IT201600077103A1 - Apparato di trattamento per la valutazione di interazioni con una superficie di contatto - Google Patents

Apparato di trattamento per la valutazione di interazioni con una superficie di contatto

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IT201600077103A1
IT201600077103A1 IT102016000077103A IT201600077103A IT201600077103A1 IT 201600077103 A1 IT201600077103 A1 IT 201600077103A1 IT 102016000077103 A IT102016000077103 A IT 102016000077103A IT 201600077103 A IT201600077103 A IT 201600077103A IT 201600077103 A1 IT201600077103 A1 IT 201600077103A1
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IT
Italy
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reaction chamber
contact surface
reaction
chamber
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IT102016000077103A
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English (en)
Inventor
Pasquale Alfano
Riccardo Berardi
Demetrio Laganà
Riccardo Giambelli
Giovanni Bartolomei
Original Assignee
Tifqlab S R L
Univ Della Calabria
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Description

APPARATO DI TRATTAMENTO PER LA VALUTAZIONE DI INTERAZIONI
CON UNA SUPERFICIE DI CONTATTO
DESCRIZIONE
Campo tecnico dell’invenzione
La presente invenzione si riferisce ad un apparato per il trattamento di una sostanza campione, in particolare un simulante di una sostanza alimentare, per la realizzazione di un contatto diretto tra tale sostanza campione e una superficie di contatto in condizioni controllate.
Background
Nei processi industriali di lavorazione degli alimenti, questi vengono sottoposti ad operazioni meccaniche - cottura, taglio, lavaggio, confezionamento - durante le quali macchinari e utensili di varia natura vengono a diretto contatto con essi.
Tutti i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con alimenti sono designati con l'acronimo MOCA, mentre il settore di appartenenza viene spesso indicato con il termine inglese food packaging.
Tutti gli oggetti e i macchinari destinati a venire a contatto con gli alimenti, o meglio materiali in cui sono realizzati, sono obbligatoriamente sottoposti a prove analitiche per verificare l'idoneità al contatto con alimenti, il cui metodo di prova è riportato nel DM n. 34 del 21 marzo 1973 "Disciplina igienica degli imballaggi, recipienti, utensili, destinati a venire in contatto con le sostanze alimentari o con sostanze d'uso personale". Per quanto riguarda invece i materiali destinati al contatto con l’acqua potabile, il metodo di prova è illustrato nel DM n. 174 del 6 aprile 2004 del Ministero della Salute “Regolamento concernente i materiali e gli oggetti che possono essere utilizzati negli impianti fissi di captazione, trattamento, adduzione e distribuzione delle acque destinate al consumo umano”.
Mediante le prove analitiche regolamentate dalle normative, si controlla se avviene o meno, e in che misura, una interazione tra il materiale e l'alimento destinato al contatto con esso.
I controlli sono dovuti al fatto che l'interazione materiale-alimento può provocare il passaggio di sostanze dal materiale al prodotto alimentare. Questo fenomeno, chiamato migrazione, può essere molto pericoloso, in quanto sostanze nocive come i metalli potrebbero contaminare gli alimenti e venire ingeriti in quantità dannose per la salute.
II rischio di cessione di sostanze materiale-alimento è valutato con i cosiddetti test di migrazione globale. Tali prove verificano se, e in che quantità, vengono cedute sostanze dal materiale all’alimento destinato al contatto, ma senza identificare in modo specifico il particolare componente ceduto.
Un materiale è ritenuto non idoneo al contatto con un alimento se il test fornisce risultati di una migrazione superiore ai limiti massimi di legge.
La migrazione di un materiale è influenzata dalla natura e dalla forma del prodotto alimentare. In particolare, ad un prodotto alimentare si attribuisce una elevata capacità estrattiva se, per sua natura, si combina facilmente con i materiali di cui è composto l’imballaggio. Ad esempio, un alimento secco e senza grassi in superficie presenta una bassa capacità estrattiva, mentre gli olii e in generale i prodotti finemente macinati presentano una maggiore capacità estrattiva.
