IT202100023462A1 - Apparecchiatura di illuminazione e procedimento di impiego - Google Patents

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Description

DESCRIZIONE dell?invenzione industriale dal titolo:
?Apparecchiatura di illuminazione e procedimento di impiego?
TESTO DELLA DESCRIZIONE
Campo tecnico
La descrizione si riferisce alle apparecchiature di illuminazione.
Una o pi? forme di attuazione possono trovare impiego, per esempio, nel settore dello spettacolo e dell?intrattenimento.
Sfondo tecnologico
Nel settore dello spettacolo e dell'intrattenimento trovano impiego sempre crescente sorgenti di luce di elevata intensit?, quali ad esempio sorgenti laser.
Tali sorgenti presentano caratteristiche quali un elevato grado di collimazione della radiazione, un'elevata efficienza (intensit? luminosa per watt elettrico di alimentazione) e possibilit? di impiego in unione ad ottiche compatte.
Queste caratteristiche, insieme al peso ridotto e al limitato consumo di energia, consentono di montare sorgenti di luce di questa natura a bordo di velivoli senza equipaggio (Unmanned Aerial Vehicle, o UAV) quali ad esempio droni.
La possibilit? di montare una sorgente d'illuminazione a bordo di un UAV quale un drone per illuminare una certa zona geografica su cui si trovano veicoli o persone ? descritta, per esempio, nel documento US 8434 920 B2.
Anche il documento US 10 569 901 B2 descrive la possibilit? di montare un emettitore di luce su un drone, prevalentemente allo scopo di consentire a chi manovra il drone di localizzarlo anche in condizioni di scarsa visibilit? ambientale.
Impiegare una sorgente di luce montata su un UAV (nel seguito, per semplicit?, si far? costante riferimento ad un drone) nel settore dello spettacolo e dell'intrattenimento, per esempio per illuminare un palcoscenico o parte di uno stadio o arena dove si svolge uno spettacolo, ? una soluzione attraente in quanto sia possibile tenere in conto gli aspetti di sicurezza fotobiologica o, pi? in generale, la possibile presenza - nello spazio che viene illuminato -di una o pi? zone di ridotta tolleranza alla luce, ossia zone in cui si desidera poter contenere (ossia limitare) l?azione di illuminazione.
Il termine tolleranza ? qui utilizzato nel suo significato corrente di capacit? del corpo di sostenere o divenire meno sensibile a una sollecitazione fisiologica specialmente a fronte di una esposizione ripetuta. Tale significato corrente ? attestato, per esempio, dal Google?s English dictionary fornito da Oxford Languages (vedere, per esempio, https://www.google.com/search?q=tolerance+meaning&oq=& aqs=chrome.1.69i59i450l7.613125932j0j15&sourceid=chrome&ie= UTF-8)
Una zona di ridotta tolleranza alla luce pu? essere costituita, per esempio, da una zona dello spazio illuminato destinata ad essere occupate dal pubblico. Un altro possibile esempio di una zona di ridotta tolleranza alla luce pu? essere anche dato da una zona in cui -secondo una soluzione corrente nel settore dello spettacolo e dell'intrattenimento ? sono montate apparecchiature di ripresa visiva che si desidera non restino abbagliate dalla radiazione di illuminazione: un tale fenomeno di abbagliamento pu? infatti dare origine a indesiderati fenomeni di saturazione nelle immagini riprese.
Al riguardo si noter? ancora che aspetti qui trattati con riferimento al settore dello spettacolo o dell'intrattenimento possono avere rilievo anche in applicazioni diverse, per esempio per apparecchiature di illuminazione destinate a essere utilizzate da squadre di soccorso.
Le forme di attuazione non sono quindi da intendersi come di necessit? limitate all?impiego nel settore dello spettacolo o dell'intrattenimento.
Il tema del rischio fotobiologico ? stato estesamente trattato in relazione alle apparecchiature ed impianti di illuminazione convenzionali.
In particolare, come noto agli esperti del settore, esistono varie normative relative alla sicurezza fotobiologica.
Nel caso di una sorgente laser si pu? trattare della specifica IEC 60825-1, ove si parla, per esempio, di laser classe 4, o 3B, o 3M, o 3, e di distanza di sicurezza oculare, Nominal Ocular Hazard Distance o NOHD.
Nel caso di una sorgente come una lampada tradizionale si pu? far riferimento alla specifica IEC 62471, ove si parla, per esempio di classi di rischio RG1-2-3 e di distanza di sicurezza, Hazard Distance o HD.
In generale, l?esistenza di una distanza di sicurezza - ossia di una distanza rispetto a una data sorgente di luce sotto la quale l?intensit? o energia per unit? di superficie diventa maggiore di un livello di soglia di esposizione considerato come il massimo ammissibile in determinate situazioni - non ? da intendersi come legata a una normativa specifica.
Una distanza di sicurezza (per cui, per esempio, un fascio laser pu? essere considerato pericoloso se osservato da una distanza minore della distanza di sicurezza) pu? essere infatti individuata dall?utilizzatore secondo criteri che possono essere normativi, o soggettivi, o imposti da parti terze: per esempio, il responsabile sicurezza del luogo o venue in cui si tiene un certo evento pu? decidere di fare, in materia di distanza di sicurezza, scelte anche (molto) pi? caute di quanto imposto da certe specifiche.
Il valore di distanza di sicurezza pu? dipendere da diversi parametri quali il valore di massima esposizione ammissibile (maximum permissible exposure o MPE) e/o le caratteristiche del fascio: potenza di uscita, diametro e divergenza, eventualmente in funzione di un sistema ottico attraversato dal fascio di illuminazione.
La distanza HD pu? assumere valori elevati per le sorgenti laser di classe 3B e 4, per cui pu? trovare applicazione la normativa stabilita ai sensi della specifica IEC 60825-1.
Le relative misure di sicurezza risultano per? difficilmente applicabili nel caso di una sorgente di luce montata su un drone.
Nel caso di sorgenti di minore intensit? (per esempio sorgenti di classe 1/RG3) i limiti imposti dalla normativa di sicurezza sono meno stringenti.
In ogni caso, anche per sorgenti di minore intensit? (per esempio RG3) esiste un valore di distanza di sicurezza al disotto della quale si desidera che l'occhio umano non sia esposto alla radiazione.
Anche quando si ipotizzi di montare su un drone una sorgente di questo tipo, entra pertanto in gioco l'esigenza di rispettare la distanza di sicurezza.
Nel caso del montaggio su un drone entrano poi in gioco ancora altri fattori.
Per esempio, le autorit? preposte alla sicurezza del volo in vari paesi (per esempio negli Stati Uniti) stabiliscono che il fascio di illuminazione debba essere ?terminato? (terminated) senza propagarsi al di sopra della linea dell'orizzonte, onde evitare indesiderati fenomeni di abbagliamento di aeromobili in volo.
