ITMI20132030A1 - Attivatore e dispositivo ortodontico comprendente detto attivatore - Google Patents

Attivatore e dispositivo ortodontico comprendente detto attivatore

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ITMI20132030A1
ITMI20132030A1 IT002030A ITMI20132030A ITMI20132030A1 IT MI20132030 A1 ITMI20132030 A1 IT MI20132030A1 IT 002030 A IT002030 A IT 002030A IT MI20132030 A ITMI20132030 A IT MI20132030A IT MI20132030 A1 ITMI20132030 A1 IT MI20132030A1
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IT
Italy
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activator
aligner
teeth
plates
mandible
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IT002030A
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Antonio Nappo
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Antonio Nappo
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    • AHUMAN NECESSITIES
    • A61MEDICAL OR VETERINARY SCIENCE; HYGIENE
    • A61CDENTISTRY; APPARATUS OR METHODS FOR ORAL OR DENTAL HYGIENE
    • A61C7/00Orthodontics, i.e. obtaining or maintaining the desired position of teeth, e.g. by straightening, evening, regulating, separating, or by correcting malocclusions
    • A61C7/36Devices acting between upper and lower teeth
    • AHUMAN NECESSITIES
    • A61MEDICAL OR VETERINARY SCIENCE; HYGIENE
    • A61CDENTISTRY; APPARATUS OR METHODS FOR ORAL OR DENTAL HYGIENE
    • A61C7/00Orthodontics, i.e. obtaining or maintaining the desired position of teeth, e.g. by straightening, evening, regulating, separating, or by correcting malocclusions
    • A61C7/08Mouthpiece-type retainers or positioners, e.g. for both the lower and upper arch

Description

DESCRIZIONE
Annessa a domanda di brevetto per INVENZIONE INDUSTRIALE avente per titolo
“ATTIVATORE E DISPOSITIVO ORTODONTICO COMPRENDENTE
DETTO ATTIVATORE”
La presente invenzione ha per oggetto un attivatore per strutture mandibolo-mascellari e il metodo relativo per la sua realizzazione.
Inoltre, la presente invenzione è relativa ad un dispositivo ortodontico comprendente tale attivatore e ad un kit per il trattamento ortodontico e ortopedico comprendente tale attivatore.
La presente invenzione trova applicazione nel settore odontoiatrico e nello specifico in ortodonzia clinica.
L’allineamento dentale è uno degli aspetti di fondamentale importanza per la salute del cavo orale poiché consente contemporaneamente di ottenere una corretta funzionalità masticatoria e di facilitare l’igiene orale quotidiana, oltre a migliorare l’estetica del sorriso.
La malposizione dei denti è generata da fattori differenti, di cui occorre prendere coscienza per evitare recidive.
Il riequilibrio si verifica attraverso una collaborazione congiunta tra paziente e dentista.
Esistono oggigiorno differenti tecnologie per il riequilibrio e il riallineamento delle strutture ossee dentali.
Le più tradizionali prevedono attacchi fissi in metallo, quindi un sistema di allineamento dentale con attacchi posizionati su ogni singolo dente che, in base ad una sequenza di archi super-elastici, porta i denti, gradualmente e senza dolore, nella posizione corretta.
L’impiego di apparecchi mobili in età evolutiva permette di prevenire o risolvere problematiche esistenti o facilmente prevedibili ed influiscono positivamente sullo sviluppo delle arcate dentarie sia a livello osseo che muscolare.
Per questioni prevalentemente estetiche, si è messa a punto una nuova tecnologia che permette di intervenire sul riallineamento della dentatura in modo quasi invisibile, senza creare gli effetti antiestetici e i disturbi psicologici degli apparecchi metallici tradizionali.
Tale sistema di riallineamento dentale prevede l’utilizzo di una sequenza di mascherine trasparenti da sostituire ogni 2 settimane e da indossare per un predeterminato numero di ore al giorno. Il numero di mascherine dipende dalla complessità dei movimenti richiesti e dal risultato desiderato; è possibile monitorare tutte le fasi del trattamento di riallineamento step by step attraverso un rendering in 3D affidabile e preciso.
Tali mascherine sono degli allineatori dentali invisibili, perché trasparenti, che con tecnica digitale e/o a rivalutazione sequenziale, ossia attraverso micro spostamenti, permettono risultati estetici molto apprezzati dai pazienti.
Questi allineatori trasparenti esercitano una leggera pressione spostando i denti progressivamente nella direzione concordata con il medico dentista che li ha prescritti; mensilmente durante la visita di controllo dal proprio ortodontista che verifica e interviene in modo attivo per il buon risultato finale, si riceve il nuovo allineatore con lo spostamento concordato.
