ITTO950387A1 - Filtro dializzatore/reattore atto ad effettuare la cattura di endotos- sine, e procedimento per la sua realizzazione. - Google Patents

Filtro dializzatore/reattore atto ad effettuare la cattura di endotos- sine, e procedimento per la sua realizzazione. Download PDF

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Renzo Gervasio
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Abstract

Filtro dializzatore/reattore includente almeno una fibra cava di un materiale ultrafiltrante a base cellulosica al cui interno è stata immobilizzata polimixcina, legando covalentemente la stessa alla fibra cellulosica tramite attivazione eseguita prima dell'immobilizzazione, usando come ossidante periodato di sodio, e stabilizzazione, eseguita successivamente alla immobilizzazione, usando come riducente sodio boroidruro; la fase di attivazione si esegue operando per un periodo di tempo relativamente lungo (1,5h) a bassa concentrazione di periodato (2,5 gr/l), facendo circolare una soluzione acquosa dello stesso all'interno delle fibre del filtro, ad elevatissima portata specifica (1.500 mm3/minuto/mm2).

Description

D E S C R I Z I O N E
di Brevetto per Invenzione Industriale,
La presente invenzione è relativa ad un filtro dializzatore, utilizzabile per il trattamento extracorporeo di sangue intero o plasma umani, il quale funziona contemporaneamente da reattore atto a catturare le endotossine eventualmente presenti nel plasma o sangue. In particolare, l'invenzione concerne filtri dializzatori/reattori, nei quali la cattura delle endotossine è effettuata da un peptide attivo (polimixina) immobilizzato sulle pareti del filtro destinate a venire in contatto con il sangue o plasma, utilizzabile per il supporto renale e/o la cura di soggetti in stato di shock settico.
L'invenzione è infine relativa ad un procedimento per la realizzazione di un simile filtro/reattore; in particolare, l'invenzione concerne un procedimento di immobilizzazione della polimixina all'interno delle fibre cave cellulosiche, che non produce alcuna alterazione delle caratteristiche fisico-meccaniche delle fibre stesse.
Le sindromi settiche sono tuttora una importante causa di morbosità e di morte, nonostante l'uso estensivo di antibiotici; durante tali sindromi è importante non solo combattere la causa dell'infezione, ma al-tresì fornire un supporto sistemico generale al paziente, ed in particolare un supporto a livello renale? tali sindromi, note anche come "shock settico", sono caratterizzate infatti da una drastica riduzione della resistenza vascolare sistemica, da depressione miocardica e diffuso malfunzionamento organico. La principale causa di tali patologie va ricercata nel rilascio, nel flusso sanguigno del paziente, da parte degli agenti infettivi (generalmente batteri), di endotossine presenti sulle pareti cellulari degli stessi. Una posisibile terapia di supporto, di tipo iniettivo, è la somministrazione al paziente di un particolare antibiotico costituito da un peptide, la polimixina (PMX-B), che ha la capacità di legare le endotossine. Tuttavia, la somministrazione di polimixina può essere effettuata solamente a piccole dosi e con estrema cautela, a causa della sua elevata tossicità a livello renale.
Per superare tale inconveniente, è stato proposto e sperimentato [W.G.Cheadle et al. - SURGERY 1991; 110:785-92] il trattamento extracorporeo del sangue di soggetti in fase settica, mediante emoperfusione attraverso colonne/filtri in cui la polimixina si trova covalentemente legata a fibre insolubili di polistirene (PMX-F), secondo un processo sviluppato dalla giapponese TORAY. Questo sistema, che ha dato luogo anche ad una applicazione commerciale, in cui l'emoperfusione avviene attraverso una cartuccia costituita da una pluralità di sferette di polistirene sulla superficie delle quali è immobilizzata la polimixina, presenta tuttavia una serie di inconvenienti, il primo dei quali è quello di poter essere applicato prevalentemente solo su plasma.
