ITBO20130319A1 - Contenitore per liquidi ad uso alimentare - Google Patents

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ITBO20130319A1
ITBO20130319A1 IT000319A ITBO20130319A ITBO20130319A1 IT BO20130319 A1 ITBO20130319 A1 IT BO20130319A1 IT 000319 A IT000319 A IT 000319A IT BO20130319 A ITBO20130319 A IT BO20130319A IT BO20130319 A1 ITBO20130319 A1 IT BO20130319A1
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Francesco Giuffrida
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F R I D A S R L
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Description

DESCRIZIONE
Annessa a domanda di brevetto per INVENZIONE INDUSTRIALE avente per titolo
CONTENITORE PER LIQUIDI AD USO ALIMENTARE
La presente invenzione ha per oggetto un contenitore di liquidi ad uso alimentare.
Più precisamente, la presente invenzione fa particolare riferimento sia ad un contenitore, preferibilmente monouso, per distributori d’acqua, del tipo “a colonnina”, sia ad un contenitore di bevande quali ad esempio vino provvisto di rubinetto di erogazione.
Dunque, la presente invenzione trova particolare applicazione nel settore della distribuzione di bevande, in particolare acqua, nonché del trasporto (handling).
Nel settore della distribuzione di bevande, ed in particolare relativamente alle colonnine presenti generalmente in uffici o luoghi pubblici, è fortemente sentita la necessità di igienizzare quanto più possibile l’acqua ristagnante nei contenitori, in quanto i distributori della tecnica nota sono particolarmente carenti dal punto di vista igienico.
Si noti infatti che la conservazione dell’acqua all’interno delle vaschette o dei serbatoi (c.d. “boccioni”) può essere garantita solo per brevi periodi, essendo le caratteristiche dell’acqua di alimentazione degli erogatori mutevoli dal momento in cui vengono stoccate.
Ad esempio, il ristagno associato ad un basso o scostante utilizzo e le variazioni termiche facilitano la proliferazione delle colonie batteriche già esistenti nell’acqua stessa, comportandone una degenerazione del livello batteriologico dopo pochi giorni, anche in un quadro di normale pulizia e sanificazione delle parti a contatto con l’ambiente.
Come è noto, infatti, l’acqua è un importante veicolo di contaminanti biologici in quanto anche un’acqua definita “potabile” ha un contenuto di batteri (seppur basso) che, nell’intervallo di temperatura in cui operano i distributori oggetto della presente domanda, trovano l’ambiente ideale per proliferare.
Tali colonie di batteri, spore e tossine potrebbero essere portate a distruzione solo portando l’acqua ad una temperatura > di 121° (in 15 minuti, cioè a valle della pastorizzazione), il che tuttavia risulta in forte contrasto con la distribuzione di acqua fresca, ma in relazione alle bevande calde (come ad esempio il caffè).
Per risolvere tali inconvenienti, la tecnica nota propone alcune soluzioni, le quali tuttavia risultano poco praticabili e non esenti da svantaggi di varia natura.
Ad esempio, la domanda di brevetto WO2013022300 mostra l’utilizzo di un bag-in-box in sostituzione dei classici “boccioni” per colonnine, il quale dovrebbe consentire di mantenere inalterate le caratteristiche dell’acqua prevenendone il contatto con l’aria esterna.
In particolare, tale pubblicazione spiega che la deformabilità della sacca interna permette l’erogazione dell’acqua senza che sia necessaria una compensazione di aria, il che tuttavia è bel lontano dall’essere reale in quanto la planarità della base della scatola (box) al cui interno è alloggiata la sacca (box) rende impossibile un completo svuotamento di quest’ultima. Peraltro, la soluzione WO2013022300 risulta poco vantaggiosa anche dal punto di vista del trasporto, della comodità d’uso e dello smaltimento.
Infatti, l’utilizzo di un bag-in-box necessità sempre l’accoppiamento ed il disaccoppiamento dei due elementi, realizzati in materiali distinti, sia prima che dopo l’uso.
Inoltre, qualora il bag-in-box venga trasportato già “accoppiato”, ovvero con la sacca già alloggiata all’interno della scatola, l’ingombro dello stesso risulta assai rilevante, con notevoli inconvenienti dal punto di vista del trasporto.
Infatti, qualora tali prodotti fossero commercializzati nella grande distribuzione, insorgerebbero problematiche legate al loro trasporto, dovendo essere predisposte di apposite maniglie (costose da realizzare) o realizzate con volumi e peso ridotti.
Altre soluzioni note, in tema di “colonnine”, prevedono l’utilizzo di bottiglie in PET al cui interno è alloggiato un sacchetto deformabile. Anche in tal caso, oltre a non essere garantita la completa erogazione del liquido in condizioni di igiene, insorgono non pochi problemi di ingombro e smaltimento.
