ITNA940032A1 - Motore endotermico rotativo a geometria variabile - Google Patents

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Abstract

Il presente trovato, dal titolo: "MOTORE ENDOTERMICO ROTATIVO A GEOMETRIA VARIABILE" di cui alle fig. 1, 2, 3, 4, 5 e 6 è un tipo di motore a combustione interna con organi che realizzano tutti un moto rotatorio, compresi quelli accessori, quali la distribuzione, l'accensione ecc., per cui è esente da parti meccaniche che in altri motori realizzano il moto alternativo con manovellismi ed eccentrici.La particolare monocamera e geometria variabile, generata da particolari rotori, che fanno variare istante per istante le superficie di tutte le sue pareti, lo rendono un motore dalla meccanica semplice e rivoluzionaria: la sua primaria e notevole caratteristica, che gli consente di realizzare le quattro fasi nell'arco di un intervallo di 240°, invece che in un intervallo di 720° o due giri di manovella, come avviene nei motori tradizionali, a parità di cilindrata, lo rende tre volte più potente e superiore a tutti gli altri motori.

Description

DESCRIZIONE allegata a una domanda di Brevetto per invenzione industriale avente per titolo:
MOTORE ENDOTERMICO ROTATIVO A GEOMETRIA VARIABILE"
R I A S S U N T O
Il presente trovato, dal titolo: "MOTORE ENDOTERMICO ROTATIVO A GEOMETRIA VARIABILE" di cui alle fig. 1 , 2, 3, 4, 5 e 6 è un tipo di motore a combustione intema con organi che realizzano tutti un moto rotatorio, compresi quelli accessori, quali la distribuzione, l'accensione ecc., per cui è esente da parti meccaniche che in altri motori realizzano il moto alternativo con manovellismi ed eccentrici.
La particolare monocamera a geometria variabile, generata da particolari rotori, che fanno variare istante per istante le superficie di tutte le sue pareti, lo rendono un motore dalla meccanica semplice e rivoluzionaria: la sua primaria e notevole caratteristica, che gli consente di realizzare le quattro fasi nell'arco di un intervallo di 240°, invece che in un intervallo di 720° o due giri di manovella, come avviene nei motori tradizionali, a parità di cilindrata, lo rende tre volte più potente e superiore a tutti gli altri motori.
D E S C R I Z I O N E
1) La meccanica del trovato dal titolo: "MOTORE ENDOTERMICO ROTATIVO A GEOMETRIA VARIABILE", realizza un sistema di propulsione che si diversifica dai motori tradizionali a combustione interna a ciclo OTTO o a quattro tempi per la diversa utilizzazione dei gas combusti in fase di espansione. In questi, i detti gas, esercitando la loro azione su una superficie invariabile, provocano il movimento alternato del pistone e del biellismo, causa del noto e notevole abbassamento del rendimento dello stesso; nel "MOTORE A GEOMETRIA VARIABILE" l’energia dei gas in espansione agisce direttamente sulle superfici variabili di tre rotori, le cui cuspidi o vertici, essendo la figura di base un triangolo-curvilineo-convesso, i cui archi sono curve ad ampiezza costante, per cui sono sempre a contatto con una delle pareti curvilinee, realizzando così una camera triedrica-curvilinea-concava a geometria variabile, nella quale i gas in espansione determinano un momento tangenziale certamente superiore, ciò prescindendo dalla lunghezza del braccio o raggio dei rotori, anch'esso variabile conseguentemente alle variazioni delle superfici interessate dai gas in espansione, inoltre, proprio la variabilità delle superfici delle pareti laterali dei rotori, che certamente consente uno sfruttamento migliore degli stessi, fa supporre che la camera, oltre a realizzare il ciclo Otto o quattro tempi, si comporti anche come una turbina a salti di pressione. Prescindendo inoltre dall'alto rapporto di compressione che può realizzare, proprio per un fatto strutturale, tale che può raggiungere un volume uguale a 0 cm<3 >, per cui bisogna dimensionare la camera di scoppio o duomo secondo il rapporto che si vuole realizzare, proprio per questa sua prerogativa, potrebbe anche essere un ottimo diesel.