Il test di migrazione secondo le normative attualmente vigenti si effettua ponendo a contatto un provino del materiale con i campioni, in genere liquidi, che simulano l’alimento destinato al contatto.
Generalmente, i campioni comprendono acqua, acido acetico in soluzione acquosa, etanolo in soluzione acquosa e/o olio di oliva. La scelta del liquido è dettata dalla natura dell’alimento. La prova viene condotta riproducendo le condizioni di temperatura e di tempo in cui verrà usato l’oggetto destinato al contatto con l’alimento, o comunque nelle condizioni di contatto generalmente ritenute più rigorose. In particolare, sono previste prove ripetute per utensili o contenitori destinati ad un uso ripetuto nel tempo.
Tutte le prove sono eseguite in laboratori specializzati, tuttavia esiste una problematica legata alla verifica delle condizioni reali dei macchinari utilizzati negli impianti produttivi, che possono non corrispondere alle condizioni standard dei test proposti dalle normative.
Infatti, le reali condizioni ambientali e di contatto possono variare da un punto all’altro della linea di lavorazione, in modo non riproducibile fedelmente in laboratorio. Ad esempio, in laboratorio non si tiene conto dell’usura dei materiali, o della contaminazione della superficie dal materiale con altre sostanze eventualmente presenti nell’ambiente di lavorazione che potrebbero fungere da catalizzatori della migrazione.
Svantaggiosamente, nella maggior parte dei casi, i macchinari industriali risultano essere costituti da componenti difficilmente smontabili e di dimensioni troppo grandi per essere trasportati nei laboratori di analisi, e non esiste attualmente un’alternativa ai test di laboratorio effettuati sui campioni per valutare l’idoneità dei materiali a venire a contatto con gli alimenti.
Pertanto, i test effettuati sui campioni di laboratorio potrebbero non essere indicativi della reale migrazione di sostanza dai macchinari agli alimenti durante la lavorazione nelle linee di produzione industriali.
Sommario dell'invenzione
Il problema tecnico posto e risolto dalla presente invenzione è pertanto quello di fornire un apparato per il trattamento di una sostanza campione per la realizzazione di un contatto diretto tra tale sostanza campione e una superficie di contatto in condizioni controllate, per l’analisi di un’interazione da contatto tra la sostanza e la superficie, che consenta di ovviare agli inconvenienti sopra menzionati con riferimento alla tecnica nota.
Tale problema viene risolto da un apparato secondo la rivendicazione 1 e da un metodo secondo la rivendicazione 14.
Caratteristiche preferite della presente invenzione sono oggetto delle rivendicazioni dipendenti.
Il vantaggio principale dell'invenzione è quello di fornire una valutazione più attendibile dell'idoneità al contatto con sostanze alimentari di materiali destinati al diretto contatto con essi, in particolar modo dei macchinari degli impianti di produzione e lavorazione di prodotti alimentari non smontabili o trasportabili.
Vantaggiosamente, la presente invenzione consente di eseguire i test di migrazione in loco, direttamente sulla superficie reale del macchinario della linea di produzione destinata al contatto con l’alimento.
Inoltre, l’apparato rivendicato è provvisto di mezzi di connessione a tenuta con il materiale da testare, per garantire un’esecuzione del test in condizioni controllate secondo i parametri di legge.
Ancora, l’apparato può essere dotato di mezzi di movimentazione, a renderlo facilmente trasportabile in qualsiasi punto della linea produttiva.
Altri vantaggi, caratteristiche e le modalità di impiego della presente invenzione risulteranno evidenti dalla seguente descrizione dettagliata di alcune forme di realizzazione, presentate a scopo esemplificativo e non limitativo.
Descrizione breve delle figure
Verrà fatto riferimento alla figure dei disegni allegati, in cui:
- la figura 1 mostra una vista frontale in sezione di una prima forma di realizzazione preferita dell’invenzione;
- la figura 2 mostra schematicamente lo schema del principio di funzionamento di una seconda forma di realizzazione preferita dell’invenzione; e
- le figure 3A, 3B e 3C mostrano schematicamente una forma di realizzazione preferita di un’architettura di un software di gestione dell'invenzione.
