IT201800005441A1 - Dispositivo di pirolisi - Google Patents

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    • C10PETROLEUM, GAS OR COKE INDUSTRIES; TECHNICAL GASES CONTAINING CARBON MONOXIDE; FUELS; LUBRICANTS; PEAT
    • C10BDESTRUCTIVE DISTILLATION OF CARBONACEOUS MATERIALS FOR PRODUCTION OF GAS, COKE, TAR, OR SIMILAR MATERIALS
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    • C10B53/07Destructive distillation, specially adapted for particular solid raw materials or solid raw materials in special form of solid raw materials consisting of synthetic polymeric materials, e.g. tyres
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Description

Descrizione del brevetto per invenzione industriale avente titolo:
DISPOSITIVO DIPIROLISI
La presente invenzione concerne un innovativo dispositivo di pirolisi, del tipo a microonde, per lo smaltimento di materiali polimerici, specialmente se caduti in disuso quali, in particolare, pneumatici fuori uso (spesso e notoriamente identificati con l’acronimo di PFU), e dedicato al recupero dei materiali che li costituiscono. S i precisa, innanzitutto, che la pirolisi (o piroscissione) è un processo di decomposizione termochimica di materiali organici ottenuta tramite l'applicazione di calore e in completa assenza di un agente ossidante (normalmente ossigeno). In sostanza, se si riscalda il materiale in presenza di ossigeno, avviene una combustione che genera calore e, negativamente o almeno problematicamente, produce composti gassosi ossidati; effettuando invece lo stesso riscaldamento in condizioni di totale assenza di ossigeno, il materiale subisce la scissione dei legami chimici originari con formazione di molecole più semplici.
Tra i principali processi pirolitici attualmente sfruttati su larga scala spiccano quello che in chimica industriale viene definito come “cracking” (processo attraverso il quale si ottengono idrocarburi paraffinici leggeri per effetto della rottura delle molecole di idrocarburi paraffinici pesanti), nonché il trattamento termico dei rifiuti sfruttando in questo caso temperature comprese tra 400°C e 800°C (in genere 500-600°C).
In particolare, la pirolisi dei rifiuti converte il materiale da trattare dallo stato solido (cosiddetta componente “char”) in prodotti liquidi (cosiddetto “tar” o olii di pirolisi) e/o gassosi (syngas), utilizzabili quali combustibili o quali materie prime destinate a successivi processi chimici. Il residuo carbonioso solido ottenuto può venire ulteriormente raffinato fornendo prodotti quali ad esempio il carbone attivo.
Come noto, la gestione di grandi quantità di rifiuti è diventata una problematica ambientale di enormi dimensioni, pertanto la strategia del legislatore comunitario (o dell’Unione Europea) per la gestione dei rifiuti ritiene che lo smaltimento del rifiuto, per quanto appropriato ed efficacemente eseguito, debba venir preso in considerazione soltanto come ultima alternativa.
Il legislatore, specie comunitario, incoraggia per prima cosa la riduzione del rifiuto alla fonte, il che significa usare la prevenzione per minimizzare la produzione di rifiuto, e, in alternativa, il riutilizzo in forma originale, il riciclaggio ed il recupero di materiali ed energia.
Per gli pneumatici usati, per esempio, il riutilizzo in forma originale (diretto o a seguito di alcuni pretrattamenti di ricostruzione) viene attualmente considerata come la “Best Practicable Enviromental Option” nella gerarchia della fase di gestione dei rifiuti.
Tuttavia, a causa della sempre maggiore diffusione dei pneumatici a basso profilo e ad elevate prestazioni (e ciò per soddisfare le esigenze di stabilità di guida in presenza di condizioni atmosferiche gravose o anche estreme), la vita media dei pneumatici sta notevolmente diminuendo, con conseguente incremento della loro quantità destinata allo smaltimento, ed una sempre maggiore porzione di pneumatici usati risulta inadeguata alla ricostruzione o al recupero totale degli stessi tramite riciclaggio (o riciclo).
In questa sede si ricorre a questo riferimento proprio perché, contrariamente ad altri tipi di rifiuti (quali per esempio vetro, imballaggi, metalli e carta), gli pneumatici usati sono difficili da riciclare: il riciclaggio completo degli pneumatici usati – ossia quell’operazione che prevede di processare industrialmente gli pneumatici usati per produrne di nuovi – non è attualmente ottenibile.
Quando gli pneumatici non possono essere più utilizzati come tali o destinati ad essere ricostruiti, dovrebbero essere inevitabilmente smaltiti come rifiuto.
In Italia, infatti, dal 2006 (per mezzo del decreto legislativo 152/2006 che segue il recepimento della Direttiva Comunitaria 199/31(CE )) esiste il divieto di smaltimento in discarica dei PFU; è così che ad esempio in Italia, da oltre un decennio, gli pneumatici fuori uso sono in parte riutilizzati – tagliati o interi – per svariate applicazioni oppure, mediante un loro processo di trattamento termico, sono sfruttati per il recupero di materia e/o energia.
Gli pneumatici sono composti da materie che notoriamente possono essere reimpiegate in nuovi processi produttivi.
Grazie a dei procedimenti industriali di taglio e granulazione dei pneumatici (per esempio, triturazione meccanica oppure processi criogenici, processi elettrotermici), è possibile separarne le diverse componenti (gomma, acciaio e fibra), ottenendo un materiale utilizzabile in molteplici maniere: mattonelle, pannelli fonoassorbenti, superfici sportive, suole per calzature, ruote per carrelli, pavimentazioni stradali e componenti per automobili, solo per citare alcune delle applicazioni più comuni e conosciute.
Questa soluzione operativa permette di smaltire però solo una parte degli pneumatici che non possono essere ricostruiti per un riutilizzo, esattamente i cosiddetti PFU.
Un’alternativa a ciò è rappresentata dal recupero di materia e/o energia per mezzo di un trattamento termico quale, tipicamente e generalmente, l’incenerimento, la termovalorizzazione – incenerimento con recupero energetico – o la pirolisi, eseguito sui PFU.
Il primo di tali trattamenti termici, ossia l’incenerimento, prevede che nella gestione dei rifiuti, ai fini di un loro smaltimento, vengano impiegati appunto gli inceneritori che utilizzano un processo di combustione ad alta temperatura che fornisce, come prodotti finali, un effluente gassoso, ceneri e polveri.
In funzione della specifica tecnologia adoperata nella relativa camera di combustione, è possibile distinguere vari tipi di inceneritore, come, per esempio, l’inceneritore a griglie che presenta una camera di combustione nella quale vengono utilizzate delle griglie metalliche mobili o fisse (la combustione del materiale avviene al di sopra di esse).
Tale soluzione operativa di tipo noto presenta alcuni riconosciuti svantaggi ed inconvenienti, segnatamente:
- possibile emissione di agenti tossici ed inquinanti che, per il loro abbattimento, richiedono l’installazione di impianti tecnologici dedicati e piuttosto articolati e complessi (sotto il profilo costruttivo);
- produzione di scorie che devono essere smaltite e costituiscono una grossa voce di spesa;
- inquinanti presenti nei fumi combusti, ossidi di azoto e particolato, i quali richiedono attrezzature specifiche per il loro trattamento prima dell’emissione in atmosfera;
- costi di gestione e di manutenzione elevati;
- non facile accettazione da parte della popolazione di questa tecnologia, specie da un punto di vista psicologico, a causa dei dubbi che permangono sulla nocività , nel lungo periodo per la salute delle persone, delle emissioni prodotte dagli inceneritori;
- distruzione di prodotti che possono essere utili e recuperabili.
Per quanto concerne invece il trattamento termico di termovalorizzazione, secondo la gerarchia di gestione dei rifiuti, definita dalla Direttiva Europea 2008/98/CE , l'incenerimento con recupero energetico ad alta efficienza si colloca al quarto livello di priorità dopo prevenzione, preparazione per il riutilizzo e recupero di materia, mentre precede lo smaltimento finale in discarica controllata. Come noto, negli impianti di incenerimento più moderni (termovalorizzatori), il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene recuperato e utilizzato per produrre vapore.
S i deve sottolineare che, per quanto concerne i rifiuti in generale, la termovalorizzazione è un tipo di smaltimento poco utilizzato per il basso potere calorifico dei rifiuti, al punto da renderlo poco appetibile perché poco efficiente. Le caratteristiche che fanno di uno pneumatico fuori uso un’ottima fonte di recupero energetico sono, invece, proprio la facilità di combustione e l’alto potere calorifico (simile a quello del carbone).
Per questo motivo, l’applicazione più usata di questo tipo di smaltimento dei PFU è quella che produce combustibile per i cementifici o in forni per la produzione di vapore.
Gli svantaggi di questa soluzione operativa per lo smaltimento dei PFU sono i medesimi di quelli della soluzione precedentemente esposta e che prevede di ricorrere all’inceneritore, dal momento che il termovalorizzatore altro non è che una versione implementata dell’inceneritore, con il solo ed esclusivo vantaggio del recupero energetico.
In relazione al trattamento termico di pirolisi, si evidenzia che lo smaltimento dei PFU tramite pirolisi consiste in una degradazione termica in atmosfera inerte, ottenuta mediante riscaldamento indiretto, in seguito al quale, per esempio, gli pneumatici subiscono un cracking termico a temperature attorno ai 500/600°C, scindendosi, come già sopra evidenziato, in una componente solida (“char”), una parte liquida (“tar” o oli di pirolisi) ed una gassosa (“syngas”), in parte condensabile.
I prodotti della pirolisi possono essere a loro volta utilizzati come alimentazione in impianti che sfruttano processi di combustione oppure possono essere impiegati come materie prime seconde per altre lavorazioni.
Questo tipo di processo presenta quindi le caratteristiche per trasformare materiali polimerici in prodotti adatti alla produzione di energia o materie prime petrolchimiche.
Negli impianti di pirolisi, il riscaldamento viene effettuato in assenza totale di ossigeno, a differenza degli inceneritori, e il materiale processato subisce così la scissione dei legami chimici originari con formazione di molecole più semplici. Questo evidenzia un gran vantaggio nell’utilizzo di un impianto di pirolisi consistente nell’assenza di nanoparticelle, fumi incombusti, diossine o quanto altro viene creato negli impianti sopra descritti, a cui bisogna affiancare adeguate (ed onerose) soluzione impiantistiche tecnologiche per l’abbattimento.
La parte fondamentale di ogni apparato di pirolisi attualmente disponibile sul mercato risiede nel reattore (o mezzi di riscaldamento) in cui il calore prodotto viene trasferito dalla sorgente al materiale.
Sono attualmente disponibili numerose tipologie di reattori per apparati (o dispositivi) di pirolisi, di cui di seguito si elencano i principali, soffermandosi sui loro svantaggi.
È disponibile innanzitutto l’autoclave – notoriamente, un recipiente o apparecchio provvisto di un sistema di chiusura ermetica nel quale la differenza di pressione positiva tra l'interno e l'esterno del recipiente agevola la tenuta – il cui svantaggio principale consiste nel fatto che il trasferimento del calore non è efficace.
Si cita successivamente il forno rotante (altrimenti noto anche come forno rotativo, avente forma cilindrica e generalmente appoggiato su rulli di rotolamento) utilizzato in varie applicazioni industriali e, in particolare, come reattore per apparecchi di pirolisi nel settore dello smaltimento di rifiuti; i principali inconvenienti o svantaggi di tale sistema di riscaldamento dei PFU consistono in: - necessità della circolazione di gas per rimuovere i prodotti della pirolisi al momento desiderato;
- massima riduzione o massimo contenimento delle dimensioni del materiale processato per ottenere un miglioramento del trasferimento di calore.
L’arte nota qui di interesse comprende, inoltre, dispositivi di pirolisi provvisti di reattore cosiddetto “a letto statico” (o fisso), i cui svantaggi o inconvenienti più rilevanti sono costituiti da:
- trasferimento del calore non efficace;
- tempo di reazione piuttosto lungo, oltre i livelli auspicabili e accettabili;
- necessità della circolazione di gas per rimuovere al momento desiderato i prodotti della pirolisi.
In alternativa, allo stato attuale dell’arte sono disponibili dispositivi di pirolisi provvisti di reattore cosiddetto “a letto fluido” che tuttavia provoca i seguenti inconvenienti:
- processo ad essi associato sensibile a fibre e ad elevate quantità di metalli; - alti costi operativi per il riscaldamento;
- preparazione complessa delle materie prime;
- auspicabilmente e preferibilmente piccola pezzatura del materiale da processare;
- anche in questo caso, necessità della circolazione di gas per rimuovere al momento desiderato i prodotti della pirolisi.
Da quanto appena sommariamente evidenziato, si evince, quindi, che le uniche applicazioni finora impiegate su larga scala industriale prevedono che il processo di pirolisi per lo smaltimento dei PFU venga eseguito per lo più mediante il riscaldamento convenzionale e, per riassumere, richiedono sfavorevolmente:
- lunghi tempi di reazione;
- difficoltà nel trasferimento del calore, anche e specialmente in considerazione del fatto che la conduttività termica dei polimeri è bassa;
- difficoltà nell’ottenere una buona efficienza nel riscaldamento.
In aggiunta, il recupero dei PFU mediante il reimpiego dei propri composti, ottenuti da processi come quello di pirolisi, stenta a decollare perché risente fortemente anche degli elevati costi di lavorazione necessari ai processi di trattamento termico sopra descritti. Peraltro, la domanda di brevetto pubblicata con nr. WO2012/220991 A1 descrive un processo per la pirolisi dei PFU che, sfruttando il riscaldamento mediante microonde del materiale da trattare, appare potenzialmente molto interessante.
Partendo, dunque, dalla consapevolezza dei suddetti inconvenienti di cui soffre lo stato attuale della tecnica qui considerata, la presente invenzione si propone di superare efficacemente tali inconvenienti.
In particolare, scopo primario della presente invenzione è fornire un dispositivo industriale di pirolisi per lo smaltimento di polimeri, ed in particolare di pneumatici fuori uso, che rispetto ai dispositivi di pirolisi noti utilizzati per la medesima funzione difficoltà elimini o quanto meno riduca sensibilmente le difficoltà nel trasferimento del calore al materiale da trattare.
Nell’ambito di tale scopo, è compito dell’invenzione ideare un dispositivo (o apparato) industriale di pirolisi per lo smaltimento di polimeri, ed in particolare di pneumatici fuori uso, che presenti un rendimento, nel trattamento termico del materiale, tipicamente uno o più pneumatici fuori uso, superiore rispetto a quello dei dispositivi della tecnica nota.
Altrimenti detto, è compito dell’invenzione rendere disponibile un dispositivo (o apparato) industriale di pirolisi per lo smaltimento di polimeri, ed in particolare di pneumatici fuori uso, che permetta di eseguire il riscaldamento del materiale da trattare con più efficienza rispetto ai dispositivi dell’arte nota ad esso in qualche misura rapportabili.
È un ulteriore scopo dell’attuale invenzione indicare un dispositivo (o apparato) industriale di pirolisi per lo smaltimento di polimeri, ed in particolare di pneumatici fuori uso, che contempli tempi di reazione del materiale da trattare inferiori di quelli riscontrabili nei dispositivi di tipo noto.
Nella sfera cognitiva di tale secondo scopo, è compito dell’invenzione stessa fornire un dispositivo (o apparato) industriale di pirolisi per lo smaltimento di polimeri, ed in particolare di pneumatici fuori uso, che, rispetto allo stato attuale dell’arte ad esso più vicina, consenta di ridurre il costo di produzione, a parità di fattori coinvolti nel calcolo di tale costo quale la manodopera e le materie prime impiegate per la sua costruzione.
È un non ultimo scopo della presente invenzione concretizzare un dispositivo (o apparato) industriale di pirolisi, da utilizzare in particolare per lo smaltimento di pneumatici fuori uso, che sia realizzabile a costi sostenibili e presenti un prezzo di vendita competitivo.
Gli scopi detti vengono conseguiti tramite un dispositivo di pirolisi come alla rivendicazione 1 allegata, cui si rinvia per brevità espositiva.
Ulteriori caratteristiche tecniche di dettaglio del dispositivo di pirolisi della presente invenzione sono riportate nelle relative rivendicazioni dipendenti.
Le suddette rivendicazioni, nel seguito specificatamente e concretamente definite, si intendono parte integrante della presente descrizione.
Vantaggiosamente, alla luce del fatto che il processo di pirolisi rappresenta una soluzione promettente nell’ottica dello smaltimento dei polimeri e dei PFU in particolare, e nell’ottica del recupero dei materiali che costituiscono tali prodotti, l’innovativo dispositivo di pirolisi della presente invenzione intende superare le criticità dei metodi di riscaldamento convenzionali sopra descritti, utilizzando come mezzi di riscaldamento del materiale da trattare una o più sorgenti di microonde. Sperimentalmente, il processo di pirolisi dei polimeri e dei PFU, in particolare attraverso sorgenti di riscaldamento a microonde, è già stato dunque studiato, evidenziando notevoli vantaggi rispetto ai metodi classici, quali:
- efficienza nel riscaldamento con alta resa energetica;
- rapidità nel riscaldamento;
- omogeneità di riscaldamento nel materiale processato;
- possibilità di utilizzare pezzi di elevate dimensioni senza problematiche nella somministrazione del calore, quindi superando il problema della bassa conduttività termica dei polimeri;
- aumento della produttività dell’impianto ideato;
- riduzione dei costi complessivi.
Le caratteristiche e la conformazione del dispositivo industriale ideato e qui illustrato permettono di estendere ed applicare lo studio scientifico (alla base della domanda di brevetto WO2012/220991 A1 sopra introdotta) ad un dispositivo (o apparato) producibile e disponibile su larga scala, mantenendo i vantaggi descritti dalla sperimentazione ma con la possibilità di eseguire un processo di pirolisi anche su grandi quantità e su parti di grandi dimensioni di materiale da processare (per esempio, contemporaneamente anche più pneumatici fuori uso interi).
