ITMI20120226A1 - Impianto per artrodesi intersomatica - Google Patents

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ITMI20120226A1
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IT
Italy
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interbody fusion
plate
fusion cage
bone screws
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IT000226A
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Paolo Guerra
Giuseppe Sala
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Sintea Plustek Srl
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    • A61MEDICAL OR VETERINARY SCIENCE; HYGIENE
    • A61FFILTERS IMPLANTABLE INTO BLOOD VESSELS; PROSTHESES; DEVICES PROVIDING PATENCY TO, OR PREVENTING COLLAPSING OF, TUBULAR STRUCTURES OF THE BODY, e.g. STENTS; ORTHOPAEDIC, NURSING OR CONTRACEPTIVE DEVICES; FOMENTATION; TREATMENT OR PROTECTION OF EYES OR EARS; BANDAGES, DRESSINGS OR ABSORBENT PADS; FIRST-AID KITS
    • A61F2/00Filters implantable into blood vessels; Prostheses, i.e. artificial substitutes or replacements for parts of the body; Appliances for connecting them with the body; Devices providing patency to, or preventing collapsing of, tubular structures of the body, e.g. stents
    • A61F2/02Prostheses implantable into the body
    • A61F2/30Joints
    • A61F2/44Joints for the spine, e.g. vertebrae, spinal discs
    • A61F2/4455Joints for the spine, e.g. vertebrae, spinal discs for the fusion of spinal bodies, e.g. intervertebral fusion of adjacent spinal bodies, e.g. fusion cages

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Description

DESCRIZIONE
Campo di applicazione
La presente invenzione si riferisce ad un impianto per artrodesi intersomatica, in particolare cervicale, comprendente almeno ima gabbia intersomatica e una placca anteriore ad essa vincolabile.
L’invenzione trova utile applicazione nel campo della chirurgia spinale, in particolare in operazioni chirurgiche di fusione intersomatica cervicale anteriore (ACIF).
Arte nota
II trattamento di traumi e patologie del rachide dorsale richiede in determinati casi interventi detti di artrodesi, volti ad ottenere la fusione relativa fra due o più vertebre.
Una comune modalità di artrodesi prevede l’uso di un impianto comprendente un inserto cavo, detto gabbia intersomatica. La gabbia intersomatica si introduce per via chirurgica fra due vertebre adiacenti, in sostituzione di un disco intervertebrale danneggiato. All’interno della gabbia intersomatica si inserisce un innesto osseo autologo o un materiale sostitutivo di origine sintetica. Si determina così la formazione di un ponte osseo che realizza la fusione voluta fra le due vertebre.
L’impianto suddetto può comprendere in alcuni casi una placca esterna vincolata alla gabbia intersomatica. La placca esterna, che ha come funzioni precipue quelle di assicurare la stabilità del rachide prima della formazione del ponte osseo {cosiddetta stabilità primaria) e di prevenire l’espulsione della gabbia dallo spazio intersomatico, è fissata per mezzo di viti endossee alle due vertebre adiacenti alla gabbia.
La gabbia intersomatica e la placca possono essere realizzate di pezzo oppure costituite da due pezzi vincolati fra loro in modo rimovibile.
La seconda soluzione può presentare diversi vantaggi rispetto alla prima; ad esempio essa consente di realizzare la gabbia e la placca intersomatica con materiali differenti univocamente destinati alla propria funzione.
Un impianto di questo tipo è divulgato ad esempio nel brevetto US 6,235,059, laddove la placca presenta due denti laterali che si innestano tramite scorrimento verticale su di un’estremità frontale della gabbia intersomatica.
La soluzione sopra detta, pur rispondendo sostanzialmente alle esigenze sopra riportate, presenta nondimeno alcuni svantaggi, soprattutto relativi ad applicazioni cervicali con fissaggio anteriore della placca.
In primo luogo, la facoltà di scorrimento verticale della placca rispetto alla gabbia intersomatica può determinare la dislocazione relativa fra i due elementi. Si rischia così un deterioramento della stabilità primaria dell’impianto, se non addirittura un distacco completo della placca rispetto alla gabbia con conseguenze potenzialmente gravi per la salute del paziente.
Un secondo svantaggio è determinato dalla scarsa affidabilità del posizionamento della placca rispetto alla gabbia intersomatica.
