ITMO20100200A1 - Dispositivo di sicurezza per corde - Google Patents

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ITMO20100200A1
ITMO20100200A1 IT000200A ITMO20100200A ITMO20100200A1 IT MO20100200 A1 ITMO20100200 A1 IT MO20100200A1 IT 000200 A IT000200 A IT 000200A IT MO20100200 A ITMO20100200 A IT MO20100200A IT MO20100200 A1 ITMO20100200 A1 IT MO20100200A1
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IT
Italy
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cords
rope
safety device
deflector
braking
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IT000200A
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English (en)
Inventor
Luca Lena
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Milano Politecnico
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    • AHUMAN NECESSITIES
    • A62LIFE-SAVING; FIRE-FIGHTING
    • A62BDEVICES, APPARATUS OR METHODS FOR LIFE-SAVING
    • A62B1/00Devices for lowering persons from buildings or the like
    • A62B1/06Devices for lowering persons from buildings or the like by making use of rope-lowering devices
    • A62B1/14Devices for lowering persons from buildings or the like by making use of rope-lowering devices with brakes sliding on the rope
    • AHUMAN NECESSITIES
    • A63SPORTS; GAMES; AMUSEMENTS
    • A63BAPPARATUS FOR PHYSICAL TRAINING, GYMNASTICS, SWIMMING, CLIMBING, OR FENCING; BALL GAMES; TRAINING EQUIPMENT
    • A63B29/00Apparatus for mountaineering
    • A63B29/02Mountain guy-ropes or accessories, e.g. avalanche ropes; Means for indicating the location of accidentally buried, e.g. snow-buried, persons

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  • Emergency Management (AREA)
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Description

Descrizione di invenzione industriale
Dispositivo di sicurezza per corde L'invenzione concerne un dispositivo di sicurezza per corde, utilizzabile in molteplici campi applicativi, quali il settore sportivo, industriale, o nell'ambito delle attività di soccorso. Il dispositivo di sicurezza è particolarmente adatto a essere utilizzato per l'arrampicata, alpinismo, speleologia e altre attività in cui sia richiesto l'uso di corde per supportare e/o movimentare e assicurare un carico, ad esempio un individuo. Il dispositivo di sicurezza funge da dispositivo frenante, discensore e da autobloccante sia nei casi d'emergenza sia quando richiesto.
E' noto un dispositivo di sicurezza autobloccante utilizzato nel campo dell'arrampicata, dell'alpinismo o della speleologia, accoppiabile ad una corda per assicurare un arrampicatore durante un'arrampicata ad esempio su una parete rocciosa. Il dispositivo è collegabile all'imbracatura di un utilizzatore, quale un cosiddetto assicuratore, che ha la funzione di assistere l'arrampicatore durante la salita lungo la suddetta parete rocciosa. In caso di accidentale distacco dell'arrampicatore dalla parete, il dispositivo agisce così da bloccare bruscamente lo scorrimento della fune rispetto al dispositivo, arrestando la caduta dell'arrampicatore verso il basso e mettendolo in sicurezza.
Il dispositivo di sicurezza autobloccante comprende due piastre sagomate a forma circa di triangolo rettangolo, fissate tra loro tramite tre boccole o perni distanziali, posizionati in prossimità dei vertici delle piastre stesse. Le due piastre sono mutuamente parallele e distanziate l'una dall'altra per mezzo dei perni distanziali, così da definire un'intercapedine atta ad essere attraversata da una corda. Le due piastre definiscono tre distinti lati del dispositivo, vale a dire un primo lato più corto, un secondo lato, sostanzialmente ortogonale al primo lato, e un terzo lato inclinato rispetto al primo lato e al secondo lato e collegante quest'ultimi.
I perni distanziali, oltre che a collegare in maniera distanziata le due piastre, sono disposti così da imporre alla corda un percorso sinuoso. Il percorso sinuoso causa la generazione di attrito al contatto tra corda e perni. I perni distanziali comprendono in particolare un primo perno, disposto in prossimità di un primo vertice che collega il secondo lato con il terzo lato, un secondo perno, disposto in prossimità di un secondo vertice che collega il secondo lato con il primo lato, ed un terzo perno, disposto in prossimità di un terzo vertice che collega il primo lato con il terzo lato del dispositivo.
Su ciascuna piastra è ricavata una rispettiva apertura ad asola che si estende sostanzialmente parallelamente al secondo lato da una zona prossima al primo lato fino in prossimità circa di una zona centrale del terzo lato. Le due aperture ad asola sono conformate per accoppiarsi con un moschettone destinato ad essere collegato all'imbracatura dell'utilizzatore, in particolare dell'assicuratore.
II dispositivo autobloccante comprende una barra atta ad andare in appoggio dall'esterno sul secondo lato delle piastre, così da risultare disposta ortogonalmente rispetto ai piani definiti dalle piastre. La barra contribuisce a definire il suddetto percorso sinuoso e ha la funzione di generare attrito sulla corda, mantenendo all'esterno del dispositivo un'ansa della corda stessa.
Il dispositivo autobloccante comprende inoltre una leva mobile rispetto alle due piastre. La leva è in parte alloggiata tra le due piastre ed in parte si proietta dal terzo lato all'esterno del dispositivo.
La leva e la barra sono mutuamente collegate con due elastici, per evitare che essi si separino dal dispositivo. Tuttavia, tale configurazione di collegamento è poco affidabile e poco sicura, ed inoltre risulta alquanto scomoda per 1'utilizzatore dal momento che le varie parti del dispositivo non sono tenute assieme fermamente. Vi è inoltre un elevato rischio che la barra e/o la leva si separino dal dispositivo compromettendone il funzionamento, mettendo a repentaglio l'incolumità dell'arrampicatore e/o dell'assicuratore, in particolare quando non sia più possibile recuperare le varie parti del dispositivo, ad esempio scivolate via ad un'elevata quota da terra.
La leva può essere azionata per sbloccare la corda dal dispositivo dopo che è avvenuto il bloccaggio della corda, ad esempio dopo il verificarsi di un inizio di caduta dell'arrampicatore, o a seguito di uno strattone impresso dall'arrampicatore alla corda.
La leva comprende un'estremità di bloccaggio, posta più internamente al dispositivo, sulla quale è ricavato un foro il cui asse attraversa le due aperture ad asola delle piastre. Tale foro ha un diametro tale da poter ricevere al suo interno il moschettone per il collegamento all'imbracatura dell'assicuratore. L'estremità di bloccaggio è conformata per cooperare con il secondo perno e con il terzo perno al fine di bloccare la corda in caso di improvvisa caduta dell'arrampicatore. In particolare, nel caso in cui il dispositivo venga sottoposto ad un'improvvisa azione di trazione proveniente dall'arrampicatore, la porzione di bloccaggio, che a sua volta subisce una forza di reazione da parte del moschettone collegato all'imbracatura dell'assicuratore, viene avvicinata verso una zona interposta tra il secondo perno ed il terzo perno, pressando la corda contro questi ultimi ed incrementando l'attrito che si genera tra la corda e tali perni. In tal modo, viene impedito lo scorrimento della corda che risulta così bloccata al dispositivo.
La leva comprende una porzione a maniglia che si proietta all'esterno dell'intercapedine definita dalle due piastre. La porzione a maniglia si proietta sensibilmente all'esterno del dispositivo in modo tale da fornire all'utilizzatore un braccio di leva che lo agevoli nello sbloccaggio della corda. Il dispositivo è dotato di una coppia di protrusioni di fulcro, previste sulle facce interne delle due piastre e affacciate l'una all'altra, sulle quali va in appoggio la leva quando azionata per sbloccare la corda. La leva, ruotando attorno alle suddette protrusioni di fulcro, fa in modo che la porzione di bloccaggio si allontani dal secondo perno e dal terzo perno, rilasciando la corda che in tal modo può riprendere a scorrere attraverso il dispositivo. Ad un'estremità esterna della leva di bloccaggio, in corrispondenza della porzione a maniglia, è previsto un piolo che si proietta ortogonalmente rispetto ad un asse longitudinale della leva e parallelamente agli assi dei perni distanziali. Il piolo è posto ad una distanza relativamente elevata dal terzo perno, ed, essendo previsto sulla leva, è mobile rispetto alle piastre. Il piolo può essere parzialmente avvolto dalla corda imponendo a quest'ultima un'ulteriore variazione di percorso. In tale configurazione, il dispositivo può essere utilizzato dall'assicuratore per controllare, in qualche modo, l'azione di bloccaggio che la leva causa interagendo con il secondo perno ed il terzo perno, come si vedrà nel seguito.
