IT202000029828A1 - “composizione per la prevenzione e il trattamento di disturbi dell’apparato gastrointestinale” - Google Patents

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Description

La Domanda di brevetto per invenzione industriale dal titolo:
?Composizione per la prevenzione e il trattamento di disturbi dell?apparato gastrointestinale?
DESCRIZIONE
La presente invenzione si riferisce ad una composizione comprendente un estratto di Pelargonium sidoides e Lactobacillus rhamnosus utile nella prevenzione e/o nel trattamento di disturbi dell?apparato gastrointestinale.
L?associazione ? particolarmente efficace grazie all?azione sinergica dei suoi componenti.
Antefatto dell?invenzione
Apparato gastrointestinale
L'apparato gastrointestinale ? formato da un insieme di organi che nel loro insieme, presiedono all'introduzione degli alimenti, alla loro successiva digestione, all'assorbimento delle sostanze nutritive che contengono e all'eliminazione di quelle inutili o presenti in eccesso. Le principali funzioni dell'apparato digerente sono ingestione, digestione, assorbimento e defecazione.
L'apparato digerente ? costituito da una serie di organi e dalle importantissime ghiandole annesse: inizia con la bocca e continua con la faringe, l'esofago, lo stomaco, l'intestino tenue, l'intestino crasso (cieco, colon, retto) e termina con l'ano; lungo suo percorso, inoltre, si accompagna alle ghiandole salivari, al fegato, alla cistifellea e al pancreas.
Nello specifico lo stomaco viene suddiviso anatomicamente nelle seguenti parti: ? il fondo, disposto superiormente ed a sinistra della giunzione tra esofago e stomaco (esofago-gastrica);
? il cardias, corrispondente alla giunzione esofago-gastrica;
? il corpo, che rappresenta la porzione maggiore dello stomaco, e che si trova tra il fondo e l'antro;
? l'antro, porzione finale dello stomaco, che si estende dalla piccola curvatura sino al piloro;
? il piloro, che rappresenta il confine tra lo stomaco ed il duodeno.
La mucosa gastrica secerne quotidianamente una quantit? variabile tra 500 e 3000 ml di succo gastrico. Esso ? costituito da muco, acqua, elettroliti (tra cui prevalgono idrogeno e cloro), pepsinogeno e fattore intrinseco (una molecola fondamentale per l'assorbimento della vitamina B12, fondamentale per la sintesi delle cellule del sangue); il succo gastrico contribuisce in modo determinante a due importanti funzioni: la barriera acida gastrica e la digestione. L'attivit? secretoria dello stomaco ? regolata da meccanismi di stimolazione e di inibizione. L'istamina esercita un potente effetto stimolante sulla secrezione acida, mediato da recettori per la stessa presenti sulle cellule acido-secernenti. Vi sono inoltre altri fattori che possono stimolare l'attivit? secretoria acida gastrica; tra questi ricordiamo l'ipoglicemia e la somministrazione di insulina (mediata dall'ipoglicemia che ne consegue), l'alcol e la caffeina; questi ultimi agiscono direttamente sulla mucosa.
La secrezione acida viene inibita dal Peptide Inibitorio Gastrico (GIP) e da altri ormoni prodotti dalla mucosa duodenale e intestinale. La quantit? totale di acido cloridrico secreto in condizioni di stimolazione ? direttamente proporzionale al numero delle cellule parietali presenti nello stomaco; ci? spiega l'effetto di riduzione netta della secrezione di acido che si ottiene con la resezione gastrica.
La stimolazione della secrezione acida gastrica avviene in tre fasi distinte: cefalica, gastrica e intestinale, combinate fra loro.
Nella fase cefalica le fibre del nervo vago sono eccitate da stimolazioni visive, olfattive o dal semplice pensiero del cibo. Esse, a loro volta, stimolano le cellule parietali, le cellule principali e le cellule dell'antro pilorico a secernere rispettivamente acido cloridrico, pepsinogeni e gastrina.
La fase gastrica ? costituita dalla secrezione di acido determinata dall'ingresso del bolo alimentare nello stomaco ed ? probabilmente regolata dalla gastrina.
La fase intestinale della secrezione di acido ? sempre attribuibile alla gastrina intestinale, ma ? notevolmente inferiore come importanza rispetto alla fase cefalica e gastrica. L'inibizione della secrezione acida comprende anch'essa tre fasi: una fase cerebrale in cui la stimolazione vagale, visiva od olfattiva, diminuiscono; una fase antrale in cui la diminuzione del pH nell'antro determina inibizione della liberazione di gastrina; una fase intestinale, in cui la distensione dell'intestino tenue determinata dagli alimenti evoca un riflesso inibitorio. I grassi, i carboidrati e l'acidit? nel duodeno inibiscono la secrezione acida. La valutazione della secrezione acida gastrica si esegue mediante aspirazione del succo gastrico a digiuno in condizioni di riposo (basali) e dopo stimolazione. ? un test importante per la diagnosi della sindrome di Zollinger-Ellison e degli stati di iper-secrezione acida.
Nello stomaco e nel duodeno vengono secreti numerosi ormoni, con molteplici effetti sulla secrezione gastrica, biliare e pancreatica, sulla motilit? gastro-intestinale, sul metabolismo e sull'increzione di altri ormoni.
All'ingresso del bolo alimentare nello stomaco avviene un rilasciamento della parete gastrica, e ci? consente l'aumento notevole del volume dello stomaco, scatenano contrazioni peristaltiche (che consentono la progressione del contenuto) che, a loro volta, determinano il rimescolamento e la frammentazione degli alimenti solidi fintanto che questi vengono ridotti a particelle di pochi millimetri di grandezza. Lo sfintere pilorico si apre periodicamente per consentire il passaggio dei liquidi e di piccoli boli semisolidi. Subito dopo il passaggio di tali boli, il piloro si chiude e impedisce il reflusso dal duodeno. L'antro, il piloro e la prima porzione duodenale funzionano in modo coordinato, cosicch? la loro contrazione successiva determina la progressione del bolo alimentare. Lo svuotamento gastrico ? regolato da molti fattori, quali il tono vagale, la distensione del duodeno, la quantit? di zuccheri e di sali del chimo che giunge al duodeno (l'ex bolo) e la sua acidit?, il contenuto proteico e lipidico dello stesso chimo, il grado di continenza dello sfintere pilorico.
