ITMI20080329U1 - Interruttore automatico bipolare per applicazioni di bassa tensione - Google Patents

Interruttore automatico bipolare per applicazioni di bassa tensione

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ITMI20080329U1
ITMI20080329U1 ITMI20080329U ITMI20080329U1 IT MI20080329 U1 ITMI20080329 U1 IT MI20080329U1 IT MI20080329 U ITMI20080329 U IT MI20080329U IT MI20080329 U1 ITMI20080329 U1 IT MI20080329U1
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IT
Italy
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protection device
closing
pole
automatic switch
opening
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Tommaso Abbattista
Alberto Antoniazzi
Matteo Chiaravalli
Ivan Paleari
Marco Tinelli
Andrea Villani
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Abb Spa
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    • H01H83/14Protective switches, e.g. circuit-breaking switches, or protective relays operated by abnormal electrical conditions otherwise than solely by excess current operated by imbalance of two or more currents or voltages, e.g. for differential protection
    • H01H83/144Protective switches, e.g. circuit-breaking switches, or protective relays operated by abnormal electrical conditions otherwise than solely by excess current operated by imbalance of two or more currents or voltages, e.g. for differential protection with differential transformer
    • HELECTRICITY
    • H01ELECTRIC ELEMENTS
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    • H01H83/142Protective switches, e.g. circuit-breaking switches, or protective relays operated by abnormal electrical conditions otherwise than solely by excess current operated by imbalance of two or more currents or voltages, e.g. for differential protection with bimetal elements

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Description

“INTERRUTTORE AUTOMATICO BIPOLARE PER APPLICAZIONI DI BASSA TENSIONE”
DESCRIZIONE
Il presente modello di utilità è relativo ad un interruttore automatico bipolare di bassa tensione, ed in particolare ad un interruttore automatico bipolare avente entrambi i poli protetti da guasti (non vi è cioè un polo o fase di neutro) e che presenta una pluralità di funzionalità, avendo al contempo una struttura compatta ed una componentistica ridotta.
Gli interruttori automatici di bassa tensione sono dispositivi elettrici di tipo noto. Essi sono normalmente impiegati negli impianti elettrici (ad esempio residenziali, industriali o commerciali) per assicurare la protezione degli impianti elettrici e la sicurezza degli utilizzatori attraverso l’apertura automatica dell’interruttore stesso, con conseguente interruzione dell’alimentazione, in corrispondenza di situazioni di guasto.
Tipicamente queste situazioni di guasto sono il corto circuito, il sovraccarico e la dispersione verso terra. Al fine di garantire la protezione contro questi guasti, uno o più dispositivi di protezione in grado di discriminare tra situazioni normali di esercizio e situazioni di guasto sono normalmente associati all’interruttore. Tali dispositivi comprendono normalmente un attuatore che, a seguito di un determinata situazione di guasto, interviene sul cinematismo dell’interruttore determinandone lo sgancio automatico e l’apertura dei contatti.
I dispostivi di protezione di tipo noto più comuni sono i dispositivi magnetotermici, che realizzano la protezione dal corto circuito e dal sovraccarico, e i dispositivi differenziali, che realizzano la protezione da correnti di dispersione verso terra.
Uno degli svantaggi che talvolta si riscontrano deriva dal fatto che i dispositivi di protezione sono costituiti, in alcune forma di applicazione, da moduli aggiuntivi da associare all’interruttore per realizzare una specifica funzione di protezione. In pratica, l’interruttore e i dispositivi di protezione sono posizionati all’interno di involucri separati aventi una predeterminata larghezza di tipo modulare (1 modulo DIN essendo pari a 17,5 mm). Gli involucri vengono poi associati e collegati in modo da ottenere la tipologia di protezione richiesta.
Ciò comporta un aumento dei costi in quanto è necessario predisporre una pluralità di involucri atti a ospitare i diversi dispositivi, nonché di mezzi di connessione e di interfaccia per realizzare il collegamento operativo con l’interruttore, con conseguente relativo impegno di manodopera in fase di installazione.