Per utilizzare il dispositivo di sicurezza autobloccante, viene in esso inserita una corda che entra in, ed esce da, l'intercapedine attraverso il terzo lato. Una volta inserita la corda nel dispositivo, risulta definita una prima porzione di corda frapposta tra il primo perno e la barra, una seconda porzione di corda che si estende dalla barra all'estremità di bloccaggio della leva e che si interpone tra quest'ultima ed il secondo perno, ed una terza porzione di corda che si estende dall'estremità di bloccaggio verso l'esterno del dispositivo fuoriuscendo attraverso il terzo lato e che risulta frapposta tra l'estremità di bloccaggio ed il terzo perno. La corda può comprendere inoltre una quarta porzione che si estende fino al piolo, quando 1'utilizzatore decide di avvolgere parzialmente quest'ultimo con la corda. La quarta porzione, data la distanza del piolo dal terzo perno, ha una lunghezza sensibilmente maggiore rispetto alla prima porzione e/o alla seconda porzione e/o alla terza porzione.
Il primo perno e la barra definiscono rispettivamente un primo deviatore ed un secondo deviatore che impongono alla corda rispettivamente una prima curvatura di percorso ed una seconda curvatura di percorso. Il secondo perno ed il terzo insieme definiscono un terzo deviatore che impone alla corda rispettivamente una terza curvatura di percorso.
Durante il funzionamento, l'assicuratore provvede a fornire progressivamente corda all'arrampicatore per consentire a quest'ultimo di avanzare verso l'alto. Per fare ciò, l'assicuratore, tenendo impugnato il dispositivo, tira la corda per farla scorrere rispetto al dispositivo. L'assicuratore afferra il ramo di corda superiore che connette direttamente il dispositivo all'arrampicatore. La corda viene afferrata in una zona a monte del dispositivo, cioè in prossimità del primo perno, e viene tirata orizzontalmente in modo tale da modificare il percorso riducendone la sinuosità e quindi riducendo l'attrito che contrasta l'avanzamento della corda rispetto al dispositivo. Nel frattempo, l'arrampicatore fissa lungo il percorso di salita e sulla parete rocciosa elementi di ancoraggio di sicurezza, ai quali viene accoppiata la corda.
Se accidentalmente l'arrampicatore perde la presa ed inizia a cadere verso il basso, la corda che è a lui connessa ed accoppiata ad un elemento di ancoraggio precedentemente fissato sulla parete, fa sì che il ramo di corda superiore venga improvvisamente sottoposto ad una azione di trazione. Tale azione di trazione costringe, in maniera forzata ed alquanto brusca, la parte di corda che è impugnata dall'assicuratore a spostarsi in posizione sostanzialmente verticale. Ciò avviene abbastanza rapidamente, nel giro di qualche secondo o frazione di secondo e può capitare che l'assicuratore, distratto, non si accorga dell'improvvisa caduta dell'arrampicatore. In tale circostanza, quando la parte di corda, dapprima orizzontale, si dispone bruscamente in posizione sostanzialmente verticale, può capitare che la mano dell'assicuratore, che impugna tale parte di corda, venga schiacciata tra la corda stessa ed il bordo del dispositivo in prossimità del primo vertice o il primo perno stesso, arrecando dolore ed anche possibili ferite all'assicuratore. Quindi, un difetto di tale dispositivo è che il suo utilizzo può risultare pericoloso e poco sicuro per l'assicuratore.
Nella situazione sopra menzionata di improvvisa caduta dell'arrampicatore, la parte di corda in mano all'assicuratore passa da una posizione orizzontale ad una posizione sostanzialmente verticale. Così facendo, viene accentuata la sinuosità del percorso della corda all'interno del dispositivo e viene quindi incrementato l'attrito nelle zone di contatto della corda con il dispositivo stesso. Conseguentemente, il dispositivo tende ad essere trascinato verso l'alto ma è impedito in ciò dal moschettone collegato all'imbracatura dell'assicuratore. Lo scambio di forze tra moschettone e dispositivo è tale da serrare improvvisamente la corda che risulta bloccata tra la leva di bloccaggio ed il secondo perno e terzo perno. Il bloccaggio della corda avviene in maniera netta e molto brusca così da arrestare la caduta dell'arrampicatore in maniera tutt'altro che confortevole, anzi sottoponendo l'arrampicatore a valori di decelerazione elevati che si rivelano molto dannosi per il corpo umano. Per cercare in qualche modo di rimediare a quest'inconveniente e cercare di attutire l'arresto della caduta dell'arrampicatore, l'assicuratore può impugnare il ramo di corda inferiore, avvolgerlo al piolo ed esercitare sul ramo di corda una certa trazione verso il basso, in modo tale che l'azione della corda sul piolo sia tale da ruotare la leva di una quantità minima sufficiente ad evitare il brusco bloccaggio della corda contro il secondo perno ed il terzo perno, in maniera tale da esplicare un'azione frenante al fine di arrestare dolcemente la corda. Tuttavia, tali operazioni richiedono che l'assicuratore sia costantemente vigile, non distolga mai la vista dall'arrampicatore ed abbia pronti riflessi per impugnare il ramo di corda inferiore ed avvolgerlo al piolo. Inoltre, è richiesta un'elevata abilità dell'assicuratore nel calibrare la forza di trazione che con la propria mano esercita sul ramo di corda inferiore. In particolare, la forza di trazione esercitata sul ramo di corda inferiore deve essere regolata con precisione al fine di ruotare la leva di una quantità che non sia né troppo piccola, che non consentirebbe un adeguato scorrimento della corda ed una giusta azione di frenatura su quest'ultima, né troppo grande altrimenti la corda continuerebbe a scorrere liberamente rispetto al dispositivo consentendo la caduta dell'arrampicatore e provocandone l'impatto al suolo. A tutto ciò bisogna aggiungere che spesso in situazioni concitate di emergenza può facilmente subentrare il panico e l'assicuratore potrebbe non essere in grado di effettuare affatto o comunque in maniera corretta le suddette operazioni finalizzate a fermare in maniera dolce la caduta dell'arrampicatore. Un altro difetto del dispositivo sopra descritto è quindi che risulta difficile da utilizzare e richiede elevata manualità, esperienza e dimestichezza dall'utilizzatore, il quale deve anche avere riflessi pronti ed essere costantemente vigile. E' da notare inoltre che l'accoppiamento tra corda e piolo non è stabile, ed un'azione non estremamente precisa dell'utilizzatore sulla parte di corda impugnata potrebbe muovere la corda lungo il piolo fino a farla disimpegnare da quest'ultimo, determinando anche un indesiderato contraccolpo all'utilizzatore con perdita di controllo del dispositivo. Pertanto il dispositivo di sicurezza autobloccante sopra descritto presenta degli evidenti limiti di utilizzo e non è sufficientemente versatile.
Un ulteriore difetto del dispositivo noto sopra descritto è che risulta strutturalmente complesso e quindi costoso da realizzare.
Un ancora ulteriore difetto del dispositivo noto è che risulta piuttosto pesante a causa della sua complessità strutturale. Il dispositivo è quindi scomodo da portare addosso anche per via dei suoi elevati ingombri, aggravati dalla presenza della leva sporgente. Inoltre, la leva, sporgendo nella modalità come sopra descritto, in situazioni estreme in cui l'eventuale caduta dell'arrampicatore o un brusco strattone da questi impresso alla corda e quindi al dispositivo, può trasformare la leva in un corpo contundente pericoloso per l'assicuratore.
Uno scopo dell'invenzione è migliorare i noti dispositivi di sicurezza per corde.
Un ulteriore scopo dell'invenzione è fornire un dispositivo di sicurezza che sia maneggevole e facile da utilizzare anche da un utente poco esperto, che sia sicuro e non pericoloso per quest'ultimo.
