ITMI960808U1 - Attrezzo spaccaroccia o demolitore - Google Patents
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Description
DESCRIZIONE del modello industriale di utilità
Il presente trovato riguarda un attrezzo per produrre fratture in materiale lapideo naturale ed artificiale (ossia materiale roccioso e manufatti in calcestruzzo e cemento armato), attrezzo che nel prosieguo di questa descrizione per semplicità di esposizione verrà più semplicemente denominato attrezzo spaccaroccia o demolitore
Resta inteso che anche se la descrizione che segue fa specifico riferimento all’applicazione a materiale roccioso (da cui il nome) si intende che analoga applicazione con modalità equivalenti se non identiche si ha nel caso della demolizione di manufatti in calcestruzzo 0 cemento armato.
E’ noto che nelle cave per lescavazione di materiale lapideo in blocchi si procede di regola alla utilizzazione di cariche esplosive per il distacco di blocchi dalla massa rocciosa circostante, cariche che vendono inserite e fatte brillare in una pluralità di fori praticati preventivamente a distanze e per profondità prestabilite.
E’ altrettanto noto che questa tecnica presenta pericoli (oltre che costi) non indifferenti connessi da un lato alla manipolazione di materiale esplosivo e dall’altro lato al distacco violento del blocco.
Pertanto in anni recenti si è cercato di realizzare mezzi alternativi per conseguire questo scopo, mezzi che tuttavia si sono rivelati limitati soprattutto per quanto riguarda le dimensioni dei blocchi che si possono staccare dalla massa rocciosa.
Un’altra situazione nella quale si presenta un problema analogo è quella della realizzazione di gallerie per mezzo di apparecchiature di escavazione a fresatura frontale.
In questo caso è necessario creare un “invito” per la fresa frontale, praticando una serie di fori lungo il perimetro sostanzialmente circolare che racchiude successivamente la testa di fresatura orizzontale. Anche in questa situazione finora è stato necessario ricorrere a cariche esplosive per creare tale invito.
E’ evidente che appare desiderabile mettere a disposizione una soluzione alternativa con la quale si ottenga il risultato desiderato, in modo industrialmente vantaggioso, senza impiego di cariche esplosive.
Tale scopo viene conseguito con l’attrezzo demolitore o spaccaroccia secondo il presente trovato, che si caratterizza per il fatto di comprendere un corpo cilindrico avente un condotto assiale per un fluido sotto pressione alimentato da una fonte esterna, detto condotto assiale estendendosi da un’estremità all’altra di detto corpo, nel quale è individuabile una pluralità di sezioni adiacenti, ciascuna sezione avendo almeno una camera cilindrica ad asse perpendicolare a quello del detto corpo ed avente almeno una estremità aperta verso la superficie laterale di detto corpo, ciascuna camera cilindrica essendo in comunicazione libera con detto condotto assiale e costituendo la sede di scorrimento di un pistone mobile tra una prima posizione di riposo, in cui la testa del pistone è a filo della superficie esterna adiacente di detto corpo cilindrico, ed una seconda posizione operativa in cui per azione di detto fluido sotto pressione sporge di una distanza prestabilita da detta superfìcie esterna di detto corpo, ciascun pistone essendo sollecitato verso detta prima posizione da una molla dì trazione, mezzi essendo inoltre previsti per limitare la corsa di detto pistone tra le due dette posizioni.
Nella forma di realizzazione preferita dell’attrezzo secondo il presente trovato dette camere cilindriche sono passanti rispetto al corpo cilindrico ed in esse è alloggiata una coppia di pistoni contrapposti, in modo che detto fluido sotto pressione agisce contemporaneamente su entrambe le superfici interne dei rispettivi pistoni e quindi entrambi i pistoni passano contemporaneamente da detta posizione di riposo a detta posizione operativa, i mezzi di limitazione di corsa consistendo in incavi praticati su due fianchi contrapposti di ciascun pistone ed in impegno con spine cilindriche solidali a detto corpo.
