ITMI20091793A1 - "dispositivo di evacuazione di fluido in uscita da un ossigenatore di un'apparecchiatura per la circolazione extracorporea" - Google Patents

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ITMI20091793A1
ITMI20091793A1 IT001793A ITMI20091793A ITMI20091793A1 IT MI20091793 A1 ITMI20091793 A1 IT MI20091793A1 IT 001793 A IT001793 A IT 001793A IT MI20091793 A ITMI20091793 A IT MI20091793A IT MI20091793 A1 ITMI20091793 A1 IT MI20091793A1
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IT
Italy
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oxygenator
port
duct
shell
intake port
Prior art date
Application number
IT001793A
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Inventor
Luigi Cassara
Simone Francesco De
Giovanni Landoni
Original Assignee
San Raffaele Centro Fond
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    • A61M16/009Removing used or expired gases or anaesthetic vapours

Description

Descrizione di un brevetto d’invenzione a nome:
Il presente trovato si riferisce a un dispositivo di evacuazione di aria in uscita da un ossigenatore di un’apparecchiatura per la circolazione extracorporea.
In alcuni tipi di interventi in cui è richiesto un accesso diretto al cuore o ai grossi vasi di un paziente è necessario utilizzare delle apparecchiature per la circolazione extracorporea.
Infatti la necessità di effettuare interventi sul cuore significa quasi sempre arrestare o supportare le funzioni cardiache e polmonari e sostituirle o aiutarle con un insieme di dispositivi che vengono attuati tramite un’apparecchiatura per la circolazione extracorporea (CEC).
Nella fattispecie si parla di bypass cardiopolmonare che consiste nel cortocircuitare sia il cuore che i polmoni sostituendone le funzioni. Le apparecchiature per la CEC prevedono quindi una pompa che sostituisca la funzione del cuore e un ossigenatore che sostituisca quella dei polmoni.
Un circuito per un bypass necessita anche di ulteriori presidi quale: delle cannule venose ed arteriose per convogliare il sangue da e per il circuito extracorporeo, un recipiente per la riserva venosa, uno scambiatore di calore per gli scambi termici, degli aspiratori e dei filtri per trattenere particelle gassose o corpuscolate.
Le cannule utilizzate in circolazione extracorporea, sono tubi in materiale polimerico. La loro funzione è quella di collegare il paziente ai tubi della circolazione extracorporea.
Generalmente la cannula di drenaggio del sangue dal paziente è posizionata all’interno dell’atrio destro o all’interno delle vene cave (secondo le esigenze chirurgiche), mentre quella che restituisce il sangue trattato al paziente è posizionata in aorta o in arteria femorale (anche in questo caso la sede dipende dalle esigenze chirurgiche).
Le cannule sono progettate in modo da far circolare il sangue con il minimo grado di turbolenza.
Le apparecchiature CEC comprendono inoltre un recipiente (reçevoir) in cui si deposita il sangue drenato dal paziente.
Questo dispositivo, posizionato generalmente con un dislivello dall’atrio destro del cuore di trenta o più centimetri, funge da riserva venosa; infatti proprio grazie al dislivello “svuota” quasi completamente le riserve delle vene nel recevoir.
All’interno del reçevoir viene convogliato anche il sangue libero proveniente dal campo operatorio e quello drenato in alcune sezioni del cuore dovuto ad un ritorno “anomalo” (esempio il sangue proveniente dal circolo bronchiale e che termina nel ventricolo sinistro).
Esistono diversi tipi di pompe utilizzate nel circuito per la circolazione extracorporea: una pompa definita “master” che sostituisce la funzione del cuore, delle pompe per la somministrazione della cardioplegia (soluzione che permette di arrestare il cuore) e delle pompe utilizzate come aspiratori.
La pompa principale può essere di diversi tipi, generalmente è a rulli (roller) o centrifuga.
A seconda di parametri soggettivi, la pompa deve assicurare una portata adeguata al paziente anche per flussi superiori ai sei litri al minuto.
