IT201900015830A1 - Dispositivo di erogazione di una sostanza fluida - Google Patents

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Alfeo Tecchiolli
Valentino Stenghel
Loris Schmid
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Coster Tecnologie Speciali Spa
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Description

DESCRIZIONE
di una domanda di brevetto per Invenzione Industriale avente titolo:
“Dispositivo di erogazione di una sostanza fluida”
CAMPO DELL’INVENZIONE
Il presente trovato è relativo a un dispositivo di erogazione di una sostanza fluida.
In particolare, si riferisce a un dispositivo di erogazione, attraverso una valvola, di una sostanza fluida contenuta in un recipiente pressurizzato.
STATO DELLA TECNICA
È noto, ad esempio da GB 872,187 A, un dispositivo che permette di erogare una dose volumetricamente abbastanza stabile di una sostanza fluida contenuta in un recipiente pressurizzato.
Un inconveniente del noto dispositivo risiede nella difficolta legata al carico della sostanza da erogare e nella pressurizzazione del contenitore.
Una parte delle bombolette infatti non resiste alle operazioni di riempimento/pressurizzazione, e deve essere scartata.
RIASSUNTO DELL’INVENZIONE
Scopo del presente trovato è quello di fornire un dispositivo di erogazione di una sostanza fluida che sia perfezionato rispetto alla tecnica nota.
Un ulteriore scopo del trovato è quello di fornire un dispositivo che renda più agevole l’operazione di pressurizzazione e di carico della sostanza fluida.
BREVE DESCRIZIONE DELLE FIGURE
Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell’innovazione risulteranno evidenti dalla descrizione di una forma preferita ma non esclusiva del dispositivo, illustrata a titolo esemplificativo e quindi non limitativo nei disegni allegati, in cui:
la figura 1 è una sezione di un dispositivo secondo la presente invenzione, in una posizione di riposo;
la figura 2 e la figura 3 rappresentano, in sezione, il dispositivo rispettivamente in una fase di inizio e fine erogazione;
la figura 4 rappresenta il particolare racchiuso nel cerchio di figura 1, in una fase di riposo successiva a quella di erogazione;
la figura 5 rappresenta il dispositivo in una fase di riempimento della sostanza fluida;
le figure 6 e 7 mostrano dei dettagli del dispositivo di figura 1;
le figure 8, 9 e 10 rappresentano delle fasi di pressurizzazione e riempimento del dispositivo di figura 1;
la figura 11 mostra, in sezione, una variante del dispositivo di figura 1; e
la figura 12 e la figura 13 mostrano un dettaglio del dispositivo di figura 11.
DESCRIZIONE DETTAGLIATA DELL’INVENZIONE
Con riferimento alle figure citate viene mostrato un dispositivo di erogazione di una sostanza fluida indicato complessivamente con il numero di riferimento 1.
Il dispositivo 1 comprende un contenitore 2 pressurizzato, nel quale può essere direttamente posizionata la sostanza fluida da erogare, oppure, come nel caso rappresentato nei disegni, può essere contenuto un sacchetto deformabile 5 all’interno del quale tale sostanza è alloggiata.
Il contenitore 2 è associato a una valvola 4 di erogazione, ad esempio tramite un fondello 3 ermeticamente fissato al contenitore 2, a cui la valvola 4 può essere a sua volta stabilmente fissata.
La valvola 4 presenta un condotto di alimentazione 9 che può essere in comunicazione diretta con l’interno del sacchetto deformabile 5, oppure, ad esempio tramite un tubicino pescante, in comunicazione con il fondo del contenitore 2.
La valvola presenta altresì uno stelo 8 dotato di una cavità 8A attraverso cui viene erogata la sostanza fluida.
Lo stelo 8 è mobile all’interno di un corpo valvola 4A in contrasto ad una molla 15 e coopera con almeno una guarnizione 16 che permette un controllo dell’erogazione della sostanza fluida come sarà chiarito più avanti.
In ogni caso, nell’uso, lo stelo (o meglio la sua parte estremale) viene accoppiato ad un tappo erogatore 33 che può essere del tipo a pastiglia, a beccuccio etc. a seconda della sostanza da erogare e delle modalità di erogazione desiderate.
Una pressione da parte dell’utilizzatore sullo stelo (tramite il tappo erogatore) permette l’erogazione della sostanza fluida attraverso la cavità 8A dello stelo stesso.