Inoltre in questa forma di realizzazione preferita detta molla di trazione è un’unica molla avvolta a spirale, te cui spire sono alloggiate a trattenute per avvitamento in una filettatura corrispondente praticata nella superficie cilindrica interna di ciascun pistone.
Gli aspetti particolari ed i vantaggi dell’attrezzo demolitore o spaccaroccia secondo il presente trovato appariranno più chiaramente dalla descrizione dettagliata che segue di una forma di realizzazione preferita avente titolo unicamente esemplificativo e non limitativo.
Nei disegni:
la fig. 1 è una vista laterale con alcune parti mostrate in sezione dell’attrezzo spaccaroccia secondo il presente trovato;
le figg. 2 e 3 sono viste in sezione trasversale secondo i piani di traccia 11 - Il e III - III di fig. 1 ;
la fig. 4 mostra schematicamente una modalità di impiego dell’attrezzo di fig.1 ;
la fig. 5 è una vista schematica di un’altra applicazione dell’attrezzo secondo il trovato, e
la fig. 6 è una vista di un accessorio dell’attrezzo secondo il trovato.
Riferendosi anzitutto alle figure 1 -3 l’attrezzo secondo il presente trovato consta di un corpo sostanzialmente cilindrico IO avente un asse 12 e presentante alle due estremità un terminale di ingresso od alimentazione 14 ed un terminale di chiusura 16.
Ad intervalli regolari lungo il corpo cilindrico 10 sono praticate camere cilindriche 20 aventi asse 18 ortogonale a quello del corpo 10.
Nella forma di realizzazione preferita dell’attrezzo secondo il trovato in ogni camera cilindrica 20 sono alloggiati due pistoni contrapposti 22A e 22B, aventi quindi asse coincidente con quello della rispettiva camera 20 ma mobili in direzioni opposte, tra una posizione di riposo od inattiva (mostrata in fig. ì in linee piene)ed una posizione operativa (mostrata in fig. I in linee tratteggiate).
Nella prima posizione (inattiva) dei pistoni 22A e 22B la loro faccia esterna 23 si trova a filo della superficie esterna adiacente del corpo 10.
La faccia interna di ciascun pistone 22 (A e B) è sagomata con una cavità cilindrica 24A e 24B nella quale trova sede una metà di una molla di trazione 26 avente le estremità solidali od agganciate ai due pistoni 22 i quali sono quindi sollecitati verso la predetta posizione inattiva.
Di preferenza la molla 26 è sagomata a spirale con spirali strettamente ravvicinate ed alloggiate in incavi a spirale praticati nella superfìcie laterale interna di ciascun pistone allo stesso modo con il quale la filettatura esterna di una vite (rappresentata in questo caso dalle spirali della molla 26) si accoppiano impegnandola la filettatura del relativo bullone o sede filettata (che in questo caso è rappresentata dagli incavi interni a spirale formati nella superficie laterale interna dei pistoni.
Nelle pareti laterali di ciascun pistone 22 sono praticati simmetricamente due incavi 28 che servono come sedi di scorrimento del pistone stesso rispetto ad un perno di arresto 30 rigidamente solidale alla parete adiacente della camera cilindrica 20.
Inoltre i perni 30 assolvono alla funzione di impedire la rotazione dei pistoni 22 intorno al loro asse e quindi rispetto all’asse della camera cilindrica corrispondente 20.
Opportune guarnizioni 32 assicurano la tenuta tra i pistoni 22 e le pareti adiacenti della camera cilindrica 20.
La cavità interna di ciascuna camera cilindrica 20 comunica con una alimentazione di fluido, preferibilmente un liquido, sotto pressione (acqua od olio), la cui fonte non è mostrata nei disegni, per mezzo di un condotto 34, avente asse ortogonale a quello delle camere cilindriche 20 e coincidente con quello del corpo 10, per cui a seconda che questo condotto sia o meno in comunicazione con la già citata fonte di fluido sotto pressione la relativa pressione agisce o meno sulle facce posteriore dei rispettivi pistoni, in modo da vincere l'azione antagonisia delle molle di trattenuta 26.
