IT201800004292A1 - Procedimento per la produzione di carta da canapa pura. - Google Patents

Procedimento per la produzione di carta da canapa pura. Download PDF

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    • D21H11/12Pulp from non-woody plants or crops, e.g. cotton, flax, straw, bagasse

Description

DESCRIZIONE
annessa a domanda di Brevetto per Invenzione avente per titolo:
“Procedimento per la produzione di carta da canapa pura”
DESCRIZIONE DELL’INVENZIONE
La presente invenzione si riferisce ad un processo di produzione di carta da fibre vegetali, in particolare da fibre di canapa.
L’invenzione si riferisce anche ad una attrezzatura che può vantaggiosamente essere utilizzata per attuare il metodo.
Vengono ora descritti dei procedimenti di produzione di carta a livello artigianale.
Una definizione appropriata del prodotto "carta" viene fornita dalla norma UNI 7706 che la definisce come "materiale in nastro o foglio costituito di fibre, con o senza l'aggiunta di altri componenti, fabbricato, secondo i processi tradizionali, a partire da un impasto cartario (di qui in poi detta pasta) per eliminazione dell'acqua attraverso le maglie di una tela e successivo essiccamento.
L’uso delle fibre di canapa come fonte di polpa di cellulosa destinata alla produzione di carta risale a più di 2000 anni fa. La più antica testimonianza consiste in un frammento di carta di 10 cm<2 >scoperto in una tomba presso Sian in Cina datato tra gli anni 140 e 87 A.C.
La produzione della carta di canapa è una scelta ecosostenibile e prodotta su larga scala apporterebbe esclusivamente benefici per l’uomo e per l’ambiente. La resa di cellulosa di canapa è superiore rispetto a quella da albero di ben 4 volte, inoltre va considerata la velocità di crescita della canapa, (pianta annuale dalla vita media di 4 mesi) contro la lenta formazione di un’intera foresta (20 anni circa). La filosofia del riciclo della carta nasce dall’esigenza di salvaguardare, in parte, le foreste ma è poco noto che per riciclare la carta da albero vengono impiegate alte percentuali di sbiancanti chimici. Il rispetto dell’ambiente in questo caso risulta essere solo un’illusione.
Attualmente solo una minima percentuale della carta prodotta a livello mondiale viene ottenuta con fibra di piante annuali. (canapa, lino, kenaf, sisal, abaca ecc…). Alcuni esempi di cartiere industriali che utilizzano fibra di canapa si trovano nei paesi dell’est Europa (Romania, Polonia, Repubblica Ceca..) nei paesi asiatici (India, Thailandia, Cina e Giappone dove la coltivazione non è stata mai arrestata, in alcuni paesi europei (Spagna e Francia) e sporadiche e ancora piccole realtà in Germania, Finlandia, Austria, Canada e Stati Uniti. In Italia alcune realtà cartarie acquistano fibre di canapa estere.
La produzione mondiale di polpa di canapa si ritiene che sia ora attorno alle 120.000 tonnellate all'anno (FAO 1991), il che è lo 0.05% del volume annuale di polpa mondiale. Le polpe di canapa sono in genere mescolate con altre polpe (cellulosa da legno) per produrre la carta. Non c'è attualmente alcuna produzione significativa di carta prodotta al 100% con la canapa.
Per la produzione di carta di canapa si può impiegare l’intero stelo, oppure solo le fibre librose (il tiglio) e non lo stelo legnoso (il canapulo) della Canapa Sativa.
Sotto il profilo dell’utilizzazione industriale le due componenti dello stelo (tigli e canapulo) differiscono in modo sostanziale: il tiglio è formato da fibre elementari che si avvicinano molto, per lunghezza, alla dimensione ottimale per la produzione di paste destinate a carta caratterizzata da alta resistenza ed elasticità, a carte finì o per usi speciali (carta per sigarette, filtri per caffè, sacchetti filtro per the, carta per filtri ad uso tecnico o scientifico, carta artistica, carta isolante per uso elettrico, ecc.); le fibre del canapulo sono invece dalle tre alle sette volte più corte di quelle del tiglio e non possono essere utilizzate per paste che richiedono buona resistenza (cartoni, giornali, fazzoletti, tovaglioli ecc.).