Infatti, i denti scorrono su guide ricavate lungo lo spessore della gabbia. Essendo questo spessore limitato, il contatto denti/guida non è in grado di garantire un accurato posizionamento relativo dei due elementi, consentendo disassamenti relativi fra gli stessi.
Un ulteriore svantaggio legato all’impianto descritto in US 6,235,059 riguarda il rischio di migrazione delle viti di fissaggio della placca ai corpi vertebrali. Non è infatti presente nessun accorgimento volto ad evitare che, in caso di distacco della vite dal sito osseo, questa si svincoli dalla placca (cosiddetta migrazione della vite). D’altronde, la migrazione delle viti può rivelarsi una grave complicazione negli interventi di artrodesi, in particolare laddove è interessata la zona cervicale.
Si noti che dei sistemi antimigrazione sono previsti in altri impianti presenti sul mercato; la loro progettazione è peraltro sempre complicata dall’esigenza chirurgica di poter orientare la vite ossea liberamente rispetto alla placca (cosiddetta poliassialità della vite).
Fra i sistemi antimigrazione noti che consentono la poliassialità della vite, citiamo l’uso di una seconda vite di copertura serrata sul corpo della placca o di un anello elastico alloggiato nella placca in corrispondenza del foro per la vite, in grado di aprirsi e chiudersi per effetto del passaggio della vite stessa. Tali sistemi però, oltre a presentare costi di produzione supplementari, richiedono per la loro implementazione uno spessore di placca relativamente elevato.
Nell’impianto secondo US 6,235,059, lo spessore della placca è invece limitato per consentire la deformazione della placca medesima e un conseguente adattamento al profilo cervicale al quale essa è applicata; ne consegue l’impossibilità di adottare i suddetti sistemi antimigrazione.
Per lo stesso motivo, rimpianto non può consentire la poliassialità delle viti.
Si noti che, per contro, una placca di spessore elevato tale da consentire antimigrazione e poliassialità difetterebbe fatalmente della flessibilità necessaria per renderla adattabile al profilo cervicale.
Il problema tecnico alla base della presente invenzione è, pertanto, quello di escogitare un impianto per artrodesi intersomatica che risolva gli inconvenienti citati dell’arte nota.
Sommario dell'invenzione
Il suddetto problema tecnico è risolto da un impianto per artrodesi intersomatica comprendente: almeno una gabbia intersomatica, avente sviluppo sostanzialmente planare e dotata di almeno una cavità centrale per accogliere materiale di stimolo alla crescita ossea, detta gabbia intersomatica essendo destinata ad essere introdotta nello spazio intersomatico fra una vertebra inferiore e una vertebra superiore fra loro adiacenti; e almeno una placca anteriore dotata di una porzione superiore e di una porzione inferiore destinate ad essere rispettivamente fissate a detta vertebra inferiore e a detta vertebra superiore.
Una porzione centrale della placca anteriore è rimovibilmente vincolata, tramite mezzi d’accoppiamento, ad una faccia anteriore di detta gabbia intersomatica, detti mezzi d’ancoraggio vincolando la placca anteriore ad uno scorrimento relativo alla gabbia intersomatica secondo una direzione di accoppiamento, estendentesi longitudinalmente rispetto alla faccia anteriore precedentemente detta, lo scorrimento relativo consentendo un accoppiamento e un disaccoppiamento della placca anteriore rispetto alla gabbia intersomatica.
Il vincolo di scorrimento adottato per accoppiare la gabbia intersomatica alla placca anteriore, diretto secondo un asse ortogonale al piano sagittale del paziente che riceve rimpianto, garantisce un’assoluta stabilità del sistema, evitando i dislocamenti possibili con ancoraggi a scorrimento verticale.
L’estensione longitudinale del vincolo di scorrimento permette inoltre di prevedere guide di scorrimento e pattini con un’estensione notevole rispetto alle misure dell’impianto. In questo modo, si assicura non solo un accurato posizionamento, ma anche una maggiore stabilità nell’accoppiamento della placca anteriore alla gabbia intersomatica.
I mezzi d’accoppiamento possono comprendere almeno un tenone scorrevolmente inseribile in una sede longitudinale.
