ITUA20164463A1 - Indumento intimo a rilascio di sostanze medicali - Google Patents

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Description

“INDUMENTO INTIMO A RILASCIO DI SOSTANZE MEDICALI”
Campo della tecnica
La presente invenzione ha per oggetto un indumento intimo – o più in generale un complemento di abbigliamento indossabile direttamente sulla pelle da parte di un paziente con decorso post-operatorio o con una situazione fisio-patologica che richieda una somministrazione di principio attivo medicale – che permette un rilascio perdurante nel tempo e che rende possibile l’erogazione di una o più sostanze medicali contenute all’interno dell’indumento stesso.
Arte nota
Come è noto, le odierne metodologie mediche prevedono la somministrazione prolungata per un certo tempo di sostanze medicali: nelle svariate casistiche rientranti in questo ambito, si può citare ad esempio la necessità di mantenere in condizioni sufficientemente “asettiche” e prodromiche alla cicatrizzazione e/o in grado di indurre rigenerazione tissutale e/o proliferazione cellulare di quelle parti di corpo del paziente che sono state soggette ad un intervento chirurgico e/o evento traumatico e/o presenza cronica di ulcere tissutali e che quindi stanno subendo un processo di “chiusura della ferita” (termine che si può correntemente correlare alla cicatrizzazione superficiale ed alla ricostruzione profonda del tessuto al di sotto ed intorno alla zona dell’intervento chirurgico).
Al fine di favorire i suddetti processi di rigenerazione/cicatrizzazione e, al contempo di impedire l’insorgere di fenomeni di infezione (batterica e/o fungina), si possono seguire protocolli di medicazione periodica (che in genere constano nell’intervento topico ad intervalli di tempo predefiniti) o sono anche possibili interventi “semiautomatici” che prevedono l’apposizione di opportuni bende o garze medicate: queste ultime risultano impregnate in vari modi con altrettanto varie sostanze antibatteriche, antiinfiammatorie, cicatrizzanti (e quant’altro) e vengono usualmente attaccate adesivamente o con bendaggi alla zona del paziente dove devono rilasciare le sostanze stesse.
I metodi di somministrazione post-operatoria (o anche per trattamento acuto e/o cronico) di sostanze medicali qui sopra accennati presentano nondimeno alcuni inconvenienti, sia nel caso dei protocolli di intervento periodici che nel caso delle “garze/bende medicate”: infatti, se da un lato è evidente la laboriosità – ed il conseguente disagio del paziente – implicata in questa modalità di applicazione periodica delle sostanze componente ad effetto medicalese, dall’altro lato va notato che le attuali bende o garze medicate (anche se dotate di capacità autoadesive) non possono essere applicate direttamente a contatto con zone sottoposte ad interventi chirurgici che hanno lasciato tagli piuttosto complessi o dove il tensionamento dei lembi del taglio chirurgico va accuratamente tenuto sotto controllo.
Inoltre, l’applicazione di bende o “cerotti” medicati non è sempre possibile dove sussistono particolari curvature fisiologiche del corpo del paziente, e comunque l’elevata persistenza degli adesivi stessi può diventare un ulteriore svantaggio laddove si debba intervenire su parti del corpo intime o dove l’emissione di fluidi corporei può essere molto elevata (ed in questo caso la barriera costituita da un cerotto adesivo può aumentare la possibilità di ristagno e quindi aumentare le possibilità di infezione o infiammazione).
Descrizione dettagliata dell’invenzione
In raffronto alla tecnica nota ed ai problemi qui sopra accennati, scopo della presente invenzione è pertanto quello di rendere disponibile un indumento intimo (e cioè indossabile a diretto contatto con la pelle) che permetta di rilasciare in maniera continua e/o comunque controllata una o più sostanze ad effetto medicale e che sia quindi in grado di scavalcare gli inconvenienti della tecnica nota.
Più in particolare, scopo della presente invenzione è quello di implementare un indumento che sia applicabile a diverse parti anatomiche del corpo di un paziente, anche e soprattutto laddove siano stati eseguiti interventi chirurgici (o più in generale “invasivi”) che richiedano la somministrazione di disinfettanti, antibatterici, antiinfiammatori e cicatrizzanti e che possa quindi essere indossato con estremo agio ergonomico/anatomico senza necessariamente dover aderire in maniera “adesiva” alla parte anatomica da trattare.