Alcune varietà di canapa sativa sono più indicate per la coltivazione ai fini dell’ottenimento di fibre delle caratteristiche desiderate quanto meno nel settore tessile e cartario perché crescono più in altezza che in spessore, con il fusto che resta sottile e meno legnoso che in altre varietà. Questa caratteristica si può inoltre accentuare con tecniche di semina, più fitte sono le file e più le piante sono costrette, per cercare la luce, a crescere in altezza.
Lo stigliato verde può essere fatto essiccare naturalmente in campo per alcuni giorni, poi raccolto e stoccato in magazzino ed è pronto per la lavorazione dopo averlo tagliato a misura, poiché le fibre di canapa sono molto lunghe. (Cutting).
In alternativa si possono sfalciare i gambi della canapa ancora verdi per poi raccoglierli e stoccarli in magazzino per un’asciugatura ed essiccazione al coperto evitando che intemperie, muffe ed insetti aggrediscano la fibra.
Le fibre ottenute possono poi essere raggruppate e classificate in base al peso e alle dimensioni. (Classification)
Per ottenere un maggior grado di bianco per carte speciali la polpa può essere sbiancata con del perossido di idrogeno. (Bleaching)
Secondo l’arte nota, il processo continua con la stigliatura. Questa è un passaggio atto a liberare le fibre della canapa (ma anche del lino o di altre fibre librose) dagli steli per ottenere lo stigliato. Consiste nello spezzare il nucleo legnoso degli steli, dopo la macerazione, per poi separare il tiglio dal canapulo.
La stigliatura si divide in tre operazioni successive: la scavezzatura, per operare una prima spezzettatura degli steli legnosi; la maciullatura, per ridurre a piccoli pezzi le parti legnose; la scotolatura, per separare le fibre dalle parti legnose. La macchina per la stigliatura è detta stigliatrice. È composta essenzialmente di cilindri scanalati affiancati, rotanti, che piegano ripetutamente gli steli e separano i canapuli dalle fibre.
Lo stigliato, con alte percentuali di canapulo, è utilizzato solo previa pulizia dalle sostanze non fibrose e successiva cottura in sostanze alcaline (circa 8 ore) con lo scopo di eliminare sostanze come lignina, emicellulose, pectine, ecc. La temperatura di trattamento è 150-185° C (Cleaning and Fiberizing).
Dopo l’operazione di cottura sia gli additivi chimici aggiunti alla polpa per il trattamento sia le impurità estratte sono separate dalle fibre mediante lavaggio con eccesso di acqua. Si forma così un sottoprodotto inquinante il cui smaltimento può rappresentare un problema.
La polpa così ottenuta viene diluita con acqua per ottenere una pasta omogenea di massa fibrosa ed acqua (Diluition); la pasta è raccolta con dei telai su cui è tesa una rete fitta che permette la fuoriuscita dell’acqua mentre le fibre comporranno il foglio. (Formation)
Il foglio di carta bagnato viene posto su feltri che impilati formeranno la posta. Si procede con la pressatura della posta per permettere all’acqua in eccesso di fuoriuscire per un facile distaccamento dal feltro. A questo punto i fogli verranno posti ad asciugare (Drying)
Subito dopo avviene l'operazione di collatura: ai fogli cioè, viene applicata una colla che rende i fogli non solo meccanicamente tenaci ma anche impermeabili agli inchiostri e durevoli nel tempo. Inizialmente per la collatura si utilizzava gelatina animale poi amidi o resine naturali ed infine varie sostanze chimiche specificamente studiate.
L’operazione di aggiunta di colla può anche avvenire direttamente nella pasta con dei collanti che non fanno presa sino a che non sono aggiunti specifici reagenti al momento opportuno.
