IT201900016814A1 - Sistema di presa - Google Patents

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IT201900016814A1
IT201900016814A1 IT102019000016814A IT201900016814A IT201900016814A1 IT 201900016814 A1 IT201900016814 A1 IT 201900016814A1 IT 102019000016814 A IT102019000016814 A IT 102019000016814A IT 201900016814 A IT201900016814 A IT 201900016814A IT 201900016814 A1 IT201900016814 A1 IT 201900016814A1
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IT
Italy
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suction
longitudinal
suction cup
connector
gripping
Prior art date
Application number
IT102019000016814A
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English (en)
Inventor
Riccardo Sighinolfi
Original Assignee
Raimondi Spa
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Filing date
Publication date
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    • BPERFORMING OPERATIONS; TRANSPORTING
    • B25HAND TOOLS; PORTABLE POWER-DRIVEN TOOLS; MANIPULATORS
    • B25JMANIPULATORS; CHAMBERS PROVIDED WITH MANIPULATION DEVICES
    • B25J1/00Manipulators positioned in space by hand
    • BPERFORMING OPERATIONS; TRANSPORTING
    • B25HAND TOOLS; PORTABLE POWER-DRIVEN TOOLS; MANIPULATORS
    • B25BTOOLS OR BENCH DEVICES NOT OTHERWISE PROVIDED FOR, FOR FASTENING, CONNECTING, DISENGAGING OR HOLDING
    • B25B11/00Work holders not covered by any preceding group in the subclass, e.g. magnetic work holders, vacuum work holders
    • B25B11/005Vacuum work holders
    • B25B11/007Vacuum work holders portable, e.g. handheld
    • BPERFORMING OPERATIONS; TRANSPORTING
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    • B25JMANIPULATORS; CHAMBERS PROVIDED WITH MANIPULATION DEVICES
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    • B65CONVEYING; PACKING; STORING; HANDLING THIN OR FILAMENTARY MATERIAL
    • B65GTRANSPORT OR STORAGE DEVICES, e.g. CONVEYORS FOR LOADING OR TIPPING, SHOP CONVEYOR SYSTEMS OR PNEUMATIC TUBE CONVEYORS
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    • B65G49/06Conveying systems characterised by their application for specified purposes not otherwise provided for for fragile or damageable materials or articles for fragile sheets, e.g. glass
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Description

DESCRIZIONE
del Brevetto Italiano per Invenzione Industriale dal titolo:
“SISTEMA DI PRESA”
CAMPO TECNICO
La presente invenzione riguarda un sistema di presa, preferibilmente a ventosa, per il sollevamento e/o la movimentazione/manipolazione di oggetti, un dispositivo di presa a ventosa, un sistema di sollevamento e/o movimentazione e un gruppo di aspirazione (per la generazione del vuoto).
Più in particolare, la presente invenzione riguarda un sistema di presa che impiega il principio del vuoto (realizzato per mezzo di un gruppo di aspirazione) per afferrare, in modo removibile, una superficie, relativamente liscia e impermeabile all’aria, di un oggetto.
Ad esempio, il dispositivo di presa della presente invenzione può essere impiegato per afferrare, manipolare e/o movimentare vari oggetti, come ad esempio una lastra ceramica (piastrella o simile) o di vetro o metallo o simile.
TECNICA PREESISTENTE
Sono noti vari sistemi di presa che presentano dispositivi di presa a ventosa utilizzati per afferrare e movimentare oggetti, come lastre di vetro, di metallo o lastre ceramiche.
Tali dispositivi di presa di tipo noto generalmente comprendono un corpo di supporto dotato di una impugnatura; una ventosa deformabile dotata di un bordo periferico chiuso ad anello, in cui la ventosa è connessa al corpo di supporto; una pompa di aspirazione dell’aria fissata al corpo di supporto e connessa ad una bocca di aspirazione provvista in una zona interna al bordo periferico della ventosa mediante un condotto di aspirazione.
Una esigenza sentita in tali sistemi di presa è quello di rendere più veloce da utilizzare e affidabile il dispositivo di presa a ventosa e, al contempo, alleviare le incombenze per l’utilizzatore.
Ancora, una esigenza sentita in tali sistemi di presa è quello di rendere sempre più sicuro e comodo l’utilizzo dei dispositivi di presa a ventosa, ad esempio anche quando i carichi da sollevare sono elevati.
Inoltre, altra esigenza nel settore è quella di poter aggiornare e migliorare i dispositivi di presa a ventosa già in uso commercialmente, ad esempio potendo aumentare le prestazioni degli stessi, anche in after-market.
Uno scopo della presente invenzione è quello di soddisfare le menzionate esigenze della tecnica nota, nell’ambito di una soluzione semplice, razionale e dal costo contenuto.
Tali scopi sono raggiunti dalle caratteristiche dell’invenzione riportate nella rivendicazione indipendente. Le rivendicazioni dipendenti delineano aspetti preferiti e/o particolarmente vantaggiosi dell’invenzione.
ESPOSIZIONE DELL’INVENZIONE
Agli scopi sopra esposti, l’invenzione, particolarmente, rende disponibile un sistema di presa per la movimentazione di oggetti, che comprende:
- almeno un dispositivo di presa a ventosa comprendente:
● un corpo di supporto dotato di una sede di connessione; e
● una ventosa deformabile connessa al corpo di supporto, in cui la ventosa è dotata di un bordo periferico chiuso ad anello ed è provvista di una bocca di aspirazione in una zona interna al bordo periferico, in cui la bocca di aspirazione è connessa in modo fluidico alla sede di connessione mediante un condotto di aspirazione realizzato nel corpo di supporto;
il sistema di presa inoltre comprendendo:
- almeno un gruppo di aspirazione dell’aria associabile in modo removibile al dispositivo di presa a ventosa, in cui il gruppo di aspirazione comprende:
o una pompa di aspirazione elettrica per la generazione del vuoto nel condotto di aspirazione e dotata di una bocca di aspirazione; e
o un connettore configurato per impegnare, in modo removibile e a tenuta, la sede di connessione del corpo di supporto, in cui il connettore è connesso alla bocca di aspirazione della pompa di aspirazione. Secondo un aspetto dell’invenzione, il gruppo di aspirazione può comprendere una batteria di alimentazione elettrica connessa alla pompa di aspirazione elettrica per l’alimentazione elettrica della stessa.
Ancora, la pompa di aspirazione elettrica e la batteria di alimentazione possono essere supportate da un medesimo involucro di contenimento.
Vantaggiosamente, poi, il connettore può essere connesso all’involucro di contenimento con almeno un grado di libertà.
Secondo un ulteriore aspetto dell’invenzione, il gruppo di aspirazione può comprendere un condotto di suzione interposto tra il connettore e la pompa di aspirazione, in cui il condotto di suzione è dotato di una estremità prossimale connessa alla bocca di aspirazione della pompa di aspirazione e una estremità distale connessa al connettore.
Vantaggiosamente, il condotto di suzione può comprendere almeno un tratto flessibile e/o estensibile, preferibilmente spiralato.
Ancora, secondo un aspetto alternativo dell’invenzione, il connettore può essere rigidamente connesso all’involucro di contenimento.
Preferibilmente, il connettore può comprendere una guarnizione di tenuta adatta ad essere inserita nella sede di connessione del corpo di supporto ed essere compressa tra almeno una parete della sede di connessione e il connettore per l’impegno a tenuta del connettore nella sede di connessione stessa.
Secondo un aspetto vantaggioso, il connettore può comprendere un tratto terminale cilindrico adatto ad essere inserito a misura nella sede di connessione, in cui la sede di connessione presenta una omologa forma cilindrica.
Secondo un aspetto particolarmente vantaggioso, il sistema di presa può comprendere una pluralità di dispositivi di presa a ventosa, in cui il gruppo di aspirazione comprende una pluralità di connettori, ciascuno dei quali connesso ad una sede di connessione di un rispettivo dispositivo di presa a ventosa.
Ancora, il corpo di supporto può comprendere una impugnatura disposta da parte opposta rispetto alla ventosa, la sede di connessione essendo realizzata in corrispondenza della impugnatura.
Secondo un aspetto vantaggioso (per il sollevamento e/o la movimentazione di lastre), il sistema di presa può comprendere almeno una barra longitudinale regolabile in lunghezza, i detti dispositivi di presa a ventosa essendo connessi lungo un asse longitudinale della barra longitudinale.
Vantaggiosamente, poi, il sistema di presa può ulteriormente comprendere una coppia di dette barre longitudinali affiancate.
Ancora, il sistema di presa può ulteriormente comprendere almeno una traversa longitudinale connessa trasversalmente alla coppia di barre longitudinali.
Agli stessi scopi sopra illustrati, l’invenzione rende inoltre disponibile un gruppo di aspirazione per dispositivi di presa a ventosa, in cui il dispositivo di presa a ventosa comprende un corpo di supporto dotato di una sede di connessione per il gruppo di aspirazione e una ventosa deformabile connessa al corpo di supporto, il gruppo di aspirazione comprendendo:
- una pompa di aspirazione elettrica per la generazione del vuoto e dotata di una bocca di aspirazione; e
- un connettore configurato per impegnare, in modo removibile e a tenuta, la sede di connessione del dispositivo di presa a ventosa, in cui il connettore è connesso alla bocca di aspirazione della pompa di aspirazione.
BREVE DESCRIZIONE DEI DISEGNI
Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell’invenzione risulteranno evidenti dalla lettura della descrizione seguente fornita a titolo esemplificativo e non limitativo, con l’ausilio delle figure illustrate nelle tavole allegate.
La figura 1 è una vista assonometrica di una forma di realizzazione di un gruppo di aspirazione secondo l’invenzione.
La figura 2 è una vista assonometrica da un’altra prospettiva di figura 1.
La figura 3 è una vista in pianta di figura 1.
La figura 4 è una vista ingrandita del particolare A di figura 1.
La figura 4a è la vista ingrandita del particolare A di figura 1 senza una parte dell’involucro di contenimento per mostrarne il contenuto.
La figura 5 è una vista ingrandita del particolare B di figura 1.
La figura 6 è una vista ingrandita del particolare C di figura 1.
La figura 7 è una vista schematica di un dispositivo di presa a ventosa a cui, alternativamente è connesso un connettore di un gruppo di aspirazione secondo l’invenzione o un pistone ad azionamento manuale.
La figura 8 è una vista assonometrica di un sistema di presa applicato ad un gruppo di sollevamento e/o movimentazione secondo l’invenzione (con un gruppo di aspirazione, secondo l’invenzione, per la realizzazione del vuoto nelle ventose).
La figura 9 è una vista assonometrica di un sistema di presa applicato ad un gruppo di sollevamento e/o movimentazione (con i pistoni manuali per la realizzazione del vuoto nelle ventose).
La figura 10 è una vista assonometrica di una ulteriore forma di realizzazione di un gruppo di aspirazione secondo l’invenzione.
La figura 11 è una vista assonometrica di un dispositivo di presa a ventosa secondo l’invenzione a cui, alternativamente, è connesso un connettore di un gruppo di aspirazione di figura 10 o un pistone ad azionamento manuale.
La figura 12 è una vista assonometrica di un sistema di presa, secondo l’invenzione, applicato ad una forma di realizzazione di un gruppo di sollevamento e/o movimentazione articolato.
La figura 13 è una vista in sezione di un dispositivo di presa a ventosa secondo un piano ortogonale all’asse centrale della sede di connessione della stessa.
La figura 14 è una vista in sezione di un dispositivo di presa a ventosa secondo un piano comprendente l’asse centrale della sede di connessione della stessa e ortogonale al piano di presa della ventosa.
La figura 15 è un ingrandimento del particolare D di figura 14.
La figura 16a è un ingrandimento del particolare E di figura 14, secondo una prima forma di attuazione.
La figura 16b è un ingrandimento del particolare E di figura 14, secondo una seconda forma di attuazione.
MODO MIGLIORE PER ATTUARE L’INVENZIONE
Con particolare riferimento a tali figure, si è indicato globalmente con 100 un sistema di presa per la movimentazione di oggetti, particolarmente per afferrare e rilasciare oggetti, ad esempio oggetti aventi una superficie sostanzialmente liscia (o quasi liscia / leggermente strutturata) e/o impermeabile, come ad esempio lastre (di ceramica o pietra naturale o vetro o simile).
Il sistema di presa 100 comprende almeno un dispositivo di presa a ventosa 10.
Il dispositivo di presa a ventosa 10 comprende, a sua volta, un corpo di supporto 20, il quale è ad esempio rigido, preferibilmente realizzato in materiale metallico.
Il corpo di supporto 20 comprende (o è costituito da) un piatto di supporto 21, ad esempio sostanzialmente circolare, dotato di una faccia inferiore, ovvero atta ad essere rivolta verso l’oggetto da afferrare in esercizio, e una contrapposta faccia superiore.
Dalla faccia superiore del corpo di supporto 20, preferibilmente ma non limitatamente, si ergono due orecchie 22 parallele, ad esempio contrapposte diametralmente e ciascuna disposta in prossimità di una zona di bordo del corpo di supporto 20.
Il piatto di supporto 21 comprende almeno un foro passante 23, ad esempio realizzato in prossimità di una zona di bordo del corpo di supporto 20 in squadro rispetto alle zone di bordo in cui sono realizzate le orecchie 22.
Il foro passante 23 è preferibilmente filettato (internamente).
Ad esempio, dalla faccia superiore del corpo di supporto 20 si erge, inoltre, una parete di protezione 24, la quale è ad esempio definita almeno in una zona perimetrale del bordo del corpo di supporto 20 che affianca esternamente il foro passante 23.
Nell’esempio illustrato la parete di protezione 24 è una parete a sviluppo circolare che si unisce in corrispondenza delle orecchie 22 e presenta una sporgenza (ovvero una vetta) in corrispondenza della zona di bordo in cui è realizzato il foro passante 23.
Il corpo di supporto 20 comprende, poi, una impugnatura 25, la quale è – preferibilmente – fissata in modo rigido al piatto di supporto 21.
La impugnatura 25 comprende una coppia di montanti 26, ciascuno dei quali è unito alla base ad una delle orecchie 22 in modo da prolungare le stesse in direzione ortogonale alla faccia superiore del piatto di supporto 21, ad esempio mediante un collegamento filettato, preferibilmente mediante una o più viti, in alternativa, la impugnatura 25 è fissata al piatto di supporto 21 e/o alle orecchie 22 mediante opportuni anelli di fissaggio, come anelli elastici (tipo Seeger) o simili.
I montanti 26 sono tra loro uniti alla sommità da una traversa 27, il cui mantello esterno, definisce una superficie di presa – nell’esempio sostanzialmente cilindrica – afferrabile da un utilizzatore.
La traversa 27 è sostanzialmente cava, ovvero, presenta una cavità, ad esempio cilindrica, a tutto sviluppo assiale aperta in corrispondenza delle opposte estremità assiali.
La cavità cilindrica presenta un diametro interno (costante) di dimensioni sostanzialmente standardizzate (ovvero pari a 28 mm).
Al corpo di supporto 20 è, inoltre, possibile (opzionalmente) fissare una staffa di fissaggio, la quale, ad esempio si erge dalla faccia superiore del piatto di supporto 21, preferibilmente dalla parte opposta del foro passante 23 rispetto alla traversa 27 e parallelamente alla traversa 27 stessa (a distanza non nulla da essa, ovvero ad una distanza tale da non impedire che una mano di un utilizzatore possa essere infilata tra la traversa e la staffa di attacco).
La staffa di fissaggio presenta una forma globalmente a “L” (avente uno o più fori di attacco) ed è unita al piatto di supporto 21 mediante un collegamento filettato, preferibilmente mediante una o più viti.
Nell’esempio, la staffa di fissaggio è fissata rigidamente alle orecchie 22 mediante gli stessi collegamenti filettati con cui i montanti 26 sono uniti a tali orecchie 22. La staffa di fissaggio ha la funzione di poter vincolare, in modo risolvibile, il dispositivo di presa a ventosa 10 ad almeno una barra longitudinale di un gruppo di sollevamento e/o movimentazione, come meglio verrà descritto nel seguito.
Il dispositivo di presa a ventosa 10 comprende, poi, una ventosa 30 (o “vacuum pad”) deformabile, ovvero realizzata in materiale resiliente come gomma o simile.
La ventosa 30 comprende una prima faccia inferiore, ovvero atta ad essere rivolta in esercizio verso l’oggetto da afferrare e destinata ad andare in contatto con la superficie sostanzialmente liscia dell’oggetto da afferrare, e una contrapposta seconda faccia superiore.
La ventosa 30 è sostanzialmente circolare, nell’esempio la ventosa 30 presenta una forma sostanzialmente anulare, ovvero è dotata di un foro centrale 31 (opzionale), circolare, sostanzialmente coassiale con la periferia esterna (circolare) della ventosa stessa.
La prima faccia inferiore della ventosa 30 comprende un bordo periferico 32 chiuso ad anello, il quale si aggetta dalla prima faccia inferiore in direzione assiale definendo, di fatto una forma sostanzialmente concava della prima faccia inferiore stessa (con concavità rivolta verso l’oggetto da afferrare).
Il bordo periferico 32 può essere composto da uno o più rilievi anulari concentrici (nell’esempio in numero di 3), ad esempio a sezione triangolare, i quali definiscono ciascuno un piano di appoggio deformabile adatto ad appoggiarsi sulla superficie liscia dell’oggetto da afferrare, compensando di fatto le asperità o irregolarità eventualmente presenti nella stessa.
Inoltre, la prima faccia inferiore della ventosa 30 può comprendere anche una pluralità di rilievi puntuali 33, i quali sono interposti tra il bordo periferico 32 e il perimetro interno della prima faccia che delimita il foro centrale 31.
I rilievi puntuali 33 sono allineati su un una o più circonferenze concentriche al bordo periferico 32 e/o presentano forma sostanzialmente anulare o anulare a tratti.
Inoltre, la ventosa 30 può comprendere, sulla periferia esterna in prossimità della prima faccia inferiore, un intaglio anulare (avente sezione trasversale sostanzialmente conformata come una cuspide), il quale permette una maggiore cedevolezza elastica in direzione assiale del bordo periferico 32 e, quindi, una maggiore adattabilità della ventosa 30 alla superficie liscia (o quasi liscia) dell’oggetto da afferrare.
La seconda faccia superiore della ventosa 30 è delimitata perimetralmente all’esterno da un labbro perimetrale 34 saliente dalla parte opposta rispetto al bordo periferico 32.
Ad esempio, il labbro perimetrale 34 presenta una forma chiusa ad anello (ovvero presenta la forma di un codolo cilindrico) e circonda circonferenzialmente l’intero perimetro esterno della ventosa 30.
Alla base del labbro perimetrale 34, in corrispondenza dello spigolo interno dello stesso che si unisce con la seconda faccia superiore della ventosa 30, è prevista una sede anulare 35 incavata nel labbro perimetrale 34 stesso.
Inoltre, la ventosa 30 (come visibile nella figura 14) comprende un canale passante 36, ad esempio sostanzialmente cilindrico, il quale attraversa assialmente (per l’intero spessore) la ventosa 30 stessa.
Il canale passante 36 sfocia (inferiormente) in corrispondenza della prima faccia inferiore della ventosa 30 tramite una bocca di aspirazione 360, la quale è definita in una zona anulare della ventosa 30 radialmente interna rispetto al bordo periferico 32, ovvero da esso circoscritta.
In pratica, la bocca di aspirazione 360 è sostanzialmente eccentrica rispetto all’asse centrale della ventosa 30.
Il canale passante 36, nell’esempio, sfocia (superiormente) in corrispondenza della sommità del labbro perimetrale 34 tramite una bocca di uscita 361 (allineata assialmente alla bocca di aspirazione 360).
Non si esclude che, in alternativa, la bocca di uscita 361 possa essere definita in corrispondenza della seconda faccia superiore della ventosa 30.
Il canale passante 36 presenta una forma globalmente cilindrica.
Ad esempio, come mostrato nel dettaglio di figura 15, la sezione trasversale del canale passante 36 è variabile assialmente, ovvero variabile a tratti, preferibilmente divergente dalla bocca di uscita 361 alla bocca di aspirazione 360.
In alternativa, il canale passante 36 può essere prolungato assialmente (superiormente) da un ulteriore canale passante e realizzato nel piatto di supporto 21 a sua volta prolungato da un codolo cavo, ad esempio rivestito (internamente) o realizzato in gomma, nel quale si innesta a tenuta (la parte terminale contenente) la bocca di ingresso 431 del condotto di aspirazione 43.
