatura (91 ) dei condotti (9) di oggetti o materiali in galleggiamento o in sospensione nel generico fiume (19), detta struttura di prora (85) comprendendo un diedro a spigolo orizzontale (92) formato dalla congiunzione d i un piano inclinato inferiore (87) con un piano inclinato superiore (88) e posizionato sotto il pelo dell’acqua del fiume ad una profondità (143) sufficiente a far risalire con una corrente (72) del fiume oggetti galleggianti o sospesi sul piano inclinato superiore (88) per farli poi ricadere sul pelo libero (18) del fiume da zone (89) presenti posteriormente (90) imboccatura (91 ) al fine di evitare che essi possano penetrarvi. 1 ) Moduli (15, 44, 125) come alle rivendicazioni precedenti, caratterizzati dal fatto che la struttura di prora comprende un piano inclinato inferiore (87) vincolato con una prima cerniera (93) alla parte più bassa di un corpo fisso (86) di aggancio (1 , 2, 3, 4) ai generici moduli (57), e seconda cerniera (94) ad un’estrem ità anteriore del piano inclinato superiore (88), detto piano inclinato superiore essendo vincolato ad un perno (135) di una terza cerniera (95) scorrevole in asole di guida (96) presenti lateralmente in una parte alta del citato corpo fisso (86), detto perno traendo la sua posizione all'interno delle asole di guida da avanzamento di battute (133A, 133B) presenti su un’estrem ità di una lunga vite (97) impegnata su una traversa (132) del corpo fisso (86) e fatta girare da un usuale volantino a manovella (136) o mezzi equivalenti, detta modalità di incernieramento consentendo alla struttura di prora (85) anche di poter sormontare pietre o altri ostacoli generici presenti nel letto del fiume in stato di magra o di secca, durante il trascinamento di posizionamento di una fila di moduli da parte di usuali mezzi di traino. 12) Moduli (15, 44, 125, 128) come alle rivendicazioni precedenti, caratterizzati dal fatto di poter essere implementati da rulli orizzontali (1 31 ) girevoli su barre cilindriche trasversali (146) fissate a propaggini piane di pareti laterali (20, 21 ), per facilitare il trascinamento di condotte (64) su letti di fium i in secca. 13) Moduli (15, 44, 125, 128) come ae rivendicazioni precedenti, caratterizzati dal fatto di poter essere implementati posteriormente da un corpo di guida (99) comprendente timoni (104) investiti dal flusso delle acque fuoriuscenti dai condotti (9) e comprendente un robusto perno (109) verticale di unione tra piani orizzontali paralleli (101 A) di esso (99) finalizzato all’aggancio con terminali (1 10) di funi di traino (68), detto corpo di guida essendo fissabile a staffe sporgenti (3, 4) posteriori dei moduli mediante staffe sporgenti (1 , 2) uguali a quelle presenti anteriormente sui moduli. 14) Moduli come alle rivendicazioni precedenti, caratterizzati dal fatto che il loro condotto (9, 78) è realizzato dall’affiancamento di due sem i-moduli (75A, 75B), ognuno dei quali è composto da due tubi quadri di differente grossezza (76, 77) per essere compenetrabili tra essi al fine di consentire differenti distanze tra staffe sporgenti (1 , 2, 3, 4) di essi al fine di consentire a loro fori (55) di giacere su piani verticali (81 , 82) convergenti ed attuativi di forme arcuate alle condotte (64) da essi costituite, dette differenti distanze essendo stabilite dalla penetrazione di lunghe spine (83) di acciaio in fori (84) disposti in file centrali e presenti sui due tubi di differente grossezza (76, 77) risultati collimanti dalla specifica convergenza dei piani verticali (81 , 82) da attuare.
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