Inconveniente di tal processo è il trattamento ad alta temperatura e la necessità di smaltimento sia delle sostanze estratte dalla canapa che degli additivi chimici utilizzati per tal estrazione.
È noto che esiste un mercato molto apprezzato di carta fatta a mano dove, da secoli, la materia prima, se manca la fibra vegetale vergine, è ricavata da stracci di fibra vegetale che vengono selezionati e puliti manualmente in modo molto laborioso e poi, dopo averli bagnati abbondantemente, macerati rimuovendoli periodicamente e continuando a bagnarli. La sostanza organica, che costituisce il sudiciume, e la parte non cellulosica fermentano sviluppando gas maleodoranti e calore. L'eventuale aggiunta di calce (idrato di calcio) serve a meglio regolare la macerazione.
Dopo la macerazione, la pasta è ottenuta in genere nella macchina c. d.
olandese dove il materiale macerato in sospensione in acqua è ripetutamente battuto sino a ridurlo ad una poltiglia con fibre separate e ridotte alla lunghezza desiderata. La pasta così ottenuta è raccolta a mano su un telaio e fatta scolare pochi istanti affinché raggiunga una certa consistenza. I fogli così ottenuti sono poi adagiati tra feltri e sottoposti a pressatura. Vi è poi una asciugatura all’aria dopo di che avviene il processo di collatura immergendo i fogli ad un bagno di gelatina animale. Segue una ulteriore fase di asciugatura della colla.
La carta fatta a mano è molto apprezzata quale carta da disegno a matita o acquerello e, per il suo aspetto e consistenza leggermente rugosa, gradevole alla vista ed al tatto, molto adatta per oggettistica di pregio e di design quali filigrane, scatole per doni, carta da lettere e molti oggetti decorativi. Indubbiamente anche il fatto di essere ottenuta tramite tecnologia sostanzialmente immutata dal medioevo ne accresce l’attrattiva; in particolare quale oggetto da regalo o souvenir. Tuttavia è molto costosa, essendo ad altissima incidenza di manodopera.
Inconvenienti della carta fatta a mano sono almeno l’elevata incidenza della manodopera, la bassa produttività delle attrezzature necessarie ed il loro elevato ingombro per rapporto alla produzione ottenibile nonché l’emissione di gas maleodoranti durante la macerazione degli stracci.
Scopo principale della presente invenzione è quello di indicare un processo di produzione di pasta per carta di canapa avente almeno alcune delle caratteristiche qualitative ed estetiche della carta a mano.
Ulteriore scopo della presente invenzione è quello di poter ottenere carta di canapa senza il processo di cottura attualmente previsto.
Ulteriore scopo della presente invenzione è quello di poter ottenere carta di canapa senza produzione di sostanze inquinanti e successivo smaltimento.
Ulteriore scopo della presente invenzione è quello di poter evitare processi di macerazione con conseguente produzione di gas maleodoranti.
Ulteriori scopi, almeno con alcune varianti della presente invenzione sono quelli di consentire:
● realizzazione di carta idonea alla costruzione di oggetti di varia finitura superficiale e spessore, anche di qualche centimetro, destinata alla realizzazione di oggetti di design.
● l’utilizzo di attrezzature di ingombro molto minore, più semplici, economiche e produttive che per la carta a mano a parità di produzione. ● la semplificazione del processo di stigliatura.
Questi ed altri scopi si ottengono con un metodo di produzione di carta di canapa secondo la riv. 1 ed un apparato secondo la riv. 7. Il metodo sarà ora descritto anche con l’ausilio della fig. 1 a corredo che mostra un impastatorestigliatore secondo l’invenzione.
Il processo secondo l’invenzione sarà ora descritto con particolare riferimento al trattamento di fibre di canapa ma nulla vieta la sua applicazione ad altre fibre vegetali aventi le caratteristiche precisate in chiusura della descrizione.
Si è innanzitutto osservato che le pectine e le emicellulose contenute nel gambo della pianta fungono da leganti naturali e rafforzano la struttura permettendo l’ottenimento di fogli anche di spessori elevati molto resistenti senza utilizzare alcun tipo di collante.
