ITMI20110210A1 - Sostituto osteocondrale bifunzionale monolitico - Google Patents

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biomaterial according
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polymeric
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Erica Lazzarini
Rodolfo Quarto
Silvia Scaglione
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Univ Degli Studi Genova
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Description

Descrizione del brevetto per invenzione industriale dal titolo:
SOSTITUTO OSTEOCONDRALE BIFUNZIONALE MONOLITICO
DESCRIZIONE CAMPO DELL’INVENZIONE
La presente invenzione riguarda un biomateriale bifunzionale monolitico da impiegarsi come sostituto osteocondrale, nonché un procedimento di preparazione di tale biomateriale.
STATO DELLA TECNICA
Anatomicamente un osso è costituito da una superficie esterna compatta, molto dura e resistente, e da un interno spugnoso contenente tessuto molle detto midollo. La parte superficiale dura è formata da un materiale composito di cristalli di idrossiapatite immersi in una matrice di cartilagine: questa parte non è un insieme omogeneo e compatto, ma è organizzata in una serie di tubuli e lamine di materiale osseo (osteoni) che contengono internamente cellule e linfa.
Le lesioni osteocondrali dovute a traumi, resezione in seguito a tumori o degenerazione richiedono la rigenerazione della cartilagine articolare e dell’osso sottostante. L’approccio più promettente, ad oggi, è quello del trapianto di impianti osteocondrali.
L'osteointegrazione degli impianti è un requisito fondamentale per il successo della chirurgia ricostruttiva e le caratteristiche di superficie dei biomateriali da impianto influenzano notevolmente i processi di osteointegrazione e, quindi, il successo o il fallimento della chirurgia ortopedica ricostruttiva nei pazienti.
I principali fattori che influenzano l'osteointegrazione degli impianti sono: la superficie degli impianti, la loro stabilità primaria, la risposta ossea precoce all'impianto e la sua fissazione biologica, il carico meccanico ed i processi di rimodellamento.
Le complicanze legate alla scarsa osteointegrazione degli impianti ortopedici per la fissazione delle fratture sono più frequenti quando i biomateriali sono strutturalmente poco resistenti e difficili da manipolare in sede chirurgica e quando non c’è una completa crescita di tessuto osseo e cartilagineo a contatto con il biomateriale.
Sono noti e documentati diversi metodi di preparazione di biomateriali sostitutivi osteo-condrali, la maggior parte dei quali si basano sull’accoppiamento di un materiale per l’osteointegrazione e di un materiale per la condrointegrazione. Tale accoppiamento viene effettuato mediante sutura o incollaggio (Gao J. et al.; Tissue Eng. “Tissue-engineered fabrication of an osteochondral composite graft using rat bone marrow-derived mesenchymal stem cells." 2001 Aug;7(4):363-71 ; Schaefer D. et al.; Biomaterials. “In vitro generation of osteochondral composites”; 2000 Dec;21(24):2599-606). Detti biomateriali si sono mostrati tuttavia svantaggiosamente soggetti a distaccamenti e pertanto non sono ritenuti soddisfacenti, soprattutto, nel medio-lungo termine.
Più recentemente, alcuni studiosi hanno sviluppato un unico scaffold stratificato, in cui tra materiale per l’osteointegrazione e materiale per la condrointegrazione si trova una regione di transizione (Scherwood JK. et al. Biomaterials. “A threedimensional osteochondral composite scaffold for articular cartilage repair.” 2002 Dec;23(24):4739-51 ; Tampieri A. et al. J Biomed Mater Res A. “Biologically inspired synthesis of bone-like composite: self-assembled collagen fibers/hydroxyapatite nanocrystals”; 2003 Nov 1 ;67(2):618-25). Tali scaffold mantengono tuttavia una non soddisfacente coesione tra i due materiali, che conseguentemente rende difficoltosi maneggevolezza ed utilizzo degli stessi nella pratica clinica. Infatti, una non soddisfacente coesione tra i due materiali si traduce in fenomeni di de-laminazione fortemente indesiderati, tipicamente in corrispondenza della regione di transizione.