Una tale soluzione garantisce, a fronte di un’estrema semplicità realizzativa, un’ottima stabilità del gruppo gabbia/ placca.
In particolare, tale tenone può essere solidale alla placca anteriore, la sede longitudinale essendo ricavata sulla faccia anteriore della gabbia intersomatica.
Tale soluzione è particolarmente vantaggiosa in quanto consente di progettare un tenone sufficientemente esteso da garantire una buona solidità strutturale, mantenendo nel contempo limitato lo spessore della placca.
I tenoni possono essere almeno due, disposti allineati e longitudinalmente spaziati fra loro lungo la porzione centrale della placca anteriore.
Questo accorgimento consente di mantenere un tratto dell’area di contatto gabbia/ placca libera da organi meccanici, consentendo miglior visibilità radiologica e la possibilità di predisporre un canale d’accesso alla cavità centrale.
I tenoni possono essere realizzati in materiale radiopaco, la gabbia intersomatica essendo realizzata almeno in parte in materiale radio trasparente .
Tede soluzione risulta particolarmente vantaggiosa in quanto consente di impiegare i tenoni stessi come punti di repere radiografico per verificare il corretto posizionamento dell’impianto durante l’operazione.
In particolare, per raggiungere il numero di tre punti di repere necessari per determinare un riferimento spaziale delle immagini radiografiche, è sufficiente che la gabbia intersomatica comprenda almeno un riscontro radiopaco discosto rispetto alla sede longitudinale nella quale si inseriscono i tenoni.
Inoltre, la porzione centrale può presentare un foro di fissaggio, tale foro di fissaggio essendo internamente filettato per consentire il fissaggio di uno strumentario chirurgico. Il foro di fissaggio può essere vantaggiosamente disposto fra i due tenoni.
Il foro di fissaggio si sovrappone ad un’apertura ricavata sulla faccia anteriore, corrispondente in particolare ad una porzione intermedia della sede longitudinale. Tale sovrapposizione consente Tacce sso alla cavità centrale.
Benché nella forma di realizzazione preferita di seguito descritta il foro d’accesso sia di diametro troppo piccolo per consentire Tintroduzione di materiale, si possono contemplare varianti di realizzazione in cui un foro di diametro maggiore consentirebbe Tintroduzione di materiale di stimolo alla crescita ossea (innesto osseo o materiale sintetico con proprietà biologiche equivalenti) alTinterno della cavità centrale anche dopo il posizionamento dell’impianto fra le vertebre del paziente. In questo caso, il foro di fissaggio potrebbe realizzare vantaggiosamente una duplice funzione, essendo impiegato in un primo tempo per il posizionamento dell’impianto, in un secondo tempo per Tintroduzione di ulteriore materiale biologico al suo interno.
La placca anteriore può presentare due indebolimenti longitudinali, destinati a consentirne la flessione, che separano rispettivamente le porzioni superiore e inferiore dalla porzione centrale.
Gli indebolimenti suddetti consentono così di adattare la placca anteriore al profilo cervicale, pur mantenendo uno spessore delle porzioni superiore e inferiore sufficiente per l’adozione di accorgimenti antimigrazione e per consentire la poliassialità delle viti.
Gli indebolimenti longitudinali possono vantaggiosamente essere determinati da gole ricavate su una faccia interna della placca anteriore, in considerazione del fatto che la lordosi cervicale richiede nella maggior parte dei casi una curvatura della placca verso l’interno. L’impianto può inoltre comprendere almeno due viti ossee inseribili in un’asola superiore e in un’asola inferiore, che si aprono rispettivamente sulla porzione superiore e inferiore della placca anteriore, dette viti ossee e dette asole essendo vantaggiosamente configurate in modo tale da consentire la poliassialità di detti viti ossee (esse possono quindi essere introdotte secondo differenti assi).
Le asole superiore e inferiore e le viti ossee possono essere inoltre vantaggiosamente configurate in modo da prevenire la migrazione di tali viti ossee.
In particolare, le asole superiore e inferiore possono presentare una forma allungata, sostanzialmente secondo la direzione di sviluppo della rispettiva porzione superiore o inferiore.
Le asole possono inoltre presentare una forma svasata, con sezione decrescente nel senso d’introduzione delle viti ossee.