1-a) Si premette che il monoblocco del MOTORE A GEOMETRIA VARIABILE, fig. 1, 2, 3, 4, 5 e 6 è strutturato o composto da più sezioni; ogni sezione è presentata con lo schema della figura di base dell'insieme dei vari organi ruotanti e delle sedi sulla sezione del monoblocco in cui sono alloggiate.
1-b) La prima delle tre figure, fig.1, rappresenta lo schema della figura di base della sezione del monoblocco, contrassegnato con la lettera -M-, comprendente l'insieme motore, e mostra la figura di base della "camera-tricilindrica-concava", contrassegnata con la lettera -V- e gli altri organi che saranno descritti nei paragrafi successivi.
1-c) All'interno della camera-tricilindrica -V- sono alloggiati i tre rotori -R-, aventi per figura di base un trìangolo-equilatero-curvilineo-convesso; gli archi che lo delimitano sono tutte curve ad ampiezza costante.
1-d) Tre delle quattro ruote dentate -T-, tutte dello stesso diametro, rappresentate da tre circonferenze concentriche, delle quali tre calettatte sui semiassi dei tre rotori e una, quella centrale, calettata sul semiasse centrale o asse motore, con una sua parte esterna al monoblocco per consentire il collegamento agli organi esterni, essendo impegnate con quella centrale, in fase di avviamento, fanno ruotare nello stesso verso i rotori -R- consentendo a questi di variare la geometria delle camere -Z- che essi delimitano e generano in successione, dando così luogo alle quattro fasi; ad avviamento avvenuto, trasmettono invece l'energia meccanica dai semiassi dei rotori al semiasse centrale o asse motore.
1-e) Sia sui semiassi dei tre rotori, che sul semiasse centrale, sono calettati i cuscinetti -S-, a loro volta alloggiati nelle cavità cilindriche ricavate su una delle due sezioni esterne e di chiusura del monoblocco, dalla quale, nel suo punto centrale, fuoriesce il semiasse motore o di collegamento agii organi esterni.
Un altro gruppo di tre cuscinetti e tre ruote dentate identiche, è calettato sui semiassi dell'altra faccia o superficie dei rotori -R-; la descrizione di queste, essendo esse impegnate con altre ruote dentate facenti parte della "distribuzione", alloggiate nella sezione del monoblocco rappresentata nella fig. 2, sarà trattata nei paragrafi ad essa dedicati.
1-f) Su ognuna delle due superfici di base dei tre rotori -R- sono ricavate tre scanalature curvilinee -F-, in cui sono alloggiati i listelli di tenuta facenti funzione di fasce elastiche o di tenuta.
1-g) La figura centrale -Z-, (sottostante alla ruota dentata -T- solidale col semiasse motore) che rappresenta un "triangolo-equilatero-curvilineo-concavo" è generata da una delle tre pareti di ognuno dei tre rotori, le cui cuspidi, a due a due formano i tre vertici di questa "monocamera triangolare a geometria variabile", in cui avvengono le quattro fasi, le cui superfici, tutte, variano dalla minima, uguale a zero, alla massima consentita dalle sue pareti e viceversa, e con esse il volume, durante un intervallo o sfasamento angolare di 60° dei tre rotori che la generano, essendo una delle cuspidi di ognuno di queste sempre a contatto con una delle tre superfici laterali di uno dei tre rotori; quest'aderenza continua si realizza proprio per la caratteristica curva ad ampiezza costante delle pareti dei tre rotori. Le tre cuspidi quindi, contrassegnate da -A-, -B- e -C-, al termine di ogni sfasamento angolare di 60°, quando superfici e volumi sono uguali a zero e sono tutte coincidenti con il centro virtuale della monocamera e centro effettivo del meccanismo, passando da una parete a quella successiva dei rotori, annullano una "monocamera" e ne generano un'altra, dando cosi luogo una altra delle quattro fasi.