Inoltre, anche laddove i dispositivi di protezione e la parte interruttiva sono contenuti nel medesimo involucro, normalmente questo ha dimensioni relativamente ingombranti (ad esempio larghezza superiore a due moduli standard) in particolare quando entrambi i poli sono protetti e non vi è quindi un polo neutro. C’è anche da sottolineare che i dispositivi di protezione di tipo noto necessitano comunque di componenti ad hoc per la loro realizzazione e di una meccanica dedicata per il loro accoppiamento con il cinematismo di sgancio, con conseguenti complicazioni in fase di progettazione e realizzazione dell’interruttore e dei dispositivi ad esso associati.
Come si vede da quanto esposto, gli interruttori automatici di tipo noto presentano una serie di inconvenienti che si è tentato di risolvere, ma non in maniera pienamente soddisfacente.
In base a queste considerazioni, compito principale del presente modello di utilità è quello di fornire un interruttore automatico bipolare di bassa tensione, che consenta di superare gli inconvenienti descritti.
Questo compito viene raggiunto attraverso un interruttore automatico bipolare di bassa tensione il quale comprende un involucro in materiale isolante che contiene:
- un primo polo comprendente un primo contatto ed un secondo contatto tra loro reciprocamente accoppiabili/disaccoppiabili, ed un primo dispositivo di protezione contro cortocircuiti;
- un secondo polo comprendente un terzo contatto ed un quarto contatto tra loro reciprocamente accoppiabili/disaccoppiabili, ed un secondo dispositivo di protezione contro cortocircuiti;
- un dispositivo di protezione differenziale operativamente associato a ed atto a rilevare una corrente differenziale tra detti primo e secondo polo; - un cinematismo di chiusura/apertura operativamente accoppiato a detti primo e secondo polo per effettuare l’accoppiamento/ disaccoppiamento di detti primo e secondo contatto e di detti terzo e quarto contatto;
- un unico dispositivo di protezione da sovraccarico operativamente associato a detto primo polo ed atto a pilotare lo sgancio di detto cinematismo ed il disaccoppiamento di detti primo e terzo contatto da detti secondo e quarto contatto, rispettivamente, al rilevamento di una situazione di guasto da sovraccarico.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi risulteranno maggiormente dalla descrizione di forme realizzative preferite, ma non esclusive di un interruttore secondo il presente modello di utilità, illustrate a titolo esemplificativo negli uniti disegni; in cui:
- la figura 1 è una prima vista prospettica di un interruttore automatico bipolare secondo il presente modello di utilità;
- la figura 2 è una vista laterale dell’interruttore di figura 1;
- la figura 3 è una rappresentazione funzionale schematica dell’interruttore di figura 1;
- la figura 4 è una prima vista laterale di alcuni particolari dell’interruttore di figura 1;
- la figura 5 è una seconda vista laterale di alcuni particolari dell’interruttore di figura 1;
- le figura 6, 7 e 8 sono viste di dettaglio che illustrano una prima sequenza di funzionamento di un interruttore automatico bipolare secondo il presente modello di utilità;
- le figura 9 e 10 sono viste di dettaglio che illustrano una seconda sequenza di funzionamento di un interruttore automatico bipolare secondo il presente modello di utilità;
- la figura 11 è una ulteriore vista prospettica di una parte dell’interruttore di figura 1.
Con riferimento alle figure allegate, un interruttore automatico bipolare di bassa tensione 1 secondo il presente modello di utilità comprende un involucro 10 in materiale elettricamente isolante il quale contiene un primo polo 20 e un secondo polo 30 entrambi protetti contro situazioni di guasto secondo quanto risulterà dalla descrizione seguente. La parte posteriore 11 dell’involucro 10 è opportunamente sagomata e presenta mezzi di aggancio ad una guida DIN. L’involucro 10 è predisposto per consentire il cablaggio tramite inserimento di cavi o barrette appropriate in appositi morsetti. La parte anteriore dell’involucro 10 è inoltre atta ad accoppiarsi con un coperchio, non illustrato in figura, per la chiusura completa dell’interruttore stesso.