La velocit? di svotamento gastrico dipende in larga parte dalla natura del cibo ingerito. Una composizione del cibo ricca di carboidrati determina un rapido svuotamento gastrico, mentre pi? lento ? lo svuotamento in caso di alimentazione ricca di proteine e ancora pi? rallentato ? lo svuotamento in caso di ingestione di grassi.
I liquidi vengono svuotati pi? rapidamente (circa 15 minuti), i solidi digeribili pi? lentamente (1/2 ora-2 ore a seconda della loro composizione), i cibi non digeribili, per esempio le fibre, solo dopo molte ore. I grassi, invece, hanno un effetto "frenante" sullo svuotamento gastrico. La sezione chirurgica del nervo vago provoca un rallentamento dello svuotamento dei solidi dallo stomaco per diminuzione della peristalsi gastrica e per diminuito rilasciamento dello sfintere pilorico.
Nello stomaco si espleta una fase importante della digestione, ad opera del succo gastrico contenente acido cloridrico ed enzimi come i pepsinogeni, la lipasi gastrica ed altri enzimi importanti.
L'acido cloridrico secreto dallo stomaco ? importante ai fini digestivi non solo perch? determina il pH acido essenziale per l'attivazione del pepsinogeno, ma anche perch? riduce il ferro trivalente (ione ferrico) in ferro bivalente (ione ferroso), cos? che questo pu? essere assorbito in modo molto pi? efficiente, nella forma ridotta, da parte della mucosa duodenale e digiunale.
Il succo secreto dal duodeno svolge invece una funzione digestiva piuttosto modesta; la sua azione principale ? quella di proteggere la mucosa duodenale dall'acidit? del chimo e di preparare un ambiente idoneo all'azione degli enzimi digestivi. Nella porzione intermedia del duodeno, si riversano anche il succo pancreatico e la bile, che, oltre ad espletare funzioni digestive, contribuiscono a neutralizzare l'acidit? gastrica.
A livello gastrico avviene l'assorbimento diretto di alcune sostanze quali l'acqua, l'alcol etilico e alcuni farmaci. Nel duodeno si compie l'assorbimento di carboidrati semplici, di numerosi farmaci e del ferro. Infine, lo stomaco ha anche la funzione di controllo della crescita dei batteri presenti negli alimenti; questi vengono infatti per la maggior parte uccisi dall'acidit? del succo gastrico.
L'aumento del pH gastrico, che si pu? verificare in corso di diminuzione o assenza di secrezione di acido, gastrite atrofica, terapia con farmaci anti-acidi e dopo resezione chirurgica dello stomaco, determina un aumento della flora batterica gastrica; questo fenomeno pu? condurre ad un aumento delle infezioni (gastro-intestinali e a distanza) e pu? determinare la formazione di nitrosamine, che sono sostanze cancerogene che derivano dall'ingestione di alimenti contenenti nitriti e nitrati ad opera dei batteri stessi. Le patologie gastriche si possono distinguere in patologie funzionali, cio? nelle quali non vi ? compromissione dei tessuti gastrici e che sono legate a problemi di motilit?; tra queste sono presenti reflusso gastro-esofageo, discinesie biliari, dismotilit? gastrica. Tali patologie fanno riferimento a dispepsia non ulcerosa. Mentre le patologie organiche, si manifestano quando vi ? danno visibile della mucosa o dei tessuti sottostanti, ad esempio esofagite, gastrite ed ulcera.
La parete dello stomaco, mucosa e tessuti sottostanti, ? soggetta all?attacco dei fattori digestivi aggressivi rappresentati dai succhi gastrici (acido cloridrico e pepsina) ma ? difesa dal fattore protettivo costituito dal muco secreto dalla mucosa gastrica. Accanto ai succhi gastrici, un ulteriore fattore aggressivo ? l?eventuale presenza del batterio Helicobacter pylori, che infetta quasi il 50% della popolazione italiana. In situazioni fisiologiche i fattori aggressivi sono equilibrati dal fattore difensivo, e lo stomaco non inizia a digerire s? stesso. Ma quando l?equilibrio si rompe, per eccesso dei fattori aggressivi o per carenza di quello difensivo, compaiono fenomeni di infiammazione, pi? o meno gravi.
La gastrite ? una infiammazione della mucosa gastrica in cui non vi ? ancora una rottura dell?integrit? della mucosa. Pu? essere acuta o cronica. Si manifesta con bruciore e dolore.
Quando ? presente una lesione della mucosa si parla di ulcera peptica, caratterizzata dalla presenza di emorragie, pi? o meno evidenti. Quando i fattori aggressivi prevalgono sull?azione protettiva a causa di una ridotta produzione di muco, le lesioni si manifestano sulla parete dello stomaco, in genere in forma di piccole lesioni diffuse, e si parla di ulcera gastrica. Quando invece vi ? una ipersecrezione gastrica le lesioni tendono a formarsi nel bulbo duodenale, nel punto in cui il bolo troppo acido viene in contatto con la mucosa dell?intestino tenue, meno protetta di quella gastrica. Abbiamo in questo caso un?ulcera duodenale. La presenza di lesioni della mucosa ha effetti sulla motilit?, con spasmo della muscolatura liscia e dolore.