La ventosa 30 è connessa al corpo di supporto 20, come meglio verrà descritto nel seguito.
In particolare, secondo un aspetto vantaggioso della presente soluzione, la ventosa 30 è connessa in modo rimovibile al corpo di supporto 20, ovvero è connessa (senza collanti o senza adesioni superficiali, ad esempio ottenute per co-stampaggio) in modo che possa essere rimossa (facilmente) senza la distruzione o la lacerazione di parti o, ad esempio, senza la necessità di impiegare strumentazione o attrezzi di rimozione.
Più in dettaglio, la ventosa 30 è agganciata al piatto di supporto 21 del corpo di supporto 20.
In pratica, la ventosa 30 è atta ad essere calzata perimetralmente sul piatto di supporto 21, in modo che la seconda faccia superiore della ventosa 30 vada a contatto con la superficie inferiore del piatto di supporto 21 e, ad esempio, la ventosa 30 abbracci circonferenzialmente il piatto di supporto 21 mediante il suo labbro perimetrale 34.
Nell’esempio, il piatto di supporto 21 del corpo di supporto 20 può essere infilato assialmente all’interno del labbro perimetrale 34 della ventosa 30, il quale deformandosi elasticamente si allarga per accogliere sostanzialmente a misura il piatto di supporto stesso.
Inoltre, il bordo perimetrale esterno del piatto di supporto 21 viene accolto a misura nella sede anulare 35 e, quindi, la ventosa 30 è trattenuta assialmente dal piatto di supporto 21, in modo removibile.
In pratica, tra la ventosa 30 e il piatto di supporto 21 è definito una sorta di aggancio a scatto, o di forma, il quale risulta risolvibile mediante la semplice deformazione elastica della ventosa 30 (ovvero del labbro perimetrale 34).
La ventosa 30, con la sua seconda faccia superiore, si sovrappone assialmente al foro passante 23 realizzato nel piatto di supporto 21, il quale in pratica sfocia inferiormente in una zona anulare della ventosa 30 radialmente interna rispetto al bordo periferico 32 (ovvero interno al labbro perimetrale 34), ovvero da esso circoscritta.
Il dispositivo di presa a ventosa 10 comprende, inoltre, una testata di aspirazione 40, la quale è fissata al corpo di supporto 20, ad esempio all’impugnatura 25 dello stesso, come meglio verrà descritto nel seguito.
Più nel dettaglio, la testata di aspirazione 40 è integrata nella impugnatura 25, ovvero la impugnatura 25 è parte integrante della testata di aspirazione 40 (e viceversa).
La testata di aspirazione 40 comprende una sede di connessione 41, la quale è preferibilmente definita da (costituita o comprendente) una camera cilindrica 410, la quale è ad esempio definita all’interno della traversa 27 della impugnatura 25, ovvero coincide con la cavità cilindrica interna della traversa 27 stessa.
Inoltre, la testata di aspirazione 40 comprende un corpo di testata 42, il quale è fissato rigidamente alla impugnatura 25, ad esempio ad uno dei due montanti 26 dello stesso, in modo da occludere una prima estremità assiale della camera cilindrica 410.
Il corpo di testata 42 comprende un guscio adatto ad infilarsi assialmente a misura e a tenuta all’interno della prima estremità assiale della camera cilindrica 410 definita dalla traversa 27 della impugnatura 25, e una ghiera esterna adatta ad essere fissata, ad esempio mediante organi di fissaggio, come agganci (a pressione o a scatto) o viti o simili, ad almeno uno tra un bordo perimetrale della prima estremità della traversa 27 e il montante 26 prossimale a tale prima estremità della camera cilindrica 410.
Il corpo di testata 42 definisce o comprende un condotto di aspirazione 43, il quale è configurato per mettere in comunicazione la bocca di aspirazione 360 della ventosa 30 con la camera cilindrica 410, come meglio verrà descritto nel seguito. Il condotto di aspirazione 43, nell’esempio, comprende una bocca di uscita 430, la quale è definita nella parte del corpo di testata 42, ovvero del guscio, che si affaccia all’interno della camera cilindrica 410.
Ad esempio, la bocca di uscita 430 è sostanzialmente circolare (e coassiale alla camera cilindrica 410 ovvero è, di fatto, una apertura assiale rispetto all’asse della camera cilindrica 410).
Il condotto di aspirazione 43 comprende, poi, una bocca di ingresso 431, la quale è definita nella parte del corpo di testata 42, ovvero del guscio, che si affaccia all’esterno della camera cilindrica 410, nell’esempio è la porzione terminale di uno stelo cavo (realizzato di pezzo con il corpo di testata 42) che si estende in direzione radiale (rispetto alla camera cilindrica 410) dal corpo di testata 42.
In pratica, la bocca di ingresso 431 è una apertura radiale rispetto all’asse della camera cilindrica 410.
Il condotto di aspirazione 43 mette in comunicazione di fluido la bocca di ingresso 431 con la bocca di uscita 430 e si sviluppa longitudinalmente tra di esse.
Nell’esempio, quindi, il condotto di aspirazione 43 presenta uno sviluppo longitudinale sostanzialmente curvo, ad esempio a “L”, definito da un primo tratto a sviluppo sostanzialmente radiale dotato della bocca di ingresso 431 e un secondo tratto a sviluppo assiale dotato della bocca di uscita 430, tra i quali è interposto un gomito di raccordo.
Ad esempio, il condotto di aspirazione 43 del corpo di testata 42, in particolare la porzione estremale libera del suo primo tratto, si inserisce a misura e a tenuta all’interno del canale passante 36 (vd. figura 14) attraverso la sua bocca di uscita 361, in pratica mettendo in comunicazione di fluido (attraverso un tratto del canale passante 36) la bocca di aspirazione 360 con la bocca di ingresso 431 del condotto di aspirazione 43.
In alternativa, come mostrato in figura 15, il condotto di aspirazione 43 del corpo di testata 42, in particolare la porzione estremale libera del suo primo tratto, si inserisce a misura e a tenuta all’interno dell’ulteriore canale passante 362 (definito da codolo cavo 363) per connettersi, attraverso la sua bocca di uscita 361, con la bocca di aspirazione 360, in pratica mettendo in comunicazione di fluido (attraverso un tratto dell’ulteriore canale passante 362 e il canale passante 36) la bocca di aspirazione 360 con la bocca di ingresso 431 del condotto di aspirazione 43. Di fatto, il condotto di aspirazione 43, in particolare la porzione estremale libera del suo primo tratto, è prolungato assialmente (e almeno parzialmente definito) da almeno un tratto del canale passante 36 o, in altre parole, il canale passante 36 è parte (terminale) del condotto di aspirazione 43 (connesso in modo removibile al corpo di testata 42, in quanto parte integrante della ventosa 30).
Il condotto di aspirazione 43, presenta, inoltre, una sede di alloggiamento 44 (visibile nei dettagli delle figure 16a e 16b), la quale è definita da un tratto longitudinale di sezione allargata, nell’esempio realizzata nel secondo tratto del condotto di aspirazione stesso.
La testata di aspirazione 40 comprende, in particolare, una valvola di non ritorno 45, ad esempio posta nel condotto di aspirazione 43.
In particolare, la valvola di non ritorno 45, ovvero una valvola unidirezionale ad azionamento automatico, è configurata per intercettare (ovvero selettivamente chiudere e aprire) il collegamento di fluido tra la bocca di uscita 430 e la bocca di ingresso 431 del condotto di aspirazione 43.
In pratica, la valvola di non ritorno 45 è atta ad intercettare il condotto di aspirazione 43, nell’esempio il secondo tratto dello stesso, in modo da regolarne l’apertura e la chiusura.
Grazie alla presenza della valvola di non ritorno 45 in ogni testata di aspirazione 40 la tenuta del vuoto di ciascuna ventosa 30 è demandata alla stessa valvola di non ritorno 45 indipendentemente dal gruppo di aspirazione che ne genera il vuoto e della connessione dello stesso con la rispettiva sede di connessione 41.
In pratica, la valvola di non ritorno 45 è alloggiata, ad esempio in modo removibile, all’interno del condotto di aspirazione 43, preferibilmente all’interno della sede di alloggiamento 44 realizzata nello stesso.
Nel dettaglio, la valvola di non ritorno 45, come visibile negli ingrandimenti mostrati nelle figure 16a e 16b, comprende un corpo valvola 450 cavo, conformato sostanzialmente come un bicchiere cilindrico, il quale è coassialmente inserito all’interno della sede di alloggiamento 44, mediante un accoppiamento amovibile ad incastro o filettato o simile.
In pratica, la cavità interna del corpo valvola 450 presenta:
- una prima estremità aperta che è prossimale alla bocca di ingresso 431 del condotto di aspirazione 43 ed è in comunicazione di fluido con tale bocca di ingresso 431 mediante una apertura di ingresso, ad esempio definita da un foro centrale passante; e
- una seconda estremità aperta che è prossimale alla bocca di uscita 430 del condotto di aspirazione 43, ad esempio sostanzialmente a filo o coincidente con essa, ed è in comunicazione di fluido con tale bocca di uscita 430 mediante una apertura di uscita, ad esempio definita da un foro centrale passante.
La valvola di non ritorno 45, inoltre, comprende una sede di valvola 451, ad esempio realizzata in prossimità della prima estremità aperta del corpo valvola 450. La sede di valvola 451 è definita da un restringimento radiale (ad esempio anulare) della cavità interna del corpo valvola 450.
In una prima forma di realizzazione mostrata in figura 16a, la sede di valvola 451 è posizionata (assialmente) all’esterno del corpo valvola 450 ed è definita dalla (o associata alla) sede di alloggiamento 44.
In una seconda forma di realizzazione mostrata in figura 16b, la sede di valvola 451 è posizionata (assialmente) all’interno del corpo valvola 450 ed è definita dalla (o associata alla) cavità interna del corpo valvola 450 stessa.
In entrambe le forme di realizzazione, preferibilmente, la sede di valvola 451 è costituita da un anello resiliente, ad esempio un anello o-ring, inserito in una apposita sede anulare realizzata in almeno uno tra la sede di alloggiamento 44 (vd. figura 16b) e il corpo valvola 450 (vd. figura 16a).
Nella cavità interna del corpo valvola 450 è accolto mobile assialmente un otturatore 46, ad esempio un otturatore a sfera (sebbene non si escluda che l’otturatore possa essere di qualsiasi forma opportuna), il quale è atto ad appoggiarsi a misura su un bordo interno (sostanzialmente conico) del foro centrale della sede di valvola 451 (ovvero dell’anello o-ring), in modo da chiudere il condotto di aspirazione 43. Secondo un aspetto vantaggioso della presente soluzione, l’otturatore 46 è di tipo normalmente chiuso, ovvero è mantenuto spinto (premuto) contro la sede di valvola 451 (in posizione di chiusura del condotto di aspirazione 43) da un corpo di spinta 47, il quale è configurato per esercitare una forza di spinta non nulla sull’otturatore 46 diretta verso la sede di valvola 451.
Il corpo di spinta 47 è preferibilmente un elemento elastico il quale è vincolato al corpo valvola 450.
Come illustrato nelle figure, questo elemento elastico comprende una molla preferibilmente elicoidale (di compressione), la quale è alloggiata coassialmente all’interno della cavità interna del corpo valvola 450, nell’esempio interposta assialmente tra uno spallamento anulare definito nel corpo valvola stesso e l’otturatore 46, in modo da premere quest’ultimo verso la sede di valvola 451 (definita dall’anello o-ring) per chiuderla.
Nella forma di realizzazione mostrata in figura 16a, la sede di valvola 451, una volta messa in posizione all’interno della cavità interna del corpo valvola 450, impedisce anche lo sfilamento dell’otturatore 46 (e del corpo di spinta 47) dal corpo valvola 450.
Il corpo di spinta 47 è configurato in modo che la forza di spinta esercitata sull’otturatore 46 sia maggiore della forza peso agente sullo stesso, in tal modo quando il corpo di spinta 47 è allineato verticalmente al di sotto dell’otturatore 46 quest’ultimo non è in grado, sotto la sua forza peso, di distaccarsi dalla sede di valvola 451, ovvero viene comunque mantenuto premuto dal corpo di spinta 47 contro la sede di valvola 451 occludendola.
Il corpo di spinta 47 e la sua forza di spinta esercitata sull’otturatore 46 può essere differente da quello illustrato, ad esempio potrebbe essere un corpo magnetico adatto ad esercitare una forza di spinta (o trazione) magnetica o di altra natura.
L’otturatore 46 è, in pratica, configurato per essere mosso (ovvero traslato assialmente) all’interno della cavità interna del corpo valvola 450 tra una posizione di chiusura, in cui è premuto dal corpo di spinta 47 contro la sede di valvola 451 occludendola, e una posizione di apertura, in cui si distacca (leggermente) dalla sede di valvola 451 (in contrasto alla forza di spinta esercitata dal corpo di spinta 47).
In pratica, l’otturatore 46 è configurato per essere mosso dalla posizione di chiusura alla posizione di apertura in contrasto alla forza di spinta (elastica) esercitata dal corpo di spinta 47 sull’otturatore stesso.
In particolare, la valvola di non ritorno 45 è configurata in modo da aprire il condotto di aspirazione 43, ovvero portare l’otturatore 46 nella sua posizione di apertura, quando nella camera cilindrica 410 (ovvero nella cavità interna del corpo valvola 450) si raggiunge un valore di pressione minore ad un pre-determinato valore di pressione di soglia negativo (dipendente dalla forza di spinta e dalla superficie dell’otturatore 46 rivolta all’interno della cavità interna del corpo valvola 450). Quando, invece, nella camera cilindrica 410 (ovvero nella cavità interna del corpo valvola 450) si ha una pressione maggiore del pre-determinato valore di pressione di soglia negativo (o quando si ha una pressione positiva o una pressione ambiente), il corpo di spinta 47 spinge e preme l’otturatore 46 nella sua posizione di chiusura, mantenendo di fatto chiuso il condotto di aspirazione 43.
Il dispositivo di presa a ventosa 10 comprende, inoltre, una valvola di sfiato 50 ad azione manuale (volontaria), la quale è configurata per operare il rilascio (volontario) dell’oggetto afferrato dalla ventosa 30 da parte dell’utilizzatore.
La valvola di sfiato 50 è, ad esempio, supportata dal (e definita nel) corpo di testata 42, ad esempio sostanzialmente a scomparsa in esso (e ben protetta), come meglio verrà descritta nel seguito.
La valvola di sfiato 50 comprende un condotto di sfiato 51, il quale ad esempio si dirama dal condotto di aspirazione 43 del corpo di testata 42, preferibilmente in una porzione dello stesso interposta tra la valvola di non ritorno 45 e la bocca di ingresso 431 (ovvero la bocca di aspirazione 360).
Nella forma di realizzazione illustrata, il condotto di sfiato 51 è previsto nel primo tratto del condotto di aspirazione 43, ad esempio sostanzialmente in squadro con esso (e rivolto verso l’esterno).
Il condotto di sfiato 51 comprende una bocca di accesso che sfocia all’interno del condotto di aspirazione 43 (nella porzione dello stesso interposta tra la valvola di non ritorno 45 e la bocca di ingresso 431) e una bocca di sfiato che sfocia all’esterno del condotto di aspirazione 43, ad esempio in comunicazione di fluido con l’’ambiente esterno.
La valvola di sfiato 50 comprende, poi, un pulsante di azionamento 52, il quale è configurato per selettivamente aprire e chiudere il condotto di sfiato 51, ovvero la bocca di sfiato dello stesso.
Il pulsante di azionamento 52 è ad esempio normalmente chiuso, ovvero è mantenuto spinto (premuto) contro le pareti perimetrali della bocca di sfiato (in posizione di chiusura del condotto di sfiato 51) da un organo spinta 53, il quale è configurato per esercitare una forza di spinta non nulla sul pulsante di azionamento 52 diretta verso la bocca di sfiato.
Ad esempio, il pulsante di azionamento 52 è connesso al corpo di testata 42, ad esempio è ad esso incernierato con possibilità di oscillare attorno ad un asse di oscillazione (parallelo alla faccia inferiore della ventosa 30) tra una posizione di chiusura del condotto di sfiato 51 e una posizione di apertura del condotto di sfiato 51.
In pratica, il pulsante di azionamento 52 definisce una leva (del primo tipo), in cui una prima estremità del pulsante di azionamento 52 è allargata o sagomata per poter essere azionata comodamente manualmente (ad esempio da un dito dell’utilizzatore) e una contrapposta seconda estremità, disposta dalla parte opposta rispetto all’asse di oscillazione, conformata come uno spillo (eventualmente dotato di una guarnizione ad anello su di esso calzato) che è configurato per entrare almeno parzialmente nel condotto di sfiato 51 occludendo lo stesso (sostanzialmente ad incastro / a scatto).
Il pulsante di azionamento 52 è, in pratica, configurato per essere mosso (ovvero oscillato) alternativamente dalla posizione di chiusura del condotto di sfiato 51 e la posizione di apertura del condotto di sfiato 51 in contrasto alla forza di spinta esercitata dall’organo di spinta 53.
L’organo di spinta 53 è preferibilmente un elemento elastico il quale è vincolato al corpo di testata 42.
Come illustrato nelle figure, questo elemento elastico comprende una molla preferibilmente elicoidale (di compressione), la quale è interposta tra una parete esterna del corpo di testata 42 (ad esempio parzialmente calzata su un apposito perno di supporto o parzialmente alloggiata all’interno di una apposita sede in essa ricavata e ivi fissata) e la prima estremità del pulsante di azionamento 52.
In pratica, la molla che definisce l’organo di spinta 53 viene compressa ogni qualvolta la prima estremità del pulsante di azionamento 52 viene premuta (dall’utilizzatore) in avvicinamento al corpo di testata 42 (per portare la seconda estremità del pulsante di azionamento a disimpegnare il condotto di sfiato 51 e, quindi, il pulsante di azionamento 52 nella sua posizione di apertura) e, ogni volta che la prima estremità del pulsante di azionamento 52 viene rilasciata la molla che definisce l’organo di spinta 53 si estende elasticamente esercitando la suddetta forza di spinta (elastica) sul pulsante di azionamento 52 per riportarlo nella sua posizione di chiusura (di equilibrio stabile).
Il corpo di testata 42 comprende due fiancate di protezione 420 entro cui è alloggiato, sostanzialmente a scomparsa, il pulsante di azionamento 52 (ad esempio almeno la prima estremità dello stesso).
Tali fiancate di protezione 420, che si estendono longitudinalmente parallelamente al primo tratto del condotto di aspirazione 43, presentano una sommità che è sostanzialmente complanare alla superficie del pulsante di azionamento 52 distale dal corpo di testata 42 o, comunque tale superficie del pulsante di azionamento 52 non sporge oltre le fiancate di protezione 420 stesse.
Il dispositivo di presa 10, infine, comprende un vuotometro 60, il quale è configurato per misurare e indicare il valore della depressione (della pressione negativa) che si genera in un volume di presa (chiuso e variabile) interposto tra la ventosa 30 (ovvero la sua prima faccia inferiore e il bordo periferico 32) e la superficie sostanzialmente liscia dell’oggetto da afferrare.
Il vuotometro 60 comprende una scocca 61 o cassa dotata di un quadrante e un indicatore (a lancetta) e al cui interno è posto un trasduttore adatto a convertire una pressione in una forza di spostamento meccanico dell’indicatore, dalla quale si diparte un codolo di innesto 62 atto ad essere fissato al corpo di supporto 20, in particolare al piatto di supporto 21, e mettere in comunicazione di fluido il trasduttore con il volume di presa (chiuso e variabile) interposto tra la ventosa 30, ovvero la sua prima faccia inferiore e il bordo periferico 32, e la superficie sostanzialmente liscia dell’oggetto da afferrare.
Il codolo di innesto 62 è ad esempio filettato e supporta, preferibilmente, una guarnizione ad anello, ad esempio del tipo di un o-ring.
Secondo un aspetto vantaggioso della presente soluzione, il vuotometro 60 è connesso al corpo di supporto 20 in modo risolvibile (ovvero in modo da poter essere rimosso senza dover perdere l’integrità strutturale dello stesso o del corpo di supporto 20 e senza dover rimuovere collanti o simili mezzi adesivi).
In dettaglio, il vuotometro 60 è connesso, mediante il suo codolo di innesto 62 al foro passante 23 realizzato nel piatto di supporto 21, ad esempio in corrispondenza della faccia superiore dello stesso e sporgente superiormente da essa.