Come mette in luce la letteratura in proposito [W.G.Cheadle et al. - SURGERY 1991; 110:785-92], infatti, l'impiego con sangue intero produce estesi fenomeni di trombosi della matrice di PMX-F, salvo effettuare una terapia parallela di supporto con eparina o con altri anticoagulanti. Tuttavia, l'uso di anticoagulanti è particolarmente pericoloso in pazienti soggetti a shock settico, in quanto può provocare estese emorragie.
Dal brevetto tedesco DE-A-4113602 è anche noto rimuovere endotossine per emo- o plasma- perfusione extracorporea utilizzando colonne o capsule, in cui una matrice definita da fogli porosi piani a base cellulosica porta immobilizzato un agente catturatore di endotossine costituito da polietilimmina, la quale viene immobilizzata sul supporto cellulosico o per adsorbimento, o, indirettamente, con legame ionico, usando supporti costituiti da derivati cellulosici anionici. Tuttavia, i sistemi basati su polimixina sembrano migliori.
Dalle domande italiane di brevetto nr. 67212-A/80 e 67023-A/81 sono infine noti dei procedimenti per ottenere l'immobilizzazione all'interno di fibre cave di materiale cellulosico, del tipo usato nei filtri per emodialisi, di peptidi costituiti da enzimi epatici, in particolare Glutatione-S-Transferasi. Tale immobilizzazione avviene per formazione di legami covalenti tra i gruppi amminici dell'enzima e quelli aldeidici della cellulosa, tipo basi di Schifi, conseguentemente ad una attivazione dei gruppi aldeidici effettuata con un ossidante e ad una successiva stabilizzazione del legame, ottenuta con un riducente.
Queste privative mettono in luce quanto le condizioni di processo prescelte siano critiche al fine dell'ottenimento di un risultato soddisfacente (immobilizzazione di una quantità non trascurabile di enzima, stabilità della immobilizzazione nel tempo, non alterazione della struttura cellulosica delle fibre, mantenimento delle caratteristiche di permeabili-tà e di resistenza meccanica delle fibre stesse). In particolare, l'azione dell'agente ossidante (periodato di sodio), deve essere contenuta nel tempo, in guanto tempi di contatto superiori ai 70-80 minuti determinano una ossidazione tale delle fibre da rendere le stesse completamente inutili come filtri.
Scopo della presente invenzione è quello di fornire un sistema per il supporto sistemico, in particolare il supporto renale, e/o per la cura di pazienti soggetti a shock settico, che sia basato sulla rimozione extracorporea, effettuabile direttamente su sangue intero, delle endotossine e, contemporaneamente , di tutte le sostanze nocive dializzabili. E' anche uno scopo dell'invenzione il poter utilizzare, con minime varianti, le normali apparecchiature per dialisi oggi disponibili sul mercato, nonché di fornire un sistema di costo complessivo relativamente basso, di elevata affidabilità e che assolutamente non rilasci nel sangue del paziente sostanze potenzialmente nocive.
In base alla presente invenzione viene dunque fornito un filtro dializzatore/reattore comprendente almeno una fibra cava realizzata in un materiale ultrafiltrante a base cellulosica, caratterizzato dal fatto che sulla superficie laterale interna di detta fibra è immobilizzata della polimixina, la quale risulta legata covalentemente alla fibra cellulosica tramite basi di Schifi, il detto filtro/reattore potendo trattare indifferentemente soluzioni acquose, sangue intero o plasma rimuovendo dalle stesse le endotossine eventualmente presenti.
Un tale filtro dializzatore/reattore è atto ad effettuare contemporaneamente, in circolazione extracorporea, l'ultrafiltrazione e la dialisi di sangue intero o plasma, nonché la cattura e rimozione di endotossine eventualmente presenti nel detto sangue o plasma. Tale filtro è ottenibile, secondo un ulteriore aspetto dell'invenzione, mediante un procedimento caratterizzato dal fatto di comprendere:
- una fase di attivazione di un filtro dializzatore a fibre cave a base cellulosica, effettuata facendo circolare all'interno di dette fibre cave una soluzione di un ossidante costituito da periodato di sodio;
- una fase di immobilizzazione, successiva alla fase di attivazione, nella quale si fa circolare all'interno di dette fibre cave una soluzione a concentrazione relativamente elevata di polimixina,· e - una fase di stabilizzazione, successiva alla fase di immobilizzazione, nella quale si fa circolare all'interno di dette fibre cave una soluzione di un riducente costituito da sodio boroidruro.