Scopo della presente invenzione è pertanto quella di fornire un biomateriale che sia adatto all’uso come sostituto osteocondrale e che non presenti gli svantaggi sopra rilevati per i materiali noti per la medesima applicazione.
SOMMARIO DELL’INVENZIONE
Lo scopo indicato più sopra è stato raggiunto attraverso un biomateriale bifunzionale monolitico, avente porosità di dimensioni da 50 a 1000 μιτι, comprendente:
- una zona osteopermissiva, comprendente almeno un materiale ceramico ed almeno una prima matrice polimerica; ed
- una zona condropermissiva, comprendente almeno una seconda matrice polimerica.
Sotto un altro aspetto, l’invenzione concerne un procedimento per la preparazione del biomateriale di cui sopra comprendente le seguenti fasi:
i) preparare una prima matrice polimerica in un adatto solvente;
ii) preparare una miscela A comprendente un primo agente porogeno (a) ed almeno un materiale ceramico;
iii) preparare una miscela B comprendente un secondo agente porogeno (b); iv) porre la miscela A all’Interno di un adatto contenitore;
v) versare la soluzione polimerica della fase i) fino a completo ricoprimento della miscela A;
vi) fare evaporare il solvente;
vii) porre la miscela B sopra il preparato ottenuto dalla fase vi);
vili) versare la soluzione polimerica della fase i) fino a completo ricoprimento della miscela B;
ix) fare evaporare il solvente; e
x) lavare il biomateriale così ottenuto.
Sotto ancora un ulteriore aspetto, l’invenzione concerne l’uso del biomateriale secondo l’invenzione come sostituto osteocondrale.
Sotto ancora un ulteriore aspetto, l’invenzione concerne una protesi ortopedica comprendente il biomateriale secondo l’invenzione.
DESCRIZIONE DELLE FIGURE
Le caratteristiche ed i vantaggi della presente invenzione saranno evidenti dalla descrizione dettagliata di seguito riportata, e dagli esempi realizzativi forniti a titolo illustrativo e non limitativo, nonché dalle Figure allegate in cui:
- la Figura 1 mostra uno schema in sezione del biomateriale dell’Esempio 1 ;
- la Figura 2 mostra un ingrandimento della zona condropermissiva del biomateriale dell’Esempio 1 in vitro\
- la Figura 3 mostra un ingrandimento della zona osteopermissiva del biomateriale dell’Esempio 1 in vivo.
DESCRIZIONE DETTAGLIATA DELL’INVENZIONE
L'invenzione pertanto concerne un biomateriale bifunzionale monolitico, comprendente una zona osteopermissiva e una zona condropermissiva. In particolare, detto biomateriale bifunzionale monolitico, presenta una porosità di dimensioni da 50 a 1000 μηη, e comprende:
- una zona osteopermissiva, comprendente almeno un materiale ceramico ed almeno una prima matrice polimerica; ed
- una zona condropermissiva, comprendente almeno una seconda matrice polimerica.
Con il termine “monolitico” si intende una struttura globalmente unitaria, di assoluta compattezza, priva di fratture o aree di discontinuità.
Con il termine “bifunzionale" si fa riferimento alla presenza nel biomateriale dell’invenzione di due zone, ossia la zona osteopermissiva e la zona condropermissiva, aventi attività differenziata.
Con l'espressione “zona osteopermissiva” per gli scopi della presente invenzione si intende la porzione di biomateriale destinata ad indurre e supportare la rigenerazione del tessuto osseo.
Con l’espressione “zona condropermissiva” per gli scopi della presente invenzione si intende la porzione di biomateriale destinata ad indurre e supportare la rigenerazione del tessuto cartilagineo.
Con l’espressione “almeno un materiale ceramico” per gli scopi della presente invenzione si intendono ricompresi tutti quei materiali aventi elevata biocompatibilità, nonché caratteristiche meccaniche e fisiche assimilabili ai compositi ceramici, quali ad esempio idrossiapatite, fosfato tricalcico, e in generale composti inorganici a base di calcio e fosforo, e loro miscele.