Tra il codolo di innesto 62 e il foro passante 23 è, preferibilmente, definito un collegamento filettato, realizzato dalla filettatura interna del foro passante 23 che si accoppia con la filettatura esterna del codolo di innesto 62.
Il codolo di innesto 62 è atto ad essere connesso a tenuta al foro passante 23 mediante interposizione di detta guarnizione ad anello che viene compressa tra i due quando viene serrato il collegamento filettato.
In alternativa, è possibile prevedere che la connessione a tenuta tra il vuotometro 60 e il piatto di supporto 21 possa essere differente da quella illustrata, ad esempio potrebbe essere previsto un collegamento ad incastro o un collegamento a baionetta o altro collegamento removibile (a tenuta).
In pratica, il vuotometro 60 è disposto a fianco della parete di protezione 24, la quale, quindi, almeno da un lato (rivolto radialmente verso l’esterno del dispositivo di presa a ventosa 10, ovvero del piatto di supporto 21) fascia e/o affianca almeno parzialmente il vuotometro 60 (ovvero la scocca 61 dello stesso), di fatto proteggendolo da urti o sollecitazioni accidentali.
La parete di protezione 24, ovvero la sua sporgenza o vetta, presenta una altezza rispetto al piano definito dalla superficie superiore del piatto di supporto 21 sostanzialmente pari o paragonabile alla altezza del vuotometro 60 (rispetto allo stesso piano).
Il sistema di presa 100 comprende un gruppo di aspirazione 70, il quale è configurato per aspirare – in modo automatico – l’aria presente in un volume di presa (chiuso e variabile) interposto tra la ventosa 30, ovvero circoscritto tra la sua prima faccia inferiore e il bordo periferico 32, e la superficie sostanzialmente liscia dell’oggetto da afferrare.
In pratica, il gruppo di aspirazione 70 è configurato per generare il vuoto in corrispondenza della prima faccia inferiore della ventosa 30 per la presa della ventosa 30 sulla superficie dell’oggetto da afferrare.
Il gruppo di aspirazione 70 è tutelabile anche in modo indipendente dal resto del sistema di presa 100 e può essere utilizzato sia in dispositivi di presa a ventosa 10 come sopra descritti che in qualunque dispositivo di presa a ventosa 10 noto, in cui sia presente una sede di connessione 41 (definita o costituita o comprendente una camera cilindrica 410, ad esempio di dimensioni sostanzialmente standardizzate, come sopra descritta).
Il gruppo di aspirazione 70 (nel suo complesso o almeno in una parte dello stesso) è associato in modo removibile al dispositivo di presa a ventosa 10, ad esempio alla sede di connessione 41 dello stesso, come meglio verrà descritto nel seguito. Particolarmente, il gruppo di aspirazione 70 comprende una pompa di aspirazione 71 elettrica, ovvero azionata elettricamente.
La pompa di aspirazione 71 è ad esempio una pompa dinamica (a flusso continuo).
La pompa di aspirazione 71 comprende (un involucro dotato di) una bocca di mandata (da cui un flusso di aria – compressa – viene fatto uscire dall’involucro) e una bocca di aspirazione (da cui un flusso di aria viene forzato ad entrare – aspirato – nell’involucro).
All’interno dell’involucro della pompa di aspirazione 71, come noto, è presente una girante azionata in rotazione da un motore elettrico (non visibili in quanto di tipo noto al tecnico del settore), in cui la girante – quando azionata in rotazione dal motore elettrico - è configurata per generare il flusso di aria (continuo) che è diretto dalla bocca di aspirazione alla bocca di mandata.
La pompa di aspirazione 71 (ovvero l’involucro) comprende, inoltre, un primo connettore elettrico (disposto all’esterno dell’involucro stesso), il quale è atto ad essere connesso, mediante una circuiteria elettrica non visibile (in quanto disposta all’interno dell’involucro) al motore elettrico per l’alimentazione elettrica dello stesso. Ancora, la pompa di aspirazione 71 (ovvero l’involucro) è dotata di un interruttore 710 di accensione e spegnimento della stessa (disposto all’esterno dell’involucro stesso), il quale è associato al motore elettrico, ad esempio alla suddetta circuiteria elettrica, per interrompere o permettere l’alimentazione elettrica del motore elettrico.
Pertanto, se durante la movimentazione del sistema di presa 100 si verifica una perdita del vuoto in corrispondenza di qualche ventosa 30 (ovvero la lancetta del vuotometro 60 si sposta in una zona “rossa” che indica l’innalzamento di pressione ad un livello critico per la presa della ventosa 30 sull’elemento lastriforme) non è più necessario riappoggiare il sistema di presa 100 e l’elemento lastriforme in presa per ripristinare la depressione voluta, ma è sufficiente attivare la pompa di aspirazione 71, ad esempio agendo sull’interruttore 710, fino al ripristino del grado di vuoto minimo necessario a garantire la presa sicura della ventosa 30.
L’involucro della pompa di aspirazione 71 è ad esempio inapribile o non manomettibile.
Ancora, il gruppo di aspirazione 70 comprende una batteria di alimentazione 72 (ricaricabile), la quale è configurata per alimentare (nel suo ciclo di scarica) la pompa di aspirazione 71 (ovvero il motore elettrico della stessa).
La batteria di alimentazione 72 è, quindi, un accumulatore di carica elettrica.
La batteria di alimentazione 72 comprende, a sua volta, un involucro della batteria (ad esempio inapribile), il quale comprende una o più celle collegate tra loro in modo elettrico (ad esempio in serie) e un secondo connettore elettrico (disposto all’esterno dell’involucro stesso), il quale è atto ad essere connesso alle celle. Il secondo connettore della batteria di alimentazione 72 è atto ad essere connesso, preferibilmente, in modo risolvibile, al primo connettore della pompa di aspirazione 71.
Quando il secondo connettore della batteria di alimentazione 72 è connesso (elettricamente) al primo connettore della pompa di aspirazione 71 la batteria di alimentazione 72 alimenta elettricamente (il motore elettrico de) la pompa di aspirazione stessa.
La batteria di alimentazione 72 è ad esempio una batteria agli ioni di Litio, preferibilmente ma non limitatamente caratterizzata da una tensione (massima) di 14,8 Volt.
Il gruppo di aspirazione 70, inoltre, può comprendere un involucro di contenimento 73, ad esempio di forma scatolare, il quale è configurato per contenere almeno parzialmente o totalmente e/o supportare la pompa di aspirazione 71 e/o la batteria di alimentazione 72.
L’involucro di contenimento 73 può essere dotato di aperture di sfiato, ad esempio poste in prossimità della bocca di mandata della pompa di aspirazione 71, dalla quale esce il flusso di aria aspirato dalla pompa di aspirazione 71.
Ancora, l’involucro di contenimento 73 può essere dotato, in corrispondenza di una propria parete, di una sede di accoglimento dell’interruttore, da cui è azionabile (dall’esterno di esso) il detto interruttore o l’interruttore stesso può essere fissato ad una parete dell’involucro esterno (in modo da essere accessibile direttamente dall’esterno di esso).
L’involucro di contenimento 73 può essere apribile, ad esempio dotato di uno sportello apribile, in modo da poter ispezionare e/o rimuovere o sostituire la pompa di aspirazione 71 e/o la batteria di alimentazione 72 poste al suo interno.
Non si esclude che l’involucro 73 possa essere sostanzialmente inapribile, in questo caso un connettore elettrico può essere posto su una parete (esterna) dell’involucro di contenimento in modo da essere connesso al secondo connettore della batteria di alimentazione 72 per la ricarica della stessa.
L’involucro di contenimento 73 presenta una apertura di connessione posta in corrispondenza (o in prossimità) della bocca di aspirazione della pompa di aspirazione 71.
La bocca di aspirazione della pompa di aspirazione 71 è messa in comunicazione con l’esterno dell’involucro di contenimento 73 attraverso la apertura di connessione.
Il gruppo di aspirazione 70 comprende, poi, un connettore 74, il quale è configurato per connettere (direttamente o indirettamente) la pompa di aspirazione 71 con il dispositivo di presa a ventosa 10.
Il connettore 74, ad esempio, è configurato per impegnare, preferibilmente in modo removibile e a tenuta, la sede di connessione 41 del dispositivo di presa a ventosa 10, ovvero la camera cilindrica 410, definita all’interno della traversa 27 della impugnatura 25, ovvero coincide con la cavità cilindrica interna della traversa 27 stessa.
Il connettore 74 comprende un corpo tubolare sostanzialmente rigido (o semirigido) presentante una forma allungata e dotato di un asse longitudinale C.
Il connettore 74, preferibilmente presenta una estremità assiale prossimale connessa (direttamente o indirettamente) alla pompa di aspirazione 71, preferibilmente alla bocca di aspirazione della pompa di aspirazione 71, e una contrapposta estremità assiale distale libera.
Il connettore 74 definisce al suo interno un canale passante, con asse passante parallelo (sostanzialmente) all’asse longitudinale C del corpo tubolare, il quale sfocia in corrispondenza della estremità assiale distale mediante una bocca di afflusso, ad esempio assiale, e in corrispondenza della estremità prossimale mediante una bocca di efflusso, ad esempio anch’essa assiale.
Il connettore 74, ovvero il suo corpo tubolare, comprende in corrispondenza della sua estremità assiale distale un tratto terminale cilindrico (contenente la estremità assiale distale stessa), in cui l’asse centrale dello stesso coincide con l’asse longitudinale C del connettore 74 stesso.
Il tratto terminale cilindrico è configurato per essere inserito sostanzialmente a misura (ovvero con ridotto gioco radiale) coassialmente all’interno della sede di connessione 41, ovvero alla camera cilindrica 410 che definisce la stessa (passando dalla seconda estremità assiale aperta della camera cilindrica 410 opposta alla prima estremità assiale chiusa dal corpo di testata 42).
Il tratto terminale cilindrico potrebbe essere a sezione costante per l’intera lunghezza dello stesso o – come illustrato – a sezione variabile.
In quest’ultima circostanza, ad esempio, il tratto terminale cilindrico è formato da una pluralità di tratti cilindrici coassiali (e presentanti il medesimo diametro esterno), i quali sono tra loro separati da rispettivi tratti rastremati (ad esempio anch’essi cilindrici ma di diametro minore).
Il connettore 74 presenta, ad esempio in corrispondenza del tratto terminale cilindrico, preferibilmente in corrispondenza del più vicino degli stessi alla estremità assiale distale del connettore 74, una guarnizione di tenuta 740.
Ad esempio la guarnizione di tenuta 740 presenta una forma anulare (del tipo di un O-ring) ed è calzata sul tratto terminale cilindrico (in prossimità dell’estremità assiale distale del connettore 74), ad esempio inserita – ad incastro – all’interno di una apposita sede anulare.
La guarnizione di tenuta 740 è ad esempio realizzata in un elastomero (ad esempio gomma) ed è comprimibile (in modo elastico) in direzione radiale.
Il diametro esterno della guarnizione di tenuta 740, quando si trova nello stato indeformato, ovvero quando non è sottoposta a compressione radiale, è maggiore del diametro esterno del tratto terminale cilindrico (e maggiore, ad esempio di poco, del diametro interno della camera cilindrica 410 che definisce la sede di connessione 41.
In pratica, la guarnizione di tenuta 740 è configurata per entrare (unitamente al connettore 74 su cui è calzata) coassialmente all’interno della sede di connessione 41, ovvero della camera cilindrica 410, del dispositivo di presa a ventosa 10 ed essere radialmente compressa tra la parete interna della camera cilindrica 410 e il connettore 74 stesso per realizzare una tenuta (ermetica) del collegamento tra essi.
In pratica, la guarnizione di tenuta 740 suddivide la camera cilindrica 410 in due ambienti separati in modo fluidico, di cui un primo ambiente prossimale al corpo di testata 42, il quale primo ambiente è in comunicazione fluidica con il condotto di aspirazione 43 e definisce una camera di aspirazione chiusa (ovvero delimita un volume chiuso assialmente tra la guarnizione di tenuta 740 e la valvola di non ritorno 45), e un secondo ambiente distale dal corpo di testata, il quale secondo ambiente definisce un volume aperto in corrispondenza della seconda estremità assiale della camera cilindrica 410.
La bocca di efflusso del connettore 74, quando questo è infilato nella camera cilindrica 410, sfocia (e si trova) nel suddetto primo ambiente, per la creazione del vuoto nello stesso (e, causando l’apertura della valvola di non ritorno 45, nel volume di presa delimitato dalla ventosa 30), come di seguito descritto.
Quando la pompa di aspirazione 71 è in funzione, ovvero è accesa, aspira aria dalla bocca di efflusso di ciascun connettore 74 creando quindi una depressione all’interno del primo ambiente (delimitato in senso circonferenziale dalla camera cilindrica 410 e delimitata assialmente dal corpo di testata 42 e guarnizione di tenuta 740), in cui la suddetta depressione è tale da permettere l’aspirazione di aria dalla bocca di aspirazione 360 attraverso (il canale passante 36) il condotto di aspirazione 43 (e la valvola di non ritorno 45), creando il vuoto nel detto volume di presa della ventosa 30.
In pratica, la depressione che si crea all’interno del primo ambiente, per effetto dell’aspirazione della pompa di aspirazione 71 – fintanto che essa è in funzione –, è tale da aprire la valvola di non ritorno 45, ovvero è tale da muovere l’otturatore 46, in contrasto al corpo di spinta 47, nella sua posizione di apertura permettendo all’aria di defluire lungo il condotto di aspirazione 43 dalla bocca di aspirazione 360 alla bocca di uscita 430 ed entrare nel primo ambiente stesso, creando il vuoto nel detto volume di presa della ventosa 30.
Quando la pompa di aspirazione 71 è disattivata (ad esempio agendo sull'interruttore 710) e non viene più aspirata aria dal primo ambiente, la valvola di non ritorno 45 si chiude automaticamente, ovvero il corpo di spinta 47 è tale da riportare in modo automatico l’otturatore 46 nella sua posizione di chiusura lasciando il volume di presa (chiuso e variabile), interposto tra la ventosa 30 (ovvero la sua prima faccia inferiore e il bordo periferico 32) e la superficie sostanzialmente liscia dell’oggetto da afferrare, sostanzialmente isolato dall’ambiente esterno e tale da garantire una presa stabile dell’oggetto (anche con la pompa di aspirazione 71 disattivata o, addirittura, anche qualora il connettore 74 venisse sfilato dalla rispettiva sede di connessione 41).
In pratica, ogni volta che (agendo sull’interruttore 710) si attiva la pompa di aspirazione 71 viene aspirata aria dal volume di presa (chiuso e variabile), interposto tra la ventosa 30 e la superficie sostanzialmente liscia dell’oggetto da afferrare, e quindi, viene diminuita la pressione (fino al grado di depressione desiderato, controllabile mediante il vuotometro 60) all’interno di tale volume di presa, permettendo all’oggetto di rimanere saldamente aggrappato dalla ventosa 30 per il principio del vuoto.
In una forma di realizzazione mostrata nelle figure 10 e 11, il connettore 74 è connesso in modo rigido (senza alcun grado di libertà) alla pompa di aspirazione 71. In tale forma di realizzazione, in modo particolare, il connettore 74 è connesso rigidamente all’involucro di contenimento 73, ad esempio in corrispondenza della apertura di connessione.
Nel dettaglio, l’estremità assiale prossimale è fissata rigidamente alla parete dell’involucro di contenimento che definisce l’apertura di connessione.
In particolare, l’apertura di connessione dell’involucro di contenimento 73 e la bocca di efflusso del connettore 74 sono tra loro sostanzialmente coassiali (o almeno radialmente sovrapposte) e, preferibilmente coincidono.
Ancora più preferibilmente, il connettore 74 è realizzato in corpo unico (ad esempio mediante stampaggio ad iniezione di materie plastiche) con l’involucro di contenimento 73.
In pratica, il connettore 74 si deriva dall’involucro di contenimento 73 in modo che il suo canale passante prolunghi (assialmente) la bocca di aspirazione della pompa di aspirazione verso la bocca di afflusso del connettore stesso.
Il connettore 74 e l’involucro di contenimento 73 definiscono, nel complesso, un corpo rigido (indeformabile alle usuali sollecitazioni a cui è sottoposto), ovvero adatto a sostenere il proprio peso in esercizio.
In altre parole, quando il connettore 74 del gruppo di aspirazione 70 è inserito all’interno della sede di connessione 41 del dispositivo di presa a ventosa 10, l’involucro di contenimento 73 è atto ad essere supportato dal connettore stesso in sospensione (sul corpo di supporto 20 del dispositivo di presa a ventosa 10 stesso, a distanza da esso).
In tale forma di realizzazione, il sistema di presa 100 può essere costituito da (o comprendere) un (unico) dispositivo di presa a ventosa 10, come sopra descritto o come noto sul mercato, e un (unico) gruppo di aspirazione 70.
In una ulteriore forma di realizzazione mostrata nelle figure 1-6 e 8 (e 12), il connettore 74 è connesso all’involucro di contenimento 73 con almeno un grado di libertà.
Nell’esempio, il connettore 74 è connesso all’involucro di contenimento 73 con possibilità di muoversi liberamente nello spazio ad esso circostante, ad esempio in modo allontanabile e/o variamente orientabile rispetto a (la posizione assunta da) l’involucro di contenimento 73.
Il connettore 74 è ad esempio connesso all’involucro di contenimento 73 in modo risolvibile o removibile.
Preferibilmente, in tal forma di realizzazione, il gruppo di aspirazione 70 comprende un condotto di suzione 75, il quale è configurato per interconnettere (direttamente o indirettamente) in modo fluidico il connettore 74 (ovvero la sua bocca di efflusso) alla bocca di aspirazione della pompa di aspirazione 71.
Il condotto di suzione 75 è interposto tra (la bocca di efflusso de) il connettore 74 e la (bocca di aspirazione della) pompa di aspirazione 71.
In particolare, il condotto di suzione 75 è dotato di una estremità prossimale (ad esempio dotata di un rispettivo raccordo penumatico di connessione) connessa alla bocca di aspirazione della pompa di aspirazione 71 e una estremità distale (ad esempio dotata di un rispettivo raccordo penumatico di connessione) connessa a (la bocca di efflusso de) il connettore 74.
Preferibilmente, il condotto di suzione 75 è almeno parzialmente (o totalmente) definito da un tratto assiale di tipo flessibile e/o estensibile, preferibilmente di tipo spiralato.
Non si esclude, tuttavia, che il condotto di suzione 75 possa essere di tipo inestensibile e/o rigido a seconda delle applicazioni a cui è destinato.
In tale seconda forma di realizzazione (ma non si esclude possa essere la stessa cosa nella prima forma di realizzazione), il connettore 74, ovvero il suo corpo tubolare, comprende in corrispondenza della sua estremità assiale prossimale un tratto prossimale (contenente la estremità assiale prossimale stessa), il quale ad esempio presenta una dimensione radiale maggiore del diametro del tratto terminale cilindrico.
Ad esempio, il tratto prossimale è anch’esso sostanzialmente cilindrico, in cui l’asse centrale dello stesso coincide con l’asse longitudinale C del connettore 74 stesso.
Il tratto prossimale, ad esempio, presenta un diametro esterno (dimensione radiale massima) maggiore del diametro interno della sede di connessione 41, ovvero della camera cilindrica 410, in modo da definire uno spallamento assiale (nel gradino tra il tratto prossimale e il tratto terminale cilindrico) adatto a definire un riscontro assiale per il connettore 74 contro la seconda estremità assiale aperta della camera cilindrica 410, quando il connettore 74 (ovvero il suo tratto terminale cilindrico) è inserito (coassialmente) all’interno della sede di connessione 41.
In tale seconda forma di realizzazione (ma non si esclude possa essere la stessa cosa nella prima forma di realizzazione), il connettore 74, ovvero il suo corpo tubolare, comprende anche un raccordo tubolare di connessione ausiliario 741, il quale è ad esempio posto in corrispondenza o in prossimità della estremità assiale prossimale del connettore stesso 74.
Il raccordo tubolare di connessione ausiliario 741 è in comunicazione fluidica con il canale passante interno al connettore 74, in modo da definirne una diramazione. Ad esempio il raccordo di connessione ausiliario 741 si sviluppa in direzione prevalente radiale dal connettore 74, preferibilmente ma non limitatamente dal tratto prossimale dello stesso (ove previsto).
Il raccordo tubolare di connessione ausiliario 741 potrebbe essere definito, in via equivalente in una versione semplificata, da una semplice apertura radiale.