In particolare, la fase di attivazione viene eseguita usando una soluzione di periodato di sodio avente concentrazione relativamente bassa, alimentando la stessa all'interno delle fibre cave cellulosiche con una portata specifica relativamente molto elevata e per un tempo relativamente lungo. Per esempio si ope-rerà con una soluzione acquosa sterile di periodato di sodio alla concentrazione di 2,5 gr/1, alimentata attraverso le fibre cave con una portata specifica di almeno 1.500 mm<3>/minuto/mm<2 >di sezione delle fibre per un intervallo di tempo superiore a 70 minuti; preferibilmente, la fase di attivazione consiste nel far ricircolare attraverso dette fibre cave la detta soluzione ossidante di periodato di sodio per 1,5 ore, operando a temperatura ambiente.
La fase di attivazione è seguita da una fase di neutralizzazione dell'eventuale residuo di ossidante, eseguita facendo circolare attraverso dette fibre una soluzione acquosa sterile di glicerolo al 20% in volume. Preferibilmente, inoltre, anche le fasi di immobilizzazione e stabilizzazione vengono eseguite alimentando le rispettive dette soluzioni attraverso le fibre cave con la medesima portata specifica usata nella fase di attivazione.
Secondo una ulteriore caratteristica dell'invenzione, infine, la fase di immobilizzazione viene eseguita alimentando attraverso le fibre una soluzione acquosa di polimixina alla concentrazione di almeno 3 gr/1 in bicarbonato 0,1 M, operando ad una temperatura compresa tra 0 e 4 °C, facendo ricircolare detta soluzione per almeno 12 ore.
In pratica, si riesce ad ottenere, con risultati estremamente soddisfacenti, l'immobilizzazione di polimixina all'interno di fibre cave cellulosiche per dialisi, senza far perdere a queste ultime le proprie peculiari caratteristiche fisico-meccaniche, applicando, anche se con alcune sostanziali varianti per quanto attiene ai valori dei parametri di processo, sostanzialmente il medesimo procedimento usato in passato per l'immobilizzazione, su fibre cave del medesimo tipo, di enzimi epatici.
E' importante sottolineare come nessuno dei dati presenti in letteratura poteva suggerire al tecnico del ramo la possibilità di ottenere con sicurezza una immobilizzazione efficiente e soddisfacente di polimixina su fibre cellulosiche cave per emodialisi lasciando le altre proprietà delle stesse intatte. Infatti, le tecniche di immobilizzazione note per la polimixina riguardano supporti di tipo completamente diverso (polistirene) e sono chiaramente inapplicabili ai materiali cellulosici; nel caso di utilizzo di un supporto cellulosico, la letteratura spinge poi chia-ramente nella direzione di non utilizzare polimixina quale agente legante per le endotossine, ma altre sostanze.
Infine, i procedimenti noti di immobilizzazione di enzimi epatici su fibre cellulosiche sono prima di tutto applicati ad una classe del tutto particolare di peptidi, aventi caratteristiche fisico-chimiche sensibilmente diverse da quelle della polimixina. Inoltre, la pratica sperimentale derivante da tali procedimenti noti di immobilizzazione di enzimi su cellulosa mette in luce quanto sia impossibile prevedere a priori l'attuabilità del procedimento su un altro peptide, nel senso che si può sicuramente prevedere la possibilità di riuscire ad effettuare la desiderata immobilizzazione, ma non si ha assolutamente la garanzia di riuscire anche a mantenere inalterate le caratteristiche fisico-meccaniche del supporto, non potendo prevedere, a priori, quali saranno i parametri operativi necessari per operare efficacemente l'immobilizzazione della sostanza richiesta.