Scopo dell’invenzione è in particolare quello di predisporre un indumento intimo che riesca simultaneamente ad offrire il rilascio controllato e/o continuativo di sostanze ad effetto medicale e a mantenere un adeguato supporto strutturale ad aree del corpo soggette a particolari interventi che ne inficiano – almeno temporaneamente – la capacità di autosostegno, come ad esempio le operazioni chirurgiche che si effettuano nella cosiddetta “area mammaria” di una paziente di sesso femminile (mastectomie, interventi correttivi e quant’altro).
Ancora, uno scopo della presente invenzione è quello di ideare un indumento intimo che sia facilmente manutenzionabile e che sia riutilizzabile più volte mantenendo nel tempo le sue proprietà di sostegno e di rilascio di sostanze ad effetto medicali unitamente ad un suo ottimale stato di pulizia ed igiene.
Viene ora descritta, a titolo esemplificativo e non limitativo, una forma di attuazione di un indumento intimo in accordo con la presente invenzione, che trova particolare impiego in tutti quei protocolli di trattamento postoperatorio di interventi all’area mammaria di una paziente di sesso femminile: tale indumento è rappresentato nelle unite figure in cui:
- la figura 1 mostra una vista prospettica in esploso di un indumento secondo l’invenzione; e
- la figura 2 mostra una vista schematica in sezione dell’indumento di figura 1 in accostamento ad un’area mammaria di un corpo di un utilizzatore.
L’indumento rappresentato in questa forma realizzativa esemplificativa è pertanto considerabile/denominabile come “reggiseno” e viene globalmente indicato con il riferimento numerico 1 nelle unite figure.
Dal punto di vista strutturale generale questo reggiseno/indumento 1 comprende un indumento intimo, preferibilmente indossabile su un’area mammaria di un corpo di un paziente, comprendente un corpo di base definente una forma anatomica dell’indumento stesso (quindi se tale indumento fosse destinato ad essere indossato in diverse regioni del corpo ne avrebbe la forma corrispondente potendo quindi essere una mutandina, un pantalone e così via).
Vantaggiosamente, l’invenzione prevede la presenza di un predeterminato numero di porzioni di rilascio 3: tali porzioni 3 sono amovibilmente connesse al corpo di base 2 e sono posizionabili a contatto con un’area da trattare di un corpo di un paziente/utilizzatore in condizioni di utilizzo dell’indumento 1 da parte del paziente/utilizzatore stesso.
Le porzioni a rilascio 3 sono convenientemente dotate della capacità di immagazzinare (superficialmente e/o internamente) una o più sostanze ad effetto medicale e - per l’appunto - di rilasciarla/e in un predeterminato periodo di tempo quando sono poste a contatto con l’utilizzatore dell’indumento 1: tale rilascio avviene quindi nella zona anatomica dell’utilizzatore che ha indossato l’indumento 1 stesso.
Facendo riferimento al reggiseno illustrato nelle figure, si può notare che il corpo di base 2 comprende almeno una (e tipicamente due) porzioni a coppa 2a attestantisi in corrispondenza di un’area mammaria in condizioni di utilizzo dell’indumento 1, una porzione di connessione 2b connessa alle porzioni a coppa 2a ed attestantesi in corrispondenza di un’area sotto-mammaria in condizioni di utilizzo dell’indumento 1 ed infine una porzione di chiusura e sostegno 2c connessa alle porzioni a coppa 2a e/o alla porzione di connessione 2b ed attestantesi in corrispondenza di un’area scapolare/clavicolare/dorsale e circumtoracica in condizioni di utilizzo dell’indumento 1 (realizzandone quindi il corretto posizionamento e, laddove necessario, l’adattamento alle forme del corpo del soggetto utilizzatore).
Dal punto di vista funzionale, le porzioni a rilascio 3 sono posizionabili almeno nelle porzioni a coppa 2a, anche se a seconda delle esigenze del momento (e prevedendone una conformazione opportuna) possono essere anche posizionate nella porzione di connessione 2b e/o nella porzione di chiusura e sostegno 2c: in generale, si può vedere come le porzioni a rilascio 3 sono controsagomate almeno alle porzioni a coppa 2a in modo da poterne essere ospitate all’interno.