Il documento US 8 434 920 B2, accenna, almeno in modo indiretto, ad un tema di sicurezza fotobiologica prevedendo che la sorgente di luce venga disattivata (ossia, in pratica, spenta) quando l?UAV che la porta si trova ad una altezza rispetto al suolo inferiore ad un certo livello di guardia.
Nella prospettiva di un'applicazione, per esempio, al settore dello spettacolo o dell'intrattenimento tale soluzione si dimostra eccessivamente conservativa: essa fa infatti riferimento a radiazione luminosa proiettata verso il terreno in direzione verticale e prevede in pratica di spegnere la sorgente di luce quando la distanza fra il drone ed un osservatore che si trova a terra esattamente al disotto del drone risulta inferiore a un certo valore limite.
Nelle applicazioni nel settore dello spettacolo e dell'intrattenimento ? ragionevole assumere che la radiazione luminosa sia proiettata verticalmente verso il terreno T solo in casi particolari. Il pi? delle volte, la radiazione ? infatti destinata ad essere proiettata verso la zona illuminata in direzione genericamente obliqua rispetto al terreno. Il drone pu? quindi trovarsi ad una distanza da terra pari alla distanza di sicurezza HD mentre la distanza D_d-o rispetto a un possibile osservatore risulta ancora (magari di molto) superiore alla distanza di sicurezza HD.
In altre parole, operando secondo gli insegnamenti desumibili dal documento US 8 434 920 B2, si finirebbe per spegnere la sorgente di illuminazione (fenomeno particolarmente indesiderato nel settore dello spettacolo e dell'intrattenimento) anche molto prima che la stessa possa dare origine ad un rischio fotobiologico di sorta.
Ancora, risulta possibile intervenire riducendo la distanza di sicurezza durante il funzionamento della sorgente, ad esempio modificando lo spettro, modulando la luminosit? (ossia con un?azione di dimming che non arriva sino alla disattivazione o spegnimento completo della sorgente rinunciando di fatto all'effetto di illuminazione), aumentando l'apertura del fascio di illuminazione, rendendo pi? diffuso il fascio stesso, ecc., senza dover di necessit? spegnere la sorgente di luce, Per completezza, si pu? ancora notare che la soluzione descritta nel documento US 10 569 901 B2 affronta sostanzialmente il tema dell'impiego della sorgente di radiazione luminosa montata su un drone ai fini della localizzazione spaziale dello stesso, senza affrontare il tema del rischio fotobiologico o, in generale, della possibile presenza di zone di ridotta tolleranza alla luce.
Il documento US 10 569 901 B2 fa infatti riferimento principale a chi manovra il drone e non tiene in conto la situazione, suscettibile di ricorrere, per esempio, nel settore dello spettacolo e dell'intrattenimento, in cui uno o pi? droni portanti rispettive sorgenti di luce illuminano uno spazio destinato ad essere occupato da soggetti che si desidera siano protetti contro il rischio fotobiologico.
Questo pu? essere sia il caso del pubblico, sia il caso di operatori di produzione o commerciali che, pur essendo legati agli organizzatori dell?evento, non intervengono nel controllo dei droni.
Scopo e sintesi
Una o pi? forme di attuazione si prefiggono lo scopo di affrontare i temi discussi in precedenza con l'obiettivo di consentire l'impiego di sorgenti di luce montate su droni quali apparecchiature di illuminazione utilizzabili, per esempio, nel settore dello spettacolo e dell'intrattenimento senza dare origine a rischio fotobiologico e/o ad indesiderati fenomeni di abbagliamento.
Secondo una o pi? forme di attuazione, tale scopo viene raggiunto grazie ad un'apparecchiatura di illuminazione avente le caratteristiche richiamate nelle rivendicazioni che seguono.
Una o pi? forme di attuazione riguardano un corrispondente procedimento di impiego.
Le rivendicazioni formano parte integrante degli insegnamenti tecnici qui somministrati in relazione alle forme di attuazione.
Una o pi? forme di attuazione permettono di conseguire gli scopi sopra delineati potendo evitare di disattivare completamente una sorgente di luce montata su un drone quando tale operazione non risulti necessaria in quanto perch? la distanza fra la sorgente e la zona di ridotta tolleranza alla luce che si vuole proteggere ? ancora maggiore della distanza di sicurezza (per esempio, Hazard Distance o HD).
Allo stesso modo, Una o pi? forme di attuazione permettono di evitare di disattivare completamente una sorgente di luce montata su un drone quando esiste la possibilit? di contenere il rischio fotobiologico intervenendo sulla sorgente di luce, per esempio riducendo l?intensit? di emissione, modificandone lo spettro di emissione, l'intensit? luminosa, aumentando l'apertura del fascio di illuminazione, rendendo pi? diffuso il fascio stesso, ecc., in pratica riducendo il valore di distanza di sicurezza anche durante il funzionamento dell?apparecchiatura.
Allo stesso tempo, una o pi? forme di attuazione conservano la possibilit? di intervenire sulla sorgente di luce disattivandola completamente, per esempio per impedire la proiezione di luce al disopra della linea dell'orizzonte (fascio non ?terminato?) e/o l'illuminazione zenitale a piena potenza di una zona di terreno sottostante in condizioni in cui il drone si trova ad una altezza (distanza dal suolo) inferiore a un valore di distanza di sicurezza HD per cui non ? prospettabile un?ulteriore riduzione.
Breve descrizione delle figure
Una o pi? forme di attuazione saranno ora descritte, a puro titolo di esempio non limitativo, con riferimento alle figure annesse, in cui:
la Figura 1 ? una vista di insieme di un'apparecchiatura di illuminazione secondo forme di attuazione illustrata in un possibile contesto di impiego, la Figura 2 ? uno schema a blocchi illustrativo della struttura di un'apparecchiatura secondo forme di attuazione, e
le Figure 3 a 7 illustrano possibili condizioni di impiego di un'apparecchiatura secondo forme di attuazione.
Si apprezzer? che le figure annesse non sono necessariamente riprodotte in scala fra loro, ci? applicandosi anche a parti diverse di una stessa figura, quale ad esempio la Figura 1.
Ancora, la rappresentazione a schema a blocchi della Figura 2 ? da ritenersi puramente esemplificativa: blocchi ivi rappresentati per semplicit? e chiarezza di descrizione come blocchi distinti possono essere integrati in tutto o in parte fra loro; allo stesso modo, singoli blocchi rappresentati nella Figura 2 possono essere implementati sotto forma di pi? blocchi funzionali distinti fra loro.
Descrizione particolareggiata
Nella descrizione che segue sono illustrati vari dettagli specifici, allo scopo di fornire una comprensione approfondita di vari esempi di forme di attuazione secondo la descrizione. Le forme di attuazione possono essere ottenute senza uno o pi? dei dettagli specifici, o con altri procedimenti, componenti, materiali, ecc. In altri casi, strutture, materiali o operazioni note non sono illustrate o descritte in dettaglio in modo da non rendere meno evidenti gli aspetti salienti delle forme di attuazione.