Inoltre, una larghezza minima delle asole può essere sensibilmente superiore ad un diametro interno ed inferiore ad un diametro esterno di almeno un tratto di filettatura di dette viti ossee. In particolare, il diametro interno è preferibilmente compreso fra il 60% e il 90% della larghezza minima delle asole; il diametro esterno è preferibilmente compreso fra il 105% e il 125% della larghezza minima delle asole.
Tutti gli accorgimenti sopra menzionati con riferimento alla forma e siile dimensioni delle asole sono volti a consentire la poliassialità e a impedire la migrazione delle viti ossee.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi appariranno maggiormente dalla descrizione dettagliata fatta qui di seguito di una forma di realizzazione preferita, ma non esclusiva, del presente trovato, con riferimento alle unite figure, date a titolo esemplificativo ma non limitativo.
Breve descrizione dei disegni
La figura 1 rappresenta una vista laterale di un impianto per artrodesi intersomatica secondo la presente invenzione;
la figura 2 rappresenta una vista dall’alto dell’impianto in figura 1;
la figura 3 rappresenta una vista laterale di una gabbia intersomatica facente parte dell’impianto secondo la presente invenzione;
la figura 4 rappresenta una vista laterale di una gabbia intersomatica, di forma e dimensioni alternative rispetto a quella in figura 3, facente parte dell’impianto secondo la presente invenzione;
la figura 5 rappresenta una vista laterale di una gabbia intersomatica, di forma e dimensioni alternative rispetto a quelle in figura 3 e 4, facente parte dell’impianto secondo la presente invenzione;
la figura 6 rappresenta una vista dall’alto della gabbia intersomatica di figura 3;
la figura 7 rappresenta un perno di riferimento radiopaco integrato alle gabbie intersomatiche dell’impianto secondo la presente invenzione;
la figura 8 rappresenta vista prospettica di una placca anteriore facente parte deirimpianto secondo la presente invenzione; la figura 9 rappresenta una vista laterale della placca anteriore in figura 8;
la figura 10 rappresenta una vista frontale della placca anteriore nelle figure precedenti;
la figura 11 rappresenta una vista dall’alto della placca anteriore nelle figure precedenti;
la figura 12 rappresenta una vista laterale della placca anteriore nelle figure precedenti sezionata secondo l’asse P-P individuato in figura 10;
la figura 13 rappresenta un particolare della placca anteriore nelle figure precedenti sezionato secondo l’asse Q-Q individuato in figura 10;
la figura 14 rappresenta una vista laterale di orna vite ossea facente parte dell’impianto secondo la presente invenzione;
la figura 15 rappresenta la vite ossea di figura 14 sezionata lungo il suo piano mediano;
la figura 16 rappresenta una vista laterale di una vite ossea, di forma alternativa rispetto a quella in figure 14-15, facente parte dell’impianto secondo la presente invenzione;
la figura 17 rappresenta la vite ossea di figura 16 sezionata lungo il suo piano mediano.
Descrizione dettagliata
Con riferimento alle unite figure 1 e 2, identifichiamo genericamente con 1 un impianto per l’artrodesi intersomatica con approccio anteriore delle vertebre cervicali.
L’impianto 1 comprende una gabbia in ter somatica 2 (eventualmente sostituibile con gabbie inter somatiche 2’, 2” di differente altezza) predisposta per essere posizionata nello spazio intersomatico fra due vertebre adiacenti di un paziente, una placca anteriore 3 accoppiabile alla gabbia intersomatica 2 e due viti ossee 6 destinate a fissare la placca anteriore 2 alle vertebre di un paziente.
La gabbia intersomatica 2 presenta una forma scatolare di limitata altezza definita fra una faccia superiore 2b e una faccia inferiore 2c destinate a venire a contatto con le vertebre del paziente. Le facce superiore 2b e inferiore 2c sono raccordate fra loro dalle facce: anteriore 2a, posteriore 2d, e laterali 2e, 2f. La faccia posteriore 2d è destinata ad introdursi nello spazio intersomatico fino a portarsi in prossimità del forame vertebrale del paziente; la faccia anteriore 2a resta invece affacciata anteriormente ai corpi vertebrali.
