IT201600075881A1 - Metodo di conversione di raffinerie di petrolio convenzionali, di stabilimenti petrolchimici o chimici e di depositi di stoccaggio petroliferi in bioraffinerie di seconda e terza generazione integrate e multiprodotto. - Google Patents

Metodo di conversione di raffinerie di petrolio convenzionali, di stabilimenti petrolchimici o chimici e di depositi di stoccaggio petroliferi in bioraffinerie di seconda e terza generazione integrate e multiprodotto.

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IT201600075881A1 IT102016000075881A IT201600075881A IT201600075881A1 IT 201600075881 A1 IT201600075881 A1 IT 201600075881A1 IT 102016000075881 A IT102016000075881 A IT 102016000075881A IT 201600075881 A IT201600075881 A IT 201600075881A IT 201600075881 A1 IT201600075881 A1 IT 201600075881A1
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Description

METODO DI CONVERSIONE DI RAFFINERIE DI PETROLIO CONVENZIONALI, DI STABILIMENTI PETROLCHIMICI 0 CHIMICI E DI DEPOSITI DI STOCCAGGIO PETROLIFERI IN BIORAFFINERIE DI SECONDA E TERZA GENERAZIONE INTEGRATE E MULTIPRODOTTO
DESCRIZIONE
Il presente trovato concerne un metodo di conversione di raffinerie di petrolio convenzionali, di stabilimenti petrolchimici o chimici e di depositi di stoccaggio petroliferi in bioraffinerie di seconda e terza generazione integrate e multiprodotto .
Come è noto, si sta attualmente assistendo ad una significativa e crescente sovracapacità di raffinerie di petrolio, stabilimenti petrolchimici e depositi petroliferi/petrolchimici, dovuta alla progressiva decrescita dei consumi di combustibili fossili, sia per riduzione dei consumi complessivi sia per l'avvento di produzioni energetiche rinnovabili .
Infatti, nell'ultimo decennio, numerosi stabilimenti di raffinerie, petrolchimici, chimici e depositi hanno cessato la produzione e non possiedono prospettive di rimessa in funzione.
Inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi, i relativi terreni sono rimasti inquinati, in quanto le crescenti perdite di redditività degli ultimi tempi non hanno consentito l'accantonamento di risorse finanziarie sufficienti al loro recupero ambientale .
Generalmente, quando gli stabilimenti petroliferi e petrolchimici vengono dismessi, gli stessi sono abbandonati o addirittura smantellati, senza riutilizzare le infrastrutture esistenti per altre attività produttive.
Per superare questi problemi, sono stati proposti dei metodi di conversione di raffinerie convenzionali in bioraffinerie, come quelli descritti nelle domande di brevetto WO2014033762A1 e W02015181279Al .
Secondo questi metodi è stata operata la conversione della raffineria petrolifera di Venezia in una bioraffineria che consente, tramite riutilizzo e revamping di alcuni impianti, di trasformare olio di palma, ossia una biomassa di prima generazione, in bio-diesel e che attualmente costituisce l'unico esempio noto di conversione concretamente attuata di un ex-raffineria in una bioraffineria .
In particolare, la domanda WO2014033762A1 descrive un metodo per convertire una raffineria comprendente un sistema contenente due unità di idrodesolforazione in una bioraffineria comprendente una unità di produzione di frazioni idrocarburiche da miscele di origine biologica contenenti esteri di acidi grassi per mezzo della loro deidroossigenazione e isomerizzazione, mentre la domanda WO2015181279A1 descrive un metodo per convertire una raffineria comprendente un sistema contenente due unità di idrodesolforazione in una bioraffineria comprendente una unità per la produzione di frazioni idrocarburiche da miscele di esteri di acidi grassi di origine biologica, per idrolisi, idrodeossigenazione e isomerizzazione .
La conversione in bioraffineria della raffineria petrolifera di Venezia ha permesso di riutilizzare parte delle infrastrutture del preesistente stabilimento e risparmiare così una grande porzione di investimento rispetto alla costruzione ex novo della bioraffineria, risparmio valutato intorno all'80%.
Tuttavia, i metodi di conversione proposti nelle domande sopra citate hanno lo svantaggio di consentire la conversione solamente delle raffinerie comprendenti due unità di idrodesolforazione .
Inoltre, le citate domande di brevetto prevedono l'utilizzo di miscele di origine biologica contenenti esteri di acidi grassi ed, in particolare, la bioraffineria realizzata a Venezia utilizza, come detto, olio di palma, che è una biomassa di prima generazione che tipicamente comporta problemi ambientali.
Il fatto poi di utilizzare una sola materia prima, quale l'olio di palma, o comunque una sola tipologia di alimentazione, ossia gli esteri degli acidi grassi, comporta che i metodi noti dalle domande di brevetto sopra citate adottano un solo processo produttivo, cioè quello adatto ai soli esteri degli acidi grassi, con la conseguenza di non essere flessibili, in quanto non in grado di far fronte ad eventuali difficoltà di approvvigionamento della materia prima, a causa di criticità di disponibilità, mercato e/o prezzo.
Inoltre, l'esempio noto di Venezia di bioraffineria ottenuta dalla conversione di una raffineria convenzionale consente di ottenere un solo prodotto, ossia il bio-diesel additivo per i gasoli trazione, oltre a glicerina e frazione idrocarburica leggera come sottoprodotti, con la conseguenza di essere esposta a difficoltà in caso di eventuali cali di redditività dell'unico prodotto realizzato.
E' da notare che la bioraffineria realizzata a Venezia dalla conversione della precedente raffineria convenzionale adotta processi basati su idrogenazione catalitica della biomassa che richiedono alte temperature e pressioni, l'utilizzo di impianti per la produzione di idrogeno e l'utilizzo di impianti per stabilizzare gli effluenti.
Questi processi comportano quindi la necessità di particolari protezioni e prevenzioni per servizi antincendio, in quanto a rischio di incidente rilevante, oltre a comportare sensibili consumi energetici conseguenti appunto all'adozione di alte temperature e pressioni.
Di conseguenza, persistono nella bioraffineria ottenuta criticità analoghe a quelle delle tradizionali raffinerie di petrolio.