Infatti, per quanto l’utilizzatore possa comprimere il contenitore esterno (bottiglia in PET) questa tenderà a ritornare nella sua configurazione originale ed in ogni caso non potrà ridurre il suo volume in modo paragonabile al sacchetto interno, il che comporta un notevole spreco di spazio nel trasporto dei vuoti.
Dunque, scopo della presente invenzione è mettere a disposizione un contenitore per liquidi ad uso alimentare che superi gli inconvenienti della tecnica nota sopra citati.
In particolare, è scopo della presente invenzione mettere a disposizione un contenitore per liquidi ad uso alimentare di semplice trasporto e che garantisca un completo consumo del liquido senza necessitare dell’introduzione di aria al proprio interno.
Dunque, scopo della presente invenzione è mettere a disposizione un contenitore di liquidi ad uso alimentare che garantisca il mantenimento delle caratteristiche originarie del liquido al proprio interno.
Inoltre, è scopo della presente invenzione mettere a disposizione un contenitore per liquidi ad uso alimentare semplice da trasportare ed economico da smaltire.
Detti scopi sono raggiunti da un contenitore di liquidi ad uso alimentare secondo una o più delle unite rivendicazioni, ed in particolare comprendente una prima sacca, provvista di una base e di una pluralità di pareti laterali, conformata in modo da risultare sostanzialmente autoportante in appoggio su detta base.
Secondo l’invenzione, tale contenitore comprende anche una seconda sacca collocata internamente a detta prima sacca, definente al proprio interno un vano di contenimento per un liquido ad uso alimentare e provvista di una porzione di rilascio del liquido sporgente esternamente alla prima sacca e collocata in prossimità di detta base; detta seconda sacca essendo priva di una rigidezza propria in modo da risultare completamente collassabile per ridurre il proprio ingombro, al fine di compensare la depressione che si genera all’interno di detta seconda sacca durante l’erogazione del liquido impedendo il contatto tra il liquido e l’aria esterna al contenitore.
Dunque, il contenitore secondo la presente invenzione comprende due sacche l’una alloggiata all’interno dell’altra, in cui la sacca esterna (prima sacca) presenta rigidezza maggiore rispetto alla sacca interna (seconda sacca), la quale è completamente cedevole e provvista di una porzione di rilascio del liquido posta in prossimità della base della sacca esterna.
Vantaggiosamente, in tal modo è possibile garantire il completo smaltimento del liquido all’interno del contenitore, anche mediante una pressione dell’utente sulle pareti laterali della prima sacca, la quale risulta flessibile e deformabile.
Infatti, nel presente testo, con il termine “sacca” viene indicato un imballaggio costituito da un film sottile (mono o multi strato) e flessibile, presentante caratteristiche di rigidezza e flessibilità differenti a seconda della sua funzione (sacca interna o esterna). Preferibilmente, tale film è realizzato prevalentemente in materiale plastico.
Dunque, la presenza di due sacche, una con proprietà portanti ed una completamente collassabile permette, oltre che di garantire il mantenimento delle caratteristiche del liquido, di rendere semplice il trasporto, la mobilitazione e lo smaltimento del contenitore.
A tale proposito, infatti, la prima sacca e la seconda sacca, essendo entrambe realizzate in materiale flessibile, in una condizione di vuoto del vano (dunque a liquido esaurito), presentano un ingombro sostanzialmente planare.
Si noti che, al fine di garantire il completo svuotamento della seconda sacca, la prima sacca è provvista di almeno un foro di sfiato per compensare almeno in parte la riduzione di volume della seconda sacca. Inoltre, per impedire la variazione delle caratteristiche del liquido al contatto con la luce, preferibilmente la prima sacca presenta una colorazione opaca o comunque tale da fungere da barriera nei confronti della luce.
Ancor più preferibilmente, tale sacca esterna (prima sacca) è realizzata con una struttura multistrato, presentante almeno uno strato di irrigidimento avente rigidezza maggiore rispetto alla seconda sacca.
Preferibilmente, lo strato di irrigidimento e lo strato opaco coincidono e sono definiti da uno strato in alluminio.
Dunque, nella forma realizzativa preferita, la prima sacca è realizzata mediante un materiale poliaccoppiato.
Con il termine “materiale poliaccoppiato” si intende un unico film costituito in modo strutturale da più materiali o strati di materiale. La costituzione strutturale si verifica in quanto i diversi materiali che costituiscono l’imballaggio composito non possono essere separati se non con apposita tecnologia o tramite pirolisi.
Lo strato di alluminio assolve infatti ad una triplice funzione di barriera alla luce ed all’ossigeno, oltre che di irrigidimento.