Ad esempio, il raccordo tubolare di connessione ausiliario 741 è – preferibilmente – normalmente chiuso da un corpo otturatore, ad esempio ad innesto rapido. Ancora, in tale seconda forma di realizzazione (ma non si esclude possa essere la stessa cosa nella prima forma di realizzazione), il gruppo di aspirazione 70 comprende un sistema di fissaggio configurato per sostenere almeno una parte del gruppo di aspirazione 70 stesso.
Nell’esempio il sistema di fissaggio comprende almeno una banda di ancoraggio (flessibile), ad esempio chiudibile su se stessa ad anello, preferibilmente per mezzo di mezzi di riunione, come ad esempio una chiusura a velcro o equivalente, la quale è rigidamente fissata all’esterno dell’involucro di contenimento 73.
Il sistema di fissaggio preferibilmente comprende due di dette bande di ancoraggio definenti due anelli sostanzialmente paralleli e concentrici.
Secondo un aspetto dell’invenzione, come mostrato nelle figure 1-6, 8 e 12, il gruppo di aspirazione 70 può comprendere una pluralità di connettori 74.
Più in dettaglio, nella forma di realizzazione mostrata nelle figure il gruppo di aspirazione 70 può comprendere una pluralità di connettori 74 ciascuno dei quali è connesso in modo fluidico, ad esempio in serie (o in parallelo), alla (unica) pompa di aspirazione 71.
Grazie a tale configurazione, la pompa di aspirazione 71 dapprima crea il vuoto in corrispondenza della ventosa 30 a cui è connesso il connettore 74 più vicino alla pompa di aspirazione stessa e, poi, man mano in corrispondenza delle ventose 30 più distali.
Nella forma di realizzazione mostrata nelle figure, la pluralità di connettori 74 è collegata in serie, come meglio verrà descritto nel seguito, ad esempio mediante il raccordo tubolare di connessione ausiliario 741.
In pratica, la pluralità di connettori 74 definisce una serie di connettori 74, di cui un primo connettore 74 della serie, prossimale alla pompa di aspirazione 71, e un ultimo connettore 74 della serie, distale dalla pompa di aspirazione 71.
Eventualmente, il gruppo di connettori 74 comprende uno o più connettori 74 intermedi nella serie, interposti tra il primo connettore 74 e l’ultimo connettore 74. Il primo connettore 74 è connesso, come sopra descritto, alla pompa di aspirazione 71, ad esempio per mezzo di un rispettivo primo condotto di suzione 75 (come sopra descritto).
In pratica, il primo condotto di suzione 75 è (direttamente) connesso, mediante la sua estremità prossimale, alla bocca di aspirazione della pompa di aspirazione 71 e, mediante la sua estremità distale, alla bocca di efflusso del primo connettore 74. Ciascun eventuale connettore 74 intermedio della serie è connesso ad un connettore 74 della serie immediatamente precedente (attiguo), ad esempio per mezzo di un rispettivo condotto di suzione 75 intermedio (come sopra descritto).
In pratica, il condotto di suzione 75 intermedio di ciascun eventuale connettore 74 intermedio è (direttamente) connesso, mediante la sua estremità prossimale, al raccordo tubolare di connessione ausiliario 741 (che viene aperto) del connettore della serie immediatamente precedente e, mediante la sua estremità distale, alla bocca di efflusso del rispettivo connettore 74 intermedio.
La connessione (rapida) della estremità prossimale di ciascun condotto di suzione 75 al raccordo tubolare di connessione ausiliario 741 è, ad esempio, tale da aprire in modo automatico (l’otturatore de) il raccordo tubolare di connessione ausiliario 741 (il quale si richiude in modo automatico quando l’estremità prossimale di ciascun condotto di suzione 75 viene disconnessa dal rispettivo raccordo tubolare di connessione ausiliario 741).
L’ultimo connettore 74 della serie è connesso ad un connettore 74 della serie immediatamente precedente (che può essere il primo connettore 74 o uno dei connettori 74 intermedi), ad esempio per mezzo di un ultimo condotto di suzione 75 (come sopra descritto).
In pratica, l’ultimo condotto di suzione 75 è (direttamente) connesso, mediante la sua estremità prossimale, al raccordo tubolare di connessione ausiliario 741 (che viene aperto) del connettore 74 della serie immediatamente precedente e, mediante la sua estremità distale, alla bocca di efflusso dell’ultimo connettore 74. La connessione (rapida) della estremità prossimale dell’ultimo condotto di suzione 75 al raccordo tubolare di connessione ausiliario 741 è, ad esempio, tale da aprire in modo automatico (l’otturatore de) il raccordo tubolare di connessione ausiliario 741 (il quale si richiude in modo automatico quando l’estremità prossimale dell’ultimo condotto di suzione 75 viene disconnessa dal rispettivo raccordo tubolare di connessione ausiliario 741).
Secondo un’alternativa dell’invenzione, il sistema di presa 100 potrebbe prevedere una pluralità di gruppi di aspirazione 70 (completi o in parti) tra loro indipendenti o in qualche modo connessi tra loro.
Il sistema di presa 100, inoltre, potrebbe comprendere una pluralità di dispositivi di presa a ventosa 10, come sopra descritti, ad esempio uno per ciascuno dei connettori 74 del gruppo di aspirazione 70.
In particolare, uno qualunque dei connettori 74 del gruppo di aspirazione 70 è configurato per impegnare (a misura e a tenuta) una rispettiva sede di connessione 41 di un rispettivo dispositivo di presa a ventosa 10.
In aggiunta a quanto sopra, il sistema di presa 100 potrebbe presentare almeno un pistone 80 ad azionamento manuale (vd. figure 7 e 9), il quale è utilizzabile in sostituzione o alternativa al gruppo di aspirazione 70 (quando questo non è utilizzabile, ad esempio quando la batteria di alimentazione 72 è scarica o altro). Il pistone 80 è configurato - in alternativa ad un gruppo di aspirazione 70, per essere accoppiato alla stessa sede di connessione 41 in cui è connettibile il connettore 74 del gruppo di aspirazione 70 - per aspirare (in modo manuale) l’aria presente nel volume di presa (chiuso e variabile) interposto tra la ventosa 30, ovvero circoscritto tra la sua prima faccia inferiore e il bordo periferico 32, e la superficie sostanzialmente liscia dell’oggetto da afferrare.
In pratica, il pistone 80 manuale è configurato per generare il vuoto in corrispondenza della prima faccia inferiore della ventosa 30 per la presa della ventosa 30 sulla superficie dell’oggetto da afferrare.
In pratica, il pistone 80 e il connettore 74 sono interscambiabili per la generazione, rispettivamente manuale e automatizzata, del vuoto in corrispondenza della prima faccia inferiore della ventosa 30 per la presa della ventosa 30 sulla superficie dell’oggetto da afferrare (ovvero per la presa del dispositivo di presa a ventosa 10 sull’oggetto da afferrare).
Il pistone 80 è mobile, ad esempio scorrevolmente in moto alternativo, all’interno della camera cilindrica 410 e delimitante, con la camera cilindrica 410 e il corpo di testata 42, una camera di aspirazione a volume variabile.
Il pistone 80 è ad esempio ad azionamento manuale e comprende una testa cilindrica definente l’estremità libera dello stesso coassialmente inseribile (in modo removibile) sostanzialmente a misura (e a tenuta) all’interno della camera cilindrica 410 e uno stelo di supporto che si protende dalla testa cilindrica in direzione contrapposta al corpo di testata 42 ed esce dalla seconda estremità assiale della camera cilindrica 410 per essere azionato manualmente, ad esempio mediante una estremità allargata o opportunamente sagomata per essere azionata manualmente (ad esempio da un dito o un paio di dita dell’utilizzatore).
Sulla testa cilindrica è calzata una guarnizione anulare, ad esempio a labbro. Il labbro della guarnizione anulare è un labbro flessibile (elasticamente) ed è ripiegato all’indietro verso la seconda estremità della camera cilindrica 410, ovvero dalla parte opposta rispetto al corpo di testata 42.
Inoltre, il pistone 80 può comprendere una camicia cava, la quale è calzata all’interno della camera cilindrica 410 sostanzialmente a misura e la quale accoglie al suo interno, sostanzialmente a misura, lo stelo di supporto del pistone 80 stesso. Il pistone 80, in particolare la testa cilindrica dello stesso, è mobile alternativamente all’interno della camera cilindrica 410 tra una posizione avvicinata al corpo di testata 42, in cui il volume della camera di aspirazione è minimo (e ad esempio la testa cilindrica è sostanzialmente a contatto con il corpo di testata 42), e una posizione allontanata, in cui il volume della camera di aspirazione è massimo (e ad esempio la testa cilindrica è distanziata dal corpo di testata 42 di una distanza pari alla distanza tra l’estremità esterna dello stelo di supporto dalla seconda estremità della camera cilindrica 410, ovvero pari alla corsa massima permessa al pistone 80).
Il pistone 80 comprende, inoltre, un organo di attuazione, come ad esempio almeno una molla – preferibilmente elicoidale –, il quale è configurato per esercitare una forza di attuazione (di spinta o di trazione, ad esempio di natura elastica) sulla testa cilindrica, in contrasto ad una forza azionamento (di spinta o di trazione) manuale esercitata sul pistone 80, ovvero sullo stelo di supporto, dall’utilizzatore.
L’organo di attuazione e la sua forza di attuazione esercitata sulla testa cilindrica del pistone 80 può essere differente da quello illustrato, ad esempio potrebbe essere un corpo magnetico adatto ad esercitare una forza di attuazione (di spinta o di trazione) magnetica o di altra natura.
Ad esempio l’organo di attuazione, ovvero la molla, è interposta tra la testa cilindrica o lo stelo di supporto (mobile) e almeno una parete fissa rispetto alla camera cilindrica 410, ad esempio una parete di fondo della camicia o del corpo di testata 42.
In una prima forma di realizzazione, il pistone 80, ovvero la sua testa cilindrica, è mobile dalla posizione allontanata alla posizione avvicinata (per effetto di una forza di azionamento manuale di spinta) in contrasto alla forza di attuazione (di spinta) esercitata dall’organo di attuazione sullo stesso, ovvero sulla testa cilindrica.
In dettaglio, nell’esempio illustrato, l’organo di attuazione (ovvero la molla, di compressione nell’esempio) è interposto assialmente tra una parete interna della estremità allargata o opportunamente sagomata dello stelo di supporto e la parete di fondo della camicia, ad esempio è calzata su una porzione assiale dello stelo di supporto interna alla camicia.
In pratica, la molla che definisce l’organo di attuazione viene compressa ogni qualvolta lo stelo di supporto viene premuto (dall’utilizzatore) per portare la testa cilindrica nella sua posizione avvicinata e, ogni volta che lo stelo di supporto viene rilasciato la molla che definisce l’organo di attuazione si estende elasticamente esercitando la suddetta forza di attuazione (elastica) sulla testa cilindrica per riportarla nella sua posizione allontanata (di equilibrio stabile).
In questa soluzione, in pratica, l’organo di attuazione è configurato per portare (spingere) il pistone 80, ovvero la sua testa cilindrica, nella posizione allontanata, ogni qualvolta il pistone 80, ovvero la sua testa cilindrica, venga azionato manualmente (spinto) nella sua posizione avvicinata e poi rilasciato.
In questo caso, la forza di attuazione esercitata dall’organo di attuazione è dipendente dalla forza di spinta esercitata dal corpo di spinta 47 sull’otturatore 46 (e dalla resistenza allo scorrimento della testa cilindrica esercitata dalla guarnizione anulare sulla parete interna della camera cilindrica 410), ovvero è dimensionata in modo tale da superare la forza di spinta esercitata dal corpo di spinta 47 sull’otturatore 46 (e la resistenza allo scorrimento della testa cilindrica esercitata dalla guarnizione anulare sulla parete interna della camera cilindrica 410).
In una seconda e vantaggiosa forma di realizzazione, il pistone 80, ovvero la sua testa cilindrica, è mobile dalla posizione avvicinata alla posizione allontanata (per effetto di una forza di azionamento manuale di trazione) in contrasto alla forza di attuazione (di spinta) esercitata dall’organo di attuazione sullo stesso, ovvero sulla testa cilindrica.
In dettaglio, in tale esempio, l’organo di attuazione (ovvero la molla, di compressione nell’esempio) può essere interposto assialmente tra la parete della testa cilindrica contrapposta al corpo di testata 42 e la parete di fondo della camicia, ad esempio è calzata su una porzione assiale dello stelo di supporto esterna alla camicia.
In pratica, la molla che definisce l’organo di attuazione viene compressa ogni qualvolta lo stelo di supporto viene tirato (dall’utilizzatore) per portare la testa cilindrica nella sua posizione allontanata e, ogni volta che lo stelo di supporto viene rilasciato la molla che definisce l’organo di attuazione si estende elasticamente esercitando la suddetta forza di attuazione (elastica) sulla testa cilindrica per riportarla nella sua posizione avvicinata (di equilibrio stabile).
In questa soluzione, in pratica, l’organo di attuazione è configurato per portare (spingere) il pistone 80, ovvero la sua testa cilindrica, nella posizione avvicinata, ogni qualvolta il pistone 80, ovvero la sua testa cilindrica, venga azionato manualmente (tirato) nella sua posizione allontanato e poi rilasciato.
Inoltre, è possibile prevedere che l’impugnatura 25, ovvero la traversa 27 e/o uno dei montanti 26, (in corrispondenza della camera cilindrica 410) comprenda un elemento di ritegno configurato per definire un finecorsa meccanico anti-sfilamento per il pistone 80, che cioè impedisca lo sfilamento (completo) del pistone 80 dalla camera cilindrica 410.
Tale elemento di ritegno potrebbe essere, ad esempio, definito da un dentello di aggancio a scatto (o altro organo di fissaggio risolvibile) o un collegamento di forma tra la camicia e la camera cilindrica 410, ad esempio in corrispondenza della seconda estremità di quest’ultima.
In questo caso, la forza di attuazione esercitata dall’organo di attuazione è indipendente dalla forza di spinta esercitata dal corpo di spinta 47 sull’otturatore 46.
Quando il pistone 80, ovvero la testa cilindrica dello stesso, è mosso dalla posizione allontanata alla posizione avvicinata, il labbro della guarnizione anulare si flette radialmente verso l’asse della camera cilindrica 410 (tende a stringersi radialmente) e, quindi, non esercita una perfetta tenuta sulla parete interna della camera cilindrica 410 e lascia passare l’aria presente nella camera di aspirazione, la quale trafila dalla testa cilindrica ed esce dalla seconda estremità della camera cilindrica 410.
Quando, invece, il pistone 80, ovvero la testa cilindrica dello stesso, è mosso (manualmente o per azione dell’organo di attuazione) dalla posizione avvicinata alla posizione allontanata, il labbro della guarnizione anulare tende ad allargarsi radialmente e, quindi, striscia (in modo forzato) sulla parete interna della camera cilindrica 410 esercitando una sostanziale tenuta e, quindi la corsa della testa cilindrica dalla posizione avvicinata alla posizione allontanata genera una depressione all’interno della camera di aspirazione (delimitata in senso circonferenziale dalla camera cilindrica 410 e delimitata assialmente dal corpo di testata 42 e dalla testa cilindrica), in cui la suddetta depressione è tale da permettere l’aspirazione di aria dalla bocca di aspirazione 360 attraverso (il canale passante 36) il condotto di aspirazione 43 (e la valvola di non ritorno 45).
In pratica, la depressione che si crea all’interno della camera di aspirazione, per effetto dello scorrimento della testa cilindrica dalla posizione avvicinata alla posizione allontanata, è tale da aprire la valvola di non ritorno 45, ovvero è tale da muovere l’otturatore 46, in contrasto al corpo di spinta 47, nella sua posizione di apertura permettendo all’aria di defluire lungo il condotto di aspirazione 43 dalla bocca di aspirazione 360 alla bocca di uscita 430 ed entrare nella camera di aspirazione stessa.
Quando il pistone 80, ovvero la sua testa cilindrica si trova nella sua posizione allontanata (o è riportata nella sua posizione avvicinata, manualmente o per azione dell’organo di attuazione), la valvola di non ritorno 45 si chiude automaticamente, ovvero il corpo di spinta 47 è tale da riportare in modo automatico l’otturatore 46 nella sua posizione di chiusura lasciando il volume (chiuso e variabile) interposto tra la ventosa 30 (ovvero la sua prima faccia inferiore e il bordo periferico 32) e la superficie sostanzialmente liscia dell’oggetto da afferrare sostanzialmente isolato dall’ambiente esterno.
In pratica, ad ogni corsa del pistone 80 dalla posizione avvicinata alla posizione allontanata viene aspirata aria dal volume (chiuso e variabile) interposto tra la ventosa 30 e la superficie sostanzialmente liscia dell’oggetto da afferrare, e quindi, viene diminuita la pressione (fino al grado di depressione desiderato) all’interno di tale volume, permettendo all’oggetto di rimanere saldamente afferrato dalla ventosa 30 per il principio del vuoto.
Il sistema di presa 100 sopra descritto può essere utilizzato in combinazione con e/o a completamento di un gruppo di movimentazione e/o sollevamento 200 manuale di elementi lastriformi L, quali piastrelle o lastre di vetro o simili, di grande formato, ad esempio lastre che presentano dimensione sostanzialmente compresa tra 3-3,5 metri x 1-1,5 metri.
Il gruppo di movimentazione e/o sollevamento 200 comprende almeno una barra longitudinale 210, preferibilmente regolabile in lunghezza.
I dispositivi di presa a ventosa 10 sopra descritti sono connessi lungo un asse longitudinale A della barra longitudinale 210, come meglio verrà descritto nel seguito.
Ad esempio, la barra longitudinale 210 può comprendere (o essere costituita da) un primo longherone 211 e un secondo longherone 212, in cui il primo longherone 211 e il secondo longherone 212 sono tra loro paralleli (ovvero presentano assi longitudinali paralleli) e scorrevolmente accoppiati lungo una direzione di scorrimento reciproca parallela (al loro asse longitudinale e) all’asse longitudinale A della barra longitudinale 210 che compongono.
Il primo longherone 211 e il secondo longherone 212 sono tra loro almeno parzialmente affiancati rispetto ad una direzione di affiancamento B ortogonale al loro asse longitudinale A (e parallela al piano di giacitura dell’elemento lastriforme L – ovvero della sua superficie in vista – in uso).
Il primo longherone 211 e/o il secondo longherone 212 sono definiti da profilati longitudinali ad esempio sostanzialmente rigidi (non deformabili a flessione o a torsione sotto i carichi di lavoro di utilizzo proprio del dispositivo di presa a ventosa 10).
Il primo longherone 211 e/o il secondo longherone 212 presentano ciascuno una sezione sostanzialmente quadrangolare, ad esempio rettangolare, costante per l’intera lunghezza.
Preferibilmente, il primo longherone 211 e/o il secondo longherone 212 presentano ciascuno una coppia di pareti laterali (sostanzialmente parallele tra loro), ad esempio ortogonali in uso alla superficie in vista dell’elemento lastriforme in presa, e una coppia di pareti di base (sostanzialmente parallele tra loro) in squadro e adiacenti alle pareti laterali, le quali sono in uso parallele alla superficie in vista dell’elemento lastriforme in presa.
Ad esempio, sia il primo longherone 211 che il secondo longherone 212 sono (singolarmente) ottenuti per estrusione di un materiale metallico, ad esempio una lega leggera (come ad esempio l’alluminio), e preferibilmente sono cavi internamente (ovvero presentano una cavità assiale a tutto sviluppo sebbene possano essere dotati di vari setti di rinforzo a tutto sviluppo).
Ciascun longherone 211 e 212 può presentare, in corrispondenza di una prima parete laterale dello stesso, una cava, ad esempio a sezione trasversale sagomata sostanzialmente a coda di rondine o a “T”, a tutto sviluppo longitudinale.
La cava è definita in corrispondenza di una prima parete laterale maggiore del rispettivo longherone 211 e 212.
Una seconda parete laterale opposta alla prima parete laterale presentante la cava, ad esempio, comprende zigrinature longitudinali, ad esempio a tutto sviluppo longitudinale, o potrebbe presentare profili sagomati a tutto sviluppo longitudinale o una cava a tutto sviluppo longitudinale o essere sostanzialmente liscia e/o planare.