A parte l'esempio di conversione realizzato a Venezia, attualmente né in Italia né in Europa esistono altri esempi di trasformazione di ex raffinerie o ex stabilimenti petrolchimici o chimici o ex depositi petroliferi in bioraffinerie né di prima generazione, né tantomeno di seconda o di terza generazione. Anche la costruzione di nuove bioraffinerie è oggi un evento raro, a maggior ragione la costruzione di bioraffinerie di seconda e terza generazione, a causa del limitato grado di maturità dei processi e degli elevati costi di investimento necessari. Come è noto al tecnico del ramo, le biomasse di prima generazione sono quelle ottenute da terreni appositamente coltivati per la loro produzione, cosa che comporta consumo di suolo, acqua, fertilizzanti, macchine agricole ed energia. Esempi di biomasse di prima generazione sono, ad esempio, gli oli vegetali, quali olio di oliva, girasole, soia, colza etc, derivanti da coltivazioni o piantagioni delle rispettive piante. E' biomassa di prima generazione anche la legna e la cellulosa di alberi e piante appositamente coltivati, con conseguente consumo di territorio e risorse. Le biomasse di prima generazione vengono quindi in genere destinate all'alimentazione umana o animale. L'impiego di biomasse di prima generazione per impieghi diversi dall'alimentazione, quali l'estrazione di sostanze utili per l'uomo o la trasformazione di tali sostanze in altri composti utili (si pensi al biodiesel) sottrae tali risorse all'alimentazione. Le biomasse di seconda e di terza generazione invece non richiedono suolo, acqua, energia e, in generale, risorse che possono essere impiegate per l'alimentazione umana o animale; esse sono costituite da materiali biologici di scarto o di recupero, o, nel caso delle biomasse di terza generazione, che si autoproducono . Sono quindi esempi di biomasse di seconda generazione gli oli vegetali esausti (ad esempio gli oli lubrificanti dei veicoli o gli oli impiegati per la frittura in cucina) , i grassi ottenuti dalla macellazione del bestiame, i grassi presenti nella frazione organica dei rifiuti solidi urbani (nota come FORSU) . Sono biomasse di seconda generazione anche, ad esempio, gli scarti delle segherie, il legname di scarto o di recupero, la carta da macero, la paglia dei cereali, gli stocchi dei mais. Parallelamente, le bioraffinerie sono indicate come "di prima generazione", "di seconda generazione" o "di terza generazione" sulla base delle biomasse che impiegano.
Compito precipuo del presente trovato è quello di fornire un metodo di conversione che consenta di convertire in bioraffineria non solo qualunque genere di raffineria convenzionale, comprese quelle sprovviste di due unità di idrodesolforazione, ma anche altre tipologie di stabilimenti, come quelli petrolchimici, chimici e depositi di stoccaggio petroliferi.
Nell'ambito di questo compito, uno scopo del presente trovato è quello di mettere a disposizione un metodo di conversione di raffinerie di petrolio convenzionali, di stabilimenti petrolchimici o chimici e di depositi di stoccaggio petroliferi in bioraffinerie, che permetta di utilizzare biomasse residuali, cosiddette di seconda generazione, oltre a quelle autoprodotte e cioè di terza generazione.
Un altro scopo del presente trovato è quello di mettere a punto un metodo di conversione di raffinerie di petrolio convenzionali, di stabilimenti petrolchimici o chimici e di depositi di stoccaggio petroliferi in bioraffinerie che permetta di realizzare bioraffinerie che abbiano una polivalente flessibilità negli approvvigionamenti, assicurando la possibilità di sostituzione parziale o totale di una materia prima a favore di un'altra a compensazione di eventuali criticità di disponibilità, mercato e/o prezzo di una o più delle varie biomasse.
Ancora uno scopo del presente trovato è quello di fornire un metodo di conversione di raffinerie di petrolio convenzionali, di stabilimenti petrolchimici o chimici e di depositi di stoccaggio petroliferi in bioraffinerie che permetta di realizzare una bioraffineria in grado di generare una moltitudine di prodotti differenti, in modo da risultare flessibile anche di fronte ad eventuali criticità di vendita di uno o più prodotti e ad eventuali cambiamenti delle richieste di mercato.
E' ancora uno scopo del presente trovato quello di fornire un metodo di conversione di raffinerie di petrolio convenzionali, di stabilimenti petrolchimici o chimici e di depositi di stoccaggio petroliferi in bioraffinerie che permetta di realizzare una bioraffineria che non richieda alte temperature e pressioni di lavoro, in modo da avere blandi consumi energetici e ridotti rischi di incendio ed esplosione, oltre ad essere a basso impatto ambientale.
Non ultimo scopo del presente trovato è quello di realizzare un metodo di conversione di raffinerie di petrolio convenzionali, di stabilimenti petrolchimici o chimici e di depositi di stoccaggio petroliferi in bioraffinerie che sia di costo di attuazione competitivo rispetto alla costruzione di una nuova bioraffineria.
Questo compito nonché questi e altri scopi che meglio appariranno in seguito vengono raggiunti da un metodo di conversione di raffinerie di petrolio convenzionali, di stabilimenti petrolchimici o chimici e di depositi di stoccaggio petroliferi in bioraffinerie di seconda e terza generazione integrate e mult iprodotto, secondo il trovato, come definito nella rivendicazione 1.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi del presente trovato risulteranno maggiormente dalla descrizione di alcune forme di esecuzione preferite ma non esclusive del metodo secondo il trovato, illustrate, a titolo indicativo e non limitativo, con l'ausilio degli uniti disegni in cui :
la figura 1 indica schematicamente le principali strutture e i macchinari tipicamente presenti in raffinerie, stabilimenti petrolchimici/chimici e depositi di stoccaggio petroliferi e ne evidenzia l'eventuale riutilizzo secondo il metodo di conversione proposto per la realizzazione di una bioraffineria di seconda o terza generazione;
la figura 2 rappresenta schematicamente le strutture ed i macchinari ri-usati secondo il metodo di conversione proposto e le loro eventuali modifiche;
la figura 3 mostra vari tipi di modifiche da apportare a serbatoi già esistenti per riutilizzarli in una bioraffineria di seconda o terza generazione, secondo il metodo di conversione proposto;
la figura 4 mostra uno schema dei processi integrati di recupero di biomasse contenenti composti valorizzabili secondo il metodo di conversione proposto;
la figura 5 mostra le modifiche realizzate secondo il metodo di conversione proposto ai serbatoi riusati per il recupero dell'anidride carbonica e 1 'autoproduzione di biomasse.