Nella fattispecie delle presente invenzione, per esempio, le numerose sperimentazioni condotte hanno evidenziato come l'attivazione necessaria per ottenere una soddisfacente immobilizzazione di polimixina non poteva essere ottenuta con le tecniche già sviluppate in precedenza per gli enzimi epatici, e come si sia dovuto ricorrere a tempi di contatto tra fibre ed ossidante molto elevati, ricascanti in un intervallo esplicitamente escluso dalla letteratura disponibile, in quanto considerato capace di rovinare irrimediabilmente la struttura delle fibre cellulosiche. Invece, il procedimento secondo la presente invenzione utilizza tempi di contatto ben superiori ai 70 minuti considerati come massimo possibile nello stato dell'arte, compensando tali tempi lunghi, anche in questo caso in modo del tutto imprevedibile sulla base di quanto disponibile finora in letteratura, con portate specifiche molto elevate (quindi con un flusso "veloce"), pari ad oltre tre volte quelle massime previste in letteratura, e concentrazioni di ossidante relativamente basse (ma comunque ancora nei limiti previsti in letteratura) .
Un filtro dializzatore/reattore secondo l'invenzione è dunque caratterizzato dal fatto di comprendere un fascio di fibre cave realizzata in un materiale ultrafiltrante a base cellulosica, preferibilmente CUPROPHAN™, sulla superficie laterale interna delle quali è immobilizzata in modo stabile ed atto a non consentire rilasci in uso, della polimixina, e che presenta, contemporaneamente, una permeabilità idraulica sostanzialmente simile a quella di un normale filtro dializzatore in fibra cellulosica cava avente le medesime caratteristiche fisico-meccaniche.
Gli esperimenti condotti hanno inoltre mostrato che un filtro dializzatore/reattore secondo l'invenzione è atto a rimuovere oltre il 90% di endotossine presenti in un flusso di soluzione o plasma o sangue intero contaminato con 50 EU/ml di endotossine.
La fase di immobilizzazione è normalmente preceduta da una fase di condizionamento delle fibre eseguita facendo passare nelle stesse una soluzione di bicarbonato a pH 8,4; similmente, la fase di attivazione è preceduta da una fase di lavaggio con acqua distillata sterile, durante la quale le fibre di cellulosa si imbibiscono preventivamente di acqua, in modo che la soluzione di attivazione possa poi penetrare nei micropori delle fibre per semplice diffusione. La fase finale di stabilizzazione è di tipo tradizionale e consiste nel far circolare attraverso le fibre del filtro una soluzione acquosa sterile di boroìdruro di sodio alla concentrazione di 1 gr/1 per almeno 2 ore.
Tutte le soluzioni che vengono impiegate nel procedimento secondo la presente invenzione, prima di es-sere alimentate attraverso le dette fibre, vengono fatte passare attraverso un filtro depirogenatore, di-sposto sotto cappa sterile. L'intero processo, inoltre, consistendo semplicemente nel passaggio, con ricircolazione parziale o totale, di soluzioni di varia composizione all'interno delle fibre, può essere attuato su un normale filtro dializzatore pronto per l'uso, magari già impiantato su una macchina per dialisi nota, oppure su un circuito idraulico appositamente costruito.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi della presente invenzione appariranno chiari dai seguenti esempi di attuazione non limitativi, che vengono qui di seguito dati a puro scopo esemplificativo e che fanno riferimento alle figure annesse, in cui:
- le figure 1 e 2 sono le rette di taratura utilizzate in una prova di rimozione di endotossina in soluzione acquosa ed in plasma,* e
- la figura 3 illustra le caratteristiche di permeabilità idraulica di filtri dializzatori trattati o meno secondo 1'invenzione.