In CEC possono essere utilizzati due tipi fondamentali di ossigenatori: a gorgogliamento (ormai in disuso) ed a membrana (generalmente a fibre cave). Il diverso tipo di ossigenatore determina differenti esigenze di posizionamento della pompa rispetto al circuito.
In ogni caso l’ossigenatore viene alimentato con dell’aria miscelata a dell’ossigeno puro.
Negli ossigenatori a membrana (attualmente in uso), il comparto gas ed il comparto sangue, sono separati da una membrana microporosa. L’ossigenatore permette il passaggio dei gas (da e per il sangue) in quanto emula in modo completo la funzione del polmone naturale. Infatti, lo scambio gassoso, anche in questo caso avviene seguendo la legge di Fick. Negli ossigenatori a gorgogliamento (ormai in disuso), pur seguendo la stessa regola di scambio, è strutturato in modo diverso in quanto non vi è alcuna separazione tra gas e sangue.
Ovviamente è necessario fornire alla membrana un quantitativo di aria e ossigeno in eccesso rispetto a quanto può normalmente essere assorbito dal sangue stesso. Tale eccesso viene liberamente scaricato nell’ambiente tramite una porta di scarico principale dell’ossigenatore insieme alla anidride carbonica liberata dal sangue. L’ossigenatore prevede inoltre delle porte di scarico secondarie (o di emergenza) che si rendono utili nel caso in cui la porta principale sia ostruita per qualsiasi ragione.
Le apparecchiature CEC comprendono anche degli scambiatori di calore che hanno la funzione di regolare la temperatura del sangue e, di conseguenza, la temperatura del paziente.
Lo scambiatore di calore è solitamente integrato nell’ossigenatore.
Sono inoltre presenti degli aspiratori che vengono utilizzati per recuperare il sangue libero nella cavità toracica a causa di ingiurie chirurgiche e per recuperare il sangue dal ventricolo sinistro proveniente dal circolo bronchiale come descritto in precedenza.
Il sangue recuperato viene rimandato nella riserva venosa non prima di essere stato filtrato attraverso un altro recipiente integrato in un reçevoir chiamato cardiotomo.
Come noto durante la fase di circolazione extracorporea l’anestesia tramite gas anestetici è benefica per i pazienti e può essere effettuata tramite l’ossigenatore.
Gli anestetici volatili hanno infatti proprietà protettive nei confronti del danno ischemico del miocardio. La possibilità di avvalersi di queste proprietà durante l’anestesia può comportare un ulteriore strumento di trattamento o di prevenzione (o entrambi), nei confronti del danno cardiaco ischemico nel periodo perioperatorio. Una recente metanalisi ha suggerito infatti che gli anestetici alogenati riducono la mortalità perioperatoria e l’incidenza di infarti del miocardio conseguenti alla chirurgia cardiaca, con una significativa riduzione in termini di rilascio postoperatorio di troponina, necessità di farmaci inotropi, tempi di ventilazione meccanica, degenza in terapia intensiva e ospedaliera.
Trial multicentrici randomizzati hanno precedentemente dimostrato che l’utilizzo di anestetici volatili può ridurre il rilascio postoperatorio di Troponina I, la necessità di supporto con farmaci inotropi e il numero di pazienti che necessitano di una prolungata ospedalizzazione dopo intervento di bypass coronarico. La somministrazione di agenti anestetici volatili anche durante il bypass cardiopolmonare incrementa questi effetti benefici. In particolare Bignami E et al., (J Cardiothorac Vasc Anesth. 2009) hanno dimostrato che la diminuzione di mortalità in cardiochirurgia con l’utilizzo di gas alogenati è proporzionale alla durata di somministrazione e massima nei malati che ricevono alogenati anche durante la circolazione extracorporea. De Hert et al. (Anesthesiology, 2004) avevano già dimostrato che il rilascio di markers di necrosi miocardica è diminuito dall’utilizzo di anestetici alogenati ed è minimo quando questi alogenati vengono somministrati anche durante la circolazione extracorporea. In sostanza i gas anestetici vengono vaporizzati nel flusso di aria e ossigeno che viene fornito all’ossigenatore.