Ciò è possibile grazie all’ideazione di un sistema innovativo di lancio delle microonde riscaldanti all’interno del reattore, di una struttura della camera di pirolisi studiata per mantenere l’omogeneità di radiazione al suo interno, da sistemi di chiusura (o compartimentazione) delle zone di processo progettati per mantenere sia le caratteristiche richieste dal processo stesso sia la sicurezza per quanto riguarda l’ambiente creato all’interno del reattore.
Altrettanto vantaggiosamente, per effetto delle caratteristiche costruttive appena genericamente evidenziate, il dispositivo di pirolisi dell’invenzione ottimizza il trasferimento di calore dalle specifiche sorgenti di riscaldamento, del tipo a microonde, da esso previste al materiale polimerico da trattare convogliato all’interno della camera di trattamento pirolitico, sostanzialmente eliminando o quanto meno limitando le difficoltà riscontrabili in tal senso nell’arte nota.
Ugualmente vantaggiosamente, il dispositivo di pirolisi dell’invenzione favorisce tempi di reazione del materiale polimerico da trattare inferiori rispetto a quelli riscontrabili nei dispositivi di tipo noto, a tutto vantaggio dei costi di produzione. In maniera vantaggiosa ed in sintesi, quindi, il dispositivo di pirolisi dell’invenzione presenta un rendimento nettamente migliore rispetto a quello offerto dai dispositivi della tecnica nota ad esso equiparabili, sebbene lontanamente.
Gli scopi ed i vantaggi detti, nonché altri che emergeranno nel prosieguo dell’elaborato, risulteranno in misura maggiore dalla descrizione che segue, relativa a preferite forme esecutive del dispositivo di pirolisi dell’invenzione, date a titolo indicativo ed illustrativo, ma non limitativo, con riferimento alle allegate tavole di disegno in cui:
- la figura 1 è una vista assonometrica semplificata di una prima variante esecutiva del dispositivo di pirolisi dell’invenzione, in una possibile configurazione operativa;
- la figura 2 è una vista esplosa di figura 1, con la compartimentazione (o anta mobile di mezzeria) in posizione di apertura;
- la figura 3 è la vista frontale di figura 1, con il dispositivo di pirolisi dell’invenzione in una seconda configurazione;
- la figura 4 è la vista di figura 3 secondo il piano di sezione IV-IV;
- la figura 5 è una prima vista laterale del dispositivo di pirolisi di figura 1; - la figura 6 è una seconda vista laterale del dispositivo di pirolisi di figura 1, dalla parte opposta rispetto a figura 5;
- la figura 7 è la vista posteriore di figura 6;
- la figura 8 è la vista frontale del dispositivo di pirolisi di figura 1;
- la figura 9 è la vista di figura 8 secondo il piano di sezione IX-IX ;
- le figure 10 e 11 sono due distinte viste assonometriche esemplificate, da diverse angolazioni, di un assieme costruttivo di figura 2;
- la figura 12 è una vista assonometrica completa dell’assieme di figure 10 e 11; - la figura 12a è un dettaglio ingrandito, parziale e semplificato di figura 12;
- la figura 12b è una vista schematica e semplificata di un dettaglio di figura 10; - la figura 13 è la vista frontale di un primo assieme costruttivo di figura 2, nella posizione di chiusura;
- la figura 14 è la vista di figura 15 secondo il piano di sezione XIV-XIV;
- la figura 15 è la vista di figura 13 secondo il piano di sezione XV-XV;
- la figura 16 è un dettaglio ingrandito di figura 15;
- la figura 16a è un dettaglio ulteriormente ingrandito di figura 16;
- la figura 17 è la vista frontale di un primo assieme costruttivo di figura 2, nella posizione di apertura;
- la figura 18 è la vista di figura 17 secondo il piano di sezione XVIII-XVIII;
- la figura 18a è un dettaglio ingrandito di figura 18;
- la figura 19 è la vista di figura 18 secondo il piano XIX-XIX ;
- la figura 20 è la vista laterale di figura 17;
- le figure 21, 22 e 23 sono tre distinte e diverse viste esplose del particolare costruttivo di figura 13;
- la figura 22a è un dettaglio ingrandito di figura 22;
- la figura 23a è un dettaglio ingrandito di figura 23;
- la figura 24 è una vista assonometrica semplificata di una seconda variante esecutiva del dispositivo di pirolisi dell’invenzione, in una possibile condizione operativa.
Il dispositivo di pirolisi dell’invenzione, impiegato per lo smaltimento di materiali polimerici, specialmente se caduti in disuso, quali tipicamente e preferibilmente PFU, è illustrato nella sua variante esecutiva minimale in figura 1 dove è globalmente numerato con 1.
Si osserva che, in accordo con l’invenzione, il dispositivo di pirolisi 1 comprende una struttura tubolare allungata, nell’insieme segnalata con 2, che si sviluppa secondo un asse longitudinale X ed include come componenti essenziali:
- un primo corpo tubolare 3 che individua una camera iniziale di lavaggio o bonifica 4, nella quale è accolto un carrello sagomato 5 contenente un materiale polimerico – intero o a pezzi, non rappresentato per semplicità espositiva – da sottoporre a trattamento di pirolisi, ed è provvisto di un’anta frontale mobile 8, per esempio di profilo circolare come visibile alle figure 1, 2 e 3, disposta in corrispondenza di una bocca assiale di ingresso 9 attraverso cui il carrello sagomato 5 è introdotto nella camera iniziale 4 e cooperante con primi mezzi attuatori, nell’insieme numerati con 10, che la muovono alternatamente tra una prima posizione, in cui l’anta frontale 8 chiude da un lato esterno 4a la camera iniziale 4, ed una seconda posizione in cui l’anta frontale 8 apre da tale lato esterno 4a la camera iniziale 4 ponendola in comunicazione con l’ambiente esterno;
- un secondo corpo tubolare 11, disposto a valle del primo corpo tubolare 3 e fornito ad una prima estremità 11a di mezzi di chiusura, nell’insieme segnalati con 12, individuante una camera di pirolisi 13 che, durante il funzionamento del dispositivo 1 dell’invenzione, accoglie il carrello sagomato 5 contenente il materiale polimerico appena trattato nella camera iniziale di lavaggio o bonifica 4 e da sottoporre al trattamento di pirolisi nella camera di pirolisi 4; - una pluralità di camini laterali di interfaccia 6, 7 per la sostituzione dell’aria presente nella camera iniziale 4 e, in questo caso (almeno prima che abbia inizio il primo trattamento pirolitico), anche nella camera di pirolisi 13 con un gas inerte, quale tipicamente azoto, particolarmente adatto dunque all’attuale applicazione al fine di evitare la formazione di miscele esplosive;
- una pluralità di sorgenti di riscaldamento a microonde 14 accoppiate al secondo corpo tubolare 11 ed affacciate verso la camera di pirolisi 13 nella quale attivano il trattamento termico di pirolisi sul materiale polimerico presente nel carrello sagomato 5;
- un’anta mobile di mezzeria 15, interposta tra il primo corpo tubolare 3 ed il secondo corpo tubolare 11 e cooperante con secondi mezzi attuatori, nel complesso indicati con 16, che la muovono alternatamente tra una posizione di chiusura, in cui l’anta di mezzeria 15 mantiene isolate tra loro la camera iniziale 4 e la camera di pirolisi 13 (e, in questo caso, anche chiudendo ermeticamente la camera di pirolisi 13 stessa), ed una posizione d’apertura in cui l’anta di mezzeria 15 pone in comunicazione la camera iniziale 4 con la camera di pirolisi 13 in corrispondenza di un lato interno 4b, contrapposto al suddetto lato esterno 4a, della camera iniziale 4, permettendo così il passaggio del carrello sagomato 5.
Nel seguito, per le finalità della presente invenzione, con l’espressione “trattamento di pirolisi” (o “trattamento termico di pirolisi” o “trattamento pirolitico” o “trattamento termico pirolitico”) si intende in questa sede la specifica fase del processo implementato dal dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione che avviene all’interno della camera di pirolisi 13 del secondo corpo tubolare 11, mentre con l’espressione “processo di pirolisi” (o “ciclo di pirolisi”) si intende l’intero processo implementato dal dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione, coinvolgente tutti i suoi organi componenti che saranno nel dettaglio descritti.
In modo opportuno ma non vincolante, nella sostanza ed almeno da un punto di vista funzionale, il dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione include anche un terzo corpo tubolare (non contrassegnato con uno specifico riferimento numerico nelle figure che seguono, per il motivo che sarà a breve chiarito), normalmente chiuso ad una prima testata e posto funzionalmente a valle del secondo corpo tubolare 11 dal quale è fisicamente separato e con il quale temporaneamente comunica; il terzo corpo tubolare presenta una camera finale di raffreddamento che accoglie il carrello sagomato 5 proveniente dalla camera di pirolisi 13 e contenente i residui del materiale polimerico appena sottoposto al trattamento di pirolisi sfruttando le sorgenti a microonde 14.
In particolare, in ragione del fatto che la struttura tubolare allungata 2 del dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione si sviluppa secondo un asse longitudinale X , il primo corpo tubolare 3 ed il secondo corpo tubolare 11 sono tra loro coassiali ed allineati assialmente, così come, formalmente, anche il terzo corpo tubolare è coassiale ed allineato tanto al primo corpo tubolare 3 quanto al secondo corpo tubolare 11.
In questa specifica variante esecutiva dell’invenzione, in realtà , il terzo corpo tubolare coincide con il primo corpo tubolare 3 ed è chiuso, in corrispondenza di una prima testata 3a, dalla stessa anta mobile di mezzeria 15 sopra citata quando questa assume la posizione di chiusura e, in corrispondenza di una seconda testata 3b contrapposta alla prima testata 3a, dall’anta frontale mobile 8 quando questa assume la prima posizione, in modo tale che, quando l’anta frontale 8 assume la seconda posizione, il terzo corpo tubolare è aperto e pone la camera finale di raffreddamento (coincidente con la camera iniziale di lavaggio o bonifica 4 ma funzionalmente da essa distinta) in comunicazione con l’ambiente esterno per la fuoriuscita del carrello sagomato 5, al termine del ciclo (o processo) di pirolisi, secondo un verso di uscita (dato dalla freccia F alle figure 1 e 2) opposto a quello di ingresso (dato dalla freccia G alle figure 1 e 2) del carrello sagomato 5 nella camera iniziale 4 e nella camera di pirolisi 13.
Il carrello sagomato 5 è così messo a disposizione, previo opportuno ciclo di lavaggio e pulizia, per un successivo ciclo di trattamento pirolitico di altro materiale polimerico da pirolizzare.
In pratica, tramite la variante esecutiva di dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione visibile alle figure 1 e 2, al termine del trattamento pirolitico nella camera di pirolisi 13 del secondo corpo tubolare 11, il carrello sagomato 5, carico di materiale polimerico trattato, ritorna nella camera iniziale 4, dalla quale era pervenuto con il materiale polimerico da trattare: a quel punto, la camera iniziale 4 funge da camera di raffreddamento.
Ciò è possibile in quanto, nella filosofia dell’invenzione, la camera iniziale di lavaggio o bonifica (indicata con 4 nelle figure 1-3) presenta sostanzialmente la medesima concezione costruttiva della camera finale di raffreddamento.
Preferibilmente ma non necessariamente, i mezzi di chiusura 12 comprendono in questo caso una piastra laminare fissa 17 provvista di una flangia anulare 18 fissata al bordo anulare esterno del secondo corpo tubolare 11 in corrispondenza della sua prima estremità 11a, contrapposta alla seconda estremità 11b accoppiata all’anta mobile di mezzeria 15.
Per quanto concerne i camini di interfaccia 6, 7 (destinati rispettivamente all’estrazione di aria dalla camera iniziale 4, e alla conseguente creazione in essa del vuoto, ed all’introduzione di un gas inerte, quale azoto, in tale camera iniziale 4), essi comunicano con la camera iniziale 4 del primo corpo tubolare 3 sul quale sono disposti, di preferenza lateralmente rispetto al suddetto asse longitudinale X : tale posizione dei camini di interfaccia 6, 7, meglio evidenziata dalla figura 6, deriva dalla preferita ed opzionale, quantunque raccomandata, presenza, in questo caso, dei camini di sicurezza 19 che devono essere collocati necessariamente nella parte superiore della superficie laterale 3c del primo corpo sagomato 3, per esplicare nel modo più efficace possibile la loro funzione.
I camini di sicurezza 19, infatti, permettono l’evacuazione di fumi, gas, polveri, schegge e/o frammenti di ridotte dimensioni in caso di pericolose ed impreviste esplosioni che dovessero accadere all’interno della camera di pirolisi 13 durante il trattamento di pirolisi che, come noto, può creare pur sempre, almeno in ipotesi, condizioni di ambiente esplosivo.
Si noti, inoltre, nelle figure 1, 2, 4 e 5 l’installazione laterale, nel primo corpo tubolare 3, di un primo attacco 20 per un bilancino di sostegno del sensore di lettura della temperatura del materiale polimerico nel carrello sagomato 5 in uscita dalla camera finale di raffreddamento, nonché la previsione di fori passanti ausiliari 21, 22 per l’applicazione di eventuali strumenti di misura o lettura ritenuti utili per il controllo di vari parametri del ciclo in corso: il primo attacco 20 ed i fori passanti ausiliari 21 sono posti nella superficie laterale 3c del primo corpo tubolare 3 sostanzialmente dalla parte simmetricamente opposta rispetto ai camini di interfaccia 6, 7, in rapporto all’asse longitudinale X , per agevolare il collegamento della strumentazione di controllo sopra citata da parte dell’utente finale.
Inoltre, il primo corpo tubolare 3 presenta una coppia di secondi attacchi 40, quasi simmetricamente contrapposti rispetto al camino di interfaccia 6, per il collegamento di condotti di passaggio del fluido di raffreddamento della batteria di scambio termico sotto il carrello sagomato 5, nonché un terzo attacco 41 per gli elettrodi di potenza e delle sonde di lettura della batteria elettrica.
Le figure 1-6 sin qui citate evidenziano, dunque, che il primo corpo tubolare 3 comprende sulla parte superiore della superficie laterale 3c una pluralità di camini di sicurezza 19 comunicanti con la camera iniziale 4, almeno uno dei quali comprendente almeno un disco di rottura (non visibile) che si attiva in presenza di pericolose esplosioni, per evitare il danneggiamento del primo corpo tubolare 3 a causa di un improvviso e brusco aumento della differenza di pressione tra la camera iniziale 4 e l'ambiente esterno del primo corpo tubolare 3.
Come mostrato in particolare alle figure 1 e 2, il dispositivo di pirolisi 1 dell’attuale invenzione comprende anche, opportunamente sebbene non necessariamente, primi mezzi di movimentazione, nell’insieme segnalati con 23, installati nella camera iniziale di lavaggio o bonifica 4 ed in corrispondenza del fondo 3d del primo corpo tubolare 3 ed operativamente connessi a primi mezzi di motorizzazione, nell’insieme numerati con 24 e del tipo di per sé noto, per determinare, durante il ciclo di pirolisi, l’avanzamento del carrello sagomato 5 lungo l’asse longitudinale X in un verso, ossia dalla camera iniziale 4 alla camera di pirolisi 13 e, in questo caso, anche nel verso opposto, ossia dalla camera di pirolisi 13 alla camera di raffreddamento 4 e da qui all’esterno.
A titolo puramente indicativo e preferito, i primi mezzi di movimentazione 23 comprendono due gruppi di trasmissione 25, 26 tra loro equamente distanziati e distribuiti in modo uniforme sul fondo 3d del primo corpo tubolare 3 per assicurare un convogliamento bilanciato e stabile del carrello sagomato 5.
Ciascuno di tali gruppi di trasmissione 25, 26 (formato ad esempio da due ruote dentate tra loro distanziate collegate da una catena) si sviluppa sostanzialmente per l’intera lunghezza del primo corpo tubolare 3 lungo l’asse longitudinale X ed è trascinato in rotazione da un albero trasversale 27 solidale ai gruppi di trasmissione 25, 26, che sono così sincronizzati da tale albero trasversale 27, e calettato ai primi mezzi di motorizzazione 24 adatti a porre in rotazione l’albero trasversale 27 attorno ad un asse lineare Y ortogonale al suddetto asse longitudinale X .
Rimane inteso che in altre varianti costruttive del dispositivo di pirolisi dell’attuale invenzione, non illustrate nel seguito, i primi mezzi di movimentazione potranno presentare una concezione costruttiva diversa da quella appena descritta ed evidenziate nelle figure allegate, così come in ulteriori forme costruttive del dispositivo di pirolisi dell’invenzione, ancora non illustrate, i primi mezzi di movimentazione potranno includere un numero di gruppi di trasmissione differente da due, potendo tale numero variare a seconda delle esigenze a partire da uno. In riferimento ai primi mezzi attuatori 10 che movimentano l’anta frontale mobile 8, si evidenzia che essi, preferibilmente ma non necessariamente, comprendono un organo di azionamento lineare 28 scelto dal gruppo consistente in attuatori pneumatici, attuatori idraulici (soluzione preferita) e similari, vincolato ad una prima estremità 29a di una leva di articolazione 29 provvista di una seconda estremità 29b collegata al bordo laterale 8a dell’anta frontale mobile 8, in maniera tale che, come meglio si ricava dalle figure 2 e 3:
- quando l’organo di azionamento lineare 28 assume una prima condizione operativa, la leva di articolazione 29 si dispone secondo una direzione prevalente W che definisce un angolo interno acuto ϱ con una direzione lineare di azione K dell’organo di azionamento lineare 28 e l’anta frontale mobile 8 assume la prima posizione (visibile in figura 4) nella quale chiude totalmente il lato esterno 4a della camera iniziale 4;
- quando l’organo di azionamento lineare 28 assume una seconda condizione operativa, la leva di articolazione 29 si dispone secondo una direzione prevalente W’ che definisce un angolo interno ottuso φ con la direzione lineare di azione K dell’organo di azionamento lineare 28 e l’anta frontale mobile 8, a seguito di una rotazione (ad esempio antioraria) della leva di articolazione 8 attorno ad un fulcro 30 definito nella prima estremità 29a della leva di articolazione 29, assume la seconda posizione (visibile in figura 2) nella quale apre totalmente detto lato esterno 4a della camera iniziale 4.