La faccia inferiore 2c è piana mentre la faccia superiore 2b presenta un profilo convesso, tale per cui l’altezza della gabbia intersomatica 2 risulta non uniforme muovendo dalla faccia anteriore 2a a quella posteriore 2d. Tale altezza risulta massima in corrispondenza di una sezione intermedia mentre decresce verso le estremità. La differenza di altezza rispetto alla sezione intermedia risulta più marcata in corrispondenza della faccia posteriore 2d; tale accorgimento consente di preservare la lordosi cervicale quando la gabbia intersomatica 2 è impiantata fra le vertebre di un paziente.
Le facce inferiore 2c e superiore 2b prevedono una zigrinatura superficiale destinata a migliorare le caratteristiche di stabilità primaria deirimpianto 1. La zigrinatura è in particolare realizzata da una successione di rilievi paralleli alle facce anteriore 2a e posteriore 2d.
La gabbia intersomatica 2 è dotata di una cavità centrale 20, che l’attraversa nel senso della sua altezza. Tale cavità, che presenta una sezione a forma di rettangolo ad angoli arrotondati, è predisposta per accogliere materiale di stimolo alla crescita ossea, in particolare materiale d’innesto osseo autologo o materiale sintetico con proprietà equivalenti.
La gabbia intersomatica 2 può essere scelta in fase operatoria a seconda di specifiche esigenze morfologiche e dimensionali legate all’intervento . In figura 4 e 5 sono rappresentate due gabbie intersomatiche 2’, 2” da impiegare in alternativa alla gabbia intersomatica 2 di figura 3. Nondimeno, tutte le gabbie intersomatiche 2, 2’, 2” presentano analoga struttura, differenziandosi solo per la loro altezza; la presente trattazione, riferita alla gabbia intersomatica 2 di figura 3, è naturalmente estendibile alle gabbie intersomatiche di altezza differente.
A titolo esemplificativo, le gabbie intersomatiche 2, 2’, 2” presentano: una altezza massima, in direzione craniale-caudale, rispettivamente di 4,5 mm, 5,5 mm e 6,5 mm; una lunghezza longitudinale, secondo una direzione anteriore-posteriore, di 15,5 mm; una larghezza trasversale di 12 mm.
La placca anteriore 3 presenta una conformazione sostanzialmente planare. Essa comprende una porzione centrale 3c, accoppiabile alla faccia frontale della gabbia intersomatica 2, dalla quale si estendono una porzione superiore 3a e una porzione inferiore 3b.
Le due porzioni superiore 3a e inferiore 3b si sviluppano in appendici planari con asse lievemente inclinato (15° nella forma di realizzazione preferita) rispetto ad un asse mediano passante per il centro della porzione centrale 3c.
Si noti che le due porzioni superiore 3a e inferiore 3b si estendono da parti contrapposte di tale asse mediano, così da risultare disassate rispetto al piano sagittale del paziente quando la placca anteriore 3 è impiantata. Tale accorgimento consente Tapplicazione di diverse placche anteriori 3 imbricate volte a solidarizzare coppie di vertebre successive.
Le due porzioni superiore 3a e inferiore 3b presentano alla loro estremità rispettive asole superiore 3 la e inferiore 31b. Tali asole sono predisposte per accogliere viti ossee per il fissaggio alle vertebre del paziente; la loro conformazione verrà illustrata in seguito in maggior dettaglio.
Lo spessore della placca anteriore 3 non è uniforme: infatti, sia in corrispondenza dell’attacco fra porzione superiore 3a e porzione centrale 3c che in corrispondenza deìFattacco fra porzione centrale 3c e porzione inferiore 3b, sono ricavate sulla faccia interna della placca (ovvero la faccia rivolta verso la gabbia intersomatica 2) due gole parallele all’estensione della porzione centrale. Le due gole determinano altrettanti indebolimenti longitudinali 30a, 30b che consentono un’agevole deformazione della placca anteriore 3 al fine di adattarla alla conformazione del rachide cervicale al quale si applica.
Si noti che alle gabbie in ter somatiche 2, 2’, 2” aventi altezze differenti sono rispettivamente associate placche anteriori 3 con diverso interasse fra le asole, in modo da mantenere inalterata la distanza fra la gabbia e le viti. Nondimeno, data la sostanziale identità geometrica fra detti pezzi, un'unica dimensione di placca anteriore 3 è rappresentata nelle unite figure.