Vengono realizzati dei movimenti dentali di estrema precisione grazie ad una valutazione tridimensionale (fase CAD progettazione assistita al computer) e ad un sistema di produzione di modelli stereolitografati (fase CAM realizzazione assistita al computer). Inizialmente vendono rilevate le impronte delle arcate dentarie del paziente, viene eseguita la scansione delle arcate dentarie del paziente ricavata da un negativo (impronta) o positivo (modello in gesso ricavato dall’impronta). Infine, viene realizzato il set-up virtuale, che rappresenta l’insieme degli spostamenti dentali che progressivamente puntano ad allineare i denti e/o risolvere una malocclusione (denti mal allineati, denti storti). Tramite macchine di prototipazione come le stampanti 3D è possibile ricavare dal virtuale una serie di modelli fisici sui quali poi vengono termoformati dei fogli in PETG (Polyethylene Terephthalate G Copolyester) o altro materiale biocompatibile per essere poi tagliati e rifiniti al limite gengivale di ogni dente
Per movimenti e maggior tenuta degli allineatori può essere consigliabile posizionare piccoli punti di materiale composito o da otturazione trasparente, sulla superficie di alcuni denti, i cosìdetti ”attachments”. Questi sono dei punti di presa realizzati tramite l’applicazione, direttamente sul dente di materiale foto polimerizzabile. Tali punti di presa possono avere diverse forme geometriche a seconda delle esigenze e realizzano un appiglio su cui l’allineatore si adagia per esercitare l’entità e la direzione della forza.
Nell’inquadramento clinico della malocclusione di un paziente il problema non è solo da ricercare nella posizione alterata dei denti, ma spesso, si associa ad un problema di natura ortopedica.
Quando vi è una discrepanza di tipo scheletrico, la mandibola contrae rapporti con il mascellare in una posizione più avanzata o più arretrata in senso sagittale associata o meno ad una latero-deviazione cioè ad una deviazione della mandibola rispetto al mascellare in senso latero-laterale. Questo è lo schema che classifica i rapporti tra mascellare e mandibola in senso sagittale: classe I rapporto corretto, classe II mandibola arretrata rispetto al mascellare, classe III mandibola avanzata rispetto al mascellare.
Un tracciato cefalometrico ricavato da una radiografia del cranio in proiezione latero-laterale definisce in base a dei parametri lineari ed angolari una diagnosi che permette di valutare quando la mandibola e il mascellare sono ipo, normo o ipersviluppati e le loro varie interazioni.
Nei pazienti in crescita nei casi di classe II dovuta a retrusione mandibolare, si stimola l’avanzamento mandibolare con diverse tecniche e dispositivi, questi hanno un solo obiettivo che è quello di avanzare e bloccare la mandibola in una posizione anteriorizzata rispetto al mascellare.
Questo stimola dei processi, dei quali non tutti sono ancora chiari, che normalizzano e stabilizzano il corretto rapporto tra le basi scheletriche. Diversi studi hanno confermato questo meccanismo con evidenza scientifica.
Gli allineatori sono dei dispositivi monoarcata, questi da soli non possono influenzare lo sviluppo scheletrico della mandibola o del mascellare in senso antero-posteriore.
Per risolvere questo problema attualmente si utilizzano, come unica soluzione, degli elastici intermascellari da applicare sugli allineatori o direttamente sui denti, sugli attachments, in zona molare nell’arcata inferiore e in zona canina sull’arcata superiore
La forza esercitata da questo tiro tende a normalizzare i rapporti interarcata grazie ad uno slittamento dei processi dento-alveolari inferiore in avanti e superiore in direzione posteriore.
Questa soluzione presenta alcuni inconvenienti.
Se l’applicazione della trazione di elastici avviene direttamente sui denti si ha che il tiro medio di una trazione di classe II è di 150g, pertanto applicare tutta questa forza su un solo dente, anche se parzialmente inglobato in un allineatore, lo espone a rizalisi cioè ad un riassorbimento della parte apicale della radice del dente.
Inoltre, se il paziente non indossa l’allineatore non può applicare gli elastici sui denti poiché questi sarebbero spostati in modo incontrollato.
Un cattivo posizionamento degli attacchi per l’appiglio degli elastici od un cattivo uso dell’ allineatore da parte del paziente, così come un cattivo inserimento, crea la possibilità di avere dei movimenti indesiderati su alcuni denti. D’altronde già al cambio di ogni allineatore vi è poco grip poiché all’inizio non vi è completa aderenza.
Questi movimenti indesiderati non sono contemplati nella progressione degli spostamenti progettati al CAD: un movimento incontrollato può far perdere la progressione e quindi rendere inutilizzabili tutti gli allineatori successivi
Proseguendo, nei casi in cui è presente una latero-deviazione mandibolare è difficile calibrare gli elastici per ottenere un ricentramento di questa, anche cambiando il tiro ed i punti di appiglio oppure ricorrendo all’utilizzo combinato di elastici di classe II su un lato e di elastici di classe III sull’altro.
La scomposizione in vettori della forza indotta dal tiro degli elastici presenta, oltre ad una componente orizzontale, anche una verticale che di solito è indesiderata e può causare sia una rotazione oraria del piano occlusale che una rotazione mandibolare con conseguente aumento della dimensione verticale.
Gli elastici intermascellari di classe II esercitano un effetto sagittale reciproco sulle arcate con retrazione del cassetto dente-alveolare mascellare e avanzamento di quello mandibolare, ma non riposizionano corporeamente la mandibola in avanti: questo potrebbe rendere meno stabile il risultato finale
Pertanto, tutte le predette considerazioni fanno supporre che il sistema di forze derivato da elastici per ottenere un avanzamento mandibolare nei casi di classe II sia indeterminato, quindi fuori controllo.