Vantaggiosamente ma non limitatamente, il dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione include anche secondi mezzi di movimentazione, nell’insieme indicati con 31, che: - sono installati nella camera di pirolisi 13 ed in corrispondenza del fondo 11d del secondo corpo tubolare 11;
- sono operativamente connessi a secondi mezzi di motorizzazione, nel complesso indicati con 32, e cooperano con i primi mezzi di movimentazione 23 per determinare l’avanzamento del carrello sagomato 5 lungo l’asse longitudinale X dalla camera iniziale 4 alla camera di pirolisi 13 quando l’anta mobile di mezzeria 15 assume la posizione di apertura.
In particolare, i secondi mezzi di movimentazione 31 presentano opportunamente la medesima composizione costruttiva, sopra descritta in dettaglio, dei primi mezzi di movimentazione 23 con cui cooperano in questa variante sia nel passaggio del carrello sagomato 5 dalla camera iniziale 4 alla camera di pirolisi 13 sia nel passaggio inverso.
Preferibilmente ma non limitatamente, il primo corpo tubolare 3 è reso solidale all’anta mobile di mezzeria 15 mediante una prima flangia perimetrale 33 che, come visibile alle figure 1 e 2, è :
- disposta in corrispondenza della prima testata 3a precedentemente citata del primo corpo tubolare 3;
- sporgente dalla superficie esterna 3c del primo corpo tubolare 3;
- fissata ad una prima faccia laterale 15a dell’anta mobile di mezzeria 15, mentre il secondo corpo tubolare 11 è reso solidale all’anta mobile di mezzeria 15 mediante una seconda flangia perimetrale 34 che è :
- disposta in corrispondenza di una seconda estremità 11b, contrapposta alla prima estremità 11a, del secondo corpo tubolare 11;
- sporgente dalla parete esterna 11c del secondo corpo tubolare 11;
- fissata ad una seconda faccia laterale 15b, contrapposta alla prima faccia laterale 15a, dell’anta mobile di mezzeria 15.
Il combinato disposto delle figure 4-9 mette in risalto come, in questo caso, anche il secondo corpo tubolare 11 comprenda preferenzialmente sulla superficie laterale 11c una pluralità di camini ausiliari di interfaccia 35, 36 destinati rispettivamente all’estrazione dalla camera di pirolisi 13 di ossigeno (più propriamente di aria) presente nell’atmosfera interna di tale camera di pirolisi 13 (e la conseguente creazione del vuoto al suo interno) e per l’immissione nella camera di pirolisi 13 stessa di un gas inerte (quale tipicamente azoto) prima dell’esecuzione del primo trattamento pirolitico.
In maniera vantaggiosa e preferita, il secondo corpo tubolare 11 presenta anche: - prime aperture inferiori passanti 37 per equilibrare le pressioni tra le camere di processo 4 e 13 previste in questa variante (peraltro presenti anche nel primo corpo tubolare 3, ad esempio in numero di uno contrassegnato dal riferimento numerico 38);
- un’apertura passante di scarico 39 definita nella parte inferiore del secondo corpo tubolare 11, in posizione sottostante alle aperture inferiori passanti 37; - due fori passanti ausiliari 43 per l’applicazione di eventuali strumenti di misura o lettura ritenuti utili per il controllo del ciclo in corso.
In aggiunta, il secondo corpo tubolare 11 (che presenta in genere una lunghezza assiale di circa 1,5 metri) comprende sulla parte superiore della parete laterale esterna 11c una pluralità di camini ausiliari di sicurezza 42 comunicanti con la camera di pirolisi 13, almeno uno dei quali comprendente almeno un disco di rottura che si attiva per evitare il pericoloso danneggiamento del secondo corpo tubolare 11 a causa di un aumento brusco ed improvviso della differenza di pressione tra la camera di pirolisi 13 del secondo corpo tubolare 11 e l'ambiente esterno di tale secondo corpo tubolare 11.
Ognuno di tali camini ausiliari di sicurezza 42 è provvisto di un connettore terminale, non illustrato, al quale viene collegato un condotto di convogliamento (non illustrato) adatto a trasportare all’esterno i fumi che hanno eventualmente danneggiato il disco di rottura.
Ulteriori soluzioni costruttive del dispositivo di pirolisi dell’invenzione, non raffigurate nelle tavole di disegno allegate, potranno prevedere che il primo corpo tubolare e/o il secondo corpo tubolare comprendano un numero di camini di interfaccia ed un numero di camini di sicurezza diversi da quelli ricavabili dalle figure allegate, potendo ognuno di tali numeri variare a seconda delle scelte progettuali a partire da uno.
Secondo la preferita forma esecutiva qui descritta dell’invenzione, le sorgenti di riscaldamento a microonde 14 includono una pluralità di alimentatori a cassetta 44 comunicanti con la camera di pirolisi 13 ed uniformemente distribuiti sulla parete esterna 11c del secondo corpo tubolare 11 a cui sono accoppiati mediante mezzi di fissaggio di tipo di per sé noto al tecnico esperto del ramo (ad esempio flange), come illustrano con maggior dettaglio le figure 10-12.
In particolare, le sorgenti di microonde 14 comprendono una prima pluralità di alimentatori a cassetta 44, allineati tra loro lungo una prima direzione longitudinale X’ parallela all’asse longitudinale X , ed una seconda pluralità di alimentatori a cassetta 44 allineati tra loro lungo una seconda direzione longitudinale X” anch’essa parallela all’asse longitudinale X e simmetrica rispetto alla prima direzione X’.
Come ben evidenziato in figura 7, ciascuno degli alimentatori a cassetta 44 della prima pluralità è , altresì, orientato secondo una prima direzione Z’ inclinata rispetto all’asse longitudinale X , mentre ciascuno degli alimentatori a cassetta 44 della prima pluralità è , altresì, orientato secondo una seconda direzione Z” inclinata rispetto all’asse longitudinale X e definente un angolo σ inferiore all’angolo piatto, di preferenza sostanzialmente retto, con la prima direzione Z’.
Ognuno dei suddetti alimentatori a cassetta 44 contiene internamente una pluralità di dispositivi di generazione di microonde 45, evidenziati maggiormente nel dettaglio di figura 12a, elettricamente connessi ad un’unità centrale di elaborazione e controllo (non visibile) che, peraltro, comanda il funzionamento del dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione nel suo complesso.
Preferibilmente ma non esclusivamente, il secondo corpo tubolare 11 include anche mezzi di schermatura, nel complesso numerati con 46, trasparenti alle onde elettromagnetiche, interposti tra le sorgenti di riscaldamento a microonde 14 e la camera di pirolisi 13 alla quale direttamente si affacciano, adatti a proteggere le sorgenti di microonde 14 dalle temperature elevate e dai gas corrosivi e/o aggressivi che si sviluppano nella camera di pirolisi 13 durante il relativo trattamento di pirolisi.
Il dettaglio di figura 12b mostra che, più specificatamente, i mezzi di schermatura 46 comprendono ad esempio:
- due piastre laminari principali 47, 48, ciascuna disposta frontalmente ad una delle due pluralità di alimentatori a cassetta 44 descritti e realizzata in materiale refrattario ad elevata resistenza meccanica (o meccanicamente robusto) e trasparente alle onde elettromagnetiche, affacciata alla camera di pirolisi 13 e accoppiata alla parete interna 11e del secondo corpo tubolare 11 mediante mezzi di supporto, nell’insieme indicati con 49;
- due piastre laminari secondarie 50, 51 per ogni dispositivo di generazione di microonde 45 e relativo alimentatore a cassetta 44, ciascuna realizzata in materiale trasparente alle microonde E , la prima delle quali (numerata con 50) affacciata alla rispettiva piastra laminare principale 47, 48 e la seconda delle quali (numerata con 51) affacciata ai dispositivi di generazione di microonde 45 e relativo alimentatore a cassetta 44; entrambe le piastre laminari secondarie 50, 51 sono stabilmente contenute in un foro passante 52 ricavato nel secondo corpo tubolare 11.
Più precisamente, ogni piastra laminare principale 47, 48 si sviluppa per l’intera lunghezza assiale del secondo corpo tubolare 11 alla cui parete interna 11e è amovibilmente e scorrevolmente accoppiata mediante i suddetti mezzi di supporto 49 che fungono da mezzi di guida durante l’inserimento in posizione (o l’installazione) e/o l’estrazione di ogni piastra laminare principale 47, 48.
In accordo con la disposizione della prima e della seconda pluralità di alimentatori a cassetta 44 prima descritte e visibili alle figure 10-12 (dove si nota che tali due pluralità sono l’una rivolta verso l’altra), anche le due piastre laminari principali 47, 48 sono l’una rivolta verso l’altra essendo ognuna di esse disposta frontalmente ad una specifica pluralità di alimentatori a cassetta 44.
È inteso che in altre forme esecutive del dispositivo di pirolisi dell’invenzione, non raffigurate nelle tavole di disegno allegate, i mezzi di schermatura potranno comprendere un numero di piastre laminari principali in materiale refrattario differente da quello sopra indicato, potendo tale numero variare a piacimento del produttore o a seconda delle esigenze in funzione del posizionamento di sul secondo corpo tubolare.
Parimenti, anche il numero di piastre laminari secondarie per ognuno degli alimentatori a cassetta potrà essere diverso da quello sopra descritto in altre soluzioni esecutive del dispositivo di pirolisi dell’invenzione: anche in questo caso, tale numero di piastre laminari secondarie potrà variare in base alle scelte progettuali a partire da uno, e dunque dal livello effettivo di schermatura delle onde elettromagnetiche che è necessario ottenere.
Per quanto concerne i mezzi di supporto 49, essi sono disposti nella parte superiore della parete interna 11e del secondo corpo tubolare 11 e definiscono due sedi longitudinali 53, 54 tra loro contrapposte nelle quali scorrono e rimangono alloggiate due porzioni periferiche longitudinali tra loro contrapposte delle rispettive piastre laminari principali 47, 48, come meglio illustrato nelle figure 11 e 12.
In modo preferito ma non vincolante, i mezzi di supporto 49 comprendono una pluralità di linguette laminari 55, 56 tra loro distanziate ed uniformemente distribuite, lungo l’asse longitudinale X , su una coppia di lastre laminari 57, 58 tra loro contrapposte ed affacciate sporgenti dalla parete interna 11e del secondo corpo tubolare 11 verso la camera di pirolisi 13.
Naturalmente, le lastre laminari 57, 58 e le relative linguette laminari 55, 56 sono definite tanto di fronte alla prima pluralità di alimentatori a cassetta 44 per supportare la piastra laminare principale 47 quanto di fronte alla seconda pluralità di alimentatori a cassetta 44 per supportare la piastra laminare principale 48.
Nell’esempio di realizzazione di dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione in fase di descrizione, ciascuna delle due piastre laminari secondarie 50, 51 è stabilmente sigillata (ad esempio mediante opportune sostanze collanti 59 schiumate in posizione) alla superficie interna 52a che delimita il foro passante 52 del secondo corpo tubolare 11 e si interpone tra i dispositivi di generazione di microonde 45 e la rispettiva piastra laminare principale 47 o 48.
Si precisa che, a titolo puramente preferito ed esemplificativo, il materiale trasparente con cui è realizzata ogni piastra (o strato) laminare secondaria 50, 51 è vetro al quarzo: tale materiale permette efficacemente il passaggio attraverso ogni piastra laminare 50, 51 delle microonde E prodotte dagli alimentatori a cassetta 44 ma non dei gas che si sviluppano durante il trattamento pirolitico nella camera di pirolisi 13.
Alcune delle figure allegate sin qui utilizzate per la presente descrizione mostrano che il secondo corpo tubolare 11 comprende, preferenzialmente, anche una pluralità di condotti terminali 60 sporgenti dalla parte superiore della parete esterna 11c del secondo corpo tubolare 11 e comunicanti con la camera di pirolisi 13 per raffreddare la parte elettrica ed elettronica delle sorgenti di microonde 14. Potranno evidentemente sussistere ulteriori esecuzioni del dispositivo di pirolisi dell’invenzione, non raffigurate nel seguito, in cui il secondo corpo tubolare include un numero di condotti terminali diverso da quello visibile nelle figure sin qui citate, potendo tale numero variare a seconda delle esigenze operative a partire da uno. Già alle figure 2 e 8 ma con maggior dettaglio alle figure 10-12 si osserva che, in sezione trasversale, la camera di pirolisi 13 presenta vantaggiosamente sebbene non necessariamente un profilo almeno in parte poligonale, che favorisce una diffusione più efficace e più efficiente delle microonde E generate dalle sorgenti di microonde 14 nella camera di pirolisi 13 e sul materiale polimerico da trattare contenuto nel carrello sagomato 5.
Ne consegue che le sorgenti di microonde 14 sono disposte in corrispondenza, in questo caso, di due lati superiori 61, 62 del profilo almeno in parte poligonale della camera di pirolisi 13, in modo tale che il campo magnetico generato dalle sorgenti di microonde 14 si concentri prevalentemente se non quasi integralmente verso la zona centrale della camera di pirolisi 13, quella nella quale si posiziona il carrello sagomato 5 carico di materiale polimerico da trattare.
Si evidenzia come, a fini puramente chiarificatori, i due lati superiori 61, 62 del profilo almeno in parte poligonale della camera di pirolisi 13 sono quelli che, in questo caso, sono raccordati tra loro da un tratto curvo 63.
Pertanto, grazie a questa concezione costruttiva della camera di pirolisi 13, e della conseguente disposizione delle sorgenti di microonde 14, il campo magnetico prodotto da queste ultime viene pressoché integralmente indirizzato verso il centro della camera di pirolisi 13 e, dunque, verso il materiale polimerico da trattare contenuto nel carrello sagomato 5, senza che avvenga un’eccesiva dispersione di tale campo magnetico all’interno della camera di pirolisi 13 stessa, in punti dove non si trova il materiale da trattare (ad esempio sotto il carrello sagomato 5) o dove non interessa avere il campo magnetico stesso.
La poligonalità del profilo della camera di pirolisi 13 consente, infatti, un efficace gioco di riflessione delle onde elettromagnetiche E generate dagli alimentatori a cassetta 44, accentuato dalla forma stessa del carrello sagomato 5 che sarà a breve descritta e che è contraddistinta da tratti squadrati.
In sostanza, pertanto, il profilo almeno in parte poligonale della camera di pirolisi 13 permette di massimizzare l’energia (o, in altre parole, di aumentare la densità delle microonde E ) assorbita dal materiale polimerico da trattare presente nel carrello sagomato 5 e prodotta dalle sorgenti di microonde 14, a tutto vantaggio del rendimento del trattamento di pirolisi e del ciclo di pirolisi nel suo complesso. D’altra parte, il profilo almeno in parte poligonale della camera di pirolisi 13 permette di realizzare un risparmio di materiale per la fabbricazione del secondo corpo tubolare 11, quantificabile in una riduzione del volume della camera di pirolisi 13 pari a circa 1/3 rispetto ad un corpo tubolare di tipo tradizionale che tipicamente presenta un profilo circolare.
La suddetta riduzione delle dimensioni del secondo corpo tubolare 11 e, di rimando, del volume della camera di pirolisi 13 – senza che ciò vada a discapito del rendimento del dispositivo di pirolisi 1 e, in particolare, del trattamento pirolitico eseguito in tale camera di pirolisi 13, anzi tutt’altro, alla luce del suo vantaggioso profilo di cui si è appena detto – si riflette, altresì e ad esempio, vantaggiosamente in una minore quantità di gas inerte (tipicamente azoto) per ottenere la pulizia efficace della camera di pirolisi 13.
Per compensare gli inevitabili sforzi strutturali generati dal profilo della camera di pirolisi 13, il secondo corpo tubolare 11 comprende opportunamente una struttura esterna alettata 64, formata da una pluralità di alette laminari 65 tra loro equamente distanziate, sporgenti in modo uniforme dalla parete esterna 11c del secondo corpo tubolare 11.
In modo preferito ma non esclusivo e non limitativo, il dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione comprende anche mezzi ausiliari di riscaldamento, non illustrati nelle figure allegate per semplicità espositiva e comprendenti, ad esempio, almeno una resistenza elettrica del tipo di per sé noto al tecnico esperto del ramo.
Tali mezzi ausiliari di riscaldamento – quali ad esempio resistenze elettriche di tipo tradizionale – sono disposti sul fondo 11d del secondo corpo tubolare 11 e all’interno della camera di pirolisi 13, in maniera tale da essere sottostanti al carrello sagomato 5 quando questo è all’interno della camera di pirolisi 13 stessa, e svolgono la funzione di pre-riscaldare, a partire dalla temperatura ambiente, il materiale polimerico da sottoporre a trattamento di pirolisi, presente nel carrello sagomato 5.
In sostanza, quindi, qualora presenti, i mezzi ausiliari di riscaldamento vengono attivati preliminarmente ai mezzi di riscaldamento a microonde 14, innalzando la temperatura della camera di pirolisi 13 e, di rimando, del materiale polimerico presente nel carrello sagomato 5, ad un valore desiderato (a partire dal valore della temperatura ambiente): ciò consente di ottimizzare la successiva quantità di energia termica che viene fornita al materiale polimerico dalle sorgenti di microonde 14 per la sua pirolisi, la cui efficienza operativa è stato dimostrato essere migliore quando il materiale polimerico da trattare è già parzialmente riscaldato.
