ITBO20130569A1 - Impianto di illuminazione di superfici per l'atterraggio di aeromobili e metodo di realizzazione di detto impianto. - Google Patents

Impianto di illuminazione di superfici per l'atterraggio di aeromobili e metodo di realizzazione di detto impianto.

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ITBO20130569A1
ITBO20130569A1 IT000569A ITBO20130569A ITBO20130569A1 IT BO20130569 A1 ITBO20130569 A1 IT BO20130569A1 IT 000569 A IT000569 A IT 000569A IT BO20130569 A ITBO20130569 A IT BO20130569A IT BO20130569 A1 ITBO20130569 A1 IT BO20130569A1
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aircraft
lighting
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Description

DESCRIZIONE
IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE DI SUPERFICI PER L’ATTERRAGGIO
DI AEROMOBILI E METODO DI REALIZZAZIONE DI DETTO
IMPIANTO
La presente invenzione ha per oggetto un impianto di illuminazione di superfici per l’atterraggio di aeromobili.
In particolare, l’impianto secondo la presente invenzione trova particolare attuazione nelle superfici per l’atterraggio di aeromobili realizzate su piattaforme petrolifere offshore o simili.
La presente è inoltre relativa ad un metodo per la realizzazione di un impianto di illuminazione di superfici per l’atterraggio di aeromobili.
Le piattaforme offshore, molto spesso realizzate in ambienti dalle caratteristiche climatiche estreme, presentano una superficie per l’atterraggio ed il sollevamento dal suolo di aeromobili, generalmente elicotteri.
Mediante gli elicotteri avviene infatti la quasi totalità dei trasferimenti sia di merci che di personale.
Le citate superfici constano generalmente di un piano metallico, normalmente in acciaio o alluminio, supportato mediante opportune intelaiature, dalla struttura della piattaforma.
Superfici del tutto simili sono realizzate anche su imbarcazioni quali ad esempio navi portacontainer o petroliere o anche navi mercantili di dimensioni inferiori.
Tali superfici situate su una struttura off-shore galleggiante o fissa sono anche note come ponti di volo per elicotteri o come, con termine inglese, helideck. Sul citato piano, al fine di rendere agevole per il pilota dell’aeromobile la precisa localizzazione del punto di atterraggio, e anche in ottemperanza di norme internazionali, devono essere raffigurati segni identificativi specifici quali, ad esempio per gli eliporti, una H maiuscola di grandi dimensioni (dal termine inglese Helicopter) ed un cerchio all’interno del quale la citata H sia centrata.
Nella maggior parte dei casi, le superfici per l’atterraggio sono verniciate di colore verde mentre il segno H è riportato in bianco ed il cerchio in giallo. Affinché le citate superficie siano utilizzabili anche per atterraggi notturni, è necessario che i segni identificativi in esse presenti siano illuminati.
La realizzazione di un impianto di illuminazione in grado di rendere visibili i citati segni identificativi comporta numerosi problemi e inconvenienti.
Un primo problema è dato dal fatto che le superfici su cui un tale impianto deve essere posato, sono come detto in materiale metallico, acciaio o alluminio, e pertanto non è possibile realizzare tracce o canali nei quali incassare i dispositivi luminosi e le relative linee di alimentazione.
Tale circostanza implica la necessità di realizzare dispositivi luminosi di ridottissimo spessore per poter essere collocati in appoggio, sporgenti superiormente da tali superfici.
Sono stati quindi realizzati impianti modulari composti da placche a sviluppo longitudinale contententi alcuni elementi luminosi disposti in linea, tali placche essendo poi tra loro collegate mediante apposite connessioni elettriche.
Tali connessioni sono però fonte di problemi in quanto, ad esempio, per le installazioni su piattaforme petrolifere è richiesta la rispondenza a normative antideflagranti che comportano soluzioni, in generale piuttosto costose e complesse, per assicurare l’assenza di scintille. In particolare gli involucri e le connessioni risultano onerosi sia dal punto di vista della complessità esecutiva che da quello dei costi.
