ITAN20110091U1 - Attrezzatura per parrucchieri da utilizzare per realizzare le meches. - Google Patents

Attrezzatura per parrucchieri da utilizzare per realizzare le meches.

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ITAN20110091U1 IT000091U ITAN20110091U ITAN20110091U1 IT AN20110091 U1 ITAN20110091 U1 IT AN20110091U1 IT 000091 U IT000091 U IT 000091U IT AN20110091 U ITAN20110091 U IT AN20110091U IT AN20110091 U1 ITAN20110091 U1 IT AN20110091U1
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  • Medicines Containing Material From Animals Or Micro-Organisms (AREA)
  • Pharmaceuticals Containing Other Organic And Inorganic Compounds (AREA)

Description

DESCRIZIONE
a corredo di una domanda di brevetto per modello di utilità avente per titolo:
“ATTREZZATURA PER PARRUCCHIERI DA UTILIZZARE PER REALIZZARE LE MECHES”.
TESTO DELLA DESCRIZIONE
La presente domanda di brevetto per modello di utilità ha per oggetto un’attrezzatura per parrucchieri da utilizzare per realizzare meches sulle varie ciocche di capelli.
Le peculiarità ed i vantaggi della presente invenzione risulteranno più evidenti a seguito di una breve descrizione della più tipica tecnica anteriore.
A tale riguardo si precisa innanzitutto che le cosiddette meches consistono in ciocche di capelli alle quali viene attribuita selettivamente una colorazione sensibilmente differente, più chiara o più scura, rispetto al colore base della restante capigliatura.
Secondo la tecnica più tradizionale le anzidette meches vengono realizzate applicando dapprima la desiderata tinta su ciascuna ciocca di capelli e poi eseguendo l’avvolgimento della ciocca medesima all’interno della cosiddetta “cartina”.
Con quest’ultima espressione viene convenzionalmente indicato un involucro in carta stagnola destinato ad avvolgere completamente la rispettiva ciocca, assumendo al termine una forma sostanzialmente cilindrica.
L’applicazione di simili cartine in corrispondenza delle ciocche trattate selettivamente la tinta serve ad evitare che quest’ultima possa “sporcare” fortuitamente anche le adiacenti ciocche di capelli, quelle destinate invece a conservare la loro colorazione di base.
Queste cartine sono destinate poi ad essere rimosse allorquando si ritenga che la tinta applicata si sia definitivamente fissata in corrispondenza delle varie ciocche.
Attualmente le operazioni di taglio a misura e di prepiegatura di queste cartine di stagnola vengono eseguite manualmente dai parrucchieri prima ancora dell’arrivo della clientela, sì di assicurarsi di avere a disposizione un congruo numero di tali cartine per quando sorgerà la necessità di utilizzarle effettivamente.
È come dire che la necessità di eseguire le anzidette operazioni preparatorie impegna il parrucchiere oltre il tempo necessario ad intervenire sulle teste dei suoi clienti.
Un ulteriore inconveniente di questa tecnologia tradizionale è legato al fatto che le anzidette cartine di stagnola non consentono di controllare visivamente il progressivo cambiamento di colore delle ciocche di capelli avvolte al loro interno.
Per questo motivo il parrucchiere è costretto ad aprire ripetutamente le varie cartine, al fine di assicurarsi che ciascuna ciocca abbia effettivamente raggiunto la specifica colorazione richiesta dal cliente.
Proprio in considerazione di tali inconvenienti, il titolare della presente domanda di brevetto provvide già a mettere a punto e a brevettare una differente tecnica per la realizzazione delle meches.
Nell’ambito di una simile soluzione alternativa si prevedeva, in particolare, che ciascuna ciocca trattata selettivamente con la tinta dovesse essere serrata (e dunque protetta) all’interno di una sorta di astuccio realizzato con una plastica trasparente semirigida.
Questa tecnologia fu puntualmente tutelata nell’ambito della domanda di brevetto n. MC2008A75, depositata in data 30.09.2008, avente per titolo: “Astuccio per la protezione di una ciocca di capelli da tingere”.