Inoltre, ciascun longherone 211 e 212 può presentare, in corrispondenza di una prima parete di base dello stesso, ad esempio superiore (ovvero - in uso - distale dalla superficie in vista dell’elemento lastriforme in presa), una ulteriore cava, ad esempio a sezione trasversale sagomata sostanzialmente a coda di rondine o a “T”, a tutto sviluppo longitudinale.
In dettaglio, la ulteriore cava è definita in corrispondenza di una prima parete di base minore del rispettivo longherone 211 e 212.
Una seconda parete di base opposta alla prima parete di base presentante la ulteriore cava, ad esempio, comprende zigrinature longitudinali, ad esempio a tutto sviluppo longitudinale, o potrebbe presentare profili sagomati a tutto sviluppo longitudinale o una cava a tutto sviluppo longitudinale o essere sostanzialmente liscia e/o planare (come mostrato nell’esempio).
Ciascun longherone 211 e 212, ad esempio, comprende uno o due tappi atti a chiudere ciascuno una rispettiva estremità del longherone stesso, ovvero della cavità assiale dello stesso.
Ciascun longherone 211 e 212 presenta una estremità esterna, che definisce una porzione di estremità della barra longitudinale 210 nel suo complesso, ed una opposta estremità interna.
Ciascun longherone 211 e 212 può inoltre comprendere un corpo di trattenimento atto a sporgere lateralmente dal rispettivo longherone stesso dalla parte opposta rispetto alla prima parete laterale presentante la cava.
Il corpo di trattenimento è disposto in corrispondenza (o in prossimità) della (sola) estremità interna del rispettivo longherone 211 e 212.
In pratica, il corpo di trattenimento si protende oltre la seconda parete laterale, opposta alla prima parete laterale presentante la cava.
Il corpo di trattenimento di uno dei longheroni 211 o 212 è configurato per abbracciare (scorrevolmente) almeno parzialmente una porzione assiale dell’altro longherone 211 o 212, come meglio verrà illustrato nel seguito.
Preferibilmente, il corpo di trattenimento presenta una prima mensola (inferiore, ovvero prossimale all’elemento lastriforme L in presa) e una seconda mensola (superiore, ovvero distale all’elemento lastriforme L in presa) tra loro parallele e sporgenti ciascuna lateralmente dal rispettivo longherone 211 e 212 dalla parte opposta rispetto alla prima parete laterale presentante la cava.
La distanza tra la prima mensola e la seconda mensola è almeno pari o leggermente maggiore all’altezza del rispettivo longherone 211 e 212 (ovvero alla distanza tra le pareti di base dello stesso).
La prima mensola presenta una estremità libera (distale dalla seconda parete laterale, opposta alla prima parete laterale presentante la cava) ripiegata verso la seconda mensola (e, preferibilmente, a distanza da essa, sebbene non si escluda che essa possa riunirsi alla seconda mensola), la quale è ad esempio sostanzialmente parallela alla seconda parete laterale del rispettivo longherone 211 e 212 (e si trova ad una distanza dalla seconda faccia laterale del rispettivo longherone 211 e 212 almeno pari o di poco superiore alla larghezza trasversale di ciascuna parete di base del longherone stesso).
In pratica, la prima mensola presenta una faccia interna a contatto con la seconda parete di base inferiore del rispettivo longherone 211 o 212 a cui è fissata e che si protende lateralmente da essa, sporgendo trasversalmente in direzione parallela a tale parete di base; la faccia interna della prima mensola definisce, di fatto, un piano di appoggio inferiore per una porzione assiale dell’altro longherone 212 o 211 (su cui scorre).
La estremità libera ripiegata della prima mensola è, invece, configurata per abbracciare lateralmente la porzione assiale dell’altro longherone 212 o 211 (su cui scorre).
La seconda mensola presenta una faccia interna a contatto con la prima parete di base superiore del rispettivo longherone 211 o 212 e che si protende lateralmente da essa, sporgendo trasversalmente in direzione parallela a tale parete di base e definendo un piano di appoggio superiore per una porzione assiale dell’altro longherone 212 o 211 (parallelo e almeno parzialmente affacciato al piano di appoggio inferiore definito dalla prima mensola).
La prima mensola e la seconda mensola sono, nell’esempio, unite tra loro mediante una parete di riunione, sostanzialmente in squadro con esse la quale fascia lateralmente il rispettivo longherone 211 o 212 a cui è fissata, ovvero la sua prima parete laterale dotata della cava.
Il corpo di trattenimento presenta una lunghezza assiale decisamente contenuta, ovvero presenta una lunghezza assiale sostanzialmente pari alla larghezza della barra longitudinale 210 nella direzione di affiancamento dei longheroni 211 e 212, ovvero la lunghezza assiale del corpo di trattenimento non eccede il doppio della detta larghezza della barra longitudinale 210.
Il corpo di trattenimento presenta una lunghezza (molto) minore rispetto alla lunghezza del primo longherone 211 e/o del secondo longherone 212, ad esempio pari a 5 / 100 della lunghezza del primo longherone 211 e/o del secondo longherone 212.
Il corpo di trattenimento è fissato, ad esempio in modo removibile, al rispettivo longherone 211 o 212, ad esempio mediante organi filettati.
Nell’esempio, il corpo di trattenimento è fissato al rispettivo longherone 211 o 212 tramite la ulteriore cava presente nella parete di base superiore del longherone stesso, ad esempio mediante una o due viti di serraggio dotate di dadi che impegnano la detta ulteriore cava.
Ancora, un pattino di scorrimento può essere fissato al corpo di trattenimento, ad esempio alla seconda mensola dello stesso, ancor più nel dettaglio alla faccia interna della stessa che sporge trasversalmente oltre il rispettivo longherone 211 o 212 a cui è fissato il corpo di trattenimento stesso (ovvero che si affaccia sulla seconda mensola).
In pratica, il pattino di scorrimento è atto ad essere interposto tra il corpo di trattenimento, ad esempio la seconda mensola dello stesso, e la porzione assiale dell’altro longherone 212 o 211 abbracciata dal corpo di trattenimento.
Il pattino di scorrimento è ad esempio fissato al corpo di trattenimento per interposizione (a morsa) tra la prima mensola e la parete di base superiore del rispettivo longherone, potendo comunque sporgere (sostanzialmente parimenti alla seconda mensola) dalla detta parete di base superiore del rispettivo longherone 211 o 212 a cui è fissato.
Il pattino di scorrimento è realizzato in un materiale a ridotto coefficiente d’attrito radente, ovvero presentante un coefficiente d’attrito radente minore del materiale con cui è realizzato il corpo di trattenimento e/o il primo longherone 211 e/o il secondo longherone 212.
Ad esempio, il primo pattino di scorrimento è realizzato o rivestito in teflon.
I longheroni 211 e 212 presentano ad esempio la medesima forma e dimensione della sezione trasversale e/o presentano ad esempio la medesima lunghezza (preferibilmente sono del tutto analoghi o identici in forma e dimensione).
I longheroni 211 e 212 sono tra loro affiancati (rispetto alla direzione di affiancamento B) in modo che le seconde pareti laterali opposte alle prime pareti laterali presentanti le cave siano tra loro sostanzialmente a contatto (di strisciamento assiale) o di poco distanziate.
Le cave sono quindi tra loro contrapposte (ovvero aperte in direzioni opposte). In pratica, in una preferita forma di realizzazione, i longheroni 211 e 212 scorrono uno sull’altro senza elementi di interconnessione.
Non si esclude che tra i longheroni 211 e 212 sia definito un collegamento di tipo prismatico e/o di guida dello scorrimento.
In pratica, i longheroni 211 e 212 sono tra loro simmetrici rispetto ad un piano di simmetria ortogonale alla direzione di affiancamento B (ovvero ortogonale alla superficie in vista dell’elemento lastriforme in presa).
In una preferita forma di realizzazione, la barra longitudinale 210 comprende inoltre un cannotto di guida 230 atto a vincolare reciprocamente i longheroni 211 e 212 permettendo/coadiuvando una traslazione reciproca longitudinale, ovvero lungo l’asse longitudinale A della barra longitudinale 210.
Il cannotto di guida 230 può essere di tipo a sezione trasversale aperta, chiusa, fatto di un pezzo o in due o più pezzi a seconda delle esigenze costruttive, come meglio verrà dettagliato nel seguito.
Il cannotto di guida 230 comprende un corpo tubolare dotato di una cavità assiale passante presentante un asse longitudinale sostanzialmente parallelo (e coincidente) con l’asse longitudinale A della barra longitudinale 210 nel suo complesso.
Ad esempio, la cavità assiale (e/o il corpo tubolare) presenta una forma sostanzialmente prismatica, ad esempio a sezione trasversale quadrangolare, ad esempio sostanzialmente quadrata o rettangolare.
La cavità assiale presenta una sezione trasversale, costante a tutto sviluppo, configurata per (ovvero presentante una forma ed una dimensione tale da) essere infilata, sostanzialmente a misura, (contemporaneamente) da entrambi il primo longherone 211 e dal secondo longherone 212 affiancati come sopra descritto, ovvero un tratto intermedio degli stessi interposto tra l’estremità interna e l’estremità esterna degli stessi.
La lunghezza assiale del cannotto di guida 230 è decisamente contenuta, ovvero la lunghezza assiale è sostanzialmente pari alla larghezza della barra longitudinale 210 nella direzione di affiancamento dei longheroni, ovvero la lunghezza assiale del cannotto di guida 230 non eccede il doppio della detta larghezza della barra longitudinale 210.
La cavità assiale e, quindi, il corpo tubolare, del cannotto di guida 230 presenta una lunghezza (molto) minore rispetto alla lunghezza di ciascuno dei longheroni 211 e 212, ad esempio pari a 5 / 100 della lunghezza degli stessi.
Inoltre, il peso del cannotto di guida 230 è molto contenuto, ad esempio è sostanzialmente pari o minore al peso della barra longitudinale 210, preferibilmente minore del peso di dei longheroni 211 e 212 (singolarmente).
Il corpo tubolare del cannotto di guida 230 è ad esempio un corpo sostanzialmente rigido (non deformabile a flessione -longitudinale- o a torsione sotto i carichi di lavoro di utilizzo proprio gruppo di sollevamento e/ movimentazione 200).
I longheroni 211 e 212 sono entrambi (contemporaneamente) infilati assialmente all’interno della cavità assiale del cannotto di guida 230 con possibilità di scorrere in scorrimento relativo lungo la direzione longitudinale data dall’asse longitudinale della cavità assiale per la regolazione della lunghezza della barra longitudinale 210.
Ad esempio, tra il cannotto di guida 230 e ciascuno dei longheroni 211 e 212 è definito un collegamento meccanico di tipo prismatico.
In pratica, ciascun longherone 211 e 212 è infilato nella cavità assiale del cannotto di guida 230 in modo da presentare entrambe le estremità sporgenti assialmente dalle estremità assiali del cannotto di guida 230.
Ciascun longherone 211 e 212 è singolarmente scorrevole assialmente lungo l’asse longitudinale del cannotto di guida 230 all’interno della rispettiva porzione di cavità assiale del cannotto di guida 230 per la regolazione della lunghezza complessiva della barra longitudinale 210.
Ad esempio ciascun longherone 211 e 212 è scorrevole tra due contrapposte posizioni di lavoro estremali e in infinite posizioni intermedie tra esse, in cui rimangono entrambi infilati nel cannotto di guida 230 e in cui, ad esempio, in una prima posizione estremale la estremità interna (ovvero il rispettivo corpo di trattenimento) si trova in prossimità o corrispondenza di una estremità del cannotto di guida 230 e in una seconda posizione estremale la estremità esterna si trova in prossimità o in corrispondenza della contrapposta estremità del cannotto di guida 230.
Ad esempio, il corpo di trattenimento definisce un fine corsa meccanico (di riscontro con il cannotto di guida 230) per lo scorrimento assiale del rispettivo longherone 211 o 212 nella sua prima posizione.
Non si esclude che uno o entrambi i longheroni 211,212 possano essere sfilati dal cannotto di guida 230 all’occorrenza.
La barra longitudinale 210, in particolare, presenta una lunghezza variabile (e regolabile a piacimento) tra una configurazione di massima elongazione, in cui la sua lunghezza è massima, e una configurazione di minima elongazione, in cui la sua lunghezza è minima.
Nella configurazione di massima elongazione sia il primo longherone 211 che il secondo longherone 212 si trovano in una prima posizione estremale, in cui ciascuna estremità interna si trova in prossimità o corrispondenza di una estremità del cannotto di guida 230 ed entrambi sono comunque infilati nel cannotto di guida 230.
Nella configurazione di minima elongazione sia il primo longherone 211 che il secondo longherone 212 si trovano in una posizione assialmente intermedia tra la prima posizione estremale e la seconda posizione estremale, in cui ad esempio ciascuna estremità esterna è sostanzialmente equidistante dalla rispettiva estremità interna (o comunque i longheroni sono tra loro affiancati/sovrapposti per la maggior parte della loro lunghezza assiale).
Il cannotto di guida 230 può essere realizzato in un corpo unico o dall’unione di due o più corpi separabili, come meglio verrà dettagliato nel seguito.
Il cannotto di guida 230 comprende un gruppo di bloccaggio per il bloccaggio temporaneo e risolvibile dello scorrimento relativo longitudinale dei longheroni 211 e 212 lungo l’asse longitudinale del cannotto di guida 230 stesso.
Ad esempio, la luce di passaggio della cavità assiale del cannotto di guida 230 è variabile ed azionabile tra una configurazione allargata, in cui permette lo scorrimento reciproco del primo longherone 211 e il cannotto di guida 230 e/o del secondo longherone 212 e il cannotto di guida 230, ed una configurazione ristretta, in cui impedisce o contrasta lo scorrimento reciproco del primo longherone 211 e il cannotto di guida 230 e/o del secondo longherone 212 e il cannotto di guida 230. Il gruppo di bloccaggio è ad esempio connesso rigidamente al cannotto di guida 230.
Il gruppo di bloccaggio è ad esempio un gruppo di bloccaggio di tipo a morsa, ovvero atto a serrare a pacco (in senso trasversale rispetto all’asse longitudinale A della barra longitudinale 210) reciprocamente a morsa il cannotto di guida 230, ovvero il suo corpo tubolare, con uno o entrambi i longheroni 211 e 212.
Il gruppo di bloccaggio ed il cannotto di guida 230 può presentare varie forme realizzative.
Nell’esempio illustrato, il cannotto di guida 230, ovvero il corpo tubolare, è realizzato dall’unione di due corpi tra loro accoppiati.
Ad esempio, il cannotto di guida 230 comprende un primo guscio, ad esempio comprendente sezione trasversale aperta sagomata a “C”, ed un secondo guscio, ad esempio sostanzialmente piastriforme, atto a chiudere la sezione aperta del primo guscio.
Il primo guscio ed il secondo guscio presentano rispettive orecchie atte ad essere affacciate reciprocamente per il fissaggio, mediante organi di serraggio, ad esempio filettati, del primo guscio al secondo guscio.
Nell’esempio il primo guscio ed il secondo guscio presentano ciascuno una orecchia in corrispondenza di ciascuna estremità di contatto tra i gusci.
Ad esempio, ciascuna orecchia del primo guscio presenta almeno un foro passante atto ad essere allineato con il suo asse passante ad un foro passante realizzato nella rispettiva orecchia del secondo guscio.
I fori passanti sono infilati da un organo di serraggio.
In tale prima forma di realizzazione, l’organo di serraggio comprende un perno filettato inserito nei fori passanti, bloccato assialmente, ad esempio mediante un dado o mediante avvitatura, ad uno dei fori passanti, e dotato di un organo di azionamento, ad esempio una testa prismatica e/o una leva a camma associata ad una estremità del perno filettato distale dal foro passante a cui è bloccato il perno filettato.
Una delle due orecchie di ciascun guscio è vincolata mediante organi di serraggio aventi una testa prismatica (ad esempio le orecchie inferiori), mentre l’altra delle orecchie di ciascun guscio è vincolata mediante organi di serraggio aventi una leva a camma.
L’organo di serraggio è operabile (manualmente) per il rilascio ed serraggio reciproco del primo guscio ed il secondo guscio, in modo da portare la cavità assiale del cannotto di guida 230 rispettivamente nella sua configurazione allargata, in cui permette lo scorrimento assiale del primo longherone 211 e del secondo longherone 212 al suo interno, e nella sua posizione ristretta, in cui impedisce (per attrito) o contrasta lo scorrimento del primo longherone 211 e del secondo longherone 212 al suo interno.
In questa configurazione il gruppo di bloccaggio è quindi definito dallo stesso corpo tubolare, il quale agisce come una morsa, le cui ganasce sono il primo guscio ed il secondo guscio.
In generale, il corpo tubolare del cannotto di guida 230 può comprendere fori o ammanchi di alleggerimento.
In tal caso il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 comprende almeno un dispositivo di presa a ventosa 10 come sopra descritto, ad esempio dotato del gruppo di aspirazione 70 sopra descritto.
Più in particolare, il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 comprende una pluralità di dispositivi di presa a ventosa 10 come sopra descritti, connessi ciascuno alla barra longitudinale 210, ad esempio disposti lungo l’asse longitudinale A della stessa e separati tra loro.
Almeno uno o più dei dispositivi di presa a ventosa 10 è connesso al primo longherone 211 e almeno uno o più dei dispositivi di presa a ventosa 10 è connesso al secondo longherone 212.
Ad esempio, ciascun dispositivo di presa a ventosa 10 è fissato alla barra longitudinale 210 per mezzo del suo corpo di supporto 20, in modo che le ventose 30 (ovvero le prime facce inferiori delle ventose 30 stesse siano sostanzialmente complanari).
Ad esempio, per migliorare le operazioni di sollevamento dell’elemento lastriforme L – specie quando di peso elevato e/o è flessibile – è possibile prevedere che la ventosa 30 sia associata in modo oscillante (con una contenuta oscillazione) rispetto alla barra longitudinale 210, ad esempio rispetto ad un’asse di oscillazione parallelo all’asse longitudinale A della barra longitudinale 210 o rispetto ad un’asse di oscillazione ortogonale all’asse longitudinale A (ad esempio parallelo alla direzione di affiancamento B) o una combinazione di oscillazioni.
Ciascun dispositivo di presa a ventosa 10 può essere fissato alla barra longitudinale 210 in qualunque posizione assiale della stessa come meglio apparirà nel seguito.
Ad esempio, un primo dispositivo di presa a ventosa 10 è connesso al primo longherone 211, ad esempio in una (qualunque) posizione assiale interposta tra la estremità interna e la estremità esterna dello stesso, ad esempio più vicina alla estremità esterna che alla estremità interna.
Ad esempio, un secondo dispositivo di presa a ventosa 10 è connesso al secondo longherone 212, ad esempio in una (qualunque) posizione assiale interposta tra la estremità interna e la estremità esterna dello stesso, ad esempio più vicina alla estremità esterna che alla estremità interna.
Ad esempio il corpo di supporto 20 del (primo e secondo) dispositivo di presa a ventosa 10 comprende una staffa di fissaggio atta a fissare in modo removibile il corpo di supporto al rispettivo longherone 211 o 212, ad esempio in corrispondenza della prima parete laterale dello stesso dotata della rispettiva cava.
Ad esempio, i dispositivi di presa a ventosa 10, in particolare, il primo e il secondo dispositivo di presa a ventosa 10, sono disposti dalla stessa parte della barra longitudinale 210 a cui sono fissati.
In altre parole, i dispositivi di presa a ventosa 10 fissati ai longheroni 211 e 212 che definiscono la barra longitudinale 210 sono disposti (prevalentemente o totalmente) a lato e dalla stessa parte rispetto ad un piano mediano longitudinale passante per l’asse longitudinale A della barra longitudinale 210 ortogonale alla direzione di affiancamento B degli stessi (ovvero ortogonale alla superficie in vista dell’elemento lastriforme in presa).
In maggiore dettaglio, i dispositivi di presa a ventosa 10, ovvero i piani mediani della rispettiva ventosa 30 paralleli al suddetto piano mediano longitudinale della barra longitudinale 210, sono disposti entrambi a destra o a sinistra della barra longitudinale 210.
In pratica, uno dei dispositivi di presa a ventosa 10 è posto prossimale alla prima parete laterale dotata della cava del rispettivo longherone 211 o 212, e distale dalla opposta seconda parete laterale, l’altro dispositivo di presa a ventosa 10 è, invece, posto prossimale alla seconda parete laterale del rispettivo longherone 212 o 211 e distale dalla prima parete laterale dotata della cava.