Il metodo di conversione secondo il trovato consente, essenzialmente, di riutilizzare raffinerie di petrolio convenzionali, stabilimenti petrolchimici o chimici e depositi di stoccaggio petroliferi trasformandoli in bioraffinerie di seconda e terza generazione integrate e mult iprodotto, prevedendo:
a) il riutilizzo dei serbatoi di stoccaggio e delle principali infrastrutture e Utilities già esistenti, ossia rete idrica, elettrica, aria compressa, antincendio, fognatura, depurazione acque effluenti, security ecc. , per attivare almeno tre diverse tipologie di impianti di trattamento o gruppi di unità di processo e consentire così la lavorazione di una pluralità di materie prime e l'ottenimento di una pluralità di prodotti finiti;
b) l'utilizzo di processi in gran parte a catalisi naturali, tipicamente biologiche ed enzimatiche, nonché a basse temperature e pressioni, tali da presentare un bassissimo impatto in termini di rischio per sicurezza salute e ambiente.
c) l'attuazione di una pluralità di processi produttivi e loro integrazione negli schemi di lavorazione, in modo tale da conferire flessibilità agli approvvigionamenti e valorizzazione delle materie prime;
d) il ri-utilizzo della anidride carbonica generata in processi fermentativi per autoprodurre biomasse ad alta intensità.
Secondo il primo aspetto, il metodo secondo il trovato prevede il riutilizzo di serbatoi e infrastrutture di ex-stabilimenti per la loro conversione in bioraffineria di seconda e terza generazione, multiprocesso, multialimentazione e mult iprodotto .
Per bioraffinazione di seconda e terza generazione si intende la bioraffinazione riservata alle materie che rispettano in pieno la sostenibilità ambientale e sociale, soprattutto in quanto non derivate da terreni sottratti all'agricoltura. In particolare, essa utilizza come materie prime biomasse residuali, dalle masse lignocellulosiche di scarto ai residui agroalimentari, dalle vegetazioni spontanee alle frazioni organiche da rifiuti municipali. Si tratta di materie prime, che sebbene siano a relativo contenuto energetico, rivestono una notevole importanza in quanto il loro smaltimento è tuttavia indispensabile per assicurare la sostenibilità sociale e ambientale. Con riferimento a figura 1, per la conversione in bioraffineria sono destinate a ri-uso tutte le infrastrutture di base come le reti idrica, di aria compressa, antincendio, elettrica, fognaria, il depuratore delle acque effluenti, la security ed i servizi generali in genere. Sono altresì riusabili i serbatoi di stoccaggio TK ed, eventualmente, una piccola parte degli impianti di produzione, almeno limitatamente a colonne di distillazione C e recipienti V, ove presenti.
Non sono ri-usati, perché non necessari secondo il presente trovato, i forni di processo, gli impianti di raffreddamento e gran parte degli impianti di lavorazione eventualmente presenti nell'ex stabilimento.
Come si può notare in figura 2, per ri-utilizzare le strutture e i macchinari in una bioraffineria si rende necessaria la realizzazione di modifiche alle strutture ed ai macchinari stessi.
In particolare, con riferimento alla figura 3, i serbatoi ri-usati TK vengono sottoposti ad un intervento di protezione della fase gassosa sovrastante il liquido contenuto, tramite tetto galleggiante interno TGI oppure copertura con gas inerte Gl, quale, ad esempio, azoto, anidride carbonica, aria atmosferica impoverita di ossigeno, ecc. , alla termostatazione della fase liquida, tramite riscaldamento controllato H, e a coibentazione CT, come meglio verrà descritto anche in seguito.
Anche le colonne C ed i recipienti V possono subire modifiche agli interni, in funzione delle nuove condizioni operative.
I serbatoi TK così ri-usati e trasformati ed altre eventuali attrezzature, come le colonne C ed i recipienti V, formano, integrati con nuovi macchinari allo scopo necessari, nuove unità di trattamento o processo Ul, U2, U3, ciascuna dedicata al trattamento di una specifica tipologia di biomassa.
In particolare, ognuna delle unità di trattamento Ul, indicate come Ul a, b, c, d in Figura 2, è dedicata alle tipologie di biomasse contenenti materiali o composti valorizzatili C.V., direttamente estraibili dalle stesse per la loro valorizzazione diretta; il loro numero tiene conto del fatto che i C.V. possono essere numerosi e richiedere specifici macchinari.
Analogamente si possono prevedere più unità di trattamento U2, indicate a titolo esemplificativo in figura 2 con U2a, b, c, d, dedicate alle tipologie di biomasse contenenti esteri degli acidi grassi, e più unità di trattamento U3, indicate come U3a, b, c, d sempre in figura 2, dedicate alle tipologie di biomasse contenenti saccaridi e polisaccaridi.
In accordo con un secondo aspetto del trovato, si prevede l'utilizzo della bioraffineria riconvertita per la realizzazione di processi in gran parte a catalisi naturali, tipicamente biologiche e enzimatiche, nonché a basse temperature e pressioni, tali da presentare un bassissimo impatto in termini di rischio per sicurezza salute e ambiente.
I processi realizzati nella bioraffineria riconvertita secondo il presente metodo di conversione vengono scelti nell'ambito di quelli già disponibili, in funzione della affidabilità e qualità dei risultati, fra quelli più naturali e meno energivori. Preferibilmente, tali processi sono scelti tra quelli che possono essere condotti a temperature inferiori a 280°C e a pressioni inferiori a 2 MPa.
Ad esempio, è prevista produzione di bioetanolo per depolimerizzazione enzimatica delle cellulose e successiva fermentazione alcolica dei monosaccaridi, secondo processi noti. Tali reazioni si svolgono a basse temperature e pressioni; tuttavia richiedono tempi lunghi di residenza affinché volgano a compimento e grandi volumi per contenere le biomasse in trasformazione .
Per questo motivo, i serbatoi di stoccaggio riusati TK vengono modificati per favorire le reazioni biologiche.
La figura 3 mostra schematicamente le modifiche apportate a serbatoi di stoccaggio TK per renderli atti ai nuovi utilizzi nell'ambito della bioraffineria ottenuta dalla conversione.
Tali modifiche consistono, in particolare, nell'applicazione del tetto galleggiante interno TGI a esistenti serbatoi a tetto fisso, nella termostatazione, tramite serpentino H, interno o esterno, alimentato da fluido caldo, la coibentazione CT delle pareti del serbatoio CT, il flussaggio con gas inerte Gl della fase gassosa dei serbatoi a tetto fisso.
