ITBO20010418A1 - Metodo e dispositivo per preparare le strutture dure dei denti all'applicazione di materiali da restauro odontoiatrici - Google Patents

Metodo e dispositivo per preparare le strutture dure dei denti all'applicazione di materiali da restauro odontoiatrici Download PDF

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Description

DESCRIZIONE
annessa a domanda di brevetto per INVENZIONE INDUSTRIALE dal titolo:
METODO E DISPOSITIVO PER PREPARARE LE STRUTTURE DURE DEI DENTI ALL’APPLICAZIONE DI MATERIALI DA RESTAURO ODONTOIATRICI.
Il presente trovato concerne un metodo per preparare le strutture dure dei denti all’applicazione di materiali da restauro odontoiatrici.
L'adesione dei materiali da restauro odontoiatrici alle strutture dure del dente quali, principalmente, smalto e dentina, rappresenta un fondamentale obiettivo neH’ambito delle tecniche di odontoiatria conservatrice.
L’ utilizzo, ad esempio, delle resine composite per la ricostruzione dei denti è decisamente aumentato per le altissime esigenze estetiche oggi richieste dalla popolazione. Tali resine però presentano come aspetto secondario ed indesiderato alla loro polimerizzazione una forte contrazione che ne determina il distacco dal dente. Per questo motivo o per ovvie esigenze di ritenzione in preparazioni non auto-ritentive, si necessita l’uso di sostanze adesive che permettano un legame fra i tessuti mineralizzati dei denti e le resine composite. L’adesivo dovrebbe quindi svolgere il compito iondamentale per la buona riuscita della ricostruzione, di garantire un sigillo marginale ai restauri in resina composita.
Per aumentare le capacità ritentive del substrato da molti anni si consiglia il trattamento di dentina e smalto con vari soluzioni (o gel) acidi. Tale processo viene chiamato di mordenzatura e ha molteplici e differenti funzioni a seconda del tessuto sul quale viene effettuato. Sullo smalto la mordenzatura riesce a rendere la superficie più affine ed idonea a ricevere il citato adesivo dissolvendo lo strato mineralizzato superficiale e rivelando una superficie scabra e ruvida. Tale superficie è caratterizzata dall’altemarsi dei cosiddetti “prismi dello smalto”, ovvero di strutture cristalline a diverso orientamento che garantiscono la possibilità alla resina adesiva di penetrare in piccoli anfratti e di formare interdigitazioni che garantiscono ritenzione e sigillo. In pratica la resina fluida dell’adesivo, riempiendo le microporosità dello smalto, garantisce una ritenzione micro-meccanica che ne permette il sigillo. Inoltre la mordenzatura aumenta la bagnabilità dello smalto e permette all’adesivo di avere una angolo di contatto ottimale ad una completa integrazione.
L’adesione alla dentina presenta invece numerosi problemi dovuti alle differenze strutturali con lo smalto. La dentina infatti è composta non solo da minerale (idrossiapatite) come lo smalto (in cui il 97% è sostanza minerale), ma anche da sostanza organica e cioè da fibre collagene che difficilmente si accostano a resine idrofobiche acriliche. Inoltre la dentina presenta un elevato contenuto di acqua, fattore che rende ancora più complesso il processo adesivo.
In particolare la dentina è un tessuto caratterizzato da una pluralità di tubuli che mettono in comunicazione la parte interna del dente (polpa) con la dentina periferica. All’interno di tali tubuli si trovano i cosiddetti “processi odontoblastici, ovvero i prolungamenti cellulari di cellule pulpari (odontoblasti) idratati dal fluido che deriva dal circolo sanguigno. Ogni tubulo è circondato da una cuffia di dentina ipermineralizzata detta dentina peritubulare. La dentina tra un tubulo e l’altro è detta intratubulare, è molto fibrosa e meno mineralizzata. I tubuli sono disposti in maniera radiale a partire dalla polpa ed hanno un diametro decrescente pertanto la loro densità differisce a seconda delle zone di dentina in cui ci si trova e quindi a seconda delle zone cambia il substrato per l'adesione.