Come si osserva in figura 1, il carrello sagomato 5 presenta, in sezione trasversale, un profilo almeno in parte poligonale formato da una porzione centrale piana 66 e da due porzioni longitudinali periferiche piane 67, 68, inclinate rispetto alla porzione centrale 66 dalla quale si dipartono in modo simmetricamente contrapposto, in modo tale da individuare una sede interna squadrata 69 aperta, rivolta verso l’alto ed adatta ad accogliere stabilmente il materiale polimerico da sottoporre al trattamento di pirolisi.
La figura 1 evidenzia, infatti, come ognuna delle due porzioni longitudinali periferiche piane 67, 68 definisca con la porzione centrale piana 66 un angolo interno ottuso che favorisce l’alloggiamento stabile del materiale polimerico nella sede interna squadrata 69.
Il secondo corpo tubolare 11 del dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione comprende, di preferenza e vantaggiosamente, anche mezzi frazionamento, non illustrati per comodità e costituiti ad esempio da un deflemmatore, dei vapori prodotti nella camera di pirolisi 13 durante il trattamento termico e previsti appena sopra il forno, connesso ai camini ausiliari di sicurezza 42 dai quali escono i vapori formatisi. In maniera preferita ma non limitativa, il secondo corpo tubolare 11 comprende, altresì, mezzi di modulazione, ancora non illustrati per semplicità di esposizione, della potenza delle microonde E operativamente connessi alle sorgenti di riscaldamento a microonde 14: essi possono essere in grado di modulare la potenza delle microonde E sia modulando l'erogazione di potenza elettrica delle sorgenti di riscaldamento a microonde 14 sia attivando il funzionamento di soltanto una parte delle sorgenti di riscaldamento a microonde 14.
In questa evenienza, i mezzi di riscaldamento ausiliari potranno opportunamente comprendere sempre una o più resistenze elettriche di tipo classico oppure, in luogo di queste ultime o in combinazione con esse, raggi infrarossi.
In relazione all’anta mobile di mezzeria 15, mostrata in modo approfondito alle figure 13-23, essa presenta opportunamente una struttura scatolare che comprende un involucro portante esterno fisso 70 (monolitico o composito) accoppiato al primo corpo tubolare 3 ed al secondo corpo tubolare 11, ed un gruppo interno mobile, nell’insieme indicato con 71, contenuto nell’involucro portante esterno fisso 70 a cui è accoppiato tramite mezzi principali di guida, nel complesso indicati con 72, ed operativamente connesso ai secondi mezzi attuatori 16 che lo rendono scorrevole verticalmente ed alternatamente almeno tra:
- una posizione ribassata, coincidente con la posizione di chiusura dell’anta mobile 15, nella quale il gruppo interno mobile 71 mantiene tra loro fisicamente separate ed indipendenti la camera iniziale 4 e la camera di pirolisi 13, chiudendo una bocca assiale di uscita 73 del primo corpo tubolare 3 ed una bocca assiale di ingresso 74 del secondo corpo tubolare 11;
- una posizione rialzata, coincidente con la posizione di apertura dell’anta mobile 15, nella quale il gruppo interno mobile 71 rende tra loro comunicanti la camera iniziale 4 e la camera di pirolisi 13, aprendo la bocca assiale di uscita 73 del primo corpo tubolare 3 e la bocca assiale di ingresso 74 del secondo corpo tubolare 11.
In modo opportuno, i secondi mezzi attuatori 16 sono contenuti all’interno dell’involucro portante esterno fisso 70 dell’anta mobile di mezzeria 15, come mostrano le sezioni delle figure 14 e 19 e le viste esplose delle figure 21, 22 e 23. Si osserva come i mezzi principali di guida 72 sono preferibilmente disposti nella superficie longitudinale interna 75a, 76a di due fianchi laterali 75, 76 tra loro contrapposti dell’involucro portante esterno fisso 70 e cooperano con un’asta traversale 77 che appartiene al gruppo interno mobile 71 dell’anta mobile di mezzeria 15 ed è operativamente connessa ai secondi mezzi attuatori 16.
In particolare, i mezzi principali di guida 72 comprendono a titolo preferito:
- una coppia di piatti verticali 78, 79 tra loro paralleli e distanziati, disposti in ognuno dei fianchi laterali 75, 76 dell’involucro portante esterno fisso 70 alla superficie longitudinale interna 75, 76 dei quali sono fissati ed individuanti tra loro una gola lineare 80 aperta verso l’interno dell’involucro portante esterno fisso 70;
- due estremità 77a, 77b tra loro contrapposte dell’asta trasversale 77, ognuna delle quali inserita nella gola lineare 80 definita in uno dei fianchi laterali 75, 76 dell’involucro portante esterno 70;
- due elementi di scorrimento 81, 82 per ognuna delle estremità 77a, 77b dell’asta trasversale 77 alla quale sono accoppiati da parti contrapposte, interferenti con una parete interna 78a, 79a dei piatti verticali 78, 79.
Più in dettaglio, i due piatti verticali 78, 79 sono disposti nella mezzeria superiore di ognuno dei due fianchi laterali 75, 76 tra loro contrapposti dell’involucro portante esterno fisso 70: questo particolare costruttivo è stato sottolineato in quanto riveste una certa importanza in rapporto ad un ulteriore assieme costruttivo appartenente al gruppo interno mobile 71 dell’anta mobile di mezzeria 15 che sarà più avanti descritto nel dettaglio.
In modo preferito ma non esclusivo, i secondi mezzi attuatori 16 precedentemente introdotti comprendono una coppia di attuatori idraulici ad asse di attuazione verticale 83, 84 tra loro paralleli e distanziati, ciascuno dei quali provvisto di:
- un cilindro di supporto 85 fissato, in prossimità di una sua parete di base 85a, alla superficie interna 86a di una lamina inferiore 86 dell’involucro portante esterno fisso 70;
- un pistone di forza 87 accoppiato, in prossimità di una sua estremità libera 86a esterna al cilindro di supporto 85, ad una delle estremità 77a, 77b dell’asta traversale 77.
In base di ciò, l’uscita massima ammessa dello stelo di forza 87 dal cilindro di supporto 85 viene conseguita quando il gruppo interno mobile 71 assume la posizione rialzata e costituisce il punto di finecorsa verticale del gruppo interno mobile 71 nel suo passaggio dalla posizione ribassata alla posizione rialzata, mentre il rientro massimo ammesso dello stelo di forza 87 nel cilindro di supporto 85 viene conseguito quando il gruppo interno mobile 71 assume la posizione ribassata e costituisce il punto di finecorsa verticale del gruppo interno mobile 71 nel suo passaggio dalla posizione rialzata alla posizione ribassata.
Per quanto concerne il gruppo interno mobile 71, a titolo preferito ma non limitante esso comprende:
- una coppia di paratie di compartimentazione, ben visibili alle figure 21 e 22 ed indicate nell’insieme rispettivamente con 88 e 89, tra loro affacciate, solidali all’asta trasversale 77 cooperante con i mezzi principali di guida 72 ed operativamente connessa ai secondi mezzi attuatori 16: tali due paratie di compartimentazione 88, 89 chiudono, quando il gruppo interno mobile 71 assume la posizione ribassata, una coppia di rispettive aperture passanti 90, 91 tra loro affacciate e contrapposte ricavate, rispettivamente, nella faccia anteriore 70a e nella faccia posteriore 70b dell’involucro portante esterno 70; - mezzi di trascinamento, complessivamente segnalati con 92, che, da un lato, rendono solidali nel movimento le paratie di compartimentazione 88, 89 con l’asta trasversale 77 e che, dall’altro lato, cooperano con due rullini folli 93, 94 sporgenti dalla parete interna 88a, 89a delle rispettive paratie di compartimentazione 88, 89 alle quali ciascuno di essi è reso solidale tramite una coppia di staffe di supporto 95, ben visibili negli ingrandimenti delle figure 22a e 23a.
Secondo la preferita forma esecutiva qui descritta dell’invenzione, i mezzi di trascinamento 92 comprendono in questo caso una coppia di cunei di salita 96, 97 tra loro affacciati, separati e contrapposti, accoppiati ad una piastra di base 98 operativamente connessa all’asta trasversale 77.
Ognuno di tali cunei di salita 96, 97 è fornito di una superficie spiovente 96a, 97a che coopera per scorrimento, rispettivamente, con la parete laterale 93a, 94a dei rullini folli 93, 94 durante il passaggio del gruppo interno mobile 71 dalla posizione ribassata alla posizione rialzata e viceversa sino a disporre i rullini folli 93, 94: - a ridosso di una superficie piana di contrasto 99, 100 affiancata e compresa tra i cunei di salita 96, 97, quando il gruppo interno mobile 71 assume la posizione rialzata mostrata alle figure 17-20 (si veda in particolare l’ingrandimento di figura 18a);
- liberi da qualsiasi contatto quando il gruppo mobile 71 assume la posizione ribassata mostrata alle figure 13-16 (si veda in particolare l’ingrandimento di figura 16).
Più specificatamente, nell’esempio qui descritto, la superficie piana di contrasto 99 appartiene ad una zona centrale della piastra di base 98 (per il rullino folle 94), mentre la superficie piana di contrasto 100 appartiene ad un’aletta laminare 101, sporgente dalla superficie spiovente 96a di uno dei cunei di salita 96, 97 lateralmente e verso l’asse principale di sviluppo della piastra di base 98 dalla quale è distanziata (per il rullino folle 93).
Anche per i mezzi di trascinamento rimane inteso che in altre soluzioni costruttive dell’invenzione, non raffigurate nelle tavole di disegno allegate, essi potranno comprendere un numero di cunei di salita diverso da due, potendo tale numero variare a seconda delle scelte progettuali a partire da uno; è evidente che, in tali circostanze, anche il numero di rullini folli e di superfici piane di contrasto varierà conformemente, mantenendosi uguale a quello dei cunei di salita.
In particolare, qualora sia previsto un unico rullino folle in presenza di un unico cuneo di salita, il rullino folle stesso sarà accoppiato solamente ad una delle ante di compartimentazione del gruppo interno mobile, purché le due ante siano comunque solidali tra loro anche nel moto di salita e discesa per aprire e chiudere le aperture passanti da esse rispettivamente presentate.
In modo opportuno ma non limitante, le paratie di compartimentazione 88, 89 e le aperture passanti 90, 91 presentano in sezione trasversale un profilo almeno in parte poligonale sostanzialmente uguale e coniugato al profilo del carrello sagomato 5 e al profilo della camera di pirolisi 13, in modo tale da consentire il passaggio scorrevole preciso lungo l’asse longitudinale da parte del carrello sagomato 5 attraverso l’anta mobile di mezzeria 15.
Specialmente le figure 13, 21-23 illustrano che ogni paratia di compartimentazione 88, 89 presenta una struttura reticolare che, al contempo, garantisce all’anta mobile di mezzeria 15 adeguata resistenza meccanica o rinforzo ed offre la possibilità di posizionare al proprio interno materiale refrattario resistente alle alte temperature, come sarà a breve meglio descritto.
Preferibilmente ma non necessariamente, il gruppo interno mobile 71 comprende anche:
- una coppia di cunei sagomati di chiusura 102, 103, collegati all’asta trasversale 77 tramite una coppia di colonne di sostegno 104, 105 che mantengono i cunei sagomati 102, 103 tra loro costruttivamente e funzionalmente solidali e verticalmente distanziati a passo;
- una prima coppia di cunei sagomati di pressaggio 106, 107 tra loro affacciati e contrapposti, l’uno solidale alla parete interna 88a della paratia di compartimentazione 88 e l’altro solidale alla parete interna 89a della paratia di compartimentazione 89, entrambi cooperanti con uno dei cunei sagomati di chiusura 102, 103 quando il gruppo interno mobile 71 assume la suddetta posizione ribassata;
- una seconda coppia di cunei sagomati di pressaggio 108, 109 tra loro affacciati e contrapposti, l’uno solidale alla parete interna 88a della paratia di compartimentazione 88 e l’altro solidale alla parete interna 89a della paratia di compartimentazione 89, sottostanti ai rispettivi cunei sagomati di pressaggio 106, 107 e cooperanti con un altro dei cunei sagomati di chiusura 102, 103 quando il gruppo interno mobile 71 assume la posizione ribassata.
I cunei sagomati di chiusura 102 e 103 cooperano rispettivamente con la prima coppia di cunei sagomati di pressaggio 106, 107 e la seconda coppia di cunei sagomati di pressaggio 108, 109 per assicurare una chiusura ermetica e stagna delle aperture passanti 90, 91 nonché della bocca assiale di uscita 73 del primo corpo tubolare 3 e della bocca assiale di ingresso 74 del secondo corpo tubolare 11 affacciate a tali aperture passanti 90, 91.
Come si osserva in particolare alle figure 21 e 22, ognuna delle paratie di compartimentazione 88, 89 comprende una placca laminare interna 110 supportante due di detti cunei sagomati di pressaggio 106, 107 e 108, 109, ed un corpo tridimensionale reticolato 111 accoppiato alla placca laminare interna 110. Più in dettaglio, la paratia di compartimentazione 88 supporta i cunei sagomati di pressaggio 106 e 108 mentre la paratia di compartimentazione 89 supporta i cunei sagomati di pressaggio 107 e 109.
Inoltre, il corpo tridimensionale reticolato 111 comprende, di preferenza, un materiale refrattario, quale cemento gettato (non raffigurato per semplicità espositiva), adatto a fornire ad ognuna delle paratie di compartimentazione 88, 89 protezione contro le alte temperature che si sviluppano nella camera di pirolisi 13 durante il trattamento di pirolisi.
Vantaggiosamente, ciascuno dei cunei sagomati di chiusura 102, 103 presenta in sezione trasversale un profilo poligonale composito, rastremato dall’alto verso il basso, comprendente almeno:
- una coppia di primi tratti lineari 112 tra loro convergenti, disposti in prossimità dell’estremità libera 102a, 103a di ognuno dei cunei sagomati di chiusura 102, 103 ed individuanti un piano inclinato che forma un primo angolo acuto α con un piano orizzontale passante per una superficie terminale piana 113 di ognuno dei cunei sagomati di chiusura 102, 103;
- una coppia di secondi tratti lineari 114 tra loro convergenti, disposti nella parte centrale 102b, 103b di ognuno dei cunei sagomati di chiusura 102, 103 ed individuanti un piano inclinato che forma un secondo angolo acuto β con il piano orizzontale passante per detta superficie terminale piana 113 di ognuno dei cunei sagomati di chiusura 102, 103: tale secondo angolo acuto β risulta maggiore del primo angolo acuto α .
In particolare, i primi tratti lineari 112 di ognuno dei cunei sagomati di chiusura 102, 103:
- cooperano per scorrimento con una prima parete lineare obliqua 106a, 107a, 108a, 109a di ognuno dei cunei sagomati di pressaggio 106, 107, 108, 109 durante la parte iniziale della corsa verticale del gruppo interno mobile 71 dalla posizione rialzata alla posizione ribassata, allontanando l’una dall’altra le paratie di compartimentazione 88, 89 di una prima distanza, per eliminare il gioco iniziale esistente ed evitare un’eccessiva corsa verticale delle paratie di compartimentazione 88, 89;
- sono in parte compresi tra i cunei sagomati di pressaggio 106, 107, 108, 109 ed in parte (per una punta smussata 119) sporgono da una parete inferiore 106b, 107b, 108b, 109b di ciascuno di detti cunei sagomati di pressaggio 106, 107, 108, 109 al termine della corsa verticale del gruppo interno mobile 71 che dispone quest’ultimo nella posizione ribassata di figura 16 e del dettaglio di figura 16a;
- cooperano per scorrimento con la suddetta prima parete lineare obliqua 106a, 107a, 108a, 109a di ognuno dei cunei sagomati di pressaggio 106, 107, 108, 109 durante la parte finale della corsa verticale del gruppo interno mobile 71 dalla posizione ribassata alla posizione rialzata, avvicinando l’una all’altra le paratie di compartimentazione 88, 89 di tale prima distanza;
- sporgono quasi totalmente da una parete superiore 106c, 107c, 108c, 109c di ciascuno dei cunei sagomati di pressaggio 106, 107, 108, 109 al termine della corsa verticale del gruppo interno mobile 71 che dispone quest’ultimo nella posizione rialzata di figura 18 e del dettaglio di figura 18a.
Per parte loro, invece, i secondi tratti lineari 114 di ognuno dei cunei sagomati di chiusura 102, 103:
- cooperano per scorrimento con una seconda parete lineare obliqua 106d, 107d, 108d, 109d, più inclinata rispetto alla prima parete lineare obliqua 106a, 107a, 108a, 109a in rapporto al piano orizzontale, di ognuno dei cunei sagomati di pressaggio 106, 107, 108, 109 durante la parte finale della corsa verticale del gruppo interno mobile 71 dalla posizione rialzata alla posizione ribassata, allontanando l’una dall’altra le paratie di compartimentazione 88, 89 di una seconda distanza, per fornire una spinta laterale o orizzontale alle paratie di compartimentazione 88, 89 che determina la chiusura ermetica delle aperture passanti 90, 91;
- sono compresi tra i cunei sagomati di pressaggio 106, 107, 108, 109 e a contatto con la seconda parete lineare obliqua 106d, 107d, 108d, 109d di ciascuno dei cunei sagomati di pressaggio 106, 107, 108, 109 al termine della corsa verticale del gruppo interno mobile 71 che dispone quest’ultimo nella posizione ribassata;
- cooperano per scorrimento con la seconda parete lineare obliqua 106d, 107d, 108d, 109d di ognuno dei cunei sagomati di pressaggio 106, 107, 108, 109 durante la parte iniziale della corsa verticale del gruppo interno mobile 71 dalla posizione ribassata alla posizione rialzata, avvicinando l’una all’altra le paratie di compartimentazione 88, 89 della seconda distanza;
- sporgono totalmente da una parete superiore 106c, 107c, 108c, 109c di ognuno dei cunei sagomati di pressaggio 106, 107, 108, 109 al termine della corsa verticale del gruppo interno mobile 71 che dispone quest’ultimo nella posizione rialzata.