Un ulteriore scopo dell'invenzione è fornire un dispositivo di sicurezza che consenta ad un utilizzatore di arrestare in maniera dolce la caduta di un arrampicatore con estrema facilità ed affidabilità ma che sia in grado anche di bloccare tempestivamente la caduta dell'arrampicatore in maniera automatica nel caso ad esempio di malore dell'utilizzatore o in caso di impossibilità ad agire da parte di questo ultimo.
Un ulteriore scopo dell'invenzione è fornire un dispositivo di sicurezza per corde che sia strutturalmente semplificato, compatto, quindi molto affidabile ed economico da realizzare.
Secondo l'invenzione, è previsto un dispositivo di sicurezza come definito nella rivendicazione 1.
Grazie all'invenzione, è possibile ottenere un dispositivo in grado di risolvere tutti i difetti dello stato della tecnica sopra menzionati.
L'invenzione potrà essere meglio compresa ed attuata con riferimento agli allegati disegni, che ne illustrano una forma esemplificativa e non limitativa di attuazione, in cui:
La Figura 1 è una vista prospettica del dispositivo di sicurezza per corde secondo l'invenzione;
La Figura 2 è una vista esplosa del dispositivo di sicurezza di Figura 1;
La Figura 3 è una vista laterale del dispositivo secondo 1'invenzione:
La Figura 4 è una vista frontale del dispositivo secondo 1'invenzione;
La Figura 5 è un'ulteriore vista frontale del dispositivo in una configurazione diversa da Figura 4;
La Figura 6 è una vista frontale di una porzione del dispositivo di sicurezza secondo l'invenzione;
La Figura 7 è una vista laterale della porzione di Figura 6; La Figura 8 è una sezione presa lungo il piano VIII-VIII di Figura 6;
Le Figure 9 e 10 sono rispettivamente una vista frontale ed una vista laterale di un'ulteriore porzione del dispositivo; La Figure 11 e 12 sono rispettivamente una vista frontale ed una vista dal basso di una parte del dispositivo;
La Figura 13 è una vista dall'alto di un'ulteriore parte del dispositivo;
Le Figure da 14 a 18 mostrano in sequenza diverse fasi per accoppiare il dispositivo secondo l'invenzione ad una coppia di corde e ad un moschettone;
Le Figure da 19 a 22 mostrano le fasi di una modalità operativa del dispositivo di sicurezza secondo l'invenzione, in cui viene data corda all'arrampicatore mantenendo quest'ultimo in sicurezza;
Le Figure 23 e 24 mostrano le fasi di un'altra modalità operativa secondo la quale il dispositivo agisce, in caso d'emergenza, da freno per fermare dinamicamente, cioè dolcemente, l'eventuale caduta dell'arrampicatore fino a definitivamente bloccarlo;
Le Figure da 25 a 27 mostrano un'ulteriore modalità operativa di arresto automatico del dispositivo nel caso in cui un assicuratore non sia operativo;
Le Figure da 28 a 30 mostrano un'ulteriore modalità operativa del dispositivo nel caso in cui l'assicuratore, prima di poter espletare altre operazioni, necessiti di ottenere intenzionalmente un bloccaggio statico e sicuro dell'arrampicatore;
La Figura 31 mostra come viene adoperato il dispositivo per consentire la discesa dell'arrampicatore secondo la cosiddetta tecnica di corda doppia;
La Figura 32 mostra il dispositivo in una configurazione in cui viene effettuato un bloccaggio automatico della corda durante la discesa dell'arrampicatore;
La Figura 33 mostra il dispositivo in una configurazione in cui funge da dispositivo autobloccante, cooperando con un moschettone per bloccare la corda;
Le Figure da 34 a 36 mostrano il dispositivo in varie fasi durante un utilizzo cosiddetto di "corda doppia", in cui viene ottenuto un arresto e bloccaggio più graduale e dolce; La Figura 37 mostra come è possibile collegare il dispositivo secondo l'invenzione in modo tale da consentire ad un primo di cordata di recuperare un secondo di cordata; Le Figure da 38 a 40 mostrano il dispositivo rispettivamente durante il recupero del secondo di cordata, in una posizione di auto bloccaggio, ed in una posizione di sbloccaggio che consente di dare corda al secondo di cordata in caso di necessità.
Con riferimento alle Figure da 1 a 5, è mostrato un dispositivo 1 di sicurezza per corde 70 suscettibile di essere utilizzato in diversi settori, quali quello sportivo, industriale, o nell'ambito delle attività di soccorso. In particolare, il dispositivo 1 di sicurezza è particolarmente adatto ad essere utilizzato per l'arrampicata, alpinismo, speleologia ed in generale in tutte le attività che richiedono l'uso di corde alle quali collegare in maniera sicura un carico o un individuo da supportare e/o da movimentare e/o da assicurare durante un movimento, ad esempio di salita o discesa rispetto ad una parete. Il dispositivo 1 di sicurezza funge da dispositivo frenante, discensore e da autobloccante sia nei casi d'emergenza che all'occorrenza.
Il dispositivo 1 che verrà di seguito descritto è conformato per potersi accoppiare con una o con due corde 70. Tuttavia, il dispositivo può essere opportunamente modificato per consentire l'accoppiamento con un qualsivoglia numero di corde a seconda delle particolari esigenze.
In un possibile utilizzo, il dispositivo 1 viene adoperato da un utilizzatore detto assicuratore per assistere un arrampicatore durante la salita lungo, ad esempio, una parete rocciosa. L'assicuratore indossa un'imbracatura alla quale è collegabile il dispositivo 1 per mezzo di un moschettone 60, come verrà descritto più avanti.
Il dispositivo 1 comprende una struttura di supporto 2 definente al suo interno un'intercapedine 3 atta ad alloggiare parte delle corde 70.
La struttura di supporto 2 comprende una coppia di elementi a piastra 4 opportunamente sagomate, disposte mutuamente parallele collegate e distanziate l'una dall'altra per mezzo di opportuni elementi che svolgono più funzioni, come verrà descritto più dettagliatamente nel seguito.
Ciascun elemento a piastra 4 ha uno spessore relativamente piccolo in rapporto alle altre dimensioni. Ciascun elemento a piastra 4 comprende una prima zona 5, una seconda zona 6 tra loro distanziate, ed una terza zona 7 che collega la prima zona 5 alla seconda zona 6. Le prime zone 5 dei due elementi a piastra 4 si estendono su rispettivi primi piani Pi che sono tra loro paralleli. Le prime zone 5 sono distanti l'una dall'altra di una prima distanza Di.
Le seconde zone 6 dei due elementi a piastra 4 si estendono su rispettivi secondi piani P2 che sono tra loro paralleli. Le seconde zone 6 sono distanti l'una dall'altra di una seconda distanza D2. In particolare, la seconda distanza D2 è minore della prima distanza DI.
Le terze zone 7 si estendono lungo superfici S disposte trasversalmente rispetto ai primi piani PI ed ai secondi piani P2 e che risultano mutuamente convergenti. In particolare, le superfici S sono mutuamente convergenti secondo una direzione che va dalle prime zone 5 verso le seconde zone 6.
La variazione di giacitura tra la prima zona 5 e la terza zona 7 si ha in corrispondenza di una prima striscia di raccordo 26.
La variazione di giacitura tra la seconda zona 6 e la terza zona 7 si ha in corrispondenza di una seconda striscia di raccordo 27.
Le terze zone 7 sono disposte in maniera tale da delimitare, all'interno dell'intercapedine 3, una zona che si restringe progressivamente verso le seconde zone 6. Viene così definita una zona d'incuneamento. In altre parole, le corde 70, avvicinandosi verso le seconde zone 6, si incuneano tra gli elementi a piastra 4, ricevendo da quest'ultimi un effetto frenante o anche di bloccaggio. Ciò si verifica soprattutto con corde 70 aventi un diametro non eccessivamente piccolo, come si vedrà più avanti.
Ciascuna prima zona 5 comprende una prima estremità 8 libera, più lontana rispetto alla terza zona 7. La prima zona 5 è delimitata da una parte da un primo bordo 20 e, da parte opposta, da un secondo bordo 21.