Si è anche osservato che l’eliminazione del canapulo non è affatto necessaria per la maggior parte degli scopi dell’invenzione. Peraltro la canapa, se non anche altre fibre vegetali alternative, ha una bassissima percentuale di lignina. La carta che si ottiene senza eliminazione del canapulo, allora, ha già, per gli scopi cui è destinata, un colore molto chiaro esteticamente gradito così come lo è il suo aspetto leggermente scabroso.
A seguito di tali osservazioni il processo dell’invenzione è tale da:
● mantenere al massimo nella fibra vegetale, di canapa in particolare, le pectine e/o le emicellulose che vi si trovano naturalmente (di qui in poi dette collanti naturali).
● rendere possibile ed anzi preferibile utilizzare solo detti collanti naturali come legante tra le fibre
● prevedere la possibilità di utilizzare stigliato che non ha subito il processo di eliminazione del canapulo.
È quindi escluso qualsiasi processo che volutamente o come effetto parallelo tenda ad eliminare o ridurre detti collanti naturali a quantità tali da render impossibile la loro funzione di collante.
La preparazione della pasta secondo l’invenzione può vantaggiosamente avvenire
● in un impastatore semplicemente atto a mantenere in sospensione in acqua lo stigliato tramite opportuni rimescolamenti
● ma anche in un impastatore-stigliatore che è in grado di svolgere la semplice funzione di impastatore ma anche, contemporaneamente, di ricavare dello stigliato da steli trinciati.
Una esecuzione preferita di un tale impastatore-stigliatore secondo l’invenzione è indicata con IS in fig.1 e sarà più avanti descritto.
Gli ingredienti essenziali utilizzati per la preparazione della pasta nell’impastatore sono esclusivamente stigliato di canapa ed acqua; quest’ultima preferibilmente nel rapporto da 1,5 a 3 litri ogni 100 grammi di canapa; ancor più preferibilmente nel rapporto di due litri ogni 100 grammi di canapa.
È necessario stigliato privo di canapulo solo quando si desidera ottenere fogli lisci e sottili però, per applicare il processo secondo l’invenzione, la stigliatura deve essere avvenuta secondo trattamenti che mantengono il contenuto di detti collanti naturali.
Molto vantaggiosamente, però, lo stigliato è formato nell’impastatorestigliatore IS partendo da trinciato della desiderata lunghezza tenendo presente che in tal processo non è eliminato il canapulo.
La temperatura dell’acqua deve essere inferiore ai valori che provocherebbero detta riduzione di detti collanti naturali a quantità tali da rendere impossibile il loro effetto collante. In pratica l’acqua può essere a temperatura di acquedotto o al massimo alla temperatura migliore per disperdere nella fibra vegetale eventuali ingredienti aggiuntivi consistenti in pigmenti o aromi, entrambi preferibilmente di natura vegetale. Detta miglior temperatura è comunque molto bassa (ad es. a max 40 °C). Si tratta di temperature operative preferite molto più basse di quelle che provocherebbero detta riduzione.
La polpa uscita dall’impastatore-stigliatore IS è già pronta per la preparazione di un foglio conforme agli scopi dell’invenzione che, dopo pressatura ed asciugatura, non richiede ulteriori processi di collatura ed ulteriore asciugatura.
Il processo è totalmente ecosostenibile perché non produce scarti inquinanti; in più la mancanza di trattamenti evita anche successivi ingiallimenti.
Per il processo quindi è idonea l’intera bacchetta trinciata alla lunghezza opportuna o il solo tiglio quando reperibile alle condizioni di cui sopra. In entrambi i casi è importante la giusta misura della fibra iniziale.
La fibra deve essere lunga tra 0,5 e 1,5 cm, ma preferibilmente circa 1 cm, nel caso in cui si voglia ottenere un impasto più fine e omogeneo, indicato per la realizzazione di fogli sottili dello spessore tipico della carta da disegno o di cartoncini per scatole (vale a dire spessore ≤ 1 mm).