Come si può rilevare dalla fig. I , il corpo 10 10 può essere considerato come formato da una pluralità di sezioni cilindriche in ciascuna delle quali è praticata la camera cilindrica 20 e sono alloggiati i pistoni contrapposti 22A e 22B, il numero delle sezioni definendo e quindi essendo scelto in funzione della lunghezza assiale desiderata dell’attrezzo.
L’attrezzo è completato, come già accennato, da due elementi terminali 14 e 16, aventi l’estremità esterna di diametro ridotto rispetto al diametro del corpo cilindrico 10 nel quale il condotto assiale 34 sbocca in una cavità allargata 40 formante la sede per una sfera di ritegno e controllo, rispettivamente indicata con i riferimenti 42 per il terminale 14 e 44 per il terminale 16.
Ciascuna sfera 42, 44 è trattenuta in posizione da una ghiera di bloccaggio 46 (per il terminale 14) e 48 (per il terminale 16) impegnata a filettatura con la porzione di diametro ridotto del terminale corrispondente 14, 16..
Nel caso della ghiera 48, questa presenta fondo cieco, in quanto costituisce l’estremità ultima dell’intero attrezzo. Per quanto riguarda invece la ghiera 46, questa presenta una foratura assiale 50, per l’innesto (possibilmente con un raccordo di innesto rapido) di un tubo di collegamento ad una sorgente di fluido sotto pressione. A tale scopo anche la corrispondente sfera 42 presenta un condotto assiale 36 dotato di uno spezzone di tubo flessibile 38 cheassicura la tenuta quando è attivato il collegamento per il fluido sotto pressione con il condotto assiale 34.
Il funzionamento dell’attrezzo secondo il trovato verrà ora spiegato con riferimento alla figura 4, nella quale è mostrato a titolo di esempio un blocco di materiale lapideo 52 nella quale vengono praticati i fori 54 lungo la linea di spaccatura o fessurazione 56.
Quando i fori 54 sono stati praticati si procede ad introdurre in alcuni di essi, oppure in tutti, il corpo 10, possibilmente dimensionato in modo che l’attrezzo sia completamente introdotto nel foro 54. A tale scopo è previsto di regolare opportunamente la lunghezza del foro 54, oppure aumentare o diminuire la lunghezza dell’attrezzo nel modo successivamente spiegato. Quando l’attrezzo 12 è completamente inserito nel foro 54, si procede a collegare la sorgente di fluido sotto pressione con il condotto 34. Preferibilmente la pressione del fluido è dell’ordine di diverse centinaia di bar.
La pressione elevata del fluido alimentato in questo modo determina la fuoriuscita delle teste dei pistoni 22, fino ad assumere la posizione operativa mostrata in linee punteggiate in ftg. I .
Questa fuoriuscita violenta, come è facile apprezzare, da origine a forze come quelle qualitativamente indicate in figura con le frecce F e quindi ha un effetto dirompente sulla parete adiacente di roccia determinando una rottura allineata con la linea di spaccatura 56.
Ovviamente disponendo una pluralità di attrezzi in fori selezionati tra i fori 54, si ottiene la formazione di una linea completa di spaccatura e quindi il distacco della parte di blocco desiderata.
Riferendosi alla figura 5 è mostralo il caso di un altro impiego dell’aitrezzo secondo il trovato, ossia al caso in cui si predispone il già menzionato “invito” per una fresa a disco orizzontale nella erezione di gallerie.
In questo caso il riferimento 60 indica la parete di roccia mentre il riferimento 62 indica il contorno apporssimativo della galleria da scavare. Posto che la fresa orizzontale abbia diametro dei disco fresatore pari a quello del cerchio 64 inscrìtto nel predetto contorno 62, delimitato quindi dalla circonferenza 66, si procede anzitutto alla esecuzione del foro centrale 68 e dì una pluralità di fori 70 disposti su più circonferenze concentriche con il foro 68, il numero di circonferenze coincentriche essendo ovviamente dipendente sia dalla grandezza del cerchio 64, sia dalla natura della roccia da frantumare.