E' da notare che la scelta di processi a basse temperature e pressioni riguarda non solo la depolimerizzazione dei polisaccaridi e la fermentazione degli zuccheri, ma anche altri processi, come ad esempio trattamenti primari fisici delle biomasse (quali solubilizzazione, separazione di fase, osmosi) per l'estrazione dei relativi princìpi attivi e di prodotti speciali. Va altresì osservato che l'adozione di processi a bassa temperatura, in accordo con il metodo di conversione proposto, consente di rinunciare a forni industriali e di ottenere, conseguentemente, un importante risparmio energetico, fondamentale per il contenimento dei costi di produzione e degli impatti ambientali e sanitari.
Secondo un altro rilevante aspetto, il metodo secondo il presente trovato permette di ottenere una bioraffineria che prevede una pluralità dei processi produttivi e la loro integrazione negli schemi di lavorazione, in modo tale da conferire flessibilità agli approvvigionamenti e valorizzazione delle materie prime.
Come sopra accennato, la bioraffineria ottenibile tramite il metodo secondo il trovato prevede le lavorazioni di numerose tipologie di biomasse, sia di seconda che di terza generazione.
Queste lavorazioni richiedono, a loro volta, più processi di trattamento e sono integrate in processi articolati e interconnessi, affinché ogni processo possa sfruttare le risorse contenute in ogni materia prima.
Sono previsti, ad esempio, processi di lavorazione di materie zuccherine, cellulosiche, lignocellulosiche, amidacee, oleacee, grasse e lipidiche in genere, che permettono di estrarre sostanze utili per l'uomo, in particolare per l'alimentazione e la cura del corpo.
L'articolazione dei processi e l'integrazione fra di loro è funzionale anche ad ottenere i prodotti finiti peculiari da ogni tipologia di biomassa, sia di provenienza esterna che autoprodotta, oltre al massimo recupero dei valori generabili.
Inoltre, l'integrazione funzionale fra processi comporta anche integrazione energetica, con risparmi nei costi di produzione.
Poiché le tipologie di biomassa utilizzate sono caratterizzate da disponibilità spiccatamente stagionali, si prevede la realizzazione di strutture di stoccaggio e di pre-essiccamento di almeno alcune di esse, al fine di consentirne l'accumulo nei picchi di disponibilità e la conseguente regolare lavorazione nel tempo.
Uno dei processi adottati nella bioraffineria convertita consiste nella lavorazione integrata di alcune tipologie di biomasse contenenti una pluralità di composti valorizzabili, ad esempio composti per alimentazione umana e/o animale, composti per la cura del corpo, composti per uso industriale, saccaridi, polisaccaridi e lignocellulose , composti lipidici. Fra queste biomasse possiamo citare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani e non urbani, piante, alghe, semi, erbe, muschi, muffe.
Per ognuna di queste tipologie di biomasse sono noti singoli processi di trattamento, ma non è nota una configurazione integrata fra i vari processi .
Secondo il trovato, nella bioraffineria ottenuta dalla conversione si prevede l'integrazione fra tali processi in modo tale da sottoporre a più lavorazioni, fra loro integrate, le varie biomasse in ingresso. I vari processi vengono svolti, all'interno della bioraffineria, in relative unità di lavorazione nelle quali le varie biomasse, o i loro sottoprodotti, vengono sottoposti a specifici trattamenti o pretrattamenti.
Qui di seguito si riporta la descrizione di una bioraffineria ottenibile tramite il metodo di conversione proposto con riferimento allo schema di figura 4, in cui sono schematicamente rappresentati: con i simboli rettangolari i diversi processi di pretrattamento e trattamento delle varie biomasse utilizzate (e le corrispondenti unità di trattamento o processo con i relativi impianti, macchinari, attrezzature, eco.), che sono previsti nella bioraffineria ottenuta dalla conversione e che sono selezionati fra processi noti; con le linee a freccia i flussi delle biomasse o dei loro sottoprodotti attraverso le varie unità o processi; e con le linee doppie a freccia i collegamenti tra le varie unità o processi previsti per consentire la loro combinazione e, quindi, integrazione nell'ambito della bioraffineria ottenuta dalla conversione.
In particolare, sempre in figura 4 sono indicati con la sigla C.V. i composti valorizzabili contenuti nelle varie tipologie di biomasse utilizzate .
Più in particolare, le tipologie di composti valorizzabili C.V. possono essere suddivise in:
C.V. di tipo A, costituiti da composti utilizzabili dall'uomo per le loro proprietà alimentari, medicinali, cosmetiche, igieniche, industriali, agricoli, speciali, comunque utilizzabili senza significative trasformazioni chimiche ;
- C.V. di tipo B, costituiti da composti di acidi grassi esterificati, tipicamente gliceridi, valorizzabili per trasformazioni chimiche significative in prodotti vari, come ad esempio biocarburanti, glicerina e altri prodotti valorizzabili;
- C.V. di tipo C, costituiti da composti a base saccaride come zuccheri semplici, dimeri o polimeri, amidi, cellulose e composti lignocellulosici in genere, valorizzabili per trasformazioni chimiche significative in prodotti vari, come ad esempio biocarburanti e/o altre frazioni energetiche.
Di conseguenza, la bioraffineria ottenuta mediante il metodo proposto utilizza almeno un tipo di biomasse selezionate dal gruppo costituito da: biomasse contenti C.V. di tipo A, biomasse contenenti C.V. di tipo B e biomasse contenenti C.V. di tipo C. Preferibilmente, la bioraffineria utilizza almeno due tipi di biomasse sopra indicati. Più preferibilmente, la bioraffineria utilizza tutti e tre i tipi di biomasse sopra indicati .
I C.V. sopracitati possono derivare sia da biomasse di seconda generazione che da biomasse di terza generazione, che vengono autoprodotte all'interno della stessa bioraffineria ottenuta dalla conversione, tramite il processo indicato con AABC in figura 4, anch'esso integrato agli altri processi di bioraffinazione, come meglio spiegato di seguito.
Più in dettaglio, le biomasse contenenti C.V. di tipo A subiscono pretrattamenti ad esse adatti, indicati con PTA in figura 4, per poi seguire processi di estrazione EA dei C.V. di tipo A, che vengono confezionati per il mercato previa purificazione/condizionamento finale PA. Le parti di biomassa residue dal processo EA vengono alimentate al processo EB e/o TB e/o TC, processi appositamente interconnessi in sede di progettazione .
