IT201800005571A1 - Procedimento perfezionato per l'ottenimento di una capigliatura riccia - Google Patents

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Description

DESCRIZIONE
annessa a domanda di Brevetto per Invenzione avente per titolo:
“PROCEDIMENTO PERFEZIONATO PER L’OTTENIMENTO DI UNA CAPIGLIATURA RICCIA”
DESCRIZIONE
Forma oggetto della presente invenzione un procedimento di lavorazione della capigliatura, al fine di ottenere l’effetto cosiddetto “permanente” attraverso l’esecuzione di una serie di passaggi attuati in maniera innovativa.
E’ comunemente noto come la permanente sia un trattamento di lunga durata, atto a rendere i capelli ricci e vaporosi, con risultati che variano a seconda degli strumenti e delle tecniche adoperate.
Il trattamento di permanente agisce sulla naturale forma del capello, derivante dalla struttura cheratinica delle catene peptidiche avvolte a spirale e dai legami trasversali che uniscono tali catene: per mutare la forma naturale del capello è necessario che tali legami, consistenti essenzialmente in ponti disolfuro o cistici, vengano dapprima separati chimicamente (attraverso una scissione riduttiva dei due atomi di zolfo che tengono unite due catene peptidiche vicine) e, successivamente a azioni meccaniche finalizzate alla modifica della forma, ricomposti attraverso una ricostruzione ossidativa.
Il procedimento per l’ottenimento della permanente a freddo è ormai standardizzato e notorio al tecnico del ramo, le maggiori variabili consistendo per lo più nella durata delle singole fasi e/o nell’impiego di diverse tipologie di bigodini e lozioni per il tipo di riccio che si desidera conseguire.
Qui di seguito si elencano sinteticamente le fasi di lavorazione di un tipico trattamento per l’ottenimento della permanente a freddo, al solo scopo di rendere più chiara la descrizione della presente invenzione:
a) lavaggio: la capigliatura viene inizialmente sottoposta ad un lavaggio, con i capelli lasciati umidi ma non gocciolanti;
b) montaggio: si procede poi alla fase più laboriosa, ossia al cd. montaggio dei bigodini sulle singole ciocche di capelli, a partire dalle punte delle stesse e seguendo un’ideale suddivisione schematica della testa in settori, iniziando dalla fronte e proseguendo sino alla nuca;
c) applicazione del liquido ondulante e riposo: terminata la fase di montaggio dei bigodini, avviene l’applicazione del liquido ondulante, responsabile della rottura dei ponti disolfuro; tipicamente detto liquido consiste in un prodotto alcalino contenente tioglicolato di ammonio, oppure acido tioglicolico che scinde detti ponti disolfuro, da lasciar agire per il tempo indicato nelle istruzioni d’uso;
d) risciacquo del liquido ondulante: tale fase è finalizzata alla completa rimozione del liquido ondulante, ed è prodromica alla successiva applicazione del liquido fissante;
e) applicazione del liquido fissante: il liquido fissante, come detto, mira alla stabilizzazione della nuova forma del capello, ricostruendo i ponti disolfuro precedentemente scissi con l’applicazione del liquido ondulante; tale liquido fissante consiste in una lozione ossidante, comprendente tipicamente perossidi (perossido di idrogeno e acqua ossigenata) o bromati alcalini;
f) smontaggio dei bigodini: con operazioni esattamente contrarie alla fase di montaggio, i bigodini vengono srotolati dalle singole ciocche di capelli;
g) risciacquo del liquido fissante: similmente alla fase di rimozione del liquido ondulante, anche il liquido fissante viene completamente tolto dai capelli;
h) asciugatura finale per il completamento dell’acconciatura.
Le appena citate fasi sono quelle tipicamente adottate in un trattamento per l’ottenimento della permanente a freddo, come generalmente praticato nei saloni di bellezza e insegnato nei corsi per parrucchieri: pur essendo possibili varianti personalizzate a seconda dell’esperienza del parrucchiere e dei desiderata del cliente, consistenti ad esempio nell’applicazione di parte del liquido ondulante anche prima del montaggio o nell’aggiunta di fasi preparatorie all’asciugatura (come l’applicazione di prodotti idratanti e modellanti le ciocche) o nella diversa durata temporale di alcune fasi, la fondamentale fase del montaggio è pressoché attuata in maniera invariata ormai da decenni.