Come già descritto la porta di scarico principale dell’ossigenatore libera il fluido non utilizzato per lo scambio con il sangue (compresa la Co2) nell’ambiente circostante. Ne risulta che gli anestetici in eccesso presenti allo scarico dell’ossigenatore vengono liberati (sempre se utilizzati) nella sala operatoria e possono essere inalati dal personale ivi presente, con conseguenti inconvenienti per la salute del personale stesso.
Scopo del presente trovato è, pertanto, quello di realizzare un dispositivo di evacuazione del fluido in uscita da un ossigenatore di un’apparecchiatura per la circolazione extracorporea che raccolga e smaltisca eventuali anestetici presenti in uscita dell’ossigenatore, evitandone così la dispersione nell’ambiente della sala operatoria.
Questi ed altri scopi vengono raggiunti realizzando un dispositivo di evacuazione secondo gli insegnamenti tecnici delle annesse rivendicazioni.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi del trovato risulteranno evidenti dalla descrizione di una forma di realizzazione preferita ma non esclusiva del dispositivo di evacuazione, illustrata a titolo esemplificativo e quindi non limitativo nei disegni allegati, in cui:
la figura 1 è una vista schematica di una apparecchiatura per CEC connessa a un paziente;
la figura 2 è una vista schematica del dispositivo di evacuazione della presente innovazione associato a un ossigenatore di figura 1; e
le figure 3 e 4 sono una vista schematica forme alternative di realizzazione del trovato di figura 2.
Con riferimento alle figure citate, viene mostrato un dispositivo evacuazione di fluido in uscita da un ossigenatore 10 di un’apparecchiatura per la circolazione extracorporea.
L’apparecchiatura per la circolazione extracorporea è sostanzialmente del tipo noto ed è illustrata schematicamente in figura 1. Essa comprende delle cannule 50 per il collegamento della macchina al paziente, un serbatoio venoso 51, un serbatoio filtro cardiotomo 52, una pompa principale 53, un emoconcentratore a fibre cave 54 (se posizionato), un filtro arterioso 55, delle pompe di aspirazione 56 e un ossigenatore 10 a cui è associato il dispositivo 1 della presente invenzione. Il funzionamento della apparecchiatura CEC è noto e non verrà quindi ripreso. Inoltre la configurazione qui fornita della macchina CEC è puramente esemplificativa e il dispositivo 1 potrà essere applicato a un ossigenatore associato ad apparecchiature CEC anche molto differenti da quella descritta.
Secondo l’invenzione l’ossigenatore presenta una linea o condotto di alimentazione 44 che gli fornisce dell’aria mista a ossigeno prelevata da una bombola 45 o da una o più alimentazioni a muro. La linea 44 prevede un regolatore di pressione 46 e un vaporizzatore di anestetico 47 (per la somministrazione di alogenati all’interno del flusso) sorretto da una opportuna staffa 47A. A conclusione della descrizione dell’ossigenatore si sottolinea che esso presenta una prima linea 48 di ingresso di sangue da ossigenare e una seconda linea 49 di uscita di sangue ossigenato. Sono inoltre presenti dei condotti 13 di alimentazione di fluido di scambio termico.
L’ossigenatore presenta poi uno scarico 4 di fluido. Nel presente testo per fluido si intende il misto di aria, anidride carbonica e eventualmente di anestetico volatile che viene espulso dall’ossigenatore durante il suo funzionamento.
Il dispositivo di evacuazione presenta un condotto 2 munito di primi mezzi di associazione 3 ad uno scarico principale 4 dell’ossigenatore e di secondi mezzi 5 di connessione ad una porta di aspirazione 9 a muro di una sala operatoria. Il condotto 2 è preferibilmente formato da una prima porzione 2A realizzata in materiale flessibile, connessa ad una seconda porzione 2B opportunamente conformata, a sua volta connessa ad una terza porzione 2C dotata di mezzi di collegamento con la porta di aspirazione 9 della sala operatoria.
La seconda porzione 2B presenta in particolare un primo tratto 6 convergente. In prossimità di una sezione minore calibrata 6A del primo tratto convergente 6, è prevista una luce di aspirazione 7 in comunicazione con l’ambiente esterno.