Le stesse considerazioni di tipo biomeccanico, tranne quelle di eventuali rizalisi, valgono se l’applicazione della trazione di elastici avviene direttamente sull’allineatore.
L’applicazione degli elastici sull’allineatore genera una forza che tende a sollevarli. Inoltre, se si modifica l’anatomia del dente, per aumentare la ritenzione degli allineatori, si accresce la possibilità di estrusioni incontrollate di alcuni elementi dentali. Infine, al cambio di ogni allineatore possono verificarsi movimenti non predicibili poiché l’allineatore, all’inizio, non è aderente.
Nella terapia ortodontica per il trattamento delle classi II da retrusione mandibolare si usano dei monoblocchi in resina acrilica. Questi sono fabbricati da laboratori ortodontici specializzati ed hanno la funzione di risolvere le discrepanze sagittali ed a volte anche quelle trasversali.
L’attivatore attualmente noto è un dispositivo che si ancora ad una arcata (di solito la superiore) mentre l’arcata antagonista si adagia in esso alla chiusura mandibolare, questa caratteristica gli è valsa nel tempo anche il nome di monoblocco che vuole indicare la presenza di un solo apparecchio per entrambe le arcate.
Il monoblocco o attivatore è un dispositivo rimovibile di ortodonzia funzionale che obbliga la mandibola a chiudere in una posizione più avanzata. L'attivazione della funzione muscolare del paziente (da questo deriva il nome attivatore) nel giro di pochi mesi stabilizza la mandibola in una posizione più anteriorizzata correggendo il gap scheletrico.
E' un apparecchio efficace nella correzione della seconda classe scheletrico-dentale nell'età di crescita, capace di armonizzare i rapporti sagittali e verticali tra arcata superiore e inferiore e tra mascella superiore e mandibola.
Correttamente applicato provoca modifiche nel modello funzionale della muscolatura orofacciale, portando al ripristino di un normale sovragetto e sovramorso oltre che di una prima classe dentale e scheletrica.
Affinché l'azione dell’attivatore sia efficace è necessario che l'ortodontista prenda un preciso morso di costruzione e, nel corso del trattamento, scarichi la resina nelle zone appropriate. Pertanto, il dispositivo va modificato via via nel corso dell’intero trattamento.
Ciò ovviamente comporta un notevole incremento dei costi di gestione dell’intero trattamento da parte del paziente.
Inoltre, l’attivatore di tipo noto è parzialmente in metallo, quindi visibile e poco estetico, oltre che fastidioso a seguito della sua struttura corposa, pertanto il paziente non è certamente invogliato ad indossarlo durante il giorno.
Secondo la richiedente, gli attivatori e i dispositivi ortodontici della tecnica nota sopra descritti sono migliorabili sotto diversi aspetti.
In particolare, è scopo della presente invenzione superare i limiti e gli inconvenienti sopra descritti con riferimento alla tecnica nota.
Più in particolare, è scopo dell’invenzione proporre un attivatore ed un dispositivo ortodontico che siano strutturalmente semplice e costruttivamente facile da realizzare.
È ulteriore scopo dell’invenzione realizzare un attivatore ed un dispositivo ortodontico che siano pratici, comodi, veloci, immediati e facili da indossare.
Inoltre, scopo della presente invenzione è proporre un attivatore ed un dispositivo ortodontico che risultino anche economici e realizzati con materiali semplici e il più possibile omogenei tra loro e che diano una buona resa estetica.
Questi scopi ed altri ancora vengono sostanzialmente raggiunti, secondo la presente invenzione, realizzando un attivatore ed un dispositivo ortodontico comprendenti le caratteristiche espresse nella rivendicazione 1 e/o in una o più delle successive rivendicazioni.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell’invenzione appariranno maggiormente chiari dalla descrizione dettagliata di una forma d’esecuzione preferita, ma non esclusiva, di un attivatore ed un dispositivo ortodontico in accordo con la presente invenzione.
Tale descrizione verrà esposta qui di seguito con riferimento agli uniti disegni, forniti a solo scopo esemplificativo e non limitativo, nei quali:
- la figura 1 mostra una vista prospettica di un attivatore secondo la presente invenzione, secondo una prima configurazione;
- la figura 2 mostra una vista prospettica di un attivatore secondo la presente invenzione, secondo una seconda configurazione;
- la figura 3 mostra una vista laterale di un attivatore secondo la presente invenzione, secondo una terza configurazione;
- la figura 4a mostra una vista laterale di un attivatore secondo la presente invenzione, secondo una quarta configurazione in una prima posizione operativa;
- la figura 4b mostra una vista laterale di un attivatore secondo la presente invenzione, secondo una quarta configurazione in una seconda posizione operativa;
- la figura 5 mostra una vista prospettica posteriore dell’attivatore secondo la prima configurazione illustrata in figura 1;
- la figura 6a mostra una vista prospettica di un dispositivo ortodontico in accordo con la presente invenzione, secondo una prima configurazione e in un primo momento di assemblaggio;
- la figura 6b mostra una vista prospettica di un dispositivo ortodontico in accordo con la presente invenzione, secondo una prima configurazione e in un secondo momento di assemblaggio;
- la figura 7 illustra un kit ortodontico in accordo con la presente invenzione;
- le figure 8a e 8b illustrano una prima ed una seconda fase operativa di un dispositivo ortodontico in accordo con la presente invenzione.