Per far ciò, le staffe di fissaggio che fissano il corpo di supporto 20 dei dispositivi di presa a ventosa 10, ovvero del primo e del secondo dispositivo di presa a ventosa 10, al rispettivo longherone 211 o 212 sono tra loro differenti come meglio apparirà nel seguito.
In particolare, il corpo di supporto 20, che sostiene il primo dispositivo di presa a ventosa 10 fissato al primo longherone 211, comprende una prima staffa di fissaggio (di una prima tipologia).
La prima staffa di fissaggio comprende una prima piastra sagomata a “C”, con concavità rivolta verso il rispettivo primo longherone 211, in particolare verso la prima parete laterale dello stesso, la quale è atta ad abbracciare almeno parzialmente il primo longherone 211, ad esempio in corrispondenza della prima parete laterale dotata della cava e delle adiacenti pareti di base superiore ed inferiore. Alla prima piastra sagomata è fissata una spina sagomata (o dado) mediante un organo filettato.
La spina sagomata è inserita (mediante un collegamento prismatico) all’interno della rispettiva cava, con possibilità di scorrere lungo l’asse longitudinale della stessa senza poter essere sfilata trasversalmente e l’organo filettato sporge trasversalmente dalla cava ed è connesso alla prima piastra sagomata.
La prima staffa di fissaggio è atta ad essere bloccata (in modo temporaneo e regolabile) assialmente lungo l’asse longitudinale del primo longherone 211 mediante serraggio dell’organo filettato, il quale è dotato di un pomolo od una leva di serraggio, nell’esempio una leva a camma.
Alla prima staffa di fissaggio è fissata una piastra di supporto inferiore (sostanzialmente in squadro con la prima parete laterale provvista della cava) che sostiene il corpo di supporto 20, in modo che la ventosa 30 si protenda al di sotto di un piano definito dalla parete di base inferiore (rivolta verso l’elemento lastriforme L in esercizio) del primo longherone 211.
Invece, il corpo di supporto 20, che sostiene il dispositivo di presa a ventosa 10 prossimale alla seconda parete laterale (ovvero quella non dotata della cava) del secondo longherone 212, comprende una seconda staffa di fissaggio (di una seconda tipologia).
La seconda staffa di fissaggio comprende una prima piastra sagomata a “C”, con concavità rivolta verso il secondo longherone 212, in particolare verso la prima parete laterale dello stesso, la quale è atta ad abbracciare almeno parzialmente il secondo longherone 212 stesso, ad esempio in corrispondenza della prima parete laterale dotata della cava e delle adiacenti pareti di base superiore ed inferiore. Alla seconda piastra sagomata è fissata una spina sagomata (o dado) mediante un organo filettato.
La spina sagomata è inserita (mediante un collegamento prismatico) all’interno della seconda cava, con possibilità di scorrere lungo l’asse longitudinale della stessa senza poter essere sfilata trasversalmente e l’organo filettato sporge trasversalmente dalla cava ed è connesso alla seconda piastra sagomata.
La seconda staffa di fissaggio è atta ad essere bloccata (in modo temporaneo e regolabile) assialmente lungo l’asse longitudinale del secondo longherone 212, mediante serraggio dell’organo filettato, il quale è dotato di un pomolo od una leva di serraggio, nell’esempio una leva a camma.
Alla seconda staffa di fissaggio è fissata una seconda piastra di supporto a cavallotto superiore, la quale è atta a sormontare la parete di base superiore del secondo longherone 212.
In particolare tale piastra di supporto a cavallotto comprende una prima falda parallela (e appoggiata) alla parete di base superiore del secondo longherone 212 e una seconda falda parallela alle pareti laterali del secondo longherone 212, in particolare, parallela a (ed a distanza da) la seconda parete laterale (non provvista della cava).
In maggiore dettaglio, la seconda falda è posta ad una distanza dalla seconda parete laterale (non provvista della cava) del secondo longherone 212 di una distanza almeno pari (o di poco superiore) alla larghezza del primo longherone 211 (ovvero la larghezza delle pareti di base dello stesso).
In sostanza, la piastra di supporto a cavallotto fissato al secondo longherone 212, è conformata in modo da definire un canale di passaggio entro cui è atto a scorrere assialmente il primo longherone 211 quando i due longheroni 211 e 212 scorrono reciprocamente per la variazione della lunghezza della barra longitudinale 210. L’estremità libera inferiore della (seconda falda della) piastra di supporto a cavallotto sostiene il corpo di supporto 20, in modo che la ventosa 30 si protenda al di sotto di un piano definito dalla parete di base inferiore (rivolta verso l’elemento lastriforme in esercizio) del secondo longherone 212.
Le ventose 30 di ciascun dispositivo di presa a ventosa 10 sono allineate lungo una direzione di allineamento parallela all’asse longitudinale della barra longitudinale 210, ovvero i piani mediani delle ventose 30 paralleli al suddetto piano mediano longitudinale della barra longitudinale 210 coincidono.
Inoltre, la distanza tra la superficie di presa (inferiore) della ventosa 30 e la parete di base inferiore del rispettivo longherone 211,212 è minima, ad esempio è sostanzialmente compresa tra 10 mm e 60 mm.
Non si esclude che più di un dispositivo di presa a ventosa 10 possa essere fissato al rispettivo longherone 211,212, ad esempio come sopra descritto.
Inoltre, non si esclude che si possano montare i dispositivi di presa a ventosa 10 in modo che non risultino allineati e tutti dalla stessa parte della barra longitudinale 210, se le esigenze lo richiedono.
Inoltre, un terzo dispositivo di presa a ventosa 10 può essere connesso al cannotto di guida 230.
Ad esempio, il terzo dispositivo di presa a ventosa 10 è rigidamente connesso al cannotto di guida 230 (ovvero è fissato in modo solidale con esso o in modo removibile a seconda delle necessità).
In particolare, il corpo di supporto 20 del terzo dispositivo di presa a ventosa 10 è fissato direttamente, ad esempio mediante saldatura, al corpo tubolare del cannotto di guida 230, ad esempio in corrispondenza di una parete laterale esterna dello stesso parallela alla prima parete laterale di uno dei due longheroni 211 e/o 212 dotata della rispettiva cava.
Il corpo di supporto 20 – in tal caso - è dotato di una piastra di supporto (sostanzialmente in squadro con la parete laterale del corpo tubolare a cui è associato il corpo di supporto 20 stesso) che sostiene il corpo di supporto 20, in modo che la ventosa 30 si protenda al di sotto di un piano definito dalla parete inferiore (rivolta verso l’elemento lastriforme in esercizio) del corpo tubolare del cannotto di guida 230.
Anche tale terzo dispositivo di presa a ventosa 10 può essere disposto (prevalentemente o totalmente) dalla stessa parte della barra longitudinale 210 in cui sono disposti gli altri (primo e secondo) dispositivi di presa a ventosa 10, preferibilmente allineato con essi, ovvero presentando il piano mediano (parallelo al suddetto piano mediano longitudinale della barra longitudinale 210) della rispettiva ventosa 30 sostanzialmente coincidente con i piani mediani (paralleli al suddetto piano mediano longitudinale della barra longitudinale 210) delle ventose 30 degli altri (primo e secondo) dispositivi di presa a ventosa 10.
Le ventose 30 di ciascun dispositivo di presa a ventosa 10 (primo, secondo e terzo) sono, poi, sostanzialmente complanari, ovvero presentano superfici inferiori di presa tra loro complanari e giacenti su un (unico) piano parallelo all’asse longitudinale A della barra longitudinale 210, in modo da poter aderire tutte alla (stessa) superficie in vista di un elemento lastriforme.
Nel caso in cui le ventose 30 di ciascun dispositivo di presa a ventosa 10 (primo, secondo e terzo) siano associate in modo oscillante/basculante alla barra longitudinale 210, come sopra descritto, esse sono complanari quando la superficie dell’elemento lastriforme è planare o quando sono libere; nel caso aderiscano ad una superficie strutturata/ondulata le ventose 30 appartengono tutte a tale superficie.
Il gruppo di movimentazione e/o sollevamento 200 comprende almeno una maniglia 240, preferibilmente una coppia di maniglie 240, ciascuna connessa alla barra longitudinale 210, ad esempio separate lungo l’asse longitudinale A della stessa e disposte in prossimità delle opposte estremità della barra longitudinale 210.
Ad esempio, una prima maniglia 240 è connessa al primo longherone 211, ad esempio in una (qualunque) posizione assiale dello stesso (ad esempio in prossimità od in corrispondenza della estremità esterna dello stesso), e una seconda maniglia 240 è connessa al secondo longherone 212, ad esempio in una (qualunque) posizione assiale dello stesso (ad esempio in prossimità od in corrispondenza della estremità esterna dello stesso).
Ad esempio le maniglie 240 sono disposte dalla stessa parte della barra longitudinale 210 a cui sono fissate.
In altre parole, le maniglie 240 fissate ai longheroni 211 e 212 che definiscono la barra longitudinale 210 sono disposte (prevalentemente o totalmente) a lato e dalla stessa parte rispetto ad un piano mediano longitudinale passante per l’asse longitudinale A della barra longitudinale 210 ortogonale alla direzione di affiancamento B degli stessi (ovvero ortogonale alla superficie in vista dell’elemento lastriforme in presa).
In maggiore dettaglio, le maniglie 240, ovvero almeno le loro porzioni di abbrancamento, sono disposte entrambe a destra o a sinistra della barra longitudinale 210. In pratica, una delle maniglie 240 è posta prossimale alla prima parete laterale dotata della cava del rispettivo longherone 211 o 212, e distale dalla opposta seconda parete laterale, l’altra maniglia 240 è, invece, posta prossimale alla seconda parete laterale del rispettivo longherone 212 o 211, e distale dalla prima parete laterale dotata della cava.
Nell’esempio illustrato, la prima maniglia 240 è posta prossimale alla prima parete laterale dotata della cava del rispettivo primo longherone 211 e distale dalla opposta seconda parete laterale, mentre la seconda maniglia 240 è posta prossimale alla seconda parete laterale del rispettivo secondo longherone 212 e distale dalla prima parete laterale dotata della cava.
Ciascuna maniglia 240 presenta una staffa di ancoraggio atta a fissare in modo removibile la maniglia 240 al rispettivo longherone 211 o 212, ad esempio in corrispondenza della prima parete laterale dello stesso dotato della rispettiva cava. Per far ciò, le staffe di ancoraggio delle maniglie 240, ovvero della prima maniglia 240 e della seconda maniglia 240, sono tra loro differenti come meglio apparirà nel seguito.
In particolare, una prima staffa di ancoraggio (di una prima tipologia) sostiene la maniglia 240 prossimale alla prima parete laterale dotata della cava del primo longherone 211.
La prima staffa di ancoraggio comprende una piastra sagomata a “C”, con concavità rivolta verso il primo longherone 211, ovvero verso la prima parete laterale dotata della cava, ed è atta ad abbracciare almeno parzialmente il primo longherone 211 stesso, ad esempio in corrispondenza della prima parete laterale dotata della cava e delle adiacenti pareti di base superiore ed inferiore.
Alla piastra sagomata della prima staffa di ancoraggio è fissata una spina sagomata (o dado) mediante un organo filettato.
La spina sagomata è inserita (mediante un collegamento prismatico) all’interno della cava con possibilità di scorrere lungo l’asse longitudinale della stessa senza poter essere sfilata trasversalmente e l’organo filettato sporge trasversalmente dalla cava ed è connesso alla piastra sagomata.
La prima staffa di ancoraggio è atta ad essere bloccata (in modo temporaneo e regolabile) assialmente lungo l’asse longitudinale del primo longherone 211 mediante serraggio dell’organo filettato, il quale è dotato di un pomolo od una leva di serraggio, nell’esempio di tipo a camma.
La prima staffa di ancoraggio comprende poi un primo ponticello dotato di una estremità la cui estremità libera è rigidamente connessa (ad esempio saldato) alla piastra sagomata a “C” e una contrapposta estremità libera.
La estremità libera e un tratto assiale (sostanzialmente cilindrico) prossimale a tale estremità libera del primo ponticello definisce un primo manipolo di presa (o prima impugnatura) afferrabile da una mano di un operatore.
Tale primo manipolo di presa presenta asse longitudinale sostanzialmente parallelo all’asse longitudinale del primo longherone 211 a cui è fissato.
Invece, una seconda staffa di ancoraggio (di una seconda tipologia) sostiene la maniglia 240 prossimale alla seconda parete laterale (non dotata della cava) del secondo longherone 212.
La seconda staffa di ancoraggio comprende una piastra sagomata a “C”, con concavità rivolta verso il secondo longherone 212, ovvero verso la prima parete laterale dotata della cava dello stesso, ed è atta ad abbracciare almeno parzialmente il secondo longherone 212, ad esempio in corrispondenza della prima parete laterale dotata della cava e delle adiacenti pareti di base superiore ed inferiore.
Alla piastra sagomata della seconda staffa di ancoraggio è fissata una spina sagomata (o dado) mediante un organo filettato.
La spina sagomata è inserita (mediante un collegamento prismatico) all’interno della cava con possibilità di scorrere lungo l’asse longitudinale della stessa senza poter essere sfilata trasversalmente e l’organo filettato sporge trasversalmente dalla cava ed è connesso alla piastra sagomata.
La seconda staffa di ancoraggio è atta ad essere bloccata (in modo temporaneo e regolabile) assialmente lungo l’asse longitudinale del secondo longherone 212 mediante serraggio dell’organo filettato, il quale è dotato di un pomolo od una leva di serraggio, nell’esempio di tipo a camma.
La seconda staffa di ancoraggio comprende poi un secondo ponticello (differente dal primo ponticello) dotato di una estremità la cui estremità libera è rigidamente connessa (ad esempio saldato) alla piastra sagomata a “C” e una contrapposta estremità libera.
Il secondo ponticello è configurato in modo da sormontare (a distanza) la parete di base superiore del secondo longherone 212 a cui è fissato.
La estremità libera e un tratto assiale (sostanzialmente cilindrico) prossimale a tale estremità libera del secondo ponticello definisce un secondo manipolo di presa (o seconda impugnatura) afferrabile da una mano di un operatore.
Tale secondo manipolo di presa presenta asse longitudinale sostanzialmente parallelo all’asse longitudinale del secondo longherone 212 a cui è fissato.
Preferibilmente, tale secondo manipolo di presa è disposto dalla stessa parte (a lato) del primo manipolo di presa rispetto alla barra longitudinale 210, più preferibilmente il primo manipolo di presa e il secondo manipolo di presa sono tra loro coassiali.
Ancora, nell’esempio, entrambe le maniglie 240 della stessa barra longitudinale 210 (ovvero i manipoli di presa) sono disposte dalla stessa parte della barra longitudinale 210 in cui sono disposti (tutti) i dispositivi di presa a ventosa 10 (ovvero le rispettive ventose 30 degli stessi).
Più in dettaglio, gli assi dei manipoli di presa di entrambe le maniglie 240 giacciono su un piano coincidente con i piani mediani (comuni) delle ventose 30 paralleli al suddetto piano mediano longitudinale della barra longitudinale 210.
Vantaggiosamente, poi, ciascuna maniglia 240 definisce un fine corsa meccanico (di riscontro con il cannotto di guida 230) per lo scorrimento assiale del rispettivo longherone 211 o 212 in una sua posizione estremale.
Il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 comprende un piede 250 il quale è connesso alla barra longitudinale 210, ad esempio in corrispondenza di una estremità assiale della stessa.
Il piede 250 è atto ad agevolare le operazioni di ribaltamento dell’elemento lastriforme, ad esempi sul lato minore dello stesso.
Il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 comprende, nell’esempio, una coppia di piedi 250 connessi ciascuno alla barra longitudinale 210, ad esempio uno per ciascuna delle opposte estremità della barra longitudinale 210.
Ciascun piede 250 può essere ancorato alla barra longitudinale 210 come meglio apparirà nel seguito.
Ciascun piede 250 è connesso in modo scorrevole alla barra longitudinale 210 e in modo che la sua posizione sia regolabile lungo l’asse longitudinale A della barra longitudinale 210 tra una posizione retratta, in cui è almeno parzialmente contenuto nell’ingombro longitudinale della barra longitudinale 210 (o almeno nella sostanza è prossimo ad una estremità della barra longitudinale a cui è vincolato), ed una posizione estratta, in cui prolunga assialmente da una parte la barra longitudinale 210 e si protende longitudinalmente da essa.
Ad esempio, ciascun piede comprende almeno una porzione terminale morbida, ad esempio in gomma.
Nell’esempio, ciascun piede 250 è fissato in modo solidale ad una rispettiva maniglia 240, ovvero è integrale con essa, ad esempio alla estremità libera distale dal cannotto di guida 230 di quest’ultima, in modo da prolungare assialmente la maniglia stessa, ovvero il suo manipolo di presa.
In pratica, ciascun piede 250 è fissato al rispettivo longherone 211 o 212 mediante la stessa staffa di fissaggio che fissa la rispettiva maniglia 240 allo stesso longherone 211 o 212.
Nell’esempio, ciascun piede 250 è fissato integralmente alla rispettiva maniglia 240, ad esempio in corrispondenza dell’estremità libera del rispettivo manipolo di presa.
In una prima forma di attuazione possibile (vd. figura 8), il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 comprende una unica barra longitudinale 210, con rispettivi dispositivi di presa a ventosa 10 (maniglie 240 e piedi 250), come sopra descritto, e almeno un gruppo di aspirazione 70 (o un unico gruppo di aspirazione 70) configurato per creare il vuoto in ciascuna delle ventose 30 di ciascun dispositivo di presa a ventosa 10.
In tale forma di attuazione, preferibilmente ma non limitatamente, il gruppo di aspirazione 70 è del tipo mostrato nella seconda forma di realizzazione sopra descritta ed illustrata nelle figure 1-6, 8 e 12.
In tal caso, l’involucro di contenimento 73 è fissato, ad esempio in modo removibile e/o regolabile alla barra longitudinale 210, ad esempio in una qualunque posizione assiale della stessa, mediante il sistema di fissaggio.
Ad esempio, l’involucro di contenimento 73 è fissato ad uno dei longheroni 211,212 in prossimità di una estremità esterna dello stesso (in prossimità della rispettiva maniglia 240).
In tale forma di realizzazione, ciascun connettore 74 è inserito in una rispettiva sede di connessione 41 di un rispettivo dispositivo di presa a ventosa 10, in modo da poter creare il vuoto in corrispondenza della rispettiva ventosa 30.
Il condotto di suzione 75 che connette ciascun connettore 74 alla pompa di aspirazione 71, essendo a lunghezza variabile (spiralato), permette ai connettori 74 di potersi spostare reciprocamente in funzione della elongazione della barra longitudinale 210, della posizione reciproca dei longheroni 211 e 212 e/o della disposizione assiale dei dispositivi di presa a ventosa 10 lungo l’asse longitudinale A della barra longitudinale 210 (e/o del rispettivo longherone 211 o 212).
In una seconda forma di attuazione possibile, non mostrata nelle figure, il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 comprende due (o più) barre longitudinali 210, con rispettivi dispositivi di presa a ventosa 10 (maniglie 240 e piedi 250), come sopra descritto, ad esempio uguali tra loro (e svincolate tra loro).
In tale seconda forma di attuazione, ad esempio, il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 comprende almeno un gruppo di aspirazione 70 per ogni gruppo di dispositivi di presa a ventosa 10 asserviti a ciascuna barra longitudinale 210 (ovvero un gruppo di aspirazione 70 per ogni barra longitudinale 210), il quale è configurato per creare il vuoto in ciascuna delle ventose 30 di ciascun dispositivo di presa a ventosa 10 della rispettiva barra longitudinale 210.
In tal caso, ciascun gruppo di aspirazione 70 è fissato alla rispettiva barra longitudinale 210 come sopra descritto per la prima forma di realizzazione.
Non si esclude, tuttavia, che il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 possa comprendere un (unico) gruppo di aspirazione 70 asservito ad entrambi i gruppi di dispositivi di presa a ventosa 10 a loro volta asserviti alla coppia di barre longitudinali 210.
In tale seconda forma di realizzazione, le barre longitudinali 210 possono essere utilizzate tra loro parallele o sghembe (ovvero con assi longitudinali A sostanzialmente incidenti), in modo che le rispettive ventose 30 (complanari) aderiscano in modo removibile alla superficie in vista dello (stesso) elemento lastriforme.