Vantaggiosamente anche la luce di aspirazione 7 è definita alla sezione minore di un elemento convergente 8 la cui sezione maggiore è liberamente rivolta verso l’esterno; la sezione della luce di aspirazione 7 è calibrata in modo da regolare il flusso (portata) d’aria in ingresso alla stessa.
Nell’uso il condotto 2 viene connesso ad una porta di aspirazione 9 che presenta un volume di aspirazione molto alto, pari a 25 litri al minuto.
La porta di aspirazione 9 mette in depressione il condotto e di conseguenza raccoglie (freccia F) quanto viene espulso dallo scarico principale 4 dell’ossigenatore 10. Come noto la portata di scarico dell’ossigenatore è di circa 2 litri al minuto, a fronte di una aspirazione da parte della porta 9 di circa 25 litri al minuto. La luce 7 ricavata nel condotto permette di evitare che l’ossigenatore 10 venga posto in depressione da una portata di aspirazione troppo elevata. Infatti la luce 7 permette l’ingresso (freccie G) all’interno del condotto di aria tratta dall’ambiente, che va a miscelarsi con quella proveniente dall’ossigenatore e viene aspirata (freccia H) dalla porta di aspirazione 9.
Vantaggiosamente le sezioni 6A e/o 7 sono calibrate in modo da regolare la portata d’aria che entra all’interno delle stesse. Il primo tratto convergente 6A e l’elemento convergente 8 migliorano le prestazioni del dispositivo evitando o minimizzando la formazione di turbolenze.
Ovviamente possono essere previsti dei mezzi di regolazione valvolari atti a regolare la portata di aria che scorre attraverso la prima parte del condotto 2A o che viene risucchiata dalla luce 7. Tali mezzi valvolari possono essere associati sia ai condotti convergenti, sia direttamente alla sezione 6A o alla luce 7.
Vantaggiosamente la forma di realizzazione sopra descritta può essere associata, per sicurezza, a un guscio 11 che viene disposto attorno all’ossigenatore 10. L’ossigenatore infatti prevede degli scarichi secondari 19 che entrano in azione quando lo scarico principale 4 risulta ostruito o la portata di fluido espulsa dallo stesso è inferiore rispetto a quella che deve essere effettivamente smaltita dallo scarico principale 4.
In questo caso dagli scarichi secondari 19 fuoriesce parte del fluido che dovrebbe essere scaricato dallo scarico principale. Tale fluido porta con sé parte dell’anestetico che esce dall’ossigenatore 10.
L’interno del guscio 11, disposto attorno all’ossigenatore, è posto in depressione tramite un ulteriore condotto 20 che lo connette tramite opportuni mezzi 5’ ad una ulteriore porta di aspirazione 9’. L’aria eventualmente espulsa dagli scarichi secondari 19 (freccia M) dell’ossigenatore si mischia con quella dell’ambiente esterno che penetra (freccia L) fra il guscio 11 e l’ossigenatore 10 da una luce 15 ricavata fra la parete dell’ossigenatore e quella del guscio stesso.
Vantaggiosamente è previsto un sensore 18 di anestetico al di sotto dell’ossigenatore 10 e all’interno del guscio, che fornisce una rilevazione in caso di presenza di fluido anestetico in tale posizione.
In una alternativa forma di realizzazione non è presente il condotto 2 associato allo scarico principale dell’ossigenatore. Quest’ultimo scarica direttamente all’interno del guscio 11 che raccoglie tutta l’aria di scarico. La luce 15 provvede ad uno scopo analogo a quello della luce 7 della precedente forma di realizzazione. In sostanza l’interno del guscio 11 è associato agli scarichi principali 4 e secondari 19 e il condotto 2 è definito dal guscio 11 stesso e dall’ulteriore condotto 20.