Proseguendo con la descrizione si nota che all’interno del contenitore 2 è presente una camera 7.
La camera 7 è disposta in modo da circondare l’intero perimetro di almeno una parte di un corpo 4A della valvola 4, ed è delimitata esternamente (verso il contenitore) da una parete deformabile 6 ed internamente (verso lo stelo) da almeno una parte del corpo 4A.
La parete deformabile può essere sostanzialmente una coppetta realizzata di materiale elastico come ben visibile nelle figure 6 e 7.
Nel presente testo con il termine ‘materiale elastico’ si intende un materiale in grado di recuperare la sua forma originaria (ovvero ad esempio quella della coppetta estesa come in figura 6 e 7) in virtù della sua elasticità, e anche in assenza di forze esterne che tendono ad estendere la coppetta.
Alcuni materiali elastici con i quali può essere realizzata la parete deformabile 6 possono essere: BR (butadyene rubber), NBR, SBR, EPDM, IR, IIR (Butyl), CR (Chloroprene), CIIR (Chloro butyl), FBM (Fluoro), PU, Silicone, TPE / TPR.
Eventualmente all’interno della parete deformabile 6 (o membrana) può essere presente un film in materiale poliaccoppiato o monomateriale (non mostrato) con funzione di barriera a propellente che prevenga il contatto del prodotto con il materiale di cui è formata la membrana. In caso di poliaccoppiato, uno dei film può avere funzione di barriera. Alcuni esempi di strutture utilizzabili possono essere: PET/Evoh/PE, PET/Evoh/PP, multistruttura mono o bimateriale PP o PE.
Il film può essere stretto a sandwich tra la membrana 6 e il fondello 3 nella zona alta (su fondello); nella zona bassa può essere fissato alla base del corpo della valvola, ad esempio in corrispondenza della gola 19.
È ancora possibile fissare il film tramite uno snap meccanico tra i due pezzi oppure tramite incollaggio diretto alla membrana 6 o tramite incollaggio o saldatura alla superficie esterna della valvola.
Al fine di creare uno strato di barriera che isoli la membrana dal prodotto, almeno una parete della stessa può essere rivestita da un opportuno rivestimento.
Esempi di rivestimento possono comprendere: Alogenazione, Trattamenti a base di lubrificanti costituiti da resine e PTFE (ad esempio depositati a spruzzo), Trattamenti al plasma (PECVD - Plasma Enhanced Chemical Vapour deposition), che hanno il vantaggio di creare un rivestimento molto sottile, oppure Trattamenti con parylene.
Ad esempio la parete deformabile 6 può essere realizzata in un unico pezzo, per stampaggio.
Come si vede dai disegni, per migliorare il ritorno elastico in una posizione distesa, la parete deformabile 6 può presentare delle nervature 6A. Nello specifico sono presenti una pluralità di nervature 6A (almeno due) configurate per estendere perimetralmente la parete deformabile 6 all’interno del contenitore 2.
Nel presente testo, con il termine ‘nervatura’ si intende un inspessimento del materiale con cui è realizzata la parete deformabile 6. Ovviamente lo stesso effetto tecnico può essere utilizzato anche tramite equivalenti tecnici che permettano di ottenere l’elasticità della membrana che risulta efficacie nel sistema del presente trovato.
Nella configurazione di figura 1, la parete deformabile 6 comprende almeno una prima porzione 12A (o estremità) stabilmente fissata a tenuta al corpo 4A della valvola.
Nel presente testo, con il termine ‘stabilmente fissata a tenuta’ si intende che la prima porzione 12A è fissata al corpo valvola 4A, o ad una parte riportata sul corpo valvola (ad esempio un tubicino pescante) in modo che anche quando all’interno della camera 7 agisce una pressione di poco superiore a quella interna al contenitore 2, la tenuta sia garantita.
Ad esempio la prima porzione 12A può prevedere un bordino 18 configurato per accoppiarsi con una gola 19 prevista su di una prima flangia 20 del corpo valvola 4A.
La prima porzione 12A è quindi stretta a sandwich tra la flangia 20 del corpo valvola 4A ed un collare di fissaggio 21 che si impegna a scatto (o in altro modo noto) con il corpo valvola 4A. Il collare 21 può essere associato a scatto al corpo valvola 4A tramite ganci a scatto 50.