Questo punto o "centro virtuale" si può considerare il punto d'inizio delle quattro fasi: infatti la prima, quella dell'aspirazione, inizia quando le tre cuspidi coincidono con il centro e inizia a generarsi la monocamera; la seconda, quella della compressione, inizia quando le cuspidi coincidono a due a due nello stesso punto, a formare i vertici della monocamera, e si conclude quando le tre cuspidi coincidono nuovamente col centro virtuale. Al compimento di queste due fasi, che avvengono nella stessa monocamera, i rotori, come già detto, si sfasano di un angolo di 120°. La terza e quarta fase, quella dell'espansione dei gas combusti e dello scarico degli stessi, avviene nella seconda monocamera generata dalle tre cuspidi nuovamente coincidenti col suo centro virtuale e dopo un'altro sfasamento di 120° dei tre rotori. Da quanto fin qui esposto si comprende che le quattro fasi di questo motore richiedono un intervallo di 240° invece dei 720° o due giri di manovella richiesti dai motori a movimenti alternativi, per cui, come già accennato nel riassunto, a parità di volume, IL MOTORE ENDOTERMICO A GEOMETRIA VARIABILE è tre volte più potente dei motori a quattro tempi tradizionali.
Nota: per ovvi motivi si preferiscono i termini "monocamera", per quello spazio o vano generato durante la rotazione dei rotori, al termine "cilindro", e "volume" o "capacità" al termine "cilindrata", più propri per i motori a pistoni.
Per una caratteristica prettamente geometrica-meccanica il braccio dei rotori e anche esso variabile; la dimensione di quello prettamente meccanico è uguale al raggio il cui estremo coincide con uno dei vertici della figura di base; quello "virtuale è uguale alla media del sopraddetto e di un secondo raggio il cui estremo coincide con il punto medio di uno degli archi ad ampiezza costante; questi però, pur avendo una sua dimensione, rispetto alla forza espansiva dei gas agenti sulle pareti variabili, si deve considerare nullo in quel punto, essendo inefficace la forza che agisce su di esso perché la sua retta d'azione incontra l'asse, per cui il braccio "virtuale" è uguale a: "(x+x'):2 = (r+r'):2", corrispondente al braccio medio dimensionale di potenza.
Conseguentemente a ciò e alla stessa variabilità delie superfici della monocamera durante la prima semifase dell'espansione, anche il Momento è variabile e non soltanto per la diminuizione della pressione al conseguente aumento del volume.
Poiché nella seconda semifase di espansione i gas combusti agiscono anche su un secondo braccio, (che inizia a comparire proprio al termine della prima semifase e inizio della seconda, quando le cuspidi dei rotori coincidono con il punto medio degli archi ad ampiezza costante, per cui i rotori dispongono di un braccio comune espletante funzioni diverse) con un Momento negativo crescente da 0 al massimo consentitogli dalla dimensione del braccio stesso e dalla forza residua dei gas, bisogna tenerne conto nel computo del Momento medio finale che è uguale alla media del Momento medio positivo della prima semifase e dei Momenti medi positivie negativi della seconda semifase, cioè: salvo poi a controllarlo sull'asse motore con gl strumenti che li misurano.
1-h) La potenza del "motore a geometrìa variabile" può essere addirittura raddoppiata se ad esso si accoppia una seconda sezione di monoblocco comprendente un secondo gruppo di tre rotori funzionante esclusivamente come compressore. Le "monocamere”, generate da questo secondo gruppo, effettuerebbero infatti le due fasi di aspirazione<, >è compressione, mentre le altre due fasi, espansione e scarico, avverrebbero nel primo gruppo di rotori durante uno sfasamento contemporaneo di 120° di entrambi i gruppi. Riducendo così l'ntero ciclo delle quattro fasi da un intervallo di 240° a un intervallo di 120°, la sua potenza verrebbe raddoppiata e rispetto ad un motore tradizionale di pari "volume" diverrebbe sei volte maggiore. Ciò ovviamente non comporterebbe una riduzione del consumo di carburante di sei volte perchè mentre in un intervallo di 720° di un motore tradizionale avviene una sola aspirazione o iniezione di carburante, nel "motore a geometrìa variabile" avverrebbero sei aspirazioni di carburante nello stesso intervallo di tempo o di sfasamento angolare. Naturalmente questo confronto si riferisce ad uno solo dei cilindri di un qualsiasi motore a quattro o a sei cilindri.
Poiché uno dei due gruppi rotori compirebbe soltanto lavoro negativo e l’altro soltanto lavoro positivo, si potrebbero distinguere i due gruppi con le definizioni: "monoblocco o testata lavoro negativo" e "monoblocco o testata lavoro positivo".
