ITMI20080416U1 - Dispositivo di commutazione elettrica per circuiti di bassa tensione - Google Patents

Dispositivo di commutazione elettrica per circuiti di bassa tensione

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ITMI20080416U1
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movable
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switch
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contact
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Inventor
Lucio Azzola
Stefano Besana
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Abb Spa
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Description

“DISPOSITIVO DI COMMUTAZIONE ELETTRICA PER CIRCUITI DI BASSA TENSIONE”
DESCRIZIONE
Il presente modello di utilità è relativo ad un dispositivo di commutazione elettrica, in particolare un interruttore automatico o un sezionatore, da impiegarsi preferibilmente in circuiti di bassa tensione.
Come noto, i dispositivi di commutazione utilizzati nei circuiti elettrici di bassa tensione (cioè per applicazioni con tensioni di esercizio fino a 1000V AC/ 1500V DC), tipicamente interruttori, interruttori automatici, sezionatori e contattori, universalmente indicati come “switching devices” e di seguito denominati brevemente interruttori, sono dispositivi concepiti per permettere il corretto funzionamento di specifiche parti di impianti elettrici e dei carichi ad essi operativamente associati.
Gli interruttori possono essere realizzati in diverse configurazioni, ad esempio nelle cosiddette esecuzioni “fissa” (“fixed”), “rimovibile” (“plug-in”) o “estraibile” (“withdrawable”) e comprendono generalmente un involucro contenente uno o più poli; ciascun polo comprende almeno un contatto fisso ed un rispettivo contatto mobile, i quali sono collegati a corrispondenti terminali per il collegamento in ingresso/uscita con un circuito elettrico associato. Opportuni mezzi di comando permettono di movimentare i contatti mobili; in particolare, l’azione di tali mezzi di comando si esplica tradizionalmente su un albero principale operativamente collegato ai contatti mobili in modo tale che, in seguito alla sua rotazione, i contatti mobili si accoppiano con i contatti fissi (interruttore chiuso) o si separano da essi (interruttore aperto). L’accoppiamento/disaccoppiamento tra i contatti avviene all’interno di apposite camere d’arco configurate in modo da minimizzare gli effetti degli archi elettrici. La movimentazione dei contatti mobili può essere causata sia manualmente attraverso opportune leve previste sulla parte frontale dell’interruttore, sia grazie all’intervento di noti dispositivi di protezione di cui l’interruttore è fornito.
Esistono soluzioni in cui i contatti mobili sono collocati in apposite sedi ricavate direttamente nell’albero principale che in questo caso configura il cosiddetto equipaggio mobile rotante. L’equipaggio mobile è in grado di assicurare sia l’isolamento fra le fasi o poli, sia la corretta trasmissione dei movimenti dei contatti, sia di supportare tutte le forze in gioco. In generale, qualunque sia il loro lay-out costruttivo, i dispositivi di commutazione devono essere rapidi ed affidabili negli interventi, devono garantire un’adeguata vita utile, e devono avere una struttura quanto più possibile compatta, flessibile, di facile assemblaggio ed installazione, e realizzabile a costi competitivi.
Scopo del presente modello è quello di fornire un dispositivo di commutazione di questo tipo che abbia migliorate funzioni e caratteristiche.
Tale scopo viene raggiunto da un dispositivo di commutazione secondo quanto indicato nelle rivendicazioni allegate e descritto di seguito.
Il dispositivo di commutazione secondo il presente modello di utilità verrà nel seguito descritto facendo riferimento ad una sua realizzazione come interruttore, senza per questo volerne in alcun modo limitare i possibili ambiti applicativi.
Caratteristiche e vantaggi risulteranno maggiormente dalla descrizione di forme realizzative preferite, ma non esclusive di un dispositivo di commutazione secondo il presente modello di utilità, illustrate a titolo esemplificativo negli uniti disegni; in cui:
la figura 1 è una prima vista prospettica di una prima forma di realizzazione di un interruttore secondo il presente modello di utilità comprendente un meccanismo di comando ad accumulo di energia;
la figura 2 è una prima vista prospettica di un interruttore comprendente un meccanismo di comando diretto;
le figure 3 e 4 sono viste prospettiche di componenti di un involucro di un interruttore secondo il presente modello di utilità;
le figure 5 e 9 sono viste in esploso dell’interruttore di figura 1;
le figure 6 e 7 sono viste prospettiche di un equipaggio mobile dell’interruttore secondo il presente modello di utilità;
le figure 8 e 10 sono viste in sezione dell’interruttore secondo il presente modello di utilità;
la figura 11 è una vista prospettica dell’interruttore di figura 1;
la figura 12 è una vista in esploso dell’interruttore di figura 2;
la figura 13 è una vista schematica di un interruttore secondo il presente modello di utilità con meccanismi di comando intercambiabili;
le figure 14 e 15 illustrano una possibile forma realizzativa di un contatto utilizzabile nell’interruttore secondo il presente modello di utilità;
la figura 16 illustra in esploso un comando di tipo diretto con il portaleva e la leva tra loro separati; le figure 17-18 illustrano una possibile forma realizzativa di un elemento di rinforzo utilizzabili nell’interruttore secondo il presente modello di utilità;
le figure 19-21 illustrano una possibile forma realizzativa di un meccanismo di sgancio utilizzabile nell’interruttore secondo il presente modello di utilità;
le figure 22-24 illustrano una possibile forma realizzativa di un dispositivo di alloggiamento e connessione di accessori per un interruttore secondo il presente modello di utilità;
le figure 25-31 illustrano una possibile forma realizzativa di morsetti per un interruttore secondo il presente modello di utilità;
le figure 32-36 illustrano un dispositivo di alimentazione per un dispositivo di protezione elettronico utilizzabile nell’interruttore secondo il presente modello di utilità.
Con riferimento alle citate figure, l’interruttore 1 comprende un involucro 2 contenente uno o più poli elettrici ciascuno avente almeno un contatto fisso 10 che si accoppia/disaccoppia ad almeno un contatto mobile 20. L’involucro 2 alloggia anche un equipaggio mobile 50 costituito da un corpo sagomato il quale presenta almeno una sede 25 per ogni polo dell’interruttore 1. All’equipaggio mobile 50 è operativamente collegato un meccanismo di comando 60 che ne permette la movimentazione attorno ad un asse di rotazione 100. L’interruttore illustrato in figura 1 comprende un meccanismo di comando ad accumulo di energia 60 normalmente impiegato in applicazioni che prevedono alti valori di corrente nominale e/o di potere d’interruzione. Alternativamente, è possibile utilizzare un meccanismo di comando di tipo diretto 61, indicato in figura 12, particolarmente adatto per correnti nominali e/o poteri d’interruzione inferiori.
