ITMI20112443A1 - Composizioni orali per la terapia dell'osteoporosi comprendenti fattori di crescita, citochine antibatterici e anticorpi - Google Patents

Composizioni orali per la terapia dell'osteoporosi comprendenti fattori di crescita, citochine antibatterici e anticorpi Download PDF

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ITMI20112443A1
ITMI20112443A1 IT002443A ITMI20112443A ITMI20112443A1 IT MI20112443 A1 ITMI20112443 A1 IT MI20112443A1 IT 002443 A IT002443 A IT 002443A IT MI20112443 A ITMI20112443 A IT MI20112443A IT MI20112443 A1 ITMI20112443 A1 IT MI20112443A1
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growth factor
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Alberto Bartorelli
Maria Rosa Gobbi
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Description

“COMPOSIZIONI ORALI PER LA TERAPIA DELL’OSTEOPOROSI COMPRENDENTI FATTORI DI CRESCITA, CITOCHINE ANTIBATTERICI E ANTICORPIâ€
La presente invenzione ha per oggetto composizioni orali per la terapia dell’osteoporosi comprendenti fattori di crescita, citochine, antibatterici e anticorpi isolati dai tessuti e dai liquidi biologici dei mammiferi.
Stato della tecnica
Il sistema scheletrico riveste un ruolo fondamentale nell’omeostasi minerale, ospita gli elementi emopoietici, fornisce supporto meccanico per il movimento e la protezione (cranio) e determina la massa e la forma corporea. Da un punto di vista biochimico, l’osso si compone di una matrice organica (35%) ed elementi inorganici (65%). La componente inorganica, idrossiapatite di calcio [Ca10(PO4)6(OH)2], racchiude il 99% del calcio corporeo, l’85% del fosforo, il 65% del sodio e del magnesio. La componente organica comprende le cellule osteoprogenitrici (staminali mesenchimali multipotenti), gli osteoblasti, gli osteociti (entrambi di linea mesenchimale), gli osteoclasti (di origine ematopoietica) e le proteine della matrice, a loro volta classificabili in proteine collagene (principalmente di tipo I, 90% della matrice organica) e non collageniche.
L’osteoporosi denota un’aumentata porosità dello scheletro come risultato di un’anomala riduzione della massa ossea, le cui modificazioni strutturali predispongono molto sovente alle fratture. Tralasciando l’osteoporosi da disuso di un arto, sempre localizzata, l’osteoporosi generalizzata può essere primitiva o secondaria a un gran numero di condizioni (disordini endocrini: iperparatiroidismo, ipoparatiroidismo, ipogonadismo, tumori ipofisari, diabete di tipo 1, morbo di Addison; neoplasie: mieloma multiplo e carcinomatosi; gastrointestinali: malnutrizione, malassorbimento, insufficienza epatica, deficienza di vitamina C e D idiopatica; malattie reumatologiche; farmaci; omocistinuria; osteogenesi imperfetta etc.). L’uso comune del termine osteoporosi, tuttavia, fa riferimento alle forme primitive comuni senile e menopausale. Circa 15 milioni di individui sono affetti da tali forme di osteoporosi nei soli USA con un costo complessivo annuo intorno al miliardo di dollari.
Le manifestazioni cliniche del deficit strutturale scheletrico sono in relazione alle ossa coinvolte. Fratture multiple a diversi livelli possono essere causa di deformità varie. Le sole complicanze di fratture esposte del collo femorale, pelvi o colonna vertebrale come polmonite od embolia polmonare causano da 40 a 50.000 morti per anno (dati USA).
La necessità di migliorare significativamente le attuali terapie, adeguandole al rapido progresso delle scienze di base, ha orientato più recentemente la ricerca verso lo studio, la selezione e l'uso di sostanze solubili sia di natura proteica, sia non proteica che vantino possibilità di impiego in patologie sistemiche del turn-over osseo quali l'osteoporosi. Fanno parte del primo gruppo varie isoforme delle Proteine Morfogenetiche dell’Osso (Bone Morphogenetic Proteins), l’interleuchina 6 (Taguchi Y et al., 1998; Erices et al., 2002), la leptina (Thomas T et al., 1999), la sortilina (Maeda S et al., 2002) e la menina (Sowa H et al., 2003). Si devono annoverare nel secondo gruppo la prostaglandina E2(PGE2) (Raisz LG et al., 1992), il calcitriolo o 1,25-di-idrossivitamina D3 (Kelly KA & Gimble JM, 1998; van Leeuwen JP et al., 200), l’acido L-ascorbico, il b-glicerofosfato, TAK-778 (Notoya K et al., 1999) e alcuni membri delle statine (Sugyiama M et al., 2000; Ohnaka K et al., 2001).