Il primo polo 20 comprende un primo contatto 21 ed un secondo contatto 22 tra loro reciprocamente accoppiabili/disaccoppiabili, mentre il secondo polo 30 comprende un terzo contatto 31 ed un quarto contatto (non illustrato in figura ma del tutto equivalente al secondo contatto fisso 22) tra loro reciprocamente accoppiabili/ disaccoppiabili. Il secondo 22 e quarto contatti sono fissi mentre i contatti 21 e 31 sono mobili tra una posizione di apertura, in cui sono disaccoppiati dai corrispondenti contatti fissi, e una posizione di chiusura, in cui sono accoppiati con detti contatti fissi.
L’interruttore comprende inoltre un cinematismo di chiusura/apertura 40 che è operativamente accoppiato a detti primo e secondo polo 20, 30 per effettuare l’accoppiamento/ disaccoppiamento di detti primo e secondo contatto 21, 22 e di detti terzo 31 e quarto contatto 32. In pratica, il cinematismo di chiusura/apertura 40 comprende delle leve che trasmettono il movimento della manopola 42 azionata dall’utente ai contatti per effettuare la manovra di apertura o chiusura dell’interruttore; inoltre dette leve realizzano l’apertura dei contatti in caso di una situazione di guasto nell’impianto elettrico associato all’interruttore 1. A questo scopo, il cinematismo di chiusura/apertura 40, comprende preferibilmente mezzi per trattenere il contatto mobile in posizione di chiuso e mezzi per liberare il cinematismo consentendo l’apertura automatica dell’interruttore 1. Secondo una forma di realizzazione il cinematismo di chiusura/apertura 40 comprende almeno una coppia di leve, ad esempio la leva di aggancio 43 e la leva di sgancio 41, che, quando impegnate tra loro, trattengono i contatti in posizione di chiuso. In caso di guasto, la leva di sgancio 41 si disimpegna dalla leva di aggancio 43 tramite rotazione attorno al centro 418, liberando il cinematismo e permettendo l’operazione di apertura automatica secondo un meccanismo che verrà descritto in dettaglio nel seguito.
L’interruttore secondo l’invenzione è infatti atto ad assicurare la protezione degli impianti elettrici (ad esempio residenziali, industriali o commerciali) e la sicurezza degli utilizzatori attraverso l’apertura automatica dell’interruttore stesso, con conseguente interruzione dell’alimentazione, in corrispondenza di una prima, seconda o terza situazione di guasto. Tipicamente queste situazioni di guasto sono rispettivamente il corto circuito, il sovraccarico e la dispersione verso terra.
A questo scopo, sia il primo polo 20 che il secondo polo 30 dell’interruttore 1 comprendono rispettivamente un primo dispositivo di protezione contro corto circuiti 50 ed un secondo dispositivo di protezione contro corto circuiti 55.
Tali dispositivi di protezione da corto circuito 50 e 55 sono di tipo ampiamente noto e comprendono solitamente un attuatore magnetico costituito da una bobina, un nucleo mobile, un nucleo fisso, una paletta o più in generale un perno e una molla che realizza la protezione dal corto circuito.
L’interruttore 1 comprende inoltre un dispositivo di protezione differenziale 70 che è operativamente associato ad entrambi i poli 20 e 30; il dispositivo di protezione 70, anch’esso di tipo ampiamente noto e per questo non descritto in dettaglio, normalmente è un attuatore differenziale che realizza la protezione da correnti di dispersione verso terra ed è solitamente costituito da un relay e da un nucleo toroidale. La protezione differenziale 70 rileva la corrente di dispersione verso terra, come squilibrio tra le correnti dei due poli o fasi 20 e 30. In pratica, quando la differenza in valore assoluto tra le correnti circolanti in detti primo e secondo polo 20 e 30 supera una soglia predefinita, il dispositivo 70 provoca lo sgancio del cinematismo 40 e quindi il disaccoppiamento dei contatti mobili dai corrispondenti contatti fissi.
Vantaggiosamente, l’interruttore bipolare 1 comprende un unico e solo dispositivo di protezione da sovraccarico 60 che è operativamente associato al primo polo 20 ed è atto a pilotare lo sgancio del cinematismo 40 ed il disaccoppiamento di detti primo e terzo contatto 21, 31, da detti secondo 22 e quarto contatto, rispettivamente, al rilevamento di una situazione di guasto da sovraccarico.