Da ciò ne conseguono alcuni vantaggi, come la rapidità di esecuzione dovuta al routinario montaggio dei bigodini, ma anche una serie di svantaggi, in primis l’ottenimento di ricci troppo standardizzati e poco spontanei, che mal si coniugano con quanto preteso dalla clientela in termini di esigenze estetiche e di unicità del risultato finale.
In particolare, i procedimenti per permanente sinora attuati presentano tutti il difetto di fornire un risultato poco naturale, con tenuta limitata nel tempo e con una forma del riccio scarsamente definita, stante il ridotto volume del capello alla radice.
Scopo della presente invenzione è di ovviare a tal genere di inconvenienti della tecnica anteriore, prevedendo un procedimento per ottenere la permanente a freddo attraverso l’esecuzione innovativa di determinati passaggi di lavorazione, in special modo relativi alla fase di montaggio.
Ulteriore scopo, almeno di alcune varianti dell’invenzione, è quello di indicare mezzi di rapido impiego e migliorato utilizzo, finalizzati all’ottenimento della permanente secondo le specifiche esigenze della clientela.
Questi ed altri scopi, che risulteranno chiari in seguito, si conseguono con un procedimento conforme al dettato della rivendicazione 1.
Altri scopi possono essere inoltre ottenuti mediante le caratteristiche supplementari delle rivendicazioni dipendenti.
Ulteriori caratteristiche della presente invenzione risulteranno meglio evidenziate dalla seguente descrizione di una preferita forma di esecuzione, conforme alle rivendicazioni brevettuali e illustrata, a puro titolo esemplificativo e non limitativo, nelle allegate tavole di disegno, in cui:
- le figg. da 1.A a 1.D mostrano in sequenza quattro passaggi relativi alla fase di montaggio del procedimento secondo l’invenzione;
- le figg. 2.A e 2.B mostrano rispettivamente un riccio ottenuto secondo il procedimento tradizionale e secondo l’invenzione;
- la fig. 3 è una vista prospettica di una tipologia di bigodino, particolarmente adatto all’ottenimento dell’effetto permanente secondo una variante della presente invenzione, mostrato in modalità distesa e pronto all’utilizzo per la fase di avvolgimento della ciocca di capelli (non mostrata in figura);
- la fig. 4 è una vista prospettica della tipologia di bigodino di fig. 3, mostrato in modalità ripiegata al termine della fase di avvolgimento, immediatamente prima della chiusura dello stesso per il fissaggio della ciocca di capelli avvolta (non mostrata in figura).
Si descrivono ora le caratteristiche di una variante preferita del procedimento per l’ottenimento della permanente, avvalendosi dei riferimenti contenuti nelle figure. Si precisa che le suddette figure, pur se schematiche, riproducono gli elementi dell’invenzione secondo proporzioni tra le loro dimensioni ed orientamenti spaziali che sono compatibili con una possibile forma esecutiva.
Come sopra anticipato, il procedimento qui descritto presenta carattere innovativo con riferimento essenzialmente alla fase di montaggio e, conseguentemente, alla fase di smontaggio: tutte le rimanenti fasi rimangono invece sostanzialmente invariate e, pertanto, si eviterà di descriverle nuovamente, dovendosi considerarle analoghe a quelle sopra sintetizzate nella trattazione della tecnica nota.
Successivamente alla fase di lavaggio, quindi, si procede al montaggio dei bigodini B sulle ciocche C di capelli.
Una prima sostanziale differenza rispetto alla tecnica anteriore risiede nell’assenza di uno schema rigido di suddivisione delle ciocche C, che vengono prese in maniera indefinita dalla superficie della testa: come sarà chiarito più avanti, tale modalità di selezione non schematica e non predefinita delle ciocche C ha riflessi positivi sul risultato finale, ampliando l’effetto naturale rispetto alla permanente tradizionale.
L’ulteriore e fondamentale difformità con la tecnica anteriore consiste nel montaggio del bigodino B a partire dalla radice R della ciocca C di capelli, e non dalle punte P come avviene nei procedimenti standard: in tal modo, per ogni singola ciocca C, è possibile capirne e seguirne la naturale uscita e caduta dal cuoio capelluto.