Una descrizione più approfondita meritano le BMP, proteine morfogenetiche dell’osso appartenenti alla famiglia del TGF-b, fattori osteoinduttivi attivi sia in vitro, sia in vivo, in sedi ectopiche (Urist MR, 1965; Hoffman et al., 2001). L’attuale classificazione (Reddi AH, 1998), che contempla 15 diverse molecole, propone quattro sottogruppi:
• BMP 2 e 4,
• BMP 3 (osteogenina),
• BMP 5, 6, 7 (OP1), 8 (OP2), 8B (OP3), BMP 9, 10, 11.
• BMP 12 (Growth Differentiation Factor 7 o Cartilage derived Morfogenetic Protein 3), BMP 13 (GDF 6 o CDMP2), BMP 15 (GDF 5 o CDMP 1) e BMP 15.
Priva delle sette cisteine canoniche, la BMP 1 non fa parte della superfamiglia TGF b. Le BMP agiscono legandosi ad un complesso eterodimerico, costituito da due recettori di tipo I e due recettori di tipo II, che posseggono un’attività serin-treonincinasica. Sono stati descritti (Yamashita H et al., 1996) tre diversi recettori di tipo I nei mammiferi: BMPR-IA (activin receptor-like kinase 3); BMPR-Ib (ALK6) e ALK2 (ActR-I). Oltre al BMPR-II, i recettori dell’activina IIa e IIb rientrano nel secondo tipo e non necessitano, a differenza del tipo I, di attivazione da parte di un ligando per la loro attività cinasica, che risulta costitutiva. Sebbene le BMP possano legarsi separatamente ad un recettore per reclutare poi l’altro, l’interazione ottimale si raggiunge con la contemporanea presenza di entrambi. Così il tipo II fosforila il tipo I che, a sua volta, fosforila le Smad 1, 5, 8 in una cascata (si noti che il TGF-b attiva invece le Smad 2 e 3) che terminando con la Smad 4 - detta coSmad - giunge sino all’attivazione nel nucleo di geni bersaglio quali il Cbfa 1 (Core Binding Factor) (Miller J et al., 2002), agendo da fattore di trascrizione (Itoh S et al., 2000). In particolar modo, BMP2 ha dato i risultati più interessanti (Noshi T et al., 2001). Altri autori hanno esaminato BMP4 e BMP7 osservando anche in questo caso un aumento della percentuale di cellule mesenchimali che si differenziano in osteoblasti.
In base alle ricerche che stanno alla base della presente invenzione, si ritiene che i fattori di crescita necessari per una rapida formazione di nuovo tessuto osseo comprendano Bone Morphogenetic Protein-2 (BMP2), basic FGF, PDGF, VEGF, GM-CSF, LIF, SDF-1a. E’ noto, inoltre, che l’osteoporosi à ̈ collegata agli stati infiammatori, in particolar modo stati infiammatori a carico dell’intestino. Dati della letteratura riportano che il 25% dei pazienti con malattia infiammatoria cronica dell’intestino presentano una riduzione del BMD (bone mineral density) che appare in range osteoporotico ed un aumento del 40% del rischio di fratture ossee.
La prevenzione dell’infiammazione intestinale ed il ripristino di una corretta flora batterica sono dunque necessari per favorire l’assorbimento di vitamina D e calcio e prevenire l’osteoporosi.
Descrizione dell’invenzione
Secondo la corrente letteratura scientifica, l’azione terapeutica delle cellule staminali può essere riconducibile a due meccanismi: differenziazione delle cellule staminali in cellule residenti e rilascio di fattori trofici rigenerativi da parte delle cellule staminali. I rispettivi contributi di questi due meccanismi rimangono da chiarire, anche se à ̈ stato ipotizzato che non siano le cellule staminali a trasformarsi in cellule mature del tessuto leso, ma che esse trasmettano dei fattori vitali a questo tessuto, che può così tornare a proliferare e a differenziarsi, rigenerandosi (Fig. 1).