Con riferimento alle figure citate, con 1 è stato complessivamente indicato un attivatore secondo la presente invenzione.
L’attivatore 1 è uno strumento di correzione ortodontico che agisce, in particolare, per risolvere una malocclusione di seconda classe scheletrica da retrusione mandibolare.
In altre parole, l’azione dell’attivatore 1 è quella di costringere la mandibola a chiudersi in una posizione più avanzata rispetto alla sua naturale.
Tale posizione avanzata è determinata dal morso di costruzione.
Le forze che portano alla correzione dei rapporti tra le arcate dentali derivano, sostanzialmente, dalle modifiche di funzione della muscolatura orofacciale del paziente che lo applica.
L’attivatore 1 oggetto della presente invenzione comprende due placche, una superiore 2a calzabile sull’arcata dentale superiore ed una inferiore 2b calzabile sull’arcata dentale inferiore.
Le placche 2a e 2b sono due mascherine che interagiscono reciprocamente in modo predefinito e calibrato per obbligare la mandibola a chiudersi in una posizione terapeutica diversa dalla abituale, preferibilmente più avanzata rispetto alla scorretta e naturale posizione di chiusura.
In particolare, le due placche 2a e 2b possono essere unite tra loro in diversi modi o essere svincolate l’una dall’altra e accoppiabili, preferibilmente per interferenza, solo in fase di chiusura della mandibola. Nel primo caso, le due placche 2a e 2b sono collegate tra loro tramite mezzi di connessione 11.
Tali mezzi di connessione 11 comprendono, ad esempio, una sostanza adesiva che connette le due placche 2a e 2b in modo rigido, a formare un monoblocco, come illustrato in figura 1, così che non possano realizzarsi movimenti relativi tra le due placche 2a e 2b.
Alternativamente, i mezzi di connessione 11 comprendono mezzi allungabili 11’ come elementi telescopici o un pistone mobile in una cannula, nei quali il fine corsa rappresenta il punto di non ritorno per la mandibola che resta così obbligata in posizione avanzata di chiusura, come illustrato in figura 2.
Quest’ultima è una seconda configurazione dell’attivatore 1, che prevede quindi le due placche 2a e 2b sempre unite tra loro ma mobili l’una rispetto all’altra.
Nelle figure 3 e 4, invece, sono rappresentate rispettivamente una terza ed una quarta configurazione dell’attivatore 1 oggetto della presente invenzione.
Nello specifico, entrambe queste forme realizzative prevedono che le due placche 2a e 2b siano tra loro svincolate e accoppiabili reciprocamente tramite rispettivi piani inclinati 14 che, scorrendo l’uno sull’altro durante la chiusura della bocca, interferiscono invitando la mandibola a chiudersi in posizione più avanzata rispetto alla sua naturale e abituale posizione di chiusura.
L’interferenza tra i piani inclinati 14 impedisce il ritorno della mandibola nella sua posizione arretrata.
Nella configurazione illustrata in figura 3, i piani inclinati 14 sono collocati tra i denti, quindi nella zona di contatto tra le due placche 2a, 2b, mentre nella configurazione illustrata in figura 4 i piani inclinati 14 sono collocati preferibilmente esternamente e a lato dell’arcata dentale, fuori di contatto tra i denti. In particolare, i piani inclinati 14 sono collocati lungo il bordo esterno o interno dell’attivatore 1, al lato dell’arcata dentale.
I due piani inclinati 14 sono preferibilmente non lineari e presentano una lieve curvatura, che invita la mandibola a chiudere come da progetto in posizione più avanzata.
Per risolvere i difetti di allineamento dentale, viene comunemente utilizzata una sequenza di mascherine 5 trasparenti da indossare per un predeterminato numero di ore al giorno e da sostituire ogni 2 settimane con la mascherina successiva.
Tali mascherine 5, dette allineatori, riproducono l’arcata dentale nel suo insieme, secondo tutta la sequenza di micro spostamenti che si prevede si verifichino per ogni singolo dente durante l’intero trattamento, dalla posizione di maggiore disallineamento a quella finale di completo e corretto allineamento dentale.
In particolare, ciascuna mascherina 5 riproduce una particolare fase del trattamento relativa ad una particolare posizione di riallineamento dei denti, da quella immediatamente successiva alla configurazione di maggiore disallineamento a quella di corretto allineamento dentale.
Può essere necessario utilizzare un solo allineatore 5, quindi una sola mascherina, se il difetto è presente solo in una delle due arcate dentali, oppure può essere preferibile indossare due allineatori 5, uno per arcata dentale, in caso di disallineamento dei denti su entrambe le arcate.
L’attivatore 1 oggetto della presente invenzione è indossabile sopra gli allineatori 5 e in contemporanea al loro utilizzo.
In altre parole, mentre un paziente indossa l’allineatore 5 calza l’attivatore 1 al di sopra dell’allineatore 5 per correggere contemporaneamente sia il disallineamento dei denti sia la malocclusione mandibolare.