In entrambe le forme di realizzazione il guscio 11 sopra descritto è formato preferibilmente da due semigusci 11A, 11B ciascuno comprendente una parete a sviluppo sostanzialmente cilindrico (Ma geometricamente modificabile secondo la conformazione dell’ossigenatore che deve contenere) e una porzione di fondo. I gusci accoppiati formano una parete laterale cilindrica chiusa da un piatto di fondo 11C. Preferibilmente esso è realizzato in tre pezzi 11A,11B e 11C mutuamente accoppiabili (ad esempio a scatto) in modo da circondare l’ossigenatore 10 e costituirne il fondo. Nel guscio sono inoltre previsti dei passaggi 190 per il condotto 4 e per una doppia tubazione di liquido 13 di scambio termico con l’ossigenatore e per altre tubazioni 22 dove scorre il sangue.
Una forma alternativa di realizzazione del trovato di figura 2 è mostrata in figura 3. In particolare la prima porzione di condotto 2A e la terza porzione 2C non presentano differenze rilevanti rispetto a quanto precedentemente descritto. La porzione 2B’ presenta invece una configurazione sostanzialmente differente da quella precedentemente prevista.
La luce 7 di aspirazione fronteggia una sezione di ingresso 30 di un condotto terminale 2D di connessione (tramite la terza porzione di condotto 2C) alla porta di aspirazione 9. La sezione di ingresso 30 presenta un diametro maggiore rispetto a quello della luce di aspirazione 7. Si viene così a creare una luce anulare 31 in comunicazione con l’uscita principale dell’ossigenatore tramite la prima porzione 2A. In particolare tale uscita 4 è in comunicazione con un carter 32 preferibilmente stagno disposto attorno al condotto terminale 2D e all’elemento 33 che definisce la luce di aspirazione 7. L’elemento 33 che definisce la luce di aspirazione può essere leggermente distanziato dall’ingresso 30, può essere posto in corrispondenza dell’ingresso stesso oppure può essere parzialmente infilato all’interno del condotto terminale 2D.
Vantaggiosamente l’elemento 33 presenta un tratto convergente 33A verso la luce 7.
Anche in questa forma di realizzazione possono essere previsti mezzi valvolari 34,35 associati rispettivamente alla luce di aspirazione 7 e/o alla prima porzione 2A di condotto che permettono una regolazione della portata di fluido rispettivamente attraverso la luce di aspirazione 7 o attraverso la luce anulare 31. Preferenzialmente nella forma di realizzazione descritta è previsto il solo mezzo valvolare 34.
In via preferenziale il condotto terminale 2D presenta, nel senso di aspirazione del fluido (freccia H), un tratto divergente 37 seguito da un tratto convergente 36 di sviluppo lineare inferiore al tratto divergente. Fra il tratto divergente 37 e quello convergente 36 può essere presente una porzione 38 a sezione costante.
Il funzionamento di tale forma di realizzazione è leggermente differente rispetto al precedente. Infatti qui il mezzo valvolare 34 viene regolato in modo da aspirare dalla luce di scarico 4 dell’ossigenatore una quantità di aria leggermente maggiore rispetto a quella effettivamente espulsa. Ciò permette di mettere leggermente in depressione l’interno dell’ossigenatore stesso imponendo quindi alle porte di scarico secondarie 19 di lavorare aspirando aria dall’ambiente esterno (frecce N).
In questo modo tutte le tracce di anestetico vengono aspirate dalla porta 9, e il guscio 11 non è necessario.
Una ulteriore forma di realizzazione del trovato è mostrata nella figura 4.
Anche qui come nel caso precedente la prima porzione 2A del condotto e la terza porzione 2C sono del tutto simili a quelle illustrate nelle precedenti forme di realizzazione.
In particolare la porzione 2B’’ può semplicemente sostituirsi alla configurazione del tratto 2B descritto nella prima forma di realizzazione.
Qui è prevista una configurazione simile a quella descritta nella forma di realizzazione di figura 3. E presente infatti una luce anulare 31’ che è però in comunicazione con l’esterno attraverso una valvola 34, mentre l’elemento 33’ è connesso allo scarico principale dell’ossigenatore ed è parzialmente inserito nel condotto terminale 3D’. A differenza della configurazione di figura 3 sia l’elemento 33’ che il condotto terminale 3D’ presentano sezione costante.