Preferibilmente, detto materiale ceramico è idrossiapatite, in ragione della sua similitudine dal punto di vista chimico con la matrice inorganica ossea, che consente di aumentare l’osteoconduttività e la bioattività del biomateriale. Infatti, Γ idrossiapatite è un fosfato di calcio che in natura costituisce il 60-70% dell'osso ed il 98% dello smalto dentale. La sua composizione chimica è comunemente indicata come Ca5(P04)3(OH), appartenente quindi al gruppo delle apatiti e contenente un gruppo OH. Il calcio può essere presente in natura nella forma chimica indicata sopra Ca5(P04)3(0H), ma si indica anche come Caio(P04)6(OH)2per evidenziare che la cella elementare è formata da due molecole. Il gruppo OH<'>può essere sostituito dallo ione fluoruro (F ), dallo ione cloruro (CQ o dal carbonato (C03<2>), a formare un sale di idrossiapatite. Per gli scopi della presente invenzione, nel termine “idrossiapatite'' si intendono ricompresi, in aggiunta a quanto sopra, tutte le forme polimorfe, relativi idrati e solvati, in tutti i rapporti tra ioni fosfato, ioni ossidrile e calcio.
Preferibilmente, l’idrossiapatite è in forma di granuli aventi dimensioni di 250-500 pm.
Preferibilmente, il materiale ceramico è uniformemente rivestito con un agente di rivestimento solubile in un opportuno solvente, quale per esempio saccarosio solubile in acqua, per preservare il materiale ceramico stesso dal contatto con la matrice polimerica. Ciò consente di migliorare la successiva interazione delle cellule del tessuto da rigenerare con la superficie osteoconduttiva del materiale ceramico.
Con l’espressione “matrice polimerica” per gli scopi della presente invenzione si intendono ricompresi tutti quei polimeri aventi elevata biocompatibilità e adatte caratteristiche chimico-fisiche, quali policaprolattone (PCL), acido polilattico (PLA), acido poli (lattico-co-glicolico) (PLGA), o polimeri naturali quali collagene, gelatina, fibrina, o loro miscele.
Preferibilmente, dette almeno una prima matrice polimerica ed almeno una seconda matrice polimerica hanno la stessa composizione. Più preferibilmente, entrambe dette matrici polimeriche sono uguali e comprendono policaprolattone. Secondo una forma di realizzazione preferita, entrambe dette matrici polimeriche sono uguali e consistono in policaprolattone. Come infatti si vedrà dagli esempi di seguito, questo polimero si è mostrato particolarmente adatto agli scopi della presente invenzione, in quanto ha consentito di conseguire una sorprendentemente uniforme e rapida rigenerazione dei tessuti danneggiati, essendo particolarmente biocompatibile e degradabile. In particolare, il PCL ha una velocità di degradazione in vivo in grado di favorire il corretto equilibrio tra la crescita di tessuto all’interno del biomateriale e la contemporanea degradazione del PCL.
Preferibilmente, nel biomateriale dell’invenzione, il rapporto in volume tra la zona osteopermissiva e la zona condropermissiva è da 5:1 a 1 :5, preferibilmente da 2:1 a 1 :2, più preferibilmente circa 1 :1. Infatti, poiché il biomateriale è destinato ad essere impiegato come sostituto osteocondrale in diverse sedi ossee e/o cartilaginee, tale rapporto sarà opportunamente adeguato alla tipologia di tessuto da rigenerare.
Analogamente, anche la porosità potrà essere selezionata in relazione al tessuto da rigenerare. Vantaggiosamente infatti, le due zone presentano un elevato grado di porosità, che supporta una efficiente formazione di neo-tessuto all’interno del biomateriale. Preferibilmente, tale porosità avrà dimensioni da 200 a 600 μιτι, più preferibilmente da 250 a 500 pm.
Sotto un altro aspetto, l’invenzione riguarda un procedimento per la preparazione del biomateriale sopra descritto comprendente le seguenti fasi:
i) preparare una prima matrice polimerica in un adatto solvente;
ii) preparare una miscela A comprendente un primo agente porogeno (a) ed almeno un materiale ceramico;
iii) preparare una miscela B comprendente un secondo agente porogeno (b); iv) porre la miscela A all’interno di un adatto contenitore;
v) versare la soluzione polimerica della fase i) fino a completo ricoprimento della miscela A;
vi) fare evaporare il solvente;
vii) porre la miscela B sopra il preparato ottenuto dalla fase vi);
vili) versare la soluzione polimerica della fase i) fino a completo ricoprimento della miscela B;
ix) fare evaporare il solvente; e
x) lavare il biomateriale così ottenuto.