Più precisamente l’astuccio rivendicato in detta privativa risulta formato da due fogli rettangolari di plastica trasparente, stretti ed allungati, destinati a serrare longitudinalmente una rispettiva ciocca di capelli appena dopo che sia stata completata l’applicazione della tinta desiderata.
Certamente ciascuno di tali astucci si presta ad essere posto in opera con notevole facilità e presenta l’ulteriore vantaggio, in virtù della sua anzidetta trasparenza, di consentire al parrucchiere di verificare in tempo reale il livello di colorazione raggiunto dalla rispettiva ciocca.
Non altrettanto soddisfacenti risultano però le modalità adottate per ottenere la cooperazione ed il reciproco fissaggio in assetto sovrapposto dei due fogli di plastica che formano ciascuno degli anzidetti astucci.
Per ottenere la cooperazione tra i due anzidetti astucci è previsto per lo più che uno dei bordi trasversali del foglio trasparente superiore sia incernierato al corrispondente bordo trasversale del foglio inferiore; in tal modo, infatti, i due fogli si configurano come due semigusci atti a chiudersi e a riaprirsi con le valve di una conchiglie.
Per ottenere poi lo stabile serraggio dei due medesimi fogli, l’uno contro l’altro, è previsto che uno di essi sia dotato, in corrispondenza della propria faccia interna di una placchetta metallica e che l’altro sia dotato, in posizione perfettamente corrispondente, di un piccolo magnete capace di aderire saldamente all’anzidetta placchetta medesima.
In questo specifico contesto, lo scopo della presente invenzione è quello di ovviare a questi ultimi limiti strutturali e funzionali degli astucci per ciocche di capelli rivendicati nella privativa precedentemente menzionata.
Ci si propone, più precisamente, di realizzare astucci in plastica trasparente dotati di una struttura particolarmente snella ed economica, ma soprattutto capaci di essere condotti e mantenuti nel loro assetto operativo “chiuso” senza dover far ricorso – diversamente dagli astucci anteriori – a mezzi esterni di collegamento e di fissaggio (come le anzidette placchette magnetiche).
Partendo da una simile idea di soluzione, si è pensato peraltro di realizzare un’attrezzatura composta da alcuni differenti modelli di astuccio, ciascuno destinato a soddisfare una specifica finalità, secondo quando sarà specificato nel prosieguo.
Per maggiore chiarezza esplicativa la descrizione del trovato prosegue con riferimento alle tavole di disegno allegate, aventi solo valore illustrativo e non limitativo, in cui: - la figura 1 mostra, con una rappresentazione assonometrica, i due semigusci, ancora disaccoppiati, che formano il primo componente dell’attrezzatura in questione;
- la figura 2 mostra, con una rappresentazione assonometrica, i semigusci di figura 1 saldamente accoppiati, l’uno dentro l’altro;
- la figura 3 mostra, con una rappresentazione assonometrica, il secondo componente dell’attrezzatura in questione in assetto non ancora operativo;
- la figura 4 mostra, con una rappresentazione assonometrica, il manufatto di figura 3 nel suo assetto operativo;
- la figura 5 mostra, con una rappresentazione assonometrica, un ulteriore componente dell’attrezzatura in questione;
- la figura 6 mostra, con una rappresentazione assonometrica, le modalità di utilizzo del componente di figura 5;
- la figura 7 mostra, con una rappresentazione assonometrica, un semiguscio da utilizzare in alternativa ad uno di quelli mostrati in figura 1.
Con particolare riferimento alla figura 1, il primo componente dell’attrezzatura secondo il trovato è costituito da un primo astuccio (A1), a sua volta formato da due identici semigusci (10, 10’) in plastica trasparente semirigida, reciprocamente accoppiabili.