Quando la dentina viene trattata in corrispondenza di zone determinate affette asportando lo strato di tessuto colpito dall’affezione, ad esempio viene trattata con uno strumento manuale o rotante per rimuovere il processo carioso o per preparare una cavità, si produce uno strato di detriti detto “smear layer” che occlude gli orifizi dei tubuli dentinali e ricopre la dentina intertubulare diminuendone la permeabilità.
L’applicazione di un acido mordenzante sulla dentina che è stata precedentemente trattata ha quindi le funzioni di rimuovere lo strato di detriti, riaprire i tubuli dentinali e demineralizzare lo strato più superficiale della dentina, rimovendo la parte minerale e lasciando la matrice organica
Il processo di demineralizzazione della superficie della dentina avviene sia a livello intertubulare che peritubulare anche se con differente incisività dati i diversi gradi di mineralizzazione delle due strutture. In particolare i tubuli proprio in corrispondenza della superficie su cui è stato passato l’acido mordenzante si svasano ad imbuto e nei primi 4 o 5 micron di spessore i tessuti intratubulari vengono completamente demineralizzati lasciando solo fibre collagene.
Queste fibre collagene quando sono nel loro stato cosiddetto bagnato risultano porose mentre quando si asciugano collassano su se stesse e si riducono ad un tessuto compatto sul quale, a differenza del tessuto poroso, risulta estremamente difficile realizzare l’adesione delle sostanze adesive.
A questo punto, il problema principale dell’adesione sulla dentina è il riuscire a penetrare completamente tale strato demineralizzato ed a entrare per alcuni micron all’interno dei tubuli in modo tale da garantire un sigillo efficace. Se parte della matrice organica non viene raggiunta dalla resina fluida dell’adesivo e rimane quindi esposta viene rapidamente degradata dagli enzimi salivari formando una fessura marginale ai lati del restauro.
Per infiltrare correttamente la dentina sono stati proposti varie metodiche volte principalmente a mantenere le fibre collagene (matrice organica esposta dalla mordenzatura) non collassate e permettere il passaggio dell’adesivo fino alle zone più profonde.
Infatti sono stati utilizzati delle sostanze adesive principalmente composte da una soluzione mordenzante acida (principalmente acido fosforici 30-40%) ed una soluzione polimerizzabile di monomeri idrofilici ed idrofobici. Quando l’acido viene lavato via dalla superfice dello smalto e della dentina la soluzione di monomeri viene applicata (anche in più strati) sulla superfice mordenzata del dente. Gli adesivi più moderni hanno come solvente l’acetone o l’etanolo. La funzione di tale solvente è quella di rimuovere e sostituire l’acqua dalla matrice dentinale demineralizzata.
Le molecole di adesivo hanno 2 gruppi funzionali: uno con una alta affinità per la superficie dentale (idrofilico) ed un altro con il materiale resinoso (idrofobico) che verrà posto sopra allo strato adesivo. Il monomero idrofilico che compone la maggior parte degli adesivi è in grado di creare ritenzioni micro meccaniche compenetrando le fibre collagene esposte dalla mordenzatura formando una struttura mista di matrice organica, residui inorganici e resina detta strato ibrido.
La formazione dello strato ibrido sembra a tutt’oggi fondamentale per garantire un buon grado di sigillatura. Inoltre l’adesivo entrando all'interno dei tubuli aperti e svasati ad imbuto dal processo di mordenzatura garantisce ritenzione formando dei prolungamenti di resina.
La mancanza del sigillo può determinare l’infiltrazione da parte di batteri che possono provocare carie secondarie al di sotto della ricostruzione che comporta rapido fallimento della terapia. Si è evidenziato inoltre come la maggior parte delle fratture e dei cedimenti si verifichi proprio a livello dello strato ibrido, in quanto non si riesce ad ottenere una completa impregnazione con la resina.