Le presenti figure sono da intendersi esclusivamente a titolo esemplificativo e non limitativo.
Descrizione dettagliata di forme di realizzazione preferite
Una forma di realizzazione preferita dell’apparato di trattamento dell'invenzione è rappresentata in figura 1 , dove è denotata complessivamente con 1.
L’apparato 1 è atto al trattamento di una sostanza campione 100 per la realizzazione di un contatto diretto tra tale sostanza campione 100 e una superficie di contatto 10, in condizioni di prova controllate.
Tale sostanza campione 100 può essere, in particolare, un liquido che simula una sostanza alimentare in forma liquida, tipicamente acqua, acido acetico in soluzione acquosa, etanolo in soluzione acquosa, olio. La scelta del liquido è determinata dalla natura dell’alimento da simulare, di cui si vuole valutare l’interazione da contatto diretto con una determinata superficie sotto particolari condizioni ambientali. La prova può essere condotta riproducendo le condizioni ambientali di pressione e temperatura e il tempo di contatto con l’alimento previste da normativa, o comunque simulando le condizioni di contatto generalmente ritenute più rigorose, cioè più favorevoli al verificarsi delle interazioni. In particolare, sono previste prove ripetute per utensili o contenitori destinati ad un uso ripetuto nel tempo.
Le condizioni, la durata e la modalità di esecuzione delle prove dipendono dal materiale della superficie di contatto 10, dalla sostanza alimentare e dalle condizioni di contatto considerate, secondo programmi di prova predeterminati che seguono solitamente i dettami delle normative del settore.
L’apparato 1 comprende innanzitutto una camera di reazione 2 atta a contenere la sostanza campione 100, cioè in particolare realizzata almeno internamente in materiale idoneo al contatto con essa e tale che le interazioni da contatto con la sostanza campione nelle condizioni di prova siano assenti o sostanzialmente assenti.
La camera 2 presenta almeno un’apertura 3 comprendente una predisposizione 4 per la realizzazione di una connessione a tenuta tra detta camera di reazione 2 e la superficie di contatto 10.
È importante che la connessione sia a tenuta per mantenere la camera 2 separata rispetto all’ambiente esterno ed evitare la contaminazione della sostanza campione 100.
In particolare, la predisposizione 4 può comprendere un bocchello provvisto di una guarnizione presentante una geometria complementare a quella della superficie di contatto con cui realizzare la connessione a tenuta durante la prova.
La camera 2 delimita un ambiente interno di reazione 20, in cui la sostanza campione 100 è mantenuta in condizioni ambientali controllate, secondo il programma di prova prescelto.
I parametri ambientali dell’ambiente di reazione 20 sono monitorati mediante sensori di misurazione 5, in particolare sensori per la misurazione di dati relativi a umidità, pressione e/o temperatura.
Se i dati rilevati dai sensori 5 non sono coerenti con le condizioni previste dal programma di prova, si può intervenire sulla loro regolazione mediante mezzi di regolazione 6.
Come ben visibile in figura 1, tali mezzi di regolazione preferibilmente comprendono almeno mezzi di riscaldamento/raffreddamento 61 dell’ambiente di reazione 20, ad esempio realizzati mediante una resistenza elettrica e un circuito di refrigerazione.
In aggiunta, tali mezzi di regolazione possono comprendere una seconda pompa P2 atta a far gorgogliare la sostanza campione 100 nella camera 2 per simulare particolari condizioni di contatto, mostrata in figura 2.
Come mostrato in figura 1 e più in dettaglio in figura 2, l’apparato 1 può comprendere almeno un serbatoio 7 della sostanza campione 100, il serbatoio 7 comprendendo inoltre uno o più tubi di adduzione 8 della sostanza campione 100 alla camera di reazione 2, preferibilmente flessibili.
L’adduzione della sostanza 100 è demandata ad almeno una terza pompa P3, visibile in figura 2.