Nella configurazione descritta in figura 1, è presente un solo collare 21 direttamente saldato al sacchetto 5 e che coopera con i ganci 50. Al fine di rendere più stabile dimensionalmente il sacchetto 5, soprattutto quando esso contiene volumi di sostanza fluida ‘importanti’ è possibile effettuare la saldatura del sacchetto ad un anello di saldatura (non mostrato). Nel montaggio, l’anello di saldatura rimane posizionato a sandwich tra il collare 21 o inserto (che è posizionato internamente al sacchetto) e il fondo della membrana 6 su cui l’anello preme direttamente.
È anche possibile fissare la prima porzione 12A in altro modo noto, come ad esempio per saldatura, incollaggio etc.
Vantaggiosamente il collare 21 di fissaggio può essere proprio il collare del sacchetto deformabile 5 come illustrato in figura 1, a cui il sacchetto risulta convenzionalmente saldato.
La seconda porzione 13A della parete deformabile 6 può essere invece stretta a sandwich tra un fondello 3 a cui è fissata (convenzionalmente) la valvola 4 e il contenitore 2.
Ad esempio, se il fondello 3 è in metallo, esso può essere semplicemente crimpato sul contenitore. La tenuta tra fondello e contenitore è migliorata proprio dalla presenza della parete deformabile 6 che funge da guarnizione.
Nel presente trovato, la valvola 4 è del tipo a tre vie.
Quando lo stelo 8 è in una prima posizione, ad esempio di riposo come quella rappresentata in figura 1, la sua cavità 8A è isolata dal condotto di alimentazione 9 e dalla camera 7 mentre il condotto di alimentazione 9 è in comunicazione con la camera 7 (si veda figura 4).
In posizione di riposo, i forellini 23 risultano al di sopra del bordo della guarnizione 24, o comunque isolati dall’interno del corpo valvola 4A. In questo modo l’erogazione è impedita.
Inoltre, come ben si vede dalla figura 4 e come è già stato accennato, il condotto di alimentazione 9 risulta in comunicazione con camera 7 (si veda la figura 4). In questo modo la camera 7 risulta piena di sostanza fluida da erogare. Si noti che la camera 7 è soggetta alla pressione presente all’interno della camera 2, che è la stessa a cui è soggetto il sacchetto 5 (se presente) o la stessa a cui è soggetta la sostanza fluida all’interno del contenitore (se il sacchetto non è presente).
Quando lo stelo 8 viene premuto per portarlo nella seconda posizione, la cavità 8A viene posta in comunicazione con la sola camera 7.
Infatti, come si vede dalla figura 2, i forellini 23 risultano interni al corpo della valvola, mentre un lieve rigonfiamento 28 dello stelo (che nella prima posizione risultava disaccoppiato dalla prima guarnizione 16), coopera con la stessa in modo da isolare il condotto di alimentazione 9.
La sostanza presente all’interno della camera 7 viene dunque erogata attraverso la cavità 8A, che raggiunge passando in sequenza attraverso le aperture 30, all’interno del corpo valvola 4A e internamente ai forellini 23 dello stelo 8. Si veda nello specifico il percorso indicato dalle frecce F2 di figure 2 e 3.
Quando lo stelo 8 è nella seconda posizione, la pressione interna al contenitore 2 (ad esempio ottenuta tramite pressurizzazione con azoto, o altro gas idoneo) preme sulla parete
deformabile 6 espellendo la sostanza fluida contenuta internamente alla camera 7 e spingendo la parete sostanzialmente a contatto con l’esterno del corpo valvola 4A. In questa posizione, che si verifica pochi istanti dopo rispetto a quanto rappresentato in figura 3, la quasi totalità della sostanza fluida contenuta nella camera 7 risulta erogata e quindi l’erogazione stessa si interrompe dato che la camera 7 (l’unica in comunicazione con la cavità dello stelo) raggiunge il suo massimo stato di deformazione.
In tale configurazione, si sottolinea l’importanza delle nervature (se presenti) sulla membrana, e sopra meglio definite. La presenza delle nervature può avere anche l’effetto di regolare la quantità di volume di sostanza fluida residuo all’interno della camera 7, limitando la deformazione massima della membrana 6 nella condizione di fine erogazione.
Nell’uso, a questo punto, l’utilizzatore rilascia lo stelo che si riporta, per via della molla 15, nella prima posizione di figura 1, con una seconda flangia 330 dello stelo in battuta con la guarnizione 24.