Ciascuna placca 2a e 2b presenta una rispettiva sede 3a e 3b per l’alloggiamento di un allineatore 5.
Nel caso in cui non sia presente l’allineatore, la sede 3a o 3b verrà calzata direttamente sull’arcata dentale e avrà quindi la forma dello stampo dei denti nella loro configurazione originale, già correttamente allineata.
La sede 3a o 3b (figura 5) che viene calzata sull’allineatore 5 è invece definita dall’inviluppo di forme della pluralità di allineatori 5 che realizzano la sequenza di micro spostamenti prestabiliti che i denti nell’arcata dovranno subire. Ciascuna posizione e forma dell’allineatore 5 corrisponde ad una progressiva e differente condizione di allineamento o di disallineamento dei denti nell’arcata.
In altre parole, la sede 3a e 3b, atta a ricevere l’allineatore 5, presenta una forma, una dimensione e un ingombro interno che contempla l’insieme dei movimenti pari alla molteplicità di posizioni successive che gli allineatori assumeranno nel corso del trattamento, dalla prima posizione immediatamente successiva a quella di massimo disallineamento dentale a quella di corretto allineamento o ad una posizione di allineamento intermedio.
Ciascuna sede 3a e 3b, quindi, presenta un ingombro pari alla somma di tutte le posizioni assumibili dai denti durante il trattamento.
Infatti, in caso di grave difetto di allineamento, può capitare che il trattamento venga suddiviso in almeno due fasi, una prima fase con un attivatore 1 interagente con una pluralità di allineatori 5 dalla configurazione di massimo difetto di disallineamento ad una intermedia corrispondente ad un parziale allineamento, ed una seconda fase la cui prima configurazione è quella immediatamente successiva a quest’ultima di parziale allineamento fino al corretto allineamento dell’intera arcata dentale.
L’attivatore 1 quindi è sempre lo stesso perché compatibile con una pluralità di allineatori 5 studiati e formati appositamente per un particolare paziente e per correggere il suo particolare disallineamento.
L’attivatore 1 è preferibilmente realizzato in materiale termoformante, preferibilmente PETG (polietilene tereftalato glicol-modificato), o PMMA (Polimetil metacrilato) o altri materiali analoghi biocompatibili, trasparente. Vantaggiosamente, le due placche 2a e 2b sono termoformate e poi, nella configurazione a monoblocco illustrata in figura 1, unite tramite termosaldatura o tramite l’utilizzo di sostanze leganti come resine acriliche o altre sostanze leganti atossiche.
Alternativamente, le due placche possono essere formate direttamente di pezzo, per sottrazione successiva da un blocco unico di materiale tramite macchine a controllo numerico.
Nello specifico, è possibile modellare la singola placca o l’insieme delle due nel virtuale e affidare poi la realizzazione fisica a macchine a controllo numerico che lavorano per fresatura o sottrazione di materiale.
La presente invenzione è relativa anche ad un dispositivo ortodontico 10 comprendente una pluralità di allineatori 5, ciascuno atto ad essere calzato su una rispettiva arcata dentale per promuovere l’allineamento di uno o più denti, e un attivatore 1 del tipo precedentemente descritto, indossabile sull’allineatore 5.
Vantaggiosamente, per migliorare la presa dell’attivatore 1 sull’allineatore 5, quest’ultimo è dotato di una o più protuberanze 6 corrispondenti ad altrettante sporgenze 7 realizzate sull’attivatore 1.
Tali protuberanze 6 sono realizzate sulla parete frontale 5a dell’allineatore 5, aggettanti dalla superficie esterna, quindi rivolte verso l’esterno dell’arcata dentale.
Analogamente, le sporgenze 7 presenti sulla parete frontale 1a dell’attivatore si proiettano all’esterno dell’attivatore 1, quindi verso l’esterno dell’arcata dentale, definendo così sul lato interno della parete frontale 1a dell’attivatore, in corrispondenza della superficie interna di ciascuna sede 3a e 3b dell’attivatore, un alloggiamento 8 aggettante esternamente.
Secondo una prima configurazione, visibile nelle figure 1, 3, 4a, 4b, 5, 6a, 6b, le protuberanze 6 dell’allineatore 5 definiscono, ciascuna, un rispettivo sottosquadro 9 controsagomato e accoppiabile ad un rispettivo alloggiamento 8 di ciascuna sporgenza 7 dell’attivatore 1.
L’accoppiamento tra sottosquadro 9 e alloggiamento 8, quindi tra le protuberanze 6 dell’allineatore 5 e le sporgenze 7 dell’attivatore 1, permette un migliore ancoraggio dell’attivatore 1 sull’allineatore 5, nonché una più efficace azione di spostamento sul dente.
Infatti, questi elementi di accoppiamento fungono da punti di spinta per l’azione di avanzamento mandibolare svolta dall’attivatore 1.
A loro volta, vantaggiosamente, le protuberanze 6 presenti sull’allineatore 5 servono per ospitare rispettivi perni realizzati direttamente sul dente con materiale composito fotopolimerizzato tramite raggi UV. L’allineatore 5 agisce sullo spostamento del dente anche tramite la spinta esercitata puntualmente su uno o più denti tramite questi perni.