Inoltre, al fine di garantire il rispetto di tali normative, le citate connessioni risultano necessariamente ingombranti, in ciò costituendo un indesiderato volume sporgente dalla superficie di atterraggio.
Scopo della presente invenzione è rendere disponibile impianto di illuminazione di superfici per l’atterraggio di aeromobili che superi gli inconvenienti e le problematiche della tecnica nota sopra citati.
In particolare, è scopo della presente invenzione mettere a disposizione un impianto di illuminazione di superfici per l’atterraggio di aeromobili che risulti di semplice installazione e di pratico utilizzo.
Questi ed altri scopi sono sostanzialmente raggiunti da un impianto di illuminazione di superfici per l’atterraggio di aeromobili comprendente le caratteristiche tecniche esposte in una o più delle rivendicazioni annesse.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi della presente invenzione appariranno maggiormente chiari dalla descrizione indicativa, e pertanto non limitativa, di una forma di realizzazione preferita ma non esclusiva di un impianto di illuminazione di superfici per l’atterraggio di aeromobili, come illustrato negli uniti disegni in cui:
- la figura 1 mostra, in una vista schematica in pianta dall’alto, un impianto di illuminazione di superfici per l’atterraggio di aeromobili realizzato in accordo con la presente invenzione;
- la figura 2 illustra, in una vista prospettica dall’alto, un particolare dell’impianto di figura 1;
- la figura 3 illustra, in una vista prospettica dall’alto, un altro particolare dell’impianto di figura 1;
- la figura 4 illustra, in una vista prospettica dall’alto, i particolari di cui alle figure 2 e 3 in una loro configurazione assemblata;
- la figura 5 illustra, in una vista prospettica schematica dall’alto, in una scala ingrandita e una porzione del particolare di figura 2.
Secondo quanto illustrato nella figura 1, con il numero 1 di riferimento è indicato nel suo complesso un impianto di illuminazione di una superficie 2 per l’atterraggio di aeromobili realizzato in accordo con la presente invenzione.
Per superficie 2 di atterraggio si intende un’area definita sulla quale viene completata la fase finale della manovra di avvicinamento al volo stazionario o all’atterraggio e dalla quale viene iniziata la manovra di decollo di un aeromobile.
Nella sua forma realizzativa illustrata in figura 1 la superficie 2 presenta una prima raffigurazione R1 rappresentante un cerchio ed una seconda raffigurazione R2 rappresentante una lettera H maiuscola, iniziale del termine inglese Helicopter (elicottero).
Ciascuna delle raffigurazioni R1 ed R2 è almeno in parte formata mediante la disposizione in successione ordinata di una pluralità di elementi 3 illuminanti.
Gli elementi 3 illuminanti sono del tipo ad alimentazione elettrica.
Secondo quanto illustrato in figura 2 gli elementi 3 illuminanti sono collegati l’uno all’altro da porzioni 4 intermedie di un cavo 5 conduttore elettrico.
La successione di elementi 3 illuminanti e porzioni 4 intermedie di cavo definisce una catena 6.
In figura 2 è rappresentata una catena 6 comprendente sei elementi 3 illuminanti.
In corrispondenza di un proprio estremo 6a la catena 6 presenta una porzione 5f finale di cavo 5 conduttore elettrico la quale è atta ad essere collegata alla rete elettrica.
Sempre con riferimento alla figura 1, l’impianto 1 presenta una pluralità di scatole 7 di derivazione per l’accesso alla rete elettrica.
Le scatole 7 di derivazione elettrica sono realizzate sottoforma di pozzetti, cioè cavità sfocianti sulla superficie 2 di atterraggio, oppure anche sottoforma di vere e proprie scatole affioranti totalmente o parzialmente dalla superficie 2.
In altre parole, vantaggiosamente i collegamenti dell’impianto 1 di illuminazione alla rete elettrica sono realizzati in modo da non determinare alcun ingombro sulla superficie 2 di atterraggio.