A loro volta, i dispositivi di protezione 50 e 55 sono atti a pilotare lo sgancio di detto cinematismo 40 e l’apertura di detti primo e secondo contatti 21,22 e di detti terzo 31 e quarto contatto a seguito di una condizione di guasto per corto circuito nell’impianto elettrico associato all’interruttore 1.
Preferibilmente, il dispositivo di protezione da sovraccarico 60 è costituito da un attuatore termico che comprende un bimetallo. Il primo dispositivo di protezione contro corto circuiti 50 ed il dispositivo di protezione da sovraccarichi 60 sono normalmente accorpati tra loro e costituiscono un dispositivo magnetotermico. Inoltre è da precisare che mentre il dispositivo di protezione 60 è tarato per intervenire allorquando vi sono sovraccarichi di intensità non particolarmente elevata che si manifestano per tempi lunghi, i dispositivi 50 e 55, oltre che per guasti di corto circuito, possono intervenire anche in presenza di sovraccarichi di intensità più elevata che si manifestano in tempi brevissimi.
L’interruttore automatico 1 secondo l’invenzione comprende inoltre mezzi di accoppiamento che collegano operativamente il cinematismo di chiusura/apertura 40 ai vari dispositivi di protezione 50, 55, 60 e 70. In sostanza, e a differenza degli interruttori di tipo noto, nell’interruttore secondo l’invenzione, gli impulsi meccanici dei vari dispositivi di protezione 50, 55, 60 e 70 vengono trasferiti al cinematismo di sgancio attraverso un’unica meccanica, semplificando la struttura dell’interruttore rispetto alle soluzioni convenzionali che necessitano di meccaniche dedicate per ogni dispositivo di protezione.
Con riferimento alle figure 6-10 verranno ora descritte alcune modalità di realizzazione dell’operazione di apertura automatica in un interruttore secondo l’invenzione.
Come precedentemente accennato, una forma di attuazione del cinematismo di chiusura/apertura 40 comprende convenientemente una prima leva 41, di sgancio, atta a liberare lo stesso cinematismo 40 tramite disimpegno di una terza leva 43 di aggancio, consentendo l’apertura automatica dei contatti dei due poli 20 e 30. I mezzi di accoppiamento comprendono, ad esempio, un primo albero 81, di sgancio, che collega operativamente detto cinematismo di chiusura/apertura 40 a detti primo e secondo dispositivo di protezione da cortocircuito 50 e 55, al dispositivo di protezione da sovraccarico 60 e al dispositivo di protezione differenziale 70. Secondo questa forma di attuazione, i mezzi di accoppiamento comprendono inoltre una seconda leva 82, di intervento, che collega operativamente il cinematismo di chiusura/apertura 40 al dispositivo di protezione 70. Il primo albero 81, di sgancio, e la seconda leva 82, di intervento, sono operativamente connessi a detta prima leva 41, di sgancio. In altre parole i mezzi di accoppiamento costituiscono l’unica interfaccia meccanica, ad esempio attraverso il primo albero 81 di sgancio e la seconda leva 82 di intervento, tramite la quale l’impulso meccanico, generato dai vari dispositivi di protezione 50, 55, 60, 70 in presenza di una corrispondente situazione di guasto, viene trasmesso al cinematismo di chiusura/apertura 40, agendo ad esempio sulla leva di sgancio 41.
Con riferimento alle figure 6 e 9, in una situazione di interruttore chiuso ed in assenza di guasti, il cinematismo di chiusura/apertura 40 è mantenuto bloccato nella posizione di chiuso per l’interazione della terza leva di aggancio 43 con la prima leva di sgancio 41. In particolare, secondo questa forma di attuazione, un’estremità della leva 43 è impegnata da un opportuno risalto nel corpo della leva 41 in conseguenza del quale la rotazione della leva 43 in senso anti-orario (e il conseguente sgancio dell’interruttore) è impedita.