Preferibilmente, l’interruttore 1 comprende mezzi di supporto, ad esempio assiale, i quali sono operativamente collegati all’equipaggio mobile 50 e contrastano le spinte gravitazionali che si generano lungo il suo asse di rotazione 100. Queste spinte gravitazionali si manifestano diversamente in funzione del fatto che l’asse di rotazione 100 sia orizzontale o inclinato rispetto ad un piano sostanzialmente orizzontale. Inoltre, i mezzi di supporto sostengono l’equipaggio mobile 50 rispetto all’involucro esterno 2 evitando la formazione di ulteriori zone di contatto che sono fonte di svantaggiosi fenomeni di attrito. I mezzi di supporto forniscono al contempo anche un centro di rotazione per l’equipaggio stesso e hanno una funzione di cuscinetti portanti. In questo modo i mezzi di supporto aumentano il numero delle possibili configurazioni operative dell’interruttore 1 con asse di rotazione variamente inclinato. Ad esempio, questo consente ad un interruttore per alte correnti o poteri di’interruzione elevati che è progettato per funzionare con l’asse dell’equipaggio mobile in posizione orizzontale, di essere installato secondo configurazioni diverse, ad esempio con l’asse dell’equipaggio mobile in posizione verticale.
L’involucro 2 è preferibilmente costituto da un fondo 3 che si accoppia ad un coperchio 4 in modo da definire dei volumi all’interno dei quali sono alloggiati i componenti dell’interruttore 1. La struttura dell’involucro 2 è completata attraverso una maschera di protezione 5 che viene applicata al coperchio 4 e che può essere rimossa da un operatore per avere parziale accesso alle parti interne dell’interruttore 1.
Le figure 3 e 4 illustrano le parti costituenti l’involucro esterno 2 in cui il fondo 3 comprende una prima superficie di accoppiamento 6A dalla quale emergono una serie di protrusioni 5A destinate ad inserirsi in cavità predisposte su una seconda superficie di accoppiamento 6B del coperchio 4. Anche dalla seconda superficie 6B emergono altre protrusioni 5B inseribili in relative cavità predisposte sulla prima superficie di accoppiamento 6A. In sostanza le due superfici di accoppiamento 6A e 6B hanno una forma almeno in parte geometricamente coniugata che consente una mutua compenetrazione delle parti costituenti l’involucro 2. La tenuta dell’accoppiamento è inoltre assicurata da una serie di viti di serraggio 9, o mezzi equivalenti quali ad esempio tiranti, che assicurano un’adeguata robustezza dell’involucro 2 rispetto alle sollecitazioni a cui esso è sottoposto durante il normale funzionamento dell’interruttore 1.
All’interno dell’involucro 2, per ciascun polo dell’interruttore 1 è definita almeno una camera d’arco 200 in cui sono alloggiate delle lamine o placche rompi arco (non rappresentate) che hanno la funzione di facilitare l’estinzione dell’arco che si genera in seguito alla separazione dei contatti dell’interruttore 1. Ciascuna camera d’arco 200 comprende almeno un’apertura superiore 203 che costituisce il camino per lo scarico dei gas che si generano in seguito alla creazione dell’arco elettrico. Il coperchio 4 presenta anche delle aperture laterali 204 che consentono ad un operatore l’accesso all’interno dell’equipaggio mobile 50 ad esempio per collocare o rimuovere i mezzi di connessione fra il meccanismo di comando 60 e l’equipaggio mobile 50 oppure per permettere la fuoruscita di alberi o barre di segnalazione dello stato (ad esempio aperto/open, chiuso/closed, scattato/tripped).
La figura 5 consente di osservare il lato interno del fondo 3 sul quale sono predisposti i contatti fissi 10, ciascuno elettricamente collegato ad un elettrodo 21. I contatti fissi 10 comprendono ciascuno una parte attiva 10A che entra in contatto con una relativa parte attiva 20A predisposta sui contatti mobili 20. Sia i contatti fissi 10 che quelli mobili 20 possono vantaggiosamente comprendere un corno d’arco 11 che ha il compito di deviare l’arco elettrico allo scopo di limitare il degrado delle parti attive dei contatti stessi.
Vantaggiosamente, come illustrato nelle figure 14 e 15, il corno d'arco 11 di ciascun contatto fisso 10 presenta una fessura in cui è inserito un elemento gassificante 12. La fessura costringe la corrente d’arco a dividersi in due rami caratterizzati da minore corrente e temperatura (minori emissioni termoioniche), nonché da una maggiore distanza rispetto al contatto mobile in allontanamento. La fessura contribuisce quindi ad interrompere l’arco più rapidamente. A sua volta, l’elemento gassificante 12, soggetto al riscaldamento dovuto all’energia liberata dall’arco, sprigiona sostanze deionizzanti capaci di inibire i ri-adescamenti dell’arco, accelerando ulteriormente l’interruzione dell’arco stesso. Infine, tra il corno d’arco 11 e l’elettrodo 21 è disposto un elemento distanziatore 13 che, opzionalmente, può essere realizzato in materiale gassificante. L’elemento distanziatore 13 ha la funzione principale di mantenere nel tempo la geometria complessiva del contatto fisso 10; altre funzioni di questo elemento sono un ulteriore effetto deionizzante ed il contenimento dei gas d’arco che non devono raggiungere zone critiche dell’interruttore 1.
Le figure 6 e 7 illustrano una possibile forma di realizzazione di un equipaggio mobile 50 ad esempio per un interruttore tripolare; ciò non esclude che le soluzioni di seguito descritte possano essere impiegate anche per interruttori aventi un numero differente di poli. Come illustrato, in ciascuna sede 25 è alloggiato un contatto mobile 20 che può essere realizzato in un unico pezzo oppure in una pluralità di componenti fra loro adiacenti, come illustrato in figura 7. Le sedi 25 sono realizzate in modo che i contatti mobili 20 in esse alloggiati abbiano un comune asse di rotazione 100 rispetto all’equipaggio mobile stesso. L’asse di rotazione 100 è fisicamente costituito da perni trasversali di rotazione (non visibili nelle figure) i quali vengono sistemati su alloggiamenti 23 ricavati in ciascuna delle sedi 25. In particolare, le sedi 25 sono definite essenzialmente da una parete anteriore 26, una parete posteriore 27, sostanzialmente opposta a quella anteriore 26, e due pareti laterali 28 e 29 fra loro sostanzialmente opposte. Queste pareti sono mutuamente disposte in modo tale da definire almeno una prima e una seconda apertura dalle quali fuoriescono rispettivamente il relativo contatto mobile 20 e mezzi di giunzione elettrica 47 (figura 7). Questi ultimi, costituiti ad esempio da una treccia in rame, collegano elettricamente il contatto mobile 20 con un elettrodo 22 a sua volta collegato alla rete elettrica nella quale l’interruttore 1 è inserito. Nel caso in cui l’interruttore 1 funzioni secondo il noto principio della doppia interruzione, allora dalla seconda apertura potranno vantaggiosamente fuoriuscire altri contatti mobili 20 atti ad accoppiarsi con una ulteriore serie di contatti fissi del tutto simili a quelli sopra indicati.