ESEMPIO 1
- Immobilizzazione della polimixina:
Tre filtri identici composti ciascuno da 100 fibre ca-ve in CUPROPHAN™ di diametro interno 200 μπι {superficie trasversale di passaggio di ciascun filtro 3,14 mm<2>) disposte idraulicamente in parallelo, sono montati in parallelo in un circuito idraulico speri-mentale includente un serbatoio polmone, una pompa ed un filtro depirogenatore HFT02 ,· ciascun filtro è inse-rito in serie su una linea a singolo passaggio collegata con il polmone e provvista di un by-pass di ricircolo controllato da una valvola Klemmer.
Si procede quindi a trattare i filtri come segue, riempiendo il polmone con le diverse soluzioni e facendo poi circolare le stesse attraverso i filtri; la portata attraverso i filtri è sempre di 5 ml/minuto, salvo che sia altrimenti specificato,· quando si effettua ricircolazione, la soluzione viene ritornata al polmone per gli ulteriori passaggi attraverso i filtri :
1 . lavaggio dei filtri in parallelo, tenendo chiusi i by-pass di ricircolazione {single-pass) con 400 mi di acqua distillata sterile e filtrata;
2. svuotamento del circuito e riempimento della linea con 150 mi di soluzione di NaIO« 2,5 gr/1, che viene fatta ricircolare all'interno dei filtri per 1,5 ore,· 3. lavaggio con 800 mi di acqua sterile e filtrata; 4. inattivazione del residuo di ossidante con 300 mi di soluzione acquosa di glicerolo al 20% in volume, inviata per il 90% in passaggio singolo (single-pass) e per il 10% in ricircolazione;
5 . condizionamento dei filtri con 60 mi di soluzione acquosa di NaHC03 a pH 8,4, di cui il 10% ricircolato per 5 minuti;
6. svuotamento del circuito; riempimento del primo filtro con bicarbonato ed isolamento del relativo ramo di circuito mediante chiusura delle valvole,· tale primo filtro viene pertanto a costituire il "bianco", a cui fare riferimento per le prove successive;
7. riempimento delle linee degli altri due filtri con 60 mi di soluzione acquosa di polimixina 3 gr/1 in bicarbonato 0,1 M e ricircolazione di tale soluzione attraverso i filtri per 12 ore, mantenendo la soluzione ad una temperatura compresa tra 0 e 4 °C;
8. raccolta della soluzione ricircolata, aggiunta alla stessa in contenitore sterile di sodio boroidruro fino a raggiungere una concentrazione di quest'ultimo di l gr/1 e ricircolazione di tale soluzione attraverso i filtri per 2 ore;
9. lavaggio dei filtri con 800 mi di tampone a pH 7,4, ripartiti per l'80% in passaggio singolo, per il 10% in ricircolazione per 30 minuti e per il restante 10% di nuovo a passaggio singolo.
ESEMPIO 2
- Assorbimento della endotossina:
Vengono preparati 35 mi di una soluzione di endotossina 50 EU/ml in acqua sterile ed apirena, e 10 mi di sangue, che viene incubato con 24g/ml di endotossina (25.000 EU/ml); una aliquota della soluzione alla concentrazione iniziale viene conservata in frigorifero; una aliquota di sangue non incubato con endotossina (basale) ed una di sangue contenente 25.000 EU/ml di endotossina vengono centrifugate ed il surnatante viene conservato in frigorifero. Utilizzando il medesimo circuito dell'Esempio 1, la soluzione di endotossina viene passata in uno dei due filtri trattati con polimixina (primo campione), mentre il sangue incubato con endotossina è fatto passare nel secondo (secondo campione). A fine passaggio vengono raccolti i campioni di endotossina in acqua e di sangue incubato,· quest'ultimo viene centrifugato ed il surnatante (plasma) raccolto e conservato in frigorifero. Successivamente, i campioni di endotossina in acqua e di sangue (plasma centrifugato) alle concentrazioni iniziali e dopo il passaggio attraverso i filtri vengono analizzati con COATEST mediante retta di taratura contro acqua distillata sterile ed apirogena e contro il plasma derivato dal sangue non incubato con endotossina. Le curve di taratura sono riportate nelle figure 1 e 2.