Preferibilmente, ma non limitatamente è possibile disporre la coppia di barre longitudinali in modo che i rispettivi dispositivi di presa a ventosa 10 (ovvero le ventose 30 degli stessi) e le rispettive maniglie 240 (ovvero i manipoli di presa delle stesse) siano contrapposte, ovvero esterne rispetto alle due barre longitudinali 210.
Il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200, in questa seconda forma di attuazione, è quindi costituito dalle due barre longitudinali 210 affiancate rispetto alla direzione di affiancamento B (ortogonale all’asse longitudinale A delle barre longitudinali 210 e parallela al piano definito dalle ventose 30 ovvero al piano definito dalla superficie da prendere dell’elemento lastriforme) e, ad esempio, tra loro sostanzialmente parallele o comunque posizionabili a seconda dell’esistenza, in modo che i dispositivi di presa a ventosa 10 di entrambe le barre longitudinali 210 vadano in presa su una superficie in vista di un unico elemento lastriforme.
In una terza forma di attuazione possibile, mostrata in figura 12, il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 comprende due (o più) barre longitudinali 210, con rispettivi dispositivi di presa a ventosa 10 (maniglie 240 e piedi 250), come sopra descritto, ad esempio uguali tra loro e una o più traverse 260 di raccordo e sostegno agenti tra le due barre longitudinali 210.
In tale terza forma di attuazione, ad esempio, il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 comprende almeno un gruppo di aspirazione 70 per ogni gruppo di dispositivi di presa a ventosa 10 asserviti a ciascuna barra longitudinale 210 (ovvero un gruppo di aspirazione 70 per ogni barra longitudinale 210), il quale è configurato per creare il vuoto in ciascuna delle ventose 30 di ciascun dispositivo di presa a ventosa 10 della rispettiva barra longitudinale 210 (come per la seconda forma di realizzazione).
In tal caso, ciascun gruppo di aspirazione 70 è fissato alla rispettiva barra longitudinale 210 come sopra descritto per la prima forma di realizzazione (e/o seconda forma di realizzazione).
Non si esclude, tuttavia, che il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 possa comprendere un (unico) gruppo di aspirazione 70 asservito ad entrambi i gruppi di dispositivi di presa a ventosa 10 a loro volta asserviti alla coppia di barre longitudinali 210.
Preferibilmente, ma non limitatamente è possibile disporre la coppia di barre longitudinali 210 in modo che i rispettivi dispositivi di presa a ventosa 10 (ovvero le ventose 30 degli stessi) e le rispettive maniglie 240 (ovvero i manipoli di presa delle stesse) siano contrapposte, ovvero esterne rispetto alle due barre longitudinali 210.
Inoltre, in tale terza forma di attuazione, il gruppo di sollevamento e/o movimentazione comprende una traversa 260 connessa a ciascuna barra longitudinale 210 della coppia di barre longitudinali 210.
Ad esempio, la traversa 260 è disposta sostanzialmente in squadro rispetto alla coppia di barre longitudinali 210 che riunisce o variamente inclinate a seconda dell’inclinazione reciproca delle barre longitudinali 210, come meglio verrà descritto nel seguito.
Preferibilmente, la traversa 260 presenta complessivamente un suo asse longitudinale sostanzialmente parallelo al piano definito dalla superficie in vista dell’elemento lastriforme in presa e ortogonale o variamente inclinato (non parallelo) all’asse longitudinale A delle barre longitudinali 210.
La traversa 260 è posta da una stessa parte delle barre longitudinali 210, ovvero superiormente ad esse. In altre parole, la traversa 260 è posta dalla parte distale dall’elemento lastriforme in presa, ovvero distale dalle ventose 30 dei dispositivi di presa a ventosa 10 (in pratica la traversa 260 sormonta le barre longitudinali 210). La traversa 260 è ad esempio regolabile in lunghezza, come meglio verrà descritto nel seguito.
La traversa 260 comprende una barra principale 261 avente un rispettivo asse longitudinale ed una (unica) barra di prolunga 262 avente un rispetto asse longitudinale parallelo all’asse longitudinale della barra principale 261.
Gli assi longitudinali della barra principale 261 e della barra di prolunga 262 definiscono complessivamente l’asse longitudinale della traversa 260.
La barra principale 261 e la barra di prolunga 262 sono tra loro affiancate rispetto ad una direzione di reciproco affiancamento ortogonale al loro asse longitudinale (e parallela al piano di giacitura dell’elemento lastriforme – ovvero della sua superficie in vista – in uso).
La barra principale 261 e la barra di prolunga 262 sono definiti, singolarmente, da profilati longitudinali ad esempio sostanzialmente rigidi (non deformabili a flessione o a torsione sotto i carichi di lavoro di utilizzo a cui sono sottoposte).
La barra principale 261 presenta una sezione sostanzialmente quadrangolare, ad esempio rettangolare, costante per l’intera lunghezza.
Ad esempio, la barra principale 261 è ottenuta per estrusione di un materiale metallico, ad esempio una lega leggera (come ad esempio l’alluminio), e ad esempio è cava internamente (ovvero presenta una cavità assiale a tutto sviluppo, eventualmente dotata di setti di irrigidimento interni a tutto sviluppo).
Preferibilmente, quindi la barra principale 261 presenta una coppia di pareti laterali (sostanzialmente parallele tra loro), ad esempio ortogonali in uso alla superficie in vista dell’elemento lastriforme in presa, e una coppia di pareti di base (sostanzialmente parallele tra loro) in squadro e adiacenti alle pareti laterali, le quali sono in uso parallele alla superficie in vista dell’elemento lastriforme in presa.
La barra principale 261 presenta, in corrispondenza di una prima parete laterale dello stesso, una cava, ad esempio a sezione trasversale sagomata sostanzialmente a coda di rondine o a “T”, a tutto sviluppo longitudinale.
La cava è definita in corrispondenza della prima parete laterale maggiore della barra principale 261.
Una seconda parete laterale, opposta alla prima parete presentante la cava, ad esempio comprende un profilo sagomato, ad esempio a tutto sviluppo longitudinale.
Il detto profilo sagomato comprende, ad esempio almeno un dente prospiciente a tutto sviluppo e almeno un (omologo) incavo incassato a tutto sviluppo, tra loro paralleli.
La barra principale 261 ad esempio può comprendere uno o due tappi atti a chiudere ciascuno una estremità assiale della barra principale 261 stessa, ovvero della cavità assiale della stessa.
La barra di prolunga 262 è ad esempio del tutto simile (identica) alla barra principale 261.
Preferibilmente, la barra di prolunga 262 presenta la stessa lunghezza della barra principale 261, ad esempio presenta la stessa forma e le stesse dimensioni complessive.
Ad esempio, la barra di prolunga 262 presenta una sezione sostanzialmente quadrangolare, ad esempio rettangolare, costante per l’intera lunghezza.
Preferibilmente, la barra di prolunga 262 è ottenuta per estrusione di un materiale metallico, ad esempio una lega leggera (come ad esempio l’alluminio), e ad esempio è cava internamente (ovvero presenta una cavità assiale a tutto sviluppo, eventualmente dotata di setti di irrigidimento interni a tutto sviluppo).
Quindi la barra di prolunga 262 presenta una coppia di pareti laterali (sostanzialmente parallele tra loro), ad esempio ortogonali in uso alla superficie in vista dell’elemento lastriforme L in presa, e una coppia di pareti di base (sostanzialmente parallele tra loro) in squadro e adiacenti alle pareti laterali, le quali sono in uso parallele alla superficie in vista dell’elemento lastriforme L in presa.
La barra di prolunga 262 presenta, in corrispondenza di una prima parete laterale dello stesso, una cava, ad esempio a sezione trasversale sagomata sostanzialmente a coda di rondine o a “T”, a tutto sviluppo longitudinale.
La cava è definita in corrispondenza della prima parete laterale maggiore della barra di prolunga 262.
Una seconda parete laterale della barra di prolunga 262, opposta alla prima parete presentante la cava, ad esempio comprende un profilo sagomato, ad esempio a tutto sviluppo longitudinale.
Il detto profilo sagomato comprende, ad esempio almeno un dente prospiciente a tutto sviluppo longitudinale e almeno un (omologo) incavo incassato a tutto sviluppo longitudinale, tra loro paralleli.
La barra di prolunga 262 ad esempio può comprendere uno o due tappi atti a chiudere ciascuno una estremità assiale della barra di prolunga 262 stessa, ovvero della cavità assiale della stessa.
Ad una delle estremità assiali della barra di prolunga 262 può essere fissato uno sperone, atto ad agevolare le operazioni di ribaltamento dell’elemento lastriforme, ad esempi sul lato maggiore dello stesso o comunque atto a fungere da sicurezza anti-caduta per l’elemento lastriforme in presa.
La barra principale 261 e la barra di prolunga 262 sono tra loro affiancate (rispetto alla direzione di reciproco affiancamento) in modo che le seconde pareti laterali opposte alle prime pareti laterali presentanti le cave siano tra loro sostanzialmente a contatto (di strisciamento assiale) o di poco distanziate.
Le cave sono quindi tra loro contrapposte (ovvero aperte in direzioni opposte). In pratica, la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 scorrono una sull’altra, ad esempio definendo un collegamento di tipo prismatico e/o di guida dello scorrimento.
Tale collegamento è definito mediante l’impegno assialmente scorrevole del dente prospiciente della barra principale 261 nell’incavo incassato della barra di prolunga 262 e, al contempo, del dente prospiciente della barra di prolunga 262 nell’incavo incassato della barra principale 261.
In pratica, la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 sono almeno parzialmente reciprocamente compenetranti.
Inoltre, la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 sono tra loro simmetriche rispetto ad un piano di simmetria ortogonale alla direzione di reciproco affiancamento (ovvero ortogonale alla superficie in vista dell’elemento lastriforme in presa). In generale, la traversa 260 è variamente configurabile in modo da poter variare la sua lunghezza e/o la sua forma come meglio apparirà nel seguito.
Preferibilmente, la barra di prolunga 262 della traversa 260 è alternativamente mobile in scorrimento reciproco rispetto alla barra principale 261 tra una posizione di chiusura, in cui il suo ingombro longitudinale è totalmente contenuto nell’ingombro longitudinale della barra principale 261, e una posizione di apertura in cui la barra di prolunga 262, ovvero una sua estremità assiale, sporge assialmente selettivamente da una o l’altra estremità assiale dalla barra principale 261.
In pratica, nella posizione di chiusura l’ingombro assiale (o lunghezza assiale) della traversa 260 coincide con l’ingombro assiale (o lunghezza) della barra principale 261, ovvero la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 sono tra loro affiancate rispetto alla direzione di reciproco affiancamento e le opposte estremità della barra di prolunga 262 non sopravanzano/prolungano le rispettive estremità della barra principale 261, ovvero sono disposte sostanzialmente complanari con esse.
Nella posizione di apertura, invece, l’ingombro assiale (o lunghezza assiale) della traversa 260 è maggiore (o prolungato) dell’ingombro assiale (o lunghezza) della barra principale 261, di una quantità pari alla lunghezza del tratto assiale della barra di prolunga 262 che sporge assialmente oltre una delle due estremità assiali della barra principale 261.
Nella forma di realizzazione mostrata, la traversa 260 nel suo complesso o ciascuna tra la barra principale 261 e la barra di prolunga 262, ad esempio, è associabile in modo removibile a ciascuna barra longitudinale 210, ad esempio mediante un rispettivo corpo di interconnessione 270.
La traversa 260 nel suo complesso o ciascuna tra la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 è scorrevolmente associata a ciascuna barra longitudinale 210 della coppia di barre longitudinali 210 rispetto ad una direzione parallela all’asse longitudinale A delle barre longitudinali 210.
Ad esempio, la traversa 260 nel suo complesso o ciascuna tra la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 è bloccabile lungo la barra longitudinale 210 in una qualunque posizione assiale della stessa.
In pratica, ciascun corpo di interconnessione 270 è configurato per permettere lo scorrimento della traversa 260 nel suo complesso o ciascuna tra la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 lungo l’asse longitudinale A della rispettiva barra longitudinale 210 e il bloccaggio assiale in una qualunque posizione desiderata. In pratica, ciascun corpo di connessione 270 è configurato per connettere la traversa 260 nel suo complesso o ciascuna tra la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 ad uno dei longheroni 211,212 della barra longitudinale 210 e permettere lo scorrimento della traversa 260 nel suo complesso o ciascuna tra la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 lungo l’asse longitudinale del rispettivo longherone 211,212 e il bloccaggio assiale in una qualunque posizione desiderata dello stesso.
Ad esempio, ciascun corpo di interconnessione 270 è posizionato per connettere la traversa 260 nel suo complesso o ciascuna tra la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 ad uno dei longheroni 211,212 in una porzione centrale dello stesso interposta assialmente tra la estremità esterna e il cannotto di guida 230. Il corpo di interconnessione 270 comprende un corpo di supporto, il quale è configurato come un cannotto ed è atto a vincolare reciprocamente la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 permettendo/coadiuvando una traslazione reciproca longitudinale, ovvero lungo l’asse longitudinale delle stesse e, quindi, la regolazione della lunghezza della traversa 260.
Il corpo di supporto può essere di tipo a sezione trasversale aperta, chiusa, fatto di un pezzo o in due o più pezzi a seconda delle esigenze costruttive, come meglio verrà dettagliato nel seguito.
Il corpo di supporto comprende un corpo tubolare dotato di una cavità assiale passante presentante un asse longitudinale sostanzialmente parallelo (e coincidente) con l’asse longitudinale della traversa 260 nel suo complesso.
Ad esempio, la cavità assiale (e/o il corpo tubolare) del corpo di supporto presenta una forma sostanzialmente prismatica, ad esempio a sezione trasversale quadrangolare, ad esempio sostanzialmente quadrata o rettangolare.
La cavità assiale del corpo di supporto presenta una sezione trasversale, costante a tutto sviluppo, configurata per (ovvero presentante una forma ed una dimensione tale da) essere infilata, sostanzialmente a misura, (contemporaneamente) da entrambe la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 affiancate come sopra descritto, ovvero un tratto intermedio delle stesse interposto tra le loro contrapposte estremità.
La lunghezza assiale del corpo di supporto è decisamente contenuta, ovvero la sua lunghezza assiale è sostanzialmente pari alla larghezza della traversa 260 nella direzione di reciproco affiancamento della barra principale 261 e la barra di prolunga 262, ovvero la lunghezza assiale del corpo di supporto non eccede il doppio della detta larghezza della traversa 260.
Il corpo tubolare del corpo di supporto è ad esempio un corpo sostanzialmente rigido (non deformabile a flessione -longitudinale- o a torsione sotto i carichi di lavoro di utilizzo a cui è destinato in esercizio).
La barra principale 261 e la barra di prolunga 262 sono entrambe (contemporaneamente e singolarmente) infilate assialmente all’interno della cavità assiale del corpo di supporto con possibilità di scorrere, indipendentemente, in scorrimento relativo lungo la direzione longitudinale data dall’asse longitudinale della cavità assiale del corpo di supporto per la regolazione della lunghezza della traversa 260. Ad esempio, tra il corpo di supporto e ciascuna tra la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 è definito un collegamento meccanico di tipo prismatico.
Preferibilmente, la barra principale 261 è scorrevole all’interno del corpo di supporto tra due contrapposte posizioni di lavoro estremali (definite ad esempio da rispettivi finecorsa meccanici) e in infinite posizioni intermedie tra esse, in cui rimane infilata nel corpo di supporto (se non volutamente smontata da esso).
La barra di prolunga 262, invece, è scorrevole (in modo libero) entro la cavità assiale del corpo di supporto nei due versi di scorrimento con possibilità di essere sfilata assialmente dal corpo di supporto all’occorrenza.
In maggiore dettaglio, il corpo di supporto è configurato per bloccare assialmente in una qualunque posizione assiale relativa rispetto alla cavità assiale del corpo di supporto, singolarmente la barra principale 261 e/o la barra di prolunga 262 e/o contemporaneamente la barra principale 261 e la barra di prolunga 262.
In particolare, il corpo di supporto comprende un primo gruppo di bloccaggio configurato per bloccare in modo temporaneo e risolvibile lo scorrimento assiale singolarmente della barra principale 261 rispetto al corpo di supporto lungo l’asse longitudinale del corpo di supporto stesso.
Il primo gruppo di bloccaggio comprende un organo di fissaggio atto a cooperare con la cava della barra principale 261 per il bloccaggio dello scorrimento relativo tra il corpo di supporto e la barra principale 261 stessa.
In dettaglio, l’organo di fissaggio comprende una spina sagomata (o dado) a cui è connessa un tirante (ad esempio filettato o non filettato).
La spina sagomata è inserita (mediante un collegamento prismatico) all’interno della cava della barra principale 261 con possibilità di scorrere lungo l’asse longitudinale della stessa senza poter essere sfilata trasversalmente e il tirante sporge trasversalmente dalla cava ed è inserito in un foro passante praticato in una parete laterale del corpo di supporto affacciata alla parete laterale della barra principale 261 dotata della cava.
La barra principale 261 è atta ad essere bloccata (in modo temporaneo e risolvibile) assialmente lungo l’asse longitudinale del corpo di supporto mediante serraggio del tirante, il quale è dotato di un pomolo od una leva di serraggio, nell’esempio una leva a camma alla sua estremità atta ad esercitare una trazione sul dado e, quindi, vincolare (per attrito) il corpo di supporto e la barra principale 261.
Il corpo di supporto comprende, poi, un secondo gruppo di bloccaggio per il bloccaggio temporaneo e risolvibile dello scorrimento relativo longitudinale della barra di prolunga 262 (e/o della traversa 260 nel suo complesso) lungo l’asse longitudinale del corpo di supporto stesso.
Ad esempio, la luce di passaggio della cavità assiale del corpo di supporto è variabile ed azionabile tra una configurazione allargata, in cui permette lo scorrimento reciproco della barra di prolunga 262 rispetto al corpo di supporto (e alla barra principale 261 ad esso fissata mediante il primo gruppo di bloccaggio), ed una configurazione ristretta, in cui impedisce o contrasta lo scorrimento reciproco della barra di prolunga 262 e il corpo di supporto (e della barra principale 261).
Il secondo gruppo di bloccaggio è ad esempio connesso rigidamente al corpo di supporto.
Il secondo gruppo di bloccaggio è ad esempio un gruppo di bloccaggio di tipo a morsa, ovvero atto a serrare a pacco (in senso trasversale rispetto all’asse longitudinale della traversa 260) reciprocamente il corpo di supporto, ovvero il suo corpo tubolare, con una o entrambe le barre, in particolare la barra principale 261 e la barra di prolunga 262.
Nell’esempio illustrato, il corpo di supporto, ovvero il suo corpo tubolare, è realizzato dall’unione di due corpi tra loro accoppiati.
Ad esempio, il corpo di supporto comprende un primo guscio, ad esempio comprendente sezione trasversale aperta sagomata a “C”, ed un secondo guscio, ad esempio sostanzialmente piastriforme, atto a chiudere la sezione aperta del primo guscio.
Il primo guscio ed il secondo guscio presentano rispettive orecchie atte ad essere affacciate reciprocamente per il fissaggio, mediante organi di serraggio, ad esempio filettati, del primo guscio al secondo guscio.
Nell’esempio il primo guscio ed il secondo guscio presentano ciascuno una orecchia in corrispondenza di ciascuna estremità di contatto tra i gusci.
Ad esempio, ciascuna orecchia del primo guscio presenta almeno un foro passante atto ad essere allineato con il suo asse passante ad un foro passante realizzato nella rispettiva orecchia del secondo guscio.
I fori passanti sono infilati da un organo di serraggio.
In tale prima forma di realizzazione, l’organo di serraggio comprende un perno filettato inserito nei fori passanti, bloccato assialmente, ad esempio mediante un dado o mediante avvitatura, ad uno dei fori passanti, e dotato di un organo di azionamento, ad esempio una testa prismatica e/o una leva a camma associata ad una estremità del perno filettato distale dal foro passante a cui è bloccato il perno filettato.
Una delle due orecchie di ciascun guscio è vincolata mediante organi di serraggio aventi una testa prismatica (ad esempio le orecchie inferiori), mentre l’altra delle orecchie di ciascun guscio è vincolata mediante organi di serraggio aventi una leva a camma.
La leva a camma del secondo gruppo di bloccaggio è, ad esempio, posta in corrispondenza della parete laterale del corpo di supporto opposta a quella che porta la leva a camma del primo gruppo di bloccaggio.