Secondo quanto illustrato in figura 5, ciascun elemento 3 illuminante comprende un rispettivo involucro 8 sigillato, all’interno del quale sono contenute le estremità 4in, 4out delle porzioni 4 intermedie di cavo 5 che afferiscono all’elemento 3 illuminante stesso.
Nel caso di elemento 3 illuminante posto in posizione terminale nella rispettiva catena 6, sarà chiaramente una sola l’estremità 4in afferente a tale elemento 3, come chiaramente visibile in figura 2.
Sempre con riferimento alla figura 5, l’elemento 3 illuminante comprende una base 9 atta ad impegnarsi in appoggio sulla superficie 2 ed un organo 10 emettitore di luce, quale ad esempio un LED.
L’elemento 3 illuminante comprende inoltre mezzi 11 elettronici di controllo e gestione dell’organo 10 emettitore ed una copertura 12 trasparente.
L’organo 10 emettitore e i mezzi 11 elettronici sono racchiusi tra la base 9 e la copertura 12 trasparente. Vantaggiosamente, la copertura 12 trasparente è collegata alla base mediante incollaggio e/o mediante inserimento di una resina la quale avvolge l’organo 10 emettitore, i mezzi 11 elettronici e le estremità 4in, 4out delle porzioni 4 intermedie di cavo, sigillando il tutto e vincolandolo stabilmente alla base 9.
La base 9 è vantaggiosamente realizzata in materiale termoplastico, ad esempio in Mylar®, che risulta compatibile con la resina della copertura 12 trasparente e al tempo stesso presenta una elevata resistenza alla corrosione nel contatto con il metallo con il quale è normalmente realizzata la superficie 2.
Con riferimento alle figure 3 e 4, l’impianto 1 comprende un carter 13 di copertura di un numero determinato di elementi 3 illuminanti.
Il carter 13 presenta un ingombro sostanzialmente rettangolare ed un asse A di sviluppo prevalente.
Il carter 13 presenta una pluralità di aperture 14 disposte in successione secondo il citato asse A e atte, ciascuna, a sovrapporsi, in uso, a un rispettivo elemento 3 illuminante, come visibile in figura 4, per permettere il passaggio e la diffusione della luce da questo emessa.
Su una faccia 13a superiore del carter 13 sono realizzati fori 15 di alloggiamento di organi 16 di fissaggio alla sottostante superficie 2, preferibilmente del tipo a vite, come illustrati in figura 4.
Assicurando il carter 13 alla superficie 2 mediante i citati organi 16 di fissaggio, gli elementi 3 illuminanti sottostanti risultano anch’essi stabilmente posizionati sulla superficie 2.
Secondo quanto illustrato nelle figure 3 e 4, il carter 13 di copertura presenta un bordo 17 perimetrale rettangolare lungo il quale è ricavata una pluralità di fessure 18 atte al passaggio di porzioni 4 intermedie di cavo 5 conduttore elettrico.
Vantaggiosamente, le fessure 18 sono realizzate sia in corrispondenza dei lati corti 17a del bordo 17 rettangolare del carter 13, sia sui lati lunghi 17b dello stesso bordo 17 rettangolare, in prossimità di entrambe le sue estremità longitudinali opposte.
Le fessure 18 realizzate alle estremità longitudinali dei lati lunghi 17b sono atte a permettere il passaggio del cavo tra due gruppi di elementi 3 illuminanti disposti tra loro a 90°.
Le citate fessure 18 realizzate lungo il bordo 17 perimetrale rettangolare sono altresì vantaggiosamente atte a permettere il deflusso di acqua da una parte all’altra del carter 13 stesso.