Nella forma realizzativa preferita, la porzione di rilascio del liquido associata alla seconda sacca comprende un innesto ancorabile ad una porzione di giunzione di un distributore di bevande, oppure un rubinetto di erogazione da utilizzarsi, ad esempio, nella distribuzione di prodotti da tavola (come il vino).
Preferibilmente, inoltre, tale porzione di rilascio della seconda sacca è provvista di una valvola di non-ritorno operativamente interposta tra il vano e l’esterno del contenitore ed è configurata per impedire il passaggio di fluidi in direzione del vano.
Vantaggiosamente, in tal modo viene garantita l’assenza di aria all’interno della seconda sacca, permettendo al liquido di mantenersi decontaminato. Peraltro, al fine di consentire il completo smaltimento del liquido, anche la base della prima sacca (realizzata con il medesimo materiale delle pareti laterali) presenta una struttura deformabile (ovvero flessibile) per adattarsi alla conformazione di una superficie su cui appoggia.
Vantaggiosamente, ciò permette al contenitore di essere utilizzato anche in distributori d’acqua a gravità (a “colonnina”) di tipo noto, in cui (si vedano le allegate figure) la porzione di giunzione del distributore comprende un alloggiamento concavo atto ad accogliere il “collo” di un boccione.
In tal modo, la base del contenitore assume conformazione concava (per contro sagomarsi alla struttura dell’alloggiamento) fungendo da invito per l’erogazione del liquido, anche quando il quantitativo di liquido residuo nella seconda sacca risulta esiguo.
Preferibilmente, inoltre, le pareti laterali della prima sacca sono tra loro attestate in modo da definire un lembo terminale del contenitore opposto alla base e provvisto di almeno un’apertura passante definente un’impugnatura del contenitore per un utilizzatore.
Preferibilmente, il lembo terminale comprende una pluralità di aperture passanti tra loro affiancate, ciascuna definente un alloggiamento per un dito dell’utilizzatore.
Si noti dunque che la prima sacca (ed in particolare le pareti laterali) presenta uno sviluppo, in allontanamento dalla base, maggiore rispetto alla seconda sacca, quest’ultima essendo alloggiata unicamente tra la base ed il lembo.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi della presente invenzione appariranno maggiormente chiari dalla descrizione indicativa, e pertanto non limitativa, di una forma di realizzazione preferita ma non esclusiva di un contenitore di liquidi ad uso alimentare, come illustrato negli uniti disegni in cui:
- la figura 1 mostra una vista prospettica di un contenitore per liquidi ad uso alimentare secondo la presente invenzione;
- le figure 2 e 2a mostrano schematicamente una vista in esploso del contenitore di figura 1 accoppiato ad un distributore di bevande ed un particolare del contenitore;
- la figura 3 mostra schematicamente il contenitore ed il distributore di figura 2 tra loro accoppiati in una condizione di utilizzo.
- le figure 4 e 5 mostrano rispettive viste prospettiche di un contenitore per liquidi ad uso alimentare secondo la presente invenzione in due differenti forme realizzative.
Con riferimento alle allegate figure, con il numero 1 è indicato un contenitore di liquidi ad uso alimentare secondo la presente invenzione. Tale contenitore 1 può essere utilizzato in distributori 100 di bevande, preferibilmente del tipo “a colonnina”, oppure essere provvisto di un proprio rubinetto 12 di erogazione per un utilizzo da tavola.
Il contenitore 1 comprende una prima sacca 2, provvista di una base 2a e di una pluralità di pareti laterali 2b, al cui interno è alloggiata (ed ancorata) una seconda sacca 3.
Si noti che la prima sacca 2 è conformata in modo da risultare sostanzialmente autoportante, almeno in una configurazione di pieno, in appoggio sulla base 2a.
La seconda sacca 3 è come detto collocata internamente alla prima sacca 2 e definisce al proprio interno un vano “V” di contenimento per un liquido “L” ad uso alimentare.
Con l’espressione “liquido ad uso alimentare” si intende un qualunque liquido possa essere ingerito, come bevanda o come condimento, da un utilizzatore e che dunque necessiti il mantenimento di un sapore gradevole unitamente ad un elevato grado di purezza (bassa carica batterica).
Esempi di tali liquidi sono acqua, vino, olio, bevande in genere, latte e latticini, o altri.
La seconda sacca 3 è dunque predisposta per accogliere al proprio interno uno dei liquidi di cui sopra ed è quindi realizzata con un materiale impermeabile, avente caratteristiche tali da non interferire con le proprietà del liquido “L” in essa contenuto.
Dunque, la seconda sacca 3 presenta caratteristiche di “barriera al vapore” realizzato con almeno due strati 13a, 13b, idonei ad assicurare le caratteristiche qualitative di quanto in esso contenuto, mantenendolo fresco, puro ed in particolare privo di odori riconoscibili.