L’impianto 1 secondo la presente invenzione prevede mezzi d’ancoraggio 4 rimovibile della placca anteriore 3 sulla gabbia intersomatica 2.
Tali mezzi d’ancoraggio 4 comprendono due tenoni 40 solidali alla porzione centrale 3c della placca anteriore 3 inseribili in una sede longitudinale 41 ricavata sulla faccia anteriore 2a della gabbia intersomatica 2 .
I tenoni 40 si sviluppano in aggetto dalla faccia interna della porzione centrale 3c di placca anteriore 3, e sono posizionati allineati fra loro alle due estremità laterali di tale porzione centrale 3c. Tali tenoni 40 si strutturano come mensole 40b dotate di una porzione d’estremità 40a ingrossata, di forma cilindrica, che impedisce il dislocamento della placca rispetto alla gabbia in direzione anteriore. Le porzioni di estremità 40a dei due tenoni 40 sono allineate lungo un asse d’accoppiamento x ortogonale all’asse mediano della placca anteriore 3; la sede longitudinale è conseguentemente orientata secondo il medesimo asse ovvero lungo la direzione trasversale della gabbia intersomatica 2.
La sede longitudinale 41 della gabbia intersomatica 2 comprende una fessura piana 41b destinata ad accogliere scorrevolmente le mensole 40b e un foro trasversale 4 la, con diametro superiore rispetto allo spessore della fessura piana 41b, destinato a trattenere scorrevolmente le porzioni d’estremità 40a cilindriche dei tenoni 40. La fessura piana 41b raccorda il foro trasversale 4 la alla faccia anteriore 2a della gabbia intersomatica 2.
La fessura piana 41b corre lungo l’intera estensione trasversale della gabbia intersomatica 2, raggiungendo la cavità centrale 20. Il foro trasversale 4 la interessa invece solo due tratti periferici contrapposti della gabbia intersomatica 2, divisi fra loro dalla cavità centrale 20.
Data la struttura dei mezzi di ancoraggio 4 sopra descritti, è possibile accoppiare la placca anteriore 3 alla gabbia intersomatica 2 introducendo lateralmente un primo tenone 40 nella sede longitudinale 41, e facendolo scorrere lungo l’asse di accoppiamento x fino ad introdurre anche il secondo tenone 40. I due elementi possono essere disaccoppiati estraendo i tenoni 40 dalla sede per mezzo di un analogo scorrimento laterale.
La porzione centrale 3c della placca anteriore 3 presenta, in un suo punto centrale, un foro di fissaggio 31 che si apre sulla faccia interna in un punto intermedio ai due tenoni 40.
Il foro di fissaggio 31 è internamente filettato, ed ha come funzione precipua quella di consentire il fissaggio dell’estremità filettata dello stelo di uno strumentario operatorio, destinato ad agevolare la manipolazione e il posizionamento deirimpianto 1.
Inoltre, il foro di fissaggio 31 si affaccia sul tratto intermedio della fessura piana 41b, determinando un canale d’accesso alla cavità centrale 20 della gabbia intersomatica 2. Benché nella forma di realizzazione preferita qui descritta tale canale presenti diametro troppo piccolo per consentire tale operazione, è possibile ipotizzare forme di realizzazione alternative che consentano di introdurre entro tale canale del materiale di stimolo alla crescita ossea anche dopo che l’impianto 1 è stato collocato in posizione.
Un foro semicircolare 2 1 affacciato alla cavità centrale si apre centralmente al disopra della fessura piana 41b.
È importante notare come la gabbia intersomatica 2 sia realizzata in materiale radiotrasparente, in particolare PEEK, mentre la placca anteriore 3, così come i tenoni 40 ad essa integrali, sono realizzati in materiale radiopaco, in particolare titanio.
Così, i due tenoni 40 sono facilmente distinguibili nel corpo della gabbia intersomatica 2, e fungono da punti di repere radiografico nel corso dell’operazione e nelle verifiche post-operatorie.
Un ulteriore punto di re pere radiografico è definito da un riscontro radiopaco 5 costituito da un perno in lega di titanio inserito in un foro passante che attraversa la gabbia intersomatica 2 nel senso del suo spessore. 11 foro passante è realizzato in prossimità dell’incontro fra la faccia posteriore 2d e una delle facce laterali 2f della gabbia intersomatica 2.