In particolare, con riferimento al cerchio R1 di figura 1, la presenza delle fessure 18 ha il precipuo scopo di evitare accumulo di acqua all’interno del cerchio stesso; un accumulo di acqua potrebbe rendere infatti difficoltose le manovre di atterraggio sulla superficie 2. Utilmente, le fessure 18 facilitano il passaggio dell’acqua acqua anche dalla seconda raffigurazione R2 costituita dalla lettera H maiuscola.
In uso, con riferimento alla figura 1, la superficie 2 di atterraggio presenta come detto due raffigurazioni rappresentate da un cerchio, indicata con R1, e da una lettera H maiuscola, indicata con R2.
Al fine di rendere entrambe tali raffigurazioni visibili anche in condizioni di scarsa luminosità, l’impianto 1 di illuminazione comprende una pluralità di elementi 3 illuminanti distribuiti sulle raffigurazioni R1, R2 stesse.
In particolare, la prima raffigurazione costituita dal cerchio R1 è realizzata in quattro distinte sezioni T1, T2, T3, T4 ciascuna definita da una rispettiva catena 6. Ciascuna catena 6 trae la necessaria alimentazione elettrica da una rispettiva scatola 7 collegata alla rete elettrica.
Secondo la preferita e non limitativa forma realizzativa illustrata nelle allegate figure, l’impianto 1 comprende catene 6 costituite da gruppi 19 formati da sei elementi 3 illuminanti.
Poiché talune normative richiedono che la raffigurazione del cerchio R1 sia fatta con linea a tratti, i gruppi 19 di elementi 3 illuminanti sono distanziati l’uno dall’altro al fine di riprodurre visivamente proprio una linea a tratti.
Diversamente, nel caso della raffigurazione R2 della lettera H, per la quale le normative richiedono un tratto continuo, i gruppi 19 di elementi 3 illuminanti sono affiancati senza spaziature evidenti tra l’uno e l’altro, proprio per rendere visivamente percepibile la continuità del tratto.
Con riferimento alla figura 1, la seconda raffigurazione R2 costituita dalla lettera H è anch’essa realizzata in quattro distinte sezioni T5, T6, T7, T8 ciascuna definita da una rispettiva catena 6.
In analogia con quanto sopra descritto per il cerchio R1, ciascuna catena 6 della seconda raffigurazione R2 trae la necessaria alimentazione elettrica da una rispettiva scatola 7 di derivazione collegata alla rete elettrica.
Inoltre, per realizzare a tratto continuo la lettera H della seconda raffigurazione R2, è prevista la disposizione a 90° di due gruppi adiacenti di elementi 3 illuminanti. Tale disposizione è resa vantaggiosamente possibile dalla presenza delle citate fessure 18 che permettono il passaggio del cavo anche accostando due carter 13 in corrispondenza l’uno di un suo lato corto 17a e l’altro in corrispondenza di un suo lato lungo 17b.
Secondo varianti realizzative non illustrate della presente invenzione, l’impianto 1 comprende una pluralità di gruppi 19 ciascuno dei quali è associato ad una rispettiva scatola 7 di derivazione; tale configurazione, seppur più complessa dal punto di vista della realizzazione di molteplici scatole di derivazione sulla superficie 2, ha l’evidente vantaggio di evitare la presenza in superficie di spezzoni di cavo 5 di connessione di gruppi 19 adiacenti. Questa soluzione è pertanto preferibile se si vuole eliminare totalmente la presenza di cavi 5 in vista sulla superficie 2 di atterraggio.
La presente invenzione è inoltre relativa ad un metodo per la realizzazione di un impianto 1 di illuminazione di superfici 2 per l’atterraggio di aeromobili.
Il metodo secondo la presente invenzione comprende la fase di predisporre una catena 6 di elementi illuminanti collegati l’uno all’altro da porzioni 4 intermedie di un cavo 5 conduttore elettrico e presentante almeno ad un proprio estremo 6a una rispettiva porzione 5f finale di cavo, nonché la fase di posizionare tale catena 6 sulla superficie 2 per contribuire a formare una raffigurazione R1, r2 determinata, che sia visibile dagli aeromobili in fase di atterraggio.