Più in particolare, la generazione di zone non infiltrate sembra essere dovuto a vari fattori, tra i quali, ad esempio, una fase di mordenzatura troppo aggressiva che demineralizza le fibre troppo in profondità e che non vengono quindi raggiunte dalla resina, una asciugatura completa delle fibre che collassano formando uno strato compatto e difficilmente in filtrabile ed infine una denaturazione e quindi una modificazione irreversibile delle fibre collagene in seguito a mordenzatura o asciugatura o surriscaldamento della fresa.
Tutti questi fattori concorrono a creare uno strato non completamente impregnato e con diverse microporosità che consentono il passaggio di enzimi e batteri.
Si comprende quindi come il punto debole di tutta la procedura adesiva sia il garantire un accurato riempimento dei tubuli aperti a seguito della fase di mordenzatura ed una completa infiltrazione della matrice di fibre collagene per poter avere un corretto sigillo.
Scopo del presente trovato è di eliminare gli inconvenienti sopra menzionati per garantire una completa adesione delle sostanze adesive sulle strutture dure del dente.
Secondo il presente trovato viene fornito un metodo per preparare le strutture dure dei denti all’applicazione di materiali da restauro odontoiatrici, caratterizzato dal fatto di comprendere le fasi di trattare almeno una zona affetta della struttura dura del dente asportando lo strato di tessuto colpito dall’affezione, applicare uno strato di sostanza adesiva almeno in detta zona trattata, sottoporre almeno la sostanza adesiva all’azione di un campo elettrico, applicare il materiale da restauro almeno sulla zona interessata dallo strato di sostanza adesiva. Il presente trovato è inoltre relativo ad un dispositivo per preparare le strutture dure dei denti all’applicazione di materiali da restauro odontoiatrici.
Secondo il presente trovato viene realizzato un dispositivo per preparare le strutture dure dei denti all’applicazione di materiali da restauro odontoiatrici, caratterizzato dal fatto di comprendere almeno un manipolo collegato ad un circuito di potenza e controllo per sottoporre all’azione di un campo elettrico almeno uno strato di sostanza adesiva applicata almeno su una zona affetta della struttura dura del dente precedentemente trattata per asportazione dello strato di tessuto colpito dall’affezione, in modo da applicare il materiale da restauro almeno sulla zona interessata dallo strato di sostanza adesiva.
Le caratteristiche tecniche del trovato, secondo il citato scopo, sono comunque chiaramente riscontrabili dal contenuto delle rivendicazioni sottoriportate ed i vantaggi dello stesso risulteranno maggiormente evidenti nella descrizione dettagliata che segue, fatta con riferimento ai disegni allegati, che ne rappresentano una forma di realizzazione puramente esemplificativa e non limitativa, in cui:
la figura 1 illustra in vista laterale schematica un dispositivo per preparare le strutture dure dei denti all’applicazione di materiali da restauro odontoiatrici;
la figura 2 illustra uno schema a blocchi di un circuito di potenza e controllo a cui è collegato il dispositivo di figura 1;
la figura 3 illustra in vista laterale schematica in esploso una prima forma preferita di attuazione di un manipolo facente parte del dispositivo di figura 1 ;
- la figura 4 illustra in vista laterale schematica un particolare della figura 3 in una seconda forma di attuazione;
- la figura 5 illustra in vista frontale schematica il dispositivo di figura 1 operante all’interno del cavo orale di un paziente.
Con riferimento alle figure 1, 2 e 5 con 1 viene indicato nel suo complesso un dispositivo per preparare le strutture 2 dure dei denti 3 all’applicazione di materiali da restauro odontoiatrici, quali ad esempio monomeri, resine composite e simili prodotti di tipo noto e ampiamente utilizzati nel settore del restauro e delle ricostruzione odontoiatrica.