Il funzionamento della forma di realizzazione appena descritta può essere identico a quello della forma di realizzazione di figura 3, oppure, in assenza del mezzo valvolare e in presenza di sezioni calibrate dell’elemento 33’ e del terminale 3D’, può essere molto simile a quello della prima forma di realizzazione, da usarsi o meno in combinazione al guscio 11.
Vantaggiosamente, in ciascuna delle forme di realizzazione sopra descritte, associato allo scarico principale 4 dell’ossigenatore 10 e preferenzialmente sulla prima porzione del condotto 2A, può essere prevista una derivazione 40 che convoglia parte dell’aria espulsa dall’ossigenatore ad un analizzatore di gas 41. A monte dell’analizzatore di gas è previsto un rubinetto 42 che permette di selezionare il flusso proveniente dalla derivazione 40 oppure da una ulteriore derivazione 43 prevista sul condotto di alimentazione 44 di fluido (aria, ossigeno, anidride carbonica e anestetico) all’ossigenatore 10.
In tal modo agendo sul rubinetto 42 è possibile analizzare la quantità di anestetico presente nel flusso di alimentazione all’ossigenatore e la quantità di anestetico presente nel flusso di uscita, ricavando così per differenza la reale quantità di anestetico somministrata al paziente.
Il sensore di anestetico 18, posto sotto l’ossigenatore, è anch’esso connesso all’analizzatore dei gas 41 attraverso il rubinetto 42 per valutare eventuali dispersioni di gas all’interno del guscio 11 o libero nell’aria se il dispositivo non dovesse prevedere il guscio come nelle forme 3 e 4.
In sostanza i sistemi sopra descritti per la regolazione dell’aspirazione (tramite le valvole 34, tramite condotti convergenti e/o sezioni calibrate) permettono di mantenere il valore dei gas (alogenati-anidride carbonica), monitorati all’uscita di una delle porte di scarico secondarie dell’ossigenatore, pari allo 0% per quanto riguarda gli alogenati e pari a 0mmhg per quanto riguarda la anidride carbonica, oltre a mantenere la pressione relativa all’uscita del comparto gas dell’ossigenatore pari a 0mmhg (quindi alla pressione atmosferica di 760mmhg).
Per ottenere tali risultati va tenuto presente che l’aspirazione dipende dai seguenti fattori: flusso del gas in ingresso 44 dell’ossigenatore, area della sezione dell’uscita gas principale dell’ossigenatore 4, area totale delle sezioni di uscita gas secondarie 19 dell’ossigenatore, area della sezione del tubo 2A che collega l’uscita dell’ossigenatore all’ingresso venturi, lunghezza di tale tubo, area della sezione del tubo 2C che collega il sistema venturi con l’esterno, e lunghezza di tale tubo, flusso di aspirazione della porta 9 centralizzata adibita allo smaltimento gas.
E’ quindi importante mantenere una corretta equilibratura del flusso di aspirazione tra il tubo 2A che collega il venturi allo scarico principale del gas dell’ossigenatore 4 (flusso gas di scarico 4 proveniente dall’ossigenatore unito al flusso di aria richiamata dall’esterno attraverso le porte secondarie di scarico dell’ossigenatore 19 –se presente-)e il convergente 8 che collega il venturi con l’esterno.
L’equilibratura avviene in maniera fissa o regolabile a secondo che siano o meno presenti mezzi di regolazione valvolari 34 (o 35) del flusso in ingresso al venturi.
Nel caso di equilibratura fissa essa è demandata, come già illustrato, alla corretta calibrazione delle varie sezioni di passaggio 7,6A,31 delle differenti forme di realizzazione.
In presenza dei mezzi di regolazione valvolari, oltre alla regolazione ‘di massima’ effettuata dalle sezioni di passaggio calibrate viene anche consentita una regolazione molto precisa del rapporto tra l’ aspirazione dell’aria esterna G e il fluido F proveniente dallo scarico dell’ossigenatore.
Ciò e possibile attraverso i citati mezzi di regolazione valvolari e in particolare quelli previsti per la regolazione del flusso d’aria G proveniente dall’esterno.