L’equipaggio mobile 50 comprende delle parti circolari di raccordo 55A e 55B collocate fra due sedi adiacenti 25; ognuna di queste parti di raccordo 55A e 55B comprende almeno un corrispondente recesso, rispettivamente 51 e 52.
Preferibilmente, i mezzi di supporto comprendono un primo 80 ed un secondo braccio di supporto assiale 81 aventi almeno due estremità fra loro contrapposte. In particolare ciascun braccio comprende una prima estremità operativa 85 che si collega all’equipaggio mobile 50 e una seconda estremità di tenuta 86 che si vincola ad una parte strutturale 70 del meccanismo di comando 60. Preferibilmente, i due bracci di supporto 80 e 81 presentano una configurazione “trilobata” comprendente una terza estremità di tenuta 86A adiacente alla definita seconda estremità 86.
La figura 9 è una vista in esploso di un interruttore 1 dotato di un meccanismo di comando ad accumulo di energia 60. La parte strutturale 70 del meccanismo 60 comprende due fianchi 71 e 72 fra i quali sono interposti i mezzi meccanici necessari alla movimentazione dell’equipaggio mobile 50. Fra questi fianchi 71 e 72 è interposta una parete trasversale 74 che ha lo scopo di aumentare la rigidità meccanica del comando 60. Lateralmente alla parete trasversale 74 è collocata una leva di caricamento 35 che ha la funzione di azionare un dispositivo 36 per la carica delle molle dei mezzi meccanici. Nella soluzione illustrata, il primo fianco 71 comprende anche un’apertura laterale 77 predisposta per permettere la fuoriuscita di organi di segnalazione 79 dello stato dell’interruttore 1 (ad esempio aperto/open, chiuso/closed, scattato/tripped). La parte strutturale 70 del meccanismo di comando 60 comprende protrusioni di fissaggio 78 le quali consentono il fissaggio del comando stesso al fondo 3 dell’involucro 2. Come già accennato, il fissaggio avviene preferibilmente mediante una pluralità di viti o tiranti 9 che si inseriscono in fori passanti 83 ricavati sul fondo 3 dell’involucro esterno 2 per poi essere avvitati in cavità filettate 34 predisposte sulle protrusioni di fissaggio 78.
I bracci di supporto assiale 80 e 81 sono preferibilmente vincolati al meccanismo di comando 60 sul lato esterno di ciascun fianco 71 e 72 attraverso l’impiego di mezzi di fissaggio amovibili 73, ad esempio viti o in alternativa rivettature. In una ulteriore soluzione i bracci di supporto 80 e 81 potrebbero anche essere realizzati in un corpo unico con i fianchi 71 e 72 senza l’impiego quindi di mezzi di fissaggio.
È evidente che tale collegamento rende l’equipaggio mobile 50 sostanzialmente “sospeso a sbalzo” rispetto all’involucro 2 e a tale scopo la forma “trilobata” dei bracci di supporto 80 e 81 è particolarmente vantaggiosa in quanto consente un maggiore resistenza alla flessione e quindi un più stabile posizionamento dell’equipaggio stesso. I bracci di supporto 80 e 81 forniscono anche il centro di rotazione all’equipaggio mobile 50 attraverso un collegamento a cerniera. Quest’ultimo viene realizzato all’interno dei recessi radiali 51 e 52 predisposti nelle parti di raccordo 55A e 55B. Come illustrato in figura 6, i mezzi di collegamento a cerniera comprendono per ciascun braccio di supporto 80 e 81 un corrispondente perno di rotazione 110, 111 che si inserisce in un primo foro 84 realizzato sulla prima estremità operativa 85 e in un secondo foro predisposto sull’equipaggio mobile 50. Preferibilmente i perni 110 e 111 di rotazione presentano almeno un primo tratto longitudinale calibrato 112 che si accoppia con la superficie interna del primo foro 84 realizzato sul relativo braccio di supporto 80 o 81. Ciascun perno comprende un secondo tratto di tenuta 113 il quale viene vincolato a frizione o per avvitamento al secondo foro previsto sull’equipaggio mobile 50. Il tratto di tenuta 113 consente il posizionamento del perno rispetto all’equipaggio mobile 50, mentre il tratto calibrato consente la rotazione dell’equipaggio stesso rispetto ai bracci di supporto 80 e 81 che lo sostengono. Dal punto di vista dell’assemblaggio, la soluzione descritta è vantaggiosa in quanto ciascun perno di rotazione presenta dimensioni assiali contenute che ne facilitano il posizionamento all’interno dell’equipaggio 50 in corrispondenza dei recessi radiali 51 e 52. La figura 10 illustra una vista in sezione del collegamento in questione e consente di osservare i vantaggi di questa soluzione. I perni di rotazione vengono collocati nelle loro posizioni operative sfruttando delle luci 114 realizzate sulle pareti laterali delle sedi di alloggiamento 25. La dimensione assiale contenuta dei perni di rotazione 110 e 111 migliora anche l’affidabilità meccanica del collegamento.
Come illustrato in figura 7, le estremità operative dei bracci di supporto 80 e 81 e i recessi radiali 51 e 52 sono accoppiati in modo estremamente preciso allo scopo di limitare al massimo i giochi. Inoltre le superfici dei bracci 80 e 81 e quelle interne dei recessi radiali 51 e 52 sono fra loro compatibili allo scopo di limitare al massimo i fenomeni di attrito. Questa zona di contatto funge in pratica da cuscinetto in quanto sostiene l’equipaggio mobile 50 permettendone comunque la rotazione indipendentemente dall’inclinazione dell’asse di rotazione 100.
Le figure 6, 8 e 13 consentono di osservare una possibile modalità di collegamento fra il meccanismo di comando 60 e l’equipaggio mobile 50. In particolare, il meccanismo di comando 60 comprende una prima biella 91 e una seconda biella 92 le quali vengono operativamente collegate all’equipaggio mobile 50 attraverso un comune perno trasversale di trascinamento 131 che viene inserito in un tunnel di passaggio previsto sull’equipaggio mobile stesso. Le bielle 91 e 92 sono inserite in settori cavi 57 ricavati sulle pareti anteriori delle sedi 25 dell’equipaggio mobile 50 e forati trasversalmente per alloggiare il perno di trascinamento 131. Preferibilmente, durante il normale funzionamento dell’interruttore 1 il perno di trascinamento 131 è assicurato nella sua corretta posizione operativa tramite i bracci di supporto 80 e 81 che presentano ciascuno un dente sporgente 88 che arresta assialmente il perno 131 in prossimità dei suoi estremi, come ad esempio illustrato in figura 8. In questa forma realizzativa, l’estrazione e il collocamento del perno 131 verrà quindi effettuata variando la mutua posizione dell’equipaggio 50 rispetto ai bracci 80 e 81 in modo che ciascun dente 88 sporgendo non blocchi il movimento del perno stesso permettendone lo scorrimento lungo il tunnel di passaggio.