L’operazione di apertura automatica in caso di guasto per corto circuito è illustrata con riferimento alle figure 6 e 7. Il primo dispositivo di protezione 50 ed il secondo dispositivo di protezione 55 comprendono ciascuno una paletta 501 vincolata al nucleo mobile. Una porzione della paletta 501 è posizionata, in condizioni normali (vedi figura 6), in prossimità di una prima estensione 810 del primo albero di sgancio 81.
In caso di guasto per corto circuito, il dispositivo di protezione 50 o 55 interviene trascinando all’interno il nucleo mobile e muovendo conseguentemente la paletta 501 ad esso associata (vedi fig. 7 che visualizza lo spostamento verso destra della paletta 501). Per effetto di questo spostamento, la paletta 501 agisce sulla prima estensione 810 dell’albero 81, il quale ruota in senso orario attorno al proprio punto di imperniamento 815. L’albero 81 presenta una seconda estensione 811 ad esso solidale e opportunamente sagomata. Per effetto della rotazione dell’albero 81 la seconda estensione 811 interagisce con la prima leva 41 di sgancio, determinandone la rotazione in senso antiorario attorno al proprio centro di rotazione 418. In conseguenza di ciò, la leva di sgancio 41 si disimpegna della terza leva di aggancio 43 consentendo il movimento e sbloccando il cinematismo di 40 che scatta in posizione di aperto separando i contatti mobili 21 e 31 dai corrispondenti contatti fissi.
Con riferimento alle figure 6 e 8 viene illustrata l’operazione di apertura automatica in caso di guasto per sovracorrenti. Come prima indicato, il dispositivo di protezione 60 comprende una lamina di bimetallo atta a flettersi per effetto di sovracorrenti nel circuito. Una porzione della lamina 60 è posizionata, in condizioni normali (vedi figura 6), in prossimità di una terza estensione 812 del primo albero di sgancio 81.
In caso di guasto per sovraccarico, il dispositivo di protezione 60 interviene per flessione della lamina di bimetallo (vedi fig. 8 che visualizza lo spostamento verso il basso della lamina 60). Per effetto di questo spostamento, la lamina 60 agisce sull’estensione 812 dell’albero 81, il quale ruota in senso orario attorno al proprio punto di imperniamento 815. In conseguenza di questa rotazione, la seconda estensione 811 dell’albero 81 interagisce con la prima leva di sgancio 41, determinando la rotazione e l’apertura automatica dei contatti come precedentemente descritto.
Con riferimento alle figure 9 e 10 viene illustrata l’operazione di apertura automatica in caso di guasto per dispersione verso terra. Il terzo dispositivo di protezione 70 comprende un pistone 701 atto a scorrere per effetto di una dispersione di corrente verso terra e quindi di uno squilibrio della corrente tra i conduttori associati ai due poli o fasi 20 e 30. Una estremità del pistone 701 è posizionata, in condizioni normali (vedi figura 9), in prossimità di un braccio 822 di una seconda leva 82 di intervento. La leva di intervento 82 è opportunamente imperniata in punto 820, può ruotare rispetto ad esso ed è mantenuta in posizione di riposo da opportune molle. La seconda leva di intervento 82 presenta inoltre mezzi 821 di accoppiamento con la prima leva di sgancio 41. Nel caso illustrato nelle allegate figure, i mezzi di intervento sono costituiti da una protuberanza 821 atta ad interagire con una porzione 410 della leva di sgancio 41.
In caso di guasto per dispersione verso terra, cioè quando la differenza in valore assoluto tra le correnti circolanti nei due poli sia superiore ad una soglia prestabilita, il dispositivo di protezione 70 interviene determinando lo spostamento del pistone 701 verso l’esterno del relay (vedi fig. 10 che visualizza lo spostamento verso destra del pistone 701). Per effetto di questo spostamento, il pistone 701 agisce sul braccio 822 della leva 82, la quale ruota in senso antiorario attorno al proprio punto di imperniamento 820. In conseguenza di questa rotazione, la protuberanza 821 della leva di intervento 82 interagisce con la porzione 410 della prima leva di sgancio 41, determinandone la rotazione in senso anti-orario e l’apertura automatica dei contatti come precedentemente descritto.