In questa configurazione, come già detto, la camera 7 è in comunicazione con il condotto di alimentazione 9, e la parete 6 della camera 7, in virtù della sua elasticità, tende a ritornare nella posizione distesa, richiamando quindi la sostanza fluida al suo interno, per consentire una ulteriore erogazione.
Come facilmente comprensibile dalla descrizione qui sopra, la presenza della camera 7 consente quindi una erogazione ‘dosata’ di una quantità volumetrica specifica di sostanza fluida, in maniera simile a quella di una pompa, ma con tutti i vantaggi di un sistema pressurizzato a valvola.
Il riempimento della sostanza fluida da erogare all’interno del contenitore (o del sacchetto deformabile 5 se presente) avviene a seguito della pressurizzazione del contenitore 2 stesso.
Il riempimento può quindi avvenire proprio attraverso la cavità 8A dello stelo 8, spingendo quest’ultimo un una terza posizione (quella rappresentata in figura 5).
In tale posizione la cavità 8A dello stelo è in comunicazione almeno con il condotto di alimentazione 9.
Infatti, come si vede dalla figura 5, il rigonfiamento 28 dello stelo è spinto al di sotto della guarnizione 16 e dunque la cavità 8A dello stelo risulta in comunicazione (frecce F3) con il condotto di alimentazione 9 e con l’interno della camera 7.
In questo modo è possibile riempire il contenitore (o il sacchetto 5, se presente) proprio attraverso la cavità dello stelo 8. Ovviamente, per effettuare il riempimento, sarà necessario iniettare la sostanza fluida attraverso la cavità 8A, ad una pressione maggiore di quella presente all’interno del contenitore 2.
C’è da dire che, in presenza di sacchetto deformabile 5, sarà necessario pressurizzare preventivamente il contenitore 2, ad esempio prima di fissare il fondello 3 come illustrato nella figura 9.
Ad esempio, il sacchetto deformabile 5 viene predisposto avvolto su se stesso. La parete deformabile 6 (o coppetta) viene calzata sul fondello 3 e sul corpo valvola 4A e il sacchetto viene innestato (ad esempio a scatto sul corpo valvola 4A).
Nella figura 9, per semplicità di rappresentazione, la parete deformabile 6 risulta in posizione ‘estesa’ o rigonfia. Tuttavia se all’interno del sacchetto (e quindi anche all’interno della membrana) viene effettuato il vuoto (anche per agevolare una verifica di tenuta premontaggio) la membrana risulterà ‘schiacciata’ a ridosso del corpo pompa, e quindi con una configurazione diversa da quella illustrata nelle figure 8 e 9.
Quindi come visibile in figura 8 il tutto viene inserito nel contenitore 2.
Viene successivamente accostata alla bocca del contenitore e al fondello una testa 40 di fissaggio e pressurizzazione.
Essa ha tenute 41 sul corpo del contenitore e pressurizza (ad esempio tramite la porta 42) il vano interno al contenitore 2. Successivamente una pressa 43 spinge il fondello 3 sul contenitore e i puntali 44 aggraffano il fondello sul bordo libero del contenitore, estesi radialmente dall’elemento tubolare 45 che cala sopra i puntali.
Successivamente, come mostrato in figura 10, è possibile passare ad un'altra stazione (che può essere anche della disponibilità del cliente finale) che provvede a spingere lo stelo fino alla terza posizione per permettere il riempimento (freccia F3) con la sostanza fluida 48.
In assenza di sacchetto deformabile 5, è possibile prevedere alle fasi di pressurizzazione e riempimento (o riempimento e pressurizzazione) sfruttando la terza posizione dello stelo 8, in maniera sostanzialmente convenzionale.
C’è da notare che, nell’uso abituale da parte di un utilizzatore, la terza posizione dello stelo 8 può non venir mai raggiunta dato che sullo stelo può essere posizionato il pulsante erogatore 33 (ad esempio come quello semplicemente schematizzato in figura 3) che presenza una parte 33A che va in battuta su una corrispondente parte del fondello 3A (o altra parte del contenitore 2). In questo modo la corsa dello stelo è limitata alla seconda posizione, in cui avviene una erogazione dosata della sostanza fluida.
Vantaggiosamente, nella prima posizione, l’estremità libera dello stelo ha una altezza P1 (rispetto al fondello) che è maggiore rispetto all’altezza dello stelo 8 nella seconda posizione P2, che è ancora maggiore rispetto all’altezza P3 dello stelo nella terza posizione.