I tubi 8 comprendono mezzi di regolazione del flusso 81 - preferibilmente valvole di regolazione di flusso - di sostanza campione 100 verso la camera di reazione 2, comprendenti in particolare elettrovalvole EV (in figura 2 indicate con EV1-EV8) e un flussometro FL1.
Secondo una forma di realizzazione preferita dell’apparato 1’ secondo la presente invenzione, il numero di serbatoi 7 può variare insieme al numero di sostanze campione 100 previste secondo i diversi programmi di prova.
Si pone l’attenzione sul fatto che è possibile addurre alla camera 2 più sostanze campione durante la stessa prova di contatto, se un programma di prova lo richiede, in diverse quantità e concentrazioni.
A titolo esemplificativo, l’apparato 1’ di figura 2 comprende cinque serbatoi (indicati con S1-S5), ciascuno comprendente una sostanza campione 100. Come anticipato, il flusso di sostanza campione 100 dai serbatoi S1-S5 alla camera 2 è realizzato preferibilmente mediante l’impiego di una terza pompa P3.
La regolazione del flusso di sostanza campione verso la camera 2 e la regolazione dei parametri dell’ambiente interno 20 e possono essere effettuati manualmente, agendo sui mezzi di regolazione 6, sulle elettrovalvole EV e sul flussometro FL1.
In alternativa, secondo la forma di realizzazione preferita dell'invenzione mostrata in figura 1 , l’apparato 1 può comprendere un’unità centrale di controllo 9 che implementi tali regolazioni in maniera automatica.
L’unità centrale 9 è configurata per acquisire i dati rilevati dai sensori 5, regolare il funzionamento dei mezzi di regolazione 6 in funzione di tali dati e regolare il funzionamento dei mezzi di regolazione del flusso 81. L’unità 9 effettua tali regolazioni secondo programmi di prova predeterminati, variabili in base alla superficie di contatto 10 e alla sostanza campione 100. Preferibilmente, in base a tali programmi l’unità 9 effettua una regolazione di temperatura iniziale e temperatura finale con possibilità di variazione della temperatura secondo rampe programmabili, ma anche una regolazione della durata della prova con possibilità di programmazione oraria.
Preferibilmente, l’unità centrale 9 comprende mezzi di interfaccia 91 atti a consentire ad un utente di inserire/selezionare/modificare detti programmi di prova. Inoltre, per semplificare tale procedura e tenere traccia delle prove effettuate, l'unità centrale 9 può comprendere mezzi di memorizzazione 90 dei dati rilevati e dei programmi di prova.
Secondo diverse forme di realizzazione, l’apparato 1 può prevedere anche dei mezzi di lavaggio dei tubi di adduzione 8 e/o della camera di reazione 2, ad esempio realizzati mediante un circuito alimentato da un fluido pulente, che possono essere attivati in automatico dall’unità centrale 9 a termine di un programma di prova e dopo il prelievo della sostanza campione.
Secondo un ulteriore forma di realizzazione dell’invenzione non rappresentata, la camera di reazione 2 può presentare una seconda apertura per prelevare e/o addurre la sostanza campione 100. L’apparato 1 può comprendere dei mezzi automatici di prelievo della sostanza campione 100 dalla seconda apertura, ad esempio realizzati mediante un tubo di scarico provvisto di una terza pompa di aspirazione. Tali mezzi automatici sono preferibilmente controllati dall’unità centrale 9, che può essere ulteriormente configurata per comandarne in automatico l’attivazione, in particolare azionando la terza pompa P3, per prelevare la sostanza campione 100 al termine dell’esecuzione di un programma di prova.
La sostanza campione 100 sottoposta alla prova sarà inviata in un laboratorio di analisi per la verifica dell'interazione a contatto durante la prova, sia per la valutazione delle migrazioni globali (mediante analisi gravimetrica), che per la verifica di migrazioni specifiche (analizzando la sostanza con strumenti specifici in base alla natura dell’elemento migrante da individuare).
Per consentire il monitoraggio della prova e per intervenire sull’unità centrale di controllo 9 da remoto, l’apparato 1 può comprendere mezzi di connessione 92 dell’unità centrale 9 alla rete Internet e/o ad uno o più server remoti.