Come illustrato in figura 6, i settori cavi 57 sono realizzati sull’equipaggio mobile 50 dallo stesso versante su cui vengono predisposti i recessi radiali 51 e 52. La presenza di una pluralità di settori cavi 57 è vantaggiosa in quanto consente il posizionamento delle bielle 91 e 92 a distanze variabili a seconda del tipo di comando che viene impiegato. In alternativa ai settori cavi 57, potrebbero essere predisposte delle protrusioni radiali forate per l’inserimento del perno di trascinamento 131. Quest’ultimo tuttavia deve essere sistemato in una posizione eccentrica rispetto all’asse di rotazione dell’equipaggio mobile 50 fornito dai suddetti perni di rotazione 110 e 111 accoppiati ai bracci di supporto 80 e 81. In questo modo in seguito ad uno spostamento del perno di trascinamento 131 si genera una coppia che porta in rotazione l’equipaggio 50 e conseguentemente i contatti mobili 20.
La figura 10 illustra una seconda forma di attuazione dei mezzi di supporto assiale che possono essere utilizzati separatamente o congiuntamente ai mezzi di supporto precedentemente descritti. In particolare, essi comprendono due cuscinetti assiali 41 e 42 che sono collocati fra le parti estreme 45 e 46 dell’equipaggio mobile 50 e l’involucro esterno 2. I cuscinetti possono essere vantaggiosamente della tipologia a ralla o in alternativa a sfere, a cilindri o a coni volventi. L’impiego dei cuscinetti assiali 41 e 42 è particolarmente vantaggioso se combinato con quello dei bracci di supporto 80, 81 in quanto la spinta assiale sostenuta è maggiore. In questo modo anche interruttori automatici di grosse dimensioni, come ad esempio i cosiddetti interruttori aperti o ACB possono facilmente essere installati secondo angoli diversi conservando una perfetta funzionalità.
La figura 11 illustra l’interruttore 1 al termine delle fasi principali di assemblaggio appena descritte. In particolare essa permette di osservare l’apertura laterale 204 realizzata sul fianco del coperchio 4 la quale consente l’accesso all’interno del coperchio stesso per la collocazione o la rimozione del perno trasversale di trascinamento 131. Questa soluzione consente in sostanza di rimuovere il comando 60 dall’interruttore 1 senza scollegare le due pareti costituenti l’involucro 2 con ovvi vantaggi dal punto di vista pratico.
La figura 12 è una vista in esploso di un interruttore 1 comprendente un comando di tipo diretto 61 che comprende una leva di comando 76 per la chiusura, apertura o il riarmo dell’interruttore 1 da parte di un operatore. Il comando diretto 61, pur presentando una diversa configurazione strutturale rispetto al comando ad accumulo di energia 60, si presta ad essere collegato al fondo 3 dell’involucro 2 secondo le stesse modalità prima indicate. Si intuisce dunque che un altro vantaggio dell’interruttore 1 è rappresentato dal fatto che esso è strutturalmente configurato in modo da consentire l’agevole sostituzione di un meccanismo di comando con uno di differente costruzione e prestazioni, come schematicamente illustrato in figura 13. Un meccanismo di comando di tipo diretto 61 può dunque essere facilmente sostituito con uno ad accumulo di energia 60 semplicemente estraendo il perno di trascinamento 131, separando i bracci di supporto 80 e 81 dai fianchi 71 e 71 del meccanismo di comando 60 e svincolando quest’ultimo dal fondo 3 dell’involucro 2 attraverso la rimozione delle viti o tiranti 9. In questo modo lo stesso interruttore 1 può essere impiegato in applicazioni diverse, sostituendo semplicemente il solo comando e non l’intero interruttore come avviene invece usualmente.
La figura 16 illustra un possibile forma di realizzazione del collegamento tra la leva di comando 76 e la parte restante del comando diretto 61. Come illustrato, la leva 76 presenta una struttura a slitta a sviluppo cilindrico, mobile secondo un unico grado di libertà rotatorio, attorno ad un centro virtuale. Il comando comprende un portaleva 17 che comprende una base di forma coniugata a quella del fondo della leva e termina con una piastra 18 destinata, in fase di assemblaggio, ad essere inserita in una corrispondente cavità della leva 76. Un perno 19 trattiene la leva 76 al portaleva 17 in modo che rimanga ad esso solidale durante tutta la vita utile dell’interruttore 1. Nella posizione assemblata il perno 19 intercetta e attraversa delle asole 24 ricavate nel fondo della leva ed è al contempo trattenuto dietro la base del portaleva 17. Le due estremità del perno 19 sfiorano i fianchi interni del telaio del comando lungo i quali è libero di scorrere solidalmente al portaleva 17 e alla leva 76. I fianchi interni del telaio del comando presentano due tacche 38 simmetriche corrispondenti ad una precisa posizione del perno nella sua corsa. Da quest’unica posizione è possibile effettuare l’assemblaggio o il di assemblaggio della leva con il comando. Preferibilmente, il perno è dimensionato in modo tale che il suo posizionamento operativo possa essere completato solo a fronte di una forza attiva. In altre parole il perno è inserito a pressione, senza giochi, per contribuire a mantenere per un tempo indeterminato la propria posizione operativa. Con tale soluzione, la leva di comando 76 è facile da montare o sostituire ed ha le necessarie caratteristiche di resistenza meccanica, precisione di movimento, scarso attrito, stabilità, affidabilità, per lo svolgimento delle funzioni a cui è notoriamente preposta.
Preferibilmente, l’interruttore 1 comprende elementi di rinforzo 140 che sono posizionati nelle sedi 25 ricavate nel corpo sagomato dell’equipaggio mobile 50, e sono conformati in modo da favorire la rigidità delle zone soggette a sforzo di detto corpo sagomato. Forma, dimensioni e collocazione degli elementi di rinforzo possono essere diversi in funzione delle esigenze e possono essere realizzati in un unico pezzo opportunamente sagomato e piegato, oppure in più parti. Ad esempio, come illustrato nelle figure 17 e 18, gli elementi di rinforzo 140 comprendono un corpo sagomato avente una porzione cava a sezione sostanzialmente rettangolare 141 da cui si protendono due alette 142 e 143. La superficie esterna della porzione 141 è conformata in modo da combaciare con la superficie interna della sede 25 rivestendola in tutto o in parte con le alette 142, 143 che si impegnano, ad esempio a scatto, in alloggiamenti 220 e 230 definiti nella sede 25. Preferibilmente, sulle alette 142 e 143 sono definiti due corrispondenti fori 320 e 330 per il passaggio del perno di trascinamento 131. In questo modo, gli sforzi ed i momenti torcenti generati in corrispondenza del perno di trascinamento 131 possono essere distribuiti su una superficie ben più ampia.