In una possibile realizzazione del dispositivo il tappo può prevedere una porzione mobile (che può essere associata alla parte 33A), che ad esempio tramite una rotazione o una traslazione, limita in maniera selezionabile la corsa dello stelo. Agendo quindi sul tappo è
possibile selezionare la corsa ‘consentita’ dello stelo, per portarsi nella seconda o nella terza posizione. È dunque possibile ottenere, a scelta, una erogazione dosata o continua della sostanza fluida, semplicemente agendo sul tappo erogatore (ad esempio ruotandolo) in modo da selezionare la corsa dello stelo. È anche possibile prevedere una posizione di chiusura in cui lo stelo non può muoversi, e dunque l’erogazione risulta impedita anche in presenza di una forza che carica il tappo erogatore.
Nella descrizione più sopra, si è illustrata una possibile configurazione della valvola a tre vie. In tale configurazione lo stelo 8 della valvola 4 è solidale a un rigonfiamento 28 per movimentare il rigonfiamento 28 al di sopra della guarnizione 16 o al di sotto della guarnizione 16 in modo che non sia consentita una tenuta, o a contatto con la guarnizione 16 (o meglio con un labbro anulare 16A della stessa) in modo che il rigonfiamento faccia tenuta sulla guarnizione 16.
Ovviamente il rigonfiamento 28 può essere realizzato di pezzo con lo stelo (come visibile nella realizzazione di figura 1) oppure in un pezzo separato dallo stelo, e ad esso vincolato (si veda ad esempio la figura 11, che verrà meglio descritta in seguito).
Nel presente testo con il termine ‘rigonfiamento’ si intende una porzione dello stelo (o di una parte ad esso solidarmente associata) che prevede una sezione maggiore rispetto a quella delle sezioni limitrofe. Ad esempio il ‘rigonfiamento’ può essere ottenuto anche realizzando dei canali direttamente al di sopra e al di sotto di una sezione 28 destinata a effettuare una tenuta sulla guarnizione 16 (e in particolare con un suo labbro anulare di tenuta).
Nel testo sopra si è descritta una camera 7 realizzata tramite una ‘coppetta’ in materiale elastico.
Tuttavia la camera 7 può essere realizzata anche con altre modalità. Una particolarmente conveniente è rappresentata nelle figure 11, 12 e 13.
In esse, per indicare parti funzionalmente simili a quelle già descritte, verranno utilizzati gli stessi riferimenti numerici già usati in precedenza. Pertanto tali parti non verranno descritte nuovamente.
Si nota immediatamente che in questa soluzione la parete deformabile 6 è formata da un film poliaccoppiato, che è preferibilmente lo stesso o simile a quello con cui è formato il sacchetto deformabile 5. Dato che tale parete deformabile 6, al contrario della parete elastica della soluzione sopra descritta, non presenta delle caratteristiche di elasticità e non ha la capacità di estendersi diametralmente per ritornare in posizione espansa, all’interno della camera 7 è previsto un elemento elastico.
Nel presente testo, con il termine ‘film poliaccoppiato’ si può intendere una struttura poliaccoppiata (adesivo o extrusion coating), con quattro, tre, o due film. Ad esempio il poliaccoppiato può essere: PET/Al/OPA/PE, PET/Al/OPA/PP, OPA/Al/PE o PP - PET/Al/PE o PP, PET/PE o PET/PP.
Vantaggiosamente l’elemento elastico può essere configurato come in figura 12. Esso può prevedere una pluralità di bande flessibili 11A, che collegano un primo 11B e un secondo elemento anulare 11C, di conformazione più rigida rispetto alle bande 11A.
Nello specifico, dal primo elemento anulare possono estendersi degli elementi di aggancio 11D (preferibilmente a dente) che cooperano (ad esempio a scatto) con una ulteriore flangia 50 che si estende dal corpo 4A della valvola.
Una superficie cilindrica esterna 50A della flangia, e vantaggiosamente anche una parte esterna sempre cilindrica del primo elemento anulare 11B, possono formare una superficie S in cui la seconda porzione 13B della parete deformabile 6 viene saldata al corpo valvola 4A.
La saldatura può essere effettuata con tecniche convenzionali, come ad esempio a ultrasuoni, termosaldatura, laser etc.