Introducendo l’attrezzo spaccaroccia prima nel foro 68 e quindi in successione ordinata in direzione radiale verso l esterno nei fori 70 di ciascuna delle circonferenze concentriche si effettua la frantumazione progressiva della roccia lungo linee radiali a partire dal foro centrale 68, fino ad ottenere una parte incavata nel fronte di roccia di diametro sostanzialmente pari a quello del cerchio 64 e profondità corrispondente alla lunghezza assiale dell’attrezzo.
Successivamente si procede ad introdurre l’attrezzo spaccaroccia nei fori 72 (dei quali sono mostrati soltanto due, restando inteso che il loro numero viene scelto in funzione delle dimensioni del costone di base della galleria, della durezza e resistenza del materiale roccioso e simili.
Come già accennato l’attrezzo secondo il trovato può essere allungato assialmente a seconda delle esigenze operative.
Come mostrato in fig.6, in questo caso, in luogo della ghira 48 viene utilizzata una ghiera di raccordo 74 che viene avvitata sul terminale 16 del primo corpo cilindrico 10A; la ghiera 74 si prolunga per mezzo di una seconda parte specularmente identica e viene avvitata sul terminale 14 di un secondo corpo 10B, sostituendo la relativa ghiera 46. Le sfere 76, identiche alle sfere 42 servono per la trasmissione della pressione di fluido al corpo aggiuntivo Ι0Β coppie di pistoni 22.
E’ evidente che la lunghezza del corpo IO viene scelta ad un valore modulare in modo da consentire, attraverso multipli di tale lunghezza di coprire tutte le possibili situazioni operative e quindi di lunghezza assiale dei fori praticati nella roccia.
Prendendo ora in considerazione le possibili alternative e varianti di realizzazione del presente trovato, la prima osservazione degna di nota è che è possibile e previsto che le camere 20 siano tutte allineate in modo che i rispettivi pistoni agiscano su di un un’unica linea parallela all’asse del corpo 10; in alternativa o in relazione a particolari applicazioni le camere 20 possono essere angolarmente sfalsate tra di loro in modo da determinare un’azione dirompente applicata su tutte le superfici interne corrispondentemente sfalsate angolarmente dei fori 54.
Ad esempio questa soluzione può essere estremamente vantaggiosa nel caso dell’impiego dell’attrezzo spaccaroccia nella predisposizione del già menzionato invito per la fresa orizzontale nella costruzione di gallerie, in quanto in questo caso è possibile ottenere che lazione dirompente sia diretta angolarmente verso il centro ed il colmo del perimetro della galleria.
In particolare l’impiego di due pistoni ad angolo retto può essere particolarmente vantaggiosonel caso dell’azione di frantumazionee demolizione applicata ai costoni di base delle gallerie e quindi ai fori 72 di fig. 5.
E’ anche possibile e previsto di realizzare l’attrezzo in modo che la camera interna sia dotata di tre pistoni orientati a 120 gradi tra di loro e quindi in modo da ottenere una diversa distribuzione della forza dirompente.
Come già accennato nel preambolo della descrizione, l’attrezzo secondo il presente trovato trova applicazione vantaggiosa anche al caso della demolizione di manufatti in cemento armato, in sostituzione ad esempio dei martelli pneumatici, i quali comportano tempi operativi lunghi ed un intollerabile inquinamento acustico ambientale.
Naturalmente anche in questo caso grande importanza ha la scelta della disposizione, del distanziamento e della profondità dei fori nei quali si introduce l’attrezzo demolitore.
Infine la procedura operativa illustrata in relazione alla figura 5 diventa la procedura di esecuzione di cunicoli sotterranei od interrati di diametro ridotto (come ad esempio le canalizzazioni di scolo delle acque lungo le gallerie), oppure per la realizzazione di spezzoni di condotte forzate per centrali idroelettriche a salto d’acqua.
Infine è anche prevedibile di realizzare la ghiera 74 di fig. 6 con uno snodo centrale che consenta al tempo stesso il collegamento alla fonte di fluido sotto pressione ed un disassamento sia pure limitato tra corpi cilindrici 10 adiacenti.