In aggiunta alle notevoli semplificazioni dal punto di vista meccanico, l’interruttore secondo l’invenzione può essere realizzato in maniera estremamente compatta posizionando opportunamente i vari componenti all’interno dell’involucro 10.
Ad esempio, come schematicamente illustrato in figura 3 e visibile in figura 11, il primo polo 20 e il secondo polo 30 sono convenientemente disposti in maniera simmetrica a sinistra e a destra dell’asse longitudinale 100 dell’interruttore 1, rispetto ad una vista frontale dello stesso. Il cinematismo di chiusura/apertura 40 può essere quindi vantaggiosamente posizionato centralmente rispetto a detti primo e secondo polo 20, 30.
In particolare, nel primo polo 20 il dispositivo di protezione 50 e il dispositivo di protezione 60 sono sovrapposti e affiancati al cinematismo di chiusura/apertura 40. Più in dettaglio, i dispositivi 50 e 60 per la protezione magnetotermica sono normalmente raggruppati in un unico corpo (e per questo motivo illustrati con un unico blocco funzionale in figura 3) e posizionati in corrispondenza del polo 20, in avanti rispetto ad una vista frontale dell’interruttore 1. A sua volta il dispositivo di protezione 55 è affiancato al cinematismo di chiusura/apertura 40 sul lato opposto rispetto al dispositivo di protezione 50. Il dispositivo di protezione 70 è posizionato trasversalmente rispetto a detto asse longitudinale 100 e contiguamente a detto cinematismo 40 di chiusura/apertura, trovandosi quindi, rispetto ad una vista frontale dell’interruttore, più in basso rispetto ai dispositivi di protezione 50, 55, 60 e rispetto al cinematismo 40.
La struttura che ne risulta è estremamente razionale e compatta. La disposizione dei componenti all’interno dell’involucro 1 è infatti sostanzialmente simmetrica e consente di ottimizzare l’occupazione degli spazi all’interno dell’involucro stesso. Conseguentemente le dimensioni dell’interruttore possono essere contenute; in particolare la larghezza risulta essere pari a due moduli DIN standard (35mm), con notevoli vantaggi dal punto di vista della modularità.
In base a quanto sopra descritto si vede che l’interruttore 1 assolve il compito prefissato consentendo di realizzare un numero elevato di funzioni con un numero ridotto di componenti e con costi ridotti.
Infatti, l’interruttore bipolare 1 presenta entrambi i poli 20 e 30 protetti da guasti ed in cui la protezione da sovraccarico viene ottenuta utilizzando un solo bimetallo contrariamente all’arte nota in cui ciascun polo, ove protetto, (e quindi che non sia un polo neutro) prevede l’utilizzo di un bimetallo ad hoc. Inoltre, l’interruttore 1 grazie alla sua struttura e funzionalità, consente di semplificare notevolmente la realizzazione dei meccanismi e degli accoppiamenti tra i vari componenti dello stesso. In altre parole, a differenza degli interruttori di tipo noto, i mezzi di accoppiamento permettono, attraverso un’unica meccanica, di accoppiare i dispositivi di protezione con il cinematismo di sgancio dell’interruttore, diminuendo ulteriormente il numero di componenti meccanici, ottimizzando lo spazio occupato all’interno dell’involucro, ed avendo nel contempo la gamma completa di protezione (magnetica, termica e differenziale) su entrambi i poli.
Inoltre, l’utilizzo di un’unica meccanica di accoppiamento tra dispositivi di protezione e cinematismo di apertura/chiusura consente di diminuire i costi di produzione.
C’è anche da notare che nel dispositivo secondo l’invenzione è possibile accorpare un numero elevato di funzionalità in un unico involucro, con conseguenti risparmi in termini di costi di realizzazione e installazione. Inoltre, le dimensioni dell’involucro, grazie alla disposizione estremamente compatta e razionale dei componenti all’interno dello stesso, sono contenute. In particolare, è possibile realizzare un interruttore di larghezza pari a due moduli standard DIN e con entrambi i poli protetti, con notevoli vantaggi in termini di modularità e razionalità di installazione.