La terapia con cellule staminali presenta molti problemi legati non solo ai costi e a complicazioni tecniche ed applicative, ma anche a scrupoli etici e religiosi.
La terapia con cellule staminali à ̈ attuabile solo per via iniettiva o, in alcuni casi, topica, e non per via orale. Il sovranatante delle cellule staminali in coltura contiene fattori di crescita, citochine, fattori chemiotattici ecc. che si ritiene siano responsabili dell’effetto benefico della terapia staminale sulla crescita e/o riparazione dei tessuti.
L’eventuale utilizzo dei fattori vitali isolabili dal sovranatante delle cellule staminali presenta, tuttavia, non solo gli stessi problemi etici dell’uso delle cellule staminali stesse ma anche costi molto elevati.
Si à ̈ sorprendentemente scoperto che nei liquidi biologici e in alcuni tessuti dei mammiferi sono presenti gli stessi fattori attivi rilasciati dalle cellule staminali e pertanto presenti nel sovranatante delle colture delle cellule staminali stesse. Le migliori sorgenti di questi fattori sono il siero, la placenta e il colostro dei mammiferi.
La Tabella riporta il confronto qualiquantitativo fra i fattori presenti nel sovranatante delle colture di cellule staminali e i fattori isolati da queste nuove sorgenti da noi denominati POOL OF MATERNAL FACTORS (P.M.F.).
Tabella
P.M.F. Mescenchymal NAME (pg/ml) stem cells (pg/ml) IL-1 ra IL-1 receptor antagonist 29.05 0.0 IL- 1b Interieukin-1b 0.09 0.0 IL-2 Interleukin-2 32 .05 0.0 IL-4 Interleukin-4 0.17 21.12 IL-6 Interleukin-6 1.26 293.01 IL -8 Interleukin-8 0.71 359.56 IL-9 Interleukin-9 3.66 0.78 IL-Itì Interleukin- 10 2.83 0.99 IL- 12 Interleukin- 12 1.73 0.0 IL- 15 Interleukin- 15 4.33 0.5 IL-1 7 Interleukin- 17 21.95 0.32 Eotaxin Eotaxin 5.01 0.0 INF-γ Gamma- 5.97 11.14 MCP-1 Monocyte chemotactic factor - 1 4.12 11.23
PDGF Platelet derived growth factor 11.55 3.08 TNF Tumor necrosis factor 40.00 12.30
Vascular endothelial growth 4 1.00 208.04 VEGF factor
HGF Hepatocyte growth factor 52.3 100.74 F GF Fibroblast growth factor 180.15 18.21 TGF- 64.00 51.32 beta1 transforming growth factor
IGF-1 insulin-like growth factor 1.60 0.0 GM- Granulocyte/monocyte-colony 183.85 0.0 CSF stimulating factor
LIF leukemia inhibitory factor 15.20 27.32 SCF stem cell factor 10.55 4.54 SDF-1 stroma 1 derived factor- 1 41.75 28.8 NGF Nerve growth factor 8.33 0.0 BMP-2 Bone morphogenic protein 25.01 2.65
RNA 189 ng/ml 48 pg/ml
Presenza di fattori di crescita/citochine m P.M.F. (pg/ml) e nel
di Cellule Staminali Mesenchimalo (1 milione di cellule).
E’ evidente (tabella) la maggior concentrazione di quasi tutti i fattori presenti nel P.M.F. rispetto a quella presente nel sovranatante delle cellule staminali.
E’ inoltre evidente la possibilità di utilizzare concentrazioni terapeutiche anche molto alte di P.M.F., ad esempio dosi da 0,5/1 g per via topica o iniettiva e dosi fino a 20/30 g per via orale, rispetto alle massime concentrazioni terapeutiche utilizzate di cellule staminali che corrispondono a 1/2 milioni/Kg e pertanto a un massimo di 140 milioni per terapia e, dunque, a valori di fattori sempre dell’ordine dei picogrammi.
L’oggetto dell’invenzione à ̈ quindi un composto (P.M.F.) contenente in altissima concentrazione tutti i fattori attivi presenti nel sovranatante delle cellule staminali ma isolati, con semplici metodiche estrattive, da fonti naturali molto economiche, di facile reperibilità e senza problemi etici.