Più in particolare, si evidenzia che la prima distanza è maggiore della seconda distanza così che la spinta laterale esercitata sui rispettivi cunei sagomati di pressaggio 106, 107, 108, 109 dai primi tratti lineari 112 dei cunei sagomati di chiusura 102, 103 è maggiore rispetto a quella dei secondi tratti lineari 114 dei cunei sagomati di chiusura 102, 103.
In funzione dell’opportuna quantunque non essenziale presenza dei cunei sagomati di chiusura 102, 103, si evidenza che i mezzi di trascinamento 92 sono accoppiati ad una parete superiore 103c del cuneo sagomato di chiusura 103, quello tra i due più inferiore secondo una direzione verticale e quello che, a tutti gli effetti, rende i mezzi di trascinamento 92 operativamente connessi all’asta trasversale 77.
Le figure 14, 19, 21, 22 e 23 illustrano che, ancora in modo vantaggioso ma non esclusivo, ogni paratia di compartimentazione 88, 89 è accoppiata scorrevolmente tramite mezzi ausiliari di guida, nel complesso indicati con 115, ad una coppia di montanti di sostegno 116, 117 tra loro paralleli e distanziati, interposti tra i due fianchi laterali 75, 76 tra loro contrapposti dell’involucro portante esterno 70 e le stesse paratie di compartimentazione 88, 89: i montanti di sostegno 116, 117 sono fissati ad una lamina inferiore 86 dell’involucro portante esterno 70.
Tali mezzi ausiliari di guida 115 sono, dunque, opportunamente contenuti nell’involucro portante esterno 70 dell’anta di mezzeria 15 e nascosti alla vista. Ciascuno dei montanti di sostegno 116, 117, di preferenza, presenta all’estremità superiore 116a, 117a un incavo lineare a profilo aperto 118, passante nello spessore dei montanti di sostegno 116, 117: l’asta trasversale 77 si inserisce all’interno di tale incavo lineare passante 118 per una rispettiva sezione quando il gruppo interno mobile 71 assume la posizione ribassata e fuoriesce da tale incavo lineare passante 118 nel passaggio del gruppo interno mobile 71 dalla posizione ribassata alla posizione rialzata precedentemente introdotte.
Nelle figure sin qui menzionate si osserva, altresì, che i mezzi ausiliari di guida 115 sono disposti sottostanti ai mezzi principali di guida 72 ed accolgono due bordi verticali 88b, 88c e 89b, 89c tra loro contrapposti di ogni paratia di compartimentazione 88, 89 quando il gruppo interno mobile 71 assume la posizione ribassata.
In maniera preferenziale ma non necessaria, i mezzi ausiliari di guida 115 comprendono, per ciascuno dei montanti di sostegno 116, 117, una coppia di scanalature longitudinali 120, 121 affiancate e parallele tra loro e comunicanti con l’esterno frontalmente e superiormente, nelle quali si innestano scorrevoli i bordi verticali 88b, 88c e 89b, 89c delle paratie di compartimentazione 88, 89.
Più in dettaglio, le figure 22 e 23 ed il loro rispettivi ingrandimenti di figure 22a e 23a mostrano che ciascuna delle scanalature longitudinali 120, 121 è :
- aperta in corrispondenza di un’estremità superiore dove presenta una bocca di accesso 123 che permette alle paratie di compartimentazione 88, 89 di disaccoppiarsi dai mezzi ausiliari di guida 115 nel passaggio del gruppo interno mobile 71 dalla posizione ribassata alla posizione rialzata e di accoppiarsi ai mezzi ausiliari di guida 115 medesimi nel passaggio inverso; - chiusa in corrispondenza di un’estremità inferiore dove presenta un setto di finecorsa 124 contro il quale contrasta un tratto periferico 125 di un bordo inferiore 88d, 89d delle paratie di compartimentazione 88, 89 quando il gruppo interno mobile 71 assume la posizione ribassata.
In modo particolarmente vantaggioso, ciascuna delle scanalature longitudinali 120, 121 termina in corrispondenza della rispettiva estremità inferiore con un tratto curvo 126 che viene chiuso dal suddetto setto di finecorsa 124 e nel quale ciascuno dei bordi verticali 88b, 88c e 89b, 89c delle paratie di compartimentazione 88, 89 viene forzato dai cunei sagomati di chiusura 102, 103 per incrementare ulteriormente l’ermeticità e la tenuta stagna della chiusura delle aperture passanti 90, 92 presenti nelle paratie di compartimentazione 88, 89.
Le figure 13, 14, 17, 19 e 20 mostrano che, a titolo puramente preferito e non vincolante, l’anta mobile di mezzeria 15 include una pluralità di condotti di interfaccia 127, accoppiati alla parete esterna 70c dell’involucro portante esterno fisso 70 (più precisamente del fianco laterale 75) dell’anta mobile di mezzeria 15 e predisposti per l’estrazione dall’involucro portante esterno fisso 70 di aria e per l’immissione di un gas inerte (quale tipicamente azoto) in pressione nell’involucro portante esterno fisso 70.
Grazie a quest’ultimo accorgimento costruttivo, unitamente al fatto che l’anta mobile di mezzeria 15 presenta una struttura scatolare, peraltro estremamente compatta, anche l’anta mobile 15 stessa si configura come una sorta di camera in pressione, nella quale l’azoto (introdotto ad una pressione superiore a quella dell’azoto contenuto nella camera iniziale 4 e dei gas nella camera di pirolisi 13): - rappresenta un ausilio per favorire il contatto di tenuta delle paratie di compartimentazione 88, 89 sull’involucro portante esterno fisso 70;
- contribuisce ad evitare rischi di esplosione, in quanto gas inerte, anche in presenza di un minimo ma comunque pericoloso trafilamento attraverso l’anta mobile di mezzeria 15 (quando la sua parte mobile – il gruppo interno mobile 71 – è nella posizione ribassata di figura 14) di fumi o gas prodotti nella camera di pirolisi 13 durante il trattamento pirolitico del materiale polimerico presente sul carrello sagomato 5.
L’anta mobile di mezzeria 15, dunque, è una barriera strutturale fisica, resistente agli agenti corrosivi che inevitabilmente si sviluppano durante il processo di pirolisi, che viene mantenuta stabilmente in posizione, quella per la quale il gruppo interno mobile 71 assume la posizione ribassata, quando è in corso il trattamento pirolitico del materiale polimerico all’interno della camera di pirolisi 13, il che garantisce elevate condizioni di sicurezza per gli operatori, gli addetti ai lavori e l’ambiente.
Ulteriori soluzioni costruttive del dispositivo di pirolisi dell’invenzione, non mostrate nelle tavole di disegno allegate, potranno prevedere che l’anta mobile di mezzeria comprenda un numero di condotti di interfaccia differente da quello visibile nelle figure allegate, potendo tale numero variare in base alle esigenze a partire da uno. Vantaggiosamente ma non limitativamente, l’involucro portante esterno fisso 70 dell’anta mobile di mezzeria 15 presenta in una lamina superiore 128 una feritoia passante 129 che favorisce l’estrazione, dovuta a qualsiasi ragione, del gruppo interno mobile 71 dell’anta mobile 15 e/o l’ispezione, la manutenzione, la riparazione e/o la sostituzione del volume interno dell’involucro portante esterno fisso 70 o dei componenti del gruppo interno mobile 71 stesso.
Altrettanto vantaggiosamente ma non necessariamente, l’involucro portante esterno fisso 70 dell’anta mobile di mezzeria 15 presenta nella superficie laterale 70d una pluralità di porte girevoli di servizio 130 per consentire l’accesso, l’installazione, l’ispezione, la manutenzione, la riparazione e/o la sostituzione dei componenti del gruppo interno mobile 71 oppure la semplice pulizia dell’interno dell’involucro portante esterno 70.
In altre soluzioni esecutive del dispositivo di pirolisi dell’invenzione, non illustrate nelle figure allegate, l’involucro portante esterno fisso dell’anta mobile di mezzeria potrà presentare un numero di fori passanti di servizio diverso da quello mostrato in tali figure al seguito annesse, potendo tale numero variare a seconda delle scelte progettuali e/o delle esigenze operative a partire da uno.
In modo preferito ma non essenziale, l’anta mobile di mezzeria 15 comprende anche all’interno della propria struttura scatolare una guarnizione di sigillatura 131 realizzata in materiale morbido (ad esempio elastomerico) e di tipo gonfiabile, interposta tra il gruppo interno mobile 71 e l’involucro portante esterno fisso 70, come meglio si ricava dal dettaglio ingrandito di figura 16a.
Ancora vantaggiosamente, il dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione comprende anche una guarnizione metallica di tenuta 132, meglio visibile sempre nel dettaglio ingrandito di figura 16a, disposta all’esterno della struttura scatolare dell’anta mobile di mezzeria 15 e, più in particolare, interposta tra l’involucro portante esterno fisso 70 dell’anta mobile di mezzeria 70 ed il secondo corpo tubolare 11. Tanto la guarnizione di sigillatura in materiale morbido quanto la guarnizione metallica di tenuta potranno essere presenti in più di un esemplare in varianti alternative, non raffigurate, del dispositivo di pirolisi della presente invenzione. La figura 24 evidenzia una prima possibile variante esecutiva dell’invenzione nella quale il dispositivo di pirolisi, ora globalmente indicato con 200, si differenzia da quello precedentemente descritto ed indicato con 1 innanzitutto per il fatto che tanto il primo corpo tubolare 202 quanto il secondo corpo tubolare 210 sono composti da una coppia di elementi modulari flangiati tra loro che ne raddoppiano la lunghezza rispetto a quella dei corrispondenti componenti 2 e 11 del dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione: ciò per offrire un dispositivo industriale alternativo che, già in virtù di questo accorgimento costruttivo, presenta una capacità produttiva maggiore rispetto a quella del dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione.
Un’altra differenza sostanziale tra il dispositivo di pirolisi 1 prima descritto ed il dispositivo di pirolisi 200 in fase di descrizione dell’invenzione è relativa al fatto che, in modo opportuno ma non vincolante, quest’ultimo comprende anche due terzi corpi tubolari 216, 217 disposti in serie e coassiali tra loro e con il secondo corpo tubolare 210 ed il primo corpo tubolare 202, lungo l’asse longitudinale X . Entrambi i terzi corpi tubolari (o corpi tubolari di prolungamento, nel caso specifico) 216, 217 sono disposti l’uno assialmente e consecutivamente all’altro a valle del secondo corpo tubolare 210 dal quale sono fisicamente separati e con il quale soltanto il terzo corpo tubolare 216 comunica direttamente e temporaneamente.
I terzi corpi tubolari 216, 217 sono, altresì, fisicamente separati e resi indipendenti l’uno dall’altro dai mezzi di chiusura, nel complesso indicati con 211, che, in ogni caso, in determinate condizioni operative, li pongono temporaneamente in comunicazione: in sostanza, dunque, tali mezzi di chiusura 211 – che, come sarà chiarito a breve, comprendono porte di compartimentazione – svolgono la funzione di separare ermeticamente tra loro, per un dato intervallo di tempo, gli ambienti interni delle camere (o celle) di processo del dispositivo di pirolisi 200 mentre all’interno di esse, specie all’interno della camera di pirolisi 212, avviene il rispettivo trattamento previsto dal processo stesso.
In tal modo, i mezzi di chiusura 211 isolano e rendono indipendenti tra loro le camere di processo del dispositivo di pirolisi 200 in rapporto alle condizioni ambientali che si generano all’interno di esse, quali gas aggressivi sviluppati, pressioni, temperature e quant’altro.
Inoltre, il terzo corpo tubolare di prolungamento 216 presenta una camera finale di raffreddamento 218 che accoglie il carrello sagomato 204 contenente i residui del materiale polimerico appena trattato nella ed in uscita dalla camera di pirolisi 212 del secondo corpo tubolare 210, mentre il terzo corpo tubolare di prolungamento 217 (in serie e successivo al terzo corpo tubolare 216) presenta una camera finale di raffreddamento 219 che accoglie anch’essa il carrello sagomato 204 proveniente dalla camera finale di raffreddamento 218 del terzo corpo tubolare 216.
In sintesi, dunque, in questa soluzione esecutiva dell’invenzione, il carrello sagomato 204 prosegue sempre in avanti lungo l’asse longitudinale X , durante il ciclo di pirolisi, senza mai eseguire una corsa a ritroso come avviene per il carrello sagomato 5 del dispositivo di pirolisi 1.
Ne consegue che il terzo corpo tubolare di prolungamento 216 (e, di rimando, il terzo corpo tubolare di prolungamento 217 ad esso successivo e da esso distinto) è disposto a valle del secondo corpo tubolare 210 non solo da un punto di vista funzionale ma anche costruttivo, avanzando sempre e comunque seguendo un unico verso, dato dalla freccia H in figura 24, lungo l’asse longitudinale X .
Riassumendo, il terzo corpo tubolare 216 è , dunque, un pezzo meccanico distinto e separato dal primo corpo tubolare 202 (a differenza di quanto avviene per il terzo corpo tubolare del dispositivo di pirolisi 1 che potrebbe essere definito tale per un artifizio semantico, peraltro perfettamente valido e verificato sotto il profilo funzionale, come detto) e dal secondo corpo tubolare 210 rispetto al quale è :
- disposto a valle, risultando assialmente contrapposto al primo corpo tubolare 202 disposto funzionalmente a monte del secondo corpo tubolare 210;
- fisicamente separato tramite i mezzi di chiusura 211 interposti tra la bocca di uscita 220 del secondo corpo tubolare 210 e la bocca di ingresso (non numerata per semplicità espositiva, in ogni caso definita in corrispondenza della seconda testata 216b) del terzo corpo tubolare 216.
In funzione delle caratteristiche tecniche appena descritte, pertanto, il dispositivo di pirolisi 200 dell’invenzione presenta un’elevata capacità produttiva, sicuramente maggiore di quella del dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione prima descritto, in quanto consente di caricare in continuo la camera iniziale 203 con un carrello sagomato 204 colmo di materiale polimerico da trattare mentre, al contempo, la successiva camera di pirolisi 212 sta processando il materiale polimerico contenuto in un altro carrello sagomato 204 e le successive camere finali di raffreddamento 218, 219 stanno ultimando il ciclo completo di pirolisi sul materiale polimerico già trattato (o pirolizzato) e contenuto in altri carrelli sagomati 204, eliminando i tempi morti di funzionamento che si riscontrano, invece, nel dispositivo di pirolisi 1 dell’invenzione allorquando il carrello sagomato 5, con il materiale polimerico già trattato, ritorna nella camera iniziale 4 dalla camera di pirolisi 13.
Preferibilmente, sia il terzo corpo tubolare 216 sia il terzo corpo tubolare 217 del dispositivo di pirolisi 200 dell’invenzione presentano una struttura costruttiva sostanzialmente uguale a quella del primo corpo tubolare 202, in cui la camera finale di raffreddamento 218 e 219 è sottoposta all’azione di dispositivi di raffreddamento (non rappresentati per semplicità espositiva) adatti a raffreddare i residui derivanti dal trattamento termico di pirolisi eseguito sul materiale polimerico.
In questo caso, conformemente alla struttura allungata 201 che contraddistingue il dispositivo di pirolisi 200 dell’invenzione, i mezzi di chiusura 211 separano fisicamente anche il terzo corpo tubolare di prolungamento 216 dal terzo corpo tubolare di prolungamento 217, con quest’ultimo normalmente chiuso ad una prima testata 217a.
In maniera preferita ma non esclusiva, i mezzi di chiusura 211 comprendono innanzitutto una prima anta ausiliaria mobile di mezzeria 221 interposta tra il secondo corpo tubolare 202 ed il terzo corpo tubolare 216, contrapposta ed affacciata all’anta mobile di mezzeria 214 e cooperante con terzi mezzi attuatori (non visibili nelle figure allegate ma dello stesso tipo dei secondi mezzi attuatori 16 previsti sull’anta mobile 15 del dispositivo di pirolisi 1).
I terzi mezzi attuatori movimentano la prima anta ausiliaria mobile 221 alternatamente tra una posizione di chiusura, in cui la prima anta ausiliaria mobile 221 mantiene isolate tra loro la camera di pirolisi 212 e la camera finale di raffreddamento 218 (e chiude ermeticamente il terzo corpo tubolare 216 almeno all’altezza della seconda testata 216b), ed una posizione d’apertura in cui la prima anta ausiliaria mobile 221 pone in comunicazione la camera di pirolisi 212 con la camera finale di raffreddamento 218 (che in figura 24 è l’ultima camera del ciclo). Più in dettaglio, la prima anta posteriore mobile 221 è disposta in corrispondenza della bocca di ingresso del terzo corpo tubolare 216 e la bocca di uscita 220 del secondo corpo tubolare 210 dalla quale il carrello sagomato 204 fuoriesce al termine del trattamento di pirolisi nella camera di pirolisi 212.
Similmente, i mezzi di chiusura 211 comprendono in questo caso anche una seconda anta ausiliaria mobile di mezzeria 222, interposta tra il terzo corpo tubolare 216 ed il terzo corpo tubolare 217, contrapposta ed affacciata alla prima anta ausiliaria mobile di mezzeria 221 e cooperante con quarti mezzi attuatori (non visibili nelle figure allegate ma dello stesso tipo dei secondi mezzi attuatori 16 previsti sull’anta mobile 15 del dispositivo di pirolisi 1).
Anche i terzi mezzi attuatori movimentano la seconda anta ausiliaria mobile 222 alternatamente tra una posizione di chiusura, in cui la seconda anta ausiliaria mobile 221 mantiene isolate tra loro la camera finale di raffreddamento 218 e la camera finale di raffreddamento 219 e chiude ermeticamente il terzo corpo tubolare 217 almeno in corrispondenza della seconda testata 217b, ed una posizione d’apertura in cui la seconda anta ausiliaria mobile 221 pone in comunicazione la camera finale 218 con la camera finale 219.