Come mostrato in entrambe le figure 1, 2, l’apparato 1 può comprendere vantaggiosamente dei mezzi di movimentazione 22 della camera di reazione 2, per renderne agevole e rapido il trasporto nelle posizioni di contatto. Ad esempio, i mezzi di movimentazione 22 possono essere delle rotelle apposte direttamente alla camera 2 o un carrello sul quale la camera è amovibilmente installata.
Ancora, come mostrato nelle figure 1 e 2, in corrispondenza di almeno una porzione laterale della camera di reazione 2 è possibile prevedere la presenza di almeno una sub-camera 200. Nelle forme di realizzazione mostrate nelle figure suddette sono presenti due sub-camere 200, rispettivamente adiacenti lateralmente alla camera di reazione principale 2. Dette sub-camerette 200 sono configurate per mantenere la camera di reazione 2 pressata sulla superficie da analizzare, o meglio solidale e aderente ad essa. A tale scopo, all’interno delle sub-camere 200 è preferibilmente realizzato il vuoto. In particolare, ad almeno una delle suddette sub-camere 200 possono afferire dei tubi per l'estrazione (e la re-immissione) dell'aria ambiente, ad esempio alimentata mediante una prima pompa P1, a realizzare un circuito preferibilmente comprendente una valvola di regolazione VR1 - preferibilmente una valvola di non ritorno - e una valvola di sicurezza SV1.
Con riferimento alla figura 2, sono mostrati i diversi circuiti associati alla camera di reazione principale 2 e ad una delle suddette sub-camerette 200 ad essa adiacenti.
In particolare, nella camera principale (di reazione) 2 possono afferire i condotti per l'immissione e l'estrazione dei reagenti, il condotto per il bilanciamento della pressione interna, il sistema di riscaldamento e i sensori di temperatura.
L'unità centrale di controllo comprende una scheda logica che, tramite porte di ingresso/uscita, può interfacciare i sensori, le elettrovalvole, i mezzi di riscaldamento e tutti i dispositivi che devono essere gestiti e che devono comunicare con il controllo hardware. Il software ovviamente è residente e non modificabile dall'utente finale, il quale può agire secondo scelte programmate nell'interfaccia utente.
Il sistema si interfaccia con l'utente tramite tastiera, mouse e monitor, alla stregua di un normale PC.
II sistema è programmato per tutte le funzioni richieste dall'utente, alcune delle quali sono individuate ed elencate di seguito:
a) lavaggio delle linee (tubi di adduzione) e/o della camera di reazione;
b) immissione automatica dei liquidi contenuti nei serbatoi (acqua, reagenti eco.) nelle quantità e concentrazioni volute;
c) regolazione delle temperatura iniziale, temperatura finale, durata dell'analisi, raccolta del campione ottenuto;
d) possibilità di programmazione oraria dell'analisi;
e) possibilità di variazioni della temperatura come rampe programmabili;
f) controllo remoto del processo, tramite LAN (rete internet) o eventualmente tramite sistema GSM/GPRS.
La parte software permette il controllo dei parametri durante l'intero processo di migrazione. Il software ha un’architettura sviluppata per l'apparato mobile.