Si può usare fibra lunga tra 1,5 e 2,5 cm, ma preferibilmente circa 2 cm, per ottenere un impasto più grossolano adatto particolarmente a fogli o lastre di spessori maggiori (vale a dire di spessori da 1 mm sino ad almeno 1 cm o più).
Il processo di impasto della polpa ha luogo quindi in una impastatrice le cui funzioni necessarie dipendono dallo stato della canapa che riceve.
Se questa ha già le fibre trinciate della lunghezza voluta ed ha già subito la stigliatura l’impastatrice deve solo rimescolare il tiglio con l’acqua ed eventuali additivi accessori che non è necessari conferiscano caratteristiche strutturali alla carta,
Se invece si parte dall’intera bacchetta questa viene trinciata alla lunghezza opportuna dopo di che, è caricata, assieme all’acqua nel già anticipato dall’impastatore-stigliatore IS. Questo dispone di mezzi battenti che colpiscono il trinciato in sospensione in acqua con sufficiente violenza da provocarne lo sfaldamento aprendone e separandone le fibre.
Una possibile forma realizzativa di detto impastatore-stigliatore IS è mostrata in di fig. 1 dove esso comprende un tino 3 di contenimento della pasta provvisto di un albero ruotante 4 disposto verticalmente mosso da un motore 5, Su detto albero ruotante 4 sono montate sostanzialmente ortogonalmente all’albero 4 medesimo delle pale 1, 2 con bordo di attacco a spigolo vivo e conformate ad elica con angolo di incidenza positivo (cioè tale da spingere la pasta verso il basso). La concezione è sostanzialmente quella di un frullatoreimpastatore domestico.
Si è trovato che in tal impastatore-stigliatore IS caricato con un determinato rapporto tra massa del trinciato e quantità di acqua, l’albero 4 può essere posto in rotazione ad una velocità angolare, dipendente dal tipo di fibra e dalla sua diluizione, che non sminuzza ulteriormente detto trinciato ma lo batte e semmai lo “sbuccia” longitudinalmente. In tal modo si ottiene la stigliatura, cioè la separazione del canapulo dal tiglio di cui si aprono le fibre così da permettere che si leghino fra loro nel momento della formazione del foglio anche per la presenza dei detti collanti naturali. Di fatto le lame, alla opportuna velocità angolare, esercitano sul trinciato una sorta di battitura molto localizzata piuttosto che una azione di taglio.
Molto preferibilmente, quindi, l’albero 4 ha velocità angolare regolabile. E’ chiaro che tal processo di stigliatura separa ma non espelle il canapulo dalla pasta.
La pasta deve essere lavorata nell’impastatore-stigliatore IS quel tanto che serve a seconda del trinciato caricato e del risultato che si vuole ottenere e non può essere fornita una regola generale.
È chiaro che il tecnico del settore è in grado, per ogni tipo di fibra e lunghezza del trinciato, di stabilire forma e dimensioni dell’impastatorestigliatore IS; opportuno rapporto tra massa del trinciato e quantità di acqua; opportuna velocità angolare dell’albero 4; eventuale opportuna variazione di detta velocità durante il processo; grado di affilatura del bordo di attacco; angolo di incidenza del bordo di attacco delle pale se conformate ad elica.
A titolo di esempio si consideri un impastatore-stigliatore IS come in fig. 1 avente le seguenti caratteristiche meccaniche.
Tino 3 di altezza H = 30 cm e diametro D = 28 cm (quindi del volume di circa 18 litri); l’albero ruotante 4 trascinante due lame: la prima, superiore 1, di larghezza L1 = 18 cm e disposta ad una altezza H2 = 10 cm dal fondo del detto tino 3; la seconda, inferiore 2, di larghezza L2 = 12 cm e disposta ad una distanza H1 = 6 cm al di sotto della detta lama superiore 1. Nell’esempio, il motore 5 che muove l’albero rotante 4 ha potenza di 1,85 kW e ruota a 2750 giri al minuto. L’angolo di incidenza di detta pale, non indicato in figura, è positivo e di circa 15° alle estremità esterne.