Per garantire il migliore contesto di utilizzo dell’invenzione, il corpo di base 2 è (almeno parzialmente, ma di preferenza totalmente) realizzato in un materiale anallergico e/o antibatterico: tale materiale può anche essere di provenienza/natura “tessile” come ad esempio, cotone, lycra, o microfibra e quant’altro (in questi casi l’indumento 1 può essere realizzato “in maglia” e più in generale secondo processi industriali tessili che rendano possibile l’assenza di cuciture interconnettenti le porzioni a coppa 2a e/o la porzione di connessione 2b e/o la porzione di chiusura e sostegno 2c).
Per quanto riguarda la conformazione delle porzioni a coppa 2a, queste ultime possono essere modellate secondo le disponibili convenzioni “geometriche” relative alle coppe dei comuni reggiseni o possono essere sagomate in modo più personalizzato a seconda delle varie esigenze del soggetto utilizzatore, mentre la porzione di connessione può essere convenientemente estesa al di sotto delle porzioni a coppa 2a, definendo una forma tridimensionale che si sviluppa in una direzione circumtoracica rispetto al corpo del soggetto utilizzatore: l’altezza di sviluppo di questa forma tridimensionale è vantaggiosamente compresa tra 1,5 e 2,5 cm al di sotto delle porzioni a coppa 2a, così da poter predisporre un indumento che copra tutti i possibili tipi di incisione chirurgica oggigiorno previsti dai vari protocolli operatori.
Tornando ora alle porzioni a rilascio 3 si può vedere come queste ultime possano essere (almeno parzialmente) controsagomate alle porzioni a coppa 2a, di modo da poter essere contenute all’interno delle porzioni a coppa 2a in condizioni di utilizzo dell’indumento: ancora più in dettaglio, le porzioni a rilascio 3 comprendono uno strato di collegamento 3a (atto a connettersi ad almeno una porzione a coppa 2a) ed uno strato vettore 3b connesso allo strato di collegamento 3a (questo strato vettore 3b è attestabile a contatto con un paziente/utilizzatore dell’indumento 1 in condizioni di utilizzo dell’indumento 1 stesso).
Al fine di determinare con la massima precisione il momento di inizio del rilascio del componente ad effetto medicale, le porzioni a rilascio 3 comprendono inoltre uno strato protettivo amovibile 3c (realizzabile ad esempio con opportune pellicole adesive rimuovibili o con altre tecnologie) posto esternamente allo strato di collegamento 3a o anche posto esternamente allo strato vettore 3b: questo strato amovibile rende quindi accessibili le superfici ad esso sottostanti, e permette quindi lo svolgimento delle funzionalità delle porzioni a rilascio quando queste devono essere posizionate nelle porzioni a coppa 2a e a contatto con l’utilizzatore.
Sempre dal punto di vista funzionale, lo strato vettore 3b definisce una struttura di ritenzione e di rilascio prolungato nel tempo di un componente ad effetto medicale, quindi può essere – a seconda del tipo di componente ad effetto medicale da rilasciare – una struttura porosa di tipo spugnoso e/o semipermeabile e/o a idrogel e/o a sospensione colloidale multifasica (e più in generale, una struttura a celle di dimensioni microscopiche o macroscopiche in cui la componente ad effetto medicale può essere intrappolata e rilasciata progressivamente, indipendentemente dallo stato di aggregazione della componente ad effetto medicale stessa).
Lo strato di collegamento 3a e/o lo strato vettore 3b possono anche essere realizzati in materiali che consentano l’inserimento e/o l’inclusione di sostanze in gel o in dispersioni multifasiche similari: questo tipo di materiale permette un ancora migliore adattamento anatomico dell’invenzione al corpo ed una migliore (più uniforme) distribuzione della pressione meccanica di contatto derivante dall’azione del corpo di base 2 sul corpo del soggetto utilizzatore.
In ancora maggior dettaglio, una forma possibile di realizzazione dello strato vettore 3b (o addirittura dell’intera porzione a rilascio 3) può essere basata su una sospensione colloidale (o più in generale una dispersione multi-fasica) di una sostanza gelificante biocompatibile – ad esempio, scelta tra sostanze classificate come “alimentari” o comunque edibili – al cui interno viene dispersa almeno una componente ad effetto medicale: tale sostanza gelificante può essere facilmente conformata in appositi stampi e prende spontaneamente una forma stabile e controsagomata alla porzione a coppa 2a (trattenendo comunque al suo interno la componente ad effetto medicale e garantendone quindi il rilascio a contatto con l’utilizzatore).