In fase di assemblaggio, le cuspidi dei rotori di entrambe le "testate" dovrebbero essere posizionate tutte in modo che coincidano col "centro virtuale" delle monocamere generate dalla simultanea rotazione degli stessi: ciò per consentire in successione l'aspirazione e la compressione della miscela aria-benzina nel primo intervallo di 120°, che avverrebbe nella monocamera della testata del lavoro negativo, e l'espansione e lo scarico dei gas combusti nel secondo intervallo di 120°, che avverrebbe nella monocamera della testata del lavoro positivo.
1-1) La particolare geometria dell'insieme monoblocco-rotori consente ancora una ulteriore e migliore soluzione per la riduzione dell'intervallo delle quattro fasi da 240° a 120°, con conseguente raddoppio della potenza del motore, senza l'ausilio di una seconda sezione di monoblocco comprendente anche i rotori per effettuare l'aspirazione e la compressione.
Questa soluzione si ottiene modificando la camera "tricilindrica", in cui sono alloggiati e ruotano i tre rotori, in "quadricilindrica", nella quale, come si vede nella fig. 6, invece di tre, sono collocati quattro rotori.
L'inserimento di un quarto rotore, nella sezione del monoblocco in cui è ricavata (a camera "quadricilindrica", consente a questi di generare una seconda "monocameratriangolare-curvilinea-concava, che non si vede essendo completamente annullata da una delle cuspidi di ognuno dei due rotori centrali e da una del quarto, coincidenti tutti col centro "virtuale" della seconda "monocamera"; la prima invece, contrassegnata da -Z- nella fig. 1, generata anch'essa dai due rotori centrali con l'ausilio di quello laterale, si presenta con la massima estensione di tutte le sue superficie ed il massimo volume consentito dalle dimensioni dei rotori. Naturalmente per queste altre due possibili soluzioni, tutta la distribuzione va riprogettata per adeguarla alla loro meccanica.
1-k) La fig. 2 rappresenta lo schema della sezione del monoblocco -M- in cui si vedono tracciate le cavità cilindriche o sedi -K-, a due a due comunicanti, in cui sarà alloggiato il secondo gruppo di tre ruote dentate cilindriche -R-, o a passo elicoidale, più idonee per l’alta velocità che il motore potrà raggiungere, calettate sui semiasse dell'altra faccia di ognuno dei tre rotori; le sedi dei cuscinetti -L-; le sedi delle valvole ruotanti di aspirazione e di scarico -D- e delle pompe a settore oscillante della lubrificazione e della refrigerazione -0-, (operanti su piani diversi) tutte coassiali con gli assi delle ruote dentate di diametro minore, impegnate singolarmente con le ruote calettate sugli assi dei rotori -R-; la camera di compressione o duomo -P-, collegata con due sue luci ai condotti -E- e -I-, a loro volta collegati con le valvole d'immissione e di scarico -D-. Sull'altra estremità del condotto -E-, collegato con l'ngresso della valvola d'immissione -D- e all'uscita di un carburatore o di un iniettore, confluisce il condotto -H- a sua volta collegato con l'uscita del contenitore del filtro dell'aria. Secondo il tipo di accensione che si vorrà adottare, tradizionale a spinterogeno o uno specifico sistema elettronico, si adatterà al semiasse o alla valvola d'immissione della miscela aria-benzina, il dispositivo preferito.
Le cavità cilindriche -K-, sedi delle ruote dentate, collegate tra loro e dai condotti arcuati -G- essendo continuamente alimentate dal lubrificante tramite la pompa volumetrica o a settore oscillante -O-, collegata ad una di esse tramite il condotto -N-. del quale un'estremità pesca nell'apposita vaschetta dell'olio, saranno sempre colme mantenendo così le ruote dentate in un bagno d'olio non stagnante e filtrato. Il circuito refrigerante invece, pur utilizzando una pompa a settore oscillante -0-, e coassiale all'altra e operante su un piano diverso, è da dimensionare secondo la portata richiesta dalle temperature in gioco, per cui è preferibile tracciarlo quando di deciderà se è più utile fare circolare l'acqua o il liquido refrigerante nella camicia della camera tricilindrica o più propriamente all'interno dei rotori -R-, essendo le pareti laterali di questi e la camera in cui avviene la compressione interessati dal calore della combustione e non le pareti della camera tricilindrìca che li contiene; in questa semmai e nella sua camicia, con un altro circuito si può far circolare aria compressa. La fig. 3, simile alla fig. 1 e senza i contrassegni degli elementi che la compongono, tranne che per le cuspidi dei rotori contrassegnati da -A-, -B- e -C-, evidenzia la variazione delle dimensioni della monocamera "trìangolare-curvilinea-concava dopo uno sfasamento angolare di 10° dei rotori rispetto alla loro posizione iniziale e al rispettivo centro, (20° in effetti se si considera lo sfasamento di una cuspide rispetto all'altra a causa dello sfasamento contemporaneo di 10° di entrambe nello stesso verso di rotazione o se si considerano i due punti delie due cuspidi rispetto al centro di ogni rotore) che consente ad ognuna delie cuspidi di percorrere le pareti dei rotori, i cui estremi formano un angolo al centro di 120° di ampiezza, in un intervallo di 60°, al termine del quale la "monocamera" é completamente annullata e una fase è completamente finita.