Claims (9)
- RIVENDICAZIONI 1. Attrezzo demolitore o spaccaroccia caratterizzato per il fatto di comprendere un corpo cilindrico (10) avente un condotto assiale (34) per un fluido sotto pressione alimentato da una fonte esterna, detto condotto assiale estendendosi da un’estremità all’altra di detto corpo (10), nel quale è individuabile una pluralità di sezioni adiacenti, ciascuna sezione avendo almeno una camera cilindrica (20) ad asse ( 18) perpendicolare a quello ( 12) del detto corpo ed avente almeno una estremità aperta verso la superficie laterale di detto corpo, ciascuna camera cilindrica essendo in comunicazione libera con detto condotto assiale e costituendo la sede di scorrimento di un pistone (22) mobile tra una prima posizione di riposo, in cui la testa del pistone è a filo della superficie esterna adiacente di detto corpo cilindrico, ed una seconda posizione operativa in cui per azione di detto fluido sotto pressione sporge di una distanza prestabilita da detta superficie esterna di detto corpo, ciascun pistone essendo sollecitato verso detta prima posizione da una molla di trazione (26), mezzi (28,30) essendo inoltre previsti per limitare la corsa di detto pistone tra le due dette posizioni.
- 2. Attrezzo secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che dette camere cilindriche (20) sono passanti rispetto al corpo cilindrico ( 10) ed in esse è alloggiata ima coppia di pistoni contrapposti (22A,22B), in modo che detto fluido sotto pressione agisce contemporaneamente su entrambe le superfici interne dei rispettivi pistoni e quindi entrambi i pistoni passano contemporaneamente da detta posizione di riposo a detta posizione operativa, i mezzi di limitazione di corsa consistendo in incavi (28) praticati su due fianchi contrapposti di ciascun pistone ed in impegno con spine cilindriche (30) solidali a detto corpo.
- 3. Attrezzo secondo la rivendicazione 1 , caratterizzato dal fatto che detti mezzi a molla di trazione (26) consistono in un’unica molla di trazione che collega insieme le due facce interne dei due pistoni contrapposti.
- 4. Attrezzo secondo la rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che detta molla di trazione(26) è un’unica molla avvolta a spirale, le cui spire sono alloggiate a trattenute per avvitamento in una filettatura corrispondente praticata nella superficie cilindrica interna di ciascun pistone.
- 5. Attrezzo secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detto corpo cilindrico ( 10) presenta due elementi terminali (14, 16) aventi una porzione di estremità di diametro ridotto, che presenta una cavità (40) nella quale sbocca detto condotto assiale (34) ed alla quale è associata una sfera (42, 44), detta sfera essendo trattenuta in sede in detta cavità (40) da una ghiera (46, 48) impegnata a filettatura con detta pare di diametro ridotto (36), la ghiera (46) della estremità anteriore di detto insieme ( 12) essendo dotata di un foro (50) di innesto di un tubo di collegamento ad una sorgente di fluido sotto pressione, detta sfera (42) essendo azionabile dotata di un foro passante (36) cui è associato uno spezzone tubo!are(3S) di collegamento con detto condotto assiale (34).
- 6. Attrezzo secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che le camere cilindriche (20) ed i pistoni (22) in esse alloggiati sono angolarmente sfalsati tra di loro secondo una disposizione preordinata di applicazione della forza dirompente.
- 7. Attrezzo secondo la rivendicazione 5, caratterizzato dal fatto che, per l’accoppiamento di un primo corpo cilindrico ( 10A) ad un secondo corpo cilindrico (10B) è prevista una ghiera (74) avente due parti componenti specularmente identiche tra loro ed alla ghiera (46) atte a trattenere in posizione due sfere (76) aventi un rispettivo foro o passaggio assiale per il collegamento del corpo addizionale ( 10B) alla fonte di fluido sotto pressione.
- 8, Attrezzo secondo la rivendicazione 1 , caratterizzato dal fatto che detto fluido sotto alta pressione è acqua od olio.
- 9. Attrezzo secondo la rivendicazione 7, caratterizzato dal fatto che detto fluido si trova sotto una pressione di diverse centinaia di bar.
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