Il primo bordo 20, in prossimità del quarto bordo 23, ha una zona ad incavo 25 la cui funzione verrà descritta più avanti.
Ciascuna seconda zona 6 è delimitata da un terzo bordo 22, in particolare e non limitatamente di forma circolare, che è posizionato ad una seconda estremità 40 opposta alla prima estremità 8.
Ciascuna terza zona 7 è delimitata da una parte da un quarto bordo 23 e, da parte opposta, da un quinto bordo 24.
Su ciascun elemento a piastra 4 è ricavata un'apertura ad asola 30 tramite la quale è possibile accoppiare un moschettone al dispositivo 1. L'apertura ad asola 30 si estende in parte nella prima zona 5, in parte nella seconda zona 6 ed in parte nella terza zona 7, lungo un asse longitudinale K (mostrato in Figure 4 e 9).
Gli elementi a piastra 4 possono essere realizzati in metallo, ad esempio acciaio inox, o qualsiasi altro materiale con elevate proprietà meccaniche e peso ridotto. Il profilo e lo spessore degli elementi a piastra 4, e la forma delle aperture ad asola 30 sono tali da conferire al contempo elevata resistenza meccanica ed un peso molto contenuto.
Le prime estremità 8 sono conformate per accoppiarsi con un primo membro 9, atto ad andare a contatto con la/e corda/e 70. Il primo membro 9, meglio mostrato nelle Figure da 6 a 8, svolge diverse funzioni come verrà descritto nel seguito.
11 primo membro 9 comprende una prima porzione 10 che ha la forma di una boccola e che definisce un primo elemento deviatore 10. La prima porzione 10 comprende una cavità di accoppiamento per accoppiarsi, da parti opposte, con rispettivi primi elementi di fissaggio 11. In particolare le cavità di accoppiamento comprendono un primo foro di accoppiamento 16 filettato per accoppiarsi con prime viti 11, o altri equivalenti elementi di fissaggio. Sui due elementi a piastra 4 sono ricavate rispettive prime aperture 12 atte a ricevere le prime viti 11 per consentire il collegamento tra elementi a piastra 4 e primo membro 9.
Il primo elemento deviatore 10 definisce parte di un percorso che viene seguito dalle corde 70 all'interno dell'intercapedine 3. Il primo elemento deviatore 10 è conformato per imporre alle corde 70 una prima curvatura Cl, come mostrato nelle Figure 16, 17, 18.
Il primo elemento deviatore 10 è atto ad essere parzialmente avvolto dalle corde 70 ed ha una funzione di generare attrito al contatto con le corde 70 così da contrastare lo scorrimento delle corde 70 rispetto al dispositivo 1 in maniera più o meno forte a seconda di una determinata condizione operativa, come si vedrà più avanti.
Il primo elemento deviatore 10, avendo una forma a boccola, ha anche la funzione di fungere da distanziale per i due elementi a piastra 4. In altre parole, il primo elemento deviatore 10 collega i due elementi a piastra 4 mantenendoli mutuamente distanziati della prima distanza DI.
Il primo membro 9 comprende una seconda porzione 13 sagomata in modo da definire un secondo elemento deviatore 13. Il secondo elemento deviatore 13 comprende una superficie curva deviatrice 14 atta a ricevere in contatto la/e corda/e 70. La seconda porzione 13 comprende sia zone cave che zone piene, opportunamente distribuite in maniera tale da soddisfare desiderati requisiti di resistenza meccanica e di leggerezza.
Nella seconda porzione 13, in una zona più prossima alla superficie curva deviatrice 14, è ricavata un'apertura 17 disposta ortogonalmente rispetto agli elementi a piastra 4. In particolare l'apertura 17 comprende un secondo foro di accoppiamento 17, in particolare filettato, per accoppiarsi con rispettivi elementi di accoppiamento, quali seconde viti 18, o altri equivalenti elementi di fissaggio, la cui funzione verrà descritta più avanti. Le seconde viti 18 possono essere, in maniera non limitativa, di tipo esagonale.
Come meglio visibile nelle Figure da 6 a 8, la seconda porzione 13 è fissata alla prima porzione 10 a boccola per mezzo di una porzione a setto 15 che si estende ortogonalmente rispetto ad un asse longitudinale della prima porzione 10. La porzione a setto 15 si estende lungo un piano di simmetria Ps che intercetta la prima porzione 10 e la seconda porzione 13 sostanzialmente in rispettive zone mediane. In particolare, ma non limitatamente, la prima porzione 10, la seconda porzione 13 e la porzione a setto 15 sono parti di un corpo unico.
Il primo membro 9 è accoppiato ai due elementi a piastra 4 in modo da risultare girevolmente mobile rispetto ad essi. In particolare, il primo membro 9 è mobile da una posizione di apertura A, mostrata nelle Figure 5, 15, 16, 17, in cui la seconda porzione 13 è estratta dall'intercapedine 3, ad una posizione di chiusura E, mostrata nelle Figure 1, 3, 4, 14, 18, 19-40, in cui almeno parte dell'elemento deviatore 13 risulta alloggiato all'interno della intercapedine 3. Grazie alla possibilità di rotazione del primo membro 9, l'inserimento delle corde 70 all'interno dell'intercapedine 3 risulta agevolato. Inoltre l'accoppiamento girevole del secondo elemento deviatore 13 con gli elementi a piastra 4 impedisce ad esso di separarsi dal dispositivo 1, ciò aumentando la sicurezza di utilizzo.
Le seconde viti 18 vengono ricevute nelle zone ad incavo 25 che fungono in tal modo da elementi di appoggio che limitano la rotazione del primo membro 9 rispetto ad una direzione che va dal primo bordo 20 al secondo bordo 21. Durante il funzionamento, la spinta della corda 70 sul secondo elemento deviatore 13 è contrastata dalle zone ad incavo 25 sulle quali vanno in appoggio le seconde viti 18.
Le seconde viti 18 sono dotate di rispettive teste 19 che svolgono un'ulteriore funzione di rinforzo per la struttura di supporto 2. In particolare, le teste 19, nella posizione di chiusura E, impediscono agli elementi a piastra 4 di allontanarsi mutuamente. Ciò consente di rinforzare ulteriormente il dispositivo 1.
Nella posizione di chiusura E, la superficie curva deviatrice 14 sporge attraverso il primo bordo 20 all'esterno dell'intercapedine 3.
Il secondo elemento deviatore 13 definisce, analogamente al primo elemento deviatore 10, un'ulteriore parte del percorso che viene seguito dalle corde 70 all'interno dell'intercapedine 3. Il secondo elemento deviatore 13 è conformato per imporre alle corde 70 una seconda curvatura C2, come mostrato nelle Figure 16, 17, 18.
Il secondo elemento deviatore 13 è atto ad essere parzialmente avvolto dalle corde 70, in particolare sulla superficie curva deviatrice 14, ed ha una funzione di generare attrito al contatto con le corde 70 così da contrastare lo scorrimento delle corde 70 rispetto al dispositivo 1.
Il secondo elemento deviatore 13, quando il primo membro 9 è nella posizione di chiusura E, ha anche la funzione di fungere da distanziale per i due elementi a piastra 4 e di impedire a quest'ultimi di avvicinarsi mutuamente ad esempio a causa di possibili sollecitazioni durante l'utilizzo, contribuendo a mantenerli mutuamente distanziati della prima distanza Di.
Il primo membro 9, in maniera non limitativa, può essere realizzato in un corpo unico, ad esempio in acciaio, oppure in alluminio pressofuso o altro idoneo materiale leggero e dotato di elevata resistenza meccanica.