Preferibilmente, la seconda sacca 3 (o sacca interna) è realizzata con un film multistrato di (Etilene-vinil-acetato), comprendente preferibilmente anche uno strato di PE (polietilene) del tipo watergrade, ovvero “PE 40µm speciale organolettico”.
Dunque, la sacca interna comprende uno strato interno 13a realizzato in polietilene, preferibilmente speciale organolettico, ed uno strato esterno a base di EVOH.
Secondo l’invenzione, la seconda sacca 3 è priva di una rigidezza propria, in modo da risultare completamente collassabile per ridurre il proprio ingombro, al fine di compensare la depressione che si genera al suo interno durante l’erogazione del liquido “L”, impedendo così il contatto tra il liquido “L” e l’aria esterna al contenitore.
In altre parole, la seconda sacca 3 è completamente accartocciabile, non autoportante, in modo che durante l’erogazione del “liquido” tenda a ridurre il proprio volume, ovvero il volume del vano “V”, senza compensare la fuoriuscita del liquido con ingresso di aria.
Vantaggiosamente, non avendo alcuna rigidezza, la seconda sacca 3 non oppone alcuna resistenza alla riduzione di volume, consentendo di mantenere inalterate le caratteristiche del liquido anche in applicazioni “a gravità”, ovvero senza pompe di aspirazione agenti sul contenitore 1.
Dunque, il vano “V” della seconda sacca 3 è commutabile tra una condizione di pieno, in cui è ricolmo di liquido “L” ed occupa un volume massimo, ed una condizione di vuoto, in cui il suo volume interno è pari sostanzialmente a zero.
Infatti, non necessitando dell’ingresso di aria, al termine dell’erogazione del liquido “L”, le pareti della seconda sacca 3 tendono ad accartocciarsi ed attestarsi senza lasciare vuoto residuo all’interno.
Al fine di consentire l’erogazione del liquido “L”, la seconda sacca 3 è provvista di una porzione di rilascio 9 del liquido “L”, preferibilmente collocata in prossimità della base 2a della prima sacca 2 e sporgente esternamente ad essa.
Si noti che con l’espressione base 2a ci si riferisce ad una superficie della prima sacca che, in uso, è rivolta verso il basso, indipendentemente dalla sua forma o dal fatto che fattivamente appoggi su una superficie.
Preferibilmente, tuttavia, la base 2a è una parete conformata per attestarsi ed appoggiarsi su un piano di appoggio mantenendo in posizione eretta il contenitore 1.
La porzione di rilascio 9 è dunque in parte sporgente esternamente alla prima sacca 2, ovvero esternamente al contenitore 1, al fine di risultare accessibile ad un operatore.
In una prima forma di realizzazione, la porzione di rilascio 9 comprende un innesto 10 ancorabile ad una porzione di giunzione 101 di un distributore di bevande 100.
Dunque, in tale forma di realizzazione, il contenitore 1 è predisposto per essere utilizzato in un distributore di bevande 100, preferibilmente del tipo a colonnina (o colonnina refrigerante).
Tale innesto 10 è preferibilmente protrudente dalla base 2a della prima sacca 2. Ancor più preferibilmente, tale innesto 10 comprende mezzi ad innesto rapido.
Si noti che con l’espressione “mezzi ad innesto rapido” si possono intendere:
- innesti a facce piane,
- innesti a vite,
- innesti a valvola,
- organi ad incastro elastico,
oppure altri mezzi di connessione rapida di tipo noto.
Si noti che, il contenitore 1 è preferibilmente del tipo monouso, ovvero c.d. “usa e getta” e dunque l’innesto 10 è conformato per consentire un semplice accoppiamento e disaccoppiamento con il distributore 100.
Preferibilmente, i mezzi ad innesto rapido sono configurati per mantenere la tenuta del collegamento, sia mediante guarnizioni che, eventualmente, valvole.
Nella forma realizzativa illustrata, la porzione di rilascio 9 (in particolare l’innesto 10) è dotata di una valvola di non-ritorno 11. Tale valvola di nonritorno 11 è operativamente interposta tra il vano “V” e l’esterno del contenitore 1 ed è configurata per impedire il passaggio di fluidi (aria) in direzione del vano “V”.
Vantaggiosamente, in tal modo è possibile mantenere la tenuta tra il contenitore 1 e la porzione di giunzione 101 del distributore 100, senza che l’aria esterna contamini il liquido “L” all’interno del contenitore 1 stesso, in modo semplice e veloce.
In una ulteriore forma realizzativa, da tavola, la porzione di rilascio 9 della seconda sacca 3 comprende un rubinetto 12 di erogazione.