Le asole 31a, 31b, di ugual forma e dimensione, presentano una sezione ovoidale allungata, composta da due semicerchi d’estremità raccordati da segmenti retti. Il diametro dei due semicerchi, ovvero la distanza fra i due segmenti retti, determina quella che verrà di seguito determinata larghezza minima lmindelle asole 3 la, 31b; tale concetto di larghezza minima è peraltro facilmente estendibile a sezioni differenti da quella qui specificamente descritta.
L’asse di sviluppo di tali asole superiore 3 la e inferiore 31b, ovvero l’asse di simmetria maggiore della sezione, corrisponde all’asse di sviluppo delle rispettive porzioni superiore 3a e inferiore 3b. Nella forma preferita qui illustrata, esso risulta quindi inclinato di 15° rispetto all’asse mediano della placca anteriore 3.
Le due asole 3 la, 31b presentano una forma svasata, con sezione decrescente nel senso d’introduzione delle viti ossee 6, ovvero con sezione minore verso la faccia interna della placca anteriore 3.
Le viti ossee 6, 6’ impiegate nel presente impianto possono essere di due tipi: viti ossee cosiddette standard 6, destinate ad essere utilizzate durante il primo impianto del sistema, e viti ossee cosiddette di recupero 6’, utilizzate in caso di re-intervento (in caso di mobilizzazione delle viti standard).
Le viti ossee 6, 6’ di entrambi i tipi presentano una punta autofilettante.
Le viti standard 6 e di recupero 6’ si differenziano per i rispettivi diametri.
In entrambi i casi, per evitare la migrazione delle viti, le dimensioni del filetto sono scelte in modo che il diametro interno dmin sia compreso fra il 60% e il 90% della larghezza minima delle asole lmin e il diametro esterno de3ctsia compreso fra il 105% e il 135% della larghezza minima lmindelle asole 3 la, 31b.
In particolare, nella forma di realizzazione specifica qui descritta, il diametro interno dmindella vite standard 6 vale circa il 71,5% della larghezza minima lmin delle asole 3 la, 3 1 b; il diametro interno dmindella vite da recupero 6’ vale circa Γ81% della larghezza minima lmin! il diametro esterno dmaj della vite standard 6 vale circa il 117% della larghezza minima lmin! e il diametro esterno dmaj della vite da recupero 6’ vale circa il 129% della larghezza minima Imm·
Un vantaggio del presente trovato deriva dall’elevata stabilità, sia primaria che secondaria, deirimpianto realizzato, nonché dalla solidità del vincolo fra placca anteriore e gabbia intersomatica.
Un altro vantaggio riguarda la facilità di controllo radiografico della corretta posizione dell’impianto, realizzato dai tenoni radiopachi.
Un ulteriore vantaggio è dovuto all’estrema adattabilità anatomica della placca anteriore.
Un ulteriore vantaggio ancora deriva dal posizionamento delle viti ossee, con ampia possibilità di posizionamento poliassiale e sistema antimigrazione affidabile e di economica realizzazione.
Ovviamente al trovato sopra descritto un tecnico del ramo, allo scopo di soddisfare esigenze contingenti e specifiche, potrà apportare numerose modifiche o varianti, tutte peraltro contenute nell’ambito di protezione dell’invenzione quale definito dalle rivendicazioni.

Claims (15)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Impianto (1) per artrodesi intersomatica comprendente: almeno una gabbia intersomatica (2, 2’, 2”), avente sviluppo sostanzialmente planare e dotata di almeno una cavità centrale (20) per accogliere materiale di stimolo alla crescita ossea, detta gabbia intersomatica (2, 2’, 2”) essendo destinata ad essere introdotta nello spazio intersomatico fra una vertebra inferiore e una vertebra superiore fra loro adiacenti; e almeno una placca anteriore (3) dotata di una porzione superiore (3a) e di una porzione inferiore (3b) destinate ad essere rispettivamente fissate a detta vertebra inferiore e a detta vertebra superiore; una porzione centrale (3c) della placca anteriore (3) essendo rimovibilmente vincolata, tramite mezzi d’accoppiamento (4), ad una faccia anteriore (2a) di detta gabbia intersomatica (2, 2’, 2”), detti mezzi d’ancoraggio (4) vincolando la placca anteriore (3) ad uno scorrimento relativo alla gabbia intersomatica (2, 2’, 2”) secondo una direzione di accoppiamento (x), detto scorrimento relativo consentendo un accoppiamento e un disaccoppiamento della placca anteriore (3) rispetto alla gabbia intersomatica (2, 2’, 2”), caratterizzato dal fatto che detta direzione di accoppiamento (x) si estende longitudinalmente rispetto alla faccia anteriore (20).