L’organo di serraggio è operabile (manualmente) per il rilascio ed serraggio reciproco del primo guscio ed il secondo guscio, in modo da portare la cavità assiale del corpo di supporto rispettivamente nella sua configurazione allargata, in cui permette lo scorrimento assiale della barra di prolunga 262 (ed eventualmente della barra principale 261 se rilasciata dal primo gruppo di bloccaggio) al suo interno, e nella sua posizione ristretta, in cui impedisce (per attrito) o contrasta lo scorrimento della barra di prolunga 262 (e/o della barra principale 261) al suo interno.
In questa configurazione il secondo gruppo di bloccaggio è quindi definito dallo stesso corpo tubolare del corpo di supporto, il quale agisce come una morsa, le cui ganasce sono il primo guscio ed il secondo guscio.
In generale, il corpo di supporto può comprendere fori o ammanchi di alleggerimento.
Ancora, il corpo di interconnessione 270 comprende una staffa di interconnessione atta a connettersi, ad esempio in modo removibile, alla barra longitudinale 210. Preferibilmente, la staffa di interconnessione comprende una prima falda atta ad essere disposta parallela alla prima parete laterale dotata della cava di uno dei longheroni 211,212.
Ad esempio, alla prima falda della staffa di interconnessione può essere fissata una spina sagomata (o dado) mediante un organo filettato che impegna un foro passante realizzato nella prima falda stessa, nell’esempio una asola allungata, con asse longitudinale parallelo alla cava del longherone 211,212 a cui è fissato e, preferibilmente aperta assialmente.
La spina sagomata è inserita (mediante un collegamento prismatico) all’interno della cava di uno dei longheroni 211,212 con possibilità di scorrere lungo l’asse longitudinale dello stesso senza poter essere sfilata trasversalmente e l’organo filettato sporge trasversalmente dalla cava del longherone 211,212 ed è inserito nell’asola allungata.
La prima falda della staffa di interconnessione può essere bloccata (in modo temporaneo e regolabile) assialmente lungo l’asse longitudinale del longherone 211,212 mediante serraggio dell’organo filettato, il quale è dotato di una leva o pomolo di serraggio, nell’esempio un pomolo di serraggio.
L’asola allungata aperta permette una più rapida rimozione della staffa di interconnessione dai longheroni 211,212 nel caso si debba rimuovere la traversa 260 da essi.
Non si esclude che la prima falda della staffa di interconnessione non venga bloccata in modo serrato, ma che possa scorrere in modo sostanzialmente libero assialmente lungo l’asse longitudinale del longherone 211,212.
Inoltre, la staffa di interconnessione presenta una seconda falda derivantesi (a sbalzo) dalla sommità (superiore) della prima falda in squadro con essa e parallela di fatto alla parete di base inferiore della traversa 260 e integrale con la prima falda. In pratica, la prima falda e la seconda falda conferiscono alla staffa di interconnessione una conformazione sostanzialmente a “L”.
Ad esempio, la seconda falda definisce un piano di appoggio (indiretto) per la traversa 260.
La seconda falda è associata (inferiormente) al corpo di supporto, come meglio verrà descritto nel seguito.
Preferibilmente, il corpo di interconnessione 270 definisce complessivamente un giunto a cerniera configurato per permettere una orientazione reciproca qualunque tra la traversa 260 e la barra longitudinale 210.
In dettaglio, il giunto di cerniera comprende un (unico) asse di cerniera ortogonale all’asse longitudinale della barra longitudinale A e ad un asse longitudinale della traversa 260, ovvero sostanzialmente ortogonale alla superficie in vista dell’elemento lastriforme in presa.
Preferibilmente, la staffa di interconnessione, ovvero la sua seconda falda, e il corpo di supporto, ovvero una sua faccia inferiore, sono tra loro girevolmente accoppiate attorno al suddetto asse di cerniera (ortogonale sia alla seconda falda che alla faccia inferiore stesse).
Ad esempio un perno di cerniera, definito ad esempio da un bullone filettato, impegna una prima sede cilindrica realizzata nella parete inferiore e una seconda sede realizzata nella seconda falda.
Il giunto a cerniera, definito dal collegamento girevole tra il corpo di supporto e la staffa di interconnessione, può presentare un predeterminata resistenza (non nulla o comunque regolabile/registrabile mediante l’azione sul bullone filettato) alla spontanea rotazione reciproca (ottenuta calibrando gli attriti in gioco).
Ad esempio, tale resistenza alla spontanea rotazione reciproca è configurata in modo da impedire la rotazione spontanea tra il corpo di supporto e la staffa di interconnessione attorno all’asse di cerniera quando non sollecitata da una opportuna forza circonferenziale (volontaria da parte dell’operatore).
Non si esclude che il giunto a cerniera sia, invece, libero o che - al contrario - la staffa di interconnessione e il corpo di supporto siano tra loro fissati senza alcun grado di libertà reciproco.
Grazie ai corpi di interconnessione 270 suddetti è possibile mantenere tra loro parallele e complanari le barre longitudinali 210 e affiancate rispetto alla direzione di affiancamento B e/o permettere che, in funzione della forma dell’elemento lastriforme L, le barre longitudinali siano utilizzate tra loro inclinate (e complanari), ovvero con assi longitudinali A sostanzialmente incidenti.
Allo stesso modo, anche le traverse 260 possono essere disposte con assi longitudinali tra loro paralleli (e ortogonali agli assi longitudinali delle barre longitudinali 210) o alternativamente possono essere disposte con assi longitudinali tra loro incidenti (e inclinati di un qualunque angolo retto o diverso dall’angolo retto rispetto agli assi longitudinali delle barre longitudinali 210).
In una vantaggiosa forma di realizzazione, la traversa 260 nel suo complesso o ciascuna tra la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 può essere scorrevolmente associata a ciascuna barra longitudinale 210 della coppia di barre longitudinali 210 rispetto ad una direzione ortogonale all’asse longitudinale A della rispettiva barra longitudinale 210 (per mezzo della connessione scorrevole tra la prima falda della staffa di interconnessione e la cava del rispettivo longherone 211,212).
In particolare, la traversa 260 nel suo complesso o ciascuna tra la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 può essere associata a ciascuna barra longitudinale 210 con possibilità di scorrere rispetto ad una direzione ortogonale al piano definito dalle ventose 30, ovvero il piano definito dalla superficie superiore (in vista) dell’elemento lastriforme (in presa).
Ciascuna traversa 260 nel suo complesso o ciascuna tra la barra principale 261 e la barra di prolunga 262 è fissata ad una barra longitudinale 210 mediante un rispettivo corpo di interconnessione 270 come sopra descritto.
Il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 può comprendere almeno un ulteriore dispositivo di presa a ventosa 10, ovvero un quarto dispositivo di presa a ventosa 10, connesso alla traversa 260 nel suo complesso o ad una tra la barra principale 261 e la barra di prolunga 262, preferibilmente alla barra di prolunga 262.
L’ulteriore quarto dispositivo di presa a ventosa 10 comprende un corpo di supporto 20 ancorabile alla traversa 260, ovvero alla barra di prolunga 262, ed almeno una ventosa 30 fissata, come sopra descritto al corpo di supporto 20.
Il quarto dispositivo di presa a ventosa 10 può, inoltre, essere associato ad un gruppo di aspirazione 70, come sopra descritto.
Ad esempio, il quarto dispositivo di presa a ventosa 10 potrebbe accogliere un connettore 74 della pluralità di connettori del gruppo di aspirazione 70 (associato, mediante il rispettivo condotto di suzione 75, alla pompa di aspirazione 71 del gruppo di aspirazione 70 asservito ad una delle barre longitudinali 210 del gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 stesso).
L’ulteriore quarto dispositivo di presa a ventosa 10 può essere fissato alla traversa 260, ovvero della barra principale 261, in qualunque posizione assiale della stessa come meglio apparirà nel seguito, ad esempio in corrispondenza della mezzeria della stessa o in prossimità di una estremità della traversa 260, ovvero della barra principale 261, a seconda delle esigenze di presa.
Il corpo di supporto 20 del quarto dispositivo di presa a ventosa 10 comprende una gamba di fissaggio atta ad affiancare la prima parete laterale dotata della cava della barra principale 261.
Alla gamba di fissaggio è fissata una spina sagomata (o dado) mediante un organo filettato.
La spina sagomata è inserita (mediante un collegamento prismatico) all’interno della cava della barra principale 261 con possibilità di scorrere lungo l’asse longitudinale della stessa senza poter essere sfilata trasversalmente e l’organo filettato sporge trasversalmente dalla cava ed è connesso alla gamba di fissaggio.
Il corpo di supporto 20 del quarto dispositivo di presa a ventosa 10 è atto ad essere bloccato (in modo temporaneo e regolabile) assialmente lungo l’asse longitudinale della traversa 260, ovvero della barra principale 261, mediante serraggio dell’organo filettato, il quale è dotato di un pomolo od una leva od un dado di serraggio, nell’esempio un pomolo di serraggio.
Il corpo di supporto 20 del quarto dispositivo di presa a ventosa 10 sostiene, quindi, la ventosa 30, in modo che questa si protenda al di sotto di un piano definito dalla parete di base inferiore (rivolta verso l’elemento lastriforme in esercizio) della traversa 260, ovvero della barra principale 261.
La ventosa 30 dell’ulteriore quarto dispositivo di presa a ventosa 10 è sostanzialmente complanare alle ventose 30 di ciascuno dispositivo di presa a ventosa 10 (primo, secondo e/o terzo) del gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200, ovvero presentano superfici di presa tra loro complanari e giacenti su un piano parallelo agli assi longitudinali A delle barre longitudinali 210, in modo da poter aderire tutte alla (stessa) superficie superiore dell’elemento lastriforme da prendere.
Nel caso in cui le ventose 30 di ciascun dispositivo di presa a ventosa 10 (primo, secondo, terzo e quarto) siano associate in modo oscillante/basculante alla barra longitudinale 210 e alla traversa 260, come sopra descritto, esse sono complanari quando la superficie dell’elemento lastriforme è planare o quando sono libere; nel caso aderiscano ad una superficie strutturata/ondulata le ventose 30 appartengono tutte a tale superficie.
Nell’esempio, il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 comprende una coppia di traverse 260 come sopra descritte, ad esempio tra loro analoghe o identiche.
Ad esempio, le traverse della coppia di traverse 260 sono tra loro parallele (come illustrato) o variamente inclinate, ad esempio a seconda dell’inclinazione reciproca delle barre longitudinali 210 per mezzo del giunto a cerniera definito da ciascun corpo di interconnessione 270.
Ad esempio una traversa 260 della coppia di traverse 260 è connessa, mediante due corpi di interconnessione 270 rispettivamente alla coppia di primi longheroni 211, ad esempio in corrispondenza di un tratto assiale centrale degli stessi interposto assialmente tra l’estremità esterna e il cannotto di guida 230.
Un’altra traversa 260 della coppia di traverse 260 è connessa, mediante due corpi di interconnessione 270 rispettivamente alla coppia di secondi longheroni 212, ad esempio in corrispondenza di un tratto assiale centrale degli stessi interposto assialmente tra l’estremità esterna e il cannotto di guida 230.
Alla luce di quanto sopra descritto, il funzionamento di ciascun dispositivo di presa a ventosa 10, con il rispettivo gruppo di aspirazione 70, è il seguente. Quando si desidera afferrare un oggetto, ad esempio una lastra ceramica, è sufficiente appoggiare la ventosa 30 del dispositivo di presa a ventosa 10 sulla superficie liscia o quasi liscia dell’oggetto (ad esempio la superficie in vista, greificata, della lastra stessa).
La ventosa 30 appoggia sulla superficie dell’oggetto mediante il bordo periferico 32, il quale (nella sua interezza) è mantenuto in contatto forzato dal peso del dispositivo di presa a ventosa 10 stesso o da un’azione di pressione ausiliaria esercitata dall’utilizzatore.
Con il connettore 74 posto nella sua sede di connessione 41, è sufficiente quindi azionare la pompa di aspirazione 71, ovvero commutando da off ad on l’interruttore 710, in modo che la pompa di aspirazione 71 azionata elettricamente crei, man mano, il vuoto nel volume racchiuso dal bordo periferico 32 e interposto tra la ventosa 30 e la superficie dell’oggetto da afferrare.
Quando il vuoto ha raggiunto il valore desiderato (valore che può essere controllato attraverso l’indicazione data dal vuotometro 60), è possibile disattivare la pompa di aspirazione 71, ad esempio commutando nuovamente da on ad off l’interruttore 710, e – quindi - impegnare l’impugnatura 25 o la maniglia 240 per sollevare e trasportare / movimentare in sicurezza l’oggetto afferrato dalla ventosa 30 del dispositivo di presa a ventosa 10.
Il corpo di spinta 47 della valvola di non ritorno 45 permette di mantenere chiuso il suddetto volume in cui è stato fatto il vuoto in qualsiasi posizione venga disposto l’oggetto e il dispositivo di presa a ventosa 10.
Il rilascio dell’oggetto afferrato potrà avvenire, una volta posizionato l’oggetto nella posizione stabile desiderata, semplicemente azionando il pulsante di azionamento 52 in modo da aprire la valvola di sfiato 50.
In tal modo, nonostante la valvola di non ritorno 45 rimanga chiusa, il suddetto volume in cui era stato fatto il vuoto per la presa dell’oggetto viene aperto attraverso l’apertura del condotto di sfiato 51 e messo in comunicazione con l’ambiente esterno (a pressione atmosferica); pertanto la ventosa 30 è in grado di distaccarsi dalla superficie dell’oggetto.
Quando il suddetto sistema di presa 100 è utilizzato in combinazione con un gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200 come sopra descritto, il funzionamento è sostanzialmente il seguente.
Una volta assemblato il gruppo di sollevamento e/o movimentazione 200, ad esempio assemblata/e la/e barra/e longitudinale/i 210 ed eventualmente le barre longitudinali 210 con le traverse 260 come sopra descritto, è possibile disporre i dispositivi di presa a ventosa 10 con le ventose 30 in appoggio sulla superficie in vista di un elemento lastriforme.
In particolare, è possibile configurare il sistema di presa 100 in modo che esso sia totalmente contenuto nell’ingombro dell’elemento lastriforme, ad esempio presenti una lunghezza della/e barra/e longitudinale/i 210 e delle traverse 260 (ove previste) tale da non eccedere la lunghezza (massima) dell’elemento lastriforme.
In tal modo la/e barra/e longitudinale/i 210 può entrare (verticalmente) all’interno della cassa che contiene l’elemento lastriforme da prelevare senza interferire con le pareti.
Quando le ventose 30 sono in appoggio sulla superficie superiore dell’elemento lastriforme è possibile azionare ciascun gruppo di aspirazione 70 in modo che crei il vuoto e ciascuna ventosa 30 aderisca in modo stabile all’elemento lastriforme. Con le ventose 30 in presa si procede con il sollevare l’elemento lastriforme, ad esempio in due persone, ad esempio impugnando le maniglie 240.
Ad esempio in questa prima fase, in cui le barre longitudinali 210 sono all’interno della cassa, le maniglie 240 e i piedi 250 sono nella posizione retratta.
Quando l’elemento lastriforme è estratto dalla cassa è possibile portare le maniglie 240 (e i piedi 250) nella posizione estratta per agevolare il trasporto ed il confort per gli operatori.
Quando l’elemento lastriforme L è posto nella posizione desiderata è possibile rimuovere le ventose 30 dall’elemento lastriforme, agendo sulla valvola di sfiato delle stesse e liberare così il gruppo di sollevamento e/o movimentazione per un nuovo utilizzo dello stesso.
L’invenzione così concepita è suscettibile di numerose modifiche e varianti tutte rientranti nell’ambito del concetto inventivo.
Inoltre tutti i dettagli sono sostituibili da altri elementi tecnicamente equivalenti. In pratica i materiali impiegati, nonché le forme e le dimensioni contingenti, potranno essere qualsiasi a seconda delle esigenze senza per questo uscire dall’ambito di protezione delle seguenti rivendicazioni.

Claims (15)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Un sistema di presa (100) per la movimentazione di oggetti, che comprende: - almeno un dispositivo di presa a ventosa (10) comprendente: ● un corpo di supporto (20) dotato di una sede di connessione (41); e ● una ventosa (30) deformabile connessa al corpo di supporto (20), in cui la ventosa (30) è dotata di un bordo periferico (32) chiuso ad anello ed è provvista di una bocca di aspirazione (360) in una zona interna al bordo periferico (32), in cui la bocca di aspirazione (360) è connessa in modo fluidico alla sede di connessione (41) mediante un condotto di aspirazione (43) realizzato nel corpo di supporto (20); il sistema di presa (100) inoltre comprendendo: - almeno un gruppo di aspirazione (70) dell’aria associabile in modo removibile al dispositivo di presa a ventosa (10), in cui il gruppo di aspirazione (70) comprende: o una pompa di aspirazione (71) elettrica per la generazione del vuoto nel condotto di aspirazione (43) e dotata di una bocca di aspirazione; e o un connettore (74) configurato per impegnare, in modo removibile e a tenuta, la sede di connessione (41) del corpo di supporto (20), in cui il connettore (74) è connesso alla bocca di aspirazione della pompa di aspirazione (71).
  2. 2. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione precedente, in cui il gruppo di aspirazione (70) comprende una batteria di alimentazione (72) elettrica connessa alla pompa di aspirazione (71) elettrica per l’alimentazione elettrica della stessa.
  3. 3. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione precedente, in cui la pompa di aspirazione (71) elettrica e la batteria di alimentazione (72) sono supportate da un medesimo involucro di contenimento (73).
  4. 4. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione precedente, in cui il connettore (74) è connesso all’involucro di contenimento (73) con almeno un grado di libertà.
  5. 5. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione 1, in cui il gruppo di aspirazione (70) comprende un condotto di suzione (75) interposto tra il connettore (74) e la pompa di aspirazione (71), in cui il condotto di suzione (75) è dotato di una estremità prossimale connessa alla bocca di aspirazione della pompa di aspirazione (71) e una estremità distale connessa al connettore (74).
  6. 6. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione 5, in cui il condotto di suzione (75) comprende almeno un tratto flessibile e/o estensibile, preferibilmente spiralato.
  7. 7. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione 3, in cui il connettore (74) è rigidamente connesso all’involucro di contenimento (73).
  8. 8. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione 1, in cui il connettore (74) comprende una guarnizione di tenuta (740) adatta ad essere inserita nella sede di connessione (41) del corpo di supporto (20) ed essere compressa tra almeno una parete della sede di connessione (41) e il connettore (74) per l’impegno a tenuta del connettore (74) nella sede di connessione (41) stessa.
  9. 9. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione 1, in cui il connettore (74) comprende un tratto terminale cilindrico adatto ad essere inserito a misura nella sede di connessione (41), in cui la sede di connessione (41) presenta una omologa forma cilindrica.
  10. 10. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione 1, che comprende una pluralità di dispositivi di presa a ventosa (10), in cui il gruppo di aspirazione (70) comprende una pluralità di connettori (74), ciascuno dei quali connesso ad una sede di connessione (41) di un rispettivo dispositivo di presa a ventosa (10).
  11. 11. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione 1, in cui il corpo di supporto (20) comprende una impugnatura (25) disposta da parte opposta rispetto alla ventosa (30), la sede di connessione (41) essendo realizzata in corrispondenza della impugnatura (25).
  12. 12. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione 10, che comprende almeno una barra longitudinale (210) regolabile in lunghezza, i detti dispositivi di presa a ventosa (10) essendo connessi lungo un asse longitudinale (A) della barra longitudinale (210).
  13. 13. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione 12, che comprende una coppia di dette barre longitudinali (210) affiancate.
  14. 14. Il sistema di presa (100) secondo la rivendicazione 13, che comprende almeno una traversa (260) longitudinale connessa trasversalmente alla coppia di barre longitudinali (210).
  15. 15. Un gruppo di aspirazione (70) per dispositivi di presa a ventosa (10), in cui il dispositivo di presa a ventosa (10) comprende un corpo di supporto (20) dotato di una sede di connessione (41) per il gruppo di aspirazione (70) e una ventosa (30) deformabile connessa al corpo di supporto (20), il gruppo di aspirazione (70) comprendendo: - una pompa di aspirazione (71) elettrica per la generazione del vuoto e dotata di una bocca di aspirazione; e - un connettore (74) configurato per impegnare, in modo removibile e a tenuta, la sede di connessione (41) del dispositivo di presa a ventosa (10), in cui il connettore (74) è connesso alla bocca di aspirazione della pompa di aspirazione (71).
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