Preferibilmente, il corpo sagomato 140 dell’elemento di rinforzo comprende inoltre delle regioni piane 160 atte a cooperare in battuta con corrispondenti regioni piane 770 delle sedi 25. In questo modo, gli sforzi generati in corrispondenza del perno di trascinamento 131 possono scaricarsi in particolare in zone massicce del corpo sagomato 50.
Vantaggiosamente, gli elementi di rinforzo 140 sono realizzati in materiale ferromagnetico e rivestono almeno una porzione della superficie interna di ogni sede 25. Preferibilmente, gli elementi di rinforzo in materiale ferromagnetico rivestono almeno il 25% della superficie interna di ciascuna sede 25; si è infatti osservato dalle sperimentazioni che elementi in materiale ferromagnetico anche di dimensioni modeste permettono di ottenere un aumento della tenuta elettrodinamica di circa l’8% (49kA a 690V a parità di altre condizioni).
L’utilizzo degli elementi di rinforzo 140 aumenta la capacità dell’equipaggio mobile di assorbire gli sforzi meccanici trasmessi dai contatti mobili a seguito di repulsioni elettrodinamiche e quindi di migliorare il potere d’interruzione dell’interruttore. Inoltre, la forma e il materiale ferromagnetico scelti per gli elementi 140 limita l’influenza elettromagnetica tra poli adiacenti dell’interruttore; in definitiva si hanno prestazioni ulteriormente migliorate a parità di tutte le altre caratteristiche costruttive.
Le figure 19-21 illustrano un’altra soluzione adottata nell’interruttore 1, che comprende un cinematismo di sgancio operativamente collegato al contatto mobile 20 e destinato ad azionare attraverso un suo membro operativo il meccanismo di comando (nell’esempio illustrato del tipo diretto 61). Come illustrato, l’interruttore 1 comprende un albero di sgancio 40 la cui movimentazione -nella fattispecie illustrata una rotazione attorno ad un centro di rotazione fisso 103 provocata dal cinematismo di sgancio- aziona direttamente il meccanismo 61. In particolare, il cinematismo di sgancio comprende un’asta scorrevole 211 avente una prima estremità operativa 211a atta ad intercettare una sporgenza sagomata 411 che si sviluppa dall’albero di sgancio 40. L’equipaggio mobile 50 comprende una prima sede 8a per l’alloggiamento e lo scorrimento guidato dell’asta scorrevole 211 verso l’albero di sgancio 40. Il contatto mobile 20 comprende una seconda sede 8b all’interno della quale è inserita in modo scorrevole una seconda estremità operativa 211b dell’asta scorrevole 211. L’asta scorrevole 211 si muove non appena il contatto mobile 20 subisce uno spostamento in quanto i due elementi sono mutuamente accoppiati e quindi fisicamente collegati attraverso un accoppiamento di forma. Rientra naturalmente nell’ambito del concetto inventivo la possibilità che l’asta scorrevole 211 non sia fisicamente collegata al contatto mobile 20, ma che anzi venga movimentata dopo che lo stesso abbia già subito un certo spostamento. Preferibilmente, fra l’albero di sgancio 40 ed il meccanismo 61 è interposto un grilletto o trigger 99.
La figura 19 illustra l’interruttore in posizione di chiuso. Il primo contatto mobile 20 è accoppiato con quello fisso e mantenuto in pressione per effetto di una nota molla di contatto 32 e della molla del comando (di per sé nota). La leva di comando 76 è in una posizione indicante lo stato di interruttore chiuso, mentre la molla del comando è parzialmente carica. La figura 20 illustra la fase di inizio di un episodio di separazione elettrodinamica dei contatti. In seguito alla rotazione del contatto mobile 20 l’asta scorrevole 211 è costretta a muoversi lungo la prima sede 8a. Lo sgancio del meccanismo di comando 61 ha inizio quando la prima estremità operativa 211a intercetta l’albero di sgancio 40 che libera il trigger 99 dopo una rotazione prestabilita attorno al proprio asse 103. L’azionamento del trigger 99 libera la rotazione del meccanismo di comando 61 che sua volta trascina in rotazione l’equipaggio mobile 50 permettendo in questo modo la realizzazione di un secondo movimento rapido di separazione dei contatti. La figura 21 permette di osservare la posizione dei componenti dell’interruttore 1 una volta che è stata completata la separazione dei contatti. Occorre sottolineare che la forma realizzativa del meccanismo di comando 61 illustrata è puramente esemplificativa in quanto il cinematismo di sgancio descritto ed altri possibili equivalenti possono azionare qualunque tipologia di meccanismo di comando tradizionalmente conosciuto.
L’interruttore 1 così concepito realizza lo sgancio rapido fra i contatti sfruttando il movimento del contatto mobile 20 generato dalle forze di repulsione elettrodinamica. In sostanza il contatto mobile 20 agisce come elemento attuatore del cinematismo di sgancio ovvero del meccanismo di comando 61. La soluzione sopra descritta risolve inoltre un problema tipico dei limitatori, e cioè di assicurare che dopo la repulsione spontanea i contatti siano mantenuti separati.
Vantaggiosamente, l’interruttore 1 comprende un dispositivo 171 di alloggiamento e connessione di accessori, quali ad esempio ma non limitatamente, contatti ausiliari per la segnalazione dello stato, attuatori servoassistiti di apertura, chiusura e riarmo, relè di minima o massima tensione, o i sensori di temperatura. Come illustrato nelle figure 22-24, il dispositivo 171 comprende una struttura sagomata 510 dotata di un bus a cablaggio integrato per la connessione elettrica di detti accessori, ed una o più sedi 621, 622, 623, 624, 625 di alloggiamento di detti accessori. Il bus a cablaggio integrato (non rappresentato) è posizionato all’interno della struttura sagomata 510 e comprende una o più piste a circuito stampato e sedi 622, 623, 624 di alloggiamento di detti accessori. Sulle piste a circuito stampato sono posizionate una o più morsettiere o terminali 313-317 di connessione con detti accessori o con altri dispositivi. Nell’esempio illustrato, alcune morsettiere o terminali sono destinati alla connessione con accessori o dispositivi ospitati all’interno dell’interruttore, ed altri, ad esempio i terminali 313 e 314 sono destinati alla connessione con dispositivi, accessori o parti d’impianto esterni all’interruttore.