Il dispositivo 1 comprende un manipolo 4 il quale comprende una impugnatura 5 centrale sostanzialmente tubolare ad asse longitudinale 6, realizzata esternamente in materiale isolante, quale ad esempio gomma siliconica e simili, che consente all’operatore una buona presa. Al suo interno ed in posizione sostanzialmente coassiale, l’impugnatura presenta un conduttore 7 il quale si raccorda alle due opposte estremità dell’impugnatura stessa con una prima ed una seconda presa (femmina), rispettivamente indicate con 8 e con 9, di tipo noto e atte a ricevere in maniera risolvibile, e cioè con la possibilità di realizzare un facile attacco e stacco, rispettivamente un connettore 10 ed una testina 11 di connessione ed applicazione, il cui utilizzo e funzionamento sarà descritto nel seguito.
Il connettore 10 presenta una spina 12 destinata ad essere inserita all’interno della prima presa 8 ed è elettricamente collegato, attraverso un cavo 13 elettrico, ad un circuito di potenza, controllo e comando, indicato nel suo complesso con 14. Il circuito 14 comprende un blocco di controllo 15 collegato in uscita ad un blocco di amplificazione 16 e ad un generatore di segnale 17 il quale è, a sua volta, collegato in uscita all’amplificatore 16 che si richiude sul blocco di controllo 15. All’amplificatore 16 è collegata in ingresso una batteria 18 di alimentazione a sua volta collegata ad un blocco 19 di comando, mentre in uscita, l’amplificatore 16 stesso è collegato direttamente al connettore 10, mentre il blocco di comando è collegato ad un elettrodo 20 che può essere introdotto anche all’Interno del cavo orale del paziente. In questo ultimo caso viene normalmente chiamato elettrodo intraorale.
Il circuito 14 è atto ad alimentare il manipolo 4 con una tensione di funzionamento che può arrivare a valori di 200 Volt, e con una corrente che può arrivare a valori di circa 40 A.
Ovviamente le grandezze elettriche possono essere continue o alternate, in questo ultimo caso la frequenza di funzionamento può arrivare a circa 1 Ghz.
La citata testina 11 di connessione e applicazione, una volta applicata all’estremità 9 del manipolo è destinata ad essere connessa eletricamente con il circuito 14 e quindi è destinata e divenire un distributore elettrico delle grandezze eletriche in gioco inviate dal blocco 17 il quale può inviare segnali di tipo continuo o alternato, di tipo sinusoidale, onda quadra, rampa triangolare, a gradino, treno di impulsi e simili segnali.
Secondo la forma di attuazione illustrata nelle figure 1 , 2 e 3, la citata testina 11 comprende un inserto 21 metallico una cui estremità 22 è destinata ad essere inserita, come una spina, all’interno della citata seconda presa 9, per garantire un contatto elettrico con il conduttore 7 dell’impugnatura 5, mentre l’altra estremità 23 supporta un mezzo 29 per veicolare la sostanza adesiva che può essere costituito da una spugna, un pennello o simile. Nelle figure 1 , 2 e 3 il citato mezzo 29 per veicolare è costituito da una spugna 24, o un mezzo simile in grado di ritenere una sostanza e di poterla rilasciare ogni qual volta viene messa a contatto di una superficie. Il dispositivo 1 , una volta attivato il circuito 14 e avvicinata la testina 11 ad una zona 25 determinata della superficie 26 della struttura dura 2 di un dente 3, è in grado di sottoporre ad un campo elettrico la citata zona 25. Secondo quanto illustrato nelle figure 1 e 5, la metodologia di preparazione della struttura dura 2 di un dente 3, disposto all'interno del cavo orale 27 di un paziente, con l’uso del dispositivo 1 , per poter ricevere materiali da restauro, prevede le fasi operative di trattare almeno la zona 25 determinata che ovviamente è affetta, ad esempio attaccata da un processo batterico e infiammatorio come carie e simili affezioni. Il trattamento è solitamente di tipo meccanico ed è eseguito con l’uso di utensili quali frese e trapani odontoiatrici in grado di asportare lo strato di tessuto, della struttura dura 2 del dente 3, colpito dall'affezione. Una volta eseguito tale