Il rubinetto 12 è commutabile tra una configurazione di apertura ed una configurazione di chiusura, preferibilmente mediante l’azionamento di un organo di comando accessibile ad un utente.
Tale rubinetto 12 sporge preferibilmente da una parete laterale 2b della prima sacca 2.
Nella forma realizzativa preferita, tale rubinetto 12 integrato ad una valvola di non-ritorno 11 (o simili) per impedire l’ingresso di aria all’interno della seconda sacca 3.
Si noti che, in entrambi i casi sopra citati, la completa assenza di rigidezza della seconda sacca 3 permette alla valvola di non-ritorno 11 di funzionare, e dunque di evitare l’ingresso di aria nel vano “V”, anche quando la seconda sacca 3 stessa si trova prossima alla condizione di vuoto, ovvero quando il quantitativo residuo di liquido “L” al suo interno risulta esiguo.
Tale effetto è ottenuto proprio grazie al doppio involucro definito dalla prima 2 e dalla seconda sacca 3, in cui la prima sacca 2 presenta caratteristiche meccaniche e di resistenza atte a consentire sia il sostentamento che un semplice e sicuro trasporto del contenitore 1, mentre la seconda sacca 3, oltre ad essere realizzata in materiale opportuno per il contenimento di liquidi ad uso alimentare, presenta caratteristiche di rigidezza minime, compensate proprio dalla prima sacca 2.
A tale proposito, infatti, almeno le pareti laterali 2b della prima sacca 2 presentano almeno uno strato di irrigidimento 6b avente rigidezza maggiore rispetto alla seconda sacca 3.
Lo strato di irrigidimento è preferibilmente definito da uno strato (o velo) di alluminio o simili.
Preferibilmente anche la base 2a della prima sacca 2 presenta tale strato di irrigidimento 6b.
In altre parole, la prima sacca 2 è preferibilmente realizzata con un unico materiale da incarto.
Si noti che, al fine di eliminare l’interazione tra la luce ed il liquido “L” all’interno del vano “V”, la prima sacca 2 presenta una colorazione opaca. Vantaggiosamente, in tal modo viene impedito il filtraggio di luce all’interno del vano “V”.
Preferibilmente, lo strato di irrigidimento 6b presenta colorazione opaca, assolvendo sia a compiti strutturali che a compiti di filtraggio.
Nella forma realizzativa preferita, la prima sacca 2 è realizzata con un materiale multistrato, preferibilmente un materiale poliaccoppiato.
Con il termine “materiale poliaccoppiato” si intende un unico film costituito in modo strutturale da più materiali o strati di materiale. La costituzione strutturale si verifica in quanto i diversi materiali che costituiscono l’imballaggio composito non possono essere separati se non con apposita tecnologia o tramite pirolisi.
In questa luce, ciascun parete 2a, 2b della prima sacca comprende:
- almeno uno strato di irrigidimento 6b (preferibilmente in alluminio);
- almeno uno strato plastico 6a, preferibilmente in polietilene o derivati; - preferibilmente almeno un ulteriore strato plastico interno 6c, per isolare lo strato di irrigidimento 6b.
Preferibilmente, la prima sacca 2 è provvista di almeno un foro 4 di sfiato per compensare almeno in parte la riduzione di volume della seconda sacca 3.
In altre parole, la prima sacca 2 presenta un foro 4 passante che consente l’ingresso di aria al proprio interno.
Si noti che, in considerazione della flessibilità e cedevolezza (sebbene minore rispetto a quella della seconda sacca 3) della prima sacca 2, il volume di aria che entra nella prima sacca 2 stessa è minore rispetto al volume di liquido “L” erogato dalla seconda sacca 3.
Ciò comporta, durante l’uso, un accartocciamento o comunque una riduzione del volume esterno della prima sacca 3.
Preferibilmente, il foro 4 di sfiato è realizzato in una parete laterale 2b della prima sacca 2.
Si noti che, ciascuna parete laterale 2b della prima sacca 2 si sviluppa tra una prima estremità 8a collegata alla base 2a ed una seconda estremità 8b, opposta alla prima 8a e distale dalla base 2a.
Nella forma realizzativa preferita, le pareti laterali 2b della prima sacca 2 presentano una o più linee di piega 14 distribuite tra la prima 8a e la seconda estremità 8b, ortogonalmente ad una linea congiungente le due estremità 8a, 8b.
Vantaggiosamente, ciò consente di ridurre il volume esterno (e dunque l’ingombro) del contenitore 1 man mano che il suo contenuto viene erogato.
In altre parole, grazie alla presenza delle suddette linee di piega 14 è possibile avvolgere la seconda sacca 2 dalla seconda 8b alla prima estremità 8a in modo da adattare, manualmente, il volume interno di tale prima sacca 2 al volume della seconda 3.