Le biomasse contenenti C.V. di tipo B subiscono pretrattamenti PTB ad esse adatti per poi seguire processi di estrazione con solvente EB dei C.V. di tipo B, i quali vengono alimentati a successiva trasformazione nel processo TB dal quale escono i relativi prodotti finiti. Il pretrattamento PTB consiste sostanzialmente nella macinazione del materiale da trattare per ridurlo a frammenti. Nel processo di estrazione con solvente EB, il materiale frammentato viene miscelato con uno o più solventi organici, ad esempio esano o etere di petrolio, per portare in soluzione sostanze quali i trigliceridi e gli oli e grassi in generale. Il solvente arricchito di lipidi viene separato dal rimanente materiale e pompato in una colonna di distillazione, la quale ha lo scopo di recuperare il solvente (per distillazione frazionata) e consentirne così il riciclo nel processo di estrazione, in ciclo continuo. Mentre il solvente distillato esce dalla testa della colonna di frazionamento, il materiale lipidico rimane sul fondo della colonna, dal quale viene estratto e trasferito all'unità TB per la successiva trasformazione. Per il processo EB vengono riutilizzate diverse porzioni del precedente impianto, quali le pompe di movimentazione del solvente, i recipienti di stoccaggio del solvente, la colonna per la distillazione del solvente, la pompa di estrazione dell'estratto lipidico dal fondo colonna, le valvole, la strumentazione di controllo dei livelli, delle portate e delle temperature, i sistemi antincendio, fognario, idrico etc. Alle preesistenti porzioni di impianto ri-utilizzate non sono necessarie modifiche strutturali, ma solo relative alla strumentazione ed alla regolazione dei parametri operativi.
TB è l'insieme degli uno o più processi di trasformazione dei Composti Valorizzatili di tipo B: un esempio di tale trasformazione è quella degli esteri di acidi grassi contenuti nelle biomasse, in biodiesel: i C.V. di tipo B, estratti con solvente in EB, vengono sottoposti a reazioni organiche con uno o più reagenti, in specifiche condizioni di reazione, fino ad ottenere un nuovo prodotto che eventualmente richiede rettifica e asportazione di impurezze. Anche per questo processo vengono ri-utilizzate diverse porzioni di impianto del precedente stabilimento: pompe di movimentazione dei reagenti, recipienti di stoccaggio dei reagenti, recipienti a pressione aventi funzione di reattori, eventuale colonna di purificazione del nuovo prodotto, valvole e strumentazione di controllo dei livelli, delle portate e delle temperature, sistemi fognario, idrico etc. Alle preesistenti porzioni di impianto ri-utilizzate non sono necessarie modifiche strutturali, ma solo relative al piping ed alla strumentazione .
Dai processi EB esce la componente degrassata che alimenta il processo TC di trasformazione dei C.V.
di tipo C, ad esempio trasformazione delle lignocellulose in alcol o altro additivo per biobenzine. Il processo di estrazione EB può ricevere anche i sottoprodotti dei processi di estrazione EA e di purificazione PA, mentre il processo di trattamento TB può ricevere anche i sottoprodotti del processo di estrazione EA.
Le biomasse contenenti C.V. di tipo C subiscono pretrattamenti PTC ad esse adatti per poi seguire il relativo processo di trasformazione TC, il quale può ricevere anche i sottoprodotti dei processi di estrazione EA ed EB e di trattamento TB .
I C.V. di tipo C vengono sottoposti a reazione di idrolisi enzimatica con uno o più reagenti, reazione che richiede elevati tempi di residenza e quindi avviene all'interno di appositi serbatoi. I prodotti così ottenuti, a base di monosaccaridi, entrano in altri serbatoi per subire la fermentazione alcolica; anche in questo caso si tratta di reazioni lente e perciò vengono utilizzati ancora alcuni preesistenti serbatoi. I prodotti di queste fermentazioni vengono concentrati per distillazione, con il ri-utilizzo di preesistenti colonne di frazionamento e annesse strutture. Per questo processo TC vengono utilizzati numerosi serbatoi e porzioni di impianto del precedente stabilimento: serbatoi da modificare per inserimento di tetto galleggiante interno, per coibentazione e termostatazione, pompe di movimentazione dei prodotti e dei reagenti, recipienti di stoccaggio dei reagenti, colonna di frazionamento con relativi scambiatori, vapor-line, recipienti, pompe ecc., valvole e strumentazione di controllo dei livelli, delle portate e delle temperature, sistemi antincendio, fognario, idrico ecc. Alla preesistente porzione di impianto non sono necessarie modifiche strutturali, dal momento che le principali strutture sono ri-utilizzabili tal quali.
Dai vari processi si ottengono sottoprodotti di cui si prevede il riciclo/utilizzo in altri processi, che vengono così integrati; ad esempio, i sottoprodotti del processo di purificazione PA entrano nei processi di estrazione EB, quelli dei processi di trattamento TB e TC entrano nei processi AABC che consentono 1 'autoproduzione delle biomasse contenenti C.V. di tipo A, B e C.
Va aggiunto che, poiché le biomasse autoprodotte cosiddette "di terza generazione" contengono C.V. di tipo A, B e C, esse vengono pretrattate nel processo PTABC e poi lavorate nei relativi processi EA, EB, TC, come indicato in figura 4.
A titolo di esempio, di seguito si descrive un possibile trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) che, come si è detto precedentemente, rappresenta una biomassa di seconda generazione. Molte biomasse di seconda e terza generazione contengono C.V. sia di tipo A, che di tipo B, che di tipo C; nello specifico, la FORSU comprende sia lipidi (C.V. di tipo B) che sostanze di origine cellulosica (C.V. di tipo C), contenuti negli scarti organici che vengono raccolti come frazione umida. Il trattamento della FORSU può quindi comprendere due fasi, fra loro integrate ed operate successivamente l'una rispetto all'altra, la prima per estrarre i lipidi e convertirli in biodiesel e la seconda per degradare la componente cellulosica a zuccheri, che vengono fatti fermentare per produrre biobenzina, alcoli o altre sostanze organiche richieste dal mercato.