  2. 2. Impianto (1) secondo la rivendicazione 1, in cui detti mezzi d’accoppiamento (4) comprendono almeno un tenone (40) scorrevolmente inseribile in una sede longitudinale (41).
  3. 3. Impianto (1) secondo la rivendicazione 2, in cui il tenone (40) è solidale alla placca anteriore (3), la sede longitudinale (41) essendo ricavata sulla faccia anteriore (2 a) della gabbia inter somatica (2, 2’, 2 ”).
  4. 4. Impianto (1) secondo la rivendicazione 3, in cui i tenoni (40) sono almeno due, allineati e longitudinalmente spaziati fra loro lungo la porzione centrale (3c) della placca anteriore (3) .
  5. 5. Impianto (1) secondo la rivendicazione 4, in cui detta gabbia intersomatica (2) è realizzata almeno in parte in materiale radiotrasparente, e detti tenoni (40) sono realizzati in materiale radiopaco.
  6. 6. Impianto (1) secondo la rivendicazione 5, in cui detta gabbia intersomatica (2, 2’, 2”) comprende almeno un riscontro radiopaco (5) discosto rispetto alla sede longitudinale (41).
  7. 7. Impianto (1) secondo una delle rivendicazioni da 4 a 6, in cui detta porzione centrale (3c) presenta un foro di fissaggio (31) , tale foro di fissaggio (31) essendo internamente filettato per consentire il fissaggio di uno strumentario chirurgico.
  8. 8. Impianto (1) secondo la rivendicazione 7 in cui tale foro di fissaggio (31) è disposto fra i due tenoni (40).
  9. 9. Impianto (1) secondo una delle rivendicazioni precedenti, in cui detta placca anteriore (3) presenta due indebolimenti longitudinali (30a, 30b), destinati a consentirne la flessione, laddove detti indebolimenti longitudinali (30a, 30b) separano rispettivamente la porzione superiore (3a) e inferiore (3b) dalla porzione centrale (3c).
  10. 10. Impianto (1) secondo la rivendicazione 9, in cui detti indebolimenti longitudinali (30a, 30b) sono determinati da gole ricavate su una faccia interna della placca anteriore (3).
  11. 11. Impianto (1) secondo una delle rivendicazioni 9 o 10, comprendente inoltre almeno due viti ossee (6) inseribili in un’asola superiore (3 la) e in un’asola inferiore (3 lb), che si aprono rispettivamente sulla porzione superiore (3 a) e inferiore (3b) della placca anteriore (3), dette viti ossee (6) e dette asole (3 la, 3 lb) essendo configurate in modo tale da consentire la poliassiaìità di dette viti ossee (6, 61.
  12. 12. Impianto (1) secondo la rivendicazione 11, in cui dette asole superiore (3 la) e inferiore (3 lb) e dette viti ossee (6) sono configurate in modo da prevenire la migrazione di dette viti ossee (6).
  13. 13. Impianto (1) secondo una delle rivendicazioni I l o 12, in cui dette asole superiore (3 la) e inferiore (3 lb) presentano una forma allungata, sostanzialmente secondo la direzione di sviluppo della rispettiva porzione superiore (3a) o inferiore (3b).
  14. 14. Impianto (1) secondo una delle rivendicazioni 11-13, in cui dette asole (3 la, 3 lb) presentano una forma svasata, con sezione decrescente nel senso d Introduzione delle viti ossee (6, 6’).
  15. 15. Impianto (1) secondo una delle rivendicazioni 11-14, in cui una larghezza minima (lmin) delle asole (3 la, 31b) è sensibilmente superiore ad un diametro interno (dmin) ed inferiore ad un diametro esterno (dmaj) di almeno un tratto di filettatura di dette viti ossee (6, 6’}.
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