Per la diagnosi di ulcere e gastriti ? importante tener presenti i fattori di rischio che sono principalmente:
? La presenza di Helicobacter pylori; per proteggersi dall?ambiente fortemente acido dello stomaco il batterio produce NH3 che neutralizza l?HCl e crea un microambiente meno acido. Tuttavia l?NH3 ? tossica per le cellule epiteliali dello stomaco; inoltre vengono prodotti enzimi proteolitici che danneggiano ulteriormente il tessuto. Tutto ci? porta ad uno stato infiammatorio.
? L?uso di farmaci antiinfiammatori non steroidei; i FANS bloccano la produzione di prostaglandine, tra le quali la prostaglandina E2 stimola la produzione di moco gastrico, e quindi riducono la difesa costituita dal muco.
? Il fumo di sigaretta, che aumenta la produzione di HCl a livello gastrico e riduce quella di bicarbonato nel duodeno; inoltre facilita l?infezione da H. pylori e produce radicali liberi che danneggiano il tessuto.
? L?alcool; la sua azione lesiva sui tessuti non protetti aggrava la sintomatologia. ? Lo stress, che influenza l?omeostasi gastro intestinale attraverso l?asse ipotalamo-ipofisario.
La terapia convenzionale prevede:
? Gli anti H2, come la ranitidina, bloccano la risposta all?istamina e quindi riducono il rilascio di acido cloridrico
? Gli inibitori di pompa protonica, come l?omeprazolo, inibiscono l?ATPasi gastrica, l?enzima che produce ioni H+; sono pi? efficaci degli anti H2.
? Gli antibiotici come l?amoxicillima, nel caso che la patologia gastrica sia scaturita da un?infezione da Helicobater Pylori.
? Antiacidi come idrossido di magnesio, che agiscono tamponando l?acidit? gastrica.
Le patologie dell?intestino sono spesso associate a disturbi di natura infiammatoria. Le malattie infiammatorie intestinali sono un gruppo di affezioni croniche a carattere flogistico, tra le patologie pi? comuni sono presenti la colite ulcerosa e la diarrea. La colite ulcerosa ? una malattia infiammatoria cronica che colpisce l'intestino crasso, interessando dapprima il retto, per poi eventualmente estendersi a tutto il colon. La genesi di questa patologia ? spiegata da diverse ipotesi; una di queste ipotizza sia causata da un virus o da un batterio, capace di scatenare nell'organismo una risposta infiammatoria esagerata, a sua volta in grado di alterare il normale metabolismo delle cellule che costituiscono la mucosa intestinale. Un'altra ipotesi ritiene che l?alterazione sia di tipo autoimmune, infine ? stata riscontrata una componente di predisposizione in alcune famiglie.
I fattori di rischio associati a tale patologia sono l?et?, con picco a 30 anni e successivamente attorno ai sessanta, una dieta ricca in grassi e povera di fibre ed una predisposizione genica.
I sintomi della colite ulcerosa variano in base alla severit? e alla localizzazione del processo infiammatorio. Quando l?infiammazione rimane confinata in sede rettale il paziente pu? avvertire un modesto sanguinamento e tenesmo, cio? uno spasmo doloroso dell'ano con sensazione di urgente bisogno di defecare. Quando l'infiammazione si estende per via ascendente agli altri tratti del grosso intestino, si accompagna a sintomi via via sempre pi? severi. La manifestazione classica include scariche diarroiche commiste a sangue, dolori addominali, affaticamento, perdita di peso e sudorazione notturna. Tutti questi sintomi hanno un andamento recidivante; episodi acuti fanno quindi da preludio a periodi di totale remissione, a loro volta seguiti da temporanee riacuzie; in genere la malattia non ? comunque ingravescente nel tempo, anche se un'esacerbazione dei disturbi ? comunque possibile nei casi di media gravit?.
Quando viene osservata all'esame endoscopico, la mucosa del retto e di parti pi? o meno estese del colon presenta numerose ulcerazioni puntiformi, da cui il termine "colite ulcerosa". In una fase avanzata le piccole ulcere confluiscono tra loro, creando lesioni della mucosa pi? o meno estese. Queste piccole ulcerazioni, che provocano il sanguinamento e il riversamento del muco nel lume dell'intestino, sono responsabili dei classici sintomi associati alla colite ulcerosa.
Insieme alla colite ulcerosa, il morbo di Crohn rappresenta un?altra patologia infiammatoria cronica dell?intestino.
Tale patologia pu? colpire tutto il tratto gastrointestinale, dalla bocca all?ano; in circa il 90% dei casi, la malattia colpisce maggiormente l?ultima parte dell?intestino tenue (ileo) e il colon.
Le ulcere derivate dall?infiammazione, se non curate, possono portare a creare dei restringimenti intestinali (stenosi) o approfondirsi fino a ?bucare? l?intestino e a toccare gli organi circostanti (fistole). Tali complicanze richiedono spesso un trattamento chirurgico, anche se la malattia pu? tornare nel punto in cui viene eseguita la resezione chirurgica. Nonostante ci?, la maggior parte dei pazienti, con le cure e i controlli necessari, possono ben controllare la patologia e condurre una vita regolare. Le cause della malattia non sono note. Sembra che una combinazione di fattori, quali la predisposizione genetica, fattori ambientali, fumo di sigaretta, e alterazioni della flora batterica intestinale e della risposta immunitaria, possano scatenare l?infiammazione intestinale. Difatti, le cellule del sistema immunitario ?attaccano? in maniera continua l?intestino e contribuisce a perpetuare l?infiammazione. Anche se alcuni geni sembrano essere coinvolti, non ? una malattia ereditaria, n? genetica. La diarrea ? un disturbo della defecazione molto frequente e diffuso caratterizzato dall'emissione rapida di feci abbondanti e poco formate. La consistenza liquida delle feci ? dovuta all?alterazione del meccanismo di assorbimento dell?acqua e degli elettroliti all?interno del colon che vengono invece rapidamente eliminati.