Facendo riferimento alla figura 4, i trattamenti fra loro integrati ed operati in sequenza per cui viene sottoposta la FORSU sono quelli indicati come PTB, EB, TB, TC. Nello specifico, EB indica l'estrazione dei lipidi con solvente e TB è il successivo trattamento di transesterificazione di questi ultimi per ottenere biodiesel. La biomassa rimanente dopo l'estrazione con il solvente, ricca di derivati cellulosici, subisce un trattamento TC di idrolisi enzimatica, che degrada la cellulosa a zuccheri, seguita dalla fermentazione alcoolica di questi ultimi, che porta a biobenzina, alcoli o altre sostanze organiche. Inoltre, poiché le fermentazioni realizzate nel corso del trattamento TC producono anidride carbonica, essa può essere recuperata ed impiegata per generare biomasse di terza generazione, nell'unità indicata come AABC, come verrà spiegato in dettaglio nel seguito.
Il trattamento qui descritto permette di evitare gli attuali processi di smaltimento della FORSU mediante conferimento in discarica o incenerimento, che risultano inquinanti, permettendo al tempo stesso di impiegare la FORSU come risorsa energetica.
Come si può osservare, i processi citati nell'esempio di trattamento della FORSU (estrazione con solventi, idrolisi enzimatica, fermentazione alcoolica, etc) e, in generale, i processi rappresentati nella figura 4 sono noti e ampiamente utilizzati in campo chimico e biochimico, ma la loro applicazione nel contesto di ex-raffinerie o ex-stabilimenti di tipo petrolifero, nonché nel contesto di biomasse di seconda e terza generazione rappresentano un elemento nuovo e peculiare della presente invenzione .
Come si è detto, il cuore dell'invenzione sta nella possibilità di ri-utilizzare elementi e porzioni di impianto di stabilimenti petrolchimici preesistenti per ottenere una bioraffineria che può operare su tre linee di trattamento differenti, utilizzando i tre tipi di biomasse sopra indicati, ossia comprendenti C.V. di tipo A, B e C. Stabilimenti e depositi petroliferi o petrolchimici possiedono strutture ri-utilizzabili anche per lo svolgimento di funzioni di bioraffinazione, mediante l'allestimento di tre diverse linee di bioraffinazione. Per il trattamento dei C.V. di tipo A, ad esempio, sono necessari macchinari complessivamente semplici, che possono quindi essere allestiti ovunque; la complessità di macchinari e apparecchi cresce con i C.V. di tipo B e C, ma anche in questi casi è possibile ri-utiliz zare serbatoi, impianti e strutture preesistenti, come descritto precedentemente. In ogni caso, i serbatoi ed i recipienti presenti in uno stabilimento o in un deposito sono generalmente sufficienti numericamente per allestire le tre linee, per il trattamento dei C.V. di tipo A, B e C.
Un ulteriore importante aspetto del trovato riguarda il riutilizzo della anidride carbonica generata nei processi fermentativi nella bioraffineria riconvertita per autoprodurre biomasse ad alta intensità. Infatti, come si è detto, i processi di fermentazione ad alcoli degli zuccheri presenti nelle biomasse contenenti C.V. di tipo C liberano anidride carbonica come sottoprodotto di reazione. L'anidride carbonica ha la capacità di favorire 1 'autoproduzione accelerata di biomasse, processo indicato in figura 4 con la sigla AABC . Si è visto che le reazioni di fermentazione avvengono in serbatoi di stoccaggio :il presente trovato prevede di modificare i preesistenti serbatoi di stoccaggio TK mediante l'aggiunta di una o più tubazioni che recuperano l'anidride carbonica e la convogliano nell'unità unità di autoproduzione intensiva di biomasse (AABC), alimentandola. La figura 5 indica in dettaglio le modifiche da apportare ai preesistenti serbatoi a tetto fisso: collettamento del bocchello di sfiato e convogliamento alla base del serbatoio del flusso di anidride carbonica, inserimento di una guardia idraulica per impedire l'ingresso d'aria nel serbatoio, di strumenti per la regolazione del livello, per la termostatazione e per la coibentazione al serbatoio. L'unità di autoproduzione delle biomasse viene scelta fra le tecnologie attualmente in uso, comprese quelle che si avvalgono di aria atmosferica non arricchita con anidride carbonica.
Con riferimento alla figura 5, il preesistente serbatoio TK a tetto fisso di una raffineria o stabilimento convenzionale viene in particolare dotato di termostatazione, mediante ad esempio un serpentino di riscaldamento termostatico H, di coibentazione CT e di eventuale controllo di livello LC e munito di collettore di recupero del gas ricco di anidride carbonica C02R per l'alimentazione alle unità AABC di autoproduzione di biomasse, attraverso ad esempio una guardia idraulica HG .
Il metodo di conversione proposto prevede inoltre l'eventuale integrazione termica della bioraffineria con produttori energetici esterni, ad esempio per acquisto di entalpia a bassa temperatura da teleriscaldamento e/o da vapore laminato da centrale di produzione di energia elettrica o altro.
Da quanto sopra si può comprendere come il trovato sia in grado di assolvere pienamente al compito e agli scopi prefissati.
In particolare, si evidenzia come il metodo secondo il trovato consenta di effettuare la conversione in bioraffineria non solo delle raffinerie convenzionali con due unità di idrodesolforazione, ma di qualsiasi raffineria, comprese quelle sprovviste di due unità di idrodesolforazione; inoltre, permette di convertire anche altre tipologie di stabilimenti, come quelli petrolchimici, chimici e depositi, in quanto non necessita di preesistenti impianti di idrodesolforazione, costosi e specifici delle raffinerie di petrolio ma prevede il riutilizzo dei serbatoi di stoccaggio, che sono sempre presenti nella varie tipologie di stabilimenti indicate .
Un altro vantaggio del trovato è quello di consentire la realizzazione di bioraffinerie in cui non vengono impiegate biomasse di prima generazione, ma biomasse residuali, cosiddette di seconda generazione, oltre a quelle autoprodotte e cioè di terza generazione.