Tal impastatore-stigliatore IS è dimensionato per essere caricato con almeno 200 g di fibra di canapa e 4 litri di acqua.
Azionando l’impastatore-stigliatore IS per 5 minuti le fibre si aprono appena lasciando intatta la forma filamentosa della fibra stessa che rimane visibile anche dopo l’asciugatura, evidenziandone gli intrecci.
Con 10 minuti, invece, si ottiene una polpa che ricorda l’aspetto del cotone, quindi più uniforme.
Maggiore è il tempo di lavorazione, maggiore è l’omogeneità e la compattezza dell’impasto e di conseguenza la resistenza del prodotto finito.
Quello che è importante è che il trattamento è altamente affidabile quanto a ripetibilità dei risultati: messo a punto il processo per ottenere uno specifico risultato, questo non cambia a parità di dosaggi, tempi di lavorazione e velocità di rotazione.
Opportuno notare che il piccolo impastatore-stigliatore IS descritto può essere utilizzato anche quale attrezzatura di prova per stabilire i parametri di produzione di impastatori-stigliatori IS di maggior produttività una volta che il tecnico del settore abbia compreso gli inevitabili effetti scala di cui tener conto.
Benché l’assorbenza sia una peculiarità della canapa, i fogli ottenuti non assorbono più del dovuto i colori utilizzati nelle diverse tecniche; segno che i collanti naturali assolvono anche a questa funzione che nei processi di produzione noti è assolta dalla collatura.
Si è sperimentato che le pectine e le emicellulose contenute nel gambo della pianta hanno un tale effetto legante da permettere l’ottenimento di fogli/lastre anche di spessori elevati molto resistenti senza utilizzare neppure per tal i prodotti alcun tipo di collante aggiuntivo.
Si ottiene in conclusione, una carta forte ed estensibile, resistente a strappi e lacerazioni, ad attacchi di muffe ed insetti, resistente al calore e alla luce.
Con l’aiuto di stampi e forme si possono ottenere risultati notevoli ed inattesi: oggetti solidi e compatti ma al tempo stesso leggeri e durevoli nel tempo senza sfaldature.
Nella esposizione dell’invenzione si è fatto quasi sempre riferimento a fibra di canapa (in particolare di canapa sativa) ma è chiaro che l’invenzione si estende a processi applicati a qualsiasi altro tipo di fibra vegetale che abbia caratteristiche simili a quelle della fibra di canapa sativa; in particolare che contenga naturalmente pectine e/o emicellulose in quantità sufficienti a fungere da collante naturale durante il processo di pressatura della carta derivata dalla pasta.
L’invenzione si estende naturalmente anche a miscele di più specie o varietà vegetali nonché a miscele con altre sostanze aggiunte per scopi vari ma non considerabili ingredienti essenziali come sopra definiti.

Claims (11)

  1. RIVENDICAZIONI Riv. 1 Processo di produzione di carta da fibre vegetali comprendente la fase di preparazione, in un impastatore (IS), della pasta destinata a formare detta carta, caratterizzato dal fatto che gli ingredienti essenziali utilizzati per la preparazione in detta fase di detta pasta sono esclusivamente dette fibre vegetali ed acqua dove: - dette fibre vegetali sono fibre che contengono naturalmente pectine e/o emicellulose in quantità sufficienti a fungere da collante naturale durante il successivo processo di pressatura della carta; - detta acqua è mantenuta a temperatura inferiore ai valori che provocherebbero la riduzione di dette pectine e/o emicellulose a quantità inferiori a dette quantità sufficienti all’effetto collante. Riv.