Nella forma realizzativa qui sopra descritta la sostanza gelificante può essere vantaggiosamente scelta in modo tale da gelificare spontaneamente ad una temperatura che non causi deterioramento o danneggiamento chimico-fisico della componente ad effetto medicale in essa dispersa e/o sospesa colloidalmente: ad esempio, qualora tale componente ad effetto medicale sia olio ozonizzato, la sostanza gelificante sarà scelta in modo tale da avere perfetta biocompatibilità e temperatura di gelificazione spontanea ben inferiore alla temperatura di degradazione dell’olio ozonizzato stesso (circa 70 °C).
Si noti anche che la peculiare combinazione tra sostanza gelificante biocompatibile (o addirittura commestibile/edibile!) ed il componente ad effetto medicale può trovare applicazione anche indipendentemente dalla presenza del corpo di base 2: in particolare, è possibile realizzare un complemento per alimentazione – ingeribile da un soggetto utilizzatore/paziente – che sia realizzato proprio mediante sospensione colloidale e/o dispersione del componente ad effetto medicale all’interno della sostanza gelificante (che a questo punto potrebbe anche essere costituita, oltre che dalle sostanze citate a stretto seguito, da agarosio, colla di pesce, pectina o gelatina animale) e che quindi abbia una conformazione tridimensionale atta ad essere masticata o deglutita.
Tra le possibili scelte di sostanze gelificanti in accordo con l’invenzione possono essere citate le seguenti: agar-agar, silice micronizzata, gomma di guar, sorbitolo, etilcellulosa, una miscela di 40% -fitosterolo e 60% di -orizanolo (in olio di girasole) e più in generale sono utilizzabili sia sostanze gelificanti polimeriche che sostanze gelificanti monomeriche sia lipidiche che non-lipidiche (come ad esempio gli acidi grassi o i cosiddetti MAGS).
In una forma realizzativa della presente invenzione, l’appena citato componente ad effetto medicale è ad azione battericida e/o fungicida e/o batteriostatica, e preferibilmente comprende una emulsione di olio ozonizzato: questo componente ad effetto medicale può quindi essere ospitato nelle porzioni a coppa 2a e quindi può essere efficacemente rilasciato nell’area mammaria di soggetti utilizzatori che abbiano subito operazioni chirurgiche e/o invasive in tale porzione anatomica.
Qualora si voglia segmentare con maggior precisione il periodo di esposizione della parte anatomica all’azione di rilascio del componente ad effetto medicale (o qualora ci fosse la possibilità di modulare dinamicamente nel tempo la conformazione delle porzioni a rilascio 3, ad esempio per tener conto di una tumefazione tissutale o al contrario di uno sgonfiamento dell’area anatomica conseguente ad un cambiamento di condizioni fisio-patologiche), le porzioni a rilascio 3 possono convenientemente comprendere una pluralità di strati vettori 3b mutuamente sovrapposti e preferibilmente separati tra loro da corrispondenti strati protettivi amovibili 3c: tali strati vettori 3b multipli possono quindi essere rimossi uno dopo l’altro quando hanno esaurito la quantità di componente ad effetto medicale in essi contenuti o possono anche essere addizionati l’uno all’altro qualora sia necessaria una diversa conformazione o un diverso tipo di sostegno anatomico alla parte di corpo dell’utilizzatore da trattare.
Per quanto riguarda la realizzazione del collegamento amovibile tra il corpo di base 2 e le porzioni a rilascio 3, i mezzi di interconnessione 4 comprendono un predeterminato numero di espansioni di aderenza connesse ad almeno un elemento a rilascio 3 in corrispondenza di un suo strato di collegamento 3a e/o perimetralmente all’elemento di rilascio 3 stesso: tali espansioni di aderenza sono configurabili almeno tra una condizione inattiva in cui permettono un movimento relativo tra l’elemento a rilascio 3 ed il corpo di base 2 ed una condizione attiva in cui invece vincolano localmente l’elemento a rilascio 3 rispetto al corpo di base 2. La condizione attiva di queste espansioni di aderenza viene garantita con opportuni strati di materiale adesivo o con mezzi meccanici equivalenti (connessioni di tipo “velcro” o bottoni o quant’altro), a seconda delle esigenze di vestibilità e di realizzabilità da dare di volta in volta all’indumento 1.