I risultati sperimentali sono riportati in Tabella 1 ed in Tabella 2.
TABELLA 1
Dall'esame delle Tabelle 1 e 2 è evidente che si è ottenuta una rimozione di endotossina superiore al 90% sia su soluzione che su sangue intero. Inoltre, durante gli esperimenti con sangue intero non si sono verificati effetti coagulativi nelle prime 4 ore,· successivamente, una graduale coagulazione si è verificata, con occlusione di pori, ma molto lentamente.
ESEMPIO 3
- Verifica della integrità membrane:
Si effettua una prova standard di permeabilità idraulica (ultrafiltrazione contro pressione transmembrana) sui tre filtri bianco, campione 1° e campione 2°, ed inoltre su un quarto filtro non trattato, e, quindi, non attivato. I risultati sono mostrati in Figura 3: la permeabilità non risulta significativamente cambiata.
A fine prova si manda in ciascun filtro una soluzione concentrata di BLUE DEXTRAN™ (2.000.000 di DALTON) e si impone una ultrafiltrazione,· se si fossero verificate fratture in qualche membrana il colorante filtrerebbe con 1'ultrafiltrato; in questo caso tutti gli ultrafiltrati si mantengono perfettamente trasparenti, segno di assoluta integrità delle membrane trattate con polimixina, anche dopo utilizzo.
Infine, si procede a lavaggio con acqua deionizzata e si invia in ciascun filtro una soluzione concentrata di COMASSIE BLUE™ (861 DALTON) e si impone una ultrafiltrazione. Nessuna membrana filtra il colorante, per cui le membrane trattate con polimixina, anche dopo l'uso (anche con sangue intero) non presentano cambiamenti nelle proprietà di "sieving".
Infine, si nota che tutte le membrane trattate con polimixina rimangono colorate in blu. Si ripete allora la prova su una membrana di HEMOPHAN™, materiale noto per la presenza di gruppi amminici legaci alle catene cellulosiche. Anche tale membrana, dopo trattamento con COMASSIE BLUE™ mostra una colorazione blu permanente. Ciò è dovuto alla interazione, nota in letteratura, tra le molecole di colorante ed i gruppi cationici disponibili delle proteine. La colorazione dei filtri trattati con polimixina è pertanto una prova della avvenuta immobilizzazione della stessa e della stabilità di tale immobilizzazione, anche dopo uso.

Claims (15)

  1. R I V E N D I C A Z I O N I 1. Filtro dializzatore/reattore comprendente almeno una fibra cava realizzata in un materiale ultrafiltrante a base cellulosica, caratterizzato dal fatto che sulla superficie laterale interna di detta fibra è immobilizzata della polimixina, la quale risulta legata covalentemente alla fibra cellulosica tramite basi di Schiff, il detto filtro/reattore potendo trattare indifferentemente soluzioni acquose, sangue intero o plasma rimuovendo dalle stesse le endotossine eventualmente presenti.
  2. 2 . Filtro dializzatore/reattore secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che presenta una permeabilità idraulica sostanzialmente simile a quella di un normale filtro dializzatore in fibra cellulosica cava avente le medesime caratteristiche fisicomeccaniche .
  3. 3. Filtro dializzatore/reattore secondo la rivendicazione 1 o 2, caratterizzato dal fatto che è atto a rimuovere oltre il 90% di endotossine presenti in un flusso di soluzione o plasma o sangue intero contaminato con 50 EU/ml di endotossine.
  4. 4. Filtro dializzatore/reattore secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che le dette fibre cave cellulosiche sono realizzate in CUPROPHAN™ .