La fig. 4 invece, puramente indicativa, acclusa soltanto per evidenziare la concentricità delle varie cavità cilindriche giacenti su piani diversi delle tre sezioni di monoblocco, mostra, come se fossero tracciate su fogli incolori sovrapposti, le figure di base della camera tricilindrica in cui alloggiano i tre rotori; le sedi cilindriche, comunicanti, delle 4 ruote dentate, di cui 3 calettate sui semiassi di una faccia dei tre rotori e una, centrale, calettata sull'asse motore; le 3 3 sedi, comunicanti a due a due e con il condotto circolare della lubrificazione, delle ruote dentate della distribuzione il cui rapporto è 1 :1 ,5; infine le tre cavità cilindriche sedi delle due valvole ruotanti, due delle quali coassiali alle sedi delle ruote dentate di diametro minore, collegate con il condotto rettililineo alla camera di scoppio e con il carburatore una, mentre l'altra è collegata alla stessa e al tubo di scappamento; la terza invece, eccentrica rispetto alla sede della terza ruota di diametro minore, sede del rotoide eccentrico della pompa AC, da un lato è collegato con il condotto circolare collegato ad una delie sedi delle ruote dentate e dall'altra con il condotto che pesca nella vaschetta dei lubrificante.
La fig.5, sottostante alla ftg. 4, che rappresenta il rotore delle valvole d'immissione e di scarico, è composta per 3/4 da un arco il cui raggio è uguale a quello delle circonferenze delle sedi cilindriche in cui sarà alloggiata e per 1/4 è composta da un arco di raggio minore; questo cilindretto, di altezza uguale alle sedi, con la rotazione consente l'immissione della miscela aria-benzina durante la fase di aspirazione e l'espulsione dei gas combusti nella fase di scarico. Ovviamente essi sono sfasati di un angolo di 60° o 180°, corrispondenti ad un intervallo di una o di tre fasi.
La fig. 6, anch'essa puramente indicativa, rappresenta la sezione di monoblocco e mostra la figura di base della "camera-quadricilindrica" con le figure di base di quattro rotori, che consentono il raddoppio della potenza del "motore a geometrìa variabile", perché, come già detto, l'aggiunta di un altro rotore consente il dimezzamento dello intervallo di tempo per compiere le quattro fasi, che compirebbe in un intervallo di 120°, anziché in 240°. Come è intuibile, osservando la figura e proprio per la sua specifica caratteristica geometrica-meccanica, l'aggiunta di altri rotori potrebbe durare all'infinito e dar luogo ad eventuali sfruttamenti dei gas con salti di pressione.