Un riferimento a ?una forma di attuazione? nel quadro della presente descrizione intende indicare che una particolare configurazione, struttura o caratteristica descritta in relazione alla forma di attuazione ? compresa in almeno una forma di attuazione. Frasi come ?in una forma di attuazione? che possono essere presenti in vari punti della presente descrizione non fanno necessariamente riferimento esattamente alla stessa forma di attuazione. Inoltre, particolari conformazioni, strutture o caratteristiche possono essere combinate in un modo adeguato qualsiasi in una o pi? forme di attuazione.
I riferimenti qui utilizzati sono forniti semplicemente per comodit? e quindi non definiscono l?ambito di protezione o la portata delle forme di attuazione.
Nella Figura 1 il riferimento numerico 10 indica nel complesso un?apparecchiatura di illuminazione basata su un drone (rappresentativo, pi? in generale, di un velivolo senza equipaggio o Unmanned Aerial Vehicle ? UAV) di tipo complessivamente noto.
Sul drone ? installata una sorgente di luce 12 comprendente, per esempio, una sorgente di luce laser (o un'altra sorgente di radiazione luminosa ad alta intensit? quale, per esempio, una lampada a scarica classificate nel gruppo di rischio RG3) di tipo di per s? parimenti noto: sorgenti di luce laser di questo tipo sono correntemente disponibili nella produzione della societ? Clay Paky S.p.A. di Seriate (BG) - Italia.
Cos? come esemplificato nella Figura 1, uno (o pi?) droni 10 possono essere fatti librare in corrispondenza di uno spazio da illuminare LS.
Si pu? trattare, come nell'esempio qui illustrato, di uno spazio (per esempio in uno stadio o arena) in cui si svolge un evento di spettacolo o intrattenimento (per esempio un concerto) verso cui viene proiettati fasci luminosi LB suscettibili di essere diretti su una o pi? regioni dello spazio LS che si intendono illuminare.
Si apprezzer? peraltro che il riferimento ad un possibile impiego all'aperto (stadio o arena) non va inteso in senso limitativo: una o pi? forme di attuazione si prestano infatti ad essere utilizzate facendo librare il o i droni in un ambiente chiuso, per esempio all'interno di un teatro.
Ancora, il fatto di riferirsi a un?apparecchiatura 10 comprendente una (sola) sorgente 12 portata dal drone ha carattere puramente esemplificativo e non limitativo. Una o pi? forme di attuazione possono infatti prevedere la presenza di pi? sorgenti 12 che emettono rispettivi fasci di illuminazione LB portate da un singolo drone.
In generale, nell'ambito dello spazio LS risulta possibile distinguere:
una o pi? (prime) zone LS1 di illuminazione ?desiderata?, verso cui il fascio di illuminazione LB pu? essere diretto in condizioni di piena potenza di emissione: si pu? trattare, per esempio, di una o pi? zone di un palcoscenico dove non ? prevista la presenza di persone e/o di apparecchiature fotosensibili, per esempio apparecchiature di ripresa visiva, e
una o pi? una o pi? (seconde) zone LS2 definibili come zone di ridotta tolleranza alla luce (reduced light tolerance).
Cos? come gi? detto, il termine tolleranza ? qui utilizzato per indicare la capacit? di sostenere o divenire meno sensibile a una sollecitazione specialmente a fronte di una esposizione ripetuta.
Per quanto riguarda la o le zone LS2 si pu? trattare, per esempio, di una o pi? zone destinate ad essere occupate dal pubblico che assiste all'evento e/o dagli artisti che si esibiscono, per cui si desidera evitare di dare origine a un rischio fotobiologico anche a fronte di un'osservazione diretta della sorgente 12.
Un altro possibile esempio di zona di ridotta tolleranza alla luce pu? essere rappresentato da una posizione in cui sono installate apparecchiature sensibili alla luce, per esempio (situazione corrente nel caso di spettacoli) una o pi? apparecchiatura di ripresa visiva, per cui si desiderano evitare indesiderati fenomeni di abbagliamento da parte della radiazione luminosa LB.
La Figura 1 esemplifica anche la possibilit? che (in determinate condizioni di funzionamento) la radiazione luminosa LB della sorgente 12 possa essere diretta al disopra della linea dell'orizzonte HL. Questo dando origine ad un cosiddetto fascio di illuminazione ?non terminato?, ossia tale da non ricadere al suolo, essendo cos? suscettibile di dare origine a fenomeni di abbagliamento nei confronti di aeromobili in volo.
Sempre facendo riferimento alla Figura 1 si assumer? che il volo del drone 10 portante la sorgente di luce 12 (ancora, il fatto di riferirsi ad una sola sorgente di luce 12 ha carattere puramente esemplificativo: una o pi? forme di attuazione possono infatti prevedere di montare pi? sorgenti 12 su uno stesso drone) avvenga sotto il controllo di un operatore tramite un controllore DC configurato per permettere a chi pilota il drone di trasmettere dati di comando verso il drone stesso.
Questo pu? avvenire in cooperazione con un sistema di posizionamento GPS (Global Positioning System) eventualmente nell'ambito di un sistema GNSS (Global Navigation Satellite System) in grado di determinare le tre coordinate geocentriche del drone (latitudine, longitudine e altezza o altitudine) permettendo di controllare in modo corrispondente, tramite un gruppo di pilotaggio indicato con 14 nella Figura 2, i motori M1, M2, M3 e M4 del drone 10.
Tutto ci? pu? avvenire secondo criteri noti nella tecnica, oggetto di un?estesa letteratura (a puro titolo di esempio si pu? far riferimento ai documenti US 8434 920 B2 e US 10 569 901 B2, gi? citati ripetutamente in precedenza), il che rende superfluo fornire una descrizione di maggior dettaglio in questa sede.
La Figura 1 fa riferimento, a puro titolo di esempio, a un sistema di localizzazione di tipo sofisticato quali un sistema GPS/GNSS basato sull?impiego di satelliti S. Naturalmente, una o pi? forme di attuazione possono far ricorso, secondo criteri noti nella tecnica, a soluzioni meno sofisticate, quali centraline a terra.
Ancora, il fatto che il drone qui illustrato sia un drone quadrimotore ha naturalmente carattere puramente esemplificativo: una o pi? forme di attuazione sono applicabili a droni (o, pi? in generale, a aeromobili UAV) comprendenti un numero e/o tipo qualsiasi di apparati propulsori.