Va anche evidenziato che, rispetto alla bioraffineria nota ottenuta dalla conversione di una raffineria di petrolio convenzionale, che utilizza una sola materia prima (olio di palma), o comunque una sola tipologia di alimentazione (esteri degli acidi grassi) , per cui adotta un solo processo produttivo, ossia quello adatto ai soli esteri degli acidi grassi, la bioraffineria che si ottiene con il metodo secondo il trovato utilizza più processi di trattamento, peraltro fra loro integrati e resi atti a lavorare le più svariate tipologie di biomasse, come i saccaridi, le lignocellulose , i materiali ed i composti utili tal quali al genere umano, oltre che eventualmente gli stessi esteri degli acidi grassi, sebbene tramite processi diversi rispetto alla tecnica nota, ossia non idrogenanti e a bassissimo consumo energetico. Va osservato che le materie prime che possono essere processate nella bioraffineria ottenuta con il metodo secondo il trovato comprendono una molteplicità di biomasse diverse tra loro, sia in quanto precursori di diversi biocarburanti (benzine e gasoli), sia per provenienza, per filiera produttiva, per lavorabilità e rese ottenibili, ma tutte comunque appartenente alle materie di scarto o sottoprodotto di altre lavorazioni (seconda e terza generazione)
La molteplicità di tipologie di materie prime che possono essere elaborate dalla bioraffineria ottenuta tramite il metodo secondo il trovato e la conseguente molteplicità di processi da quest'ultima utilizzati conferiscono alla bioraffineria stessa una polivalente flessibilità negli approvvigionamenti, assicurando facoltà di sostituzione parziale o totale di una materia prima a favore di un'altra a compensazione di eventuali criticità di disponibilità, mercato e/o prezzo di una o più delle varie biomasse. Questa flessibilità non è presente nell'esempio noto di bioraffineria ottenuta per conversione, che è invece alimentata da una sola tipologia di materia prima, in quanto caratterizzata da una sola linea di processo produttivo, appunto quella che tratta gli esteri degli acidi grassi.
Sempre a differenza dell'esempio noto di bioraffineria ottenuta da conversione, che genera un solo prodotto, il bio-diesel additivo per i gasoli trazione, oltre a glicerina e frazione idrocarburica leggera come sottoprodotti, nella bioraffineria che si ottiene con il metodo di conversione proposto possono essere generati una moltitudine di prodotti: bio-diesel per blending in gasoli, bioetanolo per blending in benzine, compost ammendante per suoli, glicerina, numerosi prodotti contenenti molecole organiche naturali utili al genere umano. Tutti questi prodotti derivano non solo dalle lavorazioni integrate delle numerose e diverse materie prime, ma anche dagli intermedi di reazione dei processi enzimatici e più in generale biologici. Il fatto di poter produrre una molteplicità di prodotti, peraltro appartenenti a differenti generi merceologici (carburanti per l'auto trazione, ammendanti per agricoltura, substrati per florovivaistica, prodotti speciali per l'alimentazione, la medicina, la cosmetica, l'industria eco), fa sì che eventuali criticità di vendita di uno o più prodotti possano essere compensate dai rimanenti prodotti, appartenenti a settori completamente diversi tra loro. Inoltre, la molteplicità di prodotti finiti associata alla molteplicità dei processi produttivi assicura la facoltà di spingere verso i prodotti maggiormente richiesti e remunerati dal mercato. Queste flessibilità intrinseche assicurano longevità alla bioraffineria convertita secondo il metodo del presente trovato.
Un altro importante vantaggio della bioraffineria ottenuta tramite il metodo secondo il trovato è quello di prevedere l'utilizzo di processi organici catalizzati da enzimi, batteri o altri mediatori organici, dunque richiedenti basse temperature e pressioni e perciò bassi consumi energetici, nonché caratterizzati da un basso rischio di incendio ed esplosione, in quanto non interessati da idrogeno in pressione e ad alta temperatura. Vale la pena di sottolineare che questi processi a basso impatto ambientale, benché di per sé noti, non appaiono di immediato ed evidente utilizzo nella conversione di ex stabilimenti o raffinerie petrolifere, ove i numerosi e abbondanti forni e caldaie suggerirebbero, al contrario, il mantenimento di processi energivori, come nel caso noto di conversione in bioraffineria di una raffineria di petrolio convenzionale, in cui sono stati mantenuti processi ad alta temperatura e pressione .
Un altro aspetto vantaggioso è che il metodo di conversione secondo il trovato consente di riutilizzare parte delle infrastrutture del preesistente stabilimento e risparmiare così una grande porzione, stimata attorno all '80%, del costo di investimento rispetto alla costruzione ex novo della bioraffineria, con l'ulteriore vantaggio, rispetto all'esempio di conversione oggi noto, che la capacità produttiva della bioraffineria ottenuta con il metodo di conversione proposto è decisamente superiore, almeno in termini di differenziazione di materie prime e di varietà di prodotti finiti. In altre parole, il recupero di esistenti impianti, infrastrutture e, più in generale risorse, destinato alla bioraffineria di ultima generazione, integrata e a processi interamente biologici, beneficia di una valorizzazione multifunzionale sia per varietà di materie prime che di prodotti in uscita, multifunzionalità foriera di numerosi sviluppi tecnologici ed economici .
In ultimo, si evidenzia come la bioraffineria ottenuta con il metodo di conversione proposto, variegata nelle materie prime, imperniata su trasformazioni biologiche e orientata a ottenere numerosi prodotti finiti fra cui prodotti speciali ad alto valore aggiunto, si distingue non solo perché genera valore aggiunto articolato e dal futuro promettente, ma anche perché rende disponibili preparati di origine naturale utili al genere umano; inoltre crea posti di lavoro molto più numerosi e per risorse umane altamente scolarizzate, rispetto alla bioraffineria vicina al monoprodotto e al monoprocesso. Le risorse umane incrementali riguardano le pluralità di materie prime e di processi produttivi, la pluralità delle attività di laboratorio per controllo qualità, ricerca e sviluppo e prove pilota, la pluralità di utilizzi delle molecole organiche naturali in medicina, alimentazione, cosmetica, agricoltura, industria, la pluralità di progressivi contributi e sviluppi orientati al "biologico" .
Tutte le caratteristiche del trovato, su indicate come vantaggiose, opportune o simili, possono anche mancare o essere sostituite da equivalenti. Le singole caratteristiche esposte in riferimento ad insegnamenti generali o a forme di realizzazione particolari, possono essere tutte presenti in altre forme di realizzazione o sostituire caratteristiche in queste forme di realizzazione.
Il trovato così concepito è suscettibile di numerose modifiche e varianti, tutte rientranti nell'ambito del concetto inventivo.
In pratica i materiali impiegati, purché compatibili con l'uso specifico, nonché le dimensioni e le forme potranno essere qualsiasi, a seconda delle esigenze.
Inoltre, tutti i dettagli sono sostituibili da altri elementi tecnicamente equivalenti.