II modello architetturale è quello di un sistema SOA finalizzato alla raccolta ed al consolidamento di dati provenienti da apparati ubiqui. Il sistema può essere basato su un web Service, implementazione ormai diventata standard per le architetture SOA. Esso garantisce la preservazione dei principi fondamentali di tale filosofia, esponendo le funzionalità tramite interfaccia accessibili da sistemi eterogenei grazie all'utilizzo di protocolli comuni. Il ciclo di funzionamento di un web Service si basa sulla pubblicazione delle funzionalità esposte dal servizio, a cui un request agent può avere accesso secondo un protocollo conosciuto (SOAP o HTML). L’implementazione proposta si basa su una architettura threetier, grazie a cui è possibile preservare i principi di scalabilità e riusabilità dei componenti, separando la logica di business deN'applicazione dallo strato di persistenza dei dati e dallo strato di presentazione. Le funzionalità di raccolta dati saranno esposte tramite servizi web accessibili dai sensori attraverso un protocollo di comunicazione ottimizzato per le trasmissioni effettuate da sistemi soggetti a politiche di risparmio energetico. I dati raccolti sono consolidati e memorizzati all'interno di un database relazionale, anch’esso scalabile secondo le necessità applicative e reso ridondante al fine di aumentare la sicurezza e l'efficienza. I dati raccolti sono poi rielaborati e presentati aN’utente attraverso un’interfaccia web, dalla quale l’utente potrà effettuare interrogazioni specifiche, nonché visualizzare lo stato della rete dei sensori. La parte di front end consente l’utilizzo di framework orientati aN’implementazione di RIA (Rich Internet Applications). Per l'implementazione dei web Services la scelta verterà sulle tecnologie REST, eliminando la pesantezza e l’overhead causato dall’utilizzo del protocollo SOAP, utilizzato nell’omonima implementazione dei web Services, sfruttando appieno le potenzialità dell’http. Il database relazionale, previa un accurato studio dello schema dati, sarà anch’esso di matrice open source e fornirà supporto allo strato di business attraverso l’utilizzo di un middelware (JPA) che favorisce ed aumenta la separazione tra gli strati.
L’architettura è preferibilmente di tipo three-tier, ad affiancare una Service Oriented Architecture (SOA), come mostrato nelle figure 3A e 3B.
È possibile, in tal modo, realizzare servizi REST o XML-based per la lettura e la scrittura di dati sull’intera piattaforma.
Il livello Data è concettualmente diviso in due macromoduli, uno deputato alla conservazione dei dati grezzi letti dagli apparati di sensoristica e uno dedicato ai risultati delle elaborazioni e delle interrogazioni, che sono direttamente fruibili dagli strati superiori.
Si può utilizzare un middleware ORM che consente un mapping automatico tra dati in formato relazionale e la rispettiva rappresentazione ad oggetti. In tal modo, laddove non è necessario legarsi alle specifiche funzionalità di un particolare DBMS, l’architettura è del tutto indipendente dal DBMS sottostante.
In particolare, il livello Business integra le logiche applicative necessarie a garantire il corretto funzionamento dell’intera piattaforma secondo i requisiti programmati, mentre il livello Web mette a disposizione un’interfaccia utente responsive, in modo tale che può essere fruita attraverso dispositivi eterogenei (dotati di touch-screen o di un sistema di puntamento) e con display di dimensione variabile.
Tra le funzionalità del livello utente, si annoverano le seguenti:
- controllo delle fasi di lavaggio degli strumenti;
- selezione dei parametri di lavoro;
- controllo delle temperature delle prove e dei tempi di inizio e fine, con possibilità di pianificare l'orario di inizio e di interrompere una prova in qualsiasi momento;
- controllo dei tempi di permanenza della miscela all'interno della camera di reazione.
Framework
Per quanto concerne il sottosistema SOA, esso può essere realizzato affiancando al sistema un Enterprise Service Bus, che segue lo schema delle principali best practices e pattern di integrazione.
Un esempio è switchyard (es. http://www.jboss.org/switchyard.html), il nuovo Enterprise Service Bus di JBoss che gira su AS7. Switchyard fornisce un ambiente per implementare applicazioni incentrate su Service Oriented Architecture (SOA), un’applicazione realizzata in tale ambiente è, generalmente, composta di una o più componenti che possono fornire e/o consumare servizi.
Switchyard consente, tra l’altro, di realizzare servizi basati su JAX-RS e JAX-WS, specifiche di riferimento per quanto riguarda i servizi REST e XML-based, attraverso strumenti visuali e facilmente configurabili.
Il livello Data è realizzato attraverso l’impiego di tecnologie basate su JPA (Java Persistence API), quali Hibernate. Dal punto di vista del DBMS, si possono impiegare tecnologie quali MySQL o MariaDB, che consentono di realizzare architetture scalabili orizzontalmente qualora necessario.