La diarrea ? contraddistinta dalle seguenti condizioni:
? almeno tre evacuazioni al giorno;
? alterazioni della quantit? o qualit? delle deiezioni (presenza di feci poco formate: liquide o semiliquide)
La diarrea non ? una vera e propria malattia ma un sintomo aspecifico, comune a numerose malattie (per lo pi? gastrointestinali) o a condizioni non patologiche come intolleranze alimentari, stress, etc. Spesso la diarrea si accompagna al continuo stimolo di evacuare, anche in assenza di materiale fecale (tenesmo rettale). Si parla invece di dissenteria quando la diarrea si complica sino a causare una importante evacuazione di liquidi con caratteristiche non pi? fecali (presenza di acqua, muco, pus, proteine, elettroliti, grassi e sangue).
La diarrea ? un meccanismo di difesa che l?organismo instaura per eliminare agenti potenzialmente nocivi come microrganismi e sostanze irritanti.
In base alla frequenza della sintomatologia la diarrea si classifica in:
? diarrea ricorrente (con andamento ciclico ed episodi diarroici ravvicinati tra loro);
? diarrea acuta (durata inferiore alle tre settimane);
? diarrea cronica (durata superiore alle tre-quattro settimane)
La diarrea ? a sua volta causata da 4 meccanismi diversi:
? DIARREA DA ALTERATO ASSORBIMENTO: causata da un deficit delle pompe attive, speciali meccanismi che provvedono al riassorbimento intestinale degli elettroliti. Anche una riduzione della superficie intestinale pu? diminuire la capacit? di assorbimento di acqua, elettroliti e sostanze nutritive causando diarrea, la riduzione della superficie intestinale pu? essere dovuta a cause come resezioni o by-pass chirurgici; malattie che alterano i villi e la mucosa intestinale come la celiachia e la diverticolite.
? DIARREA OSMOTICA: causata dall'assunzione di sostanze non assorbibili ed osmoticamente attive. In questi casi la diarrea pu? essere causata da lassativi osmotici come sali di magnesio, alimenti dietetici ricchi di polialcoli o di grossi quantitativi di fruttosio, malassorbimenti, intolleranze alimentari.
? DIARREA SECRETORIA O INFIAMMATORIA: causata da una ipersecrezione intestinale di acqua ed elettroliti. Molte infezioni o intossicazioni alimentari sono responsabili di questo tipo di diarrea che pu? essere causata anche da tumori intestinali ormono secernenti o da alcuni tipi di lassativi. A causa di questa flogosi le feci contengono notevoli quantit? di acqua e spesso si arricchiscono di proteine, pus e sangue come nel caso della dissenteria
? DIARREA MOTORIA: causata da un'alterazione della motilit? e della velocit? del transito intestinale. L'aumento della peristalsi riduce la digestione e l'assorbimento dell'acqua e delle varie sostanze nutritive causando diarrea. Questo tipo di diarrea ? comune nei pazienti che soffrono di colon irritabile o carcinoide con iperproduzione di 5-idrossi-triptamina.
La situazione opposta che si verifica in caso di transito intestinale rallentano ? la costipazione (o stitichezza o stipsi).
La costipazione ? un vero e proprio disturbo che, a livello fisico, ? caratterizzato dalla difficolt? dell?intestino a lavorare bene. Le cause della stitichezza possono essere di varia natura come ad esempio dal malfunzionamento epatobiliare ? ovvero, il flusso di bile risulta insufficiente oppure di cattiva qualit? e non ? in grado di stimolare la peristalsi intestinale; dall?utilizzo di integratori e farmaci (determinate terapie possono avere come controindicazione problematiche relative all?evacuazione delle feci), nonch? di antidolorifici (alcuni di questi possono causare la stipsi). Di conseguenza, gli accumuli di scorie all?interno delle pareti intestinali diventano sede privilegiata per quanto riguarda la riproduzione di forme batteriche dannose alla salute.
E ancora, tra le possibili cause della stitichezza si annoverano i lassativi (pur avendo la funzione di sollecitare l?attivit? dell?intestino, il loro uso smisurato e/o prolungato pu? diventare controproducente), gli antidepressivi (la costipazione pu? essere un sintomo caratteristico legato all?assunzione di un certo tipo di antidepressivi), medicinali per allergie e per la pressione sanguigna.
In questo contesto si colloca la presente invenzione che comprende un?associazione di un estratto di Pelargonium sidoides e Lactobacillus rhamnosus utile per la prevenzione e il trattamento di patologie associate all?apparato gastrointestinale. GLOSSARIO
I termini impiegati nella presente descrizione sono come generalmente compresi dall?esperto della tecnica, salvo ove diversamente indicato.
Con il termine ?estratto?, nel contesto della presente descrizione, si intende qualsiasi prodotto riconducibile ad una droga vegetale compresi tutti i prodotti derivati da trattamenti meccanici (polverizzazione, triturazione, miscelazione e/o altri metodi) o da trattamenti estrattivi (estrazione con solvente, distillazione, e/o altri metodi specifici) operati su una droga.
PELARGONIUM SIDOIDES
Pianta nativa del Sud Africa, comunemente nota come ?geranio africano? o "pelargonio nero?; dal punto di vista tassonomico appartiene al Clade delle Angiosperme, Ordine Geraniales, Famiglia Geraniaceae. ? costituita da una rosetta basale di foglie lungamente picciolate, dalla consistenza vellutata e dalla forma a cuore. Presenta fiori scuri, con petali di colore rosso-porpora tendente al nero, che compaiono in tarda primavera ed estate. Il nome Pelargonium deriva dal greco e significa ?cicogna? in quanto il rosso dello schizocarpo del seme ricorda il becco di una cicogna. P. sidoides cresce su terreni rocciosi, argillosi e sabbiosi; ? dotato di notevole resistenza al freddo e alla siccit?.