Di conseguenza anche la fase di avvolgimento è diversa dalla tecnica standard, come esemplificativamente mostrato nella sequenza dei passaggi delle figg. da 1.A a 1.D:
- fig. 1.A: individuata la singola ciocca C, il bigodino B viene accostato alla radice R, ad una distanza sufficiente, ad esempio di circa 1 cm., per consentire il successivo avvolgimento,
- fig. 1.B: la fase di avvolgimento vera e propria inizia con un primo movimento di arrotolamento della ciocca C per circa metà della circonferenza del bigodino B,
- fig. 1.C: l’avvolgimento prosegue poi con una rotazione del polso della mano che tiene la ciocca C, consentendo alla ciocca C medesima di completare il giro attorno alla restante metà della circonferenza del bigodino B, - fig. 1.D: i movimenti delle figg. 1.B e 1.C vengono ripetuti alternati fino al completo avvolgimento della ciocca C attorno al bigodino B, ossia sino al raggiungimento delle punte P, sulle quali il bigodino B viene bloccato.
In accordo al procedimento appena descritto, assume notevole importanza la fase di individuazione della singola ciocca C, la cui base di attaccatura al cuoio capelluto deve delineare un forma sostanzialmente quadrata e quanto più regolare possibile, preferibilmente avente lato di dimensione compresa tra 0,5 e 1 cm.; di rilievo è anche l’accorgimento di lasciare circa 1 cm. di spazio tra la radice R e l’inizio dell’avvolgimento della ciocca C sul bigodino B, sì da evitare che il trattamento comprometta la naturale uscita del capello, pregiudicando la durata nel tempo della definizione del riccio e conferendo artificiosità al risultato finale della permanente.
Come da arte nota, durante la fase di avvolgimento della ciocca C attorno al bigodino B può essere impiegata la classica cartina a rete per permanente (non mostrata in figura), che coadiuva il parrucchiere nell’opera di montaggio e che viene poi collocata sulle punte P della ciocca C, a protezione delle stesse dal bigodino B bloccato.
Diversamente dalla tecnica tradizionale, la fase di avvolgimento del presente procedimento comporta che l’intera ciocca C venga avvolta a spirale attorno al bigodino B per tutta la sua lunghezza, a partire dalla radice R (o meglio, da circa 1 cm. dalla radice) e sino alle punte P, senza sostanziali sovrapposizioni tra le porzioni della ciocca C.
Da ciò deriva una serie di benefici, sia in termini di risultanze estetiche che di salute del capello: infatti la ciocca C avvolta secondo la presente invenzione avrà, per tutta la sua lunghezza e comprese le punte P (che rimangono in superficie al pari delle restanti porzioni di ciocca C), il medesimo apporto di calore e le stesse quantità di liquidi ondulante e fissante.
Nel procedimento tradizionale, invece, l’avvolgimento della ciocca a partire dalle punte comporta un avviluppamento della ciocca su se stessa, con le punte che rimangono all’interno ed assorbono maggior calore, oltre ad una eccessiva quantità di liquido ondulante, che continua a penetrare nel tempo di posa verso l’interno della ciocca avvolta.
Altra peculiarità del procedimento oggetto della presente invenzione consiste nel fatto che il montaggio dei bigodini B avviene a partire dalla nuca per poi salire sino alle parti laterali e superiore della testa, diversamente dalla tecnica standard che prevede un montaggio con andamento esattamente contrario: tale accorgimento si è dimostrato il più adatto per la corretta identificazione della naturale uscita della ciocca C dal cuoio capelluto, oltre che per fornire lo spazio necessario al posizionamento dei bigodini B.
Al termine della fase di montaggio appena descritta, con il presente procedimento si noterà una discontinuità uniforme della disposizione dei bigodini B, con le ciocche C non divise in schemi prestabiliti come nella permanente tradizionale bensì ricalcanti l’andamento naturale del capello come definito dalla sua uscita dal cuoio capelluto.
Terminata la fase di montaggio, si procede ai passaggi seguenti come da tecnica tradizionale, mentre la fase di smontaggio dei bigodini B avviene preferibilmente in maniera analoga al montaggio, partendo dalla nuca e procedendo verso l’alto, sino alle parti laterali e superiore della testa, e srotolando con attenzione la ciocca C attorno al bigodino B, che resta invece fermo (per questa fase può tuttavia prevedersi una modalità operativa lievemente diversa per una variante dell’invenzione, in cui la ciocca resta ferma ed il bigodino viene sfilato via).