Vantaggiosamente ma non necessariamente, la prima anta ausiliaria mobile di mezzeria 221 e la seconda anta ausiliaria mobile di mezzeria 222 presentano la medesima composizione costruttiva dell’anta mobile di mezzeria 214, favorendo la creazione di economie di scala nella loro fabbricazione.
In modo preferito ma non limitante, il terzo corpo tubolare 217 (l’ultimo del dispositivo di pirolisi 200, seguendo il verso dato dalla freccia H) è provvisto alla prima testata 217a di un’anta posteriore mobile 223 operativamente connessa a terzi mezzi attuatori, non visibile, che la muovono alternatamente tra una prima posizione, in cui l’anta posteriore 223 chiude da un lato esterno 219a la camera finale di raffreddamento 219, ed una seconda posizione in cui l’anta posteriore 223 apre da tale lato esterno 219a la camera finale di raffreddamento 219 ponendola in comunicazione con l’ambiente esterno per l’estrazione del carrello sagomato 204 al termine di un ciclo di pirolisi.
Per quanto concerne i secondi mezzi di movimentazione (non visibili in figura 24) installati nella camera di pirolisi 212, essi in questo caso cooperano con terzi mezzi di movimentazione (anch’essi non raffigurati) che sono installati in entrambe le camere finali di raffreddamento 218, 219 ed in corrispondenza del fondo dei rispettivi corpi tubolari di prolungamento 216, 217 e sono operativamente connessi a terzi mezzi di motorizzazione, complessivamente numerati con 224, per determinare l’avanzamento del carrello sagomato 204 lungo detto asse longitudinale X (e secondo la freccia H) dalla camera di pirolisi 212 alla camera finale 218 e da qui alla successiva camera 219.
È inteso che in ulteriori realizzazioni dell’invenzione, non accompagnate da disegni di riferimento, il dispositivo di pirolisi potrà comprendere un numero di corpi tubolari di prolungamento, normalmente chiuso ad una prima testata e disposto funzionalmente e costruttivamente a valle del secondo corpo tubolare, diverso da due, potendo tale numero variare in base alle esigenze produttive (e ovviamente agli spazi a disposizione presso lo stabilimento di lavorazione) a partire da uno.
Da un punto di vista operativo, viene descritto principalmente il funzionamento del più congeniale dispositivo di pirolisi 200 dell’invenzione, che è sostanzialmente il seguente.
Al primo avvio è necessario eseguire la sostituzione dell’aria con il gas inerte (quale di preferenza azoto) nelle camere di processo 203, 212, 218 e 219 del dispositivo di pirolisi 200 dell’invenzione.
Per avviare tale procedura, è necessario innanzitutto chiudere l’anta mobile frontale 207 e l’anta posteriore mobile 223 del dispositivo 200 (già nella fase di avvio, è possibile introdurre all’interno della camera iniziale di lavaggio o bonifica 203 il carrello sagomato 204, carico di materiale polimerico da pirolizzare, per esempio trenta pneumatici fuori uso), mentre le ante mobili di mezzeria 214, 221 e 222 – interne alla struttura allungata 201 del dispositivo di pirolisi 200 – disposte fra le varie camere di processo 203, 212, 218 e 219 possono essere lasciate nella rispettiva posizione di apertura durante questa prima fase di avvio.
Mediante gli appositi camini di interfaccia flangiati (in figura 24 visibili soltanto per la camera di pirolisi 212 dove sono indicati con 225) presenti nelle varie camere di processo 203, 212, 218 e 219, si procede con l’estrazione dell’aria e l’immissione di azoto (come detto, gas inerte, oltre che inodore ed incolore): è opportuno che questa operazione venga ripetuta più volte in modo tale da estrarre con ottima probabilità tutte le componenti di ossigeno presenti nell’atmosfera interna delle camere di processo 203, 212, 218 e 219 del dispositivo di pirolisi 200.
Una volta ottenuta la sostituzione dell’aria con il gas inerte nell’intero dispositivo di pirolisi 200, si chiudono anche le ante mobili di mezzeria 214, 221 e 222 (qualora naturalmente esse siano state lasciate aperte durante la fase preliminare di avvio), si procede con l’ultima estrazione dell’aria nella camera di pirolisi 212 e si prosegue con la procedura di ciclo.
All’inizio di un ciclo completo di pirolisi, dopo che la procedura di avvio è stata eseguita, sia l’anta mobile frontale 207 sia l’anta mobile posteriore 223 assumono la prima posizione definita in precedenza e tutte le ante mobili di mezzeria 214, 221 e 222 del dispositivo di pirolisi 200 assumono la posizione di chiusura.
Per iniziare il ciclo, si apre l’anta mobile frontale 207 di ingresso alla camera iniziale di lavaggio o bonifica 203 e si introduce all’interno il carrello sagomato 204 carico con il materiale polimerico da pirolizzare, alloggiato per il trattamento.
Una volta chiusa e compartimentata la camera iniziale 203 azionando i primi mezzi attuatori 209, si procede all’estrazione dell’aria e all’immissione di gas inerte (quale azoto, come detto), anche in questo caso, ripetendo vantaggiosamente ma non necessariamente numerose volte il procedimento per sostituire con il gas inerte tutta l’aria presente nel dispositivo di pirolisi 200, con l’opportuna ma non assoluta accortezza di prevedere un’ultima estrazione dell’aria e dell’azoto introdotto.
Al termine di questa fase, si equalizza la pressione tra la camera iniziale di lavaggio o bonifica 203 e la successiva camera di pirolisi 212.
Quando le pressioni tra le suddette due camere di processo 203 e 212 sono equalizzate, tramite i secondi mezzi attuatori (non visibili in figura 24) si procede all’apertura della sola anta mobile di mezzeria 214 che pone in comunicazione le due camere 203 e 212 e, tramite azionamento automatico dei primi mezzi di motorizzazione 227 e dei primi mezzi di movimentazione 226 ad essi accoppiati, si trasferisce il carrello sagomato 204 dalla camera iniziale 203 alla camera di trattamento pirolitico 212.
Chiusa poi l’anta mobile di mezzeria 214 tramite l’azionamento dei secondi mezzi attuatori, si avvia il riscaldamento del materiale polimerico (specialmente PFU, per esempio in numero di trenta esemplari) dapprima elettricamente – mediante le opzionali resistenze elettriche (non visibili anche in figura 24) installate nella camera di trattamento pirolitico 212 – e successivamente mediante le sorgenti di microonde 213, realizzando così il trattamento termico di pirolisi.
Ultimato il trattamento di pirolisi, prima dell’apertura della successiva anta ausiliaria mobile 221 e dell’avanzamento del carrello sagomato 204 lungo l’asse longitudinale X secondo la freccia H, si equalizza ancora la pressione tra la camera di trattamento pirolitico 212 e la camera di raffreddamento 218 del corpo tubolare di prolungamento 216.
Terminata tale nuova fase di equalizzazione delle pressioni, è possibile aprire l’anta ausiliaria mobile di mezzeria 221 che pone in comunicazione la camera di raffreddamento 218 con la camera di pirolisi 212 e, azionandolo automaticamente mediante i secondi mezzi di movimentazione, trasferire il carrello sagomato 204 nella camera di raffreddamento 218, chiudendo nuovamente l’anta ausiliaria mobile 221 alla fine del trasferimento lungo l’asse longitudinale X , secondo la freccia H.
Il carrello sagomato 204 viene quindi lasciato nella camera di raffreddamento 218 il tempo necessario a raffreddare i residui del processo, mantenendo il vuoto all’interno della stessa per estrazione dei gas esalati.
A raffreddamento raggiunto, è possibile aprire l’anta ausiliaria mobile di mezzeria 222 e fare uscire dalla camera di raffreddamento 218 il carrello sagomato 204 contenente gli elementi residui del trattamento pirolitico.
In modo del tutto identico, il carrello sagomato 204 viene in seguito trasferito alla successiva camera finale di raffreddamento 219, grazie all’azionamento dei terzi mezzi di movimentazione e da qui all’esterno una volta ultimato il ciclo di pirolisi. Prima di estrarre dal dispositivo di pirolisi 200 il carrello sagomato 204 con i residui del trattamento, viene eseguito un ciclo di lavaggio con aspirazione ed immissione di azoto nella camera di raffreddamento 218, successiva equilibratura della pressione con l’ambiente esterno ed infine apertura dell’anta posteriore 223.
Il funzionamento del dispositivo di pirolisi 1 della presente invenzione risulta sostanzialmente lo stesso di quello appena descritto per il dispositivo di pirolisi 200, specie da un punto di vista dell’operatività delle singole celle (o camere) di processo 4 e 13 e della movimentazione tra esse del carrello sagomato 5 tramite i cicli di apertura e chiusura dell’anta mobile di mezzeria 14 ottenuti azionando i secondi mezzi attuatori 16.
Si precisa che il carrello sagomato 5 presenta dimensioni inferiori rispetto a quelle del carrello sagomato 204, poiché la camera inziale 4 è più piccola della camera inziale 203: pertanto, il carrello sagomato 5 può contenere una quantità di PFU inferiore rispetto a quella che può contenere il carrello sagomato 204.
L’unica differenza sostanziale tra il funzionamento del dispositivo di pirolisi 1 e quello del dispositivo di pirolisi 200 deriva dal fatto che, al termine del trattamento del materiale polimerico nella camera di pirolisi 13, il carrello sagomato 5 viene movimentato assialmente, lungo l’asse longitudinale X , dai secondi mezzi di movimentazione 31, in cooperazione con i primi mezzi di movimentazione 23, secondo il verso data dalla freccia G di figura 1 che è opposto a quello, dato dalla freccia F , con il quale era stato inizialmente introdotto nella camera iniziale di lavaggio o bonifica 4 del primo corpo tubolare 3 e successivamente nella camera di pirolisi 13 del secondo corpo tubolare 11.
In base alla descrizione appena fornita, si comprende, pertanto, che il dispositivo di pirolisi per lo smaltimento di materiali polimerici, specialmente pneumatici fuori uso (PFU), oggetto della presente invenzione, raggiunge gli scopi e realizza i vantaggi precedentemente menzionati.
In fase esecutiva, potranno essere apportate modifiche al dispositivo di pirolisi dell’attuale invenzione, consistenti, per esempio, in una lunghezza di detta camera iniziale di lavaggio o bonifica e/o di detta camera di pirolisi di trattamento pirolitico diversa da quella ricavabile nelle figure allegate.
In particolare, ogni camera iniziale di lavaggio o bonifica e ogni camera finale di raffreddamento potrà presentare, in altre varianti esecutive del dispositivo di pirolisi della presente invenzione non accompagnate qui da figure di riferimento, una composizione modulare diversa da quella evidenziata nelle figure allegate, a seconda della quantità di materiale polimerico che si desidera processare nell’unità di tempo (in altre parole, a seconda delle esigenze di rendimento produttivo) e della conseguente durata complessiva del ciclo di lavorazione.
In aggiunta, ulteriori soluzioni dell’invenzione, ancora non raffigurate nelle tavole di disegno allegate, il dispositivo di pirolisi potrà comprendere un numero di sorgenti di riscaldamento a microonde accoppiate al secondo corpo tubolare differente da quello visibile nelle figure di tali tavole di disegno, potendo tale numero variare in base alle esigenze produttive, alle scelte di progetto e alla loro concezione costruttiva, a partire da uno.
Inoltre, in altre esecuzioni opzionali del dispositivo di pirolisi dell’attuale invenzione, non illustrate nel seguito, il primo corpo tubolare e/o il secondo corpo tubolare potranno essere provvisti di un numero di camini di interfaccia diverso da quello descritto in precedenza ed evidenziato nelle figure allegate, potendo tale numero variare anche in questo caso a seconda delle esigenze e delle scelte progettuali ed operative, a partire da uno.
La variabilità del numero di tali camini di interfaccia dipende anche dal fatto che il loro utilizzo potrebbe non essere finalizzato soltanto alla sostituzione dell’aria con un gas inerte nella camera iniziale di lavaggio o bonifica, nella camera di pirolisi (almeno prima di eseguire in essa il trattamento pirolitico) e/o nell’almeno una camera finale di raffreddamento ma anche all’installazione di strumenti di misura che possono essere ritenuti utili al controllo del processo in corso.
Varianti alternative ed opzionali dell’invenzione, sempre non illustrate, potranno prevedere che soltanto il primo corpo o soltanto il secondo corpo tubolare comprendano uno o più camini di interfaccia per l’estrazione di aria dalle rispettive camere di processo o l’immissione in essa di azoto.
Inoltre ancora, in ulteriori soluzioni applicative ed operative del dispositivo di pirolisi dell’invenzione, non contemplate nella precedente descrizione, soltanto la camera iniziale o soltanto la camera di pirolisi potranno prevedere la sostituzione dell’aria con un gas inerte attraverso i camini di interfaccia.
Oltre a ciò, potranno sussistere altre varianti esecutive del dispositivo di pirolisi che qui si rivendica in esclusiva, non illustrate nel seguito, nelle quali i primi mezzi attuatori ed i secondi mezzi attuatori sono di tipologia diversa da quella descritta in precedenza, il che non inficia il vantaggio apportato dalla presente invenzione. In particolare, il dispositivo di pirolisi dell’invenzione si presta a sfruttare almeno in parte il processo per la pirolisi dei pneumatici fuori uso (PFU) descritto nel documento brevettuale pubblicato con WO2012/220991 A1, i cui insegnamenti sono incorporati per riferimento nella presente descrizione.
È chiaro, infine, che numerose altre varianti possono essere apportate al dispositivo di pirolisi in parola, senza per questo uscire dai principi di novità insiti nell’idea inventiva, così come è chiaro che, nella pratica attuazione dell’invenzione, i materiali, le forme e le dimensioni dei dettagli illustrati potranno essere qualsiasi, a seconda delle esigenze, e potranno essere sostituiti con altri tecnicamente equivalenti.
Ove le caratteristiche costruttive e le tecniche menzionate nelle successive rivendicazioni siano seguite da segni o numeri di riferimento, tali segni di riferimento sono stati introdotti con il solo obiettivo di aumentare l’intelligibilità delle rivendicazioni stesse e, di conseguenza, essi non presentano alcun effetto limitante sull’interpretazione di ciascun elemento identificato, a titolo puramente di esempio, da tali segni di riferimento.

Claims (61)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo di pirolisi (1; 200) per lo smaltimento di materiali polimerici caratterizzato dal fatto di comprendere una struttura tubolare allungata (2; 201) che si sviluppa secondo un asse longitudinale (X ) ed include almeno: - un primo corpo tubolare (3; 202) che individua una camera iniziale di lavaggio o bonifica (4; 203), nella quale è accolto un carrello sagomato (5) contenente un materiale polimerico da sottoporre a trattamento di pirolisi, ed è provvisto di un’anta frontale mobile (8), disposta in corrispondenza di una bocca assiale di ingresso (9) attraverso cui detto carrello sagomato (5; 204) è introdotto in detta camera iniziale (4) e cooperante con primi mezzi attuatori (10; 209) che la muovono alternatamente almeno tra una prima posizione, in cui detta anta frontale (8; 207) chiude da un lato esterno (4a) detta camera iniziale (4), ed una seconda posizione in cui detta anta frontale (8) apre da detto lato esterno (4a) detta camera iniziale (4) rendendola comunicante con l’ambiente esterno; - un secondo corpo tubolare (11), posto a valle di detto primo corpo tubolare (3; 202) e fornito ad una prima estremità (11a) di mezzi di chiusura (12; 211), individuante una camera di pirolisi (13) che accoglie detto carrello sagomato (5) contenente materiale polimerico da sottoporre al trattamento di pirolisi; - uno o più camini di interfaccia (6, 7; 225) per la sostituzione dell’aria presente in detta camera iniziale (4; 203) e/o in detta camera di pirolisi (13; 212) con un gas inerte; - una o più sorgenti di riscaldamento a microonde (14; 213) accoppiate a detto secondo corpo tubolare (11; 210) ed affacciate verso detta camera di pirolisi (13; 212) nella quale attivano detto trattamento di pirolisi su detto materiale polimerico presente in detto carrello sagomato (5; 204); - un’anta mobile di mezzeria (15; 214), interposta tra detto primo corpo tubolare (3; 202) e detto secondo corpo tubolare (11; 210) e cooperante con secondi mezzi attuatori (16) che la muovono alternatamente almeno tra una posizione di chiusura, in cui detta anta di mezzeria (15; 214) mantiene isolate tra loro detta camera iniziale (4; 203) e detta camera di pirolisi (13; 212), ed una posizione d’apertura in cui detta anta di mezzeria (15) pone in comunicazione detta camera iniziale (4; 203) con detta camera di pirolisi (13; 212).
  2. 2. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 1), caratterizzato dal fatto di comprendere almeno un terzo corpo tubolare (216, 217), normalmente chiuso ad una prima testata (216a, 217a) e disposto funzionalmente a valle di detto secondo corpo tubolare (11; 210) da cui è fisicamente separato e con il quale temporaneamente comunica, presentante una camera finale di raffreddamento (218, 219) che accoglie detto carrello sagomato (5; 204) proveniente da detta camera di pirolisi (13; 212) e contenente i residui di detto materiale polimerico appena sottoposto a detto trattamento di pirolisi.
  3. 3. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 2), caratterizzato dal fatto che detto terzo corpo tubolare (216, 217) è coassiale ed allineato a detto primo corpo tubolare (3; 202) e a detto secondo corpo tubolare (11; 210).
  4. 4. Dispositivo (1) come alla rivendicazione 2), caratterizzato dal fatto che detto terzo corpo tubolare coincide con detto primo corpo tubolare (3) ed è chiuso, in corrispondenza di una prima testata (3a), da detta anta mobile di mezzeria (15) quando questa assume detta posizione di chiusura e, in corrispondenza di una seconda testata (3b) contrapposta a detta prima testata (3a), da detta anta frontale mobile (8) quando questa assume detta prima posizione, in modo tale che, quando detta anta frontale (8) assume detta seconda posizione, detto terzo corpo tubolare è aperto e pone detta camera finale di raffreddamento, coincidente con detta camera iniziale di lavaggio o bonifica (4), in comunicazione con l’ambiente esterno per la fuoriuscita di detto carrello sagomato (5), al termine del processo di pirolisi, secondo un verso di uscita (F ) opposto al verso di ingresso (G) di detto carrello sagomato (5) in detta camera iniziale (4) ed in detta camera di pirolisi (13).