Il regolatore di aspirazione (ad esempio la valvola 34 di figura 3 o 4), a parità di flusso di aspirazione della porta centralizzata di smaltimento gas 9 man mano che viene chiuso, favorisce una maggiore aspirazione dal tubo 2A che collega la porta principale di scarico 4 dell’ossigenatore 10 al tratto 2B.
Se l’aspirazione dalla porta di scarico principale 4 dell’ossigenatore 10 supera quella in uscita dall’ossigenatore, si attivano le porte secondarie di scarico 19 dell’ossigenatore 10, le quali richiamando aria esterna N all’interno del comparto gas dell’ossigenatore 10 , impediscono la depressurizzazione della camera ossigenante.
Quando invece il regolatore di flusso 34 viene riaperto sortisce l’effetto opposto, permette a una maggiore quantità di aria esterna G di essere aspirata, riducendo così la depressione nel tubo 2A che collega la porta di scarico 4 dell’ossigenatore con il tratto 2B.
Questa regolazione viene fatta sulla base della rilevazione di eventuali dispersioni di gas attraverso una sonda 18 posta all’uscita delle porte di scarico secondarie 19 dell’ossigenatore 10.
Il vantaggio che consente la regolazione dell’aspirazione rispetto ad una regolazione fissa, e’ quella di poterla adattare su qualsiasi tipo di ossigenatore e su qualsiasi tipo di circuito che collega la via di scarico principale 4 dell’ossigenatore 10 con il sistema di aspirazione per lo smaltimento gas indipendentemente dal flusso gas in entrata 44 nell’ossigenatore e dal flusso di aspirazione della porta centralizzata di smaltimento gas 9.
Tale sistema permette di lavorare in massima sicurezza, senza il rischio di depressurizzare la camera ossigenante a causa di un flusso troppo alto di aspirazione e contemporaneamente avere un corretto smaltimento dei gas di scarico nella porta 9 centralizzata.
Sono state illustrate varie forme di realizzazione della presente invenzione ma altre potranno essere concepite sfruttando lo stesso concetto inventivo.

Claims (16)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo di evacuazione di fluido in uscita da un ossigenatore di un’ apparecchiatura per la circolazione extracorporea comprendente un condotto (2) munito di primi mezzi (3,11) di associazione ad uno scarico principale (4) dell’ossigenatore e di secondi mezzi (5) di connessione ad una porta di aspirazione (9) a muro di una sala operatoria, detto condotto (2) presentando almeno una luce di aspirazione (7,31’,15) atta a permettere l’ingresso al suo interno di aria proveniente dall’ambiente circostante, in modo che quest’ultima possa miscelarsi al fluido proveniente dall’ossigenatore prima di raggiungere la porta di aspirazione.
  2. 2. Dispositivo secondo la rivendicazione precedente in cui detta luce di aspirazione (7) presenta una sezione calibrata che regola il flusso d’aria in ingresso alla stessa.
  3. 3. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti in cui detta luce di aspirazione (7) è definita dalla sezione minore di un elemento convergente (8) la cui sezione maggiore è rivolta verso l’esterno.
  4. 4. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti in cui direttamente a monte di detta luce di aspirazione (7) sulla porzione di condotto in uscita dall’ossigenatore è previsto un primo tratto convergente (6) che presenta una sezione minore (6A) calibrata.
  5. 5. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti in cui è previsto un elemento a guscio (11) atto ad alloggiare almeno una porzione di detto ossigenatore posta in prossimità di almeno un suo scarico secondario (19), l’interno di detto elemento a guscio essendo posto in depressione tramite un ulteriore condotto (20) connesso ad una ulteriore porta di aspirazione (9’), detto elemento a guscio prevedendo almeno una apertura (15) di ingresso al suo interno di aria prelevata dall’ambiente, che funge da luce di aspirazione.
  6. 6. Dispositivo secondo la rivendicazione precedente in cui detta apertura (15) di ingresso è ricavata tra almeno una parete laterale di detto guscio e detto ossigenatore.
  7. 7. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti in cui detto guscio (11) presenta una parete laterale sostanzialmente cilindrica (11A, 11B) chiusa all’estremità inferiore da una un piatto di fondo (11C) e/o in cui detto guscio è realizzato in almeno tre pezzi mutuamente accoppiabili in modo da circondare almeno parzialmente l’ossigenatore e/o in cui detto guscio presenta dei passaggi per i condotti della tubazione di liquido di scambio termico (13) con l’ossigenatore e per le tubazioni atte al passaggio di sangue (22) da e per l’ossigenatore, e/o in cui l’apertura (15) di ingresso è ricavata tra le pareti superiori dell’ossigenatore (10) ed il bordo superiore delle pareti del guscio (11).
  8. 8. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti in cui detta luce di aspirazione (7,31,31’) è associata a mezzi di regolazione (34) della quantità di aria che fluisce attraverso la stessa e/o in cui a monte della luce di aspirazione sul condotto in uscita dall’ossigenatore è previsto un mezzo valvolare (35) atto a regolare la portata di fluido proveniente dall’ossigenatore stesso.
  9. 9. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti in cui detta luce di aspirazione (7) fronteggia la sezione di ingresso (30) di un condotto terminale (2D) di connessione alla porta di aspirazione, detta sezione di ingresso presentando un diametro maggiore rispetto a quello della luce di aspirazione, in modo da creare una luce anulare (31) in comunicazione con l’uscita principale dell’ossigenatore.
  10. 10. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti in cui il condotto terminale (2D) presenta, nel senso di aspirazione del fluido, un tratto divergente (37) seguito da un tratto convergente (36) di sviluppo lineare inferiore al tratto divergente, e/o in cui fra il tratto divergente e quello convergente è presente una porzione a sezione costante (38), e/o in cui è previsto un carter (32) che circonda la luce di aspirazione (7) e la sezione di ingresso (30) del condotto terminale, l’interno del carter essendo posto in comunicazione con lo scarico principale (4) dell’ossigenatore.
  11. 11. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti in cui detta luce di aspirazione (7) è definita da una luce anulare (31’) formatasi tra un elemento (33’) connesso allo scarico principale (4) dell’ossigenatore e il condotto terminale (3D<I>) connesso alla porta di scarico (9), e/o in cui detta luce di aspirazione (7) è definita dall’ interstizio (15) presente fra la parete di detto guscio (11) e la parete di detto ossigenatore.
  12. 12. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti in cui associato allo scarico principale (4) dell’os sigenatore è presente una derivazione (40) sfociante in un analizzatore di gas (41), e/o in cui in prossimità dello scarico secondario dei gas (19) dell’ossigenatore sono presenti mezzi (18) di rilevazione di eventuali dispersioni di anestetici nell’ambiente circostante.
  13. 13. Apparecchiatura per la circolazione extracorporea comprendente almeno un serbatoio venoso (51), una pompa principale (53), un ossigenatore (10) e un filtro arterioso (55), caratterizzato dal fatto che a detto ossigenatore (10) è associato un dispositivo di evacuazione di fluido (1) secondo una o più delle rivendicazioni precedenti.
  14. 14. Apparecchiatura secondo la rivendicazione precedente in cui è presente un vaporizzatore (47) atto a vaporizzare all’interno del flusso d’aria in ingresso all’ossigenatore un anestetico volatile.
  15. 15. Apparecchiatura secondo una o più delle rivendicazioni precedenti in cui associato all’ingresso dei gas (44) dell’ossigenatore è presente una derivazione (43) sfociante in un analizzatore di gas (41).
  16. 16. Apparecchiatura secondo una o più delle rivendicazioni precedenti in cui sono presenti un’alimentazione dei gas (45) e/o un regolatore di pressione e miscelazione dei gas (aria/ossigeno) (46) e/o una staffa per il supporto del vaporizzatore (47A) e/o un vaporizzatore di anestetico (47) e/o una derivazione (43) per la rilevazione della concentrazione dell’anestetico inspirato e/o una derivazione (40) per la rilevazione dell’anestetico espirato e/o un sensore (18) per la rilevazione delle eventuali perdite dell’alogenato nell’ambiente.
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