Con riferimento alle modalità di impiego e di “mesa in opera” dell’invenzione, si deve rimarcare il fatto che le espansioni di aderenza sono configurabili nella loro condizione attiva secondo una predeterminata sequenza di impegno dell’elemento a rilascio 3 rispetto al corpo di base 2: ad esempio, nelle figure sono visibili tre espansioni di aderenza primarie localizzate perimetralmente ed inferiormente ad un elemento a rilascio 3 (queste tre espansioni di aderenza “inferiori” vengono quindi attivate per prime, in modo da consentire un più agevole inserimento dell’elemento a rilascio 3 nella coppa del corpo di base 2) ed una espansione di aderenza secondaria localizzata perimetralmente e superiormente ad un elemento a rilascio 3 (quest’ultima viene attivata per ultima e cioè dopo aver correttamente inserito l’elemento a rilascio 3 nella coppa del corpo di base 2).
Tornando infine alla porzione di chiusura e sostegno 2c, si può vedere come questa possa svolgere una funzione di adattamento anatomico al soggetto utilizzatore: ciò viene reso possibile dalla presenza di opportuni mezzi di regolazione associabili al corpo di base 2 per determinarne una variazione selettiva di misure anatomiche in condizioni di utilizzo dell’indumento 1 (questi mezzi di regolazione possono a loro volta comprendere asole di regolazione e/o cinghie a tensionamento selettivo e/o vari dispositivi di fermo regolabile generalmente rintracciabili sugli indumenti intimi di tipo “reggiseno” oggigiorno noti).
Ai fini dell’invenzione si deve osservare che il corpo di base 2 può essere riutilizzabile più volte, ma è anche possibile (a seconda delle esigenze del momento) predisporre opportuni materiali e/o conformazioni del corpo di base 2 che lo rendano facilmente ed economicamente eliminabile come rifiuto dopo un singolo utilizzo.
L’invenzione consegue diversi vantaggi rispetto alla tecnica nota.
Innanzitutto, grazie alla peculiare architettura costruttiva dell’indumento, e grazie in particolare alla possibilità di posizionare amovibilmente le porzioni a rilascio in diversi punti dell’indumento stesso, si consegue un’ottimale interazione “di contatto” tra le aree della paziente che necessitano dell’erogazione del componente ad effetto medicale e le porzioni a rilascio stesse: queste ultime tuttavia non sono assoggettate ai vincoli e agli svantaggi tipici di un cerotto adesivo medicato di tipo noto e quindi consentono contemporaneamente di ottenere il rilascio (e quindi l’effetto medicale) ed il sostegno, senza risultare eccessivamente costrittive o senza causare tensionamenti indesiderati dei lembi del taglio chirurgico.
Inoltre, la possibilità di impregnare le porzioni a rilascio con diversi medicamenti, e la possibilità di conformare la struttura stessa dell’indumento in varie altre forme (quali ad esempio una mutandina o una calza e via discorrendo) consentono di replicare gli effetti sinergici vantaggiosi appena descritti in diverse altre aree del corpo di un o di una paziente.
Nondimeno, le scelte costruttive adottabili per realizzare la struttura di base dell’indumento lo rendono estremamente adattabile a diverse corporature, ampiamente lavabile (e quindi riutilizzabile), ottimamente traspirante e confortevole da calzare e/o da sfilare: ciò diminuisce sensibilmente il disagio del paziente pur mantenendo intatta – e financo migliorata – la capacità complessiva nel tempo di trasferire il componente ad effetto medicale alla zona da trattare.
E’ infine chiaro che all’oggetto della presente invenzione possono essere apportate aggiunte o modifiche ovvie per un tecnico del ramo senza per questo fuoriuscire dall’ambito di tutela fornito dalle rivendicazioni annesse.