Per quanto qui interessa si assumer? altres? che la azione di rilevazione delle coordinate 3D del drone (per esempio, geolocalizzazione tramite coordinate geocentriche quali latitudine LA, longitudine LO e altezza H), con eventuali parametri derivati quali velocit?, accelerazione, ecc. abbia luogo ad un punto di riferimento di posizione indicato con 10C mentre la superficie di emissione della luce, ossia del fascio luminoso LB a partire dalla sorgente 12,, ? identificabile con un punto 12C spostato di una distanza Dxyz (intesa come entit? vettoriale, ossia con componenti anch?esse riconducibili, per esempio, a componenti di latitudine, longitudine e altezza) rispetto al punto di riferimento 10C. Si apprezzer? infatti che il punto di riferimento 10C e la superficie di emissione della radiazione luminosa 12C possono trovarsi anche a 50 cm l?uno dall?altro.
Nello schema a blocchi della Figura 2, il riferimento 16 indica una motorizzazione (di tipo di per s? noto: al riguardo si pu? far riferimento alla produzione Clay Paky gi? citata in precedenza) in grado di impartire alla sorgente 12 un movimento di scansione dello spazio circondante la sorgente 12, configurabile come uno spazio tridimensionale x, y, z, cos? da poter dirigere il fascio LB verso lo spazio di illuminazione LS, dunque sia verso la zona o le zone di illuminazione ?piena? (ad esempio verso il palcoscenico indicato con LS1 nella Figura 1), sia verso la o le zone di ridotta tolleranza alla luce (ad esempio verso la zona occupata dal pubblico indicata con LS2 nella Figura 1).
Il riferimento 18 indica circuiteria (ad es. di tipo elettrico e/o elettro-ottico) di pilotaggio della sorgente di luce 12 in grado di controllare l'emissione del fascio luminoso LB intervenendo (in modo di per s? noto ai tecnici esperti del settore) in una modalit? scelta, per esempio fra:
lo smorzamento o dimming del fascio luminoso LB emesso dalla sorgente 12 (eventualmente - ma non necessariamente -completo, ossia nel senso di un completo spegnimento o disattivazione della sorgente 12),
la variazione dello spettro di emissione della sorgente 12,
la variazione della dimensione apparente della sorgente 12,
la variazione del diametro e/o del profilo di intensit? del fascio luminoso.
In una o pi? forme di attuazione, la circuiteria 18 ? dunque in grado di intervenire sulla sorgente 12 secondo modalit? che vanno oltre la pura e semplice azione di accensione/spegnimento della sorgente 12.
Si apprezzer? in particolare che le modalit? di variazione richiamate in precedenza possono essere viste come tali da produrre una variazione della distanza di sicurezza (per esempio Hazard Distance o HD) della sorgente 12.
I riferimenti 20A e 20B indicano (sotto forma di blocchi distinti per semplicit? di illustrazione, trattandosi di funzioni suscettibili di essere integrate fra loro) moduli circuitali sensori - suscettibili di essere di per s? gi? compresi nell'equipaggiamento di un drone 10 di corrente produzione (si veda, sempre a titolo di esempio, il documento US 10 569 901 B2) ? configurati per generare:
un primo insieme di segnali di posizione indicativi di coordinate 3D - per esempio, latitudine LA, longitudine LO e altezza (o altitudine) H - della sorgente l2 portata dal drone, e
un secondo insieme di segnali indicativi dell'orientamento angolare (ad es., angoli ?x, ?y, ?z rispetto a un punto avente certi valori di latitudine, longitudine e altezza in sistema di riferimento spaziale x, y, z) del fascio luminoso LB prodotto dalla sorgente 12.
In tal modo (e operando secondo criteri di per s? noti nella tecnica) una circuiteria di elaborazione 22 (per esempio un processore DSP) ? in grado di stabilire con elevata precisione (al riguardo ? sufficiente far riferimento alle prestazioni dei navigatori ormai correntemente installati sulle autovetture di corrente produzione) la esatta collocazione della zona LZ dello spazio LS al momento illuminata dal fascio LB.
Il tutto potendo tenere in conto (tramite un modulo di compensazione 220 configurato, in modo di per s? noto, per realizzare un?operazione geometrica di traslazione e/o rotazione di coordinate) la distanza Dxyz fra il punto di riferimento 10C (ossia di localizzazione) del drone e la superficie di emissione della radiazione luminosa 12C.
Il termine coordinate 3D (o nello spazio tridimensionale) ? qui utilizzato nell?accezione corrente (vedere, per esempio, la definizione data in https://en.wikipedia.org/wiki/Three-dimensional_space) di coordinate xyz rispetto a un punto di riferimento cos? come utilizzate, per esempio nel controllo del traffico aereo, per determinare la posizione di un velivolo in volo.
Il ripetuto riferimento, nella presente descrizione, a coordinate geocentriche quali latitudine, longitudine e altezza ha quindi carattere esemplificativo e non limitativo.
Cos? come schematicamente illustrato nella Figura 2, l?operazione di stabilire con elevata precisione la esatta collocazione della zona LZ dello spazio LS al momento illuminata dal fascio LB pu? essere facilitata e resa pi? accurata utilizzando dati di posizionamento di riferimento trasmessi verso i sensori della circuiteria 20A, 20B a partire dal controllore DC che si assume collocato a terra in un punto (fisso) di coordinate note x0, y0, z0.
Si pu? infatti assumere che il controllore DC possa essere collocato in una posizione determinata, fissa (ad esempio in corrispondenza di una consolle di controllo dell'impianto di illuminazione di cui fa parte l?apparecchiatura 10) risultando quindi posizionato in corrispondenza di coordinate x0, y0 e z0 (latitudine, longitudine e altezza) utilizzabili come riferimento di geo-posizionamento del drone.
Nella Figura 2 ? illustrato un circuito di memoria 24 configurato per ricevere e memorizzare (a bordo del drone 10) dati indicativi della collocazione della o delle zone di ridotta tolleranza alla luce, ad esempio la zona del pubblico LS2.
La circuiteria di elaborazione 22 riceve dunque i dati (segnali) di posizione LA, LO e H (coordinate 3D) dal blocco sensore 20A e i dati (segnali) di orientamento angolare ?x, ?y, ?z del fascio LB dal blocco sensore 20B e pu? identificare (con adeguata precisione, tenendo eventualmente in conto anche lo scostamento o offset Dx,y,z) la posizione della zona LZ al momento illuminata dal fascio LB.
La circuiteria di elaborazione 22 ? quindi in grado di confrontare la posizione della zona al momento illuminata LZ con dati di riferimento (memorizzati nella memoria 24 o, eventualmente, ricevuti on-the-fly dal controllore DC, per esempio tramite un?interfaccia di comunicazione 200A) e stabilire se la zona al momento illuminata LZ corrisponda ad una zona LS1 suscettibile di essere illuminata dal fascio LB anche un livello di massima potenza ovvero se il fascio LB sia proiettato (o suscettibile di essere proiettato) verso una zona di ridotta tolleranza alla luce quale la zona LS2.