  5. 5. Dispositivo (1) come alla rivendicazione 2), 3) o 4), caratterizzato dal fatto che detti mezzi di chiusura (12) comprendono una piastra laminare fissa (17) provvista di una flangia anulare (18) fissata al bordo anulare esterno di detto secondo corpo tubolare (11) in corrispondenza di detta prima estremità (11a).
  6. 6. Dispositivo (200) come alla rivendicazione 2) o 3), caratterizzato dal fatto che detto terzo corpo tubolare (216, 217) è un pezzo meccanico distinto e separato da detto primo corpo tubolare (202) e da detto secondo corpo tubolare (210) rispetto al quale è : - disposto a valle, risultando assialmente contrapposto a detto primo corpo tubolare (202) disposto funzionalmente a monte di detto secondo corpo tubolare (210); - fisicamente separato tramite detti mezzi di chiusura (211) interposti tra una bocca di uscita (220) di detto secondo corpo tubolare (210) e una bocca di ingresso di detto terzo corpo tubolare (216).
  7. 7. Dispositivo (200) come alla rivendicazione 6), caratterizzato dal fatto che detti mezzi di chiusura (211) comprendono un’anta ausiliaria mobile di mezzeria (221) interposta tra detto secondo corpo tubolare (210) e detto terzo corpo tubolare (216), contrapposta ed affacciata a detta anta di mezzeria mobile (214) e cooperante con terzi mezzi attuatori che la movimentano alternatamente tra una posizione di chiusura, in cui detta anta ausiliaria mobile (221) mantiene isolate tra loro detta camera di pirolisi (212) e detta camera finale (218), ed una posizione d’apertura in cui detta anta ausiliaria mobile (221) pone in comunicazione detta camera di pirolisi (212) con detta camera finale (218).
  8. 8. Dispositivo (200) come alla rivendicazione 7), caratterizzato dal fatto che detta anta ausiliaria mobile di mezzeria (221) è disposta in corrispondenza della bocca di ingresso di detto terzo corpo tubolare e della bocca di uscita (220) di detto secondo corpo tubolare (210) dalla quale detto carrello sagomato (204) fuoriesce al termine di detto trattamento di pirolisi in detta camera di pirolisi (212).
  9. 9. Dispositivo (200) come una qualsiasi delle rivendicazioni da 6) a 8), caratterizzato dal fatto che detto terzo corpo tubolare (217) è provvisto ad un prima testata (217a) di un’anta posteriore mobile (223) operativamente connessa a terzi mezzi attuatori che la muovono alternatamente tra una prima posizione, in cui detta anta posteriore (223) chiude da un lato esterno (219a) detta camera finale di raffreddamento (219), ed una seconda posizione in cui detta anta posteriore (223) apre da detto lato esterno (219a) detta camera finale di raffreddamento (223) ponendola in comunicazione con l’ambiente esterno.
  10. 10. Dispositivo (200) come una qualsiasi delle rivendicazioni da 6) a 9), caratterizzato dal fatto di comprendere una pluralità di corpi tubolari di prolungamento (216, 217) disposti l’uno assialmente e consecutivamente all’altro a valle di detto secondo corpo tubolare (202), ognuno dei quali fisicamente separato e reso indipendente da quello immediatamente adiacente, con il quale temporaneamente comunica, tramite detti mezzi di chiusura (211).
  11. 11. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detti camini di interfaccia (6, 7; 225) comunicano con detta camera iniziale (4; 203) di detto primo corpo tubolare (3; 202) e/o con detta camera di pirolisi (13; 212) di detto secondo corpo tubolare (11; 210) su entrambi i quali sono disposti lateralmente rispetto a detto asse longitudinale (X ).
  12. 12. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto primo corpo tubolare (3; 202) comprende sulla parte superiore della superficie laterale (3c) uno o più camini di sicurezza (19) comunicanti con detta camera iniziale (4; 203), almeno uno dei quali comprendente almeno un disco di rottura atto ad essere attivato per evitare il danneggiamento di detto primo corpo tubolare (3; 202) a causa di un aumento brusco ed improvviso della differenza di pressione tra detta camera iniziale (4; 203) di detto primo corpo tubolare (3; 202) e l'ambiente esterno di detto primo corpo tubolare (3; 202).
  13. 13. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di comprendere primi mezzi di movimentazione (23; 226) installati in detta camera iniziale di lavaggio o bonifica (4; 203) ed in corrispondenza di un fondo (3d) di detto primo corpo tubolare (3; 203) ed operativamente connessi a primi mezzi di motorizzazione (24; 227) per determinare l’avanzamento di detto carrello sagomato (5; 204) lungo detto asse longitudinale (X) da detta camera iniziale (4; 203) a detta camera di pirolisi (13; 212) durante il processo di pirolisi.
  14. 14. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 13), caratterizzato dal fatto che detti primi mezzi di movimentazione (23; 226) comprendono almeno un gruppo di trasmissione (25, 26) che si sviluppa sostanzialmente per l’intera lunghezza di detto primo corpo tubolare (3; 203) lungo detto asse longitudinale (X ) ed è trascinato in rotazione da un albero trasversale (27) solidale a detto gruppo di trasmissione (25, 26) e calettato a detti primi mezzi di motorizzazione (24; 227) atti a porre in rotazione detto albero trasversale (27) attorno ad un asse lineare (Y ) ortogonale a detto asse longitudinale (X ).
  15. 15. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detti primi mezzi attuatori (10) comprendono un organo di azionamento lineare (28) scelto dal gruppo consistente in attuatori pneumatici, attuatori idraulici e similari, vincolato ad una prima estremità (29a) di una leva di articolazione (29) provvista di una seconda estremità (29b) collegata al bordo laterale (8a) di detta anta frontale mobile (8), in modo tale che: - quando detto organo di azionamento lineare (28) assume una prima condizione operativa, detta leva di articolazione (29) si dispone secondo una direzione prevalente (W) che definisce un angolo interno acuto (ϱ) con una direzione lineare di azione (K) di detto organo di azionamento lineare (28) e detta anta frontale mobile (8) assume detta prima posizione nella quale chiude totalmente detto lato esterno (4a) di detta camera iniziale (4); - quando detto organo di azionamento lineare (28) assume una seconda condizione operativa, detta leva di articolazione (29) si dispone secondo una direzione prevalente (W’) che definisce un angolo interno ottuso (φ ) con detta direzione lineare di azione (K) di detto organo di azionamento lineare (28) e detta anta frontale mobile (8), a seguito di una rotazione di detta leva di articolazione (29) attorno ad un fulcro (30) definito in detta prima estremità (29a) di detta leva di articolazione (29), assume detta seconda posizione nella quale apre totalmente detto lato esterno (4a) di detta camera iniziale (4).
  16. 16. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 13) o 14), caratterizzato dal fatto di comprendere secondi mezzi di movimentazione (31) che: - sono installati in detta camera di pirolisi (13; 212) ed in corrispondenza di un fondo di detto secondo corpo tubolare (11; 211); - sono operativamente connessi a secondi mezzi di motorizzazione (32) e cooperano con detti primi mezzi di movimentazione (23; 226) per determinare l’avanzamento di detto carrello sagomato (5; 204) lungo detto asse longitudinale (X ) da detta camera iniziale (4; 203) a detta camera di pirolisi (13; 212) quando detta anta di mezzeria (15; 214) assume detta posizione di apertura.
  17. 17. Dispositivo (200) come alla rivendicazione 16) quando la rivendicazione 13) o 14) dipende dalla rivendicazione 2), caratterizzato dal fatto che detti secondi mezzi di movimentazione cooperano con terzi mezzi di movimentazione che sono installati in detta camera finale di raffreddamento (218) ed in corrispondenza di un fondo di detto terzo corpo tubolare (216) e sono operativamente connessi a terzi mezzi di motorizzazione per determinare l’avanzamento di detto carrello sagomato (204) lungo detto asse longitudinale (X ) da detta camera di pirolisi (212) a detta camera finale (218).
  18. 18. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto primo corpo tubolare (3; 202) è reso solidale a detta anta mobile di mezzeria (15; 213) tramite una prima flangia perimetrale (33) che è : - disposta in corrispondenza di una prima testata (3a) di detto primo corpo tubolare (3); - sporgente dalla superficie esterna (3c) di detto primo corpo tubolare (3); - fissata ad una prima faccia laterale (15a) di detta anta mobile di mezzeria (15), mentre detto secondo corpo tubolare (11) è reso solidale a detta anta mobile di mezzeria (15) mediante una seconda flangia perimetrale (34) che è : - disposta in corrispondenza di una seconda estremità (11b), contrapposta a detta prima estremità (11a), di detto secondo corpo tubolare (11); - sporgente dalla parete esterna (11c) di detto secondo corpo tubolare (11); - fissata ad una seconda faccia laterale (15b), contrapposta a detta prima faccia laterale (15a), di detta anta mobile di mezzeria (15).
  19. 19. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che dette sorgenti di riscaldamento a microonde (14; 213) includono una o più alimentatori a cassetta (44) comunicanti con detta camera di pirolisi (13; 212) ed uniformemente distribuiti sulla parete esterna (11c) di detto secondo corpo tubolare (11; 210) al quale sono accoppiati mediante mezzi di fissaggio, ognuno di detti alimentatori a cassetta (44) contenendo internamente uno o più dispositivi di generazione di microonde (45) elettricamente connessi ad un’unità centrale di elaborazione e controllo.
  20. 20. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto secondo corpo tubolare (11; 210) include mezzi di schermatura (46) trasparenti alle microonde (E ), interposti tra dette sorgenti di riscaldamento a microonde (14; 213) e detta camera di pirolisi (13; 212) alla quale si affacciano, atti a proteggere dette sorgenti di riscaldamento (14; 213) dalle temperature elevate e dai gas corrosivi e/o aggressivi che si sviluppano all’interno di detta camera di pirolisi (13; 212) durante detto trattamento di pirolisi.
  21. 21. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 20) quando dipendente dalla rivendicazione 19), caratterizzato dal fatto che detti mezzi di schermatura (46) comprendono: - almeno una piastra laminare principale (47, 48) realizzata in materiale refrattario ad elevata resistenza meccanica e trasparente alle microonde (E ), affacciata a detta camera di pirolisi (13; 212) e accoppiata alla parete interna (11e) di detto secondo corpo tubolare (11; 210) tramite mezzi di supporto (49); - almeno una piastra laminare secondaria (50, 51) per ognuno di detti dispositivi di generazione di microonde (45) di detti alimentatori a cassetta(44), realizzata in materiale trasparente a dette microonde (E ), affacciata da una parte a detta piastra laminare principale (47, 48) e dalla parte opposta a detti dispositivi di generazione di microonde (45) di ognuno di detti alimentatori a cassetta(44) e stabilmente contenuta in un foro passante (52) ricavato in detto secondo corpo tubolare (11; 210).
  22. 22. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 21), caratterizzato dal fatto che detta piastra laminare principale (47, 48) si sviluppa per l’intera lunghezza assiale di detto secondo corpo tubolare (11; 210) ed è amovibilmente e scorrevolmente accoppiata a detta parete interna (11e) di detto secondo corpo tubolare (11; 200) tramite detti mezzi di supporto (49) che operano come guide durante l’inserimento in posizione e/o l’estrazione di detta piastra laminare principale (47, 48).
  23. 23. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 21) o 22), caratterizzato dal fatto che detti mezzi di supporto (49) sono disposti nella parte superiore di detta parete interna (11e) di detto secondo corpo tubolare (11; 210) e definiscono due sedi longitudinali (52, 53) tra loro contrapposte nelle quali scorrono e rimangono alloggiate due porzioni periferiche longitudinali tra loro contrapposte di detta piastra laminare principale (47, 48).
  24. 24. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni 21), 22) o 23), caratterizzato dal fatto che detta piastra laminare secondaria (50, 51) è stabilmente sigillata alla superficie interna (52a) che delimita detto foro passante (52) di detto secondo corpo tubolare (11; 210) e si interpone tra detti dispositivi di generazione di microonde (45) e detta piastra laminare principale (50, 51).
  25. 25. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni da 21) a 24), caratterizzato dal fatto che detto secondo corpo tubolare (11; 210) comprende uno o più condotti terminali (60) sporgenti dalla parte superiore di detta parete esterna (11c) di detto corpo tubolare (11; 210) e comunicanti con detta camera di pirolisi (13; 212) per raffreddare la parte elettrica ed elettronica di dette sorgenti di riscaldamento a microonde (14; 213).
  26. 26. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto secondo corpo tubolare (11; 210) comprende sulla parte superiore di una parete esterna (11c) uno o più camini ausiliari di sicurezza (42) comunicanti con detta camera di pirolisi (13; 212), almeno uno dei quali comprendente almeno un disco di rottura atto ad essere attivato per evitare il danneggiamento di detto secondo corpo tubolare (11; 210) a causa di un aumento brusco ed improvviso della pressione in detta camera di pirolisi (13; 212) di detto secondo corpo tubolare (11; 210).
  27. 27. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 26), caratterizzato dal fatto che ognuno di detti camini ausiliari di sicurezza (42) è dotato di almeno un connettore terminale al quale viene collegato un condotto di convogliamento atto a trasportare all’esterno i fumi e/o i gas che eventualmente danneggiano detto disco di rottura.
  28. 28. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che, in sezione trasversale, detta camera di pirolisi (13; 212) presenta un profilo almeno in parte poligonale atto a favorire una diffusione più efficace e più efficiente delle microonde (E ) generate da dette sorgenti di riscaldamento (14; 213) in detta camera di pirolisi (13; 212) e su detto materiale polimerico da trattare contenuto in detto carrello sagomato (5; 204).
  29. 29. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 28), caratterizzato dal fatto che dette sorgenti di riscaldamento a microonde (14; 213) sono disposte in corrispondenza di almeno un lato superiore (61, 62) di detto profilo almeno in parte poligonale di detta camera di pirolisi (13; 212), in modo tale che il campo magnetico generato da detti sorgenti di riscaldamento (14; 213) si concentri verso la zona centrale di detta camera di pirolisi (13; 212), quella nella quale si posiziona detto carrello sagomato (5; 204) carico di detto materiale polimerico da trattare mediante detto trattamento di pirolisi.
  30. 30. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 28) o 29), caratterizzato dal fatto che detto secondo corpo tubolare (11; 210) comprende una struttura esterna alettata (64), formata da una serie di alette laminari (65) sporgenti da una parete esterna (11c) di detto secondo corpo tubolare (11; 210), ed atta a compensare gli sforzi strutturali generati da detto profilo almeno in parte poligonale di detta camera di pirolisi (13; 212).
  31. 31. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di includere mezzi ausiliari di riscaldamento disposti su un fondo (11d) di detto secondo corpo tubolare (11; 210) e all’interno di detta camera di pirolisi (13; 212), atti a pre-riscaldare, a partire dalla temperatura ambiente, detto materiale polimerico da trattare presente in detto carrello sagomato (5; 204).
  32. 32. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che, in sezione trasversale, detto carrello sagomato (5; 204) presenta un profilo almeno in parte poligonale, formato almeno da una porzione centrale piana (66) e da due porzioni longitudinali periferiche piane (67, 68), inclinate rispetto a detta porzione centrale (66) dalla quale si dipartono in modo simmetricamente contrapposto, in modo tale da individuare una sede interna squadrata (69) aperta, rivolta verso l’alto ed atta ad accogliere stabilmente detto materiale polimerico da sottoporre a detto trattamento di pirolisi.
  33. 33. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta anta mobile di mezzeria (15; 214) presenta una struttura scatolare comprendente un involucro portante esterno fisso (70) accoppiato a detto primo corpo tubolare (3; 202) e a detto secondo corpo tubolare (11; 210), ed un gruppo interno mobile (71) contenuto in detto involucro portante esterno fisso (70) al quale è accoppiato tramite mezzi principali di guida (72) ed operativamente connesso a detti secondi mezzi attuatori (16) che lo rendono scorrevole verticalmente ed alternatamente almeno tra: - una posizione ribassata, coincidente con detta posizione di chiusura, in cui detto gruppo interno mobile (71) separa fisicamente tra loro detta camera iniziale (4; 203) e detta camera di pirolisi (13; 212), chiudendo una bocca assiale di uscita (73) di detto primo corpo tubolare (3; 202) ed una bocca assiale di ingresso (74) di detto secondo corpo tubolare (11; 210); - una posizione rialzata, coincidente con detta posizione di apertura, in cui detto gruppo interno mobile (71) rende tra loro comunicanti detta camera iniziale (4; 203) e detta camera di pirolisi (13; 212), aprendo detta bocca assiale di uscita (73) di detto primo corpo tubolare (3; 202) e detta bocca assiale di ingresso (74) di detto secondo corpo tubolare (11; 210).
  34. 34. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 33), caratterizzato dal fatto che detti mezzi principali di guida (72) sono disposti nella superficie longitudinale interna (75a, 76a) di due fianchi laterali (75, 76) tra loro contrapposti di detto involucro portante esterno fisso (70) e cooperano con un’asta traversale (77) appartenente a detto gruppo interno mobile (71) di detta anta mobile di mezzeria (15) ed operativamente connessa a detti secondi mezzi attuatori (16).