Alternativamente (figure 8a e 8b), le protuberanze 6 dell’allineatore 5 definiscono un perno 4a inseribile, anch’esso, all’interno dell’alloggiamento 8 di ciascuna sporgenza 7 dell’attivatore 1, sagomato a forma di canale di guida 4b. Secondo quest’ultima configurazione, illustrata in figura 8, si realizzano delle vere e proprie guide 4 tra allineatore 5 e attivatore 1, che migliorano e rinforzano l’accoppiamento tra attivatore 1 ed allineatore 5 e facilitano l’inserzione dell’attivatore 1 sull’allineatore 5. In particolare, tali guide 4 facilitano l’inserimento dell’attivatore 1 su qualsiasi allineatore 5 della serie usata durante il trattamento, in quanto il perno 4a resta sempre nell’identica posizione su ogni allineatore 5 per l’intera sequenza di movimenti.
Tali guide 4, inserite preferibilmente sulla superficie vestibolare delle arcate dentarie preferibilmente nelle zone posteriori o laterali, realizzano dei punti fermi nell’accoppiata attivatore/allineatore in modo che le forze indotte sono ulteriormente potenziate e rafforzate, mentre quelle parassite vengono meglio ammortizzate e dissipate.
Nel corso del trattamento ortodontico, come si è detto, è necessario adoperare in sequenza una pluralità di allineatori 5.
Pertanto, oggetto della presente invenzione è anche un kit per il trattamento ortodontico e ortopedico 12 comprendente una pluralità di allineatori 5, ciascuno corrispondente ad una particolare condizione di allineamento o di disallineamento dei denti nell’arcata, e un attivatore 1, del tipo precedentemente descritto indossabile al di sopra dell’allineatore 5.
L’attivatore 1 così concepito risulta compatibile con ogni allineatore 5. Il paziente può quindi usare tutti gli allineatori 5 previsti dal trattamento costantemente ed indossare al di sopra di ognuno di questi lo stesso attivatore 1 senza alcun problema di compatibilità o di indossabilità.
A data prestabilita (di solito dopo 15/20 giorni) il dentista consegna al paziente i nuovi allineatori mentre l’attivatore resta l’unico per l’intera terapia o al massimo, in caso di grave disallineamento, viene sostituito solo con uno nuovo che prevede un’altra sequenza evolutiva di posizioni successive degli allineatori 5.
L’attivatore 1 deve essere compatibile con tutti gli allineatori e per ottenere questa conformità si utilizza preferibilmente un software di grafica 3D che registra gli spostamenti previsti di ogni singolo dente. L’insieme degli spostamenti viene elaborato in un modello matematico che prende in considerazione anche i rapporti sugli assi x-y-z di un mascellare rispetto all’altro. Una volta terminata questa procedura si aggiunge al modello virtuale uno spessore che simula la presenza dell’allineatore in bocca. Il modello virtuale salvato come file STL (STereo Lithography interface format oppure Standard Triangulation Language) viene prototipato e quindi realizzando un modello fisico sul quale è possibile costruire l’attivatore. L’attivatore obbliga la mandibola a chiudere in una posizione avanzata, e tale posizione deve essere stabilita dal medico con una registrazione intraorale in cera o altro materiale. Questa registrazione possiede una doppia valenza: una clinica poiché la registrazione in cera, detta anche morso di costruzione o di attivazione, è l’ultimo passaggio di un protocollo che prevede una diagnosi accurata e la successiva stesura di un piano di trattamento. Solo il medico ha facoltà di stabilire dove e come riposizionare la mandibola rispetto al mascellare tenendo presente che ogni movimento mandibolare non agisce mai su un solo piano ma è sempre tridimensionale. Dall’altra, tale registrazione ha una valenza tecnica, poiché non si può lasciar stabilire ad un tecnico informatico o di laboratorio la posizione finale della mandibola.
Nei casi in cui non sia possibile disporre del morso di costruzione, è comunque possibile realizzare l’attivatore 1 osservando le istruzioni impartite dal clinico, secondo le forme realizzative illustrate nelle figure 2, 3, 4a e 4b, quindi secondo le configurazioni che prevedono l’accoppiamento delle due placche 2a, 2b dell’attivatore 1 tramite i piani inclinati 14 o i mezzi di connessione 11.
La fabbricazione dell’attivatore prevede un’elaborazione di un modello virtuale che contempla i movimenti di ciascun dente e lo spessore dell’allineatore sottostante e una successiva fase di prototipazione fisica di tale modello. Successivamente avviene la termoformatura di due dischi in PETG, PMMA o altro materiale biocompatibile su questi modelli e la loro successiva rifinitura con un limite periferico gengivale a seconda delle esigenze. Infine, se necessario, l’unione di queste due mascherine tramite mezzi di connessione 3, ad esempio con sostanze adesive o altri mezzi meccanici di connessione.
In alternativa, è possibile realizzare l’attivatore tramite macchine a controllo numerico che lavorano per fresatura o sottrazione di materiale. Come si è precedentemente detto, le due placche o mascherine 2a e 2b sono interagenti solo in chiusura tramite i citati piani inclinati 14. Dividere il sistema attivante in due placche migliora notevolmente il comfort del paziente, facilita l’eloquio e rende l’intero sistema notevolmente più estetico poiché non vi è materiale a livello interocclusale.