Il dispositivo 1 di sicurezza comprende un secondo membro 50 disposto in prossimità della seconda estremità 40 di ciascun elemento a piastra 4. Il secondo membro 50 è configurato per svolgere diverse funzioni come viene di seguito descritto. Il secondo membro 50 funge da terzo elemento deviatore 50. Il terzo elemento deviatore 50 è conformato per cooperare con un moschettone 60 (visibile nelle Figure da 17 a 40), o altri mezzi analoghi, per definire un'ulteriore parte del percorso che viene seguito dalle corde 70 all'interno dell'intercapedine 3. La corda 70, o le corde 70, in prossimità del terzo elemento deviatore 50, è costretta a seguire una terza curvatura C3 di percorso. Il terzo elemento deviatore 50 può essere a contatto oppure no con le corde 70, a seconda della particolare condizione operativa in cui il dispositivo 1 si trova, come verrà specificato nel seguito. Ad ogni modo, in una posizione di contatto tra il terzo elemento deviatore 50 e le corde 70, il terzo elemento deviatore 50 contribuisce ad imporre alle corde 70 la suddetta terza curvatura C3.
Il terzo elemento deviatore 50, in una condizione in cui è a contatto con le corde 70, blocca il movimento di queste ultime. In una particolare condizione operativa, il terzo elemento deviatore 50 può anche fungere da elemento frenante. In altre parole, al contatto con le corde 70, viene generato attrito che ne contrasta lo scorrimento relativo rispetto al dispositivo 1.
In condizioni normali di funzionamento, il terzo elemento deviatore 50, quando va a contatto con le corde 70, ha la funzione di bloccare queste ultime. Quindi, in condizioni normali di funzionamento, il terzo elemento deviatore 50 agisce da elemento di bloccaggio 50.
In una forma di attuazione che è meglio mostrata nelle Figure 1, 2, il, il terzo elemento deviatore 50 comprende una superficie di attrito 51, affacciata verso l'interno dell'intercapedine 3. La superficie di attrito 51 è in particolare concava verso l'interno del dispositivo 1, e più specificamente, è sostanzialmente cilindrica per sposare meglio la curvatura che le corde 70 assumono in prossimità del terzo elemento deviatore 50. Tuttavia, la superficie d'attrito 51 può avere anche altre desiderate forme.
Sulla superficie d'attrito 51 possono essere previsti mezzi promotori d'attrito 51 atti ad incrementare l'effetto frenante o a rafforzare l'effetto di bloccaggio del terzo elemento deviatore 50 nei confronti della/e corda/e 70. In una versione, i mezzi promotori d'attrito comprendono zone a rilievo e/o zone ad incavo opportunamente distribuite e spaziate così da definire una zigrinatura 51 sulla superficie d'attrito 50. Le zone ad incavo e/ le zone a rilievo si estendono trasversalmente rispetto ai secondi piani P2. In altre parole le zone ad incavo e/ le zone a rilievo si estendono trasversalmente, in particolare, ortogonalmente, rispetto ad una direzione U lungo la quale le corde 70 possono muoversi, così da intensificare, in condizione di mutuo contatto, l'effetto frenante o bloccante sulle corde 70 stesse.
Sul terzo elemento deviatore 50 sono ricavate aperture o terzi fori di accoppiamento 52, angolarmente ed equamente distribuiti, in particolare filettati per accoppiarsi con rispettivi elementi di fissaggio, in particolare terze viti 54 o altri equivalenti elementi di fissaggio. Sui due elementi a piastra 4 sono ricavate rispettive seconde aperture 31 atte a ricevere le terze viti 54 per consentire il fissaggio del terzo elemento deviatore 50 agli elementi a piastra 4.
Il terzo elemento deviatore 50 può essere realizzato in acciaio, oppure in alluminio pressofuso o altro idoneo materiale leggero e dotato di elevata resistenza meccanica. In una determinata condizione operativa, che verrà descritta più avanti, il terzo elemento deviatore 50 funge da elemento di bloccaggio per le corde 70. In particolare, il terzo elemento deviatore 50, cooperando con il moschettone 60, blocca le corde 70 impedendone lo scorrimento relativo rispetto al dispositivo 1. Il bloccaggio delle corde 70 può avere luogo quando il moschettone 60 ed il terzo elemento deviatore 50 sono avvicinati mutuamente ad una posizione di ridotta distanza che fa sì che le corde 70 risultino serrate tra il terzo elemento deviatore 50 ed il moschettone 60, in una regione di bloccaggio B. Il dispositivo 1 si dispone così in una configurazione di bloccaggio L (mostrata nelle Figure 27, 30, 33, 36, 39).
Il terzo elemento deviatore 50, come meglio visibile nelle Figure 3, 11 e 12, ha una forma semianulare, ed ha anche la funzione di fungere da elemento distanziale per i due elementi a piastra 4. Il terzo elemento deviatore 50 collega fermamente i due elementi a piastra 4 mantenendoli distanziati della seconda distanza D2.
Il terzo elemento deviatore 50, o elemento di bloccaggio 50, ha per l'appunto uno spessore sostanzialmente uguale alla seconda distanza D2. Lo spessore del terzo elemento deviatore 50, e quindi la seconda distanza D2, sono preferibilmente minori della prima distanza Di che separa le due prime zone 5 degli elementi a piastra 5 in modo tale che si definisca, tra le terze zone 7, una zona di restringimento progressivo R che si riduce avvicinandosi al terzo elemento deviatore 50. Ciò ha la funzione di generare un effetto di incuneamento delle corde 70 tra le terze zone 7 che accentua l'effetto frenante che le corde 70 subiscono. Tale effetto si ha particolarmente quando il diametro della corda 70, o la somma dei diametri delle corde 70, è relativamente grande, vale a dire è maggiore della seconda distanza D2. Tuttavia, tale effetto di incuneamento si può avere anche quando le corde 70, pur avendo diametri la cui somma è minore della seconda distanza D2, subiscono uno schiacciamento tra moschettone 60 e terzo elemento deviatore 50, che è tale da determinare un'espansione trasversale delle corde 70 fino al contatto e interferenza con le terze zone 7 degli elementi a piastra 4.
La particolare configurazione geometrica del dispositivo 1 ha quindi il vantaggio di ottenere un frenaggio delle corde 70 o anche un bloccaggio di queste ultime per mezzo degli elementi a piastra 4, in particolare delle terze zone 7, contro le quali le corde 70 vanno a premere.
Durante il funzionamento, da una parte le corde 70 sono soggette all'azione del moschettone 60 e, se quest'ultimo viene avvicinato verso il terzo elemento deviatore 50, le corde 70 vanno a contatto con il terzo elemento deviatore 50 e/o con le terze zone 7, in maniera tale da subire un frenaggio che può trasformarsi in bloccaggio a seconda dell'intensità con cui le corde 70 risultano serrate. Se il diametro della corda 70, o la somma dei diametri delle corde 70 è minore della seconda distanza D2, le corde 70 vanno prima in appoggio sulla superficie d'attrito 51 e successivamente eventualmente, per effetto dello schiacciamento subito, andranno a contatto lateralmente anche con gli elementi a piastra 4.
Se il diametro della corda 70 o la somma dei diametri delle corde 70 è maggiore della seconda distanza D2, le corde 70 vanno prima in appoggio sulle terze zone 7, subendo l'effetto frenante o bloccante dagli elementi a piastra 4. Se la forza di serraggio sulle corde 70 aumenta, può anche verificarsi che le corde 70 vadano a premere anche contro la superficie d'attrito 51, ricevendo un'ulteriore azione frenante o bloccante.
Il dispositivo 1 comprende un terzo membro 65, meglio mostrato in Figura 13, che funge da quarto elemento deviatore 65. Il quarto elemento deviatore 65 è fissato da ambedue le opposte estremità ai due elementi a piastra 4, in modo da risultare in posizione stazionaria, in particolare in una zona distinta dalla zona di bloccaggio B o dalla zona in cui è collocato il terzo elemento deviatore 50.
La corda 70, nel suo percorso all'interno dell'intercapedine 3, giungendo dal secondo membro 50 avvolge parzialmente il terzo membro 65 e successivamente fuoriesce all'esterno del dispositivo 1 definendo un ramo libero 80 di corda che può essere impugnato dall'utilizzatore.
Il terzo membro o quarto elemento deviatore 65 funge da elemento di frenaggio 65 per la/e corda/e 70. L'elemento deviatore o di frenaggio 65 è conformato per deviare la/e corda/e 70 imponendo ad essa una quarta curvatura C4 variabile che consente di calibrare un effetto frenante che l'elemento di frenaggio 65 esercita sulla/e corda/e 70.