In particolare ciascuno di tali semigusci (10, 10’) reca un tratto centrale piatto, sostanzialmente rettangolare, che reca, in corrispondenza dei bordi laterali, due identici profili tubolari (11, 12 / 11’, 12’) dotati di sezione sostanzialmente a “C” e rivolti con la loro concavità verso il centro del rispettivo semiguscio.
Ciò significa che la distanza (x-x) che intercorre tra ciascuna coppia contrapposta degli anzidetti profili tubolari (11, 12 / 11’, 12’), misurata nel punto della loro massima convessità, risulta significativamente maggiore della distanza (y-y) che intercorre tra i bordi longitudinali liberi (110, 120 / 110’, 120’) della medesima coppia di profili tubolari (11, 12 / 11’, 12’)
Entrambi i semigusci (10, 10’) presentano peraltro un’intrinseca elasticità strutturale che consente loro – se sottoposti ad un’adeguata sollecitazione – di subire deformazioni pure significative, ma anche di recuperare automaticamente la loro forma “naturale”, non appena sia venuta meno l’anzidetta sollecitazione deformante.
Dal punto di vista funzionale gli anzidetti semigusci possono individuati come primo semiguscio (10), inteso come semiguscio inferiore, e secondo semiguscio (10’), inteso come semiguscio superiore.
Il primo semiguscio (10) è destinato a fungere da supporto per la ciocca di capelli (C) già trattata con la tinta più chiara, mentre il secondo (10’) è destinato ad essere saldamente insediato all’interno del primo (10), sì da garantire il desiderato serraggio della ciocca medesima tra l’uno e l’altro, secondo quanto espressamente mostrato in figura 2.
In pratica questo desiderato accoppiamento di tali semigusci (10, 11) può essere ottenuto semplicemente calando il secondo semiguscio (10’) al di sopra del primo semiguscio (10).
Si consideri tuttavia che se i due semigusci (10, 10’) avessero una struttura rigida non sarebbe possibile eseguire l’inserimento del secondo semiguscio (10’) all’interno del primo semiguscio (10); ciò per il fatto che la sezione d’ingresso di quest’ultimo, rappresentata dall’anzidetta distanza (y-y), risulta inferiore all’anzidetta distanza (z-z) coincidente con la larghezza massima del secondo semiguscio (10’).
Un simile insediamento può essere ottenuto soltanto grazie all’anzidetta deformabilità elastica dei due semigusci (10, 10’) e soltanto esercitando un’energica pressione del secondo semiguscio (10’) in direzione del sottostante primo semiguscio (10); queste due condizioni favoriscono un accoppiamento sostanzialmente “a scatto” tra i due anzidetti semigusci (10, 10’).
In un simile contesto, infatti, le superfici esterne convesse degli anzidetti profili tubolari (11’, 12’) del secondo semiguscio (10’) interferiscono energicamente contro gli anzidetti bordi longitudinali liberi (110, 120) dei corrispondenti profili tubolari (11, 12) del primo semiguscio (10), con l’effetto di generare una progressiva divaricazione di questi ultimi da parti opposte.
Proprio grazie a tale divaricazione, la sezione d’ingresso del primo semiguscio (10) si allarga sensibilmente, tanto da consentire al secondo semiguscio (10’) di penetrare esattamente al suo interno, in una condizione in cui il suo tratto centrale piatto si porta a battuta contro il corrispondente tratto centrale piatto del primo semiguscio (10) ed i suoi anzidetti profili tubolari (11’, 12’) si insediano all’interno dei corrispondenti profili tubolari (11, 12) del medesimo primo semiguscio (10).
Una volta che si sia raggiunta questa condizione, e che dunque sia venuta meno l’anzidetta interferenza tra i profili tubolari (11’, 12’) del secondo semiguscio (10’) e quelli (11, 12) del primo semiguscio (10), l’anzidetta intrinseca elasticità del primo semiguscio (10) fa sì che i suoi profili tubolari (11, 12) tendano spontaneamente ed istantaneamente a riportarsi nel loro assetto naturale, in virtù di una rotazione compiuta l’uno in direzione dell’altro.