La fase i) prevede la preparazione di una prima matrice polimerica disciolta in un adatto solvente. Tale solvente può essere un solvente apolare, polare aprotico, polare pratico e relative miscele, quali cloroformio, acetone, dimetilacetammide (DMAc), benzene, cloroformio e diclorometano. Preferibilmente, è un solvente apolare.
Secondo una forma di realizzazione preferita, detto solvente è cloroformio.
Le fasi ii) e iii) prevedono la preparazione di miscele comprendenti agenti porogeni.
Poiché, infatti, il biomateriale presenta una specifica porosità, quest’ultima può essere ottenuta mediante l’impiego di agenti porogeni opportuni, preferibilmente idrosolubili, che dopo uno o più lavaggi si dissolvono lasciando porosità di pari dimensioni. Più preferibilmente, detto agente porogeno è un materiale in forma di cristalli che può essere facilmente e rapidamente dilavato, vantaggiosamente con acqua o acqua deionizzata.
Detti agenti porogeni (a) e (b) possono essere uguali o diversi. Preferibilmente sono un poliolo, un polisaccaride o una loro miscela.
Secondo una forma di realizzazione preferita, essi sono saccarosio o mannitolo. In una forma ancora più preferita, nella zona osteopermissiva del biomateriale bifunzionale monolitico, detto primo agente porogeno (a) è saccarosio in cristalli. In una forma ancora più preferita, nella zona condropermissiva del materiale bifunzionale monolitico, detto secondo agente porogeno (b) è mannitolo in cristalli. Il biomateriale dell’invenzione è formato in un adatto contenitore, la cui forma è dipendente dalla forma e dal volume del tessuto osseo e/o cartilagineo che come sostituto osteocondrale dovrà rigenerare.
Il procedimento sopra descritto consente quindi vantaggiosamente di ottenere rapidamente un biomateriale che presenta una elevata integrità strutturale tale da superare gli inconvenienti dell’arte nota. Si ottiene infatti a tutti gli effetti un prodotto monolitico che offre il vantaggio di essere estremamente compatto, evitando cosi le problematiche di delaminazione associate ai materiali bifasici noti. Sotto ancora un ulteriore aspetto, l’invenzione concerne quindi il biomateriale direttamente ottenuto dal procedimento di cui sopra.
Sotto ancora un ulteriore aspetto, l’invenzione concerne l’uso del biomateriale secondo l’invenzione come sostituto osteocondrale.
Tale biomateriale si è dimostrato estremamente facile da manipolare e strutturalmente resistente e compatto, pertanto particolarmente adatto all’uso in chirurgia impiantistica, specialmente via artroscopia, come pure in altre tecniche impiegate per la cura della maggior parte delle lesioni osteocondrali.
Infatti, il biomateriale dell’invenzione, da un lato, essendo monolitico, supera i rischi di separazione o delaminazione durante le manipolazioni, ad esempio in sede chirurgica, dall’altro, grazie alle due zone aventi diversa funzionalità, consente di indurre uno specifico differenziamento cellulare attraverso opportuni stimoli chimici e micro-macro-strutturali che ha il vantaggio di mimare il microambiente del tessuto da rigenerare e quindi di riprodurre un ambiente favorevole alla crescita ossea e/o cartilaginea, rispettivamente nelle due diverse zone del biomateriale.
Sotto ancora un ulteriore aspetto, l’invenzione concerne una protesi ortopedica comprendente il biomateriale secondo l’invenzione.
Si riportano di seguito Esempi di realizzazione della presente invenzione forniti a titolo illustrativo.
ESEMPI
Esempio 1 : Preparazione del biomateriale deH'invenzione
Materiali utilizzati:
- soluzione polimerica: è stata preparata una soluzione al 10% di PCL in cloroformio (CHCI3). Tale soluzione è stata ottenuta dissolvendo 10 g di PCL in 100 mi di CHCI3 in un bagno alla temperatura di 37°C.