In questo secondo caso la circuiteria di elaborazione 22 pu? intervenire sulla sorgente di radiazione luminosa 12 attraverso la circuiteria di pilotaggio 18 cos? da mettere in atto misure (dimming, variazione dello spettro di emissione, variazione della dimensione apparente, variazione del diametro e/o del profilo di intensit?) tali da evitare di esporre a rischio fotobiologico le persone che si trovino nella zona LS2 e/o di dare origine ad indesiderati fenomeni di abbagliamento di apparecchiature fotosensibili collocate in tale zona.
Ci? pu? avvenire senza di necessit? disattivare completamente la sorgente di luce 12 quando ci? non sia strettamente necessario, per esempio, operando secondo le modalit? descritte nel documento EP 3 813 492 A1, di titolarit? delle stesse Richiedenti.
Ancora, il fatto di riferirsi alla condizione in cui il fascio LB sia ?suscettibile? di essere proiettato verso una zona di ridotta tolleranza alla luce quale la zona LS2 mette in evidenza il fatto che una o pi? forme di attuazione si prestano all'impiego della soluzione descritta nel documento EP 3 813 493 A1, anch'esso di titolarit? delle stesse Richiedenti della presente domanda, cos? da poter tenere in conto condizioni in cui la proiezione del fascio LB verso una zona di ridotta tolleranza alla luce derivi da un'alterazione dei comandi ricevuti dal drone.
La circuiteria di elaborazione 22 pu? essere altres? configurata per intervenire sulla sorgente di radiazione luminosa 12 attraverso la circuiteria di pilotaggio 18 per attuare un?azione di dimming completo (spegnimento) della sorgente 12 quando venga rilevata la perdita della comunicazione sul canale (indicato con 200A nella Figura 2) di collegamento al controllore DC.
La Figura 3 illustra la possibilit?, per un?apparecchiatura 10 come descritta in precedenza, di rilevare (misurare) costantemente, sulla base delle coordinate 3D (per esempio, segnali di latitudine LA, longitudine LO e altezza H) fornite dai sensori della circuiteria 20A, la posizione della sorgente 12 portata dal drone (come posizione nello spazio 3D data da tre coordinate x, y, z, per esempio rispetto a un punto di riferimento x0, y0, zo ove si trova il controllore DC) determinando altres?, sulla base dei segnali di orientamento angolare ?x, ?y, ?z del fascio LB forniti dai sensori della circuiteria 20B, la posizione della zona LZ al momento illuminata dal fascio LB.
L?apparecchiatura 10 pu? quindi verificare (tramite la circuiteria 22) se il fascio LB possa essere orientato in modo da colpire la zona di ridotta tolleranza alla luce LS2 dove si trovano (ad esempio con capacit? di libero movimento nell'ambito di tale zona) una o pi? persone P, cos? da poter calcolare (secondo criteri di geometria 3D di per s? noti) la distanza D_o-d che in tali condizioni separa la sorgente 12 e la zona LS2. In tal modo l?apparecchiatura 10 pu? quindi se del caso intervenire per evitare di esporre tali persone a rischio fotobiologico.
In particolare, la Figura 3 fa riferimento a una situazione in cui il drone (ossia la sorgente 12) si trova, rispetto al suolo o terreno T, a una altezza pari o inferiore alla distanza di sicurezza HD.
In tali condizioni, operando cos? come suggerito in US 8 434 920 B2, l?apparecchiatura 10 interverrebbe disattivando la sorgente 12.
Operando sulla base di coordinate 3D (e non solo sulla base di un dato mono-dimensionale di altezza), una soluzione secondo una o pi? forme di attuazione permette invece di mantenere la sorgente in condizioni di funzionamento (a piena potenza) anche quando il fascio LB sia diretto verso la zona di ridotta tolleranza alla luce indicata con LS2. Questo sino a che la zona LS2 (in pratica la persona o le persone P che si trovano al loro interno o eventualmente una apparecchiatura di ripresa visiva localizzata nella regione LS2) si trova, rispetto alla sorgente 12, ad una distanza D_d-o superiore alla distanza di sicurezza HD.
In sintesi, la soluzione qui illustrata corrisponde a un esempio di apparecchiatura d'illuminazione 10 comprendente un velivolo senza equipaggio, quale ad esempio un drone, che porta almeno un generatore di luce 12 configurato per proiettare un fascio di illuminazione LB verso uno spazio di illuminazione LS.
Il drone dell?apparecchiatura 10 qui illustrata porta una motorizzazione 16 della sorgente 12 configurata per muovere il fascio di illuminazione LB proiettato dalla sorgente 12 facendo s? che il fascio di iluminazione LB sia orientabile in modo controllato sullo spazio di illuminazione LS (modellabile come uno spazio cartesiano x, y, z) per fornire l'illuminazione di zone selezionate LS1, LS2 dello spazio di illuminazione LS.
Tale spazio LS comprende almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce (per esempio, la zona destinata a essere occupata dal pubblico nella Figura 1).
Il drone dell?apparecchiatura 10 qui illustrata porta altres? circuiteria di pilotaggio 18 della sorgente 12 configurata per controllare l'emissione del fascio di illuminazione LB a partire dalla sorgente 12 (punto 12C identificativo della superficie di emissione della luce 12C) nonch? circuiteria sensoristica configurata per produrre:
nel blocco 20A, segnali di posizione indicativi di coordinate 3D - ossia coordinate spaziali quali latitudine LA, longitudine LO e dell'altezza H (rispetto al suolo T, ossia rispetto a terra) - della sorgente 12, e
nel blocco 20B, segnali di orientamento angolare ?x, ?y, ?z indicativi dell'orientamento del fascio di illuminazione LB.
Come illustrato, la circuiteria sensoristica (ad es.
20A) ? configurata per produrre segnali di posizione di velivolo indicativi di coordinate 3D (per esempio latitudine LA, longitudine LO ed altezza H di un punto di riferimento 10C del drone) e, vantaggiosamente, la circuiteria di elaborazione 22 pu? comprendere un modulo di compensazione 220 configurato per produrre segnali di posizione della sorgente 12 compensati in funzione dello scostamento Dx,y,z della superficie di emissione della luce della sorgente 12 (punto 12C) rispetto al punto di riferimento 10C) del drone.
Come illustrato, la circuiteria di elaborazione 22 (accoppiata alla circuiteria sensoristica 20A, 20B ed alla circuiteria di pilotaggio 18) ? configurata per:
rilevare, in funzione dei segnali di posizione LA, LO, H e dei segnali di orientamento ?x, ?y, ?z della circuiteria sensoristica 20A, 20B, almeno una condizione di funzionamento (vedere, per esempio la Figura 3) tale da portare il fascio di illuminazione LB della sorgente ad essere proiettato verso detta almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce L2,
calcolare, in tale condizione di funzionamento e sempre in funzione dei segnali di posizione LA, LO, H e dei segnali di orientamento ?x, ?y, ?z della circuiteria sensoristica 20A, 20B, la distanza D_d-o (vedere sempre la Figura 3 a titolo di esempio) che separa la sorgente 12 dalla zona di ridotta tolleranza alla luce L2.