CONSIDERAZIONI
0-1) Essendo la "camera-tricilindrìca", contrassegnata dalla lettera -V-, sede dei tre rotori, racchiusa tra due pareti o basi-piani di due sezioni di monoblocco che la incapsulano, si può dire che il "motore a geometria variabile" appartiene alla famiglia dei motori, compressori e pompe rotativi-volumetrici cosiddetti "a capsulismo”. Essendo un "motore rotativo puro" a capsulismo, potrebbe sorgere il dubbio che esso sia un derivato del "Wankel” o dei suo predecessore "Umpleby", antecedente al 1920; i quali, compresi tutti gli altri, utilizzarono statori o sezioni di monoblocchi e rotori con profili epitrocoidaii ed ipotrocoidali, le cui curve, come è noto, sono generate dal punto di una circonferenza ruotante intorno ad una circonferenza fissa di raggio diverso e i cui rapporti possono essere 1:2, 1:3, ecc.; (tra queste un'eccezione è la "cardioide", che è anch'essa una "cicloide" generata da circonferenze di raggio uguale, non utilizzata per nessuno dei detti); ma non è affatto così, ciò perché innanzi tutto il "motore a geometria variabile" è stato ispirato da una costruzione geometrica che utilizza<' >come figura di base un triangolo equilatero, una circonferenza inscritta in esso, in cui è inscritto un altro triangolo equilatero i cui vertici coincidono col punto medio di ognuno dei tre lati della figura di base scomponendola in quattro triangoli simili il cui iato è uguale, ovviamente, alla metà del lato della figura scomposta; perché tutte le sue curve, sia quelle degli archi formanti la figura di base della cavità definita "monocamera-bicilindrica", sia quelle degli archi dei rotori che trasformano il triangolo della figura di base degli stessi in un triangolo-equilaterocurvilineo-convesso, sono curve ad ampiezza costante tracciabili col compasso che, con opportuna apertura, puntando in ognuno dei tre baricentri dei triangoli, il cui vertice coincide con quello del triangolo che li contiene, si tracciano i tre archi formanti la figura di base della monocamera-tricilindrica, e infine in tutti i tre vertici dei tre triangoli, con apertura uguale ai lati, si tracciano gli archi della figura di base dei tre rotori. Puntando ancora nei baricentri dei quattro triangoli, con apertura uguale ad 1/3 dell'altezza, corrispondente alla distanza del baricentro dal punto medio di ogni lato, si tracciano le quattro circonferenze primitive delle ruote dentate, tre delle quali calettate sui rotori e impegnate con la centrale calettata sull'asse motore; dal che si deduce che le loro dimensioni sono subordinate a quelle dei rotori: rotori che con la loro rotazione generano le "monocamere a geometria variabile" in cui avvengono in successione le quattro fasi durante un intervallo di 240° o di 2/3 di giro dell'albero motore, sul quale è calettata la ruota collettrice dei momenti torcenti dei tre rotori. Da quanto considerato si trae la conclusione che i due motori non hanno niente in comune tranne, forse, casualmente, la forma approssimativa dei rotori, che però si differenziano sia per le curve dei rispettivi profili, cosi come quelli degli statori completamente diversi, sia per la meccanica: infatti il "Wankel" non si può considerare un "rotativo puro" per il fatto che il suo rotore è eccentrico rispetto al suo albero motore e realizza un moto rototraslatorio per cui ruota sul proprio asse e orbita intorno alll'asse dell'albero motore e per questo il suo momento torcente agisce su un perno di manovella come nei motori a stantuffo, mentre su questi, essendo un rotativo puro, il Momento torcente agisce direttamente sui bracci dei rotori.
0-2) Sapendo che in un motore a stantuffi, alla fine della compressione la temperatura è 340-440 °C e la pressione é 10-16 bar e che aumenta fino a 2400-2800 °C la temperatura e 50-55 bar la pressione, al termine della combustione completa dei gas e contemporaneo inizio dell'espansione, che avverrebbe in un intervallo di 180° se (a valvola di scarico non venisse aperta 40°-60° prima della fine di questa fase, per cui si può dire che essa dura un intervallo di 120° circa; sapendo anche che nel "motore a geometrìa variabile" essa dura un intervallo di 60°, ma non sapendo con quale anticipo la valvola di scarico sarà aperta; supponendo, per uguagliare certi parametri, che essa sarà aperta dopo 2/3 della fase, cioè dopo un intervallo di 40°, e uguagliando i volumi massimi del cilindro e della monocamera-triangolare-curvilineaconcava, essendo la tonalità termica iniziale uguale, il suo flusso, prescindendo