Relativamente al livello Business, è utilizzato preferibilmente JBoss AS7 (http://www.jboss.org/as7)
JBoss è un application server open source che implementa per intero la suite di servizi offerti da JEE (Java Enterprise Edition). Essendo basato su Java, JBoss è multipiattaforma, e può essere installato e utilizzato su qualunque sistema che supporti tale tecnologia. Permette di realizzare applicazioni di livello enterprise robuste e scalabili, nell’ultima versione è stata completamente rivista la sua architettura interna, rendendolo molto snello e veloce senza perdere in robustezza e affidabilità. Il sistema di ottimizzazione sfrutta l’ambiente applicativo offerto dal container JEE di AS7, soluzione che permette di realizzare un’applicazione altamente robusta e scalabile.
Con riferimento alla figura 3C, l’architettura di JBoss può essere suddivisa in quattro livelli:
1. Microkernel: rappresenta il core dell’application server, può utilizzare JMX (Java Management Extentions) per effettuare hot deploy nonché disporre di un classloading avanzato. E’ strutturato preferibilmente come un insieme di MBean (ManagedBeans), in modo da essere totalmente modulare ed impiegare quanta meno memoria possibile.
2. Service Oriented Architecture: si compone di una serie di servizi, tutti autocontenuti e pubblicabili sull’application server mentre questo è in esecuzione (hot deploy). Tra questi servizi risiedono servizi di transazioni (JTA), messaggistica e sicurezza. Per migliorare le prestazioni, è possibile personalizzare questo livello dell’architettura rimuovendo o aggiungendo servizi.
3. AspectLayer: basato sul modello di programmazione orientato agli aspetti (AOP). Si utilizza il concetto degli intercettatori, che permettono al sistema di aggiungere agli oggetti il comportamento fornito dai servizi in maniera del tutto trasparente attraverso la cosiddetta dependency-injection, tipica di framework quali Spring, AspectJ, JBoss AOP.
4. Application Layer: è lo strato sul quale risiedono le applicazioni. Ogni applicazione può utilizzare le potenzialità di JBoss sia invocando direttamente i servizi del container (SOA) sia utilizzando lo strato AOP precedentemente descritto.
Il livello WEB potrà essere realizzato attraverso l'impiego di tecnologie basate su Google Web Toolkit, quali Vaadin (www.vaadin.com). Vaadin, attualmente giunto alle sua versione 7.6, consente di realizzare applicazioni web con un paradigma di sviluppo del tutto analogo a quello di Java Swing e dei framework affini. A partire dalla sua versione 7, inoltre, integra nativamente strumenti per la realizzazione di applicazioni completamente responsive.
La presente invenzione è stata fin qui descritta con riferimento a forme preferite di realizzazione. È da intendersi che possano esistere altre forme di realizzazione che afferiscono al medesimo nucleo inventivo, come definito dall’ambito di protezione delle rivendicazioni qui di seguito riportate.

Claims (14)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Apparato (1) per il trattamento di una sostanza campione (100) per la realizzazione di un contatto diretto tra tale sostanza campione (100) e una superficie di contatto (10) in condizioni controllate, detto apparato (1) comprendendo: una camera di reazione (2) atta a contenere la sostanza campione (100), detta camera (2) delimitante un ambiente interno di reazione (20) e presentante almeno un’apertura (3), detta apertura (3) comprendente una predisposizione (4) per la realizzazione di una connessione a tenuta tra detta camera di reazione (2) e la superficie di contatto (10); sensori (5) per la misurazione di dati relativi a parametri dell’ambiente di reazione (20); e - mezzi di regolazione (6) di detti parametri dell’ambiente di reazione (20).
  2. 2. Apparato (1) secondo la rivendicazione precedente, in cui detta camera di reazione (2) presenta una seconda apertura per prelevare e/o addurre la sostanza campione (100) .
  3. 3. Apparato (1) secondo una delle rivendicazioni precedenti, in cui detti sensori (5) comprendono sensori per la misurazione della temperatura, dell’umidità e/o della pressione dell’ambiente di reazione (20).