In risposta al fatto che (in pratica, solo se) la distanza D_d-o (ossia la distanza calcolata che separa la sorgente 12 dalla zona di ridotta tolleranza alla luce L2 quando la sorgente dirige il fascio verso la zona LS2) diminuisce sino a un valore inferiore di soglia (per esempio, la distanza di sicurezza HD stabilita da una normativa o scelta da una responsabile della sicurezza e riferita alla massima potenza di emissione della sorgente 12), la circuiteria di elaborazione 22 pu? allora agire sulla circuiteria di pilotaggio 18 della sorgente di luce 12 per contenere la proiezione del fascio di illuminazione LB della sorgente 12 verso la zona di ridotta tolleranza alla luce LS2.
Si apprezzer? (vedere sempre la Figura 3 a titolo di esempio) che la distanza D_d-o calcolata (in funzione di coordinate 3D) nella suddetta condizione di funzionamento ? suscettibile di differire dall'altezza H rispetto al suolo T, ossia rispetto a terra, della sorgente 12.
Questo fatto ? chiaramente apprezzabile nella Figura 3, ove la distanza D_d-o ? esemplificata come largamente maggiore della distanza HD: la distanza D_d-o corrisponde infatti, almeno grossolanamente, all?ipotenusa di un triangolo rettangolo i cui cateti sono dati dall?altezza (rispetto al suolo T, ossia rispetto a terra) della sorgente 12 e dalla distanza, rilevata al suolo, ossia in pianta, fra la sorgente 12 e la zona LS2.
Una o pi? forme di attuazione prevedono che, con il fascio LB proiettato verso la regione di ridotta tolleranza alla luce LS2 a una distanza D_d-o che si ? ridotta sino a raggiungere il valore corrente stabilito per la distanza di sicurezza HD (riferita alla massima potenza di emissione della sorgente 12), la sorgente 12 non venga completamente spenta ma controllata (per esempio tramite la circuiteria 18) mettendo in atto operazioni di varia natura quali dimming, variazione dello spettro di emissione, variazione delle dimensioni apparenti, variazione del diametro e/o del profilo di intensit? del fascio LB.
Sempre riferendosi per semplicit? alla Figura 3, si pu? immaginare che ci? possa avvenire se, spostandosi gradualmente verso sinistra, il drone (la sorgente 12) finisce per trovarsi, rispetto alla zona LS2, a una distanza D_d-o inferiore alla distanza di sicurezza HD.
La Figura 4 fa riferimento ad una condizione in cui il drone 10 si trova in posizione zenitale al di sopra della zona LS2 proiettando verticalmente la radiazione del fascio LB verso la zona LS2 (in condizioni in cui ? a differenza di quanto illustrato nella Figura 3 - la distanza della sorgente 12 dalla zona LS2, ossia la distanza D_d-o (non riportata nella Figura 4 per non complicare la rappresentazione) finisce per confondersi con l'altezza (rispetto al suolo T, ossia rispetto a terra) della sorgente 12.
In particolare, la Figura 4 fa riferimento ad una situazione in cui il drone 10 (la sorgente 12) si trova, rispetto a una zona LS2 di ridotta tolleranza della luce, in posizione zenitale ad un'altezza superiore ad un valore di soglia TD che, per semplicit?, si pu? assumere corrispondere alla distanza di sicurezza HD.
In tali condizioni, la sorgente 12 pu? essere fatta funzionare proiettando il fascio LS verso la zona LS2 anche in condizioni di piena potenza di emissione: in tal caso la distanza fra la sorgente 12 e la regione LS2 (in pratica la distanza D_d-o vista in precedenza, qui corrispondente all?altezza rispetto al suolo o terreno T) risulta infatti superiore alla distanza di sicurezza HD.
La Figura 5 si riferisce ad una condizione di funzionamento in cui, sempre rimanendo in posizione zenitale rispetto alla zona LS2 (con la distanza D_d-o corrispondente all?altezza rispetto al suolo o al terreno T) il drone 12 si abbassa verso il suolo T portandosi in prossimit? o eventualmente scendendo al di sotto del valore di soglia TD.
Anche in questo caso, in una o pi? forme di attuazione ? possibile evitare di dover disattivare completamente la sorgente di luce 12.
L'emissione di radiazione dalla sorgente 12 pu? essere infatti contenuta secondo le modalit? gi? pi? volte considerate in precedenza (dimming, variazione dello spettro di emissione, variazione delle dimensioni apparenti, variazione del diametro e/o del profilo di intensit? del fascio LB).
Il tutto contenendo in modo corrispondente il rischio fotobiologico (o il rischio di abbagliamento di una apparecchiatura di ripresa visiva), in pratica riducendo il valore della distanza di sicurezza HD e comandando l?eventuale disattivazione (dimming completo) della sorgente 12 (solo) quando la distanza rispetto alla zona LS2 scende al di sotto di un valore limite di distanza di sicurezza non pi? suscettibile di essere ulteriormente ridotto.
Gli esempi qui presentati sono in grado di tenere in con il fatto che la distanza D_d-o calcolata (in funzione di coordinate 3D) ? suscettibile di differire dall'altezza H della sorgente 12 rispetto al suolo o terreno T.
Si apprezzer? che anche gli esempi delle Figure 4 e 5 operano in funzione della distanza D_d-o calcolata, potendo cos? tenere in conto il fatto che (pur potendosi confondere con l'altezza H rispetto al suolo T nel caso di un?illuminazione zenitale come esemplificata nelle Figure 4 e 5) la distanza D_d-o differisce in generale (anche di molto: vedere la Figura 3 come esempio) dall?altezza H.
Operare in funzione della distanza D_d-o, indipendentemente dal fatto che l'altezza H sia minore, maggiore o uguale della distanza D_d-o consente di evitare gli inconvenienti delineati nella parte introduttiva della presente descrizione (ad es., spegnimento non necessario della sorgente 12).
Ancora, operare in funzione della distanza D_d-o, e non dell?altezza H, pu? eventualmente consentire di fare fronte a situazioni in cui il drone (la sorgente 12) pu? trovarsi a ridosso di una zona di ridotta tolleranza alla luce LS2 pur trovandosi ad un?altezza H ampiamente superiore alla distanza di sicurezza HD.
La Figura 6 esemplifica la possibilit? (particolarmente vantaggiosa nel settore dello spettacolo e dell'intrattenimento) di utilizzare pi? apparecchiature 10, in pratica uno stormo di droni ciascuno equipaggiato con una rispettiva sorgente luminosa (o con un rispettivo insieme di sorgenti luminose).
In tal modo ? possibile, per esempio, illuminare lo spazio LS con radiazioni di colore diverso o caratteristiche di emissione diverse (luce continua/luce pulsata, ecc.) attribuendo alle sorgenti 12 movimenti di scansione diversi, ecc.