In prossimità del condotto di alimentazione 9 poi, il corpo valvola può prevedere un'altra superficie (vantaggiosamente cilindrica) ove può essere ulteriormente saldata nella sua prima porzione 12B, la parete deformabile 6.
Si noti che il secondo elemento anulare 11C può essere semplicemente calzato esternamente al corpo valvola 4A e può ad esempio riscontrare un gradino 53. In questo modo a seguito di una flessione delle bande flessibili 11A, il secondo elemento anulare può scorrere leggermente verso la seconda zona di saldatura S1.
Nella possibile configurazione di figura 11, si nota che la parete deformabile 6 è la stessa che forma il sacchetto deformabile 5.
Questa configurazione semplifica molto il dispositivo dato che, di fatto la camera 7 risulta essere una ‘sottocamera’ del sacchetto 5.
Ovviamente però non è necessario, come abbiamo visto in precedenza, che la sostanza fluida sia disposta all’interno del sacchetto deformabile, che può quindi non essere presente.
In tale configurazione il condotto di alimentazione 9 sarà dunque associato a un tubicino pescante.
Sono state descritte varie forme di realizzazione dell’innovazione, ma altre potranno essere concepite sfruttando lo stesso concetto innovativo.

Claims (10)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo (1) di erogazione di una sostanza fluida, comprendete un contenitore (2) pressurizzato associato a una valvola (4) di erogazione, la valvola (4) presentando un condotto di alimentazione (9) e uno stelo (8) dotato di una cavità (8A) attraverso cui viene erogata la sostanza fluida, una camera (7), alloggiata all’interno del contenitore (2), e disposta in modo da circondare almeno una parte di un corpo (4A) della valvola (4), la camera (7) essendo delimitata da una parete deformabile (6) e da almeno una parte del corpo (4A), la valvola (4) essendo del tipo a tre vie, configurata in modo che quando lo stelo (8) è in una prima posizione, la sua cavità (8A) è isolata dal condotto di alimentazione (9) e dalla camera (7) mentre il condotto di alimentazione (9) è in comunicazione con la camera (7), in cui quando lo stelo (8) è in una seconda posizione la cavità (8A) è in comunicazione con la sola camera (7), e in cui quando lo stelo è in una terza posizione la cavità (8A) dello stelo è in comunicazione almeno con il condotto di alimentazione (9).
  2. 2. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui una seconda porzione (13A) della parete deformabile (6) è fissata a sandwich tra un fondello (3) a cui è fissata la valvola (4) e il contenitore (2).
  3. 3. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui la parete deformabile (6) comprende almeno una prima porzione (12A, 12B) stabilmente fissata a tenuta al corpo (4A) della valvola o a un tubo pescante associato al corpo (4A) della valvola.
  4. 4. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui la parete deformabile (6) è realizzata in un unico pezzo di materiale elastomerico.
  5. 5. Dispositivo secondo la rivendicazione precedente, in cui la parete deformabile comprende una pluralità di nervature (6A) configurate migliorare l’estensione perimetralmente la parete deformabile (6) all’interno del contenitore (2).
  6. 6. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui la parete deformabile (6) è realizzata in un film saldato nella prima porzione (12B) e in una seconda porzione (13B) al corpo (4A) della valvola.
  7. 7. Dispositivo secondo le rivendicazioni 5 e 6, in cui la parete deformabile (6) si estende dal sacchetto deformabile (5), ed è opzionalmente realizzata nello stesso materiale del sacchetto e/o in cui è realizzata di pezzo col sacchetto.
  8. 8. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui all’interno della camera (7) è previsto un elemento elastico (11) atto a caricare la parete deformabile (6) per estenderla perimetralmente all’interno del contenitore (2).
  9. 9. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui lo stelo (8) della valvola (4) è solidale a un rigonfiamento (28) che, quando è posizionato al di sopra o al di sotto della guarnizione (16) non effettua tenuta, mentre quando è contatto con la guarnizione (16) effettua tenuta.
  10. 10. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui sullo stelo (8) è calzato un tappo erogatore (33), il tappo erogatore prevedendo almeno una parte (33A) configurata per limitare in modo selezionabile, opzionalmente tramite una rotazione del tappo erogatore o di una sua parte, la corsa dello stelo (8) alla prima posizione, in cui l’erogazione è impedita e/o alla seconda posizione in cui è consentita una erogazione dosata e/o alla terza posizione in cui è consentita una erogazione continua. Riferimento archivio mandatario: 00439 PTIT AV
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