Il dispositivo 171 comprende mezzi 30 di interfaccia meccanica con uno o più cinematismi dell’interruttore 1, ad esempio per trasmettere lo stato dell’interruttore (e.g. aperto/open, chiuso/closed, scattato/tripped) ad uno o più accessori alloggiati nel dispositivo 171.
Come si vede dalla figura 23, l’accessorio 650 viene inserito ad esempio nella sede 625 e si accoppia elettricamente al bus di cablaggio attraverso una morsettiera presente sul fondo della sede 625. Allo stesso modo, gli accessori 652 vengono inseriti nelle sedi 622 e si accoppiano elettricamente con i terminali 315 mentre l’accessorio 651 viene inserito nella sede 621, accoppiandosi elettricamente con la morsettiera presente sul fondo.
Preferibilmente, le sedi ed i corrispondenti accessori presentano geometrie coniugate atte a favorirne l’accoppiamento reciproco.
Il dispositivo 171 comprende inoltre mezzi di fissaggio di detti accessori, che sono ad esempio costituiti da mezzi a vite o aste passanti.
Come illustrato in figura 23, la struttura del dispositivo 171 costituisce un assieme unico in cui gli accessori sono connessi ai rispettivi terminali, tale assieme essendo pronto per essere inserito in una sede di alloggiamento 920 dell’interruttore 1; la sede 920 presenta una conformazione geometricamente coniugata con il dispositivo 171 e l’accoppiamento può essere consolidato tramite l’impiego di opportuni mezzi di fissaggio.
Come illustrato in figura 24, una volta che il dispositivo 171 è inserito nell’interruttore 1, uno o più dei terminali del bus di cablaggio, ad esempio i terminali 313 e 314, possono essere inseriti in una morsettiera che permette di collegare il bus di cablaggio, e conseguentemente gli accessori, con ulteriori dispositivi esterni all’interruttore; a tal proposito, le figure 25-31 illustrano una possibile forma realizzativa di un morsetto 620. Il morsetto 620 comprende un corpo sagomato avente una prima estremità 201 conformata per accoppiarsi meccanicamente ed elettricamente con la struttura 510, ed almeno una prima apertura 210 per l’inserimento di un primo cavo di connessione. All’interno del corpo sagomato sono posizionati mezzi conduttori per la connessione elettrica tra i terminali della morsettiera ed il cavo di connessione (non illustrati). Preferibilmente il corpo sagomato del morsetto 620 è formato da due semigusci accoppiati; inoltre, il corpo sagomato può presentare una o più aperture 207, per l’inserimento di uno o più cavi di connessione, ed in corrispondenza della prima estremità 201 può presentare ulteriori aperture utilizzabili per realizzare un accoppiamento ad innesto con un primo ed un secondo terminale della morsettiera. Sono inoltre previsti mezzi di blocco e sblocco dei cavi di connessione di tipo elastico; in questo caso è preferibile che siano previsti uno o più fori 214 sul corpo sagomato per garantire l’accesso alle estremità elastiche di blocco e sblocco da parte di un operatore.
La connessione dei terminali della morsettiera con i morsetti 620 avviene in modo semplice in quanto l’estremità 201 dei morsetti 620 è conformata in modo da accoppiarsi meccanicamente ed elettricamente con la morsettiera. In pratica il morsetto 620 viene infilato nella morsettiera, rendendo accessibile all’esterno, tramite le aperture 210 e 207 ed i mezzi conduttori disposti all’interno del morsetto, la connessione con i terminali della morsettiera e quindi con gli accessori ed i dispositivi ospitati all’interno del corpo dell’interruttore.
Come illustrato in figura 25, una volta applicata la maschera di protezione 5 rimane visibile ed accessibile la sola parte superiore dei morsetti dove sono presenti le aperture 210 e 207 di inserimento dei cavi ed i fori 214 di accesso ai mezzi di blocco e sblocco di detti cavi.
Le figure 26-31 illustrano accessori complementari da utilizzarsi nel caso in cui si voglia realizzare un interruttore in versione rimovibile/estraibile. In questo caso, tra la morsettiera e i morsetti 620 sono previsti primi 39 e secondi 48 mezzi di interposizione. In particolare, i primi mezzi di interposizione 39, sono destinati ad accoppiarsi con il corpo dell’interruttore e comprendono un corpo avente una prima superficie 301 provvista di primi mezzi di contatto 305 per la connessione elettrica con i terminali della morsettiera, ed una seconda superficie 302 su cui sono disposti secondi mezzi di contatto 303 elettricamente connessi ai primi mezzi di contatto 302.
I primi mezzi di contatto 305 sono preferibilmente realizzati in modo che la connessione elettrica tra essi ed i terminali della morsettiera avvenga per innesto, cioè in modo analogo a quanto avviene per l’innesto dei morsetti 620; la seconda superficie 302 presenta una pluralità di scanalature e una pluralità di elementi di contatto 303 che si protendono allineati su due file. Con riferimento alla figura 28, una volta applicata la maschera di protezione 5, rimane visibile ed accessibile la sola parte superiore della seconda superficie 302 su cui sono disposti i secondi mezzi di contatto 303. In questo modo è resa accessibile all’esterno, tramite detti primi mezzi di interposizione 39, la connessione con i terminali della morsettiera e quindi con gli accessori ed i dispositivi ospitati all’interno del corpo dell’interruttore.
Preferibilmente, con riferimento alle figure 27 e 29, i mezzi di interposizione 48 comprendono un corpo 412 avente una quarta superficie di accoppiamento 440 coniugata con la seconda superficie 302; sulla quarta superficie 440 sono disposti terzi mezzi di contatto 402 per la connessione elettrica con i secondi mezzi di contatto 303.
La seconda superficie 302 è solcata da scanalature al cui interno sono disposti i terzi mezzi di contatto 402, che sono preferibilmente allineati lungo due file in due piani diversi, in modo da intercettare convenientemente le due corrispondenti file di elementi di contatto 303 che si protendono dalla seconda superficie 302.
Il corpo 412 comprende inoltre una quinta superficie 403 su cui sono disposti quarti mezzi di contatto 404 che servono per la connessione elettrica con detti uno o più morsetti 620 e che sono elettricamente connessi ai detti terzi mezzi di contatto 402.
I secondi mezzi di interposizione 48 possono vantaggiosamente comprendere almeno una sesta superficie 406 di accoppiamento con una struttura di supporto 601. Sulla sesta superficie 406 sono posizionati mezzi di accoppiamento meccanico, quali ad esempio sistemi di guida per l’inserimento 420 e sistemi di innesto a scatto 421.
Preferibilmente i secondi mezzi di interposizione 48 hanno una struttura modulare e comprendono una pluralità di elementi modulari di contatto 410.