Così facendo, essi si attestano strettamente contro i profili esterni convessi dei rispettivi profili tubolari (11’, 12’) del secondo semiguscio (10’), causando una stabile solidarizzazione dei due semigusci (10, 10’).
Inutile dire che in tali condizioni il distacco dei due medesimi semigusci (10, 10’) potrà essere ottenuto soltanto dopo aver eseguito manualmente la divaricazione di almeno uno degli anzidetti profili tubolari (11, 12) del primo semiguscio (10), sì da ricreare tra questi due ultimi profili tubolari una sezione di passaggio idonea ad essere attraversata, dal basso verso l’alto, dal medesimo secondo semiguscio (10’).
Per agevolare il compito di colui che debba eseguire questa divaricazione manuale dell’anzidetto primo semiguscio (10) è prevista la presenza di un dentino o di un’unghietta di presa (non mostrati nelle figure allegate) sull’esterno di almeno uno dei rispettivi profili tubolari (11, 12).
Nell’ambito di questo primo astuccio (A1) è anche possibile prevedere che il primo semiguscio (10), quello inferiore, sia realizzato in plastica non trasparente, dato che la la ciocca di capelli trattata con la tinta può comunque restare perfettamente in vista grazie alla trasparenza conferita al sovrastante secondo semiguscio (10’).
Con particolare riferimento alla figura 3, l’attrezzatura secondo il trovato comprende anche un secondo astuccio (A2) espressamente destinato a contenere le ciocche di capelli dotate di notevole lunghezza.
Anche questo secondo astuccio (A2) si avvale della stessa coppia di semigusci (10, 10’) già descritti con riferimento all’anzidetto primo astuccio (A1).
In questo caso, però, i due semigusci (10, 10’) sono collegati da una sottile fascia di plastica morbida e trasparente (20), le cui estremità sono fissate in corrispondenza della faccia concava dei due medesimi semigusci (10, 10’), in posizione compresa tra le rispettive coppie contrapposte degli anzidetti profili tubolari (11, 12 /11’, 12’).
La posa in opera di questo secondo astuccio (A2) prevede innanzitutto che una lunga ciocca di capelli (C), già trattata con la tinta, sia contemporaneamente appoggiata sul primo dei due semigusci (10) e sull’anzidetta fascia di plastica morbida (20).
A questo punto occorre ribaltare il secondo semiguscio (10’) in direzione del primo (10), sfruttando la pieghevolezza dell’anzidetta fascia intermedia (20) e della stessa ciocca di capelli appoggiata su di essa, secondo quanto mostrato in figura 4.
Anche stavolta la stabile chiusura di tale secondo astuccio (A2) si perfeziona in virtù di un accoppiamento a scatto tra i due anzidetti semigusci (10, 10’).
In questo caso però i due semigusci (10, 10’) si rivolgono le rispettive facce concave, in una condizione in cui i profili tubolari (11’, 12’) del secondo semiguscio (10’) vanno ad abbracciare dall’esterno i corrispondenti profili tubolari (11, 12) del primo semiguscio (10).
È facile comprendere come un simile “abbraccio” possa avvenire alla sola condizione che l’utente spinga con una notevole energia il secondo semiguscio (10’) verso il primo semiguscio (10); solo così può ottenere la necessaria progressiva divaricazione dei profili tubolari (11’, 12’) del secondo semiguscio (10’) in virtù della solita interferenza contro la superficie esterna convessa dei corrispondenti profili tubolari (11, 12) del primo semiguscio (10).
Una volta però che tale interferenza divaricante si sia esaurita, i profili tubolari (11’, 12’) del secondo semiguscio (10’) subiranno il solito spontaneo ritorno elastico, verso il centro di quest’ultimo semiguscio (10’), utile per realizzare il serraggio da parti opposte dei corrispondenti profili tubolari (11, 12) del primo semiguscio (10).