Claims (12)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Metodo di conversione di raffinerie di petrolio convenzionali, di stabilimenti petrolchimici o chimici e di depositi di stoccaggio petroliferi in bioraffinerie di seconda e terza generazione integrate e multiprodotto caratterizzato dal fatto di: - sottoporre almeno una parte dei serbatoi di stoccaggio (TK) preesistenti ad interventi di protezione della fase gassosa sovrastante il liquido destinato ad essere in essi contenuto, di termostatazione e di coibentazione (CT); - utilizzare i serbatoi di stoccaggio (TK) così modificati per la realizzazione di unità di processo o linee (Ul, U2, U3), dedicate al trattamento di biomasse contenenti composti valori zzabili .
  2. 2. Metodo secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto di prevedere il riutilizzo, per la realizzazione di dette unità di processo (Ul, U2, U3), anche di colonne di distillazione (C) e recipienti (V) eventualmente sottoposti a modifiche, in funzione della loro nuova destinazione di impiego.
  3. 3. Metodo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detti interventi di protezione comprendono l'applicazione di un tetto galleggiante interno (TGI) e/o la copertura mediante flussaggio con gas inerte (Gl).
  4. 4. Metodo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che dette unità di processo (Ul, U2, U3) prevedono la realizzazione di processi biologici e/o fisici, preferibilmente condotti a temperature inferiori a 280°C e pressioni inferiori a 2 MPa.
  5. 5. Metodo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detti processi biologici sono reazioni di catalisi organiche naturali .
  6. 6. Metodo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che le biomasse alimentate a dette unità di processo (Ul, U2, U3) sono selezionate fra le biomasse di seconda generazione, le biomasse di terza generazione e loro miscele, sia di scarto che sottoprodotte e/o autoprodotte.
  7. 7. Metodo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che dette biomasse comprendono composti valorizzabili scelti tra uno o più dei seguenti tipi: - composti valorizzabili di tipo A, costituiti da princìpi attivi, composti utilizzabili dall'uomo per proprietà alimentari, medicinali, cosmetiche, igieniche, industriali, agricoli, speciali, comunque utilizzabili senza significative trasformazioni chimiche; - composti valorizzabili di tipo B, costituiti da composti comprendenti acidi grassi esterificati, tipicamente gliceridi, valorizzabili per trasformazioni chimiche significative in prodotti vari ; - composti valorizzabili di tipo C, costituiti da composti a base saccaride come zuccheri semplici, dimeri o polimeri, amidi, cellulose e composti lignocellulosici in genere, valorizzabili per trasformazioni chimiche significative in prodotti vari .
  8. 8. Metodo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che dette unità di processo comprendono almeno una unità di recupero di composti valorizzabili di tipo A (EA), almeno una unità di estrazione con solvente di composti valorizzabili di tipo B (EB), almeno una unità di trasformazione dei composti valorizzabili di tipo B (TB), almeno una unità di trasformazione dei composti valorizzabili di tipo C (TC).
  9. 9. Metodo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che almeno una parte di dette unità di processo sono tra loro interconnesse per il processamento integrato di una o più delle biomasse selezionate fra le biomasse contenenti composti valorizzabili di tipo A, le biomasse contenenti composti valorizzabili di tipo B e le biomasse contenenti composti valorizzabili di tipo C.
  10. 10. Metodo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di prevedere il collegamento tra: - detta almeno una unità di recupero dei composti valorizzabili di tipo A (EA) e detta almeno una unità di estrazione dei composti valorizzabili di tipo B (EB), - detta almeno una unità di recupero dei composti valorizzabili di tipo A (EA) e detta almeno una unità di trasformazione dei composti valorizzabili di tipo B (TB), - detta almeno una unità di recupero dei composti valorizzabili di tipo A (EA) e detta almeno una unità di trasformazione dei composti valorizzabili di tipo C (TC), - detta almeno una unità di estrazione dei composti valorizzabili di tipo B (EB) e detta almeno una unità di trasformazione dei composti valorizzabili di tipo C (TC), - detta almeno una unità di trasformazione dei composti valorizzabili di tipo B (TB) e detta almeno una unità di trasformazione dei composti valorizzabili di tipo C (TC).
  11. 11. Metodo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di prevedere la trasformazione di preesistenti serbatoi di stoccaggio (TK) a tetto fisso mediante l'applicazione di un collettore di recupero del gas ricco di anidride carbonica (CO2R) generato nei processi biologici destinati ad essere svolti in detto serbatoio per l'alimentazione di almeno una unità di autoproduzione di biomasse (AABC).
  12. 12 . Metodo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di prevedere le fasi che consistono nel: - riutilizzare, previe eventuali modifiche di adeguamento, serbatoi di stoccaggio (TK), colonne di distillazione (C) e recipienti (V) del preesistente impianto per la realizzazione di: a) almeno una unità di pretrattamento (PTB) di biomasse contenenti composti valorizzabili di tipo B; b) almeno una unità di estrazione dei composti valoriz zabili di tipo B (EB), atta ad eseguire l'estrazione dei lipidi mediante solvente; c) almeno una unità di trasformazione dei composti valorizzabili di tipo B (TB), atta ad eseguire un trattamento di transesterificazione dei lipidi; d) almeno una unità di trasformazione di composti valorizzabili di tipo C (TC), atta a realizzare un trattamento di idrolisi enzimatica, con degradazione di cellulosa a zuccheri e successiva fermentazione alcoolica di questi ultimi; e) almeno una unità di autoproduzione di biomasse (AABC); - collegare tra loro detta unità di pretrattamento (PTB), detta unità di estrazione dei composti valorizzabili di tipo B (EB) e detta unità di trasformazione dei composti valorizzabili di tipo B (TB), nonché detta unità di estrazione dei composti valorizzabili di tipo B (EB) con detta unità di trasformazione di composti valorizzabili di tipo C (TC) e detta unità di trasformazione di composti valorizzabili di tipo C (TC) con detta unità di autoproduzione di biomasse (AABC), per ottenere almeno una linea di trattamento di biomasse contenenti sia composti valorizzabili di tipo B sia composti valorizzabili di tipo C atta a produrre biodiesel e biobenzina, alcoli o altre sostanze organiche.
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* Cited by examiner, † Cited by third party
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WO2010144684A2 (en) * 2009-06-12 2010-12-16 Exxonmobil Research And Engineering Company Process for preparing diesel fuels using vegetable oils or fatty acid derivatives
WO2014033762A1 (en) * 2012-09-03 2014-03-06 Eni S.P.A Method for revamping a conventional mineral oils refinery to a biorefinery

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