Si noti che tale possibilità ha una valenza anche estetica, in quanto evita che la porzione “vuota”, ovvero piena d’aria, della prima sacca 2, essendo deformabile, assuma conformazioni poco gradevoli o accattivanti per l’utilizzatore.
Vantaggiosamente, dunque, la deformabilità e flessibilità di entrambe le sacche 2, 3 consente anche uno schiacciamento manuale del “vano” tale da aiutare l’erogazione del liquido “L”, qualora l’utilizzatore ne riscontrasse la necessità.
Preferibilmente, inoltre, le seconde estremità 8b delle pareti laterali 2b sono tra loro attestate in modo da definire un lembo terminale 5 del contenitore 1 opposto alla base 2a.
Dunque, la prima sacca 2 (ed in particolare le pareti laterali 2b) presenta uno sviluppo, in allontanamento dalla base 2a, maggiore rispetto alle seconda sacca 3, quest’ultima essendo alloggiata unicamente tra la base 2a ed il lembo 5.
Preferibilmente, tale lembo terminale 5 è provvisto di almeno un’apertura passante 7 definente un’impugnatura del contenitore 1 per un utilizzatore. Ancor più preferibilmente, il lembo terminale 5 comprende una pluralità di aperture passanti 7 tra loro affiancate, ciascuna definente un alloggiamento per un dito di detto utilizzatore.
Al fine di incrementarne l’ergonomia, i centri di tali aperture 7 definiscono una linea curva, con concavità rivolta verso la base 2a.
In altre parole, le aperture centrali 7 sono distali dalla base 2a rispetto alla aperture periferiche (ovvero laterali).
Nella forma realizzativa illustrata, le aperture 7 sono quattro, una per ciascun dito della mano dell’utilizzatore (fatta eccezione per il pollice). Vantaggiosamente, in tal modo il contenitore 1 risulta particolarmente semplice da trasportare e, contestualmente, rapido ed economico da realizzare.
Preferibilmente, inoltre, la prima sacca 2 è dotata (in prossimità della seconda estremità 8b delle pareti laterali 2b) di un sistema “a strappo” che consente una agevole apertura della sacca stessa al fine di separare la prima 2 dalla seconda sacca 3 al termine dell’utilizzo.
Vantaggiosamente, tale caratteristica consente di stimolare negli utenti finali l’attenzione alla raccolta differenziata del “vuoto”.
Oggetto della presente invenzione è anche un distributore 100 di bevande, in particolare un distributore di acqua a colonnina (o colonnina refrigerante) configurato per interfacciarsi con il contenitore 1 fin qui descritto.
In generale, il distributore 100 oggetto della presente invenzione comprende un telaio di sostegno cui è associato almeno un erogatore 103 atto ad erogare una bevanda, in particolare acqua.
Più precisamente, al distributore 100 è associato un serbatoio dell’acqua che, secondo la presente invenzione è definito da un contenitore 1 secondo quanto fin qui descritto, ovvero un contenitore deformabile realizzato da una prima 2 ed una seconda sacca 3 di rigidezza differente contenute l’una all’interno dell’altra.
Tale contenitore 1 è associato (associabile) al telaio e può essere ad esso collegato mediante una porzione di giunzione 101.
Preferibilmente, tale porzione di giunzione 101 è definita da un alloggiamento 102, più preferibilmente di forma concava in quanto, nella tecnica nota, conformato per accogliere il collo di un boccione in PET. Grazie alla già decritta deformabilità della base 2a, il contenitore 1 secondo la presente invenzione è in grado di accoppiarsi e contro sagomarsi a detto alloggiamento, massimizzando l’erogabilità del liquido “L”, ovvero dell’acqua, al suo interno.
Alla luce del fatto che il contenitore 1 è “monouso”, la porzione di giunzione 101 è conformata per consentire successivi accoppiamenti e disaccoppiamenti con contenitori 1 differenti.
Con il termine “monouso” si vuole nel presente testo indicare un contenitore non riutilizzabile una volta svuotato, a meno di un recupero, totale e/ parziale, seguito da un nuovo ciclo di riempimento da parte del produttore (secondo apposite procedure di riciclaggio).
Dunque, il contenitore 1 è collegabile amovibilmente all’alloggiamento 102. Preferibilmente, la porzione di giunzione 101 del distributore 100 è collegata (collegabile) alla porzione di rilascio 9 della seconda sacca 3, più preferibilmente mediante mezzi ad innesto rapido (già precedentemente descritti).