Inoltre P.M.F., isolato dai liquidi biologici e dai tessuti di mammiferi, contiene anche fattori antibatterici (transferrina, lisozima, lactoperossidasi, lactoferrina) e anticorpi delle classi IgG e IgA. (P.M.F. Ab).
L’assenza di anticorpi e di antibatterici del sovranatante delle cellule staminali à ̈ un’ulteriore ragione per l’utilizzo di P.M.F. Ab in molti usi terapeutici, topici e per via orale.
Il siero presenta il massimo picco dei fattori negli ultimi giorni prima del parto, il colostro nelle prime ore dopo il parto e non oltre la 6° ora.
Già dopo 12 ore dal parto i fattori diminuiscono notevolmente, a 24 h molti di loro non sono più dosabili.
Questi fattori sono geneticamente molto conservati nelle varie specie e pertanto à ̈ possibile usare sull’uomo fattori isolati da altre specie di mammiferi come i bovini, gli equini, i cammelli, i mammiferi marini ecc. I fattori sono controllati con metodiche ELISA specifiche per la specie, anche se la cross reazione interspecie à ̈ altissima in quanto i fattori sono filogeneticamente molto conservati e, pertanto, solo qualitativamente sono misurabili anche con ELISA utilizzati per specie diverse (es: uomo-bovino e viceversa).
Una prima fonte dei fattori dell’invenzione à ̈ il siero di mammiferi che, negli ultimi giorni (5-15) prima del parto, à ̈ molto ricco dei fattori attivi oggetto dell’invenzione rispetto a mammiferi non gravidi o ai primi mesi di gravidanza. Si descrive di seguito, a titolo di esempio, una metodica di estrazione da siero.
Si preleva 1 litro di sangue in 4 giorni per 4 prelievi complessivi per non danneggiare l’animale, preferibilmente bovino o equino. Il sangue viene sierato a temperatura ambiente per 24 h e quindi centrifugato per spremere il coagulo. Si recupera il siero (circa il 30/40% del volume totale) a cui si aggiungono, come agenti antisettici, fenossietanolo al 2,5% e diazolidinil-urea all’1%. Il siero così trattato viene quindi frazionato con i seguenti passaggi.
Ultrafiltrazione 300'000 Da
Il campione di siero (congelato a -20°C) ottenuto per coagulazione e centrifugazione da sangue di mammifero viene scongelato a temperatura ambiente e diluito con 2 volumi di acqua demineralizzata. La soluzione ottenuta viene ultrafiltrata su membrana piana a flusso tangenziale Millipore Pellicon Biomax in polyethersulfone da 300'000 Da ad una Pi di 0,5 ÷1 bar, in camera fredda a 4°C.
Il retentato e una frazione corrispondente a circa 1:10 del permeato vengono trasferiti in un tubi da dialisi Spectrum Spectrapor in cellulosa rigenerata da 1'000 Da e dializzati contro acqua demineralizzata.
Ultrafiltrazione 5'000 Da
Il restante permeato viene ultrafiltrato su membrana da 5000 Da. Il permeato dell’ultrafiltrazione da 300'000 Da viene concentrato su membrana piana a flusso tangenziale Millipore Pellicon Biomax in polyethersulfone da 5000 ad una Pi di 0,5÷1 bar, in camera fredda a 4°C.
Il retentato viene trasferito in un tubo da dialisi Spectrum Spectrapor in cellulosa rigenerata da 1'000 Da e dializzato contro acqua demineralizzata (con questa dialisi si eliminano anche i conservanti). Il composto à ̈ quindi immediatamente liofilizzato.
Una seconda fonte dei fattori dell’invenzione à ̈ la placenta. Si descrive di seguito, a titolo di esempio, una metodica di estrazione.
Vengono utilizzate preferibilmente placente bovine o equine.
Omogeneizzazione
La placenta (congelata a –20°C) viene scongelata a temperatura ambiente, tagliata in piccoli pezzi, lavata con abbondante soluzione fisiologica (NaCl 0,9%) fredda (4°C) e omogeneizzata tramite cutter Siramm in un buffer di lisi così composto: Tris/HCl 50 mM, EDTA 25mM, triton X-100 0,001% a pH 7,4. Alla sospensione ottenuta viene aggiunto NaCl fino ad una concentrazione dello 0,9%, e i conservanti (fenossietanolo al 2,5% e diazolidinil-urea all’1%). La sospensione viene posta sotto agitazione (agitatore magnetico) per 2 ore e mantenuta statica over night in camera fredda a 4°C.