In sintesi, le differenze del procedimento oggetto della presente invenzione rispetto alla tecnica anteriore sono riassumibili nella seguente tabella:
Tuttavia, rispetto alla tecnica anteriore, già le sole differenze 2 e 3 sintetizzate nella tabella di cui sopra, ossia l’avvolgimento della ciocca a partire dalla radice e l’avvolgimento a spirale, sono sufficienti per il raggiungimento degli scopi prefissati dal procedimento della presente invenzione. In altre parole, le differenze 1 e 4 (relative alla selezione delle ciocche e all’ordine per il montaggio e smontaggio dei bigodini) sono fasi preferibili ma opzionali, potendosi ottenere alcuni vantaggi dell’invenzione anche con la loro esecuzione secondo la tecnica anteriore.
Dalla descrizione di cui sopra appaiono chiari i benefici conseguibili con il procedimento secondo l’invenzione, il primo dei quali attiene al risultato estetico della capigliatura al termine del trattamento: i ricci ottenuti presentano una definizione molto più naturale e dinamica, con una curvatura costante per l’intera lunghezza della ciocca C ed una maggior tenuta nel tempo (prove sul campo hanno dimostrato una durata di oltre 4 mesi, a fronte dei circa 2 mesi della tecnica tradizionale).
Si veda il confronto mostrato nelle figg. 2.A e 2.B, in cui il riccio di fig.
2.B, ottenuto con il presente procedimento, appare visibilmente più naturale e con volume maggiormente definito per l’intera lunghezza della ciocca C, dalla radice alla punta.
Un secondo ordine di vantaggi pertiene alla salute del capello, maggiormente tutelata con il procedimento qui descritto: a partire dalla modalità di selezione e presa della ciocca C (che segue la naturale uscita del capello dal cuoio capelluto senza forzarne la direzione) per passare alla tecnica di avvolgimento sul bigodino B, le fasi innovative del trattamento consentono di ottenere una capigliatura meno trattata e quindi più sana.
Difatti l’avvolgimento a spirale sopra descritto permette di rompere una minor quantità di ponti disolfuro, poiché il liquido ondulante spezzerà tali legami in maniera uniforme sulla porzione di ciocca C avvolta attorno al bigodino B, senza penetrare in profondità come avviene invece negli avviluppi di ciocca che si ottengono con la tecnica tradizionale.
E’ chiaro che numerose varianti del procedimento sopra descritto sono possibili all’uomo del ramo, senza per questo uscire dagli ambiti di novità insiti nell’idea inventiva, così come è chiaro che nella pratica attuazione dell’invenzione i vari passaggi o strumenti in precedenza descritti potranno essere sostituiti da elementi tecnicamente equivalenti.
Ad esempio, il presente procedimento per permanente è idoneo all’ottenimento di ricci di varie dimensioni e fattezze, semplicemente variando la tipologia di bigodino B adoperato.
Utilizzando bigodini di taglia grande, ad esempio, la ciocca C finale assumerà un andamento ad onda, con anse del riccio maggiormente distanziate e dinamicità meno accentuata. Con l’impiego di bigodini di taglia media, invece, il risultato finale sarà una ciocca C con effetto mosso.
Per l’ottenimento della variante “afro” vanno utilizzati bigodini di sezione particolarmente ridotta, sì da ottenere avvolgimenti della ciocca C a spirale molto stretta.
In alternativa ai bigodini B del commercio, per l’ottenimento di detta variante “afro” si è scoperto essere particolarmente adatto all’impiego il bigodino BN mostrato nelle figg. 3 e 4, che presenta una forma del tutto analoga a quella di una cannuccia per bibite, sostanziandosi in un elemento tubolare cilindrico dalla superficie liscia, di forma allungata e dal diametro molto ridotto.
Detto bigodino BN è atto ad assumere due conformazioni a seconda della fase operativa in cui esso viene a trovarsi durate l’utilizzo:
- una conformazione iniziale in cui è disteso e pronto ad essere adoperato per la fase di avvolgimento della ciocca C di capelli (fig. 3), e
- una conformazione finale in cui esso è ripiegato e pronto ad essere bloccato sulla ciocca C una volta conclusa detta fase di avvolgimento (fig.2).
Più precisamente, la struttura tubolare di tale bigodino BN comprende: - un tratto distale 1, di lunghezza sostanzialmente pari a circa la metà dell’intera lunghezza del bigodino BN, comprendente una porzione di estremità 1.1,
- un tratto prossimale 2, di lunghezza similare a quella di detto tratto distale 2, comprendente una porzione iniziale 2.0 ed una porzione di estremità 2.1, opposta a detta porzione iniziale 2.0,
- un tratto intermedio 3, interposto tra detti tratti distale 1 e prossimale 2, suscettibile di flettersi ad U per il ripiegamento di detto bigodino BN e conseguente avvicinamento tra tali tratti distale 1 e prossimale 2,
- un tratto di chiusura 4, contiguo a detto tratto di estremità 2.1 di detto tratto prossimale 2, anch’esso suscettibile di flettersi ad U per il ripiegamento verso detto tratto distale 1 ripiegato e provvisto di un’apertura 5 (ad esempio un’asola) atta ad alloggiare e trattenere un mezzo di fissaggio (ad esempio un elastico ad anello, non mostrato in figura).