  35. 35. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 34), caratterizzato dal fatto che detti mezzi principali di guida (72) comprendono: - una coppia di piatti verticali (78, 79) tra loro paralleli e distanziati, disposti in ognuno di detti fianchi laterali (75, 76) tra loro contrapposti di detto involucro portante esterno fisso (70), fissati a detta superficie longitudinale interna (75a, 76a) di detti fianchi laterali (75, 76) ed individuanti tra loro una gola lineare (80) aperta verso l’interno di detto involucro portante esterno fisso (70); - due estremità (77a, 77b) tra loro contrapposte di detta asta trasversale (77), ognuna delle quali inserita in detta gola lineare (80) definita in uno di detti fianchi laterali (75, 76) di detto involucro portante (70); - due elementi di scorrimento (81, 82) per ognuna di dette estremità (77a, 77b) di detta asta trasversale (77) alla quale sono accoppiati da parti contrapposte, interferenti con una parete interna (78a, 79a) di detti piatti verticali (78, 79).
  36. 36. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 35), caratterizzato dal fatto che detti piatti verticali (78, 79) sono disposti in una mezzeria superiore di ognuno di detti fianchi laterali (75, 76) di detto involucro portante esterno fisso (70).
  37. 37. Dispositivo (1; 200) come la rivendicazione 35) o 36), caratterizzato dal fatto che detti secondi mezzi attuatori (16) comprendono una coppia di attuatori idraulici ad asse di attuazione verticale (83, 84) tra loro paralleli e distanziati, ciascuno dei quali provvisto di: - un cilindro di supporto (85) fissato, in prossimità di una sua parete di base (85a), alla superficie interna (86a) di una lamina inferiore (86) di detto involucro portante esterno fisso (70); - un pistone di forza (87) accoppiato, in prossimità di una sua estremità libera (87a) esterna a detto cilindro di supporto (85), ad una di dette estremità (77a, 77b) di detta asta traversale (77), l’uscita massima ammessa di detto stelo di forza (87) da detto cilindro di supporto (85) essendo raggiunta quando detto gruppo interno mobile (71) assume detta posizione rialzata ed il rientro massimo ammesso di detto stelo di forza (87) in detto cilindro di supporto (85) essendo raggiunto quando detto gruppo interno mobile (71) assume detta posizione ribassata.
  38. 38. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni da 33) a 37), caratterizzato dal fatto che detto gruppo interno mobile (71) comprende: - una coppia di paratie di compartimentazione (88, 89) tra loro affacciate, solidali ad un’asta trasversale (77) cooperante con detti mezzi principali di guida (72) ed operativamente connessa a detti secondi mezzi attuatori (16), dette paratie di compartimentazione (88, 89) chiudendo, quando detto gruppo interno mobile (71) assume detta posizione ribassata, una coppia di aperture passanti (90, 91) tra loro affacciate e contrapposte ricavate rispettivamente nella faccia anteriore (70a) e nella faccia posteriore (70b) di detto involucro portante esterno fisso (70); - mezzi di trascinamento (92) che cooperano con uno o più rullini folli (93, 94) sporgenti dalla parete interna (88a, 89a) di almeno una di dette paratie di compartimentazione (88, 89) alla quale detti rullini folli (93, 94) sono resi solidali tramite almeno una staffa di supporto (95).
  39. 39. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 38), caratterizzato dal fatto che detti mezzi di trascinamento (92) comprendono uno o più cunei di salita (96, 97) accoppiati ad una piastra di base (98) operativamente connessa a detta asta trasversale (77), ciascuno dei quali provvisto di una superficie spiovente (96a, 97a) atta a cooperare per scorrimento con la parete laterale (93a, 94a) di uno di detti rullini folli (93, 94) durante il passaggio di detto gruppo interno mobile (71) da detta posizione ribassata a detta posizione rialzata e viceversa sino a disporre detti rullini folli (93, 94) a ridosso di una superficie piana di contrasto (99, 100) affiancata a detti cunei di salita (96, 97), quando detto gruppo interno mobile (71) assume detta posizione rialzata, e liberi da qualsiasi contatto quando detto gruppo mobile (71) assume detta posizione ribassata.
  40. 40. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 39), caratterizzato dal fatto che detta superficie piana di contrasto (99, 100) appartiene ad una zona centrale di detta piastra di base (88), per un primo di detti rullini folli (93, 94), e/o ad un’aletta laminare (101), sporgente da detta superficie spiovente (96a) di uno di detti cunei di salita (96, 97) lateralmente e verso l’asse principale di sviluppo di detta piastra di base (88) dalla quale è distanziata, per un secondo di detti rullini folli (93, 94).
  41. 41. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 38), 39) o 40), caratterizzato dal fatto che dette paratie di compartimentazione (88, 89) e dette aperture passanti (90, 91) presentano in sezione trasversale un profilo almeno in parte poligonale sostanzialmente uguale e coniugato a quello di detto carrello sagomato (5; 204) e di detta camera di pirolisi (13; 212), in modo tale da consentire il passaggio scorrevole preciso lungo detto asse longitudinale (X ) da parte di detto carrello sagomato (5; 204) attraverso detta anta mobile di mezzeria (15; 214).
  42. 42. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni da 38) a 41), caratterizzato dal fatto che detto gruppo interno mobile (71) comprende: - una coppia di cunei sagomati di chiusura (102, 103), collegati a detta asta trasversale (77) tramite almeno una colonna di sostegno (104, 105) che mantiene detti cunei sagomati (102, 103) tra loro solidali e verticalmente distanziati a passo; - una prima coppia di cunei sagomati di pressaggio (106, 107) tra loro affacciati e contrapposti, solidali a detta parete interna (88a, 89a) di dette paratie di compartimentazione (88, 89) e cooperanti con un primo di detti cunei sagomati di chiusura (102, 103) quando detto gruppo interno mobile (71) assume detta posizione ribassata; - una seconda coppia di cunei sagomati di pressaggio (108, 109) tra loro affacciati e contrapposti, solidali a detta parete interna (88a, 89a) di dette paratie di compartimentazione (88, 89) e cooperanti con un secondo di detti cunei sagomati di chiusura (102, 103) quando detto gruppo interno mobile (71) assume detta posizione ribassata, detti cunei sagomati di chiusura (102, 103) cooperando con detti cunei sagomati di pressaggio (106, 107, 108, 109) per assicurare una chiusura stagna di dette aperture passanti (90, 91) nonché di detta bocca assiale di uscita (73) di detto primo corpo tubolare (3; 202) e di detta bocca assiale di ingresso (74) di detto secondo corpo tubolare (11; 210) affacciate a dette aperture passanti (90, 91).
  43. 43. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 42), caratterizzato dal fatto che ognuna di dette paratie di compartimentazione (88, 89) comprende una placca laminare interna (110) supportante detti cunei sagomati di pressaggio (106, 107, 108, 109), ed un corpo tridimensionale reticolato (111) accoppiato a detta placca laminare interna (110).
  44. 44. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 43), caratterizzato dal fatto che detto corpo tridimensionale reticolato (111) comprende un materiale refrattario atto a fornire ad ognuna di dette paratie di compartimentazione (88, 89) protezione contro le alte temperature che si sviluppano in detta camera di pirolisi (13; 212) durante detto trattamento di pirolisi.
  45. 45. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 42), 43) o 44), caratterizzato dal fatto che ciascuno di detti cunei sagomati di chiusura (102, 103) presenta in sezione trasversale un profilo poligonale rastremato comprendente almeno: - una coppia di primi tratti lineari (112) tra loro convergenti, disposti in prossimità dell’estremità libera (102a, 103a) di ognuno di detti cunei sagomati di chiusura (102, 103) ed individuanti un piano inclinato che forma un primo angolo acuto (α ) con un piano orizzontale passante per una superficie terminale piana (113) di ognuno di detti cunei sagomati di chiusura (102, 103); - una coppia di secondi tratti lineari (114) tra loro convergenti, disposti in una parte centrale (102b, 103b) di ognuno di detti cunei sagomati di chiusura (102, 103) ed individuanti un piano inclinato che forma un secondo angolo acuto (β) con detto piano orizzontale di detta superficie terminale piana (113) di ognuno di detti cunei sagomati di chiusura (102, 103), detto secondo angolo acuto (β) essendo maggiore di detto primo angolo acuto (α ).
  46. 46. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 45), caratterizzato dal fatto che detti primi tratti lineari (112) di ognuno di detti cunei sagomati di chiusura (102, 103): - cooperano per scorrimento con una prima parete lineare obliqua (106a, 107a, 108a, 109a) di ognuno di detti cunei sagomati di pressaggio (106, 107, 108, 109) durante la parte iniziale della corsa verticale di detto gruppo interno mobile (71) da detta posizione rialzata a detta posizione ribassata, allontanando l’una dall’altra dette paratie di compartimentazione (88, 89) di una prima distanza, per eliminare il gioco iniziale esistente ed evitare un’eccessiva corsa verticale di dette paratie di compartimentazione (88, 89); - sono in parte compresi tra detti cunei sagomati di pressaggio (106, 107, 108, 109) ed in parte sporgono da una parete inferiore (106b, 107b, 108b, 109b) di ciascuno di detti cunei sagomati di pressaggio (106, 107, 108, 109) al termine di detta corsa verticale di detto gruppo interno mobile (71) che dispone detto gruppo interno mobile (71) in detta posizione ribassata; - cooperano per scorrimento con detta prima parete lineare obliqua (106a, 107a, 108a, 109a) di ognuno di detti cunei sagomati di pressaggio (106, 107, 108, 109) durante la parte finale di detta corsa verticale di detto gruppo interno mobile (71) da detta posizione ribassata a detta posizione rialzata, avvicinando l’una all’altra dette paratie di compartimentazione (88, 89) di detta prima distanza; - sporgono quasi totalmente da una parete superiore (106c, 107c, 108c, 109c) di ciascuno di detti cunei sagomati di pressaggio (106, 107, 108, 109) al termine di detta corsa verticale di detto gruppo interno mobile (71) che dispone detto gruppo interno mobile (71) in detta posizione rialzata.
  47. 47. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 45) o 46), caratterizzato dal fatto che detti secondi tratti lineari (114) di ognuno di detti cunei sagomati di chiusura (102, 103): - cooperano per scorrimento con una seconda parete lineare obliqua (106d, 107d, 108d, 109d), più inclinata rispetto a detta prima parete lineare obliqua (106a, 107a, 108a, 109a) in rapporto a detto piano orizzontale, di ognuno di detti cunei sagomati di pressaggio (106, 107, 108, 109) durante la parte finale della corsa verticale di detto gruppo interno mobile (71) da detta posizione rialzata a detta posizione ribassata, allontanando l’una dall’altra dette paratie di compartimentazione (88, 89) di una seconda distanza, per fornire una spinta laterale o orizzontale a dette paratie di compartimentazione (88, 89) che determina detta chiusura ermetica di dette aperture passanti (90, 91); - sono compresi tra detti cunei sagomati di pressaggio (106, 107, 108, 109) e a contatto con detta seconda parete lineare obliqua (106d, 107d, 108d, 109d) di ciascuno di detti cunei sagomati di pressaggio (106, 107, 108, 109) al termine di detta corsa verticale di detto gruppo interno mobile (71) che dispone detto gruppo interno mobile (71) in detta posizione ribassata; - cooperano per scorrimento con detta seconda parete lineare obliqua (106d, 107d, 108d, 109d) di ognuno di detti cunei sagomati di pressaggio (106, 107, 108, 109) durante la parte iniziale di detta corsa verticale di detto gruppo interno mobile (71) da detta posizione ribassata a detta posizione rialzata, avvicinando l’una all’altra dette paratie di compartimentazione (88, 89) di detta seconda distanza; - sporgono totalmente da una parete superiore (106c, 107c, 108c, 109c) di ognuno di detti cunei sagomati di pressaggio (106, 107, 108, 109) al termine di detta corsa verticale di detto gruppo interno mobile (71) che dispone detto gruppo interno mobile (71) in detta posizione rialzata.
  48. 48. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 47) quando dipendente dalla rivendicazione 46), caratterizzato dal fatto che detta prima distanza è maggiore di detta seconda distanza.
  49. 49. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni da 42) a 48), caratterizzato dal fatto che detti mezzi di trascinamento (92) sono accoppiati ad una parete superiore (103c) di uno di detti cunei sagomati di chiusura (102, 103), quello più inferiore secondo una direzione verticale, che li rende operativamente connessi a detta asta trasversale (77).
  50. 50. Dispositivo (1; 200) come una qualsiasi delle rivendicazioni da 42) a 49), caratterizzato dal fatto che ciascuna di dette paratie di compartimentazione (88, 89) è accoppiata scorrevolmente tramite mezzi ausiliari di guida (115) ad una coppia di montanti di sostegno (116, 117) tra loro paralleli e distanziati, interposti tra dette paratie di compartimentazione (88, 89) e due fianchi laterali (75, 76) tra loro contrapposti di detto involucro portante esterno fisso (70), detti montanti di sostegno (116, 117) essendo fissati ad una lamina inferiore (86) di detto involucro portante esterno (70).
  51. 51. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 50), caratterizzato dal fatto che ciascuno di detti montanti di sostegno (116, 117) presenta ad un’estremità superiore (116a, 117a) un incavo lineare passante a profilo aperto (118) nel quale detta asta trasversale (77) si inserisce per una rispettiva sezione quando detto gruppo interno mobile (71) assume detta posizione ribassata e dal quale detta asta trasversale (77) fuoriesce nel passaggio di detto gruppo interno mobile (71) da detta posizione ribassata a detta posizione rialzata.
  52. 52. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 50) o 51), caratterizzato dal fatto che detti mezzi ausiliari di guida (115) sono disposti in posizione sottostante a detti mezzi principali di guida (72) ed accolgono due bordi verticali (88b, 88c, 89b, 89c) tra loro contrapposti e paralleli di ciascuna di dette paratie di compartimentazione (88, 89) quando detto gruppo interno mobile (71) assume detta posizione ribassata.
  53. 53. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 50), 51) o 52), caratterizzato dal fatto che detti mezzi ausiliari di guida (115) comprendono, per ciascuno di detti montanti di sostegno (116, 117), una coppia di scanalature longitudinali (120, 121) tra loro affiancate e parallele e comunicanti con l’esterno frontalmente e superiormente, nelle quali si innestano i bordi verticali (88b, 88c, 89b, 89c) di dette paratie di compartimentazione (88, 89).
  54. 54. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 53) quando dipendente dalla rivendicazione 42), caratterizzato dal fatto che ognuna di dette scanalature longitudinali (120, 121) è : - aperta in corrispondenza di un’estremità superiore dove presenta una bocca di accesso (123) che permette a dette paratie di compartimentazione (88, 89) di disaccoppiarsi da detti mezzi ausiliari di guida (115) nel passaggio di detto gruppo interno mobile (71) da detta posizione ribassata a detta posizione rialzata e di accoppiarsi a detti mezzi ausiliari di guida (115) nel passaggio inverso; - chiusa in corrispondenza di un’estremità inferiore dove presenta un setto di finecorsa (124) contro il quale contrasta un tratto periferico (125) di un bordo inferiore (88d, 89d) di dette paratie di compartimentazione (88, 89) quando detto gruppo interno mobile (71) assume detta posizione ribassata.
  55. 55. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 54), caratterizzato dal fatto che ciascuna di dette scanalature longitudinali (120, 121) termina in corrispondenza di detta estremità inferiore con un tratto curvo (126) nel quale ciascuno di detti bordi verticali (88b, 88c, 89b, 89c) di dette paratie di compartimentazione (88, 89) viene forzato da detti cunei sagomati di chiusura (102, 103) per incrementare ulteriormente l’ermeticità e la tenuta stagna della chiusura di dette aperture passanti (90, 91) di dette paratie di compartimentazione (88, 89).
  56. 56. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 33), caratterizzato dal fatto che detta anta mobile di mezzeria (15; 214) comprende uno o più condotti di interfaccia (127), accoppiati alla parete esterna (70c) di detto involucro portante esterno fisso (70) di detta anta mobile (15; 214) ed atti alla sostituzione dell’aria presente in detto involucro portante esterno fisso (70) con un gas inerte in pressione.
  57. 57. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 33), caratterizzato dal fatto che detto involucro portante esterno fisso (70) di detta anta mobile di mezzeria (15; 214) presenta in una lamina superiore (128) una feritoia passante (129) atta a favorire l’estrazione di detto gruppo interno mobile (71) di detta anta mobile (15; 214) e/o l’ispezione, la manutenzione, la riparazione e/o la sostituzione del volume interno di detto involucro portante esterno fisso (70) o dei componenti di detto gruppo interno mobile (71).
  58. 58. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 33), caratterizzato dal fatto che detto involucro portante esterno fisso (70) di detta anta mobile di mezzeria (15; 214) presenta nella superficie laterale (70d) uno o più porte girevoli di servizio (130) per consentire l’installazione, l’ispezione, la manutenzione, la riparazione e/o la sostituzione dei componenti di detto gruppo interno mobile (71) oppure la pulizia dell’interno di detto involucro portante esterno (70).
  59. 59. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 33), caratterizzato dal fatto che detta anta mobile di mezzeria (15; 214) comprende all’interno di detta struttura scatolare almeno una guarnizione di sigillatura (131) interposta tra detto gruppo interno mobile (71) e detto involucro portante esterno fisso (70).
  60. 60. Dispositivo (1; 200) come alla rivendicazione 35), caratterizzato dal fatto di comprendere una guarnizione metallica di tenuta (132) disposta all’esterno di detta struttura scatolare di detta anta mobile di mezzeria (15; 214) e interposta tra detto involucro portante esterno fisso (70) di detta anta mobile di mezzeria (15; 214) e detto secondo corpo tubolare (11; 210).
  61. 61. Dispositivo (200) come alla rivendicazione 6), caratterizzato dal fatto che detto almeno un terzo corpo tubolare (216, 217) presenta una struttura costruttiva sostanzialmente uguale a quella di detto primo corpo tubolare (203), in cui detta camera finale di raffreddamento (218, 219) è sottoposta all’azione di dispositivi di raffreddamento atti a raffreddare i residui derivanti da detto trattamento di pirolisi eseguito su detto materiale polimerico.
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