Centrifugazione
La sospensione viene centrifugata a 13’000 rpm con centrifuga Sorvall RC6 e rotore SLA 15000 per 45 minuti a 4°C. Il surnatante della centrifugazione viene recuperato, prefiltrato sotto vuoto su Dicalite e su filtri in cellulosa rigenerata da 0,45 µm e 0,22 µm.
Ultrafiltrazione 300'000 Da:
Il prodotto filtrato viene ultrafiltrato su membrana piana a flusso tangenziale Millipore Pellicon Biomax in polyethersulfone da 300'000 Da ad una Pi di 0,5 ÷1 bar, in camera fredda a 4°C.
Ultrafiltrazione 5'000 Da
Il permeato dell’ultrafiltrazione da 300'000 Da viene concentrato su membrana piana a flusso tangenziale Millipore Pellicon Biomax in polyethersulfone da 5'000 ad una Pi di 0,5÷1 bar, in camera fredda a 4°C. Il retentato viene trasferito in un tubo da dialisi Spectrum Spectrapor in cellulosa rigenerata da 1'000 Da e dializzato contro acqua demineralizzata (si eliminano pertanto anche i conservanti) e quindi immediatamente liofilizzato.
Una ulteriore fonte dei fattori dell’invenzione à ̈ il colostro. Si usa preferibilmente colostro bovino per la facilità di approvvigionamento e le quantità disponibili. E’ particolarmente preferito il colostro da mucche di razza Holstein (Frisona) e Guernsey. E’ stato provato che tali mucche producono colostro con la maggior concentrazione di fattori attivi. Le mucche sono preferibilmente al secondo o terzo parto. Il colostro à ̈ preferibilmente raccolto fra la 1° e la 6° ora dal parto in quanto, in questo periodo, si assiste alla maggior concentrazione di attivi. Nel colostro a partire dalla sesta ora dal parto i fattori attivi diminuiscono rapidamente (dopo 24 ore ne sono presenti solo il 15%).
Il colostro raccolto à ̈ sottoposto a test per tubercolosi, citotossicità su culture cellulari, controllo di micoplasmi, prioni e di virus umani e bovini. Il colostro nella cisterna mammaria à ̈ praticamente sterile, ma una volta munto, nonostante ogni precauzione, per l’alta concentrazione di fattori di crescita, la sua carica batterica sale molto rapidamente durante la gelatura e la sgelatura, processi piuttosto lenti data l’alta densità del colostro nelle prime ore.
L’utilizzo di raggi γ permette di ottenere un colostro sterile solo se si utilizzano radiazioni superiori a 10 Kgy che tuttavia distruggono gran parte dei fattori attivi, e d’altronde questo metodo non impedisce la formazione di pirogeni il cui utilizzo à ̈ sconsigliabile per via orale o topica e proibito per via parenterale.
E’ stata pertanto messa a punto una filiera di raccolta innovativa, per ottenere un composto anallergico sterile, senza conservanti e senza pirogeni.
Al colostro raccolto in taniche sterili (sterilizzate a vuoto a 25 Kgy) si aggiungono agenti antisettici in quantità tali da garantire la sterilità e l’assenza di pirogeni. Si impiegano preferibilmente fenossietanolo alla concentrazione del 2,5% e diazolidinil-urea a una concentrazione dell’1%.
Il colostro così trattato può, per brevi periodi (max 30 gg) non essere conservato congelato prima dei processi di estrazione dei fattori attivi, con evidente risparmio dei costi industriali.
I fattori attivi possono essere estratti con i seguenti passaggi:
Centrifugazione
Il colostro bovino viene diluito 1:10 con acqua demineralizzata, si aggiunge NaCl fino ad ottenere una concentrazione dello 0,9%.
La sospensione viene centrifugata in continuo a 8'000 rpm a temperatura di 20-25°C con una centrifuga Alfa Laval scartando il pellet corrispondente alla parte lipidica.
Ultrafiltrazione ceramica da 300'000 Da
Il prodotto ottenuto dalla centrifugazione viene ultrafiltrato su membrana ceramica con cut-off 300'000 Da ad una temperatura di 20-25°C recuperando il permeato.