L’interruttore 1 viene inserito (figura 30) all’interno della struttura di supporto in modo tale che venga garantito l’accoppiamento elettrico e meccanico tra i primi ed i secondi mezzi di interposizione 39 e 48; i mezzi di contatto 303 e 402 sono a strisciamento, mentre i mezzi di contatto 305 e 404 sono ad innesto.
La quinta superficie di accoppiamento 403 e i quarti mezzi di contatto 404 sostanzialmente replicano geometricamente ed elettricamente la morsettiera. In questo modo, una volta che l’interruttore 1 è stato inserito nella struttura di supporto 601, viene resa accessibile all’esterno, tramite i mezzi di interposizione 39 e 48, la connessione con i terminali della morsettiera e quindi con gli accessori ed i dispositivi ospitati all’interno dell’interruttore.
Come illustrato in figura 31, i medesimi morsetti 620 utilizzati nell’interruttore in versione fissa, possono quindi essere inseriti nella morsettiera 403, rendendo possibile l’immediata connessione con gli accessori e dispositivi all’interno dell’interruttore in versione rimovibile/estraibile.
La soluzione descritta predispone quindi l’interconnessione di tutti gli accessori a mezzo di un singolo bus digitale e di un’unità elettronica d’interfaccia in grado di riconoscere e far funzionare correttamente ciascuno di detti accessori. Questo bus permette allo stesso tempo di distribuire l’alimentazione ausiliaria necessaria ai vari accessori, ma anche di distribuire tutti i segnali e comandi tipici relativi agli accessori stessi. Caratteristica peculiare di questo sistema di interconnessione è che il bus è ricavato direttamente e distribuito su un supporto porta-accessori amovibile da inserire nell’interruttore; inoltre, si realizza una connessione di tipo estendibile, adatta cioè a fornire un numero di contatti variabile ed incrementabile a seconda delle esigenze. Infine, un interruttore in versione rimovibile/estraibile si trova ad avere la stessa interfaccia di connessione di un interruttore in versione fissa, riducendo il numero di componenti necessari per corredare le due versioni o per passare da una versione all’altra e limitando la possibilità di errori da parte degli operatori in fase di collegamento. Un ulteriore aspetto del presente modello di utilità è relativo ad un dispositivo di alimentazione 700 di un dispositivo di protezione elettronico, tipicamente un relè, associabile all’interruttore 1.
Come illustrato nelle figure 32-36, il dispositivo 700 comprende un primo circuito magnetico 710 a sviluppo chiuso costituito da un pacco di lamierini; lo sviluppo chiuso del primo circuito magnetico 710 consente di circondare un conduttore primario 711 corrispondente ad una delle fasi o poli dell’interruttore 1. Attorno ad un tratto del primo circuito magnetico 710 è posto un avvolgimento secondario 712 con la funzione di generare una corrente secondaria destinata all’alimentazione del dispositivo di protezione.
Il dispositivo 700 comprende un secondo circuito magnetico 720. I due circuiti magnetici 710 e 720 sono tra loro strutturalmente separati e distinti e sono accostati in modo che almeno parte del flusso magnetico circolante nel primo circuito 710 sia intercettato dal secondo circuito magnetico 720. In particolare, al crescere della corrente nel conduttore primario, il primo flusso magnetico tende progressivamente a propagarsi anche nel secondo circuito 720. In questo modo nel secondo circuito magnetico 720 circolerà un secondo flusso, come proporzione variabile del flusso generato dalla corrente circolante nel conduttore primario; in particolare la porzione di flusso nel secondo circuito magnetico 720 aumenta all’aumentare del valore dalla corrente circolante nel conduttore primario, disimpegnando progressivamente il primo circuito magnetico 710. Di questi due flussi magnetici, solo il primo è interessato dall’avvolgimento secondario 712 e solo da esso dipende quindi l’uscita amperometrica. L’uscita è condizionata come segue: in condizioni di basse correnti nel conduttore primario 711 non vi sono migrazioni apprezzabili del flusso nel secondo circuito magnetico e la corrente secondaria risulta quindi completamente disponibile per l’alimentazione del dispositivo di protezione elettronico; in condizioni di correnti primarie elevate l’uscita generata dall’avvolgimento risulta invece opportunamente ridotta in modo da rimanere contenuta in limiti di compatibilità con le caratteristiche del dispositivo di protezione.
Il comportamento del dispositivo 700 è chiarito dal grafico di figura 33. La curva A indica l’andamento del flusso magnetico nel tratto del primo circuito magnetico 710 sul quale è avvolto l’avvolgimento 712, in funzione della corrente primaria; la curva B rappresenta l’andamento del flusso magnetico nel secondo circuito magnetico 720, mentre la curva C rappresenta il flusso totale dato dalla somma dei precedenti. In pratica all’aumentare della corrente primaria il flusso assorbito dal secondo circuito magnetico 720 è libero di aumentare indefinitamente, mentre il flusso nel tratto corrispondente all’avvolgimento secondario 712 tende ad assestarsi attorno ad un livello sostanzialmente costante. Questo permette di ottenere anche ai capi dell’avvolgimento secondario 712 una corrente sostanzialmente costante per tutto il range caratteristico della corrente primaria. Il valore di questa corrente in funzione della corrente primaria è strettamente legato ai parametri di progettazione di tutti i componenti descritti.
La figura 34 illustra una forma di realizzazione preferita del dispositivo di alimentazione 700 in cui anche il secondo circuito magnetico 720 è costituito da una pluralità di lamierini piani impaccati in configurazione chiusa. Il secondo circuito magnetico 720 è disposto attorno all’avvolgimento secondario 712 in modo da avvolgerne una parte ed è operativamente collegato al primo circuito magnetico 710 in due zone principali, ove i due circuiti magnetici si trovano sostanzialmente a contatto tra loro. In particolare le due zone di accoppiamento si trovano alle estremità dell’avvolgimento secondario realizzando il by-pass desiderato del flusso magnetico. Nelle zone di accoppiamento fra i due circuiti magnetici, il primo flusso magnetico viene intercettato e subisce una deviazione localizzata verso il secondo circuito magnetico 720. Nel passaggio dal circuito 710 al circuito 720, le linee di flusso seguono un percorso con almeno una componente ortogonale alla direzione nei lamierini impaccati. Di conseguenza, almeno una componente di queste linee deviate attraversa perpendicolarmente i piani dei lamierini dei due circuiti 710 e 720, andando così a superare i naturali traferri costituiti dagli interstizi tra lamierini adiacenti di ciascuno dei circuiti magnetici 710 e 720 e tra il circuito 710 e il circuito 720. Questo percorso dà luogo al desiderato effetto di sottrazione ponderata di flusso in base al valore della corrente primaria.