  4. 4. Apparato (1) secondo una delle rivendicazioni precedenti, in cui detti mezzi di regolazione (6) comprendono almeno dei mezzi di riscaldamento/raffreddamento (61) dell’ambiente di reazione (20).
  5. 5. Apparato (1) secondo una delle rivendicazioni precedenti, comprendente almeno un serbatoio (7) della sostanza campione (100), detto serbatoio (7) comprendente uno o più tubi di adduzione (8) della sostanza campione (100) alla camera di reazione (2).
  6. 6. Apparato (1) secondo la rivendicazione precedente, in cui detti tubi (8) comprendono una o più valvole di regolazione del flusso (81) di detta sostanza campione (100) verso detta camera di reazione (2).
  7. 7. Apparato (1) secondo la rivendicazione precedente, comprendente una unità centrale di controllo (9) configurata per: - acquisire i dati rilevati da detti sensori (5); - regolare il funzionamento di detti mezzi di regolazione (6) in funzione di detti dati; e - regolare il funzionamento di dette valvole (81 ), dette regolazioni essendo effettuate secondo programmi di prova predeterminati, variabili in base alla superficie di contatto (10) e alla sostanza campione (100).
  8. 8. Apparato (1) secondo la rivendicazione precedente, in cui detta unità centrale di controllo (9) comprende mezzi di interfaccia (91) atti a consentire ad un utente di inserire/selezionare/modificare detti programmi di prova.
  9. 9. Apparato (1) secondo la rivendicazione 7 o 8, in cui detta unità centrale di controllo (9) comprende mezzi di memorizzazione (90) di detti dati e detti programmi di prova.
  10. 10. Apparato (1) secondo una delle rivendicazioni da 7 a 9, comprendente mezzi automatici di prelievo della sostanza campione (100) da detta seconda apertura controllati da detta unità centrale di controllo (9).
  11. 11. Apparato (1) secondo la rivendicazione precedente, in cui detta unità centrale di controllo (9) è configurata per comandare l'attivazione di detti mezzi automatici di prelievo della sostanza campione (100) al termine dell’esecuzione di un programma di prova.
  12. 12. Apparato (1) secondo una delle rivendicazioni da 7 a 11, comprendente mezzi di connessione (92) di detta unità centrale di controllo (9) alla rete Internet e/o mezzi di connessione ad uno o più server remoti.
  13. 13. Apparato (1) secondo una delle rivendicazioni precedenti, comprendente mezzi di movimentazione (22) di detta camera di reazione (2).
  14. 14. Metodo per la preparazione di una sostanza campione (100) per la realizzazione di un’interazione da contatto diretto tra la sostanza campione (100) e una superficie di contatto (10), detto metodo comprendendo le fasi di: fornire una camera di reazione (2) atta a contenere la sostanza campione (100), detta camera (2) delimitante un ambiente interno di reazione (20) e presentante almeno un’apertura (3), detta apertura (3) comprendente una predisposizione (4) per la realizzazione di una connessione a tenuta tra detta camera di reazione (2) e la superficie di contatto (10); fornire sensori (5) per la misurazione di dati relativi a parametri dell’ambiente di reazione (20); fornire mezzi di regolazione (6) di detti parametri dell’ambiente di reazione (20); realizzare una connessione a tenuta tra detta camera di reazione (2) e la superficie di contatto (10); introdurre la sostanza campione (100) all’interno della camera di reazione (2); acquisire i dati relativi ai parametri dell’ambiente di reazione (20); regolare tali parametri mediante detti mezzi di regolazione (6), in funzione dei dati acquisiti e secondo un programma di prova predeterminato, variabile in base alla superficie di contatto (10) e alla sostanza campione (100); al termine dell’esecuzione di un programma di prova, prelevare la sostanza campione (100) dalla camera di reazione (2) e pulire la camera (2) e/o tubi di adduzione 8 dai residui della sostanza campione (100) per predisporre l’apparato ad un nuovo utilizzo.
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