Il metodo secondo la presente invenzione comprende inoltre la fase di collegare la citata porzione 5f finale di cavo 5 alla rete elettrica in corrispondenza di una relativa scatola 7 di derivazione per l’accesso alla rete elettrica.
Preferibilmente il citato metodo prevede inoltre la fase di disporre carter 13 di copertura su rispettivi gruppi 19 di elementi 3 illuminanti e di fissare i carter 13 stessi alla superficie 2 con rispettivi organi 16 di fissaggio.
Inoltre, la fase di disporre i carter 13 sui gruppi 19 di elementi 3 illuminanti comprende la fase di disporre le porzioni 4 intermedie (o finali 5f nel caso del primo elemento 3 illuminante di una catena) di cavo 5 delimitanti ciascun gruppo, in corrispondenza di rispettive fessure 18 ricavate sui carter 13.
In tal modo si minimizza l’ingombro in altezza dell’impianto 1.
Vantaggiosamente, secondo preferite forme attuative dell’invenzione, al fine di ottimizzare l’affidabilità dell’impianto 1, gli elementi 3 illuminanti sono alimentati alternativamente da due circuiti indipendenti, non illustrati. In altre parole, un conduttore elettrico alimenta un elemento 3 illuminante ogni due. Quando il conduttore non alimenta l’elemento 3, il conduttore stesso non subisce interruzioni elettriche all’interno dell’involucro 8 di quell’elemento 3 illuminante ma prosegue per alimentare il successivo elemento 3 illuminante.
L’invenzione raggiunge gli scopi proposti e consegue importanti vantaggi.
Poiché la catena 6 è costituita da un insieme di elementi 3 illuminanti singolarmente sigillati che inglobano il cavo 5 conduttore elettrico di alimentazione (che collega anche meccanicamente tra loro gli elementi 3 illuminanti), la catena 6 stessa non presenta interruzioni a partire dalla scatola 7 di derivazione elettrica, vantaggiosamente del tipo stagno nel caso antideflagrante.
L’assenza di interruzioni, quali ad esempio connessioni, nel cavo 5 di alimentazione, riduce radicalmente il rischio di deflagrazioni poiché elimina nella sostanza la possibilità di generazione di scintille, né sono richiesti connettori antideflagranti.
La circostanza che il cavo 5 risulti in parte integrato negli involucri 8 degli elementi 3 illuminanti ed in parte comunque contenuto all’interno dei carter 13, minimizza l’ingombro dell’impianto 1 di illuminazione secondo la presente invenzione.
L’impianto 1 secondo l’invenzione è inoltre di semplice installazione in quanto richiede unicamente il collegamento di ciascuna catena 6 ad una scatola 7 di derivazione elettrica, tutti gli elementi 3 illuminanti della catena essendo già tra loro collegati.

Claims (10)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Impianto di illuminazione di superfici (2) per l’atterraggio di aeromobili, comprendente: - una pluralità di elementi (3) illuminanti elettrici disposti in successione ordinata per contribuire a formare su detta superficie (2) una raffigurazione (R1, R2) determinata, visibile da detti aeromobili in fase di atterraggio, - almeno una scatola (7) di derivazione per l’accesso alla rete elettrica, caratterizzato dal fatto che detti elementi (3) illuminanti sono collegati l’uno all’altro da porzioni (4) intermedie di un cavo (5) conduttore elettrico, la successione di detti elementi (3) illuminanti e dette porzioni (4) intermedie di cavo (5) definendo una catena (6), detta catena (6) presentando almeno ad un proprio estremo (6a) una rispettiva porzione (5f) finale di cavo (5), detta porzione (5f) finale essendo collegata alla rete elettrica in corrispondenza di una detta scatola (7) e dal fatto di comprendere almeno un carter (13) di copertura di un numero determinato di elementi (3) illuminanti, detto carter (13) presentando un asse (A) di sviluppo prevalente ed una pluralità di aperture (14) atte a sovrapporsi, in uso, a rispettivi elementi (3) illuminanti per permettere il passaggio della luce da questi emessa.