Inoltre, l’accoppiamento fra le superfici dei circuiti magnetici 710 o 720 può avvenire in modo diretto, cioè con i due circuiti magnetici appoggiati uno sull’altro, oppure, attraverso l’interposizione di elementi di interfaccia costituiti, ad esempio, da materiale diamagnetico; questo accorgimento favorisce il passaggio del flusso dal primo al secondo circuito magnetico in corrispondenza di correnti elevate nel conduttore primario; in corrispondenza di correnti modeste il passaggio del flusso tra i due circuiti è invece inibito.
Come illustrato nelle figure 34-36, il dispositivo 700 comprende inoltre un elemento di contenimento 713, ad esempio realizzato in materiale magnetico opportuno, atto ad accogliere l’avvolgimento secondario 712 e la relativa porzione di nucleo e a migliorare l’efficienza magnetica complessiva. Un guscio 714 in materiale isolante illustrato in figura 35 costituisce un involucro che racchiude tutti i componenti del dispositivo 700; ciò conferisce caratteristiche di compattezza, solidità, limitato ingombro e facile assemblaggio.
Un’apertura 716 del guscio 714 permette il passaggio delle connessioni elettriche del secondo avvolgimento 712 necessarie al funzionamento del dispositivo di protezione al quale viene associato. Le figure 35-38 illustrano come vantaggiosamente il guscio 714 sia predisposto per contenere attorno al conduttore primario un ulteriore trasduttore di corrente 715 (o di derivata di corrente, come ad esempio un sensore di Rogowski o una serie di sensori di Hall) particolarmente adatto per rilevare o misurare il valore di corrente. In questo caso l’apertura 716 permette il passaggio anche delle connessioni elettriche di quest’ultimo dispositivo.
Con tale soluzione, si ha in pratica che il dispositivo di alimentazione 700 forma un blocco unico con il sensore di corrente e può essere direttamente e facilmente inserito all’interno dell’involucro dell’interruttore.

Claims (12)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo di commutazione elettrica per circuiti di bassa tensione, caratterizzato dal fatto di comprendere: - un involucro esterno contenente, per ogni polo, almeno una camera d’arco, almeno un contatto fisso ed un contatto mobile accoppiabili/disaccoppiabili fra loro; - un equipaggio mobile avente, per ogni polo, almeno una sede atta ad alloggiare un corrispondente contatto mobile; - un meccanismo di comando operativamente collegato a detto equipaggio mobile per consentirne la movimentazione; - mezzi di supporto operativamente collegati a detto equipaggio mobile.
  2. 2. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 caratterizzato dal fatto che detto contatto fisso comprende un corpo sagomato avente due rami ripiegati uno sull’altro in modo che vi sia spazio interposto tra loro, su uno di detti rami essendo prevista una fessura in cui è inserito un elemento gassificante, in detto spazio tra i due rami essendo posizionato un elemento distanziatore realizzato opzionalmente in materiale gassificante.
  3. 3. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detto equipaggio mobile comprende una pluralità di sedi fra loro adiacenti fra le quali sono interposte una prima ed una seconda porzione di raccordo in corrispondenza delle quali detti mezzi di supporto sono operativamente collegati a detto equipaggio mobile, detta prima e seconda porzione comprendendo rispettivamente un primo ed un secondo recesso radiale.
  4. 4. Dispositivo secondo la rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che detti mezzi di supporto sono strutturalmente vincolati ad una parte strutturale di detto meccanismo di comando e sono collegati all’equipaggio mobile attraverso mezzi di collegamento a cerniera, detto meccanismo di comando comprendente una prima e una seconda biella operativamente collegate all’equipaggio mobile attraverso un perno trasversale di trascinamento.
  5. 5. Dispositivo secondo la rivendicazione 4 caratterizzato dal fatto che detti mezzi di supporto comprendono un primo ed un secondo braccio di supporto ciascuno dei quali comprende almeno una prima estremità operativa collegata a detto equipaggio mobile attraverso detti mezzi di collegamento a cerniera ed una seconda estremità di tenuta vincolata a detta parte strutturale di detto meccanismo di comando.
  6. 6. Dispositivo secondo la rivendicazione 5, caratterizzato dal fatto che detta prima estremità operativa di ciascun braccio di supporto è inserita in uno di detti recessi radiali di detto equipaggio mobile per essere ad esso collegata attraverso detti mezzi di collegamento a cerniera, detti mezzi di collegamento a cerniera comprendendo per ciascun braccio di supporto un perno di rotazione che si inserisce in un primo foro realizzato su detta prima estremità operativa e in un secondo foro predisposto sull’equipaggio mobile.
  7. 7. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detti mezzi di supporto comprendono un primo e un secondo cuscinetto assiale disposti tra le estremità di detto equipaggio mobile e detto involucro esterno.
  8. 8. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto di comprendere mezzi di collegamento rimovibili i quali collegano detto meccanismo di comando a detto equipaggio mobile, detti mezzi di collegamento rimovibili comprendendo tiranti assiali.
  9. 9. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto di comprendere elementi di rinforzo posizionati in detta almeno una sede di detto equipaggio mobile, detti elementi di rinforzo essendo realizzati in materiale ferromagnetico.
  10. 10. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto di comprendere un cinematismo di sgancio operativamente collegato a detto contatto mobile e comprendente un membro operativo atto ad azionare detto meccanismo di comando, detto cinematismo di sgancio essendo azionato da un primo movimento di separazione di detto contatto mobile da detto contatto fisso e attivando detto meccanismo di comando che a seguito di detta attivazione agisce su detto contatto mobile determinando un secondo movimento rapido di separazione di detto contatto mobile da detto contatto fisso.
  11. 11. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto di comprendere un dispositivo di alloggiamento e connessione di accessori associabili al dispositivo di commutazione, detto dispositivo di alloggiamento avendo una struttura sagomata che comprende un bus a cablaggio integrato per la connessione elettrica di detti accessori, ed una o più sedi di alloggiamento di detti accessori, detto bus a cablaggio integrato comprendente una o più piste di collegamento ed una o più morsettiere o terminali di connessione con detti accessori o con altri dispositivi.
  12. 12. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto di comprendere un dispositivo di alimentazione di un dispositivo di protezione, detto dispositivo di alimentazione comprendendo un primo circuito magnetico a sviluppo chiuso atto a circondare un conduttore primario, un avvolgimento secondario avente come nucleo un tratto del primo circuito magnetico, ed un secondo circuito magnetico strutturalmente separato da ed operativamente associato al primo circuito magnetico in modo tale che almeno una porzione del flusso magnetico principale generato nel primo circuito magnetico dalla corrente circolante nel conduttore primario sia assorbita dal secondo circuito in proporzione dipendente dal valore della corrente stessa.
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