  2. 2 Processo di produzione di carta da fibre vegetali secondo la riv. precedente, caratterizzato dal fatto che nella pasta sono ulteriormente presenti ingredienti aggiuntivi quali pigmenti o aromi di natura vegetale e detta temperatura dell’acqua è quella sufficiente alla dispersione di detti ingredienti aggiuntivi in dette fibre vegetali dove detta temperatura sufficiente a detta dispersione è inferiore ai valori che provocherebbero detta riduzione di dette pectine e/o emicellulose a dette quantità inferiori a dette quantità sufficienti all’effetto collante. Riv.
  3. 3 Processo di produzione di carta da fibre vegetali secondo qualsiasi riv. precedente caratterizzato dal fatto che detti ingredienti essenziali, acqua e fibre vegetali, da versare in detto impastatore (IS) sono tra loro nel rapporto da 1,5 a 3 litri di acqua ogni 100 grammi di fibre vegetali. Riv.
  4. 4 Processo di produzione di carta da fibre vegetali secondo qualsiasi riv. precedente, caratterizzato dal fatto che detti ingredienti essenziali, acqua e fibre vegetali, da versare in detto impastatore (IS) sono tra loro nel rapporto di 2 litri di acqua ogni 100 grammi di fibre vegetali. Riv.
  5. 5 Processo di produzione di carta da fibre vegetali secondo qualsiasi riv. precedente, caratterizzato dal fatto che dette fibre vegetali introdotte in detto impastatore (IS) hanno già subito il processo di stigliatura ed eventualmente di eliminazione del canapulo con procedimenti che hanno mantenuto dette pectine e/o emicellulose in quantità sufficienti a fungere da collante. Riv.
  6. 6 Processo di produzione di carta da fibre vegetali secondo qualsiasi riv. precedente sino alla 5 esclusa caratterizzato dal fatto che - dette fibre vegetali sono introdotte in detto impastatore (IS) allo stato di trinciato alla lunghezza desiderata, - detto impastatore (IS) è un impastatore-stigliatore (IS), - detto processo di stigliatura avviene in detto impastatorestigliatore (IS). Riv.
  7. 7 Processo di produzione di carta da fibre vegetali secondo qualsiasi riv. precedente caratterizzato dal fatto che dette fibre vegetali sono fibre di canapa sativa. Riv.
  8. 8 Impastatore-stigliatore (IS) atto a consentire il processo secondo qualsiasi riv. precedente caratterizzato dal fatto di comprendere un tino (3) di contenimento di detta pasta e dei mezzi battenti (1, 2) contro detto trinciato atti a: - separarne, tramite battitura, il canapulo dal tiglio di cui aprono le fibre; - mantenere in sospensione la massa fibrosa. Riv.
  9. 9 Impastatore-stigliatore (IS) atto a consentire il processo secondo la riv. precedente caratterizzato dal fatto che - detto tino (3) è provvisto di un albero verticale ruotante (4) mosso da un motore (5) - e detti mezzi battenti (1, 2) sono pale (1, 2) conformate ad elica sostanzialmente ortogonali a detto albero (4) e con bordo di attacco ad angolo positivo ed a spigolo vivo. Riv.
  10. 10 Impastatore-stigliatore (IS) atto a consentire il processo secondo la riv. precedente caratterizzato dal fatto che la velocità angolare di detto albero ruotante (4) è regolabile. Riv.
  11. 11 Impastatore-stigliatore (IS) secondo la riv. precedente atto ad una carica di almeno 200 g di detta fibra vegetale e 4 litri di acqua avente le seguenti caratteristiche meccaniche: detto tino (3) di altezza H = 30 cm e diametro D = 28 cm; detto albero (4) trascinante due lame (1,2); la superiore (1) di dette due lame (1,2) con larghezza L1 = 18 cm e disposta ad una altezza H2 = 10 cm dal fondo del detto tino (3); la seconda, inferiore (2), di dette due lame (1,2) di larghezza L2 = 12 cm e disposta ad una distanza H1 = 6 cm al di sotto della detta lama superiore (1); motore (5) di potenza 1,85 kW e ruotante a 2750 giri al minuto; dette due lame (1,2) essendo conformate ad elica con bordo di attacco ad angolo positivo e di 15° alle loro estremità esterne.
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