Ciascuno dei droni nello stormo pu? cos? presentare una struttura del tipo esemplificato nella Figura 2 con la possibilit? di controllare l'emissione di radiazione luminosa ai fini del contenimento del rischio fotobiologico e/o rischio di abbagliamento:
in modo individualizzato per ciascuna apparecchiatura 10, ossia per ciascun drone, secondo le modalit? descritte in precedenza, oppure
in modo coordinato per le varie apparecchiature 10, per esempio intervenendo sulle sorgenti luminose 12 dei vari droni in funzione di un valore minimo di distanza D_D-omit corrispondente alla distanza fra la zona LS2 (per esempio la zona dove si trova il pubblico P) e il drone pi? vicino alla zona LS2 stessa.
Questa modalit? di funzionamento coordinato di pi? droni (attuabile tramite il controllore DC) pu? risultare vantaggiosa, per esempio, a livello di gestione della regia delle luci.
Per esempio, una modalit? di funzionamento coordinato di pi? droni pu? consentire di pilotare in modo coordinato le varie sorgenti 12 intervenendo simultaneamente su tutte le sorgenti e evitando un comportamento ?a macchia? in cui, per esempio, l'azione di dimming o di modulazione della distanza di sicurezza HD ? applicata ad uno solo dei droni non agli altri droni.
Come si ? detto, la azione di dimming (ovvero di smorzamento dell'intensit? della radiazione luminosa emessa dalla sorgente 12) pu? vantaggiosamente essere un'azione di dimming parziale, che non porta di necessit? al completo spegnimento della sorgente 12.
Una o pi? forme di attuazione possono tuttavia prevedere di attuare un dimming completo (in pratica lo spegnimento della o delle sorgenti 12) anche in condizioni come quelle esemplificate nella Figura 7, ossia quando la circuiteria 22 verifica (in funzione dei segnali di posizione LA, LO e H dal blocco sensore 20A e dei segnali di orientamento angolare ?x, ?y, ?z del fascio LB emesso dalla sorgente 12) che il movimento di scansione del fascio LB ? suscettibile di portare a proiettare il fascio LB al di sopra della linea dell'orizzonte HL dando cos? origine ad un fascio ?non terminato?, suscettibile di indurre possibili rischi di abbagliamento rispetto ad aeromobili in volo.
Un?analoga funzione di dimming completo (spegnimento della sorgente 12) pu? essere comandata dalla circuiteria 22 quando venga rilevata la perdita della comunicazione sul canale (indicato con 200A nella Figura 2) di collegamento al controllore DC.
Cos? come gi? detto, la descrizione particolareggiata qui fornita con riferimento a sorgenti 12 al laser e ad un possibile impiego all'aperto (vedere la Figura 1) non va intesa in senso limitativo.
Una o pi? forme di attuazione si prestano infatti ad essere utilizzate in unione a sorgenti di luce 12 diverse da sorgenti laser (ad esempio lampade a scarica classificate nel gruppo di rischio RG3 assoggettate alle specifiche IEC 62471).
Analogamente, una o pi? forme di attuazione si prestano ad essere utilizzate facendo librare il o i droni 10 in un ambiente chiuso, per esempio all'interno di un teatro.
Fermi restando i principi di fondo, i particolari di realizzazione e le forme di attuazione potranno variare, anche in modo significativo, rispetto a quanto qui illustrato a puro titolo di esempio non limitativo senza per questo uscire dall'ambito di protezione.
L'ambito di protezione ? determinato delle rivendicazioni annesse.
ELENCO DEI RIFERIMENTI
Apparecchiatura di illuminazione 10
Generatore di luce 12
Fascio di illuminazione LB
Spazio di illuminazione LS
Motorizzazione 16 Zone illuminate LS1, LS2 Zona di ridotta tolleranza alla luce LS2 Circuiteria di pilotaggio 18 Circuiteria sensoristica 20A, 20B Segnali posizione LA (latitudine)
LO (longitudine) H (altezza) Segnali di orientamento del fascio ?x, ?y, ?z Circuiteria di elaborazione 22 Distanza sorgente-zona ridotta tolleranza alla luce
D_d-o Valore minimo distanza D_d-omin Distanza di sicurezza HD Punto di riferimento 10C Punto emissione luce 12C Scostamento Dx,y,z Modulo di compensazione 220 Linea orizzonte HL Interfaccia di comunicazione 200A Controllore DC Dati posizione controllore x0, y0, z0

Claims (10)

RIVENDICAZIONI
1. Apparecchiatura di illuminazione (10) comprendente un velivolo senza equipaggio, in cui il velivolo senza equipaggio porta:
almeno un generatore di luce (12) configurato per proiettare un fascio di illuminazione (LB) verso uno spazio di illuminazione (LS),
una motorizzazione (16) dell?almeno un generatore di luce (12) configurata per muovere il fascio di illuminazione (LB) proiettato dall'almeno un generatore di luce (12), in cui il fascio di illuminazione (LB) proiettato dall'almeno un generatore di luce (12) ? orientabile in modo controllato (x, y, z) su detto spazio di illuminazione (LS) per fornire l'illuminazione di zone selezionate (LS1, LS2) dello spazio di illuminazione (LS), in cui lo spazio di illuminazione (LS) comprende almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce (LS2),
circuiteria di pilotaggio (18) dell'almeno un generatore di luce (12) configurata per controllare l'emissione del fascio di illuminazione (LB) a partire dall'almeno un generatore di luce (12),
circuiteria sensoristica (20A, 20B) configurata per produrre segnali di posizione indicativi di coordinate 3D (LA, LO, H) dell'almeno un generatore di luce (12) nonch? segnali di orientamento (?x, ?y, ?z) indicativi dell'orientamento del fascio di illuminazione (LB) dell'almeno un generatore di luce (12), e
circuiteria di elaborazione (22) accoppiata alla circuiteria sensoristica (20A, 20B) e alla circuiteria di pilotaggio (18), la circuiteria di elaborazione (22) configurata per:
in funzione dei segnali di posizione (LA, LO, H) e dei segnali di orientamento (?x, ?y, ?z) della circuiteria sensoristica (20A, 20B), rilevare almeno una condizione di funzionamento che porta il fascio di illuminazione (LB) dell'almeno un generatore di luce (12) ad essere proiettato verso detta almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce (L2) e calcolare la distanza (D_d-o) che, in detta almeno una condizione di funzionamento, separa l'almeno un generatore di luce (12) rispetto a detta almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce (L2), e
in risposta al fatto che detta distanza calcolata (D_d-o) raggiunge un valore inferiore di soglia (HD), agire sulla circuiteria di pilotaggio (18) dell'almeno un generatore di luce (12) per contenere la proiezione del fascio di illuminazione (LB) dell'almeno un generatore di luce (12) verso detta almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce (LS2).