Vantaggiosamente, in tal modo è possibile mantenere la tenuta tra il contenitore 1 e la porzione di giunzione 101 del distributore 100, senza che l’aria esterna contamini l’acqua all’interno del contenitore 1 stesso. Preferibilmente, per favorire la semplicità di collegamento, l’innesto 10 della porzione di rilascio 9 della seconda sacca 3 e la porzione di giunzione 101 del distributore 100 definiscono un accoppiamento maschio-femmina, in cui l’innesto 10 definisce il maschio e la porzione di giunzione 101 definisce la femmina.
Vantaggiosamente, grazie alla completa collassabilità della seconda sacca 3, il distributore 1 non necessita di mezzi di aspirazione 105 operativamente interposti tra l’erogatore 103 ed il contenitore 1 stesso. In altre parole, preferibilmente il distributore 1 opera per gravità.
In questa luce, l’erogatore 103 del distributore è posto ad una quota inferiore rispetto alla porzione di rilascio 9 del contenitore 1.
Vantaggiosamente, per assicurare l’alimentazione dei distributori di bevande secondo la presente invenzione non è necessaria la presenza di un serbatoio pressurizzato (ovvero in cui è immessa aria a pressione atmosferica) per consentire l’erogazione.
Preferibilmente, al fine di garantire l’igienizzazione dei condotti, il distributore comprende un organo otturatore (non illustrato) associato all’alloggiamento 102 e commutabile tra una configurazione operativa, in cui consente il passaggio del liquido “L” dal contenitore 1 all’erogatore 103, ed una configurazione di blocco, in cui impedisce il passaggio di fluidi dall’alloggiamento 102 verso l’erogatore 103.
Tale organo otturatore è preferibilmente definito da un elemento galleggiante mobile tra una posizione sollevata, corrispondente alla configurazione operativa, ed una posizione abbassata, corrispondente alla configurazione di blocco, in funzione della presenza o meno di acqua all’interno del contenitore 1.
In altre parole, l’organo otturatore è definito da una valvola di ritegno a “palla” la quale, posizionandosi esternamente al flusso, ne assicura il libero passaggio durante l’esercizio. Una volta esaurita l’acqua all’interno del contenitore 1, la palla si dispone in modo da “sigillare” l’innesto così da evitare qualsiasi contaminazione batterica dell’acqua contenuta nei condotti durante la fase di sostituzione del contenitore 1.
Si noti che, in alternativa, l’organo otturatore può essere di tipo meccanico/elettromeccanico azionabile da un’unità di controllo in corrispondenza di una predeterminata condizione operativa (es. contenitore vuoto/pieno).
In accordo con quanto riportato in relazione al contenitore 1, si noti che il distributore 100 comprende (associato al contenitore 1 oppure alla porzione di giunzione 101) una valvola di non-ritorno 11 operativamente interposta tra l’erogatore 103 ed il contenitore 1 e configurata per impedire il passaggio di fluidi in direzione del contenitore 1.
L’invenzione raggiunge gli scopi preposti e consegue importanti vantaggi. Infatti, tale contenitore previene il contatto fra le bevande contenute al suo interno e l’aria dell’ambiente durante l’intero ciclo di vita, quando è associato a colonnine refrigeranti o rubinetti. Questo consente al contenuto di mantenere sempre integra la propria freschezza, di confermarsi batteriologicamente puro come all’imbottigliamento, anche durante l’erogazione.
La flessibilità della base della prima sacca (nonché chiaramente la flessibilità, maggiore, della seconda) è idonea per adattarsi alla “culla”, ovvero all’alloggiamento di cui le colonnine refrigeranti sono dotate.
Le caratteristiche di rigidezza e opacità della prima sacca sono tali da assicurare una ottimale movimentazione in ogni fase del processo, dall’imbottigliamento al trasporto fino all’erogazione.
Tale contenitore rappresenta dunque la sola soluzione “flessibile” per le colonnine refrigeranti che assicura la totale erogazione a gravità del suo contenuto escludendo allo stesso tempo il contatto fra il suo contenuto e l’aria dell’ambiente durante l’intero ciclo di vita. Questo consente al contenuto di mantenere sempre integra la propria freschezza, di confermarsi batteriologicamente puro come al confezionamento, anche durante l’erogazione;
Vantaggiosamente, infatti, la colonnina refrigerante non necessita di alcuna pompa ad aspirazione in quanto l’esercizio sarà del tipo a gravità. Si noti che ciò determina la non necessità di dotare la colonnina refrigerante di una vaschetta di accumulo, attraverso la quale “richiamare” aria dall’ambiente per compensare la pressione interna degli attuali contenitori.
Vantaggiosamente, la prima sacca è dotata di maniglia ergonomica (a 4 fori), per una presa sicura ed una movimentazione confortevole, a mano singola, anche per pesi e volumetrie elevati.