trattamento si provvede a rimuovere lo strato di detriti che si producono durante la precedente fase di trattamento meccanico in modo da riaprire i tubuli dentinali. A questo punto l’operatore provvede a portare a contatto della zona 25 determinata l’estremità 23 dell’inserto 21 metallico della testina 11 , avendo cura precedentemente di imbibire la spugna 24 con una sostanza adesiva adeguata. Nel momento in cui la spugna 24 raggiunge la zona 25 determinata della superficie 26 della struttura dura 2 di un dente 3, l’operatore provvede ad attivare mediante il blocco 19 il circuito 14 che invia tramite il generatore 17 un segnale elettrico al manipolo 4 e tramite il conduttore 7 raggiunge l’inserto 21. In questo modo si produce un campo elettrico sulla zona 25 stessa e la sostanza adesiva viene sottoposta ad una differenza di potenziale, avendo avuto cura, in precedenza, di posizionare l’elettrodo 20 in un punto 30 del corpo del paziente ad esempio all’interno del cavo orale 27. Si genera in questo modo un fenomeno elettrocinetico in corrispondenza della zona 25 interessata dallo strato di sostanza adesiva, in grado di veicolare la citata sostanza adesiva in maniera uniforme e profonda verso gli strati più internio della struttura dura 2 del dente 3. In questo modo la sostanza adesiva, mossa dal passaggio delle cariche elettriche, si distribuisce in profondità all’interno dei microtubuli dentinali ed occupa la superficie frastagliata dello smalto del dente 3 stesso. A questo punto l’operatore provvede a distribuire uno strato di materiale da restauro sulla zona 25 sulla quale è stata distribuita la sostanza adesiva la quale costituisce una struttura ritentiva del materiale da restauro stesso, senza presentare gli inconvenienti sopra evidenziati.
L’elettrodo 20, come sopra accennato, può essere applicato in qualsiasi zona del corpo del paziente; vantaggiosamente, secondo quanto illustrato in figura 5, l’elettrodo 20 può essere applicato all’interno del cavo orale 27. In figura 5 si è diviso, per comodità di descrizione, il cavo orale 27 in due parti 27a e 27b, suddivise da un piano 28 di sostanziale simmetria, l’elettrodo 20 può essere posizionato in un punto 30 disposto in posizione controlaterale rispetto al manipolo 4. In altre parole, se si vuole intervenire su un dente 3 disposto nella parte 27a del cavo orale l’elettrodo 20 deve essere posizionato nel punto 30 disposto sulla parte 27b, come illustrato in figura 5. Viceversa, se si vuole intervenire su un dente 3 disposto nella parte 27b del cavo orale l’elettrodo 20 deve essere posizionato nel punto 30 disposto sulla parte 27a.
Secondo la forma di attuazione illustrata in figura 4, la testina 11 può essere realizzata in modo da presentare una porzione 31 di attacco nella citata presa 9, un serbatoio 32 di contenimento di una certa quantità della citata sostanza adesiva, ed una punta 33 di distribuzione della sostanza adesiva stessa la quale punta costituisce il citato mezzo 29 per veicolare la citata sostanza adesiva. Il metodo di applicazione della sostanza desiva è uguale a quello precedentemente descritto in merito alla forma di realizzazione illustrata in figura 3.
E’ opportuno evidenziare che per entrambe le forme di realizzazione illustrate la testina 11 è del tipo monouso e può essere sostituita ad ogni ciclo applicativo.
Il trovato così concepito è suscettibile di numerose modifiche e varianti, tutte rientranti nellambito del concetto inventivo. Inoltre, tutti i dettagli possono essere sostituiti da elementi tecnicamente equivalenti.

Claims (26)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Metodo per preparare le strutture dure dei denti all’applicazione di materiali da restauro odontoiatrici, caratterizzato dal fatto di comprendere le fasi di trattare almeno una zona (25) affetta della struttura (2) dura del dente (3) asportando lo strato di tessuto colpito dall’affezione, applicare uno strato di sostanza adesiva almeno su detta zona (25) trattata, sottoporre almeno la sostanza adesiva all’azione di un campo elettrico.