  2. 2. Impianto secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che ciascuno di detti elementi (3) illuminanti comprende un rispettivo involucro (8) sigillato, all’interno del quale sono contenute le estremità (4in, 4out) delle porzioni (4) intermedie di cavo (5) ad esso afferenti.
  3. 3. Impianto secondo la rivendicazione 2, caratterizzato dal fatto che dette estremità (4in, 4out) delle porzioni (4) intermedie di cavo (5) afferenti a ciascun elemento (3) illuminante, sono annegate in una resina.
  4. 4. Impianto secondo una qualsiasi delle rivendicazioni da 1 a 3, caratterizzato dal fatto che detto elemento (3) illuminante comprende una base (9) atta ad impegnarsi in appoggio su detta superficie (2), un organo (10) emettitore di luce, mezzi (11) elettronici di controllo e gestione di detto organo (10) emettitore ed una copertura (12) trasparente, detto organo (10) emettitore e detti mezzi (11) elettronici essendo racchiusi tra detta base (9) e detta copertura (12) trasparente.
  5. 5. Impianto secondo una qualsiasi delle rivendicazioni da 1 a 4, caratterizzato dal fatto che detto carter (13) di copertura presenta un bordo (17) perimetrale e su di esso una pluralità di fessure (18) atte al passaggio di dette porzioni (4) intermedie di cavo (5).
  6. 6. Impianto secondo una qualsiasi delle rivendicazioni da 1 a 5, caratterizzato dal fatto che detto carter (13) di copertura presenta un bordo (17) perimetrale e su di esso una pluralità di fessure (18) atte permettere il passaggio di acqua da una parte all’altra del carter (13) stesso.
  7. 7. Impianto secondo una qualsiasi delle rivendicazioni da 1 a 6, in cui detto numero determinato di elementi (3) illuminanti coperto da detto carter (13) definisce un gruppo (19), caratterizzato dal fatto di comprendere, per ciascun gruppo (19) di elementi (3) illuminanti, una rispettiva scatola (7) di accesso alla rete elettrica.
  8. 8. Metodo per la realizzazione di un impianto di illuminazione di superfici (2) per l’atterraggio di aeromobili secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti a 1 a 7, comprendente le fasi di: - predisporre una catena (6) costituita da una pluralità di elementi (3) illuminanti collegati l’uno all’altro da porzioni (4) intermedie di un cavo (5) e presentante almeno ad un proprio estremo (6a) una rispettiva porzione (5f) finale di cavo, - posizionare detta catena (6) su detta superficie per contribuire a formare su detta superficie (2) stessa una raffigurazione (R1, R2) determinata, visibile da detti aeromobili in fase di atterraggio, - collegare detta porzione (5f) finale alla rete elettrica in corrispondenza di una scatola (7) di derivazione per l’accesso alla rete elettrica. - disporre, su gruppi (19) di detti elementi (3) illuminanti, rispettivi carter (13) di copertura e fissare detti carter (13) a detta superficie (2) con rispettivi organi (16) di fissaggio.
  9. 9. Metodo secondo la rivendicazione 8, caratterizzato dal fatto che detta fase di disporre detti carter (13) su detti gruppi (19) di elementi (3) illuminanti comprende la fase di disporre le porzioni (4) intermedie delimitanti ciascun gruppo (19), in corrispondenza di rispettive fessure (18) ricavate su detti carter (13).
  10. 10. Metodo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 8 e 9, caratterizzato dal fatto di comprendere la fase di predisporre per ciascun gruppo (19) di elementi (3) illuminanti una rispettiva scatola (7) di accesso alla rete elettrica.
IT000569A 2013-10-17 2013-10-17 Impianto di illuminazione di superfici per l'atterraggio di aeromobili e metodo di realizzazione di detto impianto. ITBO20130569A1 (it)

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