Ultrafiltrazione su 5000 Da
Il permeato dell’ultrafiltrazione 300'000 Da viene concentrato su membrana a spirale avvolta da 5'000 Da in polyethersulfone ad una temperatura di 20-25°C e dializzato contro acqua demineralizzata fino ad una conducibilità del retentato di circa 600 µs/cm<2>(con questa dialisi si eliminano anche i conservanti).
Liofilizzazione
Il retentato dell’ultrafiltrazione da 5'000 Da viene filtrato sotto vuoto su filtri Millipore in cellulosa rigenerata da 0,2 µm, congelato a -20°C e liofilizzato.
Questo prodotto da qualunque sorgente ottenuto (siero, placenta o colostro) Ã ̈ chiamato POOL OF MATERNAL FACTORS Ab (P.M.F. Ab).
P.M.F. Ab contiene oltre ai fattori descritti nella tabella immunoglobuline della classe IgG2 e IgA in proporzione pari a circa il 60% del suo peso (circa il 50% di queste sono IgG2 e circa il 10% IgA).
Queste immunoglobuline sono dotate di specificità naturale contro molti batteri e virus.
P.M.F. Ab à ̈ inoltre ricco di fattori anti-batterici quali transferrina, lattoferrina e lattoperossidasi che sono implicati nella protezione da patogeni, quali Escherichia coli, Salmonella typhimurium, Shigella dysenteriae, Lysteria monocytogenes, Streptococcus mutans, Bacillus stearothermophilus, Bacillus subtilis. Ciò à ̈ vantaggioso in quanto à ̈ noto che l’osteoporosi à ̈ collegata agli stati infiammatori, in particolar modo stati infiammatori a carico dell’intestino. Inoltre, la prevenzione dell’infiammazione intestinale e il ripristino di una corretta flora batterica sono importanti per l’assorbimento di vitamina D e calcio, necessari per la ristrutturazione ossea.
In particolare, i fattori attivi più importanti per la terapia orale dell’osteoporosi sono i seguenti:
Platelet-derived growth factor (PDGF)-BB: regola il reclutamento e la proliferazione dei progenitori osteogenici ed il differenziamento in osteoblasti maturi.
Fibroblast growth factor (FGF): regola il reclutamento e la proliferazione dei progenitori osteogenici ed il differenziamento in osteoblasti maturi.
Transforming growth factor (TGF-beta): stimola i progenitori a maturare e produrre matrice ossea.
Leukemia inhibitory factor (LIF): agisce su progenitori già differenziati ed osteoblasti favorendo il rimodellamento osseo.
Stromal derived factor-1 (SDF-1): recluta i progenitori ed insieme alla BMP-2 favorisce il differenziamento delle staminali mesenchimali.
Bone morphogenic protein-2 (BMP-2): proteina fondamentale nel processo di ossificazione, in particolare nel differenziamento di precursori osteogenici.
Insulin growth factor (IGF): favorisce la proliferazione cellulare a c ett G useppe ed a t Vascular endothelial growth factor (VEGF): favorisce la vascolarizzazione dell'osso.
P.M.F. Ab può essere utilizzato per la preparazione di composizioni orali adatte per la terapia dell’osteoporosi.
Tali composizioni potranno essere in forma di capsule, compresse, polveri, granulati, sospensioni, alimenti funzionali e simili forme convenzionalmente impiegate nel settore nutraceutico.
La quantità di frazione di colostro impiegata da somministrare può variare da 10 a 30 g. al giorno, in una o più somministrazioni.
L’invenzione à ̈ descritta in maggior dettaglio nella seguente parte sperimentale, data a titolo di esempio.
L’effetto di P.M.F. Ab à ̈ stato valutato in vitro e in vivo mediante saggi di proliferazione e differenziamento osteogenetico di cellule staminali mesenchimali, progenitori dell’osso, ed osteoblasti.
ESEMPIO 1: Prove in vitro
Proliferazione
Gli effetti di P.M.F. Ab sulla proliferazione cellulare sono stati valutati utilizzando osteoblasti umani (Saos-2 e MG-63) e cellule mesenchimali staminali umane, come modello dei precursori degli osteoblasti (human Adipose tissue-derived Stem Cells, hASC).