La descrizione del montaggio di tale bigodino BN è utile a chiarire il ruolo svolto dagli elementi strutturali sopra accennati, in combinazione con la già descritta fase di avvolgimento del procedimento della presente invenzione:
- individuata la singola ciocca C di capelli, il bigodino BN in conformazione distesa (come da fig. 3) viene accostato alla radice R e ivi collocato in corrispondenza della porzione iniziale 2.0 del tratto prossimale 2, - l’avvolgimento della ciocca C inizia con un primo movimento di arrotolamento per circa metà della circonferenza del bigodino BN per proseguire poi con una rotazione del polso della mano che tiene la ciocca C, consentendo alla ciocca C medesima di completare il giro attorno alla restante metà della circonferenza di detto bigodino BN,
- tali movimenti di arrotolamento e rotazione vengono ripetuti alternati fino al completo avvolgimento della ciocca C attorno al tratto prossimale 2 del bigodino BN, secondo una direzione che parte dalla porzione iniziale 2.0 (su cui viene avvolta la ciocca C in prossimità della radice R) e prosegue sino alla porzione di estremità 2.1 (sulla quale vengono avvolte le punte P di detta ciocca C),
- terminato l’avvolgimento della ciocca C, il tratto distale 1 del bigodino BN viene ripiegato verso il tratto prossimale 2 (sul quale si trova l’avviluppo della ciocca C avvolta), flettendo ad U (quindi di circa 180°) il tratto intermedio 3, detto tratto distale 1 assumendo sostanzialmente un piano di giacitura parallelo a detto tratto prossimale 2,
- il tratto di chiusura 4 del bigodino BN viene poi piegato ad U (quindi di circa 180°) verso il tratto distale 1 ripiegato ed a questi sovrapposto, in modo da sormontare l’assieme “tratto distale 1 – tratto prossimale 2 con ciocca C avvolta”,
- infine il bigodino BN viene bloccato tramite il mezzo di fissaggio passante per l’apertura 5 di detto tratto di chiusura 4, avvolgendolo attorno, rispettivamente, alle accostate porzioni di estremità 1.1 e 2.1 di detti tratti distale 1 e prossimale 2.
In definitiva, l’avvolgimento della ciocca C di capelli avviene sul tratto prossimale 2 del bigodino BN, a partire dalla radice R della ciocca C (sulla porzione inziale 2.0), per concludersi alle punte P (sulla porzione di estremità 2.1), dopo aver percorso l’intera lunghezza di detto tratto prossimale 2 senza sostanziali sovrapposizioni tra le porzioni di tale ciocca C.
Il tratto distale 1 del bigodino BN funge, invece, da elemento di protezione dell’avviluppo di ciocca C ottenuto sul tratto prossimale 2, una volta ripiegato tramite flessione ad U del tratto intermedio 3: attraverso il ripiegamento ad U del tratto di chiusura 4 e l’impiego del relativo mezzo di fissaggio (tipicamente consistente in un elastico) è poi possibile bloccare il bigodino BN, con tale tratto di chiusura 4 che funge da ulteriore elemento di protezione delle punte P della ciocca C avvolta.
In tal modo la ciocca C di capelli avvolta sul bigodino BN risulta maggiormente protetta e saldamente fissata per il prosieguo del trattamento di permanente, potendosi procedere alle successive fasi di applicazione e risciacquo del liquido ondulante e di applicazione del liquido fissante senza timore che la ciocca C si sciolga o che il bloccaggio del bigodino BN danneggi i capelli.
La conformazione strutturale e la superficie liscia del bigodino BN rende agevole anche la fase di smontaggio: svincolato il mezzo di fissaggio e riportato alla conformazione distesa, previe distensioni del tratto di chiusura 4 e del tratto intermedio 3, tale bigodino BN può facilmente essere sfilato via dall’avviluppo della ciocca di capelli C, senza alcuna trazione o forzatura: pertanto nella fase di smontaggio di tal particolare tipologia di bigodini BN, diversamente dalla tecnica normalmente adoperata nel procedimento oggetto della presente invenzione, è maggiormente indicato mantener ferma la ciocca C avvolta e togliere il bigodino BN, sfilandolo via; è comunque parimenti possibile mantenere fermo detto bigodino BN e delicatamente srotolare la ciocca C spiralatagli attorno.