In particolare, la quarta curvatura C4 può essere modificata variando la giacitura o direzione lungo la quale si dispone il ramo libero 80 della/e corda/e 70. Variando la posizione del ramo libero 80 viene anche variata la lunghezza della zona di contatto della corda 70 sull'elemento di frenaggio 65, variando in tal modo l'intensità dell'effetto frenante. Grazie al fatto di poter variare la quarta curvatura C4, è possibile controllare l'effetto frenante del dispositivo 1 sulla corda 70, come visibile nelle Figure 18-21, 23, 24, 28, 29, 31.
Il quarto elemento deviatore 65 funge anche da elemento distanziale per i due elementi a piastra 4. In altre parole, il quarto elemento deviatore 65 collega i due elementi a piastra 4 mantenendoli mutuamente distanziati della prima distanza DI. Il quarto elemento deviatore 65 contribuisce a rinforzare strutturalmente il dispositivo 1, fungendo in tal modo da elemento di rinforzo. Grazie al fatto che l'elemento di frenaggio 65 è delimitato da ambedue le parti dagli elementi a piastra 4, viene eliminato il rischio che il ramo libero 80 possa sfuggire e perdere contatto con l'elemento di frenaggio 65, facilitando in tal modo le operazioni di frenaggio all'assicuratore.
Con riferimento alle Figure 4 e 5, l'elemento di frenaggio 65 è posizionato, considerando una dimensione parallela all'asse longitudinale K, ad una posizione sostanzialmente intermedia tra il primo elemento deviatore 10 ed il terzo elemento deviatore 50. Inoltre, una distanza di decentramento G dell'elemento di frenaggio 65 dall'asse longitudinale K, o da una zona sostanzialmente centrale della struttura 2 di supporto, è sensibilmente minore rispetto ad una distanza di estremità H tra il primo elemento deviatore 10 ed il terzo elemento deviatore 50. Inoltre, l'elemento di frenaggio 65 è più prossimo al terzo elemento deviatore o elemento di bloccaggio 50 che al primo elemento deviatore 10. Grazie a questa configurazione geometrica, si ottiene un'ottimale interazione tra il dispositivo 1 e la/e corda/e 70. In particolare, la corda 70 scorre adeguatamente rispetto al dispositivo 1 senza opporre elevata resistenza e allo stesso tempo, quando richiesto, il dispositivo 1 assicura un'efficace azione frenante e di bloccaggio sulla corda 70.
L'elemento di frenaggio 65, in una versione non limitativa mostrata nelle Figure allegate, comprende un elemento a puleggia 65 non girevole, fissato da ambedue le parti agli elementi a piastra 4. Nell'elemento a puleggia 65 è ricavata un'apertura, in particolare un quarto foro di accoppiamento 66 filettato che si accoppia da parti opposte con rispettivi elementi di fissaggio, quali quarte viti 67 o altri equivalenti elementi di fissaggio. Sugli elementi a piastra 4 sono ricavate terze aperture 32 che vengono attraversate dalle quarte viti 67 e consentono il fissaggio reciproco degli elementi a piastra 4 con l'elemento a puleggia 65. Con riferimento alla Figura 4, il foro di accoppiamento 66 è posizionato rispetto ad un bordo 53 della superficie d'attrito 51 più prossimo, ad una distanza che comprende una prima componente di distanza X, misurata ortogonalmente rispetto all'asse longitudinale K, ed una seconda componente di distanza Y, misurata parallelamente all'asse longitudinale K. La posizione dell'elemento a puleggia 65, come precedentemente descritto, viene scelta adeguatamente per imporre un'ottimale curvatura di percorso alla corda 70 consentendone il miglior controllo. L'elemento a puleggia 65 è disposto sostanzialmente ad una posizione intermedia tra il primo elemento deviatore 10 ed il terzo elemento deviatore 50, ma decentrata di una certa quantità rispetto all'asse longitudinale K.
Anche il diametro dell'elemento a puleggia 65 viene scelto opportunamente in modo tale da assicurare il corretto funzionamento con corde 70 di diversi diametri.
L'elemento a puleggia 65, come meglio mostrato in Figura 13, comprende due gole 68 affiancate, ciascuna atta ad interagire con una rispettiva corda 70. Le gole 68 sono delimitate lateralmente da superfici inclinate, in modo tale che le gole 68 risultino svasate. La forma svasata delle gole 68 è tale che quanto più la corda 70 penetra all'interno di esse tanto più la corda 70 riceve un'azione di serraggio che aumenta l'effetto frenante. Quando 1'utilizzatore desidera diminuire o aumentare l'effetto frenante sulla corda 70, può agire variando un angolo di inclinazione I del ramo libero 80 misurato rispetto ad un ramo di collegamento della corda/e 70 che collega il dispositivo 1 direttamente all'arrampicatore, come mostrato nelle Figure 23 e 24.
In tal modo viene variata l'ampiezza angolare di contatto della corda 70 con l'elemento di frenaggio 65 o elemento a puleggia 65, o la lunghezza di avvolgimento su quest'ultimo, variando di conseguenza l'intensità dell'effetto frenante sulla corda 70. Ad un angolo di inclinazione I piccolo corrisponde un'elevata ampiezza di contatto e di avvolgimento della corda 70 sull'elemento di frenaggio 65 e quindi un effetto frenante elevato.
Al contrario, quanto maggiore è l'angolo di inclinazione I tanto minore è l'ampiezza di contatto e di avvolgimento della corda 70 sull'elemento di frenaggio 65 e quindi tanto minore è l'effetto frenante che l'elemento di frenaggio 65 esercita sulle corda 70.
L'elemento di frenaggio 65, anziché avere due gole 68, può averne una sola, oppure un altro desiderato numero di gole, in funzione del numero di corde alle quali si desidera associare il dispositivo 1.
L'elemento di frenaggio 65, anziché essere conformato con le gole 68, può prevedere altri equivalenti e idonei mezzi per calibrare l'effetto frenante. Ad esempio possono essere previste sull'elemento di frenaggio 65 superfici dotate di opportuno coefficiente d'attrito eventualmente anche variabile da zona a zona in funzione dell'arco di avvolgimento della corda 70 su di esse.
Il terzo membro 65 può essere realizzato in acciaio oppure in alluminio oppure in un altro idoneo materiale al tempo stesso leggero e di elevata resistenza meccanica.
Di seguito sono sinteticamente descritte alcune modalità di utilizzo e di funzionamento del dispositivo 1.
Una volta inserite le corde 70 nel dispositivo 1 ed una volta accoppiato il moschettone 60 a quest'ultimo, come mostrato nelle Figure da 15 a 18, il dispositivo 1 è pronto per l'utilizzo.
Le Figure da 19 a 22 mostrano le fasi che si susseguono durante una modalità di utilizzo in cui 1'utilizzatore, cioè l'assicuratore, fornisce corda all'arrampicatore per consentirgli di avanzare nella salita. L'assicuratore con una mano impugna il dispositivo 1 così da mantenere il moschettone 60 distanziato dal secondo membro 50, e con l'altra mano provvede a sfilare la corda 70 dal dispositivo 1 verso l'arrampicatore. Durante quest'operazione l'assicuratore può tenere costantemente impugnato il ramo libero 80 di corda per essere sicuro di poter intervenire tempestivamente, in caso di caduta dell'arrampicatore, per poter assicurare a quest'ultimo un arresto in volo che non sia brusco ma che sia smorzato e progressivo, utilizzando il dispositivo 1 in modalità-freno. La modalità-freno è schematizzata in Figura 23. Man mano che l'assicuratore riduce l'angolo di inclinazione I, come raffigurato in Figura 24, il ramo libero 80 si avvolge sempre più attorno all'elemento di frenaggio 65 e viene incrementato l'effetto frenante che riduce progressivamente lo scorrimento della corda 70 fino ad arrestare del tutto quest'ultima. L'arresto avviene quindi in maniera dinamica vale a dire graduale. La corda 70 a questo punto risulta bloccata e l'arrampicatore è salvo senza aver subito eccesive indesiderate decelerazioni. Le Figure da 25 a 27 mostrano il comportamento del dispositivo 1 e le fasi che si susseguono in una modalità di utilizzo di bloccaggio automatico in caso di emergenza, cioè quando un evento oggettivo rende l'assicuratore non operativo. Se l'assicuratore, a causa ad esempio di un malore, o della caduta di un sasso o altro imprevisto, perde la presa di entrambe le mani sulla corda 70 e sul dispositivo 1, come mostrato in Figura 26, il dispositivo 1 agisce in maniera automatica portandosi in una configurazione di auto-bloccaggio. In particolare, quando la corda 70 a causa della caduta dell'arrampicatore viene tirata verso l'alto, l'attrito che viene generato, e che è dovuto alla sinuosità del percorso all'interno dell'intercapedine 3, è tale da trascinare il dispositivo 1 allontanandolo dal moschettone 60. Tuttavia lo spostamento del dispositivo 1 verso l'alto termina quando il moschettone 60 giunge ad interagire con il terzo elemento deviatore 50, pressando la corda 70 contro quest'ultimo. In questa posizione, come mostra la Figura 27, la corda 70 risulta bloccata e non è in grado più di scorrere rispetto al dispositivo 1. Viene quindi terminata in totale sicurezza la caduta dell'arrampicatore.