Il dispositivo ortodontico si indossa inserendo sulle arcate dentali inizialmente gli allineatori 5 e successivamente indossando l’attivatore 1 sugli allineatori.
L’attivatore oggetto della presente invenzione raggiunge tutti gli scopi prefissati e permette di ottenere notevoli vantaggi rispetto alla tecnica anteriore.
In primo luogo, l’attivatore realizzato secondo la presente invenzione permette di esercitare un’azione equilibrata e calibrata sull’intera arcata mandibolare, spostando in modo centrato l’intera mandibola ed evitando di creare squilibri o spostamenti non omogenei della mandibola come, invece, poteva accadere nel trattamento con gli allineatori della tecnica nota.
Inoltre, l’attivatore di tipo tradizionale era solo progettato e pensato per essere indossato prevalentemente di notte, durante il sonno. Il ridotto periodo giornaliero di efficacia del trattamento limitava il beneficio che il paziente può trarre da questo tipo di terapia.
D’altronde, durante il sonno delle ore notturne il paziente non è vigile e tende a portare la mandibola in una posizione di riposo con conseguente lieve disclusione delle arcate. Questo limita in parte i benefici che il paziente può trarre dal dispositivo.
L’attivatore oggetto della presente invenzione, invece, permette di essere utilizzato agevolmente e in modo confortevole non solo di notte ma soprattutto durante il giorno, evitando tutta la serie di svantaggi correlati all’utilizzo esclusivamente notturno.
L’utilizzo notturno, poi, essendo in associazione con l’azione dell’allineatore, non presenta tutti gli svantaggi sopra citati.
L’attivatore oggetto della presente invenzione, quindi, incrementa il beneficio che il paziente può trarre da questo tipo di terapia.
Il dispositivo oggetto della presente invenzione permette di ottenere notevoli miglioramenti del difetto in breve tempo, grazie all’utilizzo congiunto e all’azione coordinata di allineatore e attivatore.
Inoltre, l’attivatore, il dispositivo ortodontico e il kit oggetto della presente invenzione permettono di contenere i costi di produzione rendendo fruibile tale tecnica su larga scala.
Una delle problematiche principali che si incontrano nella quotidiana pratica ortodontica è la gestione dei movimenti parassiti. Come insegna la terza legge di Newton, ad ogni azione corrisponde una reazione di uguale intensità e di direzione opposta. In ortodonzia nella maggior parte dei casi vi è la necessità di muovere dei denti tenendo fermi degli altri.
L’attivatore oggetto della presente invenzione, inserendosi al di spora degli allineatori, rinforza l’ancoraggio stabilizza ed unisce tutti gli elementi che non devono muoversi e lascia piena libertà di movimento agli altri. Con il dispositivo ortodontico oggetto della presente invenzione si ottiene una notevole riduzione di tempo della durata del trattamento. Il protocollo attuale prevede di solito una prima fase di ortopedia con un apparecchio mobile ed una seconda di ortodonzia per allineare i denti con degli elementi metallici da fissare sui denti: con la presente invenzione il tutto avviene contemporaneamente, gli allineatori allineano i denti (ortodonzia) e l’attivatore recupera il rapporto spaziale della mandibola nei tre piani dello spazio (ortopedia).
L’attivatore in questione presenta, rispetto ai dispositivi in uso per ortopedia dento-mascellare, una struttura fisica notevolmente ridotta ed estremamente funzionale e confortevole: questo facilita la buona collaborazione del paziente, indispensabile per il buon esito finale
Il paziente adulto può talvolta presentare una sindrome algicodisfunzionale dovuta ad una cattiva posizione spaziale della mandibola rispetto al mascellare. Di solito il protocollo operativo del clinico prevede una prima fase in cui deve svincolare e riposizionare la mandibola in una posizione fisiologica.
Il dispositivo oggetto della presente invenzione permette ogni volta che il paziente chiude la bocca di ripetere sempre la stessa posizione spaziale definita dal clinico mentre gli allineatori sottostanti lavorano per muovere ed ingranare i denti nella direzione stabilita. Inoltre quando i denti non occludono è più facile muoverli e si evita il movimento di tira-molla che è nocivo per le strutture di sostegno dei denti.
La tecnica descritta permette di ottenere notevoli vantaggi, non solo di tipo biomeccanico.
Infatti, il dentista sa già da subito, tramite il sistema di visualizzazione 3D, come si evolverà il trattamento, così non deve pensare di volta in volta come modificare l’apparecchio, a seconda della situazione e degli inconvenienti che si possono presentare durante la visita di controllo.
L’assenza di elementi metallici da applicare sui denti comporta notevoli vantaggi di tipo estetico oltre che pratico, poiché non si verifica alcuna perdita di tempo sia per l’incollaggio iniziale dei punti di vincolo metallici sia per il loro ripristino in sede a seguito di un eventuale loro distacco durante il corso del trattamento.
In questo modo anche i pazienti allergici possono essere trattati poiché non sono presenti elementi metallici.
Il tutto si traduce in un notevole risparmio di tempo alla poltrona sia per il dentista che per il paziente, di soldi e di durata dell’intero trattamento.