Con riferimento alle figure 5 e 6, l’attrezzatura secondo il trovato comprende un ulteriore astuccio (A3) comunque destinato a contenere ciocche di capelli di notevole lunghezza, ma altresì capace – a differenza dell’anzidetto secondo astuccio (A2) – di garantire al parrucchiere di impostarne a piacimento la lunghezza, in funzione di ogni specifica ciocca.
A tale scopo questo terzo astuccio (A3) sfrutta la cooperazione di due diversi componenti
Il primo di tali componenti consiste in un esemplare dell’anzidetto semiguscio (10) associato all’anzidetta fascia di plastica morbida e trasparente (20); essendo previsto, in particolare, che un’estremità di detta fascia (20) sia fissata in corrispondenza della faccia concava del medesimo primo semiguscio (10).
Il secondo componente è semplicemente costituito da un esemplare indipendente dell’anzidetto secondo semiguscio (10’), non incorporato, cioè, con l’anzidetta fascia in plastica (20).
Ebbene, allorquando si tratti di porre in opera questo terzo astuccio (A3), è previsto che il parrucchiere appoggi la ciocca di capelli (C) sulla fascia in plastica (20), rivolgendo l’anzidetto primo semiguscio (10) in direzione dell’attaccatura della ciocca medesima, secondo quanto mostrato in figura 5.
Ciò fatto, il parrucchiere deve poi ripiegare la fascia di plastica morbida (20) in direzione dello stesso primo semiguscio (10), ottenendo in pratica la sovrapposizione delle due estremità della fascia medesima (20).
L’ulteriore operazione consiste nel bloccare le due estremità, ormai sovrapposte, di detta fascia (20) all’interno del primo semiguscio (10), utilizzando stavolta l’anzidetto esemplare indipendente del secondo semiguscio (10’).
La figura 6, che mostra questa condizione operativa del terzo astuccio (A3), permette anche di accertare come stavolta l’accoppiamento tra primo semiguscio (10) e secondo semiguscio (10’) sia preferibilmente ottenuto secondo le stesse modalità illustrate in figura 2, vale a dire facendo in modo che il secondo semiguscio (10’) sia calato e bloccato a scatto all’interno del primo (10).
In questa ottica si può comprendere come il terzo astuccio (A3) preveda, in linea generale, delle modalità di utilizzo e di posa in opera sostanzialmente coincidenti con quelle dell’anzidetto secondo astuccio (A2).
Come anticipato, però, questo terzo astuccio (A3) presenta una versatilità d’impiego certamente superiore, in quanto consente al parrucchiere di regolare con precisione la lunghezza della sua anzidetta fascia in plastica morbida (20) in rapporto alla lunghezza della specifica ciocca di capelli che essa dovrà contenere nel momento in cui sia stata ripiegata su se stessa.
Un simile adeguamento della lunghezza può essere facilmente ottenuto dal parrucchiere asportando il tratto ritenuto in eccesso dall’estremità libera (L) di detta fascia in plastica morbida (20); laddove per “estremità libera” si intende naturalmente l’estremità della fascia (20) non fissata sull’anzidetto primo semiguscio (10).
Si precisa infine che l’attrezzatura secondo il trovato si compone anche di un terzo semiguscio (10’’) destinato ad essere utilizzato nell’ambito del primo astuccio (A1) in alternativa all’anzidetto secondo semiguscio (10’), inteso come semiguscio superiore.
Con particolare riferimento alla figura 7, questo terzo semiguscio (10’’) adotta una struttura esattamente identica a quella degli anzidetti primo (10) e secondo (10’) semiguscio, con l’unica peculiarità di presentare più finestre longitudinali (30) realizzare in corrispondenza del proprio tratto centrale piatto, in una posizione compresa tra i rispettivi profili tubolari (11’’, 12’’).
Il medesimo terzo semiguscio (10’’) si presta ad essere utilizzato in seno all’anzidetto primo astuccio (A1) allorquando si vogliano realizzare le meches dopo che una grossa ciocca di capelli sia già stata serrata all’interno dell’astuccio medesimo (A1).