- idrossiapatite (HA), come materiale ceramico, in granuli di diametro compreso tra 250 e 500 μιτι.
- agente porogeno (a): cristalli di saccarosio di diametro compreso tra 250 e 500 μιτι.
- agente porogeno (b): cristalli di mannitolo di diametro compreso tra 250 a 500 μη<η>.
I cristalli di mannitolo sono stati ottenuti da mannitolo in polvere; è stata preparata una soluzione di mannitolo in acqua deionizzata alla concentrazione di 0,3 g/ml. La soluzione così ottenuta è stata posta in un contenitore di vetro perché avvenisse l'accrescimento dei cristalli. I cristalli ottenuti sono poi stati recuperati, fatti asciugare e setacciati.
Preparazione:
I biomateriali sono stati realizzati con la tecnica del “particulate leaching method”. I granuli di HA e l’agente porogeno (a) sono stati miscelati omogeneamente e posti in provette da 2 mi. Successivamente, è stato aggiunto 1 mi di soluzione polimerica (PCL 10%). Al fine di consentire alla soluzione polimerica di percolare completamente attraverso le particelle di saccarosio e di idrossiapatite rivestita di saccarosio il preparato è stato centrifugato per 30 secondi a circa 15.000 G.
Poi il preparato fin qui ottenuto è stato immesso in una centrifuga sotto vuoto al fine di consentire l’evaporazione del cloroformio ed agevolare il processo di polimerizzazione.
È poi stato aggiunto nella provetta l’agente porogeno (b) e 1 mi di soluzione polimerica. La provetta è stata posta nuovamente in centrifuga sotto vuoto.
Dopo polimerizzazione del policaprolattone, il biomateriale è stato sottoposto a diversi lavaggi in acqua deionizzata per consentire la dissoluzione completa degli agenti porogeni ed il conseguente ottenimento del biomateriale finale.
Esempio 2:
Valutazione della capacità condro-permissiva in vitro
Cellule umane progenitrici ottenute da midollo osseo e condrociti umani espansi sono stati coltivati in vitro e successivamente seminati sui sostituti osteocondrali (2.5 milioni di cellule per campione di dimensione 3x3x5 mm). I costrutti sono stati mantenuti in coltura per quattro settimane in mezzo differenziativo condrogenico (Johnstone B. et al.; "In vitro chondrogenisis of bone marrow-derived mesenchymal progenitor cells” Exp Celi Res 1998. 238(1 ):265-72). Dopo il periodo di differenziamento condrogenico, i costrutti sono stati fissati, preparati istologicamente e colorati con Alcian Blue e Toluidina, per evidenziare la deposizione di matrice. La Figura 2 mostra una sezione rappresentativa della matrice neodeposta dalle cellule e positivamente marcata con blu di toluidina, a dimostrazione della presenza di una matrice simil-cartilaginea. Anche la morfologia delle cellule attesta un corretto differenziamento verso la linea condrogenica.
Esempio 3:
Valutazione della capacità osteo-permissiva in vivo
Cellule stromali mesenchimali prelevate da biopsia di midollo osseo sono state espanse in vitro, caricate sui costrutti osteocondrali (2 milioni per campione) e impiantate in vivo sottocute in topo, secondo il tradizionale modello sperimentale ectopico di rigenerazione ossea (Goshima J. et al. “Osteogenic potential of culture-expanded rat marrow cells as assayed in vivo with porous calcium phosphate ceramic” Biomaterials 1991 ; 12(2):253-8).
Sia 4 che 8 settimane post impianto, i costrutti sono stati prelevati, fissati e preparati istologicamente. La deposizione di tessuto osseo all’interno di biomateriale è stata evidenziata dalla colorazione ematossilina-eosina (Figura 3). La matrice ossea neodeposta, colorata in rosa, è risultata ben visibile attorno alle particelle di idrossiapatite presenti nella fase ossea del sostituto osteocondrale.