La droga ? costituita dalle radici che contengono le quantit? ottimali di sostanze attive, utili per la produzione medicinali, quando la pianta raggiunge il 3? anno di vita; i principali costituenti sono cumarine tri/tetra ossigenate (come l?Umckalina) e flavonoidi oligomerici, detti proantocianidine (PACs). Gli oligomeri sono flavan-3-oli, in particolare, catechina, epi-catechina, epi-gallocatechina (presente in maggiori quantit?), epi-gallocatechina-gallato, acido gallico e quercetina; inoltre l?analisi della frazione proantociadinica (Savickiene et al, 2018) ha permesso di stabilire la subclasse di appartenenza (prodelfinidine).
Il Pelargonio viene da sempre utilizzato in medicina tradizionale, nei paesi d?origine, per il trattamento di patologie respiratorie (tubercolosi, tosse, raffreddore, mal di gola) e gastrointestinali. Notevole attenzione dal punto di vista scientifico ? stata posta agli estratti delle radici e in particolare dall?estratto idroalcolico denominato EPs 7630, ? stata ottenuta una formulazione commercializzata con il nome Umckaloabo?.
Il 40% dell'estratto secco EPs 7630 ? costituito da proantocianidine come le prodelfinidine B1, B2, B3, B4, B9, A1, A2.
Recentissimi studi hanno messo poi in luce gli importanti effetti delle PACs di Pelargonium sidoides a livello del cavo orale: grazie alla forte attivit? antiossidante e ad un profilo antibatterico unico, in grado di colpire selettivamente patogeni come Porphyromonas gingivalis, Staphylococcus aureus e S. epidermidis ma preservare commensali come Streptococcus salivarius ed E.coli, esse proteggono il tessuto gengivale e non comportano rischi di insorgenza di resistenza; i prodotti contenenti tali composti, pertanto, sono possibili candidati per il trattamento di patologie croniche quali la periodontite.
Test in vitro hanno anche dimostrato come sia gli estratti di Pelargonio sia la singola frazione proantocianidinica, siano efficaci nel preservare la vitalit? dei fibroblasti gengivali diminuendo la proliferazione di batteri patogeni e prevenendo necrosi e apoptosi (per soppressione della caspasi-3 effettrice e della caspasi-8 iniziatrice) indotte dai batteri nello stato infettivo della periodontite. Infine ne sono state anche valutate le propriet? antinfiammatorie esplicate tramite riduzione del rilascio dei mediatori IL-8, PGE2 e IL-6, rispettivamente da fibroblasti gengivali e leucociti mononucleati, e soppressione della trascrizione degli m-RNA di IL-1?, i-NOS e COX-2.
Sono stati effettuati alcuni test per evidenziare l?attivit? del pelargonio nei confronti di Helicobacter Pylori. Uno di questi test ? stato eseguito prelevando campioni batterici da pazienti con differenti disturbi gastrici. I batteri sono stati inoculati, in una concentrazione paria 10^5, in un terreno contenente cellule cancerose gastriche. Successivamente nei brodi di coltura ? stato iniettato estratto pelargonio Eps 7630 alla dose di 1-100 ?g/ml o amoxicillina alla dose di 8-64?g/ml.
Il risultato del test ha evidenziato che l?estratto di pelargonio, inibisce la crescita batterica di Helicobacter pylori, del 43+/-10% alla dose di 100 ?g. Inoltre, nel terreno contenente cellule gastriche, ? stato evidenziato che l?estratto di Pelargonio alla concentrazione di 50?g/ml e 100?g/ml, riduce la quantit? di batteri adesi alle cellule al 23+/5% e 18.7+/-5% del valore iniziale, cosa che invece non riesce l?amoxicillina. Il meccanismo coinvolto risulta essere l?inattivazione delle adesine batteriche presenti sulla parete di H.pylori, deputate all?interazione con le glicoproteine di superficie delle cellule epiteliali gastriche. Un altro meccanismo ipotizzato ? dato dalle proantocianidine polimeriche che portano ad interazione non specifica tramite legami H-H con le adesine batteriche, bloccandole con un processo di astringimento simile ai tannini.
Un ulteriore test in vitro ? stato effettuato per analizzare l?azione di inibizione batterica, su tessuto gastrico, del pelargonio. Dal risultato dell?analisi si evince attivit? antiadesiva alla dose di 1mg/ml.
Lactobacillus rhamnosus
Lactobacillus rhamnosus ? il batterio probiotico pi? studiato tra i lactobacilli; ? produttore di acido lattico solo in forma levogira ed ? capace di fermentare il ramnosio, caratteristica per il quale viene identificato.
Come tutti i lactobacilli, ? un Gram <+ >e presenta la classica forma a bastoncino; cresce in piccole catene batteriche, cosa che favorisce la sua resistenza al congelamento e liofilizzazione. Il Lactobacillus rhamnosus non possiede DNA plasmidico, il suo impiego per scopi medici quindi viene considerato pi? sicuro.
Alcuni ceppi di Lactobacillus rhamnosus sono considerati probiotici. Esistono diverse sottospecie usate come probiotici per la prevenzione e la terapia di diverse condizioni morbose nell'uomo: tra i pi? studiati c'? il Lactobacillus rhamnosus GG.
Lactobacillus rhamnosus GG resiste all'acidit? gastrica e ai sali biliari ed ? in grado di aderire alla mucosa gastrointestinale. Il fatto che questo batterio sia resistente all'acidit? gastrica e ai sali biliari ? conseguenza della sua capacit? di produrre proteine antistress che gli conferiscono maggiori possibilit? di sopravvivenza nel transito intestinale dopo l'assunzione orale.