Claims (16)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Attivatore (1) comprendente due placche (2a, 2b), una per ogni arcata dentale, atte ad obbligare la mandibola a chiudersi in una posizione terapeutica diversa dalla sua abituale posizione di chiusura, ciascuna placca (2a, 2b) presentante una rispettiva sede (3a, 3b) per l’alloggiamento di un rispettivo allineatore (5); detta sede (3a, 3b) essendo definita dall’inviluppo di forme di una pluralità di allineatori (5) definenti posizioni differenti, ciascuna posizione corrispondente ad una progressiva e differente condizione di allineamento o di disallineamento dei denti nell’arcata.
  2. 2. Attivatore secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che dette placche (2a, 2b) sono collegate tra loro tramite mezzi di connessione (11).
  3. 3. Attivatore secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che dette placche (2a, 2b) sono collegate tra loro a formare un monoblocco.
  4. 4. Attivatore secondo la rivendicazione 2, caratterizzato dal fatto che detti mezzi di connessione (11) comprendono mezzi allungabili (11’) che collegano dette placche (2a, 2b) permettendone il movimento relativo in apertura e forzando la mandibola a chiudersi in posizione più avanzata rispetto alla sua naturale posizione di chiusura.
  5. 5. Attivatore secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che dette placche (2a, 2b) sono accoppiabili tramite rispettivi piani inclinati (14) che, scorrendo l’uno sull’altro durante la chiusura della mandibola sulla mascella, invitano la mandibola a chiudersi in posizione più avanzata rispetto alla sua naturale posizione di chiusura.
  6. 6. Attivatore secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detti piani inclinati (14) sono collocati nell’ingombro della zona di contatto di dette placche (2a, 2b) zona occlusale.
  7. 7. Attivatore secondo la rivendicazione 5, caratterizzato dal fatto che detti piani inclinati (14) sono collocati lungo il bordo esterno o interno di detto attivatore (1), al lato dell’arcata dentale.
  8. 8. Attivatore secondo una delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di essere realizzato con fogli in PETG, PMMA o altro materiale biocompatibile.
  9. 9. Dispositivo ortodontico comprendente almeno un allineatore (5) atto ad essere calzato su un’arcata dentale per promuovere l’allineamento di uno o più denti, e un attivatore (1), indossabile sull’allineatore (5), secondo una o più delle rivendicazioni da 1 a 8.
  10. 10. Dispositivo ortodontico secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che ciascuna placca (2a, 2b) di detto attivatore (1) presenta almeno una sporgenza (7) definente internamente un alloggiamento (8) compatibile e controsagomato con una rispettiva protuberanza (6) realizzata su detto allineatore (5), per permettere la guida e l’ancoraggio di detto attivatore (1) su detto allineatore (5).
  11. 11. Kit per il trattamento ortodontico e ortopedico comprendente una pluralità di allineatori (5), ciascuno corrispondente ad una particolare condizione di allineamento o di disallineamento dei denti nell’arcata, e un attivatore (1) in accordo con una o più delle rivendicazioni da 1 a 8.
  12. 12. Metodo per la realizzazione di un attivatore del tipo in accordo con una o più delle rivendicazioni da 1 a 8, comprendente le fasi di: - elaborare un modello virtuale matematico che contempla i movimenti di ciascun dente durante l’intero trattamento; - modellare sul modello virtuale almeno un elemento in PETG, PMMA o altro materiale biocompatibile per dare forma a ciascuna placca (2a, 2b) di detto attivatore, realizzando all’interno di ciascuna placca (2a, 2b) di detto attivatore (1) una sede (3a, 3b) definita dall’inviluppo di forme di una pluralità di allineatori (5) definenti posizioni differenti, ciascuna posizione corrispondente ad una progressiva e differente condizione di allineamento o di disallineamento dei denti nell’arcata;
  13. 13. Metodo secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che nell’elaborazione del modello virtuale matematico che contempla i movimenti di ciascun dente durante l’intero trattamento si deve considerare uno spessore di un allineatore (5) posizionabile ad di sotto dell’attivatore (1).
  14. 14. Metodo secondo la rivendicazione 12 o 13, caratterizzato dal fatto di eseguire una registrazione intraorale in cera o altro materiale tramite la quale realizzare un morso di costruzione o di attivazione definente la corretta posizione che la mandibola assumerà a fine trattamento.
  15. 15. Metodo secondo la rivendicazione 13 o 14, caratterizzato dal fatto di comprendere le fasi di realizzare un prototipo fisico del modello virtuale, sul quale è possibile costruire l’attivatore, in modo tale che il prototipo fisico presenti l’intera sequenza di posizioni che i denti assumeranno durante l’intero trattamento, termoformare due dischi in PETG, PMMA o altro materiale biocompatibile sui prototipi fisici, rifinire con un limite periferico del bordo gengivale ciascuna placca (2a, 2b) e unire due placche con mezzi di connessione (3).
  16. 16. Metodo secondo la rivendicazione 13 o 14, caratterizzato dal fatto di comprendere la fase di lavorare del materiale in PETG, PMMA o altro materiale biocompatibile per sottrazione di materiale tramite macchine a controllo numerico dopo aver modellato l’attivatore nel virtuale.
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