  2. 2. Metodo secondo la rivendicazione 1 , caratterizzato dal fatto che detta fase di generazione di un campo elettrico prevede di applicare una differenza di potenziale tra la zona (25) trattata e dotata dello strato di sostanza adesiva ed un punto (30) determinato del corpo del paziente in modo da generare almeno in corrispondenza della detta zona (25) trattata un fenomeno elettrocinetico con il passaggio di corrente elettrica in grado di veicolare la detta sostanza adesiva in maniera uniforme e profonda all’interno di microtuboli dentinali e tale da occupare la superficie frastagliata dello smalto del dente (3).
  3. 3. Metodo secondo la rivendicazione 1 , caratterizzato dal fatto che le fasi di applicazione di uno strato di sostanza adesiva e di sottoposizione della sostanza adesiva all’azione di un campo elettrico avvengono contemporaneamente e l’applicazione dello strato di sostanza adesiva avviene sottoponendo la sostanza adesiva stessa all’azione del campo elettrico.
  4. 4. Metodo secondo una delle precedenti rivendicazioni da 1 a 3, caratterizzato dal fatto di prevedere un fase di rimozione dello strato di detriti derivante dalla fase di trattamento di detta zona (25) affetta in modo da riaprire i tubuli dentinali.
  5. 5. Metodo secondo la rivendicazione 4, caratterizzato dal fatto di comprendere una fase di demineralizzazione dello strato superficiale della dentina del dente rimuovendo la parte minerale e lasciando la matrice organica.
  6. 6. Metodo secondo una delle precedenti rivendicazioni da 1 a 5, caratterizzato dal fatto di comprendere la fase di applicare il maferiale da restauro almeno sulla zona (25) interessata dallo strato di sostanza adesiva.
  7. 7. Metodo secondo una delle precedenti rivendicazioni da 1 a 6, caratterizzato dal fatto che il campo elettrico è prodotto da una tensione il cui valore può arrivare fino a 200 Volt.
  8. 8. Metodo secondo una delle precedenti rivendicazioni da 1 a 6, caratterizzato dal fatto che il campo elettrico è prodotto da una corrente il cui valore può arrivare fino a 40 A.
  9. 9. Metodo secondo una delle precedenti rivendicazioni 7 o 8, caratterizzato dal fatto che le due grandezze elettriche, tensione e corrente, sono continue.
  10. 10. Metodo secondo una delle precedenti rivendicazioni 7 o 8, caratterizzato dal fatto che le due grandezze elettriche, tensione e corrente, sono alternate e presentano una frequenza di funzionamento il cui valore può arrivare fino a 1GHz.
  11. 11. Metodo secondo una delle precedenti rivendicazioni da 1 a 10, caratterizzato dal fatto che la fase di sottoporre la sostanza adesiva all’azione di un campo elettrico avviene ad opera di un manipolo (4) collegato ad un circuito (14) di potenza e controllo al quale è collegato altresì un elettrodo (20) destinato ad essere posizionato in un punto (30) determinato qualsiasi del corpo del paziente.
  12. 12. Metodo secondo la rivendicazione 11, caratterizzato dal fatto che la fase di applicazione di detto strato di sostanza adesiva avviene ad opera di detto manipolo (4) comprendente una testina (11) di applicazione.
  13. 13. Metodo secondo la rivendicazione 12, caratterizzato dal fatto che detta testina di applicazione comprende mezzi (29, 24, 32, 33) di contenimento e distribuzione di detta sostanza adesiva.
  14. 14. Metodo secondo la rivendicazione 13, caratterizzato dal fatto che i detti mezzi di contenimento e distribuzione comprendono un inserto (21) metallico dotato alla sua estremità di un mezzo (29, 24) per veicolare la detta sostanza adesiva almeno su detta zona (25) trattata.
  15. 15. Metodo secondo la rivendicazione 14, caratterizzato dal fatto che detto mezzo (29) per veicolare la sostanza adesiva comprende un corpo (24) spugnoso destinato ad essere imbevuto di sostanza adesiva e ad essere passato sulla detta zona (25) trattata per applicare uno strato di sostanza adesiva almeno su detta zona trattata.