2. Apparecchiatura di illuminazione (10) secondo la rivendicazione 1, in cui:
la circuiteria sensoristica (20A) ? configurata per produrre segnali di posizione di velivolo indicativi di coordinate 3D (LA, LO, H) di un punto di riferimento (10C) del velivolo senza equipaggio, e
la circuiteria di elaborazione (22) comprende un modulo di compensazione (220) configurato per produrre segnali di posizione dell'almeno un generatore di luce (12) compensati in funzione di detti segnali di posizione di velivolo e dello scostamento (Dx,y,z) di una superficie di emissione della luce (12C) dell'almeno un generatore di luce (12) rispetto a detto punto di riferimento (10C) del velivolo senza equipaggio.
3. Apparecchiatura di illuminazione (10) secondo la rivendicazione 1 o la rivendicazione 2, in cui l'almeno un generatore di luce (12) presenta un valore corrente di distanza di sicurezza del fascio di illuminazione (LB) e detta circuiteria di pilotaggio (18) ? configurata per contenere la proiezione del fascio di illuminazione (LB) dell'almeno un generatore di luce (12) verso detta almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce (LS2) riducendo detto valore corrente di distanza di sicurezza.
4. Apparecchiatura di illuminazione (10) secondo la una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, in cui detta circuiteria di pilotaggio (18) ? configurata per contenere la proiezione del fascio di illuminazione dell'almeno un generatore di luce (12) verso detta almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce (LS2) tramite almeno una fra:
applicazione di dimming al fascio di illuminazione (LB) del generatore di luce (12),
variazione dello spettro di emissione del generatore di luce (12),
variazione della dimensione apparente del generatore di luce (12),
variazione del diametro e/o del profilo di intensit? del fascio di illuminazione (LB) nel generatore di luce (12).
5. Apparecchiatura di illuminazione (10) secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, in cui:
l'apparecchiatura (10) comprende circuiteria di memoria (24) configurata per memorizzare segnali di localizzazione indicativi della localizzazione di detta almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce (LS2), e la circuiteria di elaborazione (22) ? configurata per: determinare, in funzione dei segnali di posizione (LA, LO, H) e dei segnali di orientamento (?x, ?y, ?z) della circuiteria sensoristica (20A, 20B), la localizzazione di una zona (LZ) dello spazio di illuminazione (LS) al momento illuminata dal fascio di illuminazione (LB) dell'almeno un generatore di luce (12), e
rilevare detta almeno una condizione di funzionamento tale da portare il fascio di illuminazione (LB) dell'almeno un generatore di luce (12) ad essere proiettato verso detta almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce (LS2), confrontando la localizzazione determinata di detta zona (LZ) dello spazio di illuminazione (LS) al momento illuminata dal fascio di illuminazione (LB) dell'almeno un generatore di luce (12) con la localizzazione di detta almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce (LS2) indicata dai segnali di posizione memorizzati in detta circuiteria di memoria (24).
6. Apparecchiatura di illuminazione (10) secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, in cui la circuiteria di elaborazione (22) ? configurata per:
rilevare, in funzione dei segnali di posizione (LA, LO, H) e dei segnali di orientamento (?x, ?y, ?z) della circuiteria sensoristica (20A, 20B), una condizione di funzionamento al disopra dell'orizzonte che porta il fascio di illuminazione (LB) dell?almeno un generatore di luce (12) ad essere proiettato al disopra dell'orizzonte (HL) ed agire sulla circuiteria di pilotaggio (18) dell'almeno un generatore di luce (12) per spegnere l'almeno un generatore di luce (12) in risposta alla rilevazione di detta condizione di funzionamento al disopra dell'orizzonte.
7. Apparecchiatura di illuminazione (10) secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, in cui:
il velivolo senza equipaggio porta una interfaccia di comunicazione (200A) con un controllore (DC) del velivolo senza equipaggio, l'interfaccia di comunicazione (200C) essendo configurata per ricevere dati di posizionamento di riferimento (x0, y0, z0) indicativi della posizione di detto controllore (DC), e
detta circuiteria sensoristica (20A, 20B), ? accoppiata a detta interfaccia di comunicazione (200A) e configurata per produrre detti segnali di posizione (LA, LO, H) in funzione di dati di posizionamento di riferimento (x0, y0, z0) ricevuti da detto controllore (DC) tramite detta interfaccia di comunicazione (200A).
8. Apparecchiatura di illuminazione (10) secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, in cui:
il velivolo senza equipaggio porta un'interfaccia di comunicazione (200A) con un controllore (DC) del velivolo senza equipaggio, e
la circuiteria di elaborazione (22) ? accoppiata (20A) all'interfaccia di comunicazione (200A) e configurata per:
rilevare la perdita della comunicazione di detto velivolo senza equipaggio con il controllore (DC) tramite detta interfaccia di comunicazione (200A), e
agire sulla circuiteria di pilotaggio (18) dell'almeno un generatore di luce (12) per spegnere l'almeno un generatore di luce (12) in risposta alla rilevazione di detta perdita della comunicazione.
9. Procedimento di funzionamento di un?apparecchiatura di illuminazione (10) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 1 a 8 per fornire l'illuminazione di zone selezionate (LS1, LS2) di uno spazio di illuminazione (LS), in cui lo spazio di illuminazione (LS) comprende almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce (LS2), in cui il procedimento comprende far volare detto velivolo senza equipaggio in corrispondenza di detto spazio di illuminazione (LS) e controllare (DC) la motorizzazione (16) dell'almeno un generatore di luce (12) per muovere il fascio di illuminazione (LB) proiettato dall'almeno un generatore di luce (12), in cui il fascio di illuminazione (LB) proiettato dall'almeno un generatore di luce (12) ? orientato (x, y, z) su detto spazio di illuminazione (LS) per fornire l'illuminazione di zone selezionate (LS1, LS2) dello spazio di illuminazione (LS), in cui la proiezione del fascio di illuminazione (LB) a partire dall'almeno un generatore di luce (12) verso detta almeno una zona di ridotta tolleranza alla luce (LS2) viene contenuta in risposta alla rilevazione di detta almeno una condizione di funzionamento.
10. Procedimento secondo la rivendicazione 9, in cui viene fatta funzionare una pluralit? di apparecchiature di illuminazione (10) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 1 a 8, il procedimento comprendendo il fatto che la circuiteria di elaborazione (22) portata dai velivoli senza equipaggio della pluralit? di apparecchiatura di illuminazione (10) agiscono sulla circuiteria di pilotaggio (18) dei generatori di luce (12) portati dai velivoli senza equipaggio della pluralit? di apparecchiature di illuminazione (10) per contenere la proiezione dei fasci di illuminazione (LB) di detti generatori di luce (12) in risposta alla rilevazione di detta almeno una condizione di funzionamento in almeno una delle apparecchiature di illuminazione nella pluralit? di apparecchiature di illuminazione (10).
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