Sulla base della descrizione data, altre caratteristiche, modifiche o miglioramenti sono possibili ed evidenti al tecnico medio. Tali caratteristiche, modifiche e miglioramenti sono perciò da considerarsi parte della presente invenzione. In pratica, i materiali impiegati, nonché le dimensioni e le forme contingenti, potranno essere qualsiasi secondo le esigenze e lo stato della tecnica.

Claims (9)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Interruttore automatico bipolare di bassa tensione (1), caratterizzato dal fatto di comprendere un involucro (10) in materiale isolante contenente: - un primo polo (20) comprendente un primo contatto (21) ed un secondo contatto (22) tra loro reciprocamente accoppiabili/ disaccoppiabili, ed un primo dispositivo di protezione contro cortocircuiti (50); - un secondo polo (30) comprendente un terzo contatto (31) ed un quarto contatto tra loro reciprocamente accoppiabili/disaccoppiabili, ed un secondo dispositivo di protezione contro cortocircuiti (55); - un dispositivo di protezione differenziale (70) operativamente associato a ed atto a rilevare una corrente differenziale tra detti primo (20)e secondo polo (30); - un cinematismo di chiusura/apertura (40) operativamente accoppiato a detti primo e secondo polo (20, 30) per effettuare l’accoppiamento/disaccoppiamento di detti primo e secondo contatto (21, 22) e di detti terzo (31) e quarto contatto; - un unico dispositivo di protezione da sovraccarico (60) operativamente associato a detto primo polo (20)ed atto a pilotare lo sgancio di detto cinematismo (40) ed il disaccoppiamento di detti primo e terzo contatto (21, 31,) da detti secondo (22) e quarto contatto, rispettivamente, al rilevamento di una situazione di guasto da sovraccarico.
  2. 2. Interruttore automatico bipolare (1) secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detto unico dispositivo di protezione da sovraccarico (60) comprende un bimetallo.
  3. 3. Interruttore automatico bipolare (1) secondo la rivendicazione 1 o 2 caratterizzato dal fatto di comprendere mezzi di accoppiamento che collegano operativamente detto cinematismo di chiusura/apertura (40) a detti primo (50) e secondo (55) dispositivo di protezione contro cortocircuiti, a detto unico dispositivo di protezione da sovraccarico (60) e a detto dispositivo di protezione differenziale (70).
  4. 4. Interruttore automatico bipolare (1) secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto cinematismo di chiusura/apertura (40) comprende una prima leva (41), di sgancio, atta a liberare detto cinematismo (40) consentendo l’apertura automatica di detti primo e secondo contatto (21, 22) e detti terzo (31) e quarto contatto.
  5. 5. Interruttore automatico bipolare (1) secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detti mezzi di accoppiamento comprendono un primo albero (81), di sgancio, che collega operativamente detto cinematismo di chiusura/apertura (40) a detti primo e secondo dispositivo di protezione da corto circuito (50,55) e a detto unico dispositivo di protezione da sovraccarico (60), ed un seconda leva (82), di intervento, che collega operativamente detto cinematismo di chiusura/apertura (40) a detto dispositivo di protezione differenziale (70).
  6. 6. Interruttore automatico bipolare (1) secondo le rivendicazioni 4 e 5, caratterizzato dal fatto che detto primo albero (81), di sgancio, e detta seconda leva (82), di intervento sono operativamente connessi a detta prima leva (41), di sgancio.
  7. 7. Interruttore automatico bipolare (1) secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che, rispetto ad una vista frontale di detto interruttore (1), detti primo (20) e secondo polo (30) sono simmetricamente disposti a sinistra e a destra dell’asse longitudinale (100) dell’interruttore (1), detto cinematismo di chiusura/apertura (40) essendo posizionato centralmente rispetto a detti primo e secondo polo (20, 30).
  8. 8. Interruttore automatico bipolare (1) secondo la rivendicazione 9, caratterizzato dal fatto che detto dispositivo di protezione differenziale (70) è posizionato trasversalmente rispetto a detto asse longitudinale (100) e contiguamente a detto cinematismo (40) di chiusura/apertura.
  9. 9. Interruttore automatico bipolare (1) secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di avere una larghezza pari a due moduli standard.
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