dalla caratteristica geometrica-meccanica che consente a questo motore di compiere una fase in un intervallo di tempo di 1/3 inferiore a quello degli odierni motori, agendo con la sua pressione iniziale sulla superficie variabile minima e contemporaneamente sulla massima lunghezza del braccio variabile, oltre a determinare un Momento motore iniziale di gran lunga maggiore, proprio per la variabilità delle superfici su cui agiscono i gas in espansione, si comporterà, per certi aspetti, come una turbina a salti di pressione, che come è noto presenta palette di supeficie maggiore via via che il fluido aumenta il suo volume e diminuisce la sua pressione, il che migliorerà ulteriormente il suo rendimento meccanico sfruttando al meglio l'energia termica dei gas combusti; supponendo inoltre che l'apertura della detta valvola sia anticipata a 1/2 della fase, uguale ad un intervallo di 30°, e i gas combusti, che avrebbero ancora una temperatura intorno ai 1200-1400 °C e una pressione di 25-28 bar, invece di quelle menzionate prima, venissero convogliati in una seconda sezione di monoblocco con rotori, in quella fase in cui volume e superfici variabili sono poco più di zero e il braccio presenta tutta la sua lunghezza, si otterrebbe sicuramente una riduzione del consumo di carburante intorno al 40% e temperature molto più basse allo scarico. 0-3) Per le sue precipue caratteristiche geometriche-meccaniche questa macchina, con l'aggiunta di un contenitore e l'eventuale modifica della valvola ruotante, è anche un'ottimo compressore rotativo e un'ottima pompa aspirante per vuoto spinto, che si differenzierebbero dagli altri per la potenza, la silenziosità d'esercizio, il miglior rendimento meccanico e la maggiore resistenza all'usura delia sua meccanica.

Claims (5)

  1. RIVENDICAZIONI 1 ) Motore endotermico rotativo a geometria variabile come da fig. 1 , 2, 3, 4, e 5.
  2. 2) Macchina come al punto n° 1 delle rivendicazioni caratterizzata dal fatto che le quattro fasi avvengono in monocamere -Z- generate in succesione da tre rotori triangolari, fig. 1 , il cui profilo è composto da curve ad ampiezza costante e le cui cuspidi si mantengono sempre a contatto con esse.
  3. 3) Macchina come al punto n° 2 delle rivendicazioni caratterizzata dai fatto di avere nel centro virtuale del congegno e su una delle sezioni del monoblocco una cavità cilindrica -P-, fig. 2, in cui si raccolgono i gas compressi e da cui, dopo l'accensione, si espandono all'interno della seconda monocamera -Z-, generata di tre rotori dopo un intervallo di 60°.
  4. 4) Macchina come al punto 3 delle rivendicazioni caratterizzata dal fatto di avere sulla stessa sezione di monoblocco della camera di scoppio o duomo -P- due condotti con essa comunicante -I- ed -E- collegati rispettivamente con le cavità cilindriche -D- e -D-in cui sono rispettivamente alloggiate le valvole ruotanti -U- fig. 3 dell'immissione e dello scarico, il cui proseguimento va al tubo di scappamento, mentre quello dell' immissione dei gas -E- e la sua derivazione -H- vanno rispettivamente collegati alle uscite del contenitore del filtro dell'aria e del carburatore o dell'iniettore; le quali, per motivi tecnici possono essere avvicinate il più possibile alla camera di scoppio -P- per ridurre il più possibile quelle parti dei condotti con essa collegati. Di avere sulla stessa sezione di monoblocco, ma su pian diversi, le cavità cilindriche -K-, sede delle ruote dentate, rapporto 1:1,5 impegnate tra loro, a due a due comunicanti tra loro e coi condotti circolari -G- di cui un’estremità è collegata con una delle due pompe coassiali a settore oscillante -O-, a sua volta collegata ad un condotto che pesca nella vaschetta dell'olio, mentre l'altra pesca nella vaschetta del liquido refrigerante dei rotori, le cui superfìci, essendo esse interessate dalle alte temperature, e non la camera tricilindrica -V- in cui sono alloggiati, vanno refrigerate per vie interne ad essi.
  5. 5) Rivendicazione dei punti: 1 della descrizione e seguenti; 06) Motore Endotermico Rotativo a Geometria Variabile, avente le caratteristiche sopra illustrate così come descritte, evidenziate e rivendicate per gli scopi sopra specificati. "Si precisa, pur se sembrerà superfluo, che quanto sopra descritto non è limitativo e potrà essere, ove necessiti per esigenze tecniche-costruttive, variato, adattato o assemblato in modo diverso, senza uscire con ciò dall'ambito e dai limiti del presente trovato".
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