Il dispositivo 1, vantaggiosamente, consente quindi di salvaguardare l'incolumità dell'arrampicatore anche in caso di inoperatività dell'assicuratore a differenza dei dispositivi frenanti dello stato della tecnica, che in caso di inoperatività dell'assicuratore non possono impedire il verificarsi di incidenti potenzialmente gravi.
Le Figure da 28 a 30 mostrano le fasi di una modalità di utilizzo di bloccaggio in caso di occorrenza, cioè quando l'assicuratore ha la necessità di bloccare intenzionalmente l'arrampicatore per svolgere un'attività, ad esempio disfare un nodo, fare una foto, o qualsiasi altra attività che richieda l'uso delle mani.
In questa modalità di utilizzo, l'assicuratore, come mostra la Figura 29, accompagna il dispositivo 1 da una posizione base o di normale funzionamento (mostrata in Figura 28) ad una posizione di bloccaggio statico, mostrata in Figura 30, facendo in modo che il terzo elemento deviatore 50 lavori da elemento di bloccaggio cooperando con il moschettone 60. In tale configurazione il moschettone 60 ed il terzo elemento deviatore 50 sono vicini tra loro e bloccano la corda 70 impedendole di scorrere rispetto al dispositivo 1. L'arrampicatore risulta assicurato in una posizione stazionaria per tutto il tempo necessario all'assicuratore per portare a termine la sua attività in totale serenità. Le Figure da 31 a 33 mostrano le fasi di una modalità di utilizzo del dispositivo 1 nella cosiddetta "tecnica di corda doppia", cioè una tecnica di discesa dell'arrampicatore .
Come mostrato in Figura 31, l'assicuratore con una mano tiene impugnato il dispositivo 1 e con l'altra mano agisce sul ramo libero 80 dando corda all'arrampicatore per consentirgli di scendere rispetto al punto di sosta previsto sulla parete. Durante questa fase il moschettone 60 e l'elemento di bloccaggio 50 sono tenuti distanti l'uno dall'altro, per consentire lo scorrimento della corda 70, ma nel contempo l'assicuratore agisce sfruttando l'elemento di frenaggio 65. In altre parole il ramo libero 80 viene sottoposto ad un'adeguata trazione così da mantenerlo a contatto con l'elemento di frenaggio 65, e viene regolata anche l'estensione di contatto o di avvolgimento al fine di dosare l'effetto frenante sulla corda 70. Se ad un certo punto l'assicuratore, ad esempio a causa di un malore, molla la presa di ambedue le mani, la corda 70 inizia a scorrere per qualche frazione di secondo rispetto al dispositivo 1, come mostrato in Figura 32, fino a che quest'ultimo non si dispone nella posizione di bloccaggio, in cui il moschettone 60 e l'elemento di bloccaggio 50 risultano mutuamente vicini. La transizione dalla posizione iniziale, in cui il dispositivo 1 agisce da dispositivo discensore frenante, alla posizione di finale mostrata in Figura 33, in cui il dispositivo 1 agisce da dispositivo autobloccante, è piuttosto istantanea ma non eccessivamente brusca. Ciò comporta quindi un arresto non disagevole per l'utente che sta effettuando la discesa. Il dispositivo 1 in tal modo consente di fare a meno di appositi e distinti dispositivi o altri accorgimenti utilizzati solitamente nello stato della tecnica, quale ad esempio il nodo autobloccante che peraltro è piuttosto laborioso da sciogliere e rifare e causa perdite di tempo non trascurabili. Il dispositivo 1 è quindi più facile da utilizzare oltreché sicuro, e consente di ottenere una discesa più veloce dell'arrampicatore.
Per riprendere la discesa è sufficiente che l'assicuratore riavvicini a sé il dispositivo 1 in modo da allontanare il moschettone 60 dall'elemento di bloccaggio 50, ed agisca come già descritto con riferimento alla Figura 31.
Nelle Figure da 34 a 36 è mostrato un utilizzo del dispositivo 1 nella "tecnica di corda doppia", in cui, a differenza di quanto descritto con riferimento alle Figure da 31 a 33, viene ottenuto un arresto e bloccaggio molto graduale e dolce. In questo caso, l'assicuratore non molla bruscamente il ramo libero 80 della corda 70 ma assiste il dispositivo 1 accompagnandolo gradualmente nella configurazione di bloccaggio L. In tal modo, l'arrampicatore non subisce alcuna brusca decelerazione.
La Figura 37 mostra un'altra modalità di utilizzo del dispositivo 1 che consente all'arrampicatore, in questo caso detto primo di cordata, di recuperare il suo compagno, in questo caso detto secondo di cordata. In questo caso, il dispositivo 1 è in una posizione capovolta rispetto a quanto descritto finora, ed il moschettone 60 è collegato, tramite una ulteriore corda 71, ad ulteriori moschettoni 61 a loro volta connessi ad elementi di ancoraggio 62 fissati alla parete. Tirando il ramo libero 80 verso il basso viene recuperata la corda 70 a cui è legato il secondo di cordata, come visibile in Figura 38. Se viene meno la presa sul ramo libero 80, ed il secondo di cordata cade, il dispositivo 1 si dispone nella posizione di auto bloccaggio mostrata in Figura 39, in cui il moschettone 60 e l'elemento di bloccaggio 50 bloccano lo scorrimento della corda 70. Se il secondo di cordata, per qualche necessità, richiede corda per indietreggiare, come mostrato in Figura 40, è sufficiente sollevare il dispositivo 1, in modo da allontanare il moschettone 60 dall'elemento di bloccaggio 50, ed al contempo è sufficiente fornire corda sfruttando l'elemento di frenaggio 65 per calibrare l'effetto frenante sulla corda stessa per evitare che il secondo di cordata sfugga al controllo. Per ottenere un corretto effetto frenante, 1'utilizzatore agisce in modo da fare interagire la corda 70 con l'elemento di frenaggio 65, sollevando la stessa corda 70, come visibile in Figura 40, più o meno a seconda della forza di frenaggio richiesta. Quando il dispositivo 1 viene sollevato rispetto al moschettone 60 per sbloccare la corda 70, 1'utilizzatore può impugnare saldamente il ramo libero 80, sollevando quest'ultimo più o meno a seconda della necessità.
Da quanto sopra descritto, è evidente quindi che l'utilizzo del dispositivo 1 anche nella cosiddetta "tecnica di recupero del secondo di cordata" risulta molto più agevole, affidabile e sicuro rispetto ai dispositivi della tecnica nota.