L'alto livello di adesione alla mucosa intestinale ? spiegabile per la presenza sulla parete batterica di un esopolisaccaride ricco in galattosio; nonch? per la capacit? del batterio di produrre proteine di superficie simili a pili capaci di mediare l'adesione alle cellule epiteliali.
La modulazione indotta sul sistema immunitario sembra trovare spiegazione nella scoperta di una proteina solubile secreta dal L. rhamnosus, la proteina P40. Sembra che questa proteina riduca lo stato infiammatorio e l'apoptosi delle cellule epiteliali migliorando l'effetto barriera nei confronti dei patogeni intestinali.
Il Lactobacillus rhamnosus inibisce l'apoptosi intestinale delle cellule epiteliali e migliora le funzioni di barriera dell'intestino grazie ad una modulazione della ciclossigenasi-2 (COX-2).
L?attivit? antibatterica del lattobacillo ? stata saggiata in vitro tramite diversi test, uno tra questi ? l?inibizione della crescita di cellule di Escherichia coli su cellule umane tra le quali le cellule caco-2.
Il test viene eseguito coltivando escherichia coli in terreni costituiti da cellule di intestino umano tra cui le CACO-2.
Il risultato dell?analisi dimostra come la riduzione delle colonie di Escherichia coli sia del 17-23% ed una riduzione della medesima percentuale si ottiene anche nell?osservazione della quantit? di Escherichia coli che riesce ad infettare le cellule intestinali.
Il meccanismo di azione potrebbe essere dovuto alla produzione di acido lattico e di sostanze proteiche, la presenza di queste molecole ? confermata poich? subisce inibizione da parte della lattato deidrogenasi, tripsina e proteinasi k che riducono l?azione delle sostanze di una quantit? variabile tra il 28% ed il 45%, ipotizzando un meccanismo di inibizione batterica acido-dipendente.
Un trial clinico ha valutato l?efficacia terapeutica del lattobacillo in pazienti di et? pediatrica affetti da disordini addominali come sindrome del colon irritabile ed aerofagia.
I pazienti avevano un?et? compresa tra i 6 ed i 16 anni e sintomatologia causata da disturbi addominali di almeno 12 settimane. I bambini sono stati divisi in gruppo trattato e gruppo controllo, al gruppo trattato viene somministrata una dose di Lactobacillus rhamnosus GG di 3 ? 10^9 CFU per via orale, 2 volte al giorno per 4 settimane. Dei 104 bambini 52 sono stati trattati con lattobacillo mentre 52 con il placebo. Nel gruppo trattato, il 25% ha riscontrato successo nel trattamento a differenza del gruppo controllo nel quale ? stato riscontrato solo nel 9%.
L?associazione di sostanze descritta nella presente invenzione consente di esplicare contemporaneamente le seguenti azioni:
-Azione antimicrobica svolta dall?estratto di Pelargonium sidoides;
-Azione antinfiammatoria, antibatterica e immunostimolante svolta dal Lactobacillus rhamnosus.
La composizione oggetto della presente invenzione ? costituita da un?associazione di estratto di Pelargonium sidoides e Lactobacillus rhamnosus per la prevenzione e/o il trattamento di affezioni dell?apparato gastrointestinale sia nell?uomo che negli animali. Tali affezioni in particolare sono gastrite, ulcera gastrica, malattia da reflusso gastroesofageo, dispepsia, meteorismo, aerofagia, diarrea, costipazione, colon irritabile, colite, colite ulcerosa, patologie infiammatorie dell?intestino, morbo di Crohn. In una forma di realizzazione preferita l?estratto di Pelargonium sidoides ? presente in una quantit? compresa tra 0.1 mg e 10000 mg pi? preferibilmente in una quantit? compresa tra lo 1 mg e 8000 mg ancora pi? preferibilmente in una quantit? compresa tra 2 mg e 5000 mg per unit? posologica; il Lactobacillus rhamnosus ? presente in una quantit? compresa tra lo 0.01 miliardi di unit? formanti colonie (UFC) e 70 miliardi di unit? formanti colonie (UFC), pi? preferibilmente in una quantit? compresa 0.05 miliardi di unit? formanti colonie (UFC) e 50 miliardi di unit? formanti colonie (UFC), ancor pi? preferibilmente in una quantit? compresa tra 0.1 miliardi di unit? formanti colonie (UFC) e 30 miliardi di unit? formanti colonie (UFC) per unit? posologica. La forma di dosaggio pu? essere un integratore alimentare o una composizione farmaceutica o un dispositivo medico o un cosmetico o un alimento a fini medici speciali o un mangime complementare includente i summenzionati ingredienti attivi in miscela fra loro.
Una forma preferita di realizzazione ? una formulazione in forma liquida, solida o semisolida per uso orale.
Le forme farmaceutiche utilizzabili secondo la presente invenzione saranno soluzioni, sospensioni, capsule, capsule molli, compresse, compresse orosolubili, gel, paste, sciroppi, granulati, polveri, pastiglie.
Gli esempi che seguono sono forniti a puro titolo illustrativo e non limitativo della portata dell?invenzione come definita dalle annesse rivendicazioni. Modifiche o variazioni delle forme di realizzazione qui esemplificate, ovvie ad un esperto del ramo, sono ricomprese dalle rivendicazioni annesse.
Eccipienti adatti possono essere scelti tra quelli normalmente noti nello stato della tecnica e includono, ma non sono ad essi limitati: diluenti (ad esempio calcio fosfato bibasico, lattosio, cellulosa microcristallina e derivati della cellulosa), addensanti (ad esempio gomme, idrossipropilmetilcellulosa ed altri derivati della cellulosa), edulcoranti (ad esempio sorbitoli, mannitolo ed altri polioli, acesulfame K, aspartame, ciclammati, saccarina, sucralosio), lubrificanti (ad esempio magnesio stearato, acido stearico, cere), disperdenti, tensioattivi (ad esempio sodio laurilsolfato e polisorbati), aromatizzanti, adsorbenti (ad esempio gel di silice, talco, amido, bentonite, caolino), glidanti e anti-aderenti (ad esempio talco, silice colloidale, amido di mais, biossido di silicio), coloranti (ad esempio ossidi di ferro), opacizzanti (ad esempio ossido di titanio), antiossidanti, leganti (ad esempio gomme, amido, gelatina, derivati della cellulosa, saccarosio, sodio alginato), disaggreganti (amido, cellulosa microcristallina, acido alginico, crospovidone), plasticizzanti (ad esempio etilcellulosa ed altri derivati della cellulosa, acrilati e metacrilati, glicerolo e sorbitolo), conservanti (ad esempio parabeni, anidride solforosa), viscosizzanti, emulsionanti, umettanti, bagnanti, chelanti e loro miscele.
Esempio 1: soluzione in flaconcini per uso orale
Principio attivo Quantit? per singola unit? posologica (flaconcino)
Pelargonium sidoides estratto 10 mg
Lactobacillus rhamnosus 3 miliardi di UFC
Esempio 2: capsule per uso orale
Principio attivo Quantit? per singola unit? posologica (capsula)
Pelargonium sidoides estratto 5 mg
Lactobacillus rhamnosus 1.5 miliardi di UFC
Esempio 3: granulato per uso orale
Principio attivo Quantit? per singola unit? posologica (bustina)
Pelargonium sidoides estratto 30 mg
Lactobacillus rhamnosus 5 miliardi di UFC
Esempio 4: sospensione per uso orale
Principio attivo Quantit? per singola unit? posologica (flaconcino)
Pelargonium sidoides estratto 15 mg
Lactobacillus rhamnosus 2.5 miliardi di UFC
PARTE SPERIMENTALE
Per testare l?efficacia della combinazione delle sostanze funzionali e valutarne l?azione sinergica, possono essere impiegati differenti modelli sperimentali sia in vitro che in vivo.
I gruppi sperimentali si differenziano in gruppo trattato con singola sostanza, gruppo trattato con associazione di sostanze e gruppo controllo.
Pu? essere utilizzato qualsiasi test per la valutazione dell?attivit? antimicrobica, antinfiammatoria, e immunomodulante noto in letteratura.
L?attivit? antimicrobica viene valutata sui principali ceppi batterici appartenenti alle categorie di Gram positivi e/o Gram negativi e/o altre specie microbiche che comunemente comportano alterazioni a carico dell?apparato gastrointestinale.
Per dimostrare l?efficacia antibatterica della composizione secondo la presente invenzione risultano adatti saggi in vitro quali, ad esempio, la brodo-diluizione (la sensibilit? del microrganismo viene valutata in base alla sua crescita o meno in un terreno di coltura a diverse concentrazioni del campione) e la diffusione in agar (dove si applica una concentrazione standardizzata del campione in una brodo-coltura di batteri e si calcola la diffusivit? del campione all?interno del terreno) o altre metodiche note all?esperto del ramo.
Per dimostrare l?efficacia antinfiammatoria della composizione secondo la presente invenzione risultano adatti saggi in vitro che valutano la capacit? di inibire il rilascio di citochine infiammatorie come IL-1, IL-6 e TNF-? e di inibire l?espressione di enzimi quali COX-2 e metalloproteasi-13 indotta da IL-1? in colture primarie di cellule (ad esempio macrofagi, condrociti, fibroblasti o altri modelli cellulari).
Per quanto riguarda l?attivit? immunomodulante, viene preferibilmente valutata tramite test scientifici in grado di rilevare la capacit? di stimolazione/inibizione di cellule, delle citochine o di altri fattori coinvolti nella risposta immunitaria.
Per dimostrare l?efficacia antiossidante della composizione secondo la presente invenzione risultano adatti saggi in vitro quali, ad esempio, test del DPPH, attivit? radical scavenging sull?ossido nitrico o sul radicale perossinitrile, test TEAC (total radical-trapping antioxidant parameter), FRAP (ferric reducing-antioxidant power), HORAC (hydroxyl radical averting capacity), ORAC (oxygen radical absorbance capacity) e similari. L?attivit? antiossidante pu? essere valutata anche mediante test cellulari noti all?esperto del ramo.
Per testare l?efficacia delle sostanze funzionali possono essere impiegati differenti modelli sperimentali in vivo.
I gruppi sperimentali si differenziano in gruppo trattato con singola sostanza, gruppo trattato con l?associazione delle sostanze oggetto della presente invenzione e gruppo di controllo.
Un modello sperimentale testa la risposta al dolore ed all?ipersensibilit? del colon. Un parametro importante da valutare per l?attivit? delle sostanze funzionali ? la permeabilit? intestinale e l?ipersensibilit? alla distensione.
Il test di sensibilit? del colon e di alterata permeabilit? intestinale, induce nella cavia una situazione di stress del sistema gastrointestinale a cui seguono frequenti contrazioni.
La frequenza delle contrazioni viene monitorata tramite elettrodi e consente di saggiare l?attivit? di diverse sostanze capaci di ridurre gli spasmi intestinali.
Il modello applicato si svolge con la seguente procedura:
Un gruppo di animali viene preparato per l?elettromiografia inizialmente sedandoli con ad esempio 0,3 mL di acepromazina i.p. ed anestatizzati con uno standard come potrebbe essere i.p. di ketamina. 3 paia di elettrodi a filo di nichrome vengono impiantati bilateralmente nel muscolo striato dell?addome 3 cm lateralmente dal centro.
Gli estremi dell?elettrodo vengono protratti sul retro della schiena e protetti da un tubo di vetro attaccato alla pelle.
La permeabilit? viscerale viene indotta con EDTA radiomarcato con Cromo e successivamente introdotti in gabbie metaboliche per 24 ore. Gli animali prima di essere trattati con EDTA possono anche essere sottoposti a stress moderato per due ore, come ad esempio legando la parte superiore del tronco in un nastro adesivo. La permeabilit? viscerale viene monitorata, analizzando la presenza di Cr-EDTA nelle urine mentre le contrazioni intestinali vengono segnalate dall?elettromiografo.
Un altro modello impiegato per l?attivit? delle sostanze funzionali ? il test di accomodazione gastrica.
Gli animali vengono messi a digiuno per 18 ore e viene somministrata la sostanza in esame in combinazione con Tween-80 allo 0,06% oppure metilcellulosa all?1%. I campioni vengono anestetizzati un?ora prima di essere sottoposti a stress per legamento.
Una sacca di polietilene con volume massimo di 5 ml e diametro di 3 cm, viene collegata ad un paio di tubi in polivinile ed introdotta nello stomaco con i tubi che fuoriescono dalla bocca.
L?aria viene insufflata nel tubo in modo che il pallone possa occupare lo spazio nello stomaco.
Dopo 10 minuti di riposo i tubi vengono collegati ad un barostato che incrementa la pressione interna al pallone regolarmente ad intervalli di un minuto. Il volume aumenta sino a raggiungere un plateau.
La differenza tra il volume iniziale del pallone a seguito del raggiungimento del plateau determina l?accomodazione gastrica.
Un modello interessante per lo studio di trattamenti di affezioni del tratto gastrointestinale consiste nell?induzione della colite nell?animale tramite acido acetico. Gli animali vengono sottoposti ad anestesia, ad esempio impiegando il 10% di ketamina ed il 2% di Xylazina.
Prima dell?induzione dell?anestesia gli animali vengono tenuti a digiuno per 24 ore e l?intestino privato delle feci e lavato con soluzione salina.
Per l?induzione della colite ali animali viene iniettato 1mL di acido acetico al 4%, avente pH 2.4, via rettale con una penetrazione profonda di 8 cm nell?ano. Il gruppo controllo viene trattato con la medesima quantit? di soluzione salina.
Per consentire all?acido acetico di agire per il tempo necessario, l?ano viene chiuso con il dito per il tempo necessario il quale viene monitorato minuziosamente con un cronometro successivamente la soluzione viene lasciata libera di defluire. Durante il test vengono attentamente monitorati parametri quali mortalit?, consistenza delle feci e sanguinamento, cambiamenti nella salute e nel peso.
La colite acuta in modello murino pu? anche essere indotta con il seguente metodo. Gli animali vengono sottoposti ad anestesia impiegando ad esempio 2,2,2-tricloro-1,1-etandiolo al 12% in via intraperitoneale dopo di che una cannula per nutrizione enterale ? stata inserita nell? ano e fatta scorrere per la lunghezza di 8 cm. Una soluzione di acido pirosolforico sciolta in etanolo al 50% ? stata iniettata nel colon attraverso la cannula, inducendo cos? colite acuta. Durante il test gli animali vengono tenuti a testa in gi? per 2 o 3 minuti per evitare una perdita di sostanza irritante. La sintomatologia della colite acuta si manifesta anche in animali che vengono nutriti per due settimane con mangime al quali viene aggiunto piroxicam in una dose che potrebbe essere nell?ordine di 200 ppm.
Un altro modello di induzione della colite consiste nell?iniettare via intrarettale, tramite un catetere, 15 mg di acido 2,4-dinitrobenzensolfonico in 0,25 ml di etanolo per essere sottoposti a successive somministrazioni di un attivo 6 giorni dopo l?induzione della terapia.
La sinergia d?azione delle sostanze oggetto della presente invenzione pu? essere valutata mediante i test sperimentali sopra descritti o mediante loro variazioni o modifiche e/o mediante altri test scientifici noti all?esperto del ramo.

Claims (7)

RIVENDICAZIONI
1) Una composizione comprendente un?associazione di un estratto di Pelargonium sidoides e Lactobacillus rhamnosus.
2) Composizione secondo la rivendicazione precedente, in cui l?estratto di Pelargonium sidoides ? presente in una quantit? compresa tra 0.1 mg e 10000 mg pi? preferibilmente in una quantit? compresa tra lo 1 mg e 8000 mg, ancora pi? preferibilmente in una quantit? compresa tra 2 mg e 5000 mg per unit? posologica.
3) Composizione secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui il Lactobacillus rhamnosus ? presente in una quantit? compresa tra lo 0.01 miliardi di unit? formanti colonie (UFC) e 70 miliardi di unit? formanti colonie (UFC), pi? preferibilmente in una quantit? compresa 0.05 miliardi di unit? formanti colonie (UFC) e 50 miliardi di unit? formanti colonie (UFC), ancor pi? preferibilmente in una quantit? compresa tra 0.1 miliardi di unit? formanti colonie (UFC) e 30 miliardi di unit? formanti colonie (UFC) per unit? posologica.
4) Composizione secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in forma liquida, solida o semisolida per uso orale.
5) Composizione secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui la composizione ? un integratore alimentare, un dispositivo medico, un cosmetico, una composizione nutraceutica, dietetica e nutrizionale, un prodotto alimentare, una bevanda, un nutraceutico, un medicamento, un alimento medicato, una composizione farmaceutica, un alimento a fini medici speciali, un mangime complementare.
6) Composizione secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti efficace nella prevenzione e/o nel trattamento di affezioni dell?apparato gastrointestinale e della sintomatologia correlata sia nell?uomo che negli animali.
7) Composizione secondo le rivendicazioni 1-6, in cui le affezioni associate all?apparato gastrointestinale sono: gastrite, ulcera gastrica, malattia da reflusso gastroesofageo, dispepsia, meteorismo, aerofagia, diarrea, costipazione, colon irritabile, colite, colite ulcerosa, patologie infiammatorie dell?intestino, morbo di Crohn.
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