Claims (1)

  1. RIVENDICAZIONI 1. indumento intimo, preferibilmente indossabile su un’area mammaria di un corpo di un paziente, comprendente un corpo di base (2) definente una forma anatomica di detto indumento, caratterizzato dal fatto che comprende inoltre un predeterminato numero di porzioni di rilascio (3) amovibilmente connesse a detto corpo di base (2) e posizionabili a contatto con un’area da trattare di un corpo di un paziente/utilizzatore in condizioni di utilizzo dell’indumento (1) da parte del paziente/utilizzatore stesso. 2. indumento secondo la rivendicazione 1, in cui detto corpo di base (2) è conformato a guisa di un reggiseno e comprende: - almeno una e preferibilmente due porzioni a coppa (2a) attestantisi in corrispondenza di un’area mammaria in condizioni di utilizzo dell’indumento (1); - una porzione di connessione (2b) connessa a dette porzioni a coppa (2a) ed attestantesi in corrispondenza di un’area sotto-mammaria in condizioni di utilizzo dell’indumento (1); e - una porzione di chiusura e sostegno (2c) connessa alle porzioni a coppa (2a) e/o a detta porzione di connessione (2b) ed attestantesi in corrispondenza di un’area scapolare/clavicolare/dorsale e circumtoracica in condizioni di utilizzo dell’indumento (1), le porzioni a rilascio (3) essendo posizionabili almeno nelle porzioni a coppa (2a) e/o nella porzione di connessione (2b) e/o nella porzione di chiusura e sostegno (2c). 3. indumento secondo le rivendicazioni 1 o 2, in cui detti il corpo di base (2) è almeno parzialmente realizzato in un materiale tessile anallergico e/o antibatterico ed è preferibilmente realizzato in assenza di cuciture interconnettenti le porzioni a coppa (2a) e/o la porzione di connessione (2b) e/o la porzione di chiusura e sostegno (2c). 4. indumento secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui le porzioni a rilascio (3) sono almeno parzialmente controsagomate alle porzioni a coppa (2a) e preferibilmente sono contenute all’interno delle porzioni a coppa (2a) in condizioni di utilizzo dell’indumento (1). 5. indumento secondo la rivendicazione 4, in cui le porzioni a rilascio (3) comprendono: - uno strato di collegamento (3a) atto a connettersi ad almeno una porzione a coppa (2a); e - uno strato vettore (3b) connesso a detto strato di collegamento (3a) ed attestabile a contatto con un paziente/utilizzatore dell’indumento (1) in condizioni di utilizzo dell’indumento (1) stesso. 6. indumento secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 4 o 5, in cui le porzioni a rilascio (3) comprendono inoltre uno strato protettivo amovibile (3c) posto esternamente allo strato di collegamento (3a) o a detto strato vettore (3b). 7. indumento secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti dalla 4 alla 6, in cui lo strato vettore (3b) definisce una struttura di ritenzione e rilascio prolungato nel tempo di un componente ad effetto medicale, detta struttura essendo preferibilmente di tipo spugnoso e/o semipermeabile e/o a idrogel e/o a sospensione colloidale multifasica. 8. indumento secondo la rivendicazione 7, in cui detto componente ad effetto medicale è ad azione battericida e/o fungicida e/o batteriostatica, e preferibilmente comprende una emulsione di olio ozonizzato. 9. indumento secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui le porzioni a rilascio (3) comprendono una pluralità di strati vettori (3b) mutuamente sovrapposti e preferibilmente separati tra loro da corrispondenti strati protettivi amovibili (3c). 10. indumento secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui sono inoltre presenti mezzi di interconnessione (4) attivi tra il corpo di base (2) ed almeno un elemento a rilascio (3) per realizzare selettivamente una connessione amovibile tra il corpo di base (2) e detto almeno un elemento a rilascio (3). 11. indumento secondo la rivendicazione 10, in cui detti mezzi di interconnessione (4) comprendono un predeterminato numero di espansioni di aderenza connesse ad almeno un elemento a rilascio (3) in corrispondenza di un suo strato di collegamento (3a) e/o perimetralmente all’elemento di rilascio (3) stesso, dette espansioni di aderenza essendo configurabili almeno tra una condizione inattiva in cui permettono un movimento relativo tra l’elemento a rilascio (3) ed il corpo di base (2) ed una condizione attiva in cui invece vincolano localmente l’elemento a rilascio (3) rispetto al corpo di base (2). 12. indumento secondo la rivendicazione 11, in cui le espansioni di aderenza sono configurabili in detta condizione attiva secondo una predeterminata sequenza di impegno dell’elemento a rilascio (3) rispetto al corpo di base (2). 13. indumento secondo la rivendicazione 12, in cui sono presenti almeno due, e preferibilmente tre espansioni di aderenza primarie localizzate perimetralmente ed inferiormente ad un elemento a rilascio (3). 14. indumento secondo le rivendicazioni 11 o 12, in cui è presente almeno una espansione di aderenza secondaria localizzata perimetralmente e superiormente ad un elemento a rilascio (3). 15. indumento secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui sono inoltre presenti mezzi di regolazione associabili al corpo di base (2) per determinarne una variazione selettiva di misure anatomiche in condizioni di utilizzo dell’indumento (1).
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