In questa ipotesi, infatti, occorrerà applicare la tinta direttamente al di sopra di questo stesso terzo semiguscio (10’’); così facendo la tinta medesima si depositerà sulle sole ciocche di capelli che possono essere raggiunte attraverso le anzidette finestre (30), risparmiando invece le ciocche che si trovano protette dalle superfici “piene” di tale terzo semiguscio (10’’).

Claims (9)

  1. RIVENDICAZIONI 1) Attrezzatura per parrucchieri da utilizzare per realizzare meches, caratterizzata per il fatto di comprendere un primo astuccio (A1), formato da un primo semiguscio (10) e da un secondo semiguscio (10’), dotati di una struttura elasticamente deformabile ed altresì atti a serrarsi stabilmente l’uno contro l’altro in quanto incorporanti mezzi di reciproco e stabile accoppiamento (11, 12 / 11’, 12’).
  2. 2) Attrezzatura secondo la rivendicazione 1, caratterizzata per il fatto che gli anzidetti semigusci (10, 10’) risultano realizzati in materiale plastico.
  3. 3) Attrezzatura secondo la prima o entrambe le rivendicazioni precedenti, caratterizzata per il fatto che almeno il secondo (10’) degli anzidetti semigusci adotta una struttura trasparente.
  4. 4) Attrezzatura secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata per il fatto che ciascuno degli anzidetti semigusci (10, 10’) risulta formato da un rispettivo tratto centrale piatto, sostanzialmente rettangolare, che reca, in corrispondenza dei propri bordi laterali, gli anzidetti rispettivi mezzi di reciproco accoppiamento (11, 12 / 11’, 12’).
  5. 5) Attrezzatura secondo la rivendicazione 5, caratterizzata per il fatto che gli anzidetti mezzi di reciproco accoppiamento in dotazione a ciascuno degli anzidetti semigusci (10, 10’) risultano costituiti da rispettive coppie parallele e contrapposte di profili tubolari (11, 12 / 11’, 12’), dotati di sezione sostanzialmente a “C” e rivolti con la loro concavità verso il centro del rispettivo semiguscio; essendo previsto che la distanza (x-x) che intercorre tra ciascuna coppia contrapposta degli anzidetti profili tubolari (11, 12 / 11’, 12’), misurata nel punto della loro massima convessità, risulta maggiore della distanza (y-y) che intercorre tra i bordi longitudinali liberi (110, 120 / 110’, 120’) della stessa coppia di profili tubolari (11, 12 / 11’, 12’).
  6. 6) Attrezzatura secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata per il fatto di comprendere un secondo astuccio (A2), nell’ambito del quale gli anzidetti primo semiguscio (10) e secondo semiguscio (10’) sono uniti da una sottile fascia di plastica morbida e trasparente (20), le estremità della quale sono fissate in corrispondenza delle facce concave dei due medesimi semigusci (10, 10’), in posizione compresa tra le rispettive coppie contrapposte degli anzidetti profili tubolari (11, 12 /11’, 12’).
  7. 7) Attrezzatura secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata per il fatto di comprendere un terzo astuccio (A3) formato da un esemplare dell’anzidetto primo semiguscio (10) sulla cui faccia concava è fissata un’estremità dell’anzidetta fascia di plastica morbida e trasparente (20) e da un esemplare dell’anzidetto secondo semiguscio (10’).
  8. 8) Attrezzatura secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata per il fatto di comprendere un terzo semiguscio (10’’) che adotta una struttura identica a quella degli anzidetti primo (10) e secondo semiguscio (10’), ma che risulta dotato di una o più finestre (30) realizzate in corrispondenza del proprio tratto centrale piatto.
  9. 9) Attrezzatura secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata per il fatto che gli anzidetti primo (10), secondo (10’) e terzo (10’’) adottano, sull’esterno di almeno uno dei rispettivi profili tubolari (11, 12 / 11’, 12’, 11’’, 12’’), un mezzo di presa atto a favorirne la divaricazione.
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