Le ASC sono state isolate (Zuk PA et al., 2001) da 6 donatori volontari e mantenute in terreno di controllo (DMEM supplementato con sodio piruvato, 10% FCS, 100 U/ml penicillina, 100 mg/ml streptomicina e 250 ng/ml amphotericina B). Gli osteoblasti di linea Saos-2 (ATCC number: HTB-85) e MG-63 (ATCC number: CRL-1427) sono stati acquistati da ATCC. Saos-2 ed MG-63 sono state mantenute rispettivamente in McCoy’5A (Gibco, Life Technologies) con 15% FBS, ed in DMEM con 10% FCS.
Le cellule sono state seminate in piastre da 96 pozzetti e sottoposte a MTT test nei giorni 1, 3, 5 e 7 e sono state mantenute in atmosfera umidificata 5% CO2in aria a 37°C (Fig. 2). P.M.F. Ab mostra un potente effetto proliferativo dose dipendente su tutte le linee studiate, massimale alla concentrazione di 5 mg/ml.
Presenza di citochine implicate nell’osteogenesi
Una fondamentale proteina osteoinduttrice, Bone Morphogenetic Protein-2 à ̈ stata rilevata (Fig. 3) in P.M.F. Ab mediante tecnica Western Blot sia in forma non clivata (45 kDa) sia nella forma attiva (26 kDa). La fosforilazione delle SMAD 1,5,8 (face assay), effettori del legame tra BMP-2 ed i recettori di membrana BMPR-II, BMPR-IA, BMPR-IB, conferma che la BMP-2 contenuta in P.M.F. Ab à ̈ attiva. La presenza di Bone Morphogenetic Protein-2 (BMP2), oltre a basic FGF, PDGF, VEGF, GM-CSF, LIF, SDF-1a, (dimostrate con la metodica multiplex) rende indicato l’uso di P.M.F. Ab, laddove si voglia ottenere la rigenerazione ossea.
ESEMPIO 2: Test in vivo su ratti femmina ovariectomizzati Sono stati esaminati gli effetti di P.M.F. Ab sulla massa ossea in un modello sperimentale di osteopenia (ovariectomia chirurgica) nella ratta matura, comparabile all’osteoporosi post-menopausale umana.
Sono state utilizzate ratte Spague-Dawley dell’età di 5 mesi sottoposte ad ovariectomia chirurgica bilaterale. Gli effetti di P.M.F. Ab sulla massa ossea sono stati valutati misurando la densità minerale ossea (BMD) sia planare che volumetrica a livello femorale (metafisi distale e diafisi mediale) mediante l’impiego della mineralometria ossea computerizzata (DXA) e della tomografia ossea computerizzata (pQCT). Come indici biochimici del turnover osseo sono stati valutati a livello osseo gli mRNA per Interleuchina-8, il fattore RANKL e il peptide osteprotegina. Le ratte sono state trattate dal momento dell’ovariectomia per 60 giorni con P.M.F. Ab per via orale (2-4-8 g/kg) per 5 giorni/settimana. Sia la BMD che i parametri biochimici del turnover osseo sono stati valutati sia prima (T0) che durante (T30) che alla fine del trattamento (T60). Il trattamento induce un recupero dose-dipendente dalla osteopenia e una normalizzazione dei parametri biochimici correlati.
L’azione di stimolo alla proliferazione e di osteoblasti ed osteoprecursori, così come gli effetti sulla massa ossea, osservati per P.M.F. Ab sono dovuti alla presenza di svariate chemochine e fattori di crescita.
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Claims (5)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Composizioni comprendenti citochine, fattori di crescita, RNA e anticorpi isolati da siero, placenta e colostro, per la terapia dell’osteoporosi.
  2. 2. Composizioni secondo la rivendicazione 1 comprendenti Plateletderived growth factor (PDGF)-BB, Fibroblast growth factor (FGF), Transforming growth factor (TGF-beta), Leukemia inhibitory factor (LIF), Stromal derived factor-1 (SDF-1), Bone morphogenic protein-2 (BMP-2): Insulin growth factor (IGF), Vascular endothelial growth factor (VEGF).
  3. 3. Composizioni secondo la rivendicazione 1 o 2 ottenute da siero di mammiferi.
  4. 4. Composizioni secondo la rivendicazione 1 o 2 ottenute da placenta.
  5. 5. Composizioni secondo la rivendicazione 1 o 2 ottenute da colostro.
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