  5. 5. Procedimento per la realizzazione di un filtro dializzatore/reattore atto ad effettuare in circolazione extracorporea l'ultrafiltrazione e la dialisi di sangue intero o plasma, nonché la cattura e rimozione di endotossine eventualmente presenti nel detto sangue o plasma, caratterizzato dal fatto di comprendere: - una fase di attivazione di un filtro dializzatore a fibre cave a base cellulosica, effettuata facendo circolare all'interno di dette fibre cave una soluzione di un ossidante costituito da periodato di sodio,· - una fase di immobilizzazione, successiva alla fase di attivazione, nella quale si fa circolare all'interno di dette fibre cave una soluzione a concentrazione relativamente elevata di polimixina,· e - una fase di stabilizzazione, successiva alla fase di immobilizzazione, nella quale si fa circolare all'interno di dette fibre cave una soluzione di un riducente costituito da sodio boroidruro.
  6. 6. Procedimento secondo la rivendicazione 5, caratterizzato dal fatto che almeno la detta fase di attivazione viene eseguita usando una detta soluzione di periodato di sodio avente concentrazione relativamente bassa, alimentando la stessa all'interno delle fibre cave cellulosiche con una portata specifica relativamente molto elevata e per un tempo relativamente lun-9°·
  7. 7. Procedimento secondo la rivendicazione 6, caratterizzato dal fatto che la fase di attivazione viene eseguita con una soluzione acquosa sterile di periodato di sodio alla concentrazione di 2,5 gr/1, alimentata attraverso le fibre cave con una portata specifica di almeno 1.500 mm<3>/minuto/mm<2 >di sezione delle fibre e per un intervallo di tempo superiore a 70 minuti.
  8. 8. Procedimento secondo la rivendicazione 6 o 7, caratterizzato dal fatto che la detta fase di attivazione consiste nel far ricircolare attraverso dette fibre cave la detta soluzione ossidante di periodato di sodio per 1,5 ore, operando a temperatura ambiente.
  9. 9. Procedimento secondo una delle rivendicazioni da 5 a 8, caratterizzato dal fatto che la detta fase di attivazione è seguita da una fase di neutralizzazione dell'eventuale residuo di ossidante eseguita facendo circolare attraverso dette fibre una soluzione acquosa sterile di glicerolo al 20% in volume.
  10. 10. Procedimento secondo una delle rivendicazioni da 5 a 9, caratterizzato dal fatto che le dette fasi di immobilizzazione e stabilizzazione vengono eseguite alimentando le rispettive dette soluzioni attraverso le fibre cave con la medesima portata specifica usata nella fase di attivazione.
  11. 11. Procedimento secondo una delle rivendicazioni da 5 a 10, caratterizzato dal fatto che la detta fase di immobilizzazione viene eseguita alimentando attraverso le fibre una soluzione acquosa di polimixina alla concentrazione di almeno 3 gr/1 in bicarbonato 0,1 M, operando ad una temperatura compresa tra 0 e 4 °C, facendo ricircolare detta soluzione per almeno 12 ore.
  12. 12. Procedimento secondo la rivendicazione 11, caratterizzato dal fatto che la fase di immobilizzazione è preceduta da una fase di condizionamento delle fibre eseguita facendo passare nelle stesse una soluzione di bicarbonato a pH 8,4.
  13. 13 . Procedimento secondo una delle rivendicazioni da 5 a 12, caratterizzato dal fatto che la detta fase di stabilizzazione consiste nel far circolare attraverso le dette fibre una soluzione acquosa sterile di boroidruro di sodio alla concentrazione di 1 gr/1 per almeno 2 ore.
  14. 14. Procedimento secondo una delle rivendicazioni da 5 a 13, caratterizzato dal fatto che tutte le dette soluzioni, prima di essere alimentate attraverso le dette fibre, sono fatte passare attraverso un filtro depirogenatore .
  15. 15. Filtro dializzatore/reattore e procedimento per il suo ottenimento, sostanzialmente come descritti ed illustrati con riferimento alle figure annesse
IT95TO000387A 1995-05-16 1995-05-16 Filtro dializzatore/reattore atto ad effettuare la cattura di endotossine, e procedimento per la sua realizzazione. IT1279209B1 (it)

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