Come si è potuto riscontrare da quanto sopra descritto, il dispositivo 1 in condizioni operative normali viene adoperato e si comporta da freno, ma in caso di necessità o quando richiesto, può facilmente ed in maniera affidabile funzionare ed essere adoperato come dispositivo autobloccante . Grazie unicamente al dispositivo 1 vengono in tal modo ottenuti contemporaneamente i vantaggi e l'utilità di un freno ed i vantaggi e l'utilità di un autobloccante. Il dispositivo 1 può anche essere utilizzato unicamente come dispositivo autobloccante, senza dover variare la disposizione della/e corda/e 70 rispetto ad esso, oppure può essere utilizzato unicamente come dispositivo frenante, facendo in modo che la/e corda/e 70 non passi attraverso il moschettone 60. Il dispositivo 1 è inoltre molto sicuro in quanto agisce comunque da dispositivo frenante nel caso in cui 1'utilizzatore erroneamente non inserisca la/e corda/e 70 nel moschettone 60.
Inoltre, a differenza di alcuni dispositivi dello stato della tecnica, il dispositivo 1 secondo l'invenzione è piuttosto compatto e non prevede leve mobili o corpi sporgenti che potrebbero fungere da corpi contundenti durante eventuali manovre improvvise o strattoni, risultando così pericolosi nei confronti di un utilizzatore.
Sono possibili varianti e/o aggiunte a quanto sopra descritto ed illustrato nei disegni allegati. In una versione non mostrata, la struttura di supporto 2, anziché comprendere i due elementi a piastra 4, può essere realizzato in un corpo unico. Inoltre, è possibile prevedere che il primo elemento deviatore 10, e/o il secondo elemento deviatore 13, e/o il terzo elemento deviatore 50 e/o il quarto elemento deviatore 65 siano parte del suddetto corpo unico. E' possibile configurare e dimensionare il dispositivo 1 in modo desiderato in funzione delle molteplici applicazioni a cui il dispositivo 1 può essere destinato.

Claims (15)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo di sicurezza atto ad essere accoppiato ad una o più corde (70), comprendente una struttura (2) di supporto definente un'intercapedine (3) atta ad alloggiare parte di detta una o più corde (70) ed atta ad accoppiarsi con un moschettone (60), primi mezzi deviatori (10) conformati per imporre a detta una o più corde (70) una prima curvatura (Cl), secondi mezzi deviatori (13) conformati per imporre a detta una o più corde (70) una seconda curvatura (C2), terzi mezzi deviatori (50) conformati per imporre a detta una o più corde (70) una terza curvatura (C3) ed atti a cooperare con detto moschettone (60) per bloccare detta una o più corde (70) in una zona di bloccaggio (B), e quarti mezzi deviatori (65) fissati a detta struttura (2) di supporto in una posizione stazionaria distinta da detta zona di bloccaggio (B), detti quarti mezzi deviatori (65) essendo conformati per imporre a detta una o più corde (70) una quarta curvatura (C4) variabile per controllare l'effetto frenante di detto dispositivo (1) su detta una o più corde (70).
  2. 2. Dispositivo di sicurezza secondo la rivendicazione 1, in cui detta struttura (2) di supporto è definita da primi mezzi a piastra (4) e secondi mezzi a piastra (4) mutuamente collegati e distanziati tramite detti primi mezzi deviatori (10), detti terzi mezzi deviatori (50) e detti quarti mezzi deviatori (65).
  3. 3. Dispositivo di sicurezza secondo la rivendicazione 2, in cui detti primi mezzi a piastra (4) e detti secondi mezzi a piastra (4) comprendono rispettive prime zone (5) mutuamente distanti di una prima distanza (DI), e rispettive seconde zone (6) mutuamente distanti di una seconda distanza (D2) minore di detta prima distanza (DI), tra dette seconde zone (6) essendo interposti detti terzi mezzi deviatori (50).
  4. 4. Dispositivo di sicurezza secondo la rivendicazione 3, in cui detti primi mezzi a piastra (4) e detti secondi mezzi a piastra (4) comprendono rispettive terze zone (7) che collegano dette prime zone (5) a dette seconde zone (6), dette terze zone (7) estendendosi lungo rispettivi superfici (S) mutuamente convergenti, così da definire una zona d'incuneamento frenante e/o bloccante per detta una o più corde (70).
  5. 5. Dispositivo secondo una delle rivendicazioni da 2 a 4, in cui su detti primi mezzi a piastra (4) e detti secondi mezzi a piastra (4) sono ricavate rispettive aperture ad asola (30) per consentire l'accoppiamento di detto moschettone (60) a detta una o più corde (70) e a detta struttura (2) di supporto.
  6. 6. Dispositivo secondo la rivendicazione 5, in cui dette aperture ad asola (30) si estendono lungo un asse longitudinale (K) da dette prime zone (5) a dette seconde zone (6) passando per dette terze zone (7).
  7. 7. Dispositivo di sicurezza secondo una delle rivendicazioni da 1 a 6, in cui detti secondi mezzi deviatori (14) sono fissati a detti primi mezzi deviatori (10), e detti primi mezzi deviatori (10) sono girevolmente accoppiati a detta struttura (2) di supporto così da consentire a detti secondi mezzi deviatori (13) di muoversi da una posizione di apertura (A), in cui risultano all'esterno di detta intercapedine (3) per agevolare l'inserimento di detta una o più corde (7) in detto dispositivo (1), ad una posizione di chiusura (E), in cui detti secondi mezzi deviatori (13) sono almeno parzialmente alloggiati in detta intercapedine (3).
  8. 8. Dispositivo di sicurezza secondo una delle rivendicazioni da 1 a 7, in cui detti terzi mezzi deviatori (50) comprendono una porzione semianulare (50) atta a cooperare con detto moschettone (6) per fungere da elemento di bloccaggio per detta una o più corde (70).
  9. 9. Dispositivo di sicurezza secondo la rivendicazione 8, in cui detta porzione semianulare (50) comprende una superficie d'attrito (51) zigrinata.
  10. 10. Dispositivo di sicurezza secondo una delle rivendicazioni da 1 a 9, in cui detti primi mezzi deviatori (10) e detti terzi mezzi deviatori (50) sono disposti rispettivamente ad una prima estremità (8) e ad una seconda estremità (40) opposte tra loro di detta struttura (2) di supporto.
  11. 11. Dispositivo di sicurezza secondo la rivendicazione 5 oppure 6, oppure secondo una delle rivendicazioni da 7 a 10 quando dipendenti dalla rivendicazione 5 oppure 6, in cui detti secondi mezzi deviatori (13), durante il funzionamento, sono posizionati sostanzialmente tra dette aperture ad asola (30) e detti primi mezzi deviatori (10).
  12. 12. Dispositivo di sicurezza secondo una delle rivendicazioni da 1 a il, in cui detti quarti mezzi deviatori (65) sono disposti, rispetto ad una dimensione longitudinale di detta struttura (2) di supporto, in una posizione intermedia tra detti primi mezzi deviatori (10) e detti terzi mezzi deviatori (50).
  13. 13. Dispositivo di sicurezza secondo una delle rivendicazioni da 1 a 12, in cui una distanza di decentramento (G) di detti quarti mezzi deviatori (65) da una zona sostanzialmente centrale di detta struttura (2) di supporto è minore rispetto ad una distanza di estremità (H) tra detti primi mezzi deviatori (10) e detti terzi mezzi deviatori (50), detti quarti mezzi deviatori (65) essendo più prossimi a detti terzi mezzi deviatori (50) che a detti primi mezzi deviatori (10).
  14. 14. Dispositivo di sicurezza secondo una delle rivendicazioni da 1 a 13, in cui detti quarti mezzi deviatori comprendono un elemento a puleggia (65) stazionario, fissato da ambedue le estremità opposte a detta struttura (2) di supporto, su detto elemento a puleggia (65) essendo ricavati mezzi a gola (68) svasati per ricevere detta una o più corde (70), detto elemento a puleggia essendo disposto per fungere da elemento di frenaggio (65) in grado di frenare detta una o più corde (70) con un'intensità variabile in funzione di una lunghezza o angolo di avvolgimento di detta una o più corde (70) su detto elemento di frenaggio (65).
  15. 15. Dispositivo di sicurezza secondo una delle rivendicazioni da 1 a 14, in cui detti primi mezzi deviatori (10), e/o detti secondi mezzi deviatori (13) e/o detti terzi mezzi deviatori (50) e/o detti quarti mezzi deviatori (65) e detta struttura (2) di supporto sono realizzati in un corpo unico.
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