Claims (1)

  1. RIVENDICAZIONI Riv 1. Procedimento di lavorazione della capigliatura, in particolare per ottenere l’effetto cosiddetto “permanente”, comprendente almeno le fasi di: - lavaggio dei capelli, - montaggio dei bigodini (B; BN) sulle singole ciocche (C) di capelli, - applicazione del liquido ondulante e successivo risciacquo, - applicazione del liquido fissante, - smontaggio di detti bigodini (B; BN), - risciacquo del liquido fissante, caratterizzato dal fatto che detta fase di montaggio di ciascun bigodino (B; BN) comprende una fase di avvolgimento sulla singola ciocca (C) che prevede i seguenti passi: - il bigodino (B; BN) viene accostato alla radice (R) di detta ciocca (C) di capelli, - l’avvolgimento inizia a partire da detta radice (R) con un primo movimento di arrotolamento di detta ciocca (C) per circa metà della circonferenza di detto bigodino (B; BN), - detto avvolgimento prosegue poi con una rotazione del polso della mano che tiene detta ciocca (C), consentendo a detta ciocca (C) di completare il giro attorno alla restante metà della circonferenza di detto bigodino (B; BN), - detti movimenti di avvolgimento vengono ripetuti alternati fino al completo avvolgimento di detta ciocca (C) attorno a detto bigodino (B; BN), ossia sino al raggiungimento delle punte (P) di detta ciocca (C), sulle quali detto bigodino (B; BN) viene bloccato. Riv 2. Procedimento secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detta ciocca (C) di capelli è avvolta a spirale e senza sostanziali sovrapposizioni attorno a detto bigodino (B; BN) per tutta la sua lunghezza, dalla radice (R) alle punte (P). Riv 3. Procedimento secondo qualsiasi rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detto avvolgimento di detta ciocca (C) attorno a detto bigodino (B; BN) parte da circa 1 cm. di distanza dalla dalla radice (R). Riv 4. Procedimento secondo qualsiasi rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detto montaggio dei bigodini (B; BN) sulle singole ciocche (C) di capelli avviene a partire dalla nuca per poi salire sino alle parti laterali e superiore della testa. Riv 5. Procedimento secondo qualsiasi rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detto montaggio dei bigodini (B; BN) sulle singole ciocche (C) di capelli è preceduto da una fase di individuazione di dette ciocche (C), selezionate dalla superficie della testa secondo la loro naturale uscita dal cuoio capelluto, in maniera indefinita e senza suddivisione schematica della testa in sezioni. Riv 6. Procedimento secondo qualsiasi rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che lo smontaggio di detto bigodino (B; BN) dalla ciocca (C) avviene srotolando detta ciocca (C) attorno a detto bigodino (B), il quale viene mantenuto fermo. Riv 7. Procedimento secondo qualsiasi rivendicazione precedente, ad eccezione della rivendicazione 6, caratterizzato dal fatto che lo smontaggio di detto bigodino (B; BN) dalla ciocca (C) avviene sfilando detto bigodino (BN) da detta ciocca (C), la quale viene mantenuta ferma. Riv 8. Procedimento secondo qualsiasi rivendicazione 6 o 7, caratterizzato dal fatto che detto smontaggio di detti bigodini (B; BN) da dette ciocche (C) avviene a partire dalla nuca per poi salire sino alle parti laterali e superiore della testa. Riv 9. Procedimento secondo qualsiasi rivendicazione dalla 1 alla 8, caratterizzato dal fatto che detti bigodini (B) sono di taglia grande per ottenere ciocche (C) di capelli con andamento a onda. Riv 10. Procedimento secondo qualsiasi rivendicazione dalla 1 alla 8, caratterizzato dal fatto che detti bigodini (B) sono di taglia media per ottenere ciocche (C) di capelli con effetto mosso. Riv 11. Procedimento secondo qualsiasi rivendicazione dalla 1 alla 8, caratterizzato dal fatto che detti bigodini (BN) hanno sezione ridotta per ottenere ciocche (C) di capelli con avvolgimenti a spirale molto stretta.
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