  16. 16. Metodo secondo la rivendicazione 11 , caratterizzato dal fatto che detto elettrodo (20) è un elettrodo intraorale ed è destinato ad essere posizionato in posizione controlaterale, all’interno del cavo orale (28), rispetto al dente (3) su cui si deve eseguire l'applicazione di detta sostanza adesiva.
  17. 17. Metodo secondo una delle rivendicazioni da 11 a 16, caratterizzato dal fatto che detta testina (11) di applicazione è del tipo monouso.
  18. 18. Dispositivo per preparare le strutture dure dei denti all’applicazione di materiali da restauro odontoiatrici, caratterizzato dal fatto di comprendere almeno un manipolo (4) collegato ad un circuito (14) di potenza e controllo per sottoporre all’azione di un campo elettrico almeno uno strato di sostanza adesiva applicata almeno su una zona (25) affetta della struttura dura del dente precedentemente trattata per asportazione dello strato di tessuto colpito dall’affezione, in modo da applicare il materiale da restauro almeno sulla zona (25) interessata dallo strato di sostanza adesiva.
  19. 19. Dispositivo secondo la rivendicazione 18, caratterizzato dal fatto di comprendere un elettrodo (20) collegato a detto circuito di potenza e controllo destinato ad essere posizionato in un punto determinato qualsiasi del corpo del paziente e cooperante con detto manipolo (4) per applicare una differenza di potenziale tra la zona (25) trattata e dotata dello strato di sostanza adesiva ed il punto determinato di applicazione del detto elettrodo in modo da generare almeno in corrispondenza della detta zona trattata un fenomeno elettrocinetico con il passaggio di corrente elettrica in grado di veicolare la detta sostanza adesiva in maniera uniforme e profonda all’interno di microtuboli dentinali e tale da occupare la superficie frastagliata dello smalto del dente.
  20. 20. Dispositivo secondo la rivendicazione 18, caratterizzato dal fatto che detto manipolo (4) comprende una testina (11) di applicazione di detto strato di sostanza adesiva in grado di sottoporre la sostanza adesiva stessa all’azione di detto campo elettrico durante la sua applicazione su detta zona (25) trattata.
  21. 21. Dispositivo secondo la rivendicazione 20, caratterizzato dal fatto che detta testina di applicazione comprende mezzi (29, 24, 32, 33) di contenimento e distribuzione di detta sostanza adesiva.
  22. 22. Dispositivo secondo la rivendicazione 21, caratterizzato dal fatto che i detti mezzi di contenimento e distribuzione comprendono un inserto (21) metallico dotato alla sua estremità di un mezzo (29) per veicolare la detta sostanza adesiva almeno su detta zona trattata.
  23. 23. Dispositivo secondo la rivendicazione 22, caratterizzato dal fatto che detto mezzo per veicolare la sostanza adesiva comprende un corpo (24) spugnoso destinato ad essere imbevuto di sostanza adesiva e ad essere passato sulla detta zona trattata per applicare uno strato di sostanza adesiva almeno su detta zona trattata, 23. Dispositivo secondo la rivendicazione 19, caratterizzato dal fatto che detto elettrodo è un elettrodo intraorale ed è destinato ad essere posizionato in posizione controlaterale, all’interno del cavo orale, rispetto al dente su cui si deve eseguire l’applicazione di materiali da restauro odontoiatrici.
  24. 24. Dispositivo secondo una delle rivendicazioni da 18 a 23, caratterizzato dal fatto che detta testina di applicazione è del tipo monouso.
  25. 25. Metodo per applicare materiali da restauro odontoiatrici alle strutture dure dei denti, secondo le rivendicazioni da 1 a 17 e secondo quanto descritto ed illustrato con riferimento alle figure degli uniti disegni e per gli accennati scopi.
  26. 26. Dispositivo per applicare materiali da restauro odontoiatrici alle strutture dure dei denti, secondo le rivendicazioni da 18 a 24 e secondo quanto descritto ed illustrato con riferimento alle figure degli uniti disegni e per gli accennati scopi.
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