Dalla descrizione dettagliata e dagli Esempi sopra riportati, risultano evidenti i vantaggi conseguiti mediante il biomateriale monolitico bifunzionale della presente invenzione. In particolare, tale biomateriale si è mostrato sorprendentemente e vantaggiosamente adatto all'uso come sostituto osteocondrale. Infatti, il biomateriale è estremamente facile da manipolare e strutturalmente resistente e compatto, pertanto particolarmente adatto all’uso in chirurgia impiantistica, specialmente via artroscopia, come pure in altre tecniche impiegate per la cura della maggior parte delle lesioni osteocondrali.
Infatti, il biomateriale dell’invenzione, da un lato, essendo monolitico, supera i rischi di separazione o delaminazione durante le manipolazioni, ad esempio in sede chirurgica, dall’altro, grazie alle due zone aventi diversa funzionalità, consente di indurre uno specifico differenziamento cellulare attraverso opportuni stimoli chimici e micro-macro-strutturali che ha il vantaggio di mimare il microambiente del tessuto da rigenerare e quindi di riprodurre un ambiente favorevole alla crescita ossea e/o cartilaginea, rispettivamente nelle due diverse zone del biomateriale.

Claims (12)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Un biomateriale bifunzionale monolitico, avente porosità di dimensioni da 50 a 1000 μΐτι, comprendente: - una zona osteopermissiva, comprendente almeno un materiale ceramico ed almeno una prima matrice polimerica; ed - una zona condropermissiva, comprendente almeno una seconda matrice polimerica.
  2. 2. Il biomateriale secondo la rivendicazione 1, in cui dette almeno una prima matrice polimerica ed almeno una seconda matrice polimerica hanno la stessa composizione.
  3. 3. Il biomateriale secondo la rivendicazione 1 o 2, in cui dette matrici polimeriche comprendono policaprolattone (PCL), acido polilattico (PLA), acido poli (lattico-coglicolico) (PLGA), collagene, gelatina, fibrina, o loro miscele.
  4. 4. Il biomateriale secondo la rivendicazione 3, in cui dette matrici polimeriche comprendono policaprolattone.
  5. 5. Il biomateriale secondo una qualsiasi delie rivendicazioni 1-4, in cui il rapporto in volume tra la zona osteopermissiva e la zona condropermissiva è da 5:1 a 1:5, preferibilmente da 2:1 a 1:2, più preferibilmente circa 1:1.
  6. 6. Il biomateriale secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 1-5, in cui detto almeno un materiale ceramico è idrossiapatite, fosfato tricalcico, composti inorganici a base di calcio e fosforo o loro miscele.
  7. 7. Il biomateriale secondo la rivendicazione 6, in cui detto almeno un materiale ceramico è idrossiapatite.
  8. 8. Il biomateriale secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 1-7, avente porosità di dimensioni da 200 a 600 μιτι.
  9. 9. Procedimento per la preparazione del biomateriale secondo la rivendicazione 1 comprendente le seguenti fasi: i) preparare una prima matrice polimerica in un adatto solvente; ii) preparare una miscela A comprendente un primo agente porogeno (a) ed almeno un materiale ceramico; iii) preparare una miscela B comprendente un secondo agente porogeno (b); iv) porre la miscela A all'interno di un adatto contenitore; v) versare la soluzione polimerica della fase i) fino a completo ricoprimento della miscela A; vi) fare evaporare il solvente; vii) porre la miscela B sopra il preparato ottenuto dalla fase vi); vili) versare la soluzione polimerica della fase i) fino a completo ricoprimento della miscela B; ix) fare evaporare il solvente; e x) lavare il biomateriale così ottenuto.
  10. 10. Il procedimento secondo la rivendicazione 9, in cui detto primo agente porogeno (a) è saccarosio e detto secondo agente porogeno (b) è mannitolo.
  11. 11. Il biomateriale secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 1-8 per l’uso come sostitutivo osteocondrale.
  12. 12. Protesi ortopedica comprendente il biomateriale secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 1-8.
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WO2008154035A1 (en) * 2007-06-11 2008-12-18 The Trustees Of Columbia University In The City Of New York Fully synthetic implantable mutli-phased scaffold

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