Ancora, tale contenitore rappresenta la massima espressione di soluzione ecocompatibile in quanto limita drasticamente gli effetti legati agli attuali processi della filiera che identifica lo stato della tecnica attuale. Il forte impatto ambientale nelle fasi che accompagnano il trasporto per l’approvvigionamento e lo smaltimento del vuoto, che caratterizza lo stato della tecnica attuale viene decisamente ridotto grazie ad un contenitore estremamente leggero, composto da materiali riciclabili, privo di volumi vuoti, facile da destinare alla raccolta differenziata ed estremamente maneggevole.

Claims (13)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Contenitore di liquidi ad uso alimentare, comprendente una prima sacca (2), provvista di una base (2a) e di una pluralità di pareti laterali (2b), conformata in modo da risultare sostanzialmente autoportante, almeno in una configurazione di pieno, in appoggio su detta base (2a); caratterizzato dal fatto di comprendere una seconda sacca (3) collocata internamente a detto primo sacchetto (2), definente al proprio interno un vano (V) di contenimento per un liquido (L) ad uso alimentare e provvista di una porzione di rilascio (9) del liquido sporgente esternamente alla prima sacca (2) e collocata in prossimità di detta base (2a); detta seconda sacca (3) essendo priva di una rigidezza propria in modo da risultare completamente collassabile per ridurre il proprio ingombro, al fine di compensare la depressione che si genera all’interno di detta seconda sacca (3) durante l’erogazione del liquido (L) impedendo il contatto tra il liquido (L) e l’aria esterna al contenitore.
  2. 2. Contenitore secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detta porzione di rilascio (9) della seconda sacca (3) comprende un innesto (10) ancorabile ad una porzione di giunzione (101) di un distributore di bevande (100) o un rubinetto (12) di erogazione.
  3. 3. Contenitore secondo la rivendicazione 1 o la 2, caratterizzato dal fatto che detta porzione di rilascio (9) della seconda sacca (3) è provvista di una valvola di non-ritorno (11) operativamente interposta tra il vano (V) e l’esterno del contenitore (1) e configurata per impedire il passaggio di fluidi in direzione del vano (V).
  4. 4. Contenitore secondo una qualunque delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta base (2a) presenta una struttura deformabile per adattarsi alla conformazione di una superficie su cui appoggia.
  5. 5. Contenitore secondo una qualunque delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta prima sacca (2) presenta una colorazione opaca per impedire il filtraggio di luce all’interno del vano (V).
  6. 6. Contenitore secondo una qualunque delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che almeno le pareti laterali (2b) della prima sacca (2) presentano almeno uno strato di irrigidimento (6b) avente rigidezza maggiore rispetto a detta seconda sacca (3).
  7. 7. Contenitore secondo una qualunque delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta seconda sacca (3) è realizzata in un film multistrato provvisto di: - almeno uno strato interno (13a) in polietilene, - almeno uno strato esterno (13b) a base di EVOH.
  8. 8. Contenitore secondo una qualunque delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta prima sacca (2) è provvista di almeno un foro (4) di sfiato per compensare almeno in parte la riduzione di volume della seconda sacca (3).
  9. 9. Contenitore secondo la rivendicazione 8, caratterizzato dal fatto che detto foro (4) di sfiato è realizzato in una di dette pareti laterali (2b).
  10. 10. Contenitore secondo una qualunque delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che dette pareti laterali (2b) della prima sacca (2) si sviluppano tra una prima estremità (8a) collegata alla base (2a) ed una seconda estremità (8b), opposta alla prima (8a) e distale dalla base (2a), in cui dette seconde estremità (8b) delle pareti laterali (2b) sono tra loro attestate in modo da definire un lembo terminale (5) del contenitore opposto alla base (2a); detto lembo terminale (5) essendo provvisto di almeno un’apertura passante (7) definente un’impugnatura del contenitore per un utilizzatore.
  11. 11. Contenitore secondo la rivendicazione 10, caratterizzato dal fatto che detto lembo terminale (5) comprende una pluralità di aperture passanti (7) tra loro affiancate, ciascuna definente un alloggiamento per un dito di detto utilizzatore.
  12. 12. Contenitore secondo una qualunque delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta prima sacca (2) e detta seconda sacca (3) sono entrambi definite da uno o più strati di materiale flessibile che, in una condizione di vuoto del vano (V), presentano un ingombro sostanzialmente planare.
  13. 13. Distributore di bevande, del tipo a colonnina, comprendente: - un telaio provvisto di una porzione di giunzione (101) per un serbatoio di acqua; - un serbatoio di acqua associato a detta porzione di giunzione (101); caratterizzato dal fatto che detto serbatoio è un contenitore (1) secondo una qualunque delle rivendicazioni precedenti, in cui la porzione di rilascio (9) della seconda sacca